Il giorno dell'Immacolata

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Link al racconto commentato.

8 dicembre 2008, giorno dell’Immacolata. La sedia su cui poggiavo gli abiti galleggiava in aria, insieme ad altre cianfrusaglie che avevo lasciato in giro per la camera. Appena sveglio provai ad andare a caccia dello smartphone, che di solito lasciavo sotto al cuscino, in cerca di notifiche o messaggi. Purtroppo il cuscino fluttuava accanto al lampadario, il letto sospeso con le lenzuola penzolanti a due metri e mezzo dal suolo, completamente rovesciato, mentre io stavo a testa in giù con la faccia incredula ritratta nello specchio. La libreria era vuota, ormai dovevo navigare per spostarmi da un punto a un altro. Mi sono spesso chiesto com’era stare sulla Luna nella missione Apollo 11 e, ironia della sorte, adesso avevo tutte le risposte. Con l’unica differenza che non avevo una tuta da astronauta, né uno shuttle che mi portasse via da questo pianeta. Volavo libero, in pigiama.
Mamma irruppe nella mia stanza, chiamandomi per nome. “Non vieni in cucina? La colazione è pronta.” Mi guardò mentre cercavo di aggrapparmi al lampadario sul soffitto, che intanto aveva perso peso e se ne stava floscio verso l’alto.
“Non hai notato nulla di strano, eh, mamma?”
“Fai presto, sennò la colazione si fredda.”
Lasciò la porta aperta e se ne andò, attraversando il corridoio, totalmente estranea alla situazione.
Recuperai lo smartphone: nessun messaggio, nessuno parlava del fenomeno antigravitazionale. Ma la mia testardaggine volle scoprire l’arcano, trascorrendo una buona mezz’ora a scrivere messaggi ai miei compagni di scuola. Mi diedero per matto.
Poi mi diressi in cucina. Mia madre camminava normalmente e gli oggetti erano ben saldi nella loro posizione. Cucinava le uova strapazzate. Provai a sedermi per fare colazione, ma l’assenza di gravità mi impediva di farlo. Decisi allora di consumare il pasto a mezz’aria e notai che il cibo, rispetto alle altre cose, non fluttuava, rimanendo aderente al piatto.
“Mamma, non hai notato nulla di strano?”
“Faresti bene a scendere dal soffitto!” gridò.
La TV era accesa sui suoi canali preferiti, mandava in onda la santa messa e gli Ave Maria. Consumò la colazione in tutta tranquillità, dopo averla benedetta con un Padre Nostro.
Osservai le altre stanze, in cerca di conferme. Forse era un sogno, o un mondo parallelo... Niente. Mi diedi uno schiaffo, ma sentivo solo dolore, ero perfettamente sveglio. Mamma, invece, era salda su sé stessa. Nulla aveva alterato la sua routine, quella giornata.
Mi intrufolai nella camera dei miei genitori. Gli oggetti erano tutti al loro posto e dall’alto potevo vedere le bomboniere, i portagioie, i quadretti sparsi sulle pareti. Tipico di mia madre.
Intanto mia sorella giocava sulla poltrona con la sua console portatile. Era così immersa nel gioco che non si accorse minimamente di essere andata a finire poco alla volta verso la mansarda. Restò a gambe incrociate, e poi su per le gradinate, giocando a Crash. Crash poteva cadere infinite volte e risorgere, ma nel mentre mia sorella viaggiava molto oltre il parapetto della veranda. Be’, almeno non poteva cadere, tutt’al più avrebbe potuto sormontare l’atmosfera terrestre e, perché no?, andare sulla Luna. Non credo sarei andato a ripescarla sui crateri lunari però. Fatti suoi.
Bisognava cercare una soluzione al problema, per quanto piacevole potesse sembrare sentirsi leggeri. Mamma sembrava inconsapevole di quell’alterazione spazio-temporale, papà invece dormiva beato. Provai a svegliarlo e chiedergli consiglio.
“Papà, stai dormendo?”, timoroso. In verità, non avevo ragione di esserlo, russava così profondamente mentre io ero il solo a dannarsi del problema. Un altro arcano che non meritava spiegazione.
Ritornai in cucina, mamma chiacchierava allegramente con la sua amica Katy. Stavano discutendo delle ricette da cucinare per pranzo, dividendosi i ruoli, e ognuna proponeva la sua. All’ora di pranzo ci saremmo visti tutti insieme per festeggiare il giorno dell’Immacolata con un barbecue in giardino. Papà ne sarebbe stato felicissimo, amava tanto arrostire la carne. E tutti gli altri? Mi avrebbero visto pranzare a cinque o sei metri sopra di loro?
Afferrai il cellulare e scrissi sul motore di ricerca: “Notizie assenza gravità”, “Allucinazioni mondo parallelo”. Nulla di nulla. Il motore di ricerca mi dava notizie sullo sbarco dell’uomo sulla Luna del ‘69, informazioni scientifiche sul comportamento dei corpi in assenza di gravità, poco altro. I notiziari non davano cenno di anomalie, quel giorno, eccetto la solita cronaca. Perché gli oggetti della mia camera, me stesso e mia sorella eravamo sospesi nello spazio mentre i miei continuavano a vivere ignari?
Nel frattempo mia sorella volò via dalla finestra, giocando con il suo amato gameboy. Fu così che non la rivedemmo più. Nessuna tragedia: non mi sforzai minimamente di andarla a cercare, anche perché a quest’ora credo debba essere già molto oltre
l’orbita terrestre, ma conoscendola suppongo debba farvi ritorno non appena si sarà scaricata la console.
Dopo quattro ore circa dal mio risveglio, iniziai seriamente a preoccuparmi. Mi sentii sopraffatto dal paradosso. Involontariamente iniziai ad avvicinarmi al suolo. Pensai solo cose negative, in preda al panico. Se mamma non risponde da persona adulta, giuro che mi metto a urlare. Ma cosa avrebbe risolto? Non lo so, forse si sarebbe “resa conto” della situazione. Imprecai contro tutti i santi e, improvvisamente, mi sentii spingere contro il soffitto, pervaso da una misteriosa forza antigravitazionale.
Mia madre fece capolino alla porta, completamente fuori di sé.
Mi ricoprì di insulti, dandomi del peccatore e strillando che in tutti gli anni in cui lei era cresciuta sotto al tetto genitoriale non aveva mai e poi mai osato bestemmiare. Poi afferrò il Vangelo, furiosa, e me lo scagliò contro, cadendo però velocemente a terra come pesasse quintali.
“Dovresti leggerlo, TU e tua sorella” puntandomi l’indice “siete privi di valori. Non è così che vi ho educati!” sentenziò, e sbatté la porta, adirata.
Osservai i libri fluttuare in aria, poi il Vangelo. Era pesantemente ancorato al suolo. Mi spinsi verso terra con tutte le mie forze e osai combattere la forza antigravitazionale. Afferrai il Vangelo che mia madre aveva lanciato con tanta nonchalance, invece io faticavo per sfogliare una singola pagina. Mi ci aggrappai, come un naufrago ad uno scoglio, e questo fu sufficiente a contrastare la forza antigravità, malgrado le mie gambe fossero ancora sospinte verso l’alto. Sfogliai un’altra pagina e ne lessi il contenuto. In preda alla disperazione, pregai il Signore di salvarmi. Un po’ alla volta
sentii il corpo ridivenire più solido, sempre più ancorato alla terra, mentre il Vangelo, contrariamente, divenne più leggero. Non ero ancora capace di camminare con le gambe, ma riuscivo a spostarmi con le mani e procedere una mano dopo l’altra lungo il corridoio.
Tornai da mia madre. “Adesso riesco a camminare, ma solo con le mani.” Si portò una mano alla bocca e iniziò a lacrimare. “Non te ne facevo minimamente capace” esclamò, commossa. Aprì le braccia al cielo, in segno di gratitudine, e chiuse gli occhi, poi giunse le mani e recitò l’Atto di dolore: “Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati…”
Continuai: “Perché peccando ho meritato i tuoi castighi…”
In quel preciso istante mi schiantai contro il suolo, a pancia in giù. Me la cavai con una botta violenta e qualche livido, ma in compenso fu un dolore di “sollievo”. Dalla mia stanza provenne un boato: gli oggetti si scaraventarono al suolo e molte cose si ruppero. Furono salvati solo i libri e, ovviamente, il Vangelo.
“Visto? Avevo ragione. Tu e tua sorella dovreste andare di più in chiesa.” Lei aveva sempre ragione ed era sempre salda a terra. Una donna tutta d’un pezzo, mia madre. Eppure papà, benché fosse poco praticante e più devoto al cibo che alla chiesa, passò tutta la mattinata a dormire beatamente. Ci chiedemmo di come non fosse finito oltre orbita. “Tuo padre ha il sonno pesante” concluse lei.

8 dicembre 2008, giorno dell’Immacolata. La sedia su cui poggiavo gli abiti galleggiava in aria, insieme ad altre cianfrusaglie che avevo lasciato in giro per la camera. Appena sveglio provai ad andare a caccia dello smartphone, che di solito lasciavo sotto al cuscino, in cerca di notifiche o messaggi. Purtroppo il cuscino fluttuava accanto al lampadario, il letto sospeso con le lenzuola penzolanti a due metri e mezzo dal suolo, completamente rovesciato, mentre io stavo a testa in giù con la faccia incredula ritratta nello specchio. La libreria era vuota, ormai dovevo navigare per spostarmi da un punto a un altro. Mi sono spesso chiesto com’era stare sulla Luna nella missione Apollo 11 e, ironia della sorte, adesso avevo tutte le risposte. Con l’unica differenza che non avevo una tuta da astronauta, né uno shuttle che mi portasse via da questo pianeta. Volavo libero, in pigiama.
Mamma irruppe nella mia stanza, chiamandomi per nome. “Non vieni in cucina? La colazione è pronta.” Mi guardò mentre cercavo di aggrapparmi al lampadario sul soffitto, che intanto aveva perso peso e se ne stava floscio verso l’alto.
“Non hai notato nulla di strano, eh, mamma?”
“Fai presto, sennò la colazione si fredda.”
Lasciò la porta aperta e se ne andò, attraversando il corridoio, totalmente estranea alla situazione.
Recuperai lo smartphone: nessun messaggio, nessuno parlava del fenomeno antigravitazionale. Ma la mia testardaggine volle scoprire l’arcano, trascorrendo una buona mezz’ora a scrivere messaggi ai miei compagni di scuola. Mi diedero per matto.
Poi mi diressi in cucina. Mia madre camminava normalmente e gli oggetti erano ben saldi nella loro posizione. Cucinava le uova strapazzate. Provai a sedermi per fare colazione, ma l’assenza di gravità mi impediva di farlo. Decisi allora di consumare il pasto a mezz’aria e notai che il cibo, rispetto alle altre cose, non fluttuava, rimanendo aderente al piatto.
“Mamma, non hai notato nulla di strano?”
“Faresti bene a scendere dal soffitto!” gridò.
La TV era accesa sui suoi canali preferiti, mandava in onda la santa messa e gli Ave Maria. Consumò la colazione in tutta tranquillità, dopo averla benedetta con un Padre Nostro.
Osservai le altre stanze, in cerca di conferme. Forse era un sogno, o un mondo parallelo... Niente. Mi diedi uno schiaffo, ma sentivo solo dolore, ero perfettamente sveglio. Mamma, invece, era salda su sé stessa. Nulla aveva alterato la sua routine, quella giornata.
Mi intrufolai nella camera dei miei genitori. Gli oggetti erano tutti al loro posto e dall’alto potevo vedere le bomboniere, i portagioie, i quadretti sparsi sulle pareti. Tipico di mia madre.
Intanto mia sorella giocava sulla poltrona con la sua console portatile. Era così immersa nel gioco che non si accorse minimamente di essere andata a finire poco alla volta verso la mansarda. Restò a gambe incrociate, e poi su per le gradinate, giocando a Crash. Crash poteva cadere infinite volte e risorgere, ma nel mentre mia sorella viaggiava molto oltre il parapetto della veranda. Be’, almeno non poteva cadere, tutt’al più avrebbe potuto sormontare l’atmosfera terrestre e, perché no?, andare sulla Luna. Non credo sarei andato a ripescarla sui crateri lunari però. Fatti suoi.
Bisognava cercare una soluzione al problema, per quanto piacevole potesse sembrare sentirsi leggeri. Mamma sembrava inconsapevole di quell’alterazione spazio-temporale, papà invece dormiva beato. Provai a svegliarlo e chiedergli consiglio.
“Papà, stai dormendo?”, timoroso. In verità, non avevo ragione di esserlo, russava così profondamente mentre io ero il solo a dannarsi del problema. Un altro arcano che non meritava spiegazione.
Ritornai in cucina, mamma chiacchierava allegramente con la sua amica Katy. Stavano discutendo delle ricette da cucinare per pranzo, dividendosi i ruoli, e ognuna proponeva la sua. All’ora di pranzo ci saremmo visti tutti insieme per festeggiare il giorno dell’Immacolata con un barbecue in giardino. Papà ne sarebbe stato felicissimo, amava tanto arrostire la carne. E tutti gli altri? Mi avrebbero visto pranzare a cinque o sei metri sopra di loro?
Afferrai il cellulare e scrissi sul motore di ricerca: “Notizie assenza gravità”, “Allucinazioni mondo parallelo”. Nulla di nulla. Il motore di ricerca mi dava notizie sullo sbarco dell’uomo sulla Luna del ‘69, informazioni scientifiche sul comportamento dei corpi in assenza di gravità, poco altro. I notiziari non davano cenno di anomalie, quel giorno, eccetto la solita cronaca. Perché gli oggetti della mia camera, me stesso e mia sorella eravamo sospesi nello spazio mentre i miei continuavano a vivere ignari?
Nel frattempo mia sorella volò via dalla finestra, giocando con il suo amato gameboy. Fu così che non la rivedemmo più. Nessuna tragedia: non mi sforzai minimamente di andarla a cercare, anche perché a quest’ora credo debba essere già molto oltre
l’orbita terrestre, ma conoscendola suppongo debba farvi ritorno non appena si sarà scaricata la console.
Dopo quattro ore circa dal mio risveglio, iniziai seriamente a preoccuparmi. Mi sentii sopraffatto dal paradosso. Involontariamente iniziai ad avvicinarmi al suolo. Pensai solo cose negative, in preda al panico. Se mamma non risponde da persona adulta, giuro che mi metto a urlare. Ma cosa avrebbe risolto? Non lo so, forse si sarebbe “resa conto” della situazione. Imprecai contro tutti i santi e, improvvisamente, mi sentii spingere contro il soffitto, pervaso da una misteriosa forza antigravitazionale.
Mia madre fece capolino alla porta, completamente fuori di sé.
Mi ricoprì di insulti, dandomi del peccatore e strillando che in tutti gli anni in cui lei era cresciuta sotto al tetto genitoriale non aveva mai e poi mai osato bestemmiare. Poi afferrò il Vangelo, furiosa, e me lo scagliò contro, cadendo però velocemente a terra come pesasse quintali.
“Dovresti leggerlo, TU e tua sorella” puntandomi l’indice “siete privi di valori. Non è così che vi ho educati!” sentenziò, e sbatté la porta, adirata.
Osservai i libri fluttuare in aria, poi il Vangelo. Era pesantemente ancorato al suolo. Mi spinsi verso terra con tutte le mie forze e osai combattere la forza antigravitazionale. Afferrai il Vangelo che mia madre aveva lanciato con tanta nonchalance, invece io faticavo per sfogliare una singola pagina. Mi ci aggrappai, come un naufrago ad uno scoglio, e questo fu sufficiente a contrastare la forza antigravità, malgrado le mie gambe fossero ancora sospinte verso l’alto. Sfogliai un’altra pagina e ne lessi il contenuto. In preda alla disperazione, pregai il Signore di salvarmi. Un po’ alla volta
sentii il corpo ridivenire più solido, sempre più ancorato alla terra, mentre il Vangelo, contrariamente, divenne più leggero. Non ero ancora capace di camminare con le gambe, ma riuscivo a spostarmi con le mani e procedere una mano dopo l’altra lungo il corridoio.
Tornai da mia madre. “Adesso riesco a camminare, ma solo con le mani.” Si portò una mano alla bocca e iniziò a lacrimare. “Non te ne facevo minimamente capace” esclamò, commossa. Aprì le braccia al cielo, in segno di gratitudine, e chiuse gli occhi, poi giunse le mani e recitò l’Atto di dolore: “Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati…”
Continuai: “Perché peccando ho meritato i tuoi castighi…”
In quel preciso istante mi schiantai contro il suolo, a pancia in giù. Me la cavai con una botta violenta e qualche livido, ma in compenso fu un dolore di “sollievo”. Dalla mia stanza provenne un boato: gli oggetti si scaraventarono al suolo e molte cose si ruppero. Furono salvati solo i libri e, ovviamente, il Vangelo.
“Visto? Avevo ragione. Tu e tua sorella dovreste andare di più in chiesa.” Lei aveva sempre ragione ed era sempre salda a terra. Una donna tutta d’un pezzo, mia madre. Eppure papà, benché fosse poco praticante e più devoto al cibo che alla chiesa, passò tutta la mattinata a dormire beatamente. Ci chiedemmo di come non fosse finito oltre orbita. “Tuo padre ha il sonno pesante” concluse lei.

Re: Il giorno dell'Immacolata

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Bellissima idea. Un buon lavoro, @bonsaitales92.

Credo il racconto sia stato incollato una volta di troppo, viene ripetuto una seconda volta... magari @Sira o qualcun altro degli staffer può sistemarlo.

Allora, le mie impressioni: idea e tematica originali e affrontate con maestria. Ci sono tuttavia dei problemi nella stesura che andrebbero sistemati: elementi superflui, immagini che andrebbero rese meglio, e piccoli inciampi nella lingua. Niente di troppo grave però, almeno dal mio punto di vista, e si tratta di cose che sono facilmente sistemabili.

Passo a illustrarle.
bonsaitales92 ha scritto: dom dic 10, 2023 9:27 am8 dicembre 2008, giorno dell’Immacolata. -> La data iniziale è davvero necessaria? A meno che non ci sia un significato recondito (che non ho colto), direi che è superflua e si può eliminare, basta dire che si tratta del giorno dell'Immacolata. O, ancora meglio, visto il titolo, basta scrivere "8 dicembre", senza anno e senza nient'altro.

Lasciò la porta aperta e se ne andò, attraversando il corridoio, totalmente estranea alla situazione. -> "Totalmente indifferente alla situazione." L'uso di "estranea", qui, mi pare scorretto semanticamente.

Ma la mia testardaggine volle scoprire l’arcano, trascorrendo una buona mezz’ora a scrivere messaggi ai miei compagni di scuola. Mi diedero per matto. -> Non è la testardaggine a trascorrere mezz'ora scrivendo messaggi, quindi il verbo al gerundio è quantomeno fuorviante. Scriverei: "Ma la mia testardaggine volle scoprire l'arcano, così trascorsi..."
L'espressione corretta non è "dare per matto" ma "prendere per matto", quindi: "mi presero per matto".

La TV era accesa sui suoi canali preferiti, mandava in onda la santa messa e gli Ave Maria. -> "Santa Messa" andrebbe in maiuscolo.

Restò a gambe incrociate, e poi su per le gradinate, giocando a Crash. -> Capisco che tu abbia voluto inserire il riferimento al videogioco per dare un tocco di realismo e per poter introdurre la frase successiva ("poteva cadere infinite volte"), ma questo piccolo riferimento causa parecchi problemi.
1) È superfluo. Si può introdurre la frase seguente senza un riferimento a un gioco in particolare: "il protagonista del suo gioco poteva cadere infinite volte".
2) Non è comprensibile a chi non conosce Crash Bandicoot, che è famoso ma non ai livelli di altri videogiochi.
3) Crash è un gioco esclusivo per Sony, quindi solo per Play Station e PSP, mentre in seguito tu specifichi che la bambina gioca con il Game Boy. Errore.
Meglio eliminare del tutto il riferimento, o usarne uno più noto e della Nintendo (es. Super Mario).

Mamma sembrava inconsapevole di quell’alterazione spazio-temporale, papà invece dormiva beato.
-> Nessuna alterazione temporale è presente nel racconto, quindi l'aggettivo "spazio-temporale" è impreciso. Capisco il riferimento alla relatività e al fatto che spazio e tempo siano una cosa sola, ma forse questo termine fisico è superfluo nell'economia del racconto, si potrebbe perfino eliminare.

Nel frattempo mia sorella volò via dalla finestra, giocando con il suo amato gameboy. -> Vedi sopra. Inoltre, dovrebbe essere "Game Boy" (maiuscolo e separato).

Fu così che non la rivedemmo più. Nessuna tragedia: non mi sforzai minimamente di andarla a cercare, anche perché a quest’ora credo debba essere già molto oltre l’orbita terrestre, ma conoscendola suppongo debba farvi ritorno non appena si sarà scaricata la console.
Dopo quattro ore circa dal mio risveglio, iniziai seriamente a preoccuparmi. Mi sentii sopraffatto dal paradosso. Involontariamente iniziai ad avvicinarmi al suolo. Pensai solo cose negative, in preda al panico. Se mamma non risponde da persona adulta, giuro che mi metto a urlare. Ma cosa avrebbe risolto? Non lo so, forse si sarebbe “resa conto” della situazione.
-> Continui salti di tempo verbale, dal passato remoto al presente e viceversa. Questa parte va riscritta per omogeneizzare i tempi verbali, altrimenti si confonde il lettore.

Poi afferrò il Vangelo, furiosa, e me lo scagliò contro, cadendo però velocemente a terra come pesasse quintali.
“Dovresti leggerlo, TU e tua sorella” puntandomi l’indice “siete privi di valori. Non è così che vi ho educati!” sentenziò, e sbatté la porta, adirata.
-> Tre note qui. Primo, "furiosa" e "adirata" sono superflui. È chiaro dal contesto e dalle sue azioni che la mamma è arrabbiata, non serve rimarcarlo con aggettivi che appesantiscono solo la prosa. In secondo luogo, l'ultima frase della mamma è scorretta grammaticalmente "Dovreste leggerlo" (al plurale), perché il soggetto è plurale ("TU e tua sorella" = voi, seconda persona plurale). Questa però è un'inezia, perché nel discorso diretto è accettabile avere errori grammaticali, specie in casi come questo (la madre è alterata... chi è arrabbiato non pensa certo alla grammatica). Terzo, "cadendo però velocemente a terra come pesasse quintali" sembra riferirsi alla madre. L'uso del gerundio è impreciso, sarebbe meglio "il quale cadde velocemente a terra".
I problemi che ho segnalato sopra hanno rotto di tanto in tanto la sospensione di incredulità, quindi secondo me andrebbero sistemati per rendere il testo più fluido e coerente.

Dal punto di vista strutturale mi è mancata la crescita di tensione per giungere al climax (ovvero il momento in cui il figlio lancia le sue imprecazioni, la madre si arrabbia, e si scopre la natura del fenomeno). La prosa serena e tranquilla dei paragrafi precedenti non aiuta a trasmettere la preoccupazione del protagonista al lettore. E scrivere semplicemente "Dopo quattro ore circa dal mio risveglio, iniziai seriamente a preoccuparmi" non basta a far muovere il racconto. Si dovrebbe "mostrare" questa preoccupazione, non solo farla menzionare al personaggio.
Esempio:
"Cammino lungo il marciapiede. Le auto mi sfrecciano accanto, le vetrine risplendono di luci. Ho paura che qualcuno mi segua."
Della "paura" menzionata dal personaggio non traspare granché.
Invece:
"Cammino rasente il muro per confondermi tra le ombre. Le auto mi sfrecciano accanto, e ho come l'impressione che da dietro i finestrini tutti mi osservino. Le vetrine risplendono, ma cerco di evitarle: affondo la testa nel cappotto, volto il viso così che le luci non svelino i miei lineamenti. Il mio sguardo saetta tutt'intorno: controllo ogni passante, mi assicuro che nessuno mi stia alle calcagna."
Non serve nemmeno scrivere "Ho paura che qualcuno mi segua."
È chiaro dal contesto, e la tensione è mille volte più alta che nell'esempio precedente.

In generale il racconto mi è piaciuto, e la chiusa è particolarmente efficace.
Per migliorarlo, credo che andrebbero sistemati i problemi che ho menzionato, e andrebbe montata meglio la tensione per arrivare al climax.

In ogni caso, un buon lavoro.

A rileggerti. :)

Re: Il giorno dell'Immacolata

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Ciao @bonsaitales92
Anche io ho notato che hai postato il testo una seconda volta, penso che lo Staffer potrà rimediare.
Ho letto con interesse questo racconto “sospeso”, potrei definire anche quasi sperimentale e a me piacciono le scritture sperimentali, ogni tanto mi cimento anche io e penso che andrò avanti, come nell’ultimo Labocontest.
C’è qualche vago rimando kafkiano de “La metamorfosi” circa questo cambiamento nel protagonista di primo mattino. A mio parere avresti potuto osare molto, moltissimo di più, perché hai messo un materiale oltremodo interessante.
bonsaitales92 ha scritto: “Non hai notato nulla di strano, eh, mamma?”
“Fai presto, sennò la colazione si fredda.”
Questa domanda stona, perché troppo ovvia, direi quasi banale. Va bene che i giovani di oggi non si stupiscono quasi più di nulla però questo ragazzo, oltre a un leggero senso di panico, vedendo che la madre apparentemente non si scomponeva troppo delle sue “fluttuazioni”, qualche ansia in più poteva anche mostrarla, cercare di urlare senza riuscirci, come accade nei sogni. Avrebbe accresciuto ed evidenziato maggiormente la stranezza della situazione a mio parere.
bonsaitales92 ha scritto: “Mamma, non hai notato nulla di strano?”
“Faresti bene a scendere dal soffitto!” gridò.
Dunque la madre ha notato l’anomalia, ma la cosa non sembra turbarla.
bonsaitales92 ha scritto: La TV era accesa sui suoi canali preferiti, mandava in onda la santa messa e gli Ave Maria.
Qui cominciamo a particolareggiare e mi piace. Avrei lasciato solo la Messa però. Gli Ave Maria ritengo siano connessi al  Rosario che eventualmente viene recitato a parte,  a fine Messa o in occasioni specifiche.
bonsaitales92 ha scritto: Consumò la colazione in tutta tranquillità, dopo averla benedetta con un Padre Nostro.
Più che benedire la colazione mi aspettavo che la madre benedisse il pranzo o la cena, avvenimenti più importanti che riuniscono per l’occasione l’intera famiglia. Mi sembra un atto di devozione esagerato, indice di un eccesso di zelo, come si suol dire dei pubblici ufficiali che pur nella legalità vanno oltre il dovuto.
bonsaitales92 ha scritto: Intanto mia sorella giocava sulla poltrona con la sua console portatile. Era così immersa nel gioco che non si accorse minimamente di essere andata a finire poco alla volta verso la mansarda.
La descrizione della sorella, sospesa anche lei però senza rendersene conto, immersa nei videogame, e con il fratello incurante di dove possa andare a finire è un discreto esempio di incomunicabilità familiare. Si sente talvolta dire che mancanza di affetto e indifferenza, in una famiglia ma dappertutto, possono veicolare su strade più pericolose.
bonsaitales92 ha scritto: Imprecai contro tutti i santi e, improvvisamente, mi sentii spingere contro il soffitto, pervaso da una misteriosa forza antigravitazionale.
Meglio lasciarli stare i santi. Qualcuno lo è davvero.
bonsaitales92 ha scritto: Mia madre fece capolino alla porta, completamente fuori di sé.
Mi ricoprì di insulti, dandomi del peccatore e strillando che in tutti gli anni in cui lei era cresciuta sotto al tetto genitoriale non aveva mai e poi mai osato bestemmiare. Poi afferrò il Vangelo, furiosa, e me lo scagliò contro, cadendo però velocemente a terra come pesasse quintali.
“Dovresti leggerlo, TU e tua sorella” puntandomi l’indice “siete privi di valori. Non è così che vi ho educati!” sentenziò, e sbatté la porta, adirata.
Ecco il fanatismo della madre che avevo percepito. Esistono persone del genere che non hanno capito, che hanno frainteso, mistificato questi cosiddetti “valori”, anche nel volerli definire valori, che siano a favore o contro e che in pratica, queste persone, sono state e continuano a essere una delle cause maggiori di rovina delle società.
bonsaitales92 ha scritto: Afferrai il Vangelo che mia madre aveva lanciato con tanta nonchalance, invece io faticavo per sfogliare una singola pagina. Mi ci aggrappai, come un naufrago ad uno scoglio, e questo fu sufficiente a contrastare la forza antigravità, malgrado le mie gambe fossero ancora sospinte verso l’alto. Sfogliai un’altra pagina e ne lessi il contenuto. In preda alla disperazione, pregai il Signore di salvarmi. Un po’ alla volta
Qui potevi aprire un’ulteriore finestra temporale ma le dimensioni ridotte del racconto non te lo avrebbero permesso, credo. Il ragazzo poteva essere nella sua “notte oscura”, per citare magari inopportunamente il Carmelo di S. Giovanni della Croce. Quella notte nella quale molti uomini tendono ad addentrarsi quando sono abbandonati a sé stessi. Chiamiamoli anche “peccati” se ci mettiamo un eventuale disinteresse, incredulità, irriverenza o comunque diffidenza verso un mondo “altro”  che non essendo scientifico, come dicono oggi, non potendolo misurare, non è da prendere in considerazione.
bonsaitales92 ha scritto: In preda alla disperazione, pregai il Signore di salvarmi. Un po’ alla volta
Certo. Cum grano salis.
 
A un certo punto, per come ho capito io, forse in maniera errata o esagerata, il ragazzo riesce a mettere le mani a terra, la madre lo nota, si commuove e finalmente si rivela nella sua preghiera di ringraziamento, addirittura con l’Atto di dolore continuato dal ragazzo
bonsaitales92 ha scritto: Aprì le braccia al cielo, in segno di gratitudine, e chiuse gli occhi, poi giunse le mani e recitò l’Atto di dolore: “Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati…”
Continuai: “Perché peccando ho meritato i tuoi castighi…”
Quindi  il ragazzo ammette di aver “peccato”?
Tutto ritorna a posto ma
bonsaitales92 ha scritto: “Visto? Avevo ragione. Tu e tua sorella dovreste andare di più in chiesa.” Lei aveva sempre ragione ed era sempre salda a terra. Una donna tutta d’un pezzo, mia madre.
Qui confesso di essere rimasto un po’ deluso.
Anche io non vado molto in chiesa, spero di non svegliarmi un giorno come il tuo protagonista… Le mie motivazioni però non sono incredulità o disinteresse. Tuttaltro .
 
In un testo come il tuo, con parecchi richiami e rimandi religiosi certi interrogativi si pongono, penso venga  naturale.
Mi sarebbe piaciuto conoscere le cause di questa sorta di particolare “punizione” del ragazzo. Per me potrebbe trattarsi dello smarrimento di un’anima, come Dante, che scrisse la sua Commedia per indicare come si poteva tornare alla via che si riteneva giusta. Naturalmente esagero: non dobbiamo scrivere un poema. Ma anche in un racconto breve con tratti di interesse e piacevolezza come il tuo, secondo me si potrebbe approfondire con alcune riflessioni che ho appena accennato, indicare le motivazioni di questo ipotetico smarrimento, singolare punizione, avvertimento.
Non l’avrei data vinta alla madre nella sua per me errata convinzione di essere nel giusto. Avrei approfondito ai tormenti di un anima e indagato sulle pagine lette a caso in quel Vangelo fluttuante, avrei divagato, perché no, sul tolle et lege della biografia di S.Agostino, sufficiente a cambiare una vita per sempre.
Ma, ripeto, analizzo con il mio giudizio che essendo soggettivo non può essere certo unico e definitivo.
In un quadro ognuno di noi vede qualcosa di diverso dall’altro.
A  rileggerti. :)
 
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Il giorno dell'Immacolata

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Cari ragazzi, 
vi ringrazio per le riflessioni, sono un prezioso aiuto nel miglioramento della scrittura. Vero, non ci ho lavorato moltissimo sul testo e mi è sfuggito qualche refuso. L'ho scritto nel giorno dell'Immacolata, cercando di farne una pubblicazione "veloce", ma essendo la bozza illeggibile, ho preferito prendermi qualche giorno in più per la pubblicazione. Questa volta mi sono concesso di non creare una struttura, ma credo serva più tensione drammatica. Credevo sufficiente il tentativo del protagonista che vola tra le varie stanze e cerca di "afferrare" il problema, uno sforzo sufficiente, ma posso aggiungere qualcos'altro, magari al di fuori del contesto abitativo. 
Grazie @Mid , per aver evidenziato gli errori tecnici (specie quella parte su Crash), forse dovrei trasformare il Game Boy in Nintendo, oppure cambiare direttamente gioco. 
@Alberto Tosciri , essendo un racconto umoristico, prende d'esempio (per non dire d'assalto) un tema religioso e lo esagera. Infatti, benedire la colazione è un eccesso, come credo lo sia anche la Santa Messa di prima mattina. Il personaggio è così, zelante, rigido, e allo stesso tempo incurante, come il padre che se ne sta rannicchiato a letto (ignaro, e giustificato dal sonno). Le motivazioni sul perché il protagonista viene punito sono volutamente ignote. Forse non ve n'era una perché fosse punito: quel giorno il protagonista ha visto tutto sottosopra et voilà. Potremmo ricamarci intorno con tutta la filosofia che vogliamo, ma tornando al racconto...
Ho cercato di far quadrare tutto negli 8000 caratteri spazi inclusi, infatti ho tagliato molte frasi inutili, ma devo ammettere che quando si tratta di climax e tensione drammatica, ho qualche piccolo problema a renderla. Prenderò spunto e proverò a lavorarci. 
Le motivazioni del perché il protagonista si sveglia "fluttuante" non ci è dato conoscerle (non ho preso ispirazione da Kafka, sarà una citazione casuale, ma essendo il tema della metamorfosi un tema universale, facilmente possiamo trovarlo disseminato nella letteratura), almeno dal racconto. 
Tutti gli elementi sono una "caricatura" bonaria della religione, o della madre di lui, che infine si converte, con il ripristino della forza di gravità (a suon di Vangelo). @Mid , farò una revisione sui tempi verbali; nel passaggio sulla sorella che se ne vola nell'iperuranio ho alternato tra passato e presente (il presente è adesso, quello della voce narrante che sta ancora raccontando e, nel mentre, non si preoccupa, perché "sono sicuro che quando si sarà scaricata la console tornerà" - ma questa console quanto dura? è eterna? è necessario specificarlo per essere realistici in un racconto surreale? No, non credo, e sulla durata della batteria della console lascerei un velo e il problema narrativo alla sorella, che in questo momento sarà stata capace di trovare una presa anche sui crateri lunari...). 
Grazie per la lettura e per i consigli :) , se possibile proporrò di seguito una modifica o revisione. è possibile modificare il post principale?

Re: Il giorno dell'Immacolata

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bonsaitales92 ha scritto: se possibile proporrò di seguito una modifica o revisione. è possibile modificare il post principale?
 Di solito è necessario aprire un nuovo topic, con le consuete regole sul commento. Ne puoi vedere qualcuno anche in questa sezione e in quella dei Racconti Lunghi: "Titolo racconto (revisione/revisionato/ecc.)"
All'interno del nuovo topic puoi anche inserire un link alla versione precedente, se vuoi, ma non so quanti avranno voglia di leggerla. Lettori e autori, siamo tutti un po' pigri. ;) 

Re: Il giorno dell'Immacolata

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bonsaitales92 ha scritto: Mi sono spesso chiesto com’era stare sulla Luna nella missione Apollo 11
Ho visto analisi accurate in altri commenti, ai quali non aggiungo nulla. Ti segnalo solo questo riferimento perché sulla Luna, per quanto inferiore, la gravità c'è quindi non si fluttua in aria. In modo banale bastava dire qualcosa del tipo "mi sono spesso chiesto com'era andare nello spazio, in assenza di gravità, ..." Anche in seguito, invece di Shuttle, meglio che usi il termine "astronave": sia perché lo Shuttle non si allontana dall'orbita terrestre, sia perché, per quanto ne so, ha terminato da più di dieci anni la sua ultima missione e non esiste più.

Racconto interessante, @bonsaitales92, e di una tematica che oggi non va più di moda, ma che può dare ancora molto - sono un fan dei libri/film su Don Camillo, per dirne una. In questo caso siamo a livello, direi, didattico nella morale, ma come ti è stato detto hai creato un mondo, puoi fare ancora di più. Al di là di varie imprecisioni, lo stesso racconto comunque è narrato in modo gradevole e apprezzo l'inventiva nelle situazioni.
https://www.facebook.com/curiosamate
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