[MI182] tsk tsk
Inviato: mer lug 10, 2024 2:12 pm
Traccia 2. -[highlight defaultattr=]"Rumore impossibile"
[/highlight]
Inclina la testa per sentire meglio il “tsk tsk” che la accompagna da tutta la vita.
Fissa la cassiera.
Ci pensa un momento e decide di cedere pagando col bancomat. In fondo che differenza le fa, a parte il fatto che la cassiera avrebbe avuto il resto di 50 euro.
Adalgisa si avvia verso casa trascinandosi dietro il suo carrellino portaspesa pink, una piccola trasgressione nella sua vita banale fatta di vestagliette a fiorellini e ciabattine lise.
Ovidio, che la guarda dalla panchina di fronte al supermercato, non manca di notare che la signora Adalgisa quando esce si porta dietro un personale di tutto rispetto. Osserva l’ondeggiare dei fianchi larghi e cerca di immaginarsi come potrebbe essere a capelli sciolti. Gli piacerebbe anche sfogliare un libro di fianco a lei e chiederle perché una donna che legge in quattro lingue passa la vita nella guardiola del suo condominio. Ma quando alla mattina lei lancia il suo buongiorno sorridente, Ovidio si scorda di tutto e va al lavoro felice.
Adalgisa arriva alla guardiola tutta sudata. A luglio fa caldo anche alla mattina presto. Si infila veloce nell'appartamentino di due stanze dietro alla portineria. Mette via la spesa, si da una sciacquata e nel giro di un quarto d’ora è al suo posto di portinaia, munita del suo solito libro.
Ama il suo lavoro. L’ha scelto dieci anni fa. Ha lasciato il suo posto da capoufficio di una multinazionale appena i suoi due figli si erano sistemati. Aveva cercato un impegno semplice che le lasciasse il tempo di pensare. L’amministratore condominiale alla lettura del suo curriculum era rimasto perplesso: Adalgisa era troppo qualificata. Ma lei aveva ribattuto che non era mica necessario che i condomini lo sapessero.
Il giroscale l’ha già pulito alle sei, le finestre le fa domattina col fresco e il postino arriva fra un’ora; quindi, corrieri permettendo, può dedicarsi al suo romanzo.
A quasi sessant'anni le piace sognare di amori impossibili, uomini romantici e relazioni felici ed eterne. Alle spalle ha un matrimonio naufragato nella noia, due figli con un buon lavoro e un ex- marito non ancora rassegnato ad essere ex.
Ogni tanto compariva a sorpresa nel suo condominio e la riempiva di domande imbarazzanti. Le chiedeva se si fosse rifatta una vita, se almeno avesse uno scopamico. Poi Edoardo le raccontava delle sue donne e della sua vita felice, sottolineato dagli “tsk tsk” nelle orecchie di Adalgisa. Lei aveva quel modo di inclinare la testa ad ogni “tsk” che per Edoardo era inconfondibile.
Era quello il momento in cui esplodeva “Guarda che non sto mentendo!”
Lei abbassava sempre gli occhi senza rispondere.
“Signora Adalgisa, scusi.” Ovidio interrompe la lettura di Adalgisa porgendole un mazzetto di tulipani da supermercato.
“Pensavo che stessero bene, qui in portineria.”
“Grazie” risponde lei con la testa inclinata.
Chissà cos'ha nascondere Ovidio? Sembra così per bene, sempre gentile eppure ogni volta che le parla nelle orecchie le scoppia un fuoco d’artificio di “tsk tsk”.
Adalgisa sa di non sbagliare.
Tutta la sua infanzia era punteggiata da questo “tsk tsk”. Ogni volta che le dicevano che non avrebbe fatto male, che non si sarebbe annoiata, che era un’esperienza bellissima, le sue orecchie si foderavano di questi “tsk tsk”. Il periodo delle feste era terribile: “tsk tsk” alle visite dei parenti, “tsk tsk” per ogni fai la brava che arriva babbo natale, “tsk tsk” ai che carina che sei delle amiche di sua mamma.
Fin quando tese un agguato alla Befana col risultato di vedere sua mamma riempirle la calza. Il mattino dopo quasi non riuscì a sentire la mamma che la chiamava per vedere i doni della Befana, talmente le sue orecchie rimbombavano di “tsk tsk”.
L’otorinolaringoiatria a cui si era rivolta anni dopo, l’aveva indirizzata ad una psichiatra perché gli acufeni sibilano e non fanno “tsk tsk”; e comunque era sana come un pesce; quindi, dato che sentiva suoni inesistenti che smascheravano i bugiardi, era meglio indagare le patologie mentali.
Così si era rassegnata.
Aveva scoperto che poteva convivere con le bugie, che non sempre la riguardavano e dava retta a quel suono solo quando le pareva importante.
“Ti amo” “tsk tsk” era stata la causa del suo divorzio.
Guarda meglio Ovidio. Le era sempre piaciuto per la sua gentilezza, e poi era proprio il tipo d’uomo che trovava attraente: massiccio, taciturno, ma presente. Peccato non averlo conosciuto meglio, ma come portinaia non poteva certo prendersi certe confidenze.
“Mi faranno compagnia fino a quando vado in ferie.” Butta lì.
“Starà via molto?”
“Sarò al Lago d’Iseo e ci rimarrò, visto che vado in pensione fra due settimane esatte.”
“Come? Che bello.”
Di nuovo una scarica di “tsk tsk” assorda Adalgisa.
Ma che ha quell'uomo?
Davanti all'ascensore Ovidio si blocca, raddrizza le spalle e torna determinato verso Adalgisa.
“Vuole uscire a cena con me stasera?”
“Venerdì c’è la pizzata di addio con tutti i condomini. “
“Io voglio uscire con lei da solo.” Ovidio non si capacita di averlo detto.
Adalgisa è talmente sorpresa che nemmeno si rende conto dell’assenza di “tsk tsk”.
“Ma cosa sta dicendo?”
Ovidio riprende fiato e coraggio, si scrolla dalle spalle il peso delle sue relazioni fallite. Per un momento si sente il protagonista della propria vita.
“Adalgisa, io mi sono innamorato di lei. Voglio venire al lago d’Iseo fin quando anche lei mi amerà. E lo so che non funziona così, ma vorrei poterle fare la corte.”
Nessun “tsk tsk”.
Tutti i gesti gentili, i fiori, i pasticcini, le conversazioni, le attenzioni, i complimenti si ricompongono nel cuore di Adalgisa a formare un novello Ovidio, che discreto e costante aveva cercato di attirare la sua attenzione.
“Scusa, puoi ripetere, per favore?” Adalgisa inclina la testa in ascolto.
“Sono sorpreso anch'io, ma l’idea di non vederti più. Posso darti del tu, vero? Di non vederti tutti i giorni, mi ha dato uno strappo al cuore. Appartieni alla mia vita e non voglio rinunciare.”
“Lo sai, vero, che adesso mi dovresti baciare?” replica audace Adalgisa facendo un passo avanti.
Impreparato Ovidio si inclina avanti, le labbra si incontrano, indugia un momento su quella morbidezza. È un bacio casto e tenero, pieno di promesse, ma senza “tsk tsk”.
È un bacio vero di quelli che contengono coraggio e passione, che creano nuovi mondi che aspettano di essere esplorati.
Questo è uno di quei baci timidi, di cui Adalgisa ha tanto letto.
Si prendono per mano un po’ confusi, ma felici come un’alba al mare.
“Vieni, ho preparato il pasticcio per pranzo. Ne vuoi?”
[/highlight]
Inclina la testa per sentire meglio il “tsk tsk” che la accompagna da tutta la vita.
Fissa la cassiera.
Ci pensa un momento e decide di cedere pagando col bancomat. In fondo che differenza le fa, a parte il fatto che la cassiera avrebbe avuto il resto di 50 euro.
Adalgisa si avvia verso casa trascinandosi dietro il suo carrellino portaspesa pink, una piccola trasgressione nella sua vita banale fatta di vestagliette a fiorellini e ciabattine lise.
Ovidio, che la guarda dalla panchina di fronte al supermercato, non manca di notare che la signora Adalgisa quando esce si porta dietro un personale di tutto rispetto. Osserva l’ondeggiare dei fianchi larghi e cerca di immaginarsi come potrebbe essere a capelli sciolti. Gli piacerebbe anche sfogliare un libro di fianco a lei e chiederle perché una donna che legge in quattro lingue passa la vita nella guardiola del suo condominio. Ma quando alla mattina lei lancia il suo buongiorno sorridente, Ovidio si scorda di tutto e va al lavoro felice.
Adalgisa arriva alla guardiola tutta sudata. A luglio fa caldo anche alla mattina presto. Si infila veloce nell'appartamentino di due stanze dietro alla portineria. Mette via la spesa, si da una sciacquata e nel giro di un quarto d’ora è al suo posto di portinaia, munita del suo solito libro.
Ama il suo lavoro. L’ha scelto dieci anni fa. Ha lasciato il suo posto da capoufficio di una multinazionale appena i suoi due figli si erano sistemati. Aveva cercato un impegno semplice che le lasciasse il tempo di pensare. L’amministratore condominiale alla lettura del suo curriculum era rimasto perplesso: Adalgisa era troppo qualificata. Ma lei aveva ribattuto che non era mica necessario che i condomini lo sapessero.
Il giroscale l’ha già pulito alle sei, le finestre le fa domattina col fresco e il postino arriva fra un’ora; quindi, corrieri permettendo, può dedicarsi al suo romanzo.
A quasi sessant'anni le piace sognare di amori impossibili, uomini romantici e relazioni felici ed eterne. Alle spalle ha un matrimonio naufragato nella noia, due figli con un buon lavoro e un ex- marito non ancora rassegnato ad essere ex.
Ogni tanto compariva a sorpresa nel suo condominio e la riempiva di domande imbarazzanti. Le chiedeva se si fosse rifatta una vita, se almeno avesse uno scopamico. Poi Edoardo le raccontava delle sue donne e della sua vita felice, sottolineato dagli “tsk tsk” nelle orecchie di Adalgisa. Lei aveva quel modo di inclinare la testa ad ogni “tsk” che per Edoardo era inconfondibile.
Era quello il momento in cui esplodeva “Guarda che non sto mentendo!”
Lei abbassava sempre gli occhi senza rispondere.
“Signora Adalgisa, scusi.” Ovidio interrompe la lettura di Adalgisa porgendole un mazzetto di tulipani da supermercato.
“Pensavo che stessero bene, qui in portineria.”
“Grazie” risponde lei con la testa inclinata.
Chissà cos'ha nascondere Ovidio? Sembra così per bene, sempre gentile eppure ogni volta che le parla nelle orecchie le scoppia un fuoco d’artificio di “tsk tsk”.
Adalgisa sa di non sbagliare.
Tutta la sua infanzia era punteggiata da questo “tsk tsk”. Ogni volta che le dicevano che non avrebbe fatto male, che non si sarebbe annoiata, che era un’esperienza bellissima, le sue orecchie si foderavano di questi “tsk tsk”. Il periodo delle feste era terribile: “tsk tsk” alle visite dei parenti, “tsk tsk” per ogni fai la brava che arriva babbo natale, “tsk tsk” ai che carina che sei delle amiche di sua mamma.
Fin quando tese un agguato alla Befana col risultato di vedere sua mamma riempirle la calza. Il mattino dopo quasi non riuscì a sentire la mamma che la chiamava per vedere i doni della Befana, talmente le sue orecchie rimbombavano di “tsk tsk”.
L’otorinolaringoiatria a cui si era rivolta anni dopo, l’aveva indirizzata ad una psichiatra perché gli acufeni sibilano e non fanno “tsk tsk”; e comunque era sana come un pesce; quindi, dato che sentiva suoni inesistenti che smascheravano i bugiardi, era meglio indagare le patologie mentali.
Così si era rassegnata.
Aveva scoperto che poteva convivere con le bugie, che non sempre la riguardavano e dava retta a quel suono solo quando le pareva importante.
“Ti amo” “tsk tsk” era stata la causa del suo divorzio.
Guarda meglio Ovidio. Le era sempre piaciuto per la sua gentilezza, e poi era proprio il tipo d’uomo che trovava attraente: massiccio, taciturno, ma presente. Peccato non averlo conosciuto meglio, ma come portinaia non poteva certo prendersi certe confidenze.
“Mi faranno compagnia fino a quando vado in ferie.” Butta lì.
“Starà via molto?”
“Sarò al Lago d’Iseo e ci rimarrò, visto che vado in pensione fra due settimane esatte.”
“Come? Che bello.”
Di nuovo una scarica di “tsk tsk” assorda Adalgisa.
Ma che ha quell'uomo?
Davanti all'ascensore Ovidio si blocca, raddrizza le spalle e torna determinato verso Adalgisa.
“Vuole uscire a cena con me stasera?”
“Venerdì c’è la pizzata di addio con tutti i condomini. “
“Io voglio uscire con lei da solo.” Ovidio non si capacita di averlo detto.
Adalgisa è talmente sorpresa che nemmeno si rende conto dell’assenza di “tsk tsk”.
“Ma cosa sta dicendo?”
Ovidio riprende fiato e coraggio, si scrolla dalle spalle il peso delle sue relazioni fallite. Per un momento si sente il protagonista della propria vita.
“Adalgisa, io mi sono innamorato di lei. Voglio venire al lago d’Iseo fin quando anche lei mi amerà. E lo so che non funziona così, ma vorrei poterle fare la corte.”
Nessun “tsk tsk”.
Tutti i gesti gentili, i fiori, i pasticcini, le conversazioni, le attenzioni, i complimenti si ricompongono nel cuore di Adalgisa a formare un novello Ovidio, che discreto e costante aveva cercato di attirare la sua attenzione.
“Scusa, puoi ripetere, per favore?” Adalgisa inclina la testa in ascolto.
“Sono sorpreso anch'io, ma l’idea di non vederti più. Posso darti del tu, vero? Di non vederti tutti i giorni, mi ha dato uno strappo al cuore. Appartieni alla mia vita e non voglio rinunciare.”
“Lo sai, vero, che adesso mi dovresti baciare?” replica audace Adalgisa facendo un passo avanti.
Impreparato Ovidio si inclina avanti, le labbra si incontrano, indugia un momento su quella morbidezza. È un bacio casto e tenero, pieno di promesse, ma senza “tsk tsk”.
È un bacio vero di quelli che contengono coraggio e passione, che creano nuovi mondi che aspettano di essere esplorati.
Questo è uno di quei baci timidi, di cui Adalgisa ha tanto letto.
Si prendono per mano un po’ confusi, ma felici come un’alba al mare.
“Vieni, ho preparato il pasticcio per pranzo. Ne vuoi?”