Le perdute altitudini del cinghiale

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commento


“Facciamo finta che io mi nascondo / e tu mi vieni a cercare / e anche se non mi trovi / tu non ti arrendi perché / magari è soltanto che mi hai cercato / nel posto sbagliato.”

Facciamo finta, Niccolò Fabi
  
LE PERDUTE ALTITUDINI DEL CINGHIALE
 
 
 
 
Il tempo era un’astrazione, ciò nonostante franava dai valichi delle montagne e trascinava a valle le forme di vita più consistenti, disintegrando all’impatto i microrganismi che avrebbero comunque avuto vita breve. Le cime innevate si potevano vedere dal basso sottobosco attraverso le foglie degli alberi nei punti in cui erano più rade.
     Il cinghiale si era appena scavato una tana nel terreno, dopo essersi rotolato nel fango per lenire le scottature del sole e cicatrizzare le ferite dell’ultimo combattimento. Immobile com’era, quasi invisibile negli stessi colori dell’ambiente circostante, guardava in alto con i piccoli occhi cisposi uno di quegli scorci tra le foglie e cercava di focalizzare il ricordo della salita, non già fino alle punte ghiacciate, ma certo fino a un’altitudine decisamente maggiore di quella in cui si ritrovava ora.
     Provava al riguardo una certa tristezza. La sensazione di aver perso delle cose e di non averne realizzate altre come si era proposto. Immaginava che i pensieri, a quelle altitudini, fossero lucidi e cristallini e non inzuppati di nebbia come succedeva in pianura, la mattina. Quella tristezza, però, portava in sé una dolcezza intrinseca per la quale, al contrario della gioia immaginata, non aveva mai dovuto sudare nella vita. Era sempre stato un animale pigro, dopotutto, e certe differenze andavano considerate.
     Grugnì quindi di soddisfazione, mentre il suo corpo sgraziato dava forma alla buca nel terreno. Non aveva più nelle gambe la forza sufficiente a tentare di nuovo la salita, per cui decise di spostarsi più a nord, per fuggire dagli uomini che avanzavano con i fucili in mano e ridevano di qualcosa che potevano capire soltanto loro.
     Annusò l’aria tra il punto in cui si trovava e le nuvole sferzate dal vento al di là del pendio, dietro i tronchi più vicini. Laggiù c’era un’altra propaggine boscosa e grotte seminascoste in cui avrebbe potuto facilmente sottrarsi alla vista dei cacciatori. Un luogo che poteva raggiungere senza fatica.

Re: Le perdute altitudini del cinghiale

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Ciao  @Bob66 
Mi è piaciuto questo scorcio di caccia al cinghiale dalla parte del cinghiale.
Ti premetto che io non amo la caccia, specie di questi tempi, che in taluni casi non è caccia, non è coraggiosa, non è motivata dalla ricerca di cibo.
Mio nonno da giovane andava a caccia del cinghiale, ma ci andava da solo, con un fucile a due colpi e seguiva per giorni le tracce fino a conoscerne le  abitudini, dove andava a bere, dove si fermava a mangiare, dove entrava in un certo sentiero, tanto che alla fine quasi lo conosceva e gli dispiaceva sparargli, ma la carne allora non era tanta e serviva. Mi spiegava che il cinghiale evitava l'uomo, fuggiva quando lo vedeva ma se si sentiva braccato, se aveva i cuccioli, se veniva ferito in maniera non mortale, diventava pericolosissimo e caricava l'uomo per ucciderlo. Mio nonno aveva due colpi. Se con uno avesse solo ferito il cinghiale e fosse stato caricato aveva solo una possibilità di colpirlo, non avrebbe avuto il tempo di ricaricare. Correva anche lui un certo rischio. Oggi non è così con le battute di decine di cacciatori  e fucili a ripetizione la partita è facile, non c'è storia.

Mi sono piaciuti i pensieri diciamo umani che poni nella testa del cinghiale, le sue osservazioni sul terreno che lo circonda, il sentire le risate degli uomini che lo braccano... Ecco questa delle risate denota la leggerezza con cui certi uomini vanno a caccia, non c'è niente da ridere. Che dire poi dei cani?  Non li hai messi ma comunque sono traditori non tanto della loro specie, ma della razza animale, che si prestano a scovare per compiacere l'uomo. Ho dei dubbi che i cani capiscano davvero i sentimenti, ma forse esagero io, credo non si possa conoscere il pensiero di un animale che agisce per istinto, per quanto il cane riconosca degli ordini.
La caccia un tempo serviva per mangiare e si correvano dei rischi. Da quando è diventata uno sport non è più caccia.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Le perdute altitudini del cinghiale

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@Alberto Tosciri Ciao Alberto, grazie del passaggio. E' una cosetta ripescata in mezzo alla giungla di file riposti e dimenticati. Mi è piaciuto postarla per quel vago senso di nostalgia  e tenerezza che si prova per cose scritte un po' di tempo prima e in cui ci si ritrova più di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Senza risollevare l'annosa questione prosa\poesia, credo sia un testo più poetico che narrativo, in quanto il suo significato è in gran parte metaforico e con la caccia ha a che fare solo marginalmente, anche se poi può essere letto anche così, naturalmente.
Alberto Tosciri ha scritto: specie di questi tempi, che in taluni casi non è caccia, non è coraggiosa, non è motivata dalla ricerca di cibo.
quella che ricordo io, dalle mie parti, prima di essere ostacolata con una quantità di restrizioni, balzelli e sanzioni, era in effetti un'attività praticata da artigiani, muratori e affini, principalmente a scopo ricreativo, ma anche un po' per dare alla propria presunta mascolinità una presunta marcia in più. Di cacciare per mangiare neanche a parlarne: ricordo che parenti e amici che la praticavano poi non sapevano che farsene delle prede e finivano spesso per congelarle per mesi o farne omaggio a qualcun altro.
Alberto Tosciri ha scritto: Mio nonno da giovane andava a caccia del cinghiale, ma ci andava da solo, con un fucile a due colpi e seguiva per giorni le tracce fino a conoscerne le  abitudini, dove andava a bere, dove si fermava a mangiare, dove entrava in un certo sentiero, tanto che alla fine quasi lo conosceva e gli dispiaceva sparargli, ma la carne allora non era tanta e serviva.
Questa in effetti è tutta un'altra cosa. Altri tempi. Alla prossima, Alberto.

Re: Le perdute altitudini del cinghiale

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@Bob66 Ciao. Le perdute altitudini del cinghiale é ben scritto come tutti i tuoi racconti, mi é piaciuto il ritmo pacato e paziente del racconto, e la dignitá attribuita a questo animale di bosco, cosí articolato e complesso nei suoi pensieri. Tuttavia, il tutto mi sembra piú uno stralcio di un racconto piú grande. Lo dico perché c[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]´é un senso di continuitá  in tutto il racconto, come se fosse la continuazione di un episodio appena svoltosi (vedi, ad esempio, la frase citata)[/font]
Bob66 ha scritto: dopo essersi rotolato nel fango per lenire le scottature del sole e cicatrizzare le ferite dell’ultimo combattimento.
Bob66 ha scritto: Provava al riguardo una certa tristezza. La sensazione di aver perso delle cose e di non averne realizzate altre come si era proposto.
Si cita un combattimento appena avvenuto, o delle scottature. Almeno per me, che non sono a conoscenza delle abitudini di un cinghiale, é parso una continuazione piíu che un racconto a sé stante. Inoltre, la sensazione di tristezza, dell´aver "perso delle cose (quali cose?) e non averne realizzate altre (quali?) come si era proposto" mi fa intuire che si sia molto di piú da raccontare. É cosí? Fa parte di un racconto piú lungo?


Inoltre, vorrei commentare certe considerazioni:
Bob66 ha scritto: Il tempo era un’astrazione, ciò nonostante franava dai valichi delle montagne e trascinava a valle le forme di vita più consistenti, disintegrando all’impatto i microrganismi che avrebbero comunque avuto vita breve.
Bella frase, bello il senso d´attesa e pazienza che trasmette che ben si sposa con la storia del cinghiale, lúltima parte "disintegrando allímpatto i microorganismi che avrebbero avuto vita breve" secondo me é fuorviante e smorza quel senso di attesa e pazienza che ho citato prima.

Bob66 ha scritto: Immobile com’era, quasi invisibile negli stessi colori dell’ambiente circostante, guardava in alto con i piccoli occhi cisposi uno di quegli scorci tra le foglie e cercava di focalizzare il ricordo della salita
Ecco, appunto, un´altra frase che mi confonde nella sua percezione spazio-temporale[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]: il ricordo della salita. Quale salita? quella appena avvenuta immagino?[/font]
Bob66 ha scritto:   Il cinghiale si era appena scavato una tana nel terreno,
Bob66 ha scritto: Grugnì quindi di soddisfazione, mentre il suo corpo sgraziato dava forma alla buca nel terreno.
Ok, menzioni che si é appena scavato una buca e se ne sta immobile, ma sembra che successivamente riprenda a scavare e a dare forma a una tana che poche frasi prima sembrava giá compiuta. Magari forse era meglio usare "Aveva grugnito di soddisfazione"?


Bob66 ha scritto: Non aveva più nelle gambe la forza
Da questa frase capisco si tratti di un animale molto anziano, comunque, mia domanda personale da ignorante: si dice "gambe" anche per i cinghiali? 
Bob66 ha scritto: per fuggire dagli uomini che avanzavano con i fucili in mano e ridevano di qualcosa che potevano capire soltanto loro.
Mi unisco al commento di Alberto: se non  si caccia per mangiare, o perché assolutamente necessario, allora non é caccia ma crudeltá.

Bob66 ha scritto: Annusò l’aria tra il punto in cui si trovava e le nuvole sferzate dal vento al di là del pendio
Non sembra che il cinghiale si trovi ad alte altitudini, quindi non mi convince quell´annusare aria tra la boscaglia e le nuvole. Mi sembrano troppo distanti tra loro...Non so come spiegarmi, forse avrei tolto le nuvole e avrei lasciato che annusava l´aria circostante.
Bob66 ha scritto: Un luogo che poteva raggiungere senza fatica.
Come hai detto tu: é un animale pigro. :P 


Alla prossima e attendo una tua opinione :)

Re: Le perdute altitudini del cinghiale

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@Kiarka Ciao e grazie del passaggio. Come ho scritto nel commento precedente, il testo non va preso alla lettera. In altre parole, il cinghiale non è propriamente un cinghiale ma l'idea di una natura selvatica e grezza che si va a rapportare, come tutte le metafore, alla natura umana. Credo che la collocazione di questo scritto sarebbe stata più opportuna nella sezione Poesia, onde evitare legittimi e comprensibili equivoci, ma tant'è. Ormai è qui e ce lo lasciamo. Anche perché poi là avrebbe sollevato altre legittime e comprensibili obiezioni. Rimane comunque una cosa volutamente leggera, che poi credo sia anche il motivo che mi ha fatto venir voglia di postarlo. Grazie di nuovo. 
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