[MI179] Quattro colpi

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Traccia uno. La vita è meravigliosa.




L’auto percorreva la statale centoventicinque. Antonio Di Paola guardò sul retrovisore e si rese conto che nessuno lo seguiva. Tolse il piede dall’acceleratore lasciando che il veicolo rallentasse: prese la stradina sterrata a destra che si infilava dentro il bosco.
Antonio conosceva bene il luogo. Ci andava spesso con gli amici per cacciare durante la stagione venatoria. Pensava che non sarebbe stato difficile, per chi lo conosceva, trovarlo lì, nel caso fosse sparito. Ma allo stesso tempo sapeva che il luogo, dato il periodo, era il posto ideale per stare lontano da occhi indiscreti. Fermò l’auto tra gli arbusti che formavano quasi un muro impenetrabile a ridosso di un grosso faggio. Alcune faggiole, che si erano staccate dai rami, caddero sulla carrozzeria rimbalzando all’impatto. L’uomo rimase in silenzio ad ascoltare.
Ma l’ho fatto veramente o è solo un sogno?” Si domandò.

Guardò in corrispondenza del cassetto porta documenti. Forse all’interno avrebbe trovato la risposta al suo dubbio. Allungò la mano per posarla sulla leva di apertura, ma si trattenne come impaurito.

Dimmi che non ci sei, che sei sempre al solito posto”. Chiuse gli occhi e lasciò che il cassetto si aprisse ribaltandosi. Man mano che la luce filtrava, l’oggetto si materializzò.

“Noooo!” La Beretta 98 FS stava lì, adagiata sul fondo. Portò le mani sulla faccia come a non volerla guardare. “No! Non può essere vero”. Aspettò per diversi lunghi secondi prima di decidere di tirarla fuori. “Magari i colpi ci sono tutti” pensò. Poi le mani si mossero sicure attorno all’arma.
Il caricatore scivolò dalla sede con la semplice pressione sul bottone di sgancio. Per un attimo parve esultare, ma si irrigidì a un pensiero improvviso. Tirò il carrello all’indietro. L’estrattore mise in luce il proiettile che era inserito all’interno dell’otturatore. “C’è ancora il colpo in canna”. Prese il caricatore per le mani nuovamente. Sapeva che dovevano esserci quattordici colpi, uno era ancora dentro. E la parvenza dei colpi all’imbocco non era la prova che ci fossero tutti. Anche l’ultimo sarebbe salito verso l’alto. Non poteva fare altro che rimuoverli uno alla volta per contarli.

Uno è in canna, due tre quattro”. Prese a contare i proiettili che liberava con la spinta del pollice sulla punta della ogiva. “Nove dieci undici”. Il cuore prese a sobbalzare. Li ricontò un’altra volta, e poi un’altra ancora: erano undici. “Dio mio! Ho sparato quattro colpi!”

Uscì di getto dall’auto urlando: “No! No!”. Sbattette la testa contro il tronco del faggio per far uscire la tragica realtà che aveva cercato di rimuovere. Mezzora prima era stato a casa sua a discutere per l’ennesima volta con la moglie Antonella. Cinque anni d’amore che si erano dissolti all’apparire di un altro amore per lei. Sei mesi di litigi sempre più aspri. Antonio era impazzito alla notizia che lei se ne sarebbe andata via di casa. Oggi, vedendola prendere le sue cose, aveva preso la sua pistola.
Tutto appariva chiaro, adesso. Lei era scappata nel vederlo comparire armato per rifugiarsi dentro al bagno. Il primo colpo si era piantato sul muro andando a vuoto. Il secondo lo aveva esploso contro il vetro della porta del bagno, chiusa da lei nel tentativo di proteggersi. Questo si era fatto in mille pezzi e messo bene in mostra il bersaglio umano rannicchiato tra i sanitari. Nessuna parola di lei, non un urlo, solo il terrore sugli occhi, solo il boato dei due colpi andati a segno.

Antonio rientrò in macchina. Prese in mano l’arma. Inserì nuovamente gli undici proiettili dentro al caricatore. Lo rimise a posto e tirò il carrello. “Me ne basterà uno” pensò. Appoggiò la canna sulla tempia e mise il dito sul grilletto. L’ultimo pensiero lo rivolse a lei, Antonella. Agli anni felici che avevano passato. Come era dolce il gusto dei ricordi. Dolce come il caffè preso insieme alla mattina. Anche il sale di quel mare cristallino testimone di lunghi appassionati baci irrompeva con forza nella sua mente. “Io volevo solo essere felice”. Antonella gli aveva giurato amore eterno. Per lui, “finché morte non vi separi”, pronunciato all’altare, costituiva un impegno da non infrangere.
Sentì l’odio abbandonarlo e far posto all’amore che aveva conservato per lei. Il rimorso lo assalì assieme alla disperazione: pianse amaramente. “Non ho accettato la sconfitta. Avrei dovuto lasciarla andare a vivere con chi sarebbe stata felice. Io avrei avuto la possibilità di rifarmi una vita. Per quale assurda ragione l'ho uccisa?”.

Antonio rimase dentro l’auto fino a quando il suo cuore si placò. Rimise la pistola dentro al cassetto, accese l’auto e si diresse verso la statale. Arrivò al primo comando dei carabinieri e si costituì. I militari raccolsero la sua confessione e lo caricarono sulla gazzella per portarlo al carcere circondariale. Nel tragitto, lui assaporò gli ultimi istanti di libertà scrutando il cielo. Già pensava alla nuova vita che avrebbe potuto fare in carcere. Sperava di poter trovare pace e perdono per quello che aveva fatto. Trovare la possibilità di riscattarsi nell’attesa di ritrovare la libertà e chissà, una vita nuova.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI179] Quattro colpi

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Niente racconti leggeri con te. :)
Prima i venti di guerra, ora questo...

Hai uno stile asciutto ma personale. Sembra quasi fatto apposta per questo genere di racconti che si intrecciano con la cronaca.
Come qualità di scrittura, ci siamo. Te ne avevo già parlato nel raconto per il Labocontest, e qui non sei da meno.
Tuttavia noto in certi punti una prosa meno attenta e meno "limata", forse dovuta alla velocità di stesura.

Per esempio:
bestseller2020 ha scritto: “Noooo!”
Quelle vocali extra sono superflue, a mio avviso, e dal sapore quasi fumettistico. Un più sobrio "No!" sarebbe stato forse più calzante, visto il tema e il tono del racconto.
bestseller2020 ha scritto: Uscì di getto dall’auto urlando: “No! No!”. Sbattette la testa contro il tronco del faggio per far uscire la tragica realtà che aveva cercato di rimuovere.
"Di getto" lo trovo poco adatto. Secondo il dizionario significa "senza interruzioni", "tutto di seguito", si usa per lo più con le opere narrative. Secondo me la frase funzione anche senza, lo toglierei. "Sbattette", per quanto corretto, mi sembra un po' desueto: credo che "sbatté" starebbe meglio. La locuzione "far uscire" mi sembra un po' troppo generica, userei "far emergere", mi sembra il termine più efficace in questo contesto.
bestseller2020 ha scritto: Questo si era fatto in mille pezzi e messo bene in mostra il bersaglio umano
Idem come il mio ultimo appunto, "era andato in mille pezzi" mi sembra più calzante di "si era fatto in mille pezzi", e cambierei la coordinata con una subordinata: "Questo era andato in mille pezzi, lasciando in mostra il bersaglio umano" ecc.
bestseller2020 ha scritto: Prese in mano l’arma
"Impugnò l'arma".

Non ho notato refusi, ma sono anche famoso per farmeli sfuggire, quindi aspetterei altri per essere sicuro.

Altro appunto importante: il finale.
Dopo la prima parte estremamente personale e psicologica, il finale sembra frettoloso e "tirato via".
L'ultimo paragrafo riassume un percorso a cui sarebbe stato interessante poter assistere.
In tutto il racconto hai messo su un piatto della bilancia scene e pensieri di rimozione, rabbia, colpa, rimorso, suicidio. Il finale, che sta sull'altro piatto della bilancia e che dovrebbe suggerire (almeno da quanto ho capito) redenzione e ritrovamento della pace interiore, viene liquidato in due frasi che riassumono il tutto, senza nemmeno una scena o un'introspezione.
Le riflessioni che hai introdotto in precedenza meriterebbero una chiusura più ampia e soddisfacente.

Infine una nota sul tema, che al giorno d'oggi è un ginepraio.
Il punto di vista del tuo protagonista può essere controverso. Un pentimento che arriva immediatamente dopo un crimine può essere sincero? Potrà essere sincero se si tratta di questo tipo di crimine? Come può viverlo una persona che ha avuto a che fare con questo tipo di crimine di recente?

Io non ho problemi, e leggo pezzi di narrativa per quello che sono: fiction che fa riflettere, e che di solito analizzo con gli strumenti a mia disposizione.
Ma temo che se farai leggere questo testo a persone meno attrezzate dal punto di vista critico, lo vedranno quasi come una "giustificazione al femminicidio". Che ovviamente non è, ma vallo a spiegare...
Ribadisco, io non mi faccio problemi, ma voglio metterti in guardia perché immagino che altre persone potrebbero farsi problemi. In questo periodo c'è una tendenza a "disumanizzare l'avversario". Tu hai mostrato il "lato umano" di un crimine odioso. Preparati quindi a ricevere chi questo lato umano non vorrebbe vederlo.

Per chiudere, ti dico ancora una volta: una buona lettura.
A rileggerti. :)

Re: [MI179] Quattro colpi

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@Mid ciao e grazie per le note. Vi avevo avvertiti: sarà il solito pezzo domenicale buttato giù senza tanti preamboli. La sintesi era obbligatoria.
Mid ha scritto: l punto di vista del tuo protagonista può essere controverso. Un pentimento che arriva immediatamente dopo un crimine può essere sincero? Potrà essere sincero se si tratta di questo tipo di crimine? Come può viverlo una persona che ha avuto a che fare con questo tipo di crimine di recente?
E se ti dicessi che Antonio crederebbe di essere pentito per potersi  lavare la coscienza? Potrebbe essere che lui sia ancora sotto shock. Volevo fare un finale psicoanalitico e ho chiuso in questo modo. A ognuno la sua libera interpretazione.  Qualcuno potrebbe capire lo stato mentale di uno che ha appena sparato alla moglie..
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI179] Quattro colpi

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bestseller2020 ha scritto: Antonio conosceva bene il luogo. Ci andava spesso con gli amici per cacciare durante la stagione venatoria. Pensava che non sarebbe stato difficile, per chi lo conosceva, trovarlo lì, nel caso fosse sparito (!). Ma allo stesso tempo sapeva che il luogo, dato il periodo, era il posto ideale per stare lontano da occhi indiscreti.
Questo periodo risulta un po' farraginoso. Secondo me è da snellire e riformulare.
bestseller2020 ha scritto: Mezzora
Refuso: mezz'ora
bestseller2020 ha scritto: solo il terrore sugli occhi,
credo sia più corretto scrivere negli occhi.

Anche a me, come a @Mid, il finale non mi ha soddisfatta del tutto. Lo hai detto: avere solo la domenica a disposizione ti ha messo fretta. Per un attimo ho sperato in un altro epilogo, in una sola parola mi è mancato il colpo di scena. 
Tema decisamente attuale, e una riflessione sul pentimento che solo pochi – stando alle cronache – mostrano nell'immediatezza. 

Re: [MI179] Quattro colpi

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@Adel J. Pellitteri ciao e grazie per le tue note. Ultimamente mi sento come il registra Kubrik, angosciato! Ebbene. Il finale l'ho chiuso evitando di portare avanti l'idea iniziale che sarebbe stata troppo impegnativa per il tempo a disposizione . Ti confido che ho cambiato pure il titolo, che doveva essere "La decisione". Antonio, in stato confusionale, ragiona sulla motivazione da dare sull'omicidio che ha appena fatto. Generalmente  per un omicida le strade sono tre: costituirsi se ha lasciato una marea di prove contro se stesso, cercare di farla franca se ha premeditato il fatto, l'ultima è il suicidio.
Quindi, su questo pentimento gettato così, vi sono tanti ragionamenti che si potevano fare. Ciao e grazie ancora.
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Re: [MI179] Quattro colpi

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@bestseller2020 questa volta non mi hai proprio convinta, si capisce che hai buttato giù il testo di fretta.
Il tema è attuale, ma lascia una sensazione di appena sfiorato, probabilmente perché hai scelto di raccontare la storia dal punto di vista del carnefice e non riesco a cogliere una morale, un punto di riflessione. 
bestseller2020 ha scritto: Sentì l’odio abbandonarlo e far posto all’amore che aveva conservato per lei.
Non ti nego che questa frase mi abbia fatto imbufalire. La parola amore dopo averla uccisa è insopportabile, anche se capisco possa essere ciò che effettivamente pensi l'omicida.

Ti scrivo un po' di cose che ho notato 
bestseller2020 ha scritto: Tolse il piede dall’acceleratore lasciando che il veicolo rallentasse: prese la stradina sterrata a destra che si infilava dentro il bosco
Avrei messo la virgola dopo acceleratore e non avrei messo i due punti, ma una coniugazione.

bestseller2020 ha scritto: Sapeva che dovevano esserci quattordici colpi
Qui ti chiedo, perché forse non ho capito io, non sapendo come funzionano le pistole. Dopo scrivi che trova undici proiettili, non capisco come può dedurre di avere sparato quattro colpi.
bestseller2020 ha scritto: Già pensava alla nuova vita che avrebbe potuto fare in carcere. Sperava di poter trovare pace e perdono per quello che aveva fatto. Trovare la possibilità di riscattarsi nell’attesa di ritrovare la libertà e chissà, una vita nuova.
Ti chiedo: è voluto che il protagonista con un colpo di spugna già non pensi più alla vita spezzata, ma al suo futuro? Vuoi sottolineare la personalità totalmente incentrata su sé stesso del protagonista?

Non capisco l'aderenza alla traccia.
Mi viene il dubbio che ci sia la volontà di sottolineare la personalità totalmente disturbata dell'individuo. 
È lui a pensare che comunque, la vita sia bella?

In tal caso forse, è solo da vedere come lo svilupperesti in un racconto completo.

Se ti va, fammi sapere.
<3

Re: [MI179] Quattro colpi

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@Modea72 ciao e grazie del tuo passaggio.
Modea72 ha scritto: Ti chiedo: è voluto che il protagonista con un colpo di spugna già non pensi più alla vita spezzata, ma al suo futuro? Vuoi sottolineare la personalità totalmente incentrata su sé stesso del protagonista?

Non capisco l'aderenza alla traccia.
Mi viene il dubbio che ci sia la volontà di sottolineare la personalità totalmente disturbata dell'individuo. 
È lui a pensare che comunque, la vita sia bella?

In tal caso forse, è solo da vedere come lo svilupperesti in un racconto completo.

Se ti va, fammi sapere.
Esattamente come hai detto tu. Ribadisco che l'intenzione era quella descritta in risposta a Adel, te la riporto sotto. Ciao e grazie
bestseller2020 ha scritto: @Adel J. Pellitteri ciao e grazie per le tue note. Ultimamente mi sento come il registra Kubrik, angosciato! Ebbene. Il finale l'ho chiuso evitando di portare avanti l'idea iniziale che sarebbe stata troppo impegnativa per il tempo a disposizione . Ti confido che ho cambiato pure il titolo, che doveva essere "La decisione". Antonio, in stato confusionale, ragiona sulla motivazione da dare sull'omicidio che ha appena fatto. Generalmente  per un omicida le strade sono tre: costituirsi se ha lasciato una marea di prove contro se stesso, cercare di farla franca se ha premeditato il fatto, l'ultima è il suicidio.
Quindi, su questo pentimento gettato così, vi sono tanti ragionamenti che si potevano fare. Ciao e grazie ancora.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI179] Quattro colpi

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Ciao, @bestseller2020.
Premetto che mi piace l'idea, usare il punto di vista dell'omicida, intendo. Sicuramente quando accadono queste cose, nessuno prova empatia con l'assassino ma entrare nella sua testa, riuscire a capire cosa scatta dentro il loro cervello credo che in pochi ci riescano davvero.
Io posso dirti, in modo chiaro, le mie sensazioni e le cose che farei se domani facessi sei al superenalotto ma se volessi dirti come farei ad ammazzare una persona no, non riesco nemmeno a immaginare lontanamente una cosa del genere. 
Scrivere che cosa farei subito dopo un omicidio forse, con l'aiuto che mi viene da un immaginario, perfino abusato nei film, riuscirei a scrivere qualche riga, ma la realtà è diversa, sicuramente.
  ha scritto:bestseller2020L’auto percorreva la statale centoventicinque. Antonio Di Paola guardò sul retrovisore e si rese conto che nessuno lo seguiva. Tolse il piede dall’acceleratore lasciando che il veicolo rallentasse: prese la stradina sterrata a destra che si infilava dentro il bosco.
Antonio conosceva bene il luogo. Ci andava spesso con gli amici per cacciare durante la stagione venatoria. Pensava che non sarebbe stato difficile, per chi lo conosceva, trovarlo lì, nel caso fosse sparito. Ma allo stesso tempo sapeva che il luogo, dato il periodo, era il posto ideale per stare lontano da occhi indiscreti. Fermò l’auto tra gli arbusti che formavano quasi un muro impenetrabile a ridosso di un grosso faggio. Alcune faggiole, che si erano staccate dai rami, caddero sulla carrozzeria rimbalzando all’impatto. L’uomo rimase in silenzio ad ascoltare.
“Ma l’ho fatto veramente o è solo un sogno?” Si domandò.
Nel tuo incipit si capisce che è successo qualcosa, nella prima frase sottolineata lui corre veloce con l'auto, pensa di essere seguito, uno sguardo nello specchietto e... no, si rende conto che nessuno lo segue: fino a qui è consapevole di aver commesso qualcosa. Imbocca la stradina, parcheggia e si chiede se sia stato solo un sogno. Da quando guarda lo specchietto a quando arresta l'auto non passa abbastanza tempo. Per mostrare che Antonio è in stato confusionale avevi bisogno di più spazio. Farlo passare dalla consapevolezza di essere un assassino allo stato in cui si trova per buona parte del racconto non è facile, lo capisco, allora sarebbe stato meglio mostrare il suo smarrimento fin dall'inizio del racconto.
  ha scritto:bestseller2020Noooo!” La Beretta 98 FS stava lì, adagiata sul fondo. Portò le mani sulla faccia come a non volerla guardare. “No! Non può essere vero”. Aspettò per diversi lunghi secondi prima di decidere di tirarla fuori. “Magari i colpi ci sono tutti” pensò. Poi le mani si mossero sicure attorno all’arma.
Il caricatore scivolò dalla sede con la semplice pressione sul bottone di sgancio. Per un attimo parve esultare, ma si irrigidì a un pensiero improvviso. Tirò il carrello all’indietro. L’estrattore mise in luce il proiettile che era inserito all’interno dell’otturatore. “C’è ancora il colpo in canna”. Prese il caricatore per le mani nuovamente. Sapeva che dovevano esserci quattordici colpi, uno era ancora dentro. E la parvenza dei colpi all’imbocco non era la prova che ci fossero tutti. Anche l’ultimo sarebbe salito verso l’alto. Non poteva fare altro che rimuoverli uno alla volta per contarli.
 Si, in effetti bisogna contarli, ma una pistola che ha sparato da poco tempo conserva calore e odore.  Per inserire questa scena del conteggio dei proiettili  nell'incipit bisognerebbe accennare da quanto tempo è in viaggio, ore? Minuti? 
  ha scritto:bestseller2020Uscì di getto dall’auto urlando: “No! No!”. Sbattette la testa contro il tronco del faggio per far uscire la tragica realtà che aveva cercato di rimuovere. Mezzora prima era stato a casa sua a discutere per l’ennesima volta con la moglie Antonella. Cinque anni d’amore che si erano dissolti all’apparire di un altro amore per lei. Sei mesi di litigi sempre più aspri. Antonio era impazzito alla notizia che lei se ne sarebbe andata via di casa. Oggi, vedendola prendere le sue cose, aveva preso la sua pistola.
Tutto appariva chiaro, adesso. Lei era scappata nel vederlo comparire armato per rifugiarsi dentro al bagno. Il primo colpo si era piantato sul muro andando a vuoto. Il secondo lo aveva esploso contro il vetro della porta del bagno, chiusa da lei nel tentativo di proteggersi. Questo si era fatto in mille pezzi e messo bene in mostra il bersaglio umano rannicchiato tra i sanitari. Nessuna parola di lei, non un urlo, solo il terrore sugli occhi, solo il boato dei due colpi andati a segno.
Sicuramente è giusto così, ma ti suggerisco: D'impulso si gettò fuori dall'auto, sbatté ripetutamente la testa contro...
Qui infatti dici che è passata solo mezz'ora dagli spari.
  ha scritto:bestseller2020Antonio rientrò in macchina. Prese in mano l’arma. Inserì nuovamente gli undici proiettili dentro al caricatore. Lo rimise a posto e tirò il carrello. “Me ne basterà uno” pensò. Appoggiò la canna sulla tempia e mise il dito sul grilletto. L’ultimo pensiero lo rivolse a lei, Antonella. Agli anni felici che avevano passato. Come era dolce il gusto dei ricordi. Dolce come il caffè preso insieme alla mattina. Anche il sale di quel mare cristallino testimone di lunghi appassionati baci irrompeva con forza nella sua mente. “Io volevo solo essere felice”. Antonella gli aveva giurato amore eterno. Per lui, “finché morte non vi separi”, pronunciato all’altare, costituiva un impegno da non infrangere.
Sentì l’odio abbandonarlo e far posto all’amore che aveva conservato per lei. Il rimorso lo assalì assieme alla disperazione: pianse amaramente. “Non ho accettato la sconfitta. Avrei dovuto lasciarla andare a vivere con chi sarebbe stata felice. Io avrei avuto la possibilità di rifarmi una vita. Per quale assurda ragione l'ho uccisa?”.
La prima frase che ho sottolineato la taglierei, La pistola ha già un colpo in canna, lo dici sopra. Se è uno che sa sparare, ha un porto d'armi, sa che il colpo è pronto per essere esploso, non serve rimettere a posto i proiettili e giustificherebbe il pensiero "Me ne basterà uno”  che altrimenti non avrebbe senso, si sa, per suicidarsi serve un solo colpo, il secondo sarebbe difficile da sparare.

  ha scritto:bestseller2020bestseller2020Nel tragitto, lui assaporò gli ultimi istanti di libertà scrutando il cielo. Già pensava alla nuova vita che avrebbe potuto fare in carcere. Sperava di poter trovare pace e perdono per quello che aveva fatto. Trovare la possibilità di riscattarsi nell’attesa di ritrovare la libertà e chissà, una vita nuova.
Potevi insistere nel mostrarci il suo egoismo,  il suo narcisismo. Qui potevi mostrare tutto il marcio che Antonio ha dentro.
Mentre viene trasportato verso la prigione i pensieri liberi di lui, potevano esser l'immagine più vivida e cruda dell'omicida.
Peccato che tu abbia chiuso così in fretta. 
Io questo racconto, per l'idea, non lo lascerei nell'oblio, merita di essere rielaborato e messo a punto.





 

Re: [MI179] Quattro colpi

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@bestseller2020  ciao!
Wow. Il tuo racconto mi ha fatto star male: il pensiero del protagonista che ha ammazzato la compagna e poi decide che la vita va vissuta e spera nella pace e nel perdono, mi ha disgustato. Immagino che fosse uno dei tuoi obiettivi anche per lo stile asettico che hai utilizzato: con me ci sei riuscito.
Poi condivido molti punti dei commenti precedenti su alcuni scivolamenti e miglioramenti, ma non è utile ripeterli.

A ileggerti!

Re: [MI179] Quattro colpi

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Ciao @bestseller2020. Trovo dei miglioramenti nella scrittura. Asciutta, direi. La storia, invece, mi è sembrata un po' troppo priva di invenzione: uomo che uccide la moglie e se ne pente. Sarebbe stato carino se lo stesso schema che hai usato, lui che fa riemergere i ricordi, avesse rivelato una trama più fitta e con più colpi di scena.
A rileggerci
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI179] Quattro colpi

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Edu ha scritto: Ciao @bestseller2020. Trovo dei miglioramenti nella scrittura. Asciutta, direi. La storia, invece, mi è sembrata un po' troppo priva di invenzione: uomo che uccide la moglie e se ne pente. Sarebbe stato carino se lo stesso schema che hai usato, lui che fa riemergere i ricordi, avesse rivelato una trama più fitta e con più colpi di scena.
A rileggerci
Hai ragione. Come ho spiegato sopra, l'idea era di fare una rappresentazione del complesso castello mentale che un omicida si costruisce.. Durante la scrittura mi è venuta la nausea e ho concluso dando un taglio. Credo che non fosse neanche adatto per il contest una roba del genere. Grazie @Edu 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI179] Quattro colpi

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Ciao @bestseller2020. Non ho molto da aggiungere a quanto detto dagli altri. Sono sicuro che con un po' più di tempo a disposizione sarebbe stato un buon racconto, al di là del sopracitato ginepraio, dato il tema, però la conclusione arriva un po' troppo veloce per i miei gusti, ma comprendo anche il disgusto che si può provare nel cercare di contestualizzare un tale gesto, specialmente nell'idea del protagonista di "cercare la pace" in prigione. 

A rileggerci 
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