[CE24] Come le Kessler
Posted: Mon Aug 05, 2024 9:42 am
Traccia 3 "La sorella scomparsa"
Dove cazzo è finita?
Sono andata in bagno un momento. Pipi, rossetto, esco, e lei non è più al nostro tavolino bordo strada.
Tutte minchiate quelle sulle sorelle gemelle, non c’è sintonia men che meno telepatia. Ada ed io ci assomigliamo come due gocce d’acqua, ma lei non fa altro che mettersi nei guai e adesso sparisce in questa folla di ubriachi lanciatori di gavettoni.
Sono già pentita di questa vacanza in memoria dei vecchi tempi. Mi ha pure obbligato a vestirmi uguale lei come facevamo da piccoline: abitino rosso di paillettes.
“Guarda” ha detto stasera “le gemelle Kessler, come dice sempre la mamma!” Vero, siamo due gocce d’acqua bionde e alte, peccato che una sia deficiente, e non sono io.
In bilico sul mio tacco dodici, allungo il collo cercando la sua vuota testolina bionda. Non vedo niente e pigiata nella folla di Riccione a Ferragosto ci guadagno una palpata che un giudice considererebbe consenziente, vista la durata.
Raggiungo a fatica il tavolino. Di fianco al gin tonic mezzo vuoto vedo il suo cellulare, inseparabile testimone di tutte le sue bravate, sulla sedia anche la borsetta.
“Meno male che è tornata, ero stufa di tenere d’occhio la sua roba!”
La signora del tavolo di fianco mi guarda infastidita.
“Dov’è andata mia sorella?”
“Ah, lei è l’altra? Bella idea vestirsi uguali. È andata cercarla in bagno.”
Con due borsette a tracolla, torno verso il bagno.
“Di nuovo qui, bellezza? Potevi scegliere me invece di quell’orango!” mi urla nell’orecchio un ragazzino tutto piersato. “Ti avrei fatto divertire in punta di lingua!” conclude ridendo sguaiatamente.
“Che aspetto aveva?”
“Vedi, già non te lo ricordi più!”
Lo prendo per il collo. Una vocina interiore mi ricorda che non sono in servizio, sono in vacanza e sto solo cercando Ada. Ada che è sparita da quasi mezz’ora.
Lo incollo all’albero del viale, deve sembrare un’avance molto decisa in mezzo a tutti questi festaioli, ma la pressione delle mie dita sulla giugulare non lascia dubbi.
“Va bene, scusa. Un tipo alto, muscoloso, con uno scorpione tatuato sulla spalla.”
Antonio Menarielli, detto Bimbo per la sua stazza, deve essere uscito di galera. Come ha fatto a trovarmi così in fretta?
Dal lungomare scruto la spiaggia buia, l’unico luogo ragionevole dove vendicarsi del suo arresto.
Che poi é successo tutto per caso. Era uno stupido controllo del traffico. Non potevo sapere che quella Panda avesse il portabagagli pieno di armi e munizioni, e nemmeno era colpa mia se il giudice gli ha dato tre anni per traffico d’armi. Dopo la condanna aveva sibilato che si sarebbe vendicato di persona, fissandomi con i suoi occhietti porcini.
Cerco fra le ombre dei lettini allineati. Ho paura di saltare una fila, di non vedere un movimento fra gli ombrelloni. Gli spintoni della gente non aiutano, il tempo sta volando e sono preoccupata. Alla luce dei primi fuochi d’artificio vedo due figure avvinghiate vicino ai frangiflutti del porto.
Scavalco il muretto, corro sulla sabbia.
Ogni botto un flash: Bimbo le tiene la testa, le blocca le spalle, mette una mano sul viso, la sua testa rasata addosso a lei, la schiena curva, muscolosa come quella di un rivoltante cinghiale.
È Ada, riconosco un lembo dell'abito luccicante sotto a quel maledetto animale.
La intravvedo schiacciata senza pietà nella sabbia da quella carogna che la tiene per i capelli.
Quante volte le ho detto di fare un corso di autodifesa, ma no, diceva lei, l’estetista era più importante.
Adesso è lì inerme, avvinghiata a questo energumeno.
Il bastardo le immobilizza le braccia sopra la testa, e da una manica spunta lo scorpione.
Non c’è dubbio, è proprio lui.
Avrà capito che non sono io?
Prendo al volo il remo del pattino e glielo calo in testa.
Bimbo stramazza, Ada grida spaventata.
La sfilo da sotto il corpo di Bimbo.
La voleva stuprare: è senza mutandine! Che essere imondo!
“Gina, ferma! Cosa fai? Sei pazza?”
Bimbo rialza la testa “Ada, devo avere una commozione cerebrale, ti vedo doppia e con un remo in mano. Sto male.”
Sviene prima che io lo colpisca un’altra volta.
“Ada, stai bene? Mi spiace, non sapevo che Bimbo fosse stato rilasciato. Adesso chiamo i colleghi e ti porto in ospedale.”
“Gina, hai appena steso il mio ragazzo. Cosa stai farneticando?”
“Tu stai con Bimbo? Ma sei pazza, è appena uscito di galera!”
“Si, chiama Maicol, e non ridere che non è colpa sua, ma dei suoi genitori. Fa il panettiere e mi sono innamorata. Ma a te non lo posso dire, che sono la sorella stupida.”
“Non ho capito.” Alla luce del cellulare controllo lo scorpione sulla spalla, quello di Bimbo, la stazza la stessa.
Il viso è un altro.
“Non ti ho detto niente, perché poi vai controllare la fedina penale, lo interroghi, lo fai pedinare dai colleghi. Poi ti spacci per me, come hai fatto l’altra volta, per vedere se era a posto e se mi amava davvero. Peccato che ci sei finita anche a letto, stronza!”
Mi spintona.
“Nemmeno gli ho detto che esisti, lui è mio e tu non gli farai nulla.” continua isterica.
Sono confusa, come ha scoperto che son andata a letto con Max?
“Non fare quella faccia, me lo ha detto lui che a letto ero stata una leonessa la sera prima, ma io ero stata al cinema con Lucia.” Adesso mi legge anche nel pensiero.
“Ada, metti giù quel remo, per favore!”
“No, Gina la perfetta, questa è l’ultima volta che mi rovini la vita. Ti trasformo in un’eroina, puttana egocentrica che non sei altro!”
Di taglio colpisce la spalla, di piatto la testa.
Sabbia nella bocca.
Non riesco a dirle che l’ho fatto per lei, che le voglio bene, che non è colpa sua se certe cose non le capisce.
Mi lascio andare ai colpi sulla nuca, non posso più.
Dove cazzo è finita?
Sono andata in bagno un momento. Pipi, rossetto, esco, e lei non è più al nostro tavolino bordo strada.
Tutte minchiate quelle sulle sorelle gemelle, non c’è sintonia men che meno telepatia. Ada ed io ci assomigliamo come due gocce d’acqua, ma lei non fa altro che mettersi nei guai e adesso sparisce in questa folla di ubriachi lanciatori di gavettoni.
Sono già pentita di questa vacanza in memoria dei vecchi tempi. Mi ha pure obbligato a vestirmi uguale lei come facevamo da piccoline: abitino rosso di paillettes.
“Guarda” ha detto stasera “le gemelle Kessler, come dice sempre la mamma!” Vero, siamo due gocce d’acqua bionde e alte, peccato che una sia deficiente, e non sono io.
In bilico sul mio tacco dodici, allungo il collo cercando la sua vuota testolina bionda. Non vedo niente e pigiata nella folla di Riccione a Ferragosto ci guadagno una palpata che un giudice considererebbe consenziente, vista la durata.
Raggiungo a fatica il tavolino. Di fianco al gin tonic mezzo vuoto vedo il suo cellulare, inseparabile testimone di tutte le sue bravate, sulla sedia anche la borsetta.
“Meno male che è tornata, ero stufa di tenere d’occhio la sua roba!”
La signora del tavolo di fianco mi guarda infastidita.
“Dov’è andata mia sorella?”
“Ah, lei è l’altra? Bella idea vestirsi uguali. È andata cercarla in bagno.”
Con due borsette a tracolla, torno verso il bagno.
“Di nuovo qui, bellezza? Potevi scegliere me invece di quell’orango!” mi urla nell’orecchio un ragazzino tutto piersato. “Ti avrei fatto divertire in punta di lingua!” conclude ridendo sguaiatamente.
“Che aspetto aveva?”
“Vedi, già non te lo ricordi più!”
Lo prendo per il collo. Una vocina interiore mi ricorda che non sono in servizio, sono in vacanza e sto solo cercando Ada. Ada che è sparita da quasi mezz’ora.
Lo incollo all’albero del viale, deve sembrare un’avance molto decisa in mezzo a tutti questi festaioli, ma la pressione delle mie dita sulla giugulare non lascia dubbi.
“Va bene, scusa. Un tipo alto, muscoloso, con uno scorpione tatuato sulla spalla.”
Antonio Menarielli, detto Bimbo per la sua stazza, deve essere uscito di galera. Come ha fatto a trovarmi così in fretta?
Dal lungomare scruto la spiaggia buia, l’unico luogo ragionevole dove vendicarsi del suo arresto.
Che poi é successo tutto per caso. Era uno stupido controllo del traffico. Non potevo sapere che quella Panda avesse il portabagagli pieno di armi e munizioni, e nemmeno era colpa mia se il giudice gli ha dato tre anni per traffico d’armi. Dopo la condanna aveva sibilato che si sarebbe vendicato di persona, fissandomi con i suoi occhietti porcini.
Cerco fra le ombre dei lettini allineati. Ho paura di saltare una fila, di non vedere un movimento fra gli ombrelloni. Gli spintoni della gente non aiutano, il tempo sta volando e sono preoccupata. Alla luce dei primi fuochi d’artificio vedo due figure avvinghiate vicino ai frangiflutti del porto.
Scavalco il muretto, corro sulla sabbia.
Ogni botto un flash: Bimbo le tiene la testa, le blocca le spalle, mette una mano sul viso, la sua testa rasata addosso a lei, la schiena curva, muscolosa come quella di un rivoltante cinghiale.
È Ada, riconosco un lembo dell'abito luccicante sotto a quel maledetto animale.
La intravvedo schiacciata senza pietà nella sabbia da quella carogna che la tiene per i capelli.
Quante volte le ho detto di fare un corso di autodifesa, ma no, diceva lei, l’estetista era più importante.
Adesso è lì inerme, avvinghiata a questo energumeno.
Il bastardo le immobilizza le braccia sopra la testa, e da una manica spunta lo scorpione.
Non c’è dubbio, è proprio lui.
Avrà capito che non sono io?
Prendo al volo il remo del pattino e glielo calo in testa.
Bimbo stramazza, Ada grida spaventata.
La sfilo da sotto il corpo di Bimbo.
La voleva stuprare: è senza mutandine! Che essere imondo!
“Gina, ferma! Cosa fai? Sei pazza?”
Bimbo rialza la testa “Ada, devo avere una commozione cerebrale, ti vedo doppia e con un remo in mano. Sto male.”
Sviene prima che io lo colpisca un’altra volta.
“Ada, stai bene? Mi spiace, non sapevo che Bimbo fosse stato rilasciato. Adesso chiamo i colleghi e ti porto in ospedale.”
“Gina, hai appena steso il mio ragazzo. Cosa stai farneticando?”
“Tu stai con Bimbo? Ma sei pazza, è appena uscito di galera!”
“Si, chiama Maicol, e non ridere che non è colpa sua, ma dei suoi genitori. Fa il panettiere e mi sono innamorata. Ma a te non lo posso dire, che sono la sorella stupida.”
“Non ho capito.” Alla luce del cellulare controllo lo scorpione sulla spalla, quello di Bimbo, la stazza la stessa.
Il viso è un altro.
“Non ti ho detto niente, perché poi vai controllare la fedina penale, lo interroghi, lo fai pedinare dai colleghi. Poi ti spacci per me, come hai fatto l’altra volta, per vedere se era a posto e se mi amava davvero. Peccato che ci sei finita anche a letto, stronza!”
Mi spintona.
“Nemmeno gli ho detto che esisti, lui è mio e tu non gli farai nulla.” continua isterica.
Sono confusa, come ha scoperto che son andata a letto con Max?
“Non fare quella faccia, me lo ha detto lui che a letto ero stata una leonessa la sera prima, ma io ero stata al cinema con Lucia.” Adesso mi legge anche nel pensiero.
“Ada, metti giù quel remo, per favore!”
“No, Gina la perfetta, questa è l’ultima volta che mi rovini la vita. Ti trasformo in un’eroina, puttana egocentrica che non sei altro!”
Di taglio colpisce la spalla, di piatto la testa.
Sabbia nella bocca.
Non riesco a dirle che l’ho fatto per lei, che le voglio bene, che non è colpa sua se certe cose non le capisce.
Mi lascio andare ai colpi sulla nuca, non posso più.