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IL PESCATORE DI RICORDI
La prima volta che vide l’uomo che pescava, Demetrio si trovava sull’altra sponda del fiume. Era uscito dalla capanna da quasi due ore, a cercare lamponi, e si era avvicinato all’acqua.
Dopo la grande ansa, il bosco precipitava nel fiume, corroso dalle piccole e rumorose rapide. Suoni e giochi di luce che lo avevano sempre attirato, nonostante tutto.
L’uomo che pescava era seduto sull’altra riva, con in mano una piccola canna di bambù da cui pendeva una lenza sballottata dalle correnti. Demetrio non aveva mai visto prima quell’uomo, doveva essere un forestiero. Lui conosceva tutti nel villaggio e nel villaggio tutti conoscevano lui.
Doveva essere proprio un forestiero visto che stava pescando lì, in quel tratto del fiume.
Nessuno del suo villaggio, ma forse nemmeno dell'altro, avrebbe provato a pescare proprio lì.
«Ehi! Signore!» - gridò verso di lui, per sovrastare il rumore dell’acqua. Voleva avvertirlo che in quel posto proprio non c’era nulla da pescare, da tanto, tanto tempo. L’uomo che pescava alzò lo sguardo dal sughero che vedeva danzare tra le onde , gli lanciò un lungo sorriso e, lentamente, portò l'indice sopra le labbra, a richiedere un silenzio che Demetrio doveva aver rotto.
« Ma io, volevo dire che…» - gridò di nuovo e, di nuovo quel gesto lo interruppe. Il ragazzo fece spallucce, raccolse il cesto con i pochi lamponi che aveva trovato e lasciò l’uomo che pescava a pescare nel posto in cui non avrebbe sicuramente pescato niente. Ma la sera, prendendo sonno, gli tornò l’immagine dell’uomo sulla riva del fiume e gli fece compagnia per tutto il suo sogno.
La mattina seguente uscì di nuovo con la scusa della ricerca dei lamponi, ma stavolta, facendosi coraggio, oltrepassò il piccolo ponte di legno per trovarsi dalla parte giusta del fiume. L’uomo che pescava era esattamente nella stessa posizione del giorno prima. Sembrava non si fosse mai mosso da quella piccola spiaggia che, unica nella zona, permetteva quasi di entrare nell’acqua. Demetrio si avvicinò con attenzione al posto, cercando di non fare rumore. Da quella sponda sembrava che il suono della corrente fosse molto meno forte e, quando vide l’acqua, si accorse che quello che era abituato a vedere come un rincorrersi di mulinelli, schizzi, salti era ora una liscia tavola liquida, appena increspata dal lento movimento verso valle. Un arbusto si ruppe sotto i suoi piedi. L’uomo che pescava si volse verso di lui, sorrise, e portò, come il giorno prima il dito alla bocca.
« Bisogna fare silenzio, altrimenti scappano.» - sussurrò verso Demetrio, invitandolo ad avvicinarsi con un gesto della mano.
« Vieni, siediti qui.» - e gli indicò una stuoia di canne intrecciate che in parte era occupata da tanti piccoli oggetti. Demetrio poggiò per terra il cestino vuoto e prese posto vicino all’uomo.
« Io volevo solo dire - sussurrò il più piano possibile - che in questo tratto del fiume non c’è niente da pescare. I pesci sono andati via da anni.»
« Oh! Ma lo so! - rispose allegramente l’uomo - Lo so che cosa è accaduto qui durante la Piccola Guerra.» Demetrio rimase con la bocca aperta. Come faceva a sapere della Piccola Guerra, l’uomo che pescava?
« Vedi, io non cerco di prendere pesci. Io pesco ricordi.»
Era la cosa più strana che Demetrio avesse mai sentito, e lui, di storie strane, ne aveva sentite veramente tante.
« Ma i ricordi di chi?» Ma appena detta, quella frase, gli sembrò proprio stupida, come domanda.
« Zitto! Zitto! - esclamò l’uomo, felice - Ne ho preso uno.»
Un piccolo lembo di stoffa pendeva dalla lenza. L’uomo sollevò la canna di bambù e lo liberò dall’amo. Prese con delicatezza quello che sembrava uno straccetto portato dalla corrente, lo poggiò sulla stuoia e lo stese con cura.
« Questo è un ricordo di mio figlio. - disse sorridendo - Avresti dovuto vederlo come era contento quando gli regalai questo panciotto.»
« Ma io non capisco. - disse Demetrio strizzando gli occhi e storcendo la bocca - Come può essere che quello…? »
« Che quello sia proprio il panciotto di mio figlio?! Ma non lo è! E’ solo un ricordo.»
« E tuo figlio dov’è adesso?»
« Mio figlio? Mio figlio è come tutto il resto, è solo un ricordo.»
Demetrio era tentato di fare la domanda. Non la fece, quasi avesse paura della risposta: se uno è solo un ricordo, significa che non c’è più. I nonni lo ripetevano sempre.
« E se peschi un brutto ricordo, che fai? Lo ributti in acqua?» - che strana domanda, pensò. Come accidenti gli era venuta in mente.
« Non esistono brutti ricordi. - rispose l’uomo, infilando qualcosa che sembrava un batuffolo di lana sull’amo - Esistono ricordi sbagliati. Ma tu pensi di avere brutti ricordi. Vero?»
« Si, tanti. - rispose Demetrio, mentre lisciava lentamente il pezzetto di panciotto del figlio dell’uomo che pescava - Anzi… forse ho solo brutti ricordi. »
« Tieni. Prendi la canna e pesca un tuo ricordo. Vedrai che poi non sarà così brutto come pensi.»
L’uomo gli diede la canna di bambù, gli disse come doveva fare il lancio per far arrivare l’esca in mezzo al fiume e gli suggerì di stare in silenzio mentre aspettava.
Erano passati quasi dieci minuti di un silenzio che diventava sempre più assoluto, quando il sughero si mosse. Demetrio tirò su, molto lentamente, un sasso che era agganciato all’amo coperto dal batuffolo di lana. Quando lo prese in mano vide la macchia di sangue e il suo ricordo. Un bambino che scappava da un gruppo di coetanei che lo chiamava diverso, con la fronte sanguinante.
« Come fa questo ad essere un bel ricordo?» - chiese con le lacrime agli occhi.
« Ma il ricordo non è finito. - disse l’uomo che pescava - Poi che cosa è accaduto?»
« Niente! Sono tornato a casa e mia madre mi ha medicato la ferita.»
« E tua madre che ti medica, che ti consola, non è un bel ricordo?»
« Si. Ma mia madre non c’è più. La Piccola Guerra…»
Qualche anno prima la Piccola Guerra aveva arrossato il fiume proprio nel luogo in cui stavano pescando e aveva fatto scappare tutti i pesci. Ma il fiume ricordava tutto.
« Se scavi, dentro a ogni ricordo, troverai sempre una traccia d’amore, verso un’altra persona o verso te stesso. E’ quello, che ti rimane dentro.» - gli disse l’uomo e Demetrio sentì nuovamente tutto l’amore che aveva avuto, che aveva, per sua madre. E lo sentì così forte che gli sembrò di averla vicino, di sentire le sue dita carezzargli i capelli sopra la benda, mentre cercava di spiegargli perché quei bambini si erano comportati così.
« E tuo figlio?» - chiese Demetrio, trovando finalmente il coraggio di fare quella domanda.
« Mio figlio era tra quei bambini che ti inseguivano. Forse è stato lui che ti ha tirato questa pietra. Ma, nel mio ricordo, è solo un sorriso allegro riportato dall’acqua del fiume.»
Demetrio lo guardò, vide il suo volto sorridente, e gli chiese: « Peschiamo ancora?»