[Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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Prime letture: 7-8 anni

Tema: Giochi

[Lab11] Piccoli Tarzan crescono

Davide ha otto anni, e da sei si esprime senza articolare bene tutte le parole. Non è balbuziente ma ha un difetto che gli impedisce di farsi capire dagli altri e che li fa ridere o arrabbiare. Sua mamma glielo ha spiegato, però lui non vuole doversi giustificare. È da sfigati farsi compatire. A lui sembra di farsi capire lo stesso. Prima o poi tutti ci arrivano. La mamma è d'accordo con lui e anche la maestra.
"Posso gocare con vo?" 
"Vo che t dcamo s? No! rispondevano in coro i coetanei. Però ci hanno messo del tempo a sgamarlo. Anzi, qualcuno non lo sa neppure adesso. E questo qualcuno non capisce quando stanno babbiando lui che non ha ancora capito.
Gli estranei pensano che sia un po' tocco, ma non è vero. Davide ha più fantasia di tutta la classe quando c'è da inventare qualcosa. Lo dice anche la maestra. Lei dice che lui sa scrivere come gli altri sin dalla prima elementare. 

Un giorno, da solo, nella radura boschiva alla periferia del suo paese, gli balena la fantasia di un gioco, ma in un attimo, così come gli è arrivata, vola via. Gli rimane in mente la grande H fuori dall'Ospedale, bianca su sfondo verde, dove atterrano gli elicotteri. 
Guarda meglio la radura: c'è questo circolo piatto e chiaro, di terra battuta, vicino a questo albero grande e maestoso, che vede in controluce. A cosa si può giocare lì? Lo stava capendo, un attimo prima, e sapeva anche che pronunciarne il nome poteva comprometterne la riuscita...

Si decide a chiedere aiuto agli altri. Il mistero del gioco li fa arrivare in una decina sul posto. Prendono a saltare tutti, all'improvviso; si mettono a danzare nello spiazzo, saltando e facendo giravolte, sempre più vorticose, finché appaiono tante stelline bianche e gialle, splendenti, e al centro del cerchio magico... Con capelli d'argento, copricapo a cono e un manto blu trapuntato di stelle... appare un Mago. Lo vedono tutti ma lui si rivolge a Davide.

"Lo specchio dei miei occhi riflette solo la verità. Dimmela!" dice il mago a Davide, ma non è un ordine, è un invito dolce e serio, espresso con occhi comprensivi. Il bambino gli racconta la storia del gioco che ha smarrito e le catene delle parole che non gli consentono di esprimersi come vorrebbe. Il mago ascolta e sorride, e il suo viso riflette la luce del bambino, proiettata su un cielo vicino e profondo.

D'improvviso, le stelline bianche e gialle si mettono in fila verticale; tante strisce, come festoni di Natale, si arrampicano sul tronco dell'albero fino alla cima dove si legano molto bene, e quindi si lasciano adagiare per cadere giù.
"Era questo 'l goco! Le lane d' Tarzan!" 

"Lane... liane" Guido, l'ultimo arrivato, scoppia a ridere. "Ho capito, non sai dire la "i"... Per quello mi chiami Gudo..."
E Iva, sorpresa nei suoi sei anni, che adesso si sente grande, esclama: "Allora non mi volevi cacciare via..." 'va 'va", le fa l'occhiolino Davide. "Dammi un baco, da'."

Le parole dei bambini s'intrecciano nell'aria, danzando, in una pronuncia che si fa melodia, mentre il materiale per il nuovo gioco si svela, semplice e fantastico insieme.  

Dall'albero frondoso più alto della radura, distanziato dagli altri, pendono sei o sette liane, di diversa lunghezza, che sembra sia stato il mago a fare apparire.
"Papà dice sempre di evitare il pericolo, ma non è rischioso, vero signor Mago?" chiede Mario, di quarta, applaudendo con gli altri. "Ma sono robuste?" chiede Guido. 
"A prova di papà! Ma ci sono delle regole da rispettare. Non si sale sui rami dell'albero per poi aggrapparsi alle liane e buttarsi. Così non vale!" continua il mago. "Si può farsi sollevare per attaccarsi e basta. Arrampicarsi, se ci riuscite, lo potete solo fare sulla liana, ah, meglio coi guanti se li avete, ma non sull'albero. Oppure, ci si può fare spingere e, con lo slancio, si va avanti e indietro da soli e poi si atterra più in là possibile, vicino al centro del bersaglio che dipingerete di un colore forte, come il rosso, bravo Mario" annuisce il mago, vedendo il ragazzo che rimedia, per adesso, con la sua felpa rossa.
Continua Davide a spiegare il suo gioco nei dettagli. A turno, uno di loro si arrampica sulla liana che gli pare più adatta. Può fare da solo: allora, cammina all'indietro qualche passo con la corda tra le mani e poi sceglie il punto della liana dove stringere, tirare su le gambe e oscillare, per atterrare sul bersaglio.
"Se sbagli rischi una bella sederata per terra" ride Mario e contagia tutti.
Continuano le spiegazioni di Davide. Dice che uno può farsi spingere da un altro finché, con un colpo di reni, con lo slancio più forte che riesca a darsi, si lascia cadere il più vicino possibile al cerchio d'atterraggio. Ciascuno segna il punto di arrivo con un mucchietto di sassolini di colore diverso. Vince chi cade più vicino al centro del bersaglio.
"Così diventiamo più forti"  e "... pù fort"  si dicono tra di loro.
Iva mette la bambola per segnale: In tre prove, l'ha già spostata una volta e ne è fiera!

Gli amici si abbracciano, scoprendo il tesoro di capire colui che non era diverso.

Giocano tutti, coi sassolini bianchi, neri, grigi o con altri segnali. Con impegno e entusiasmo.  Più in là ogni volta. 
Parlano tutti insieme, gioiosi. "Mi faccio i muscoli!" dice il più alto di tutti, Franco. "Raccolgo io i sassolini e li divido per colore." dice un altro.
"Tocca a me, tocca a me!" "Io chiamo mio papà a giocare." "Anch'io, e mio fratello."
A un certo punto, qualcuno si accorge che il mago non c'è più... ma c'è stato per davvero?

Però le liane no, non sono scomparse. Per fortuna.
Oppure - pensano tutti - c'erano sempre state.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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Poeta Zaza ha scritto: Il mago ascolta e sorride, e il suo viso riflette la luce del bambino, proiettata su un cielo vicino e profondo.
Solo questa frase @Poeta Zaza , l'ho travata poco adatta a un pubblico di bambini di otto o nove anni.
Il resto del racconto e adatto alle loro menti. Mi è piaciuta molto la tua idea di far palare loro di cose pericolose che non vanno azzardate.
Poeta Zaza ha scritto: Papà dice sempre di evitare il pericolo, ma non è rischioso, vero signor Mago?"
Mi è piaciuto anche il fatto che il mago scompare e resta il dubbio che sia mai davvero apparso. 
Un bel racconto, di quelli che si dovrebbero illustrare con delle belle immagini.
Complimenti!

Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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Ciao @Poeta Zaza.
Come al solito leggerti è un piacere. :D

Qui mi trovo un po' a disagio nel commentare, perché del target di riferimento ho letto ben poco, se escludiamo le letture che facevo a quell'età.

In particolare, ci sono due elementi che mi suonano "dubbi" nel contesto della storia.

Il primo, tutto sommato non particolarmente importante, è la scelta di certe parole o di certe locuzioni, che non mi sembrano adatti a bambini di 7-8 anni. Ma la questione principale è che mancano di consistenza all'interno del testo.
Il racconto è costellato di termini dal sapore letterario come "radura boschiva", "balenare", o fraseologie più adulte come "colpo di reni", ma anche di parole colloquiali come "sgamare", "sederata" e perfino dialettali come "babbiando" (sei siciliana o leggi Camilleri? :D ).
Al posto tuo sceglierei un tono da dare al testo e cercherei di omogeneizzare la prosa a seconda della scelta. Quindi, se dovessi propendere per qualcosa di più poetico, eliminerei i termini colloquiali. E viceversa.

Il secondo elemento riguarda la struttura della storia in sé. Ma, non essendo io un esperto di letteratura per bambini, non sono nemmeno sicuro si tratti di un problema. :)

In pratica, non vedo uno sviluppo legato all'introduzione (se non in maniera marginale).
Nella prima parte del testo presenti il protagonista, Davide, con il suo problema di comunicazione, e sembri volerne fare l'elemento centrale del racconto, per come lo descrivi e per il peso narrativo che gli concedi.
Nella parte centrale, però, il problema di comunicazione non è strettamente necessario allo sviluppo della storia. Solo la grande fantasia di Davide è determinante per la trama. Ma allora perché dedicare così ampio spazio al suo problema comunicativo?

Sia chiaro, ho recepito il messaggio riguardante l'accettazione della diversità, e capisco perché tu abbia inserito un protagonista con quelle caratteristiche. Ma, nell'economia del racconto, mi chiedo se fosse davvero indispensabile insistere così tanto su quella diversità, dato che non influisce nello sviluppo e nella risoluzione.

Tuttavia, ribadisco: non sono un esperto di letteratura per bambini. Quest'analisi è fatta nell'ottica di quel che so della letteratura per adulti.
Può darsi che la tua scelta sia completamente accettabile in quel contesto.

Detto ciò, ho apprezzato molto il racconto.
Scritto bene, come sempre, e con un tocco di spensieratezza che, fino a oggi, non avevo letto nei tuoi lavori. :)

A rileggerti!

Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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@Albascura  :flower:

e anche per @Mid   :)
Albascura ha scritto: dom nov 19, 2023 8:27 pmMi è piaciuto anche il fatto che il mago scompare e resta il dubbio che sia mai davvero apparso. 
Brava! Hai colto il messaggio principale! Questo è il motivo per cui il mio è un racconto per bambini ma non una fiaba.
Il mago del racconto è metafora della magia che dimora nel cuore di ogni bambino. Dove la magia infantile ha fatto apparire le liane e l'idea del gioco.

E alla fine:


Poeta Zaza ha scritto: dom nov 19, 2023 5:03 pm
A un certo punto, qualcuno si accorge che il mago non c'è più... ma c'è stato per davvero?
Però le liane no, non sono scomparse. Per fortuna.
Oppure - pensano tutti - c'erano sempre state.
Questo è l'incantesimo dell'età e del loro apprendere.


@Mid   :)

Grazie del passaggio e delle note che ho molto apprezzato. 
A proposito di "babbiare" ormai fa parte dell'italiano corrente, o almeno così pensavo. Per "radura boschiva" non trovavo un sinonimo più semplice,
ma da bambina, se trovavo una parola che non capivo chiedevo a mia zia e me lo spiegava: così arricchivo il mio vocabolario. Per questo ho lasciato
la radura boschiva dove stava: era essenziale al racconto.

Mid ha scritto: lun nov 20, 2023 9:58 pmNella prima parte del testo presenti il protagonista, Davide, con il suo problema di comunicazione, e sembri volerne fare l'elemento centrale del racconto, per come lo descrivi e per il peso narrativo che gli concedi.
Nella parte centrale, però, il problema di comunicazione non è strettamente necessario allo sviluppo della storia. Solo la grande fantasia di Davide è determinante per la trama. Ma allora perché dedicare così ampio spazio al suo problema comunicativo?

Sia chiaro, ho recepito il messaggio riguardante l'accettazione della diversità, e capisco perché tu abbia inserito un protagonista con quelle caratteristiche. Ma, nell'economia del racconto, mi chiedo se fosse davvero indispensabile insistere così tanto su quella diversità, dato che non influisce nello sviluppo e nella risoluzione.
Ho rimarcato il difetto di Davide, che all'inizio non viene compreso, come esempio di una qualsiasi carenza di uno rispetto agli altri, che non venga accettata sinché non si capisce che nulla toglie al valore della persona e dell'amico. Un "prima" e un "dopo" che mi ha fatto scrivere:
Poeta Zaza ha scritto: dom nov 19, 2023 5:03 pmGli amici si abbracciano, scoprendo il tesoro di capire colui che non era diverso.



 
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Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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@Poeta Zaza ciao carissima amica di Cuneo :P , vera piemontese doc! Ciumbia!

 Piccoli Tarzan crescono
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L'incipit è attraente. Però, credo che il mitico Tarzan, sia un personaggio per una fascia di età un pochino più in su, forse, non sono sicuro.
Mi viene da subito pensare alle arrampicate tra gli alberi, allo svago in campagna, o tra i boschi.
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Davide ha otto anni, e da sei si esprime senza articolare bene tutte le parole. Non è balbuziente ma ha un difetto che gli impedisce di farsi capire dagli altri e che li fa ridere o arrabbiare. Sua mamma glielo ha spiegato, però lui non vuole doversi giustificare. È da sfigati farsi compatire. A lui sembra di farsi capire lo stesso. Prima o poi tutti ci arrivano. La mamma è d'accordo con lui e anche la maestra.
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la scelta di una voce matura era d'obbligo, d'altronde, la prima persona era realizzabile, ma ancora più difficile.
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"Posso gocare con vo?" 
"Vo che t dcamo s? No! rispondevano in coro i coetanei. Però ci hanno messo del tempo a sgamarlo. Anzi, qualcuno non lo sa neppure adesso. E questo qualcuno non capisce quando stanno babbiando lui che non ha ancora capito.
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Questo fraseggio l'ho trovo anch'io poco adatto se penso che chi legge ha poca dimestichezza di questi termini, e nel caso che ci fosse l'adulto a leggere al piccolo ascoltatore, si dovrebbe intervenire per spiegare, interrompendo il racconto. Questo accade spesso nel proseguo.
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 Con capelli d'argento, copricapo a cono e un manto blu trapuntato di stelle... appare un Mago. Lo vedono tutti ma lui si rivolge a Davide.
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Ma allora lo vedono tutti e non solo  Davide! Questa sarebbe una fiaba! Comunque non vedo cosa cambi :D
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"Lo specchio dei miei occhi riflette solo la verità. Dimmela!" dice il mago a Davide, ma non è un ordine, è un invito dolce e serio, espresso con occhi comprensivi. Il bambino gli racconta la storia del gioco che ha smarrito e le catene delle parole che non gli consentono di esprimersi come vorrebbe. Il mago ascolta e sorride, e il suo viso riflette la luce del bambino, proiettata su un cielo vicino e profondo.
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lessico troppo complicato, 
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D'improvviso, le stelline bianche e gialle si mettono in fila verticale; tante strisce, come festoni di Natale, si arrampicano sul tronco dell'albero fino alla cima dove si legano molto bene, e quindi si lasciano adagiare per cadere giù.
"Era questo 'l goco! Le lane d' Tarzan!" 
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Sono perplesso Zaza! Mi pare troppo articolato per portare alla luce il gioco. Queste stelline ricordano la maga che trasforma la zucca in carrozza nella favola di Cenerentola
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Le parole dei bambini s'intrecciano nell'aria, danzando, in una pronuncia che si fa melodia, mentre il materiale per il nuovo gioco si svela, semplice e fantastico insieme.  
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Continuano le spiegazioni di Davide. Dice che uno può farsi spingere da un altro finché, con un colpo di reni, con lo slancio più forte che riesca a darsi, si lascia cadere il più vicino possibile al cerchio d'atterraggio. Ciascuno segna il punto di arrivo con un mucchietto di sassolini di colore diverso. Vince chi cade più vicino al centro del bersaglio.
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Questo gioco lo facevo anch'io, ma lanciandomi dalla sedia della altalena... :asd:
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Gli amici si abbracciano, scoprendo il tesoro di capire colui che non era diverso.
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Forse questa parte non doveva esserci. Almeno considerando le indicazioni lasciateci nella discussione.
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A un certo punto, qualcuno si accorge che il mago non c'è più... ma c'è stato per davvero?

Però le liane no, non sono scomparse. Per fortuna.
Oppure - pensano tutti - c'erano sempre state.
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Mi pare di aver capito, alla fine, il tuo intento... Ma ci sono arrivato grazie alle spiegazioni che hai dato sopra. L'idea di fondo non è male, ma forse ci voleva un percorso narrativo diverso. Una voce narrante più complice e partecipe! Non era facile, ma ci hai provato. Brava! (y)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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bestseller2020 ha scritto: Mi pare di aver capito, alla fine, il tuo intento... Ma ci sono arrivato grazie alle spiegazioni che hai dato sopra. L'idea di fondo non è male, ma forse ci voleva un percorso narrativo diverso. Una voce narrante più complice e partecipe! Non era facile, ma ci hai provato. Brava! (y)
Grazie del tuo passaggio sul mio racconto. @bestseller2020   :)
bestseller2020 ha scritto: Ma allora lo vedono tutti e non solo  Davide! Questa sarebbe una fiaba! Comunque non vedo cosa cambi :D
Questo è l'incantesimo dell'età e del loro apprendere. Il mago non c'è mai stato per davvero: se ne rendono conto solo alla fine. E le liane non le fatte apparire lui: ci sono sempre state.

Come ho detto prima:
Poeta Zaza ha scritto: Il mago del racconto è metafora della magia che dimora nel cuore di ogni bambino. Dove la magia infantile ha fatto apparire le liane e l'idea del gioco.
Spero di avere lasciato questi dubbi costruttivi alla mente dei piccoli lettori.  :libro:

Ma, se preferiranno pensare al mago apparso per davvero... beh, va bene lo stesso!  :si:   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
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Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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Ciao @Poeta Zaza molto particolare come storia anche se ho notato alcune discrepanze. Vado ad analizzare.
Poeta Zaza ha scritto: Davide ha otto anni, e da sei si esprime senza articolare bene tutte le parole. Non è balbuziente ma ha un difetto che gli impedisce di farsi capire dagli altri e che li fa ridere o arrabbiare. Sua mamma glielo ha spiegato, però lui non vuole doversi giustificare. È da sfigati farsi compatire. A lui sembra di farsi capire lo stesso.
Questo inizio mi sembra poco scorrevole considerando un piccolo lettore. Eliminerei questa parte sottolineata, non immediata per un bambino a cui fai riferimento.
Poeta Zaza ha scritto: "Vo che t dcamo s? No! rispondevano in coro i coetanei. Però ci hanno messo del tempo a sgamarlo. Anzi, qualcuno non lo sa neppure adesso. E questo qualcuno non capisce quando stanno babbiando lui che non ha ancora capito.
Complicato questo passaggio, ci vedrei qualcosa di più immediato per i bambini.
Poeta Zaza ha scritto: Gli estranei pensano che sia un po' tocco, ma non è vero. Davide ha più fantasia di tutta la classe quando c'è da inventare qualcosa. Lo dice anche la maestra. Lei dice che lui sa scrivere come gli altri sin dalla prima elementare. 
Secondo me non c'è bisogno di specificarlo, hai dato gli elementi per farlo capire anche a un bambino. Lo eliminerei.
Poeta Zaza ha scritto: Un giorno, da solo, nella radura boschiva alla periferia del suo paese, gli balena la fantasia di un gioco, ma in un attimo, così come gli è arrivata, vola via. Gli rimane in mente la grande H fuori dall'Ospedale, bianca su sfondo verde, dove atterrano gli elicotteri. 
Difficile da comprendere anche per un adulto, ci si arriva con un'elaborazione dopo aver letto la storia, con un percorso a ritroso.
Poeta Zaza ha scritto: Si decide a chiedere aiuto agli altri. Il mistero del gioco li fa arrivare in una decina sul posto
Mi sembra difficile attrarre un bambino senza dargli degli elementi che possano stimolarlo. Poi, poco prima non è stato trattato con delicatezza dai suoi coetanei, perché dovrebbero arrivare in tanti su quel posto da lui indicato? Dopo si capisce, ma il fatto che rimanga per ora segreto crea un po' di confusione.
Poeta Zaza ha scritto: D'improvviso, le stelline bianche e gialle si mettono in fila verticale; tante strisce, come festoni di Natale, si arrampicano sul tronco dell'albero fino alla cima dove si legano molto bene, e quindi si lasciano adagiare per cadere giù.
Questa parte onirica mi sembra ben riuscita,  funziona. Con l'apparizione del mago si entra in una dimensione fantastica. Bella l'idea delle stelline che si mettono in fila e diventano liane. Il punto nevralgico a mio avviso è il passaggio dalla dimensione reale e quella fantastica, che poi fantastica non è.
Poeta Zaza ha scritto: Iva mette la bambola per segnale: In tre prove, l'ha già spostata una volta e ne è fiera!
Non è immediato, spenderei qualche parola in più per spiegarlo a un bambino.
Poeta Zaza ha scritto: Gli amici si abbracciano, scoprendo il tesoro di capire colui che non era diverso.
Questa frase non mi convince molto e potrebbe essere fraintesa. Alla fine siamo tutti diversi. Il punto è capire che la diversità può essere uno spettacolare modo di interpretare la vita.
Ho apprezzato la vena fantasiosa che hai saputo imprimere al racconto anche se non risulta molto omogeneo nella sua complessità, come tra la parte dove descrivi la diversità e quella del gioco.
Un dubbio che mi è venuto riguarda le liane. Ma sono liane vere? Visto che non siamo nella giungla e questo tipo di corda naturale è difficile possa trovarsi da noi. Magari qualche forma di rampicante anche se potrebbe essere pericoloso attaccarsi. O sono corde messe appositamente per creare il gioco? Più plausibile. Nel caso andrebbe spiegato
Comunque è stata una piacevole lettura con un bel messaggio.
Alla prossima.

Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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Ciao @Poeta Zaza!

Io questo tuo pezzo l'ho trovato un po' difficile, secondo me assume un significato metaforico davvero complicato da sciogliere per un ragazzino di 6-7 anni. A quest'età credo sia molto importante la linearità e la semplicità. Ho invece apprezzato molto la brevità del testo, soprattutto considerato il target. Prendo alcune parti da commentare.
Poeta Zaza ha scritto: a sgamarlo.
Un termine un po' curioso per una fascia d'età così giovane. Eviterei lo slang, in quest'età i bambini devono ancora costruirsi un bagaglio di parole utili a definire se stessi e il mondo, e per comunicare efficacemente col mondo adulto. Lo slang serve magari dopo per riconoscersi in un gruppo definito e per definire la distanza con gli adulti.

Poeta Zaza ha scritto: E questo qualcuno non capisce quando stanno babbiando lui che non ha ancora capito.
Ho intuito il significato del termine babbiando, ma non lo conoscevo. Immagino la difficoltà di un bambino. Ma più importante ancora è la struttura della frase, troppo cervellotica: andrebbe sciolta, semplificata.
Poeta Zaza ha scritto: Gli estranei pensano che sia un po' tocco, ma non è vero. Davide ha più fantasia di tutta la classe quando c'è da inventare qualcosa.
Questa frase non m'è piaciuta a livello di contenuto. Chi l'ha detto che le persone tocche  (se con questo termine intendiamo una persone affette da ritardo mentale) non possano avere tantissima fantasia? Anzi spesso ne hanno!
Poeta Zaza ha scritto: Lei dice che lui sa scrivere come gli altri sin dalla prima elementare. 
Ecco, questo ha più senso secondo me. Se ha gli stessi tempi di apprendimento, non ha un ritardo mentale.
Poeta Zaza ha scritto: Gli rimane in mente la grande H fuori dall'Ospedale, bianca su sfondo verde, dove atterrano gli elicotteri. 
Questa è un'immagine un po' troppo inaspettata secondo me, è impossibile peraltro ricostruirne il senso se non andando alla fine del racconto.
Poeta Zaza ha scritto: c'è questo circolo piatto e chiaro, di terra battuta, vicino a questo albero grande e maestoso, che vede in controluce
questo...questo... ripetizione che eliminerei
Poeta Zaza ha scritto: il nome
Mah. Non è che se mi sfugge il nome di un gioco non ci posso giocare. Cioè capisco il parallelo "non so parlare", "non so giocare" ma qui mi è suonato molto forzato.
Poeta Zaza ha scritto: Il mistero del gioco li fa arrivare in una decina sul posto.
Vanno lì attratti da un gioco che non si sa qual è? Peraltro richiamati da un bimbo che pare non godere di molta stima del gruppo.
Poeta Zaza ha scritto: Prendono a saltare tutti, all'improvviso; si mettono a danzare nello spiazzo, saltando e facendo giravolte, sempre più vorticose,
Sembrano un po' pazzi, di solito i bambini non agiscono così: il momento pazzia arriva ma successivamente, quasi a destrutturare un gioco già costruito.
Poeta Zaza ha scritto: Dimmela!" dice il mago a Davide, ma non è un ordine, è un invito dolce e serio, espresso con occhi comprensivi
"Dimmela!": può essere un invito dolce?
Poeta Zaza ha scritto: che sembra sia stato il mago a fare apparire.
una costruzione un po' contorta, difficoltosa.
Poeta Zaza ha scritto: Si può farsi sollevare per attaccarsi e basta. Arrampicarsi, se ci riuscite, lo potete solo fare sulla liana, ah, meglio coi guanti se li avete, ma non sull'albero. Oppure, ci si può fare spingere e, con lo slancio, si va avanti e indietro da soli e poi si atterra più in là possibile, vicino al centro del bersaglio che dipingerete di un colore forte, come il rosso, bravo Mario"
Mi figuro la comparsa magica e bellissima di stelle e poi tutte queste regolette noiosissime. Uff...che mago maestrino!
Poeta Zaza ha scritto: coprendo il tesoro di capire colui che non era diverso.
Sembra quasi che la diversità sia un disvalore da nascondere.
Poeta Zaza ha scritto:
Però le liane no, non sono scomparse. Per fortuna.
Oppure - pensano tutti - c'erano sempre state.
Avrei finito con per fortuna. L'ultima frase sembra voler suscitare a tutti i costi un moto di sorpresa nel lettore. 

Secondo me in definitiva c'è poca linearità e un linguaggio ostico per chi legge, ma si può emendare.
Mi piacciono le storie che partono da una difficoltà linguistica ed espressiva, una comunicazione difficoltosa rende tanto fragili.

A rileggerti!

Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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@Sineddoche  :) e @Kasimiro   :)
Sineddoche ha scritto: davvero complicato da sciogliere per un ragazzino di 6-7 anni.
Veramente la fascia che ho scelto è 7-8 anni, e pensavo più agli otto. L'ho fatta leggere a mia nipote di 9 anni che "sgamato", per esempio, l'ha insegnato lei a me. Però potevo essere più semplice. d'accordo.
Kasimiro ha scritto: Mi sembra difficile attrarre un bambino senza dargli degli elementi che possano stimolarlo. Poi, poco prima non è stato trattato con delicatezza dai suoi coetanei, perché dovrebbero arrivare in tanti su quel posto da lui indicato? Dopo si capisce, ma il fatto che rimanga per ora segreto crea un po' di confusione.
Può essere che sia un po' strano che lo seguano, ma forse volevano vedere dove andasse a parare.
Kasimiro ha scritto: Difficile da comprendere anche per un adulto, ci si arriva con un'elaborazione dopo aver letto la storia, con un percorso a ritroso.
Qui ti riferisci alla H sul prato dell'Ospedale, dove atterrano gli elicotteri. 
Ti spiego: volutamente, ho creato attesa e interrogativi ai piccoli lettori. Gli ho voluto far vedere un flash di un ricordo che non andava avanti e su cui sarei per forza ritornata più avanti nel racconto.
E' come se l'amico (anche se lo prendono in giro non ho fatto capire che lo emarginino) avesse detto loro: Ho immaginato un bel gioco, venite con me sul posto per aiutarmi a "rivederlo".
Sineddoche ha scritto: Mi figuro la comparsa magica e bellissima di stelle e poi tutte queste regolette noiosissime. Uff...che mago maestrino!
Tu ci vedi la noia delle regole. Io spero che, di fronte a un nuovo bellissimo gioco, e (anche per i bambini) chiaramente un poco pericoloso, i piccoli  accettino volentieri alcuni limiti e li capiscano perfettamente.
Poeta Zaza ha scritto: Gli amici si abbracciano, scoprendo il tesoro di capire colui che non era diverso.
Me l'aspettavo che qualcuno tra i grandi lettori capisse (il politicamente corretto salta sempre fuori!) questo:
Sineddoche ha scritto: Sembra quasi che la diversità sia un disvalore da nascondere.
NON volevo assolutamente dire questo. Non è affatto un disvalore! Ma io parlavo di un'altra cosa: del tesoro di capirlo! Che non è automatico per nessuno. E se si impara da piccoli è tanto di guadagnato. @Sineddoche 
Poeta Zaza ha scritto: A cosa si può giocare lì? Lo stava capendo, un attimo prima, e sapeva anche che pronunciarne il nome poteva comprometterne la riuscita...
Non si ricorda il nome ma sa che genererebbe confusione: lane - liane.
Kasimiro ha scritto:
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Questa frase non mi convince molto e potrebbe essere fraintesa. Alla fine siamo tutti diversi. Il punto è capire che la diversità può essere uno spettacolare modo di interpretare la vita.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ho apprezzato la vena fantasiosa che hai saputo imprimere al racconto anche se non risulta molto omogeneo nella sua complessità, come tra la parte dove descrivi la diversità e quella del gioco.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Un dubbio che mi è venuto riguarda le liane. Ma sono liane vere? Visto che non siamo nella giungla e questo tipo di corda naturale è difficile possa trovarsi da noi. Magari qualche forma di rampicante anche se potrebbe essere pericoloso attaccarsi. O sono corde messe appositamente per creare il gioco? Più plausibile. Nel caso andrebbe spiegato[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Comunque è stata una piacevole lettura con un bel messaggio.[/font]
Sulle liane, ho cercato sul Web e ce ne sono anche in Italia. Forse non così forti da essere "a prova di papà" come dico io, ma ne esistono: rampicanti che dal tronco si arrampicano sino alla cima per poi scendere libere sino a toccare il suolo.
Ti ringrazio della tua definizione di diversità: molto molto bella e fa parte del "tesoro" di cui ho parlato sopra. @Kasimiro :)
Sineddoche ha scritto: Mi piacciono le storie che partono da una difficoltà linguistica ed espressiva, una comunicazione difficoltosa rende tanto fragili.

A rileggerti!
Grazie del commento, @Sineddoche  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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Poeta Zaza ha scritto: babbiando
questo è un termine che non conoscevo e che sono andato a cercare; è adatto per bambini di 7-8 anni? Nel senso, lo conoscono?
Poeta Zaza ha scritto: gli balena la fantasia
come sopra: bambini dell'età cui si rivolge il racconto, comprendono subito cosa vuole dire la frase?
Poeta Zaza ha scritto:
Un giorno, da solo, nella radura boschiva alla periferia del suo paese, gli balena la fantasia di un gioco, ma in un attimo, così come gli è arrivata, vola via. Gli rimane in mente la grande H fuori dall'Ospedale, bianca su sfondo verde, dove atterrano gli elicotteri. 
Guarda meglio la radura: c'è questo circolo piatto e chiaro, di terra battuta, vicino a questo albero grande e maestoso, che vede in controluce. A cosa si può giocare lì?
 Ho letto tutto il racconto e poi sono ritornato a questo punto e devo dire che non ho l'immaginazione del bambino, perché non mi sarebbe venuto in mente un simile gioco con quell'immagine.

Mi è sorta una domanda: se nessuno vuole giocare con lui, come fa ad avere degli amici che vanno da lui quando lo chiamano?
Purtroppo, solitamente, quando c'è un bambino con difficoltà, si tende a evitarlo.

Ho riletto il racconto un paio di volte dopo la prima lettura, ma l'impressione che ho avuto è rimasta: le varie parti del testo mi sembrano un po' scollegate tra loro. Non nel senso che non si riesca a capire il senso della storia, questo no, ma è come se... vada a singhiozzo, non scorre in modo fluido, va un po' a balzelli.
L'altro punto da annotare è l'uso di certi termini: quando si vuole comunicare con bambini di una certa età (direi sotto i dieci) occorre usare un linguaggio semplice, che sia subito comprensibile, così da non influire sull'atmosfera che si crea con il racconto.
L'idea di base è buona, servirebbe renderla un po' meno farraginosa.



 
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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Ciao @Poeta Zaza

Non sono molto adatto a commentare un testo per bambini, a definire quali siano i margini più adatti per la loro età, visto quello che ho pubblicato io.
Però mi  piacciono i racconti dove qualcuno parte svantaggiato, in questo caso Davide, con il suo difetto di pronuncia.  Avere un difetto fisico, uno qualunque, a quell’età ti segna per la vita quando hai a che fare con la naturale crudeltà degli altri bambini, se non intervengono fattori esterni per modificarlo o eliminarlo.
In queste cose io purtroppo potrei essere un vero maestro.
Mi aspettavo che il difetto di Davide si sbloccasse, con l’età e qualche aiuto è possibile, ma siamo in una favola ed è avvenuto comunque il miracolo dell’integrazione e della comprensione da parte di tutti.
Usi il termine “babbiando” e in un commento dici che pensavi che ormai fosse entrato nella lingua italiana. Probabile, ma io vorrei che non lo fosse, come non vorrei che entrasse nella lingua italiana nessun termine sardo. Anche io ho letto Camilleri, ma preferisco Verga, sicilianissimo anche lui, ma che riuscì a far sentire il suono della sua bellissima lingua siciliana usando un modo tutto suo di scrivere  usando l’italiano, da grande Maestro.
Quando viene il momento che Davide propone il gioco agli altri bambini, dici che viene attuato in una radura boschiva con al centro una H di atterraggio elicotteri, vicino a un grande albero. Nelle favole tutto è possibile, ma nella realtà quell’albero non dovrebbe esserci per niente vicino alla H, potrebbe essere pericoloso per le pale dell’elicottero.
Il resto è deliziosamente a livello del sogno, dell’armonia, della serenità e della bellezza.
Mi piace come il difetto di Davide non conti più, tutti lo capiscono con facilità, si intuisce l’inclusione, una vita che sarà felice, come dovrebbe essere per tutti i bambini del mondo. Che il mago esista oppure no non ha importanza: i bambini lo hanno visto, questo è reale ai loro occhi e non lo dimenticheranno mai. Come pure il fatto delle liane, botanicamente parlando non importa se non sono uguali a quelle come nelle giungle africane: ci sono eccome e tanto basta nel meraviglioso mondo dei bambini.
Concordo con altri commenti che hai usato alcuni termini troppo da adulti per una favola ma, come ho detto prima, io non dovrei parlarne anche se, andando a leggere le fiabe originali dei fratelli Grimm vi sono termini tremendamente da adulti e anche impressionanti nella loro costruzione favolistica che letti tali e quali impressionerebbero e per questo quelle favole sono state addolcite nelle versioni per bambini.
Nei tuoi testi, anche in questo, si respira una buona aria di dolce quiete, una gioia nello scoprire meraviglie nascoste che magari avevamo sempre sotto gli occhi ma non riuscivamo a vedere.
Come Alice nel paese delle meraviglie.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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M.T. ha scritto: Ho riletto il racconto un paio di volte dopo la prima lettura, ma l'impressione che ho avuto è rimasta: le varie parti del testo mi sembrano un po' scollegate tra loro. Non nel senso che non si riesca a capire il senso della storia, questo no, ma è come se... vada a singhiozzo, non scorre in modo fluido, va un po' a balzelli.
L'altro punto da annotare è l'uso di certi termini: quando si vuole comunicare con bambini di una certa età (direi sotto i dieci) occorre usare un linguaggio semplice, che sia subito comprensibile, così da non influire sull'atmosfera che si crea con il racconto.
L'idea di base è buona, servirebbe renderla un po' meno farraginosa.
Hai ragione sul fatto che non abbia collegato bene tutte le parti del racconto. 
Per le altre osservazioni, ti pregherei di leggere la risposta cumulativa che ho dato poco fa a @Kasimiro   e a @Sineddoche  perché risponde agli stessi tuoi dubbi.

Ti ringrazio del passaggio e delle utili osservazioni, @M.T.   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
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Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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Alberto Tosciri ha scritto: Quando viene il momento che Davide propone il gioco agli altri bambini, dici che viene attuato in una radura boschiva con al centro una H di atterraggio elicotteri, vicino a un grande albero. Nelle favole tutto è possibile, ma nella realtà quell’albero non dovrebbe esserci per niente vicino alla H, potrebbe essere pericoloso per le pale dell’elicottero.
Hai equivocato, Alberto. Nella radura boschiva non c'è la grande H per l'atterraggio degli elicotteri.  :)
E' venuta in mente a Davide mentre pensava al gioco delle liane la prima volta, quando poi non si ricordava più.
Qui:
Poeta Zaza ha scritto:
Un giorno, da solo, nella radura boschiva alla periferia del suo paese, gli balena la fantasia di un gioco, ma in un attimo, così come gli è arrivata, vola via. Gli rimane in mente la grande H fuori dall'Ospedale, bianca su sfondo verde, dove atterrano gli elicotteri. 
Guarda meglio la radura: c'è questo circolo piatto e chiaro, di terra battuta, vicino a questo albero grande e maestoso, che vede in controluce. A cosa si può giocare lì? Lo stava capendo, un attimo prima, e sapeva anche che pronunciarne il nome poteva comprometterne la riuscita...
Ti sono molto riconoscente per queste parole:
Alberto Tosciri ha scritto: Nei tuoi testi, anche in questo, si respira una buona aria di dolce quiete, una gioia nello scoprire meraviglie nascoste che magari avevamo sempre sotto gli occhi ma non riuscivamo a vedere.
Come Alice nel paese delle meraviglie.
Grazie, @Alberto Tosciri  :arrossire:
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Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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Ciao @Poeta Zaza  :)
Il tuo racconto mi spiazza un po', prima di tutto perché racconti e non mostri in quasi nessuna occasione, poi perché presenti un protagonista con un problema da risolvere, ma non lo usi affatto togliendoli qualunque valore narrativo.
C'è stato un Labocontest sulla pistola di Checov, se non mi sbaglio, ed è esattamente quello che succede qui: presenti gli elementi con cui vuoi costruire la tua storia, ma poi li abbandoni e vai in una direzione diversa. È un peccato perché era proprio un'idea vincente la tua.
Fai attenzione anche al lessico che risulta fuori target. Potresti pensare di recuperare il tuo personaggio e fare uno schema di difetti e qualità e di creare una lista in cui ipotizzare le diverse soluzioni che potrebbero esserci come soluzione dei suoi problemi. Tieni le frasi corte e usa immagini. Scrivi per immagini. 
Le prime letture sono forse le più difficili da scrivere, i bambini si annoiano subito e le difficoltà non sono quello che gli farà amare la lettura, almeno non alla maggior parte dei nuovi lettori.
Si era detto di scrivere di quotidianità e tu hai cominciato a farlo partendo dalla scuola. Rimani in quel contesto e scava nella classe per vedere come far superare le difficoltà al tuo protagonista. C'è molto potenziale in questa storia, basta usarlo  (y)
 
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Linda e la montagna di fuoco

Re: [Lab11] Piccoli Tarzan crescono

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Kikki ha scritto: Ciao @Poeta Zaza  :)
Il tuo racconto mi spiazza un po', prima di tutto perché racconti e non mostri in quasi nessuna occasione, poi perché presenti un protagonista con un problema da risolvere, ma non lo usi affatto togliendoli qualunque valore narrativo.
C'è stato un Labocontest sulla pistola di Checov, se non mi sbaglio, ed è esattamente quello che succede qui: presenti gli elementi con cui vuoi costruire la tua storia, ma poi li abbandoni e vai in una direzione diversa. È un peccato perché era proprio un'idea vincente la tua.
Fai attenzione anche al lessico che risulta fuori target. Potresti pensare di recuperare il tuo personaggio e fare uno schema di difetti e qualità e di creare una lista in cui ipotizzare le diverse soluzioni che potrebbero esserci come soluzione dei suoi problemi. Tieni le frasi corte e usa immagini. Scrivi per immagini. 
Le prime letture sono forse le più difficili da scrivere, i bambini si annoiano subito e le difficoltà non sono quello che gli farà amare la lettura, almeno non alla maggior parte dei nuovi lettori.
Si era detto di scrivere di quotidianità e tu hai cominciato a farlo partendo dalla scuola. Rimani in quel contesto e scava nella classe per vedere come far superare le difficoltà al tuo protagonista. C'è molto potenziale in questa storia, basta usarlo  (y)
 
Grazie del tuo commento e dei tuoi suggerimenti, @Kikki  :flower:

Mi sono dibattuta a lungo su quale versante imboccare: Davide supererà il suo problema di linguaggio, sì o no?
Anche parlando con la mia piccola lettrice di riferimento, lei mi ha detto: non c'è bisogno di farlo guarire, non è quella la cosa importante.
La cosa principale è che tutti si capiscano, e che quindi anche Davide venga compreso. Ed è un gioco a farlo succedere.

Certo, si può articolare come suggerisci tu. Posso provare a studiarmi una revisione che rovesci il punto di vista.  :grat: Ci penserò, @Kikki   :libro:
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