[H23] Il magazzino

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Percorso: Traccia del mistero

“Fra Galizio fa queste cose, queste cose le fa lui.”
Il vicebrigadiere alzò lo sguardo. Una donna minuta, avvolta dentro un plaid arancione; le rughe attorno agli occhi d’un verde sbiadito.
“Galizio?”
“A lui non piacciono quelli che vengono al magazzino. Il magazzino è il suo.”
Un gracchiare di corvi incorniciò il silenzio, tra i vapori sospesi delle voci e la nebbia che saliva dall’erba.
La vecchia guardò in alto e indicò gli uccelli; poi si fece il segno della croce.
Il cadavere del ragazzo steso a terra sembrava aspettare qualcosa, con gli occhi sbarrati e la bocca tesa. L’appuntato Carli gli chiuse le palpebre.
Arrivò l’ambulanza a sirene spente; il vicebrigadiere ordinò alla vecchia di seguirlo in questura.

“Cosa ci faceva, lì?”
Lei frugò dentro la sua borsa di plastica gialla e mostrò le mani piene di castagne.
“Da sola, alle sei del mattino?”
“Cosa vuole, agente. i vecchi non dormono e non hanno compagnia.”
“Brigadiere, prego. Ma s’è accorta di qualcosa? Un grido, dei passi… ”
“Quando sono arrivata c’era solo quel ragazzo. Era morto da un po’.”
“Come fa a dirlo?”
“Son cose che si capiscono.”
“Poi ha chiamato noi.”
“…”
“E i soccorsi?”
“I dottori non sanno aiutare i morti.”
“Noi sì?”
“Qualche volta.”
Gocce affilate iniziarono a ticchettare contro i vetri.
“Ha fatto un nome, là.”
La vecchia sollevò gli occhi strabuzzati.
“Un nome?”
“Un prete, mi pare.”
“Ah, intende fra’ Galizio. Vede, agente… ”
Il vice brigadiere sospirò e si appoggiò allo schienale facendo cigolare la sedia.
“…per costruire il magazzino hanno buttato giù un convento. Era diroccato, io ci andavo da piccola con le mie sorelle. E fra’ Galizio c’era già, allora; ma era buono. Ci faceva trovare le noci sgusciate, una volta perfino un mandarino. Io ero l’unica che gli parlava, a fra’ Galizio”.
Il vice brigadiere si massaggiò il mento.
“Questo frate che lei dice… quanti anni ha?”
“Cosa mi chiedete, agente: io sono ignorante. Ma gli ultimi frati del convento saran morti duecento anni fa. Forse trecento”.
La pioggia prese a battere più forte.
“Ho capito signora. Abbiamo finito.”
La donna si alzò tossicchiando e il brigadiere le chiese dove abitasse.
“Ai Camilloni, appena dietro il rio. Cinque minuti dal magazzino.”

“Mi stia bene, signora”.
“Arrivederci, agente”.

Meno di due settimane dopo il pubblico ministero, una ragazza fresca di concorso, aveva disposto l’archiviazione per suicidio.
Il padre della vittima s’era avvicinato al vicebrigadiere Dalcò e l’aveva fissato negli occhi: “Daniele non era il tipo da ammazzarsi”.
A parte questo, Dalcò non sveva mai visto nessuno suicidarsi di schiena.

Un mercoledì di riposo. Colazione al centro commerciale, due borse di spesa e il pomeriggio davanti alla tv.
Quando si decide a uscire di casa sono le quattro passate, le ombre già lunghe. Da casa sua ai Camilloni, appena dopo la tangenziale, sono venti minuti di camminata.
Vuole andare a trovare la vecchia, ha fatto delle ricerche e il convento abbandonato è esistito davvero. Ma non era maschile: Fra Galizio non c’entra, signora.
Prende la strada che porta fuori città, infagottato dentro un giaccone blu; il marciapiede è fango e acqua.
Un po’ meglio lo stradello di terra battuta che dalla provinciale porta ai Camilloni, quattro caseggiati di sasso attorno al cortile comune. Ci si vede ancora, ma Dalcò accende la torcia del cellulare.
C’è un anziano che sta dando da mangiare a una dozzina di gatti ossuti.
“Buonasera.”
“Salve.”
“Sto cercando una signora che abita qui”. Come si chiamava? “Ha ottant’anni circa, ancora in gamba.”
“Mia moglie, questa porta qua. Le altre son seconde case, non viene mai nessuno”. Il vecchio fuma mentre versa croccantini; mormora i nomi dei gatti e guarda cordiale il vice brigadiere, indicandogli la porta. Dalcò suona il campanello: la vecchia che compare è una signora piccola e paffuta, sa di lavanda.
“Mi scusi, cercavo un’altra persona, mi ha detto che abita ai Camilloni”.
L’anziana allarga le braccia: “Qui siamo io e mio marito.”

Forse Dalcò ha capito male, non è quello il posto. Decide di tornare al magazzino a dare un’occhiata. Il rio è gonfio e corre veloce, sembra accompagnarlo in silenzio.

A terra c’è ancora l’erba schiacciata dal cadavere di Daniele, la finestra lo invita a salire. Nella sera che cala il magazzino appare enorme, i passi rimbombano sui gradini sbeccati. Il terzo piano è mattoni, polvere e assi di legno, rimasuglio insignificante di vite passate.

Sul davanzale della finestra c’è un corvo, illuminato dal crepuscolo.
Dalcò batte i piedi ma l’animale rimane immobile: fissa un punto in basso, là fuori.
Dalcò si avvicina.
Quando punta la torcia verso la finestra, l’uccello si volta a guardarlo. Ha gli occhi aggrottati d’un verde sbiadito.

Re: [H23] Il magazzino

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Ciao @Sineddoche , credo proprio che è la prima volta che ti leggo. Nuova/o?
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pmUn gracchiare di corvi incorniciò il silenzio
Molto bello ed accurato. Poche righe e già so che scrivi bene!
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pmil vicebrigadiere ordinò alla vecchia di seguirlo in questura.
Credo, non vorrei sbagliarmi, che trattandosi di un carabiniere la porterà in caserma, che in questura c'è la polizia.  
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pmfra’ Galizio
A inizio racconto lo scrivi senza apostrofo, tant'è che sono andato a controllare se fosse corretto, per un mio dubbio personale. è corretto in entrambi i casi, con o senza apostrofo. Solo che sceglierei una delle due soluzioni, "fra" o "fra'" e la userei per tutto il racconto.

Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pmMa gli ultimi frati del convento saran morti duecento anni fa. Forse trecento”.
Ah-ah! Svolta de fantasmi!
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pmnon sveva mai visto nessuno suicidarsi di schiena.
A parte il refusino, non è molto chiaro in che posizione sia il morto. Intendi dire che è pancia a terra? Che si è buttato di schiena da qualche parte? Chiarirei il passaggio. Se è una morte che può essere anche causata da omicidio, il suicidio non può essere stato cadendo dall'alto. Oppure sì, lo hanno spinto? Un colpo di pistola? In che senzo un colpo di pistola di schiena? Insomma, chiariscici la scena del delitto. Per favore. Al più presto. Mi sto dando il tormento!  :fuma:
...
Mica si sarà autoaccoltellato alla schiena?  :grat:
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pmUn mercoledì di riposo. Colazione al centro commerciale, due borse di spesa e il pomeriggio davanti alla tv.
Quando si decide a uscire di casa sono le quattro passate, le ombre già lunghe. Da casa sua ai Camilloni, appena dopo la tangenziale, sono venti minuti di camminata.
Vuole andare a trovare la vecchia, ha fatto delle ricerche e il convento abbandonato è esistito davvero. Ma non era maschile: Fra Galizio non c’entra, signora.
Ehi, attenzione, sei passata al presente, stavi narrando al passato. 
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pm“Ha ottant’anni circa, ancora in gamba.”
Mi stona qualcosa in questo dialogo. Già quel che precede, "sto cercando una signora che abita qui", non mi sembra proprio il massimo della professionalità per un tutore dell'ordine. La frase riportata, poi, la pronuncia davanti al marito di lei, che si suppone abbia più o meno la sua età. ra, se dico a un ventenne, "guarda, quella ha ottant'anni ed è ancora in gamba" è tutto ok. Ma se la stessa frase la dico davanti a un ottantenne, gli do a intendere che ordinariamente dovrebbe essere con un piede nella fossa, o almeno sciancato e rincoglionito. Che l'essere ancora in gamba è un'eccezione. Insomma, o il tuo personaggio è un gran gaffeur, o rivedrei la battuta.
E lo dico perché ho ottant'anni e ne sono rimasto offeso.:fu:
Ottant'anni dentro, s'intende
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pml’uccello si volta a guardarlo. Ha gli occhi aggrottati d’un verde sbiadito.
Bello, bello, bello il finale.


Allora, cara parte per il tutto, è stato un piacere leggerti.
Il racconto è più buffo che dell'orrore, ma personalmente poco male, incontra di più il mio gusto.
L'impressione è che tu scriva molto bene, metti grande ricerca nella scelta delle parole e nella creazione delle immagini. Talvolta però ti sei distratta (distratta, vero, oppure sei un Sineddoco?), e qualche imperfezione trapela. Cose che vanno via dopo una rilettura, ma proprio perché poi il tutto cozza con le capacità che metti in mostra questa rilettura io la farei. In primis il cambio di tempo nella narrazione: è un qualcosa che poteva essere facilmente corretto. E altre bazzecole sparse che ti ho segnalato.
Il racconto è una pillola. Alla fine lasci intendere cosa sia potuto accadere, ma non lo sveli. Un filo rimane però lì appeso, quello di Fra Galizio, cosa avrebbe combinato, e che ne è stato nella storia dei frati morti duecento anni fa. Ecco, questa è una cosa che lasci non sviluppata.
Secondo me il racconto ha buone premesse, ma va sviluppato e completato. Non perché abbia un finale aperto e indefinito, quello può essere anche bello (anzi, l'ho trovato bello), ma per quelle tracce che accenni e poi lasci irrisolte.

Ad ogni modo ti rileggerò di nuovo con gran piacere, ben incontrata/o  :)
Scrittore maledetto due volte

Re: [H23] Il magazzino

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Ciao @Sineddoche,
leggendo il tuo racconto, fin dalle prime righe ho notato che scrivi molto bene, dettagli immagini nitide, molto immersivo.
Per quanto riguarda la trama, devo dirti che mi e sembrato più un esercizio di stile.
Va bene l'aderenza alla carta, ma non mi hai trasmesso nessun sentimento correlato alla paura, inoltre sembra tu abbia lasciato il racconto incompleto.
Accetto il racconto pubblicato, immaginandolo parte di un testo molto più articolato, lo faccio quasi sempre anche io, ma in questo testo non chiudi nulla, salvo scoprire che la signora era il corvo, ma tutto il resto?
Altra cosa: se mi scrivi che il morto è stato ammazzato di spalle, me lo immagino prono a terra, invece il vice brigadiere gli chiude gli occhi. Magari è plausibile, ma a me risulta stonato.
Che dirti, secondo me hai tutte le capacità per scrivere ottimi testi, ma in questo caso, mi lasci l'impressione di avere interrotto all'inizio e poi aver ripreso per chiudere frettolosamente.
A rileggerti.
<3

Re: [H23] Il magazzino

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@Sineddoche , ciao!
Mi accodo ai commenti sulla qualità della tua scrittura, sulla costruzione delle ambientazioni e sulla ricerca dei vocaboli.
Mi accodo altresì ai commenti sul fatto che queste caratteristiche non le finalizzi appieno. Forse mancata rilettura, forse un po’ di fretta, ma è come se tu avessi costruito una bellissima sedia intarsiata… con una gamba un po’ più corta (oddio che brutta immagine!).

Detto questo, mi sono divertito a leggere il tuo cameo e la sospensione del finale!

A rileggerti!

PS: se una persona viene portata in caserma, si prendono le generalità, non è plausibile questo aspetto!

Re: [H23] Il magazzino

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Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pm verso la finestra, l’uccello si volta a guardarlo. Ha gli occhi aggrottati d’un verde sbiadito.

Benvenuto nel mondo dei Contest, @Sineddoche  :)

Che tu fossi una buona penna e un buon lettore l'avevo intuito dalla scelta del nick-name.  ;)

Come d'abitudine, comincio con le note tecniche (se ne ho):
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pmil vicebrigadiere ordinò alla vecchia di seguirlo in questura.

“Cosa ci faceva, lì?”
Mi sembra poco accorto il tuo vicebrigadiere che non va, subito, ad approfondire l'accenno al ruolo del frate nel suicidio del ragazzo, e neppure insiste in una risposta esaustiva nel volgere successivo dell'interrogatorio. Inoltre, non identifica la persona che ha davanti.
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pmnon sveva mai visto nessuno suicidarsi di schiena.
Piccolo refuso per "aveva".
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pm Dalcò batte i piedi ma l’animale rimane immobile: fissa un punto in basso, là fuori.
Dalcò si avvicina.
Quando punta la torcia verso la finestra, l’uccello si volta a guardarlo. Ha gli occhi aggrottati d'un verde sbiadito.
Il finale richiama l'incipit:
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pm
“Fra Galizio fa queste cose, queste cose le fa lui.”
Il vicebrigadiere alzò lo sguardo. Una donna minuta, avvolta dentro un plaid arancione; le rughe attorno agli occhi d’un verde sbiadito.
“Galizio?”
“A lui non piacciono quelli che vengono al magazzino. Il magazzino è il suo.”
L'immagine scelta richiama la vecchia e il corvo insieme. Bravo!

Però...

Il racconto non svela tante cose senza risposta o lasciate all'immaginazione del lettore. 

Alla prossima. :ciaociao:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [H23] Il magazzino

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Comincio dal tuo racconto, che è l'ultimo che ho letto.

Bel pezzo, una miniatura semplice ed efficace.
Sono rimasto piacevolmente colpito dai dialoghi. Soprattutto quello più lungo, in questura (caserma?).
Pochi "beat" fuori dal discorso diretto, eppure la conversazione risulta vivida, come se si svolgesse davanti agli occhi del lettore, ciascun personaggio con la propria voce ben definita. Una prova tecnica notevole per qualunque scrittore, un esempio da mostrare a chiunque si avvicini alla scrittura.

Proprio perché i dialoghi mi sono piaciuti molto, partirò da quelli per entrare un po' più nel dettaglio.
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pm“…”
È il tuo racconto, i dialoghi sono tuoi, e una scelta stilistica come quella qui sopra può anche starci. Io però eviterei di "reinventare la ruota" quando già esistono soluzioni efficaci. Il racconto è, in teoria, un mezzo che usa la lingua scritta. I tre puntini di sospensione "orfani" di qualsiasi testo sono una soluzione visuale, utilizzata per lo più in altri mezzi (il fumetto su tutti). Lo stesso concetto poteva essere reso in maniera più tradizionale (e puramente scritta) con un semplice "tacque" o "non rispose".
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pm“Buonasera.”
“Salve.”
Nella vita reale non salutare è segno di maleducazione. Un dialogo scritto però non è la vita reale. I convenevoli non aggiungono niente alla narrazione, e sono quindi evitabili. Esattamente come non raccontiamo dei nostri personaggi mentre fanno cose di poco conto (andare in bagno, ecc.), possiamo evitare i saluti nei dialoghi. Oppure, possiamo inserirli come "beat" prima di iniziare il discorso diretto: "Dalcò lo salutò e chiese:..."
Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pm“Ha ottant’anni circa, ancora in gamba.
“Mia moglie, questa porta qua.”
Stesso appunto segnalato da Edu. Questa frase pronunciata davanti a uno di quell'età potrebbe risultare offensiva. La parte in grassetto si può eliminare.

Ora passiamo al resto. Sorvolerò sui refusi perché già te li hanno segnalati (e io sono una ciofeca a trovarli).

Del cambio di tempo già ti hanno detto. In realtà una scelta simile si potrebbe giustificare, poiché indicherebbe uno stacco tra quanto accaduto in passato e le ultime scene, ambientate nel presente. Ma crea instabilità nel testo, e a mio avviso è superflua.

Il mio appunto maggiore riguarda le questioni lasciate in sospeso.
È un mystery soprannaturale, quindi ci sta che non tutto venga spiegato. E il nucleo della narrazione (la storia della vecchietta) trova comunque uno sviluppo e una conclusione.
Resta il fatto che, per essere una storia così breve, ci sono davvero parecchi fili sciolti. Annodarne qualcuno in più avrebbe conferito un senso di chiusura più efficace. Secondo me si dovrebbe rispondere almeno a uno di questi due quesiti, che sono i maggiori lasciati in sospeso:
  • com'è morto Daniele? Per quale motivo?
  • fra Galizio ha davvero un legame con quanto accaduto? Se sì, quale? Se no, perché la vecchietta lo menziona?
Leggendo il testo si possono fare alcune congetture, ma nessuna definitiva. Forse valeva la pena accennare qualcosa in più.
Ci sono altri elementi che non trovano spiegazione (perché la vecchia dice di abitare ai Camilloni quando chiaramente non è vero, per esempio), ma sono minori e in una storia di stampo sovrannaturale credo sia totalmente accettabile lasciarli aperti.

Questo è quanto.
Ho apprezzato la tua scrittura, e la capacità di narrare una storia così bene in così pochi caratteri. Complimenti. :)

A rileggerti.

Re: [H23] Il magazzino

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Bentrovato @Sineddoche 
Non posso che essere il linea con quanto ti hanno già detto nei commenti sopra.
Mentre leggevo ero distratta dalla domanda: ma come farà, il brigadiere poi, a trovarla se non le ha chiesto nemmeno il nome?
L'idea è tutta da sviluppare c'è da costruire una vera e propria trama.
Chi è o era il frate? Quali implicazioni legano la vecchia che diventa corvo a quel magazzino ex convento femminile? Chi è Daniele, perchè è stato ucciso e come? Sono troppe le cose rimaste in sospeso.
L'aderenza all'immagine che ti è toccata in sorte c'è ma dovresti trovare un filo che leghi saldamente la tua idea.  

Re: [H23] Il magazzino

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Ciao @Sineddoche  (una delle mie figure retoriche preferite, per inciso)
Dopo aver letto il tuo racconto, ho dato un'occhiata ai commenti, per evitare di ripetere cose già dette, e sono d'accordo sui pregi e sui difetti già esposti.
Tengo però a dire che, al netto dei difetti, la scrittura, l'atmosfera e l'idea sono così ben riuscite che questa è stata per me una delle letture più godibili, finora, in questo contest. Grazie!
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [H23] Il magazzino

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Grazie per avermi letto e commentato in così tanti!

Ho immaginato una trama molto più ampia e raccontato quel che credevo potesse essere sufficiente a immaginare buona parte del resto.

Per esempio il dubbio sul suicidio "di spalle" nel mezzo del racconto, unito alla chiusura delle palpebre all'inizio e al fatto che Dalcò sia salito proprio al terzo piano avrebbero dovuto fare capire (secondo me) che Daniele si fosse buttato (o fosse stato buttato) dalla finestra.

L'accenno al convento femminile anziché maschile avrebbe dovuto fare capire (sempre secondo me), unitamente al richiamo alle "sorelle" fatto dalla vecchia, che lei stessa era una suora all' interno del convento. Fra' Galizio una sua invenzione, utile ad attrarre Dalcò verso di sé e, infine, giù dalla stessa finestra di Daniele.

Ovviamente il riconoscimento in caserma (avete ragione voi) era stato effettuato, ma nella narrazione viene riportata solo una parte della conversazione. La fase di registrazione, spesso vissuta come incombenza "amministrativa" viene rimossa dalla memoria di Dalcò, che prima chiede alla vecchia dove abita (se n'è dimenticato) e poi si dimentica anche il nome.

Quando Dalcò chiede della vecchia al signore dei gatti vorrebbe dire il nome, non ricordandoselo. Così cerca di coprire "il buco" dicendo la prima cosa che, per istinto, gli viene in mente. Che è evidentemente una gaffe. La ritenevo umanamente comprensibile, ecco.

La cosa a cui tengo di più: il cambio di tempo verbale. Era assolutamente voluto, il momento narrativo cambia e per me ci sta passare dal passato al presente; noterete che successivamente non sono più tornato al passato. Volevo dare più pathos all' incontro finale col corvo.

Insomma, la suora rediviva capace di trasformarsi in corvo vuole vendicarsi sull'umanità che gli ha distrutto il suo convento, e le trova tutte per attirare poveracci nel magazzino e ammazzarli.

Tornerò sul racconto tenendo ben presenti le vostre attente osservazioni. Grazie per aver visto del buono nella mia scrittura, è la cosa più importante per me.

Re: [H23] Il magazzino

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Mid ha scritto: sab nov 04, 2023 3:15 pmUna prova tecnica notevole per qualunque scrittore, un esempio da mostrare a chiunque si avvicini alla scrittura
Addirittura? Questa notazione mi ha quasi commosso.
:)
Modea72 ha scritto: sab nov 04, 2023 12:30 amleggendo il tuo racconto, fin dalle prime righe ho notato che scrivi molto bene, dettagli immagini nitide, molto immersivo.
L ha scritto: sab nov 04, 2023 10:37 amMi accodo ai commenti sulla qualità della tua scrittura, sulla costruzione delle ambientazioni e sulla ricerca dei vocaboli.
Bef ha scritto: lun nov 06, 2023 11:01 amTengo però a dire che, al netto dei difetti, la scrittura, l'atmosfera e l'idea sono così ben riuscite che questa è stata per me una delle letture più godibili, finora, in questo contest
Edu ha scritto: sab nov 04, 2023 12:17 amMolto bello ed accurato. Poche righe e già so che scrivi bene!
Senz'altro per me la sfida più ardua era immaginare una trama convincente in così poco tempo. Di solito impiego molti mesi anche per un semplice racconto breve, tra riletture e correzioni. Ma il fatto che sia riuscito a far emergere un qualche pregio stilistico è già una grande soddisfazione, quindi ancora grazie a voi.

Re: [H23] Il magazzino

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Mmmh… Ti chiamerò Incompiuto, dato che ti figuro quale infinitesima parte di un tutto inesistente.

Come molti tuoi tristi compari di contest, hai avuto una buona idea, ma sei riuscito a sciuparla in modo terribile. Hai disseminato il testo di imprecisioni e approssimazioni che rendono certi passaggi addirittura comici. E il fatto che lo siano involontariamente non ti solleva dalla colpa di aver bistrattato il tuo lavoro.

Perché non vi rileggete, dannati imbrattacarte? Rileggetevi ad alta voce, maledizione! Ascoltate la vostra voce mentre interpreta il vostro racconto. Più facilmente v’accorgerete d'imprecisioni, refusi e incongruenze. Non fingete soltanto di leggere, ripassando bensì mentalmente a memoria il vostro testo. 
Avete paura d’esser presi per matti? Allora ho ragione di pensare che con il mio appellarvi “imbrattacarte” v’abbia fatto montar la testa, che vi crediate molto meno che tali e temiate di dover giustificare la lettura ad alta voce con chi vi è intorno.
(E non provare a dirmi che ti sei riletto eccome, e, quindi, questo sistema che intima lo Stregone è una stupidaggine. Perché non potrei far altro che dedurre che non sai leggere!)

Orbene, questa delle imprecisioni è solamente la parte veniale, che una buona riscrittura può risolvere, mio Incompiuto, dannazione a te!

Lo Stregone ama i racconti brevi, adora il non detto. Sa distinguere gli atti di violenza alla consecutio dai tentativi dell’autorucolo di turno, non sempre portati a compimento in modo brillante, ma pur sempre apprezzabili, di trasportare con sé il lettore a spasso nel tempo della storia, con il sapiente uso dei tempi verbali.
Ma fin qui:
Sineddoche ha scritto: L'accenno al convento femminile anziché maschile avrebbe dovuto fare capire (sempre secondo me), unitamente al richiamo alle "sorelle" fatto dalla vecchia, che lei stessa era una suora all' interno del convento. Fra' Galizio una sua invenzione, utile ad attrarre Dalcò verso di sé e, infine, giù dalla stessa finestra di Daniele.
non ci era arrivato…

Veniamo, quindi, all’inspiegabile della storia. Non all’inspiegabile in quanto mistero volutamente introdotto nella trama, quanto all’inspiegabile narrativamente: perché complicare il tutto con un convento di suore che necessiti d’incolpare un fantomatico monaco? Perché forzare così malamente la necessità d’un monaco, quando la mia carta te l’imponeva, addirittura?

La bambina poteva benissimo essere una giovane visitatrice del convento (di monaci); i motivi di tali visite potevano anche non essere leciti (ma questo non c’è bisogno di forzarlo nell’immaginazione del lettore, facendoglielo, piuttosto, abilmente dubitare) e rendere pure plausibile la maledizione eterna del priore (ché mai s'è dato di trovare un maledetto che dalla sua non abbia anche una piccola parte di ragione – l’abbattimento del convento – senza l’essersi già meritato la maledizione).

Che la bambina sia realmente esistita, e che la sua anima incolpevole sia stata attratta e poi corrotta proprio lì nel convento, non impedisce che la vecchia dagli occhi d’un verde sbiadito possa essere l’odierno corvo, imprigionato in eterno nella complicità di Fra’ Galizio.

Ci sei andato vicinissimo, o mio Incompiuto, ma non sei riuscito a soddisfare pienamente i gusti dello Stregone.
Al contempo, onore e sommo disonore a te, per questo.

Re: [H23] Il magazzino

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  ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]“Ah, intende fra’ Galizio. Vede, agente… ”[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Il vice brigadiere sospirò e si appoggiò allo schienale facendo cigolare la sedia.[/font]
  ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Il padre della vittima s’era avvicinato al vicebrigadiere Dalcò e l’aveva fissato negli occhi: “Daniele non era il tipo da ammazzarsi”.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]A parte questo, Dalcò non sveva mai visto nessuno suicidarsi di schiena.[/font]
Ironia sottile, ma queste due scene mi hanno proprio fatta ridere  :asd:

Mi è piaciuto molto il tuo stile di scrittura, ma mi aspettavo qualcosa di più dalla fine del racconto! Forse ci vedo un mistero di troppo: abbiamo un assassinio, un frate fantasma, una vecchia-corvo-fantasma... e neanche un pezzettino di soluzione? :( 

Re: [H23] Il magazzino

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Sineddoche ha scritto: ven nov 03, 2023 10:54 pmFra Galizio
Metterei l'apostrofo anche qui (fra'), come giustamente fai più sotto

Ciao @Sineddoche, che bel racconto! Mi è piaciuto parecchio, sembra uscito da "Scary stories to tell in the dark": eccellente atmosfera, misteriosa al punto giusto, e un colpo di scena finale che ribalta la storia e fa raggelare. Quelle, però, sono storielle popolari: qui, secondo me, manca qualche elemento di complessità in più al racconto. Chi è, quindi, fra' Galizio? E perché l'anziana ha fatto quello che ha fatto? Il racconto è affascinante così com'è, essenziale, ma almeno un pochino secondo me si può ampliare. Ad esempio, lo svolgimento mi risulta fortemente impersonale: il punto di vista del vicebrigadiere Dalcò è appena accennato, addirittura il suo nome lo dici solo a metà racconto (mentre viene nominato subito l'appuntato Carli, personaggio del tutto secondario nella vicenda), non ci rendi mai partecipi dei suoi pensieri e descrivi pochissimo delle sue azioni: renderei lui il perno delle indagini (per quanto tenute scarne, perché okay non è un giallo, ma un minimo può starci).
Il fatto che il racconto sia così essenziale influisce in parte anche sulla rivelazione finale secondo me. Al dettaglio degli occhi verdi ho capito dove la storia stesse andando a parare e ho avuto un brividino, ma l'ho capito solo perché sono consapevole di star leggendo un racconto, e il mio pensiero è stato "occhi verdi... okay, se si focalizza su questo dettaglio nel finale, vuol dire che è importante. Forse l'aveva detto riferito all'anziana?" e mi sono messo a cercare. E in effetti l'hai nominato, ma una volta sola: okay la pistola di Cechov, ma così mi pare un filo eccessivo; e non è questione di disattenzione del lettore, è proprio che la prima volta che nomini gli occhi verdi si perde nel quadro generale della descrizione che stai dipingendo. Quello che avrei dovuto pensare immediatamente è: "occhi verdi, come l'anziana!" Ecco, secondo me avresti potuto ribadirlo altre due o tre volte, ad esempio mentre il vicebrigadiere parla con l'anziana.

Ho dato un'occhiata alla tua risposta ai commenti:
Sineddoche ha scritto: lun nov 06, 2023 12:41 pmLa cosa a cui tengo di più: il cambio di tempo verbale. Era assolutamente voluto, il momento narrativo cambia e per me ci sta passare dal passato al presente; noterete che successivamente non sono più tornato al passato. Volevo dare più pathos all' incontro finale col corvo.
Sono d'accordo, dà più pathos, ma il cambio mi risulta ancora abbastanza ingiustificato. A questo punto, perché non raccontare tutto al presente?
Sineddoche ha scritto: lun nov 06, 2023 12:41 pmInsomma, la suora rediviva capace di trasformarsi in corvo vuole vendicarsi sull'umanità che gli ha distrutto il suo convento, e le trova tutte per attirare poveracci nel magazzino e ammazzarli.
Strano, non era quello che avevo interpretato... Nella sua interazione col vicebrigadiere Dalcò, si dimostra quasi uno spirito gentile, di certo non subdola o adirata con l'umanità. Anche l'incontro finale, sotto forma di uccello, mi ha fatto pensare a un'atmosfera di rispetto reciproco: se il suo scopo è altro, mostrerei allora l'attacco dell'uccello nei confronti dell'uomo. Io avevo capito lei fosse una strega e che il messaggio per il vicebrigadiere fosse: "stanne fuori, sono questioni che non ti riguardano".
Va be', perdona l'essere puntiglioso, è solo perché il racconto mi ha colpito e penso abbia del potenziale  :asd:
Grande! A rileggerci

Re: [H23] Il magazzino

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ciao @Sineddoche piacere leggerti.

L'unica cosa che ritengo di dirti è che la trama è un casino totale... Pure la narrazione non è da meno. Credo che non sarebbe bastato rileggere il pezzo. Questo andava riscritto nuovamente..   Gli horror non sono facili da costruire, bisogna pensare alla trama come a un muro di mattoni da mettere in ordine. Tasselli di un prezioso mosaico che devono essere incastrati a perfezione. Spesso bisogna essere orologiai, per la meticolosità. Ma sono inconvenienti che capitano a tutto noi imbrattacarte! Ma lo @Stregone lo sa o non lo sa che la penna di corvo e il calamaio non si usano più? A quale secolo è rimasto? Ciao, alla prossima :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [H23] Il magazzino

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Sineddoche ha scritto: Dalcò non sveva mai visto nessuno suicidarsi di schiena.
Va bene che il pubblico ministero era fresco d'incarico e senza esperienza, ma chiudere un caso per suicidio con l'eclatante evidenza che suicidio non è, mi pare troppo; meriterebbe il licenziamento in tronco. Oppure dovevi accrescere il dubbio.
Refuso: aveva
Sineddoche ha scritto: Un mercoledì di riposo. Colazione al centro commerciale, due borse di spesa e il pomeriggio davanti alla tv.
Ottima sintesi della sua giornata.

Sineddoche ha scritto: Quando si decide a uscire di casa sono le quattro passate,
questa affermazione, però, discorda con la frase precedente, le quattro sebbene "passate" sono ancora pomeriggio quindi meglio spostare le lancette in avanti, oppure sistemare la frase precedente sostituendo pomeriggio con "qualche ora davanti alla TV"


Ho trovato il passaggio dal passato al presente assolutamente coerente, l'antefatto viene raccontato al passato mentre l'epilogo (che pure lascia la storia senza conclusione, a parte il fatto di avere scoperto che la vecchia era il corvo) viene raccontato al presente; è ben evidenziato dallo stacco bianco. 
Nel complesso è una lettura molto gradevole, hai delle ottime doti di scrittura, ma qualche imprecisione c'è, non lo si può negare. Non entro nel merito del contest perchè non ho seguito le tracce quindi non mi esprimo.  Ma devo ammettere che hai messo molti interrogativi sul tavolo e solo uno (l'identità misteriosa della vecchia) è stato risolto. 
Aggiungo qualche suggerimento. Ad esempio, la parola vecchia, usata quando il brigadiere va a cercare la donna, poteva essere sostituta con "molto anziana". Poi, il corvo/vecchia che fissa un punto in basso, là fuori  dovrebbe indicare qualcosa di importante, magari, tanto da risolvere il caso, invece, resta lì senza una spiegazione. Inoltre, dettaglio non indifferente, dici che il brigadiere è entrato nel magazzino, quindi se il corvo guarda e in basso fuori vuol dire che dà le spalle al brigadiere, o comunque ha la testa girata e e china, l'uomo può vedergli gli occhi solo di traverso; difficile rimanga fulminato riconoscendo gli stessi occhi. Sono dettagli che, in una storia come questa, non vanno sottovalutati. 
Per quanto si tratti di invenzione, e l'intreccio della trama sia tutto tuo, le immagini da mostrare al lettore devono essere assolutamente realistiche.
Non so quale metodo usi, ma quando scrivi certe scene alzati dalla scrivania, posizionati come i tuoi personaggi, assumi l'atteggiamento che immagini per tuoi protagonisti, vedrai: ti verrà più facile evitare errori. 

Ti rileggerò con piacere  :rosa:

Re: [H23] Il magazzino

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Ciao @Adel J. Pellitteri grazie della tua attenzione e del commento! 
Per me la gradevolezza della lettura e e le ottime doti di scrittura sono un riconoscimento davvero molto importante.

Per quanto riguarda la trama, ti do ragione: è un colabrodo. Una settimana per cercare di ideare una trama coerente è davvero troppo poco per me, ho deciso in effetti di puntare sulla brevità facendo attenzione alla qualità del testo.

Felicissimo che, almeno per qualcuno, il cambio di tempo non sia risultato così straniante.

Re: [H23] Il magazzino

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Ciao, ho avuto modo di apprezzare questo racconto. Ti lascio le mie impressioni qui di seguito:
“Fra Galizio fa queste cose, queste cose le fa lui.”
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Il vicebrigadiere alzò lo sguardo. Una donna minuta, avvolta dentro un plaid arancione; le rughe attorno agli occhi d’un verde sbiadito.

[/font]
L'incipit sembra di grande effetto. Iniziare un racconto con un dialogo credo sia efficace per portare il lettore subito dentro l'azione. La donna è minuto, un plaid arancione, gli occhi d'un verde sbiadito: ha giusto tre caratteristiche che permettono di introdurla e di esistere nella narrazione. Un elemento tipico del racconto breve e che sembra essere efficace (per me che ancora ci devo fare l'abitudine).

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Un gracchiare di corvi incorniciò il silenzio, tra i vapori sospesi delle voci e la nebbia che saliva dall’erba.

[/font]
Una retorica che sfrutta un elemento visivo (incorniciare) ed uno auditivo (il silenzio), creando una sinestesia anche con i "vapori sospesi delle voci" e la nebbia che saliva dall'erba, che invece sono elementi cinestesici. Questa frase crea un mood, un'ambientazione tutta sensoriale che basta a farne un piccolo quadretto. 

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Lei frugò dentro la sua borsa di plastica gialla e mostrò le mani piene di castagne.

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Queste sono le castagne utilizzate come alibi e che hanno veramente fregato il vicebrigadiere, portandolo fuori pista. Mica scema, la vecchia?

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]“Cosa vuole, agente. i vecchi non dormono e non hanno compagnia.”

[/font]
Ho notato un refuso, la lettera capitale davanti ai vecchi. Qui l'alibi continua a depistare il vicebrigadiere Dalcò, ma all'inizio del racconto il lettore non può minimamente immaginare la natura della vecchia, che rimane velata e misteriosa. 

Un commento generale sui dialoghi: sono molto realistici, colloquiali e lasciano ad intendere un po' il carattere del personaggio principale, il vicebrigadiere. La cosa che più mi stupisce è che vengono articolati in un racconto con narratore in terza persona: il narratore, che dovrebbe essere di regola "onnisciente", invece incorpora le tinte del personaggio, l'atmosfera circostante. 

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]“…per costruire il magazzino hanno buttato giù un convento. Era diroccato, io ci andavo da piccola con le mie sorelle. E fra’ Galizio c’era già, allora; ma era buono. Ci faceva trovare le noci sgusciate, una volta perfino un mandarino. Io ero l’unica che gli parlava, a fra’ Galizio”.

[/font]
Mi riferisco precisamente a questa frase. Il magazzino è stato costruito su un convento diroccato, io ci andavo da piccola con le mie sorelle. Ottima frase, approfondisce la descrizione del luogo e crea un ricordo della vecchia. Fra' Galizio "ci faceva trovare le noci sgusciate, una volta perfino un mandarino": riflette la natura buona del frate. "Io ero l'unica che gli parlava, a fra' Galizio". Insomma, complimenti per l'immaginazione e per i dettagli. Questi dettagli creano un senso di profondità nel racconto e sembrano essere gestiti in maniera consapevole. 

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Meno di due settimane dopo il pubblico ministero, una ragazza fresca di concorso, aveva disposto l’archiviazione per suicidio.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Il padre della vittima s’era avvicinato al vicebrigadiere Dalcò e l’aveva fissato negli occhi: “Daniele non era il tipo da ammazzarsi”.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]A parte questo, Dalcò non sveva mai visto nessuno suicidarsi di schiena.

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Ok, questo passaggio è umoristico ed è stato molto apprezzato. La ragazza fresca di concorso che archivia per suicidio. Un elemento dissonante col resto del racconto che però stempera il tono del mistero e allo stesso tempo lo acuisce nella parte finale (dove il vicebrigadiere si rende conto di essere stato depistato). 

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]L’anziana allarga le braccia: “Qui siamo io e mio marito.”

[/font]
Ecco, brigadiere, sei stato fregato da una vecchia.  :D

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]A terra c’è ancora l’erba schiacciata dal cadavere di Daniele [...].

[/font]
Un altro elemento di stile che anche ho apprezzato: non c'è il cadavere schiacciato sull'erba, ma c'è l'erba schiacciata dal cadavere di Daniele. Un bell'effetto. 

 [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Sul davanzale della finestra c’è un corvo, illuminato dal crepuscolo.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Dalcò batte i piedi ma l’animale rimane immobile: fissa un punto in basso, là fuori.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Dalcò si avvicina.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Quando punta la torcia verso la finestra, l’uccello si volta a guardarlo. Ha gli occhi aggrottati d’un verde sbiadito.

Qui sembra che il corvo sia la vecchia stessa, dipinto con lo stesso tratto nell'incipit, ma al vicebrigadiere non sarà dato saperlo... Un finale aperto che lascerà il caso nel mistero. [/font]
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