[CDP1] La catena di montaggio

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Traccia 1


Sono già sveglio quando parte quel suono di rumori della foresta, con i vari tipi di cinguettii che emergono dal sottofondo. Credo succeda a molti. Quando l'abitudine è un rituale che si ripete tutte le mattine, che sia un bip o che sia un cip, la sveglia diventa solo un segnale per ricordarci di smuovere le membra.
Mi alzo a fatica con la solita inquietudine, la speranza data da quei dolci suoni che richiamano i boschi è subito vanificata dalla vista del soffitto scrostato. È il solito inizio di una giornata sprecata. Mi rimangono diciotto minuti per prepararmi e uscire. Tutto cronometrato. Pochissimo margine di errore.
Non ho mai appetito appena sveglio. Faccio sciogliere la compressa di magnesio e infilo nella tasca il solito panino, prima avviarmi tra code, nebbie di fumi e semafori rossi, verso la macchinetta infernale per attivare il badge. Quante angosce può provocare un semplice bip, soprattutto se si corre il rischio di tardare anche di pochi secondi. Non tanto per una mezz'ora di retribuzione persa, ma per il senso di sconfitta che ti viene trasmesso dall'alto, insieme alla minaccia di congedo.
Il marcatempo: un mostro dal quale non si può scappare, insieme al caffè liofilizzato del distributore.
A casa, nei momenti serali di stasi post fabbrica, mi accompagna spesso un dolce pensiero: immagino quell'angioletto, per il quale ho contribuito alla sua nascita, che mi parla e mi racconta i propri sogni. Ma subito vengo pervaso da un sentimento di profonda tristezza per la mancata condivisione quotidiana di quella creatura. Poi, finisco sempre per ritrovarmi coi gomiti appoggiati sui braccioli, davanti uno schermo a guardare cose che qualcuno suggerisce per me. Gentilezze non richieste, anzi fastidiose. Un giorno però, rimasi ammaliato dalla visione di un grande attore che con dimestichezza di linguaggio esternava il suo pensiero. Parlava di come la vita, inesorabilmente, era parte di una grande catena di montaggio dalla quale non si può sfuggire, compresa ogni azione che pensiamo di poter fare in libertà. Non mi dava consolazione sapere  che tutti facevano parte di questo meccanismo, anche chi svolgeva una vita agiata.
E io?
Dell'ingranaggio ho la consapevolezza di farne parte da tanto, e oggi ancor di più: affitto, mutuo e tutto quello che comporta avere una figlia troppo lontana per poterci vivere insieme, considerando che i genitori hanno preso due strade diverse.
E oltre a quello metaforico, sono parte integrante dell'ingranaggio reale.
Il capannone è un'orchestra di suoni sperimentali. Potrebbe essere un'interessante base per qualche testo cantato o recitato. Ma lo penso solo. Sono schiacciato e demotivato a intraprendere azioni che implichino anche il minimo sforzo.
Solo il pensiero non mi abbandona. E mentre scorre ininterrottamente il nastro, a volte parte il mio vero viaggio. Ho la fortuna di fantasticare e immaginare con la mente le cose più fantasiose: qualche giorno fa una farfalla  mi aveva raccolto insieme a mia figlia e portati in viaggio tra prati e colline. Poi, alla vista di un campo di papaveri, ci lasciò cadere. Volteggiavamo nell'aria prima di intraprendere la discesa che si concluse con un tuffo nella morbida corolla gialla del delicato fiore rosso. Lei, tutta impollinata cercava di arrampicarsi sul pistillo per raggiungere la vetta. Io inebriato dal profumo, steso, vivevo come in una dimensione sospesa. Perdemmo il senso del tempo e del luogo fino al momento in cui il silenzio venne rotto da un urlo, che mi ridestò alla realtà:
“Demetrio! Cosa cavolo combini! È già la seconda volta che oggi fermiamo la macchina!”
Il mio arnese da lavoro è una bacchetta di ferro lunga 90 cm che devo far scorrere in un movimento a spirale su una guida, per pulirla da un residuo di patina di vernice, conseguenza di una tintura ad alto forno su una barra metallica di cui non ho mai capito la funzione. Un movimento per il quale non avevano ancora inventato un macchinario capace sostituire la mano dell'uomo. Forse perché faceva più comodo così. Ho due secondi di tempo prima che il grande nastro trasportatore mi rimandi alla spirale successiva.
Track, niiiee, cic, stack
Track, niiiee, cic, stack
Track, niiiee, cic, stack
Track, niiiee, cic, stack
Così per tutto il giorno.
Il pranzo diventa un privilegio, come l'ora d'aria dei carcerati: ne assorbo ogni istante. Mi sistemo in un angolo verde fuori dal capannone ai piedi di una grande quercia, e il mio pasto diventa anche quello di uccellini e formiche. Intanto guardo in alto e mi sembra come di vivere un momento di eternità. Quanta vita si ritrova nel raggio della mia vista. Mi sorprende un nugolo di moscerini che si muove come un corpo unico fluttuando nell'aria, creando un'evoluzione di forme dinamiche imprevedibili. Più in lontananza lo stesso effetto lo crea uno stormo di uccelli. C'è una strana luce, un vento crescente fa svolazzare foglie, arbusti e ogni cosa dal peso specifico molto basso. Il chiarore all'orizzonte diventa abbagliante per effetto dello scuro intorno: la luce è circondata, sempre più, fino ad esserne inghiottita. Un nero plumbeo precipita improvvisamente. Un'altra nuvola di puntini che fluttuano si muove in lontananza, sembra gigantesca e si avvicina velocemente: cos'è?
A un normale occhio risulterebbe inquietante. A me no, anzi, mi da serenità: la natura vitale sembra prendere il sopravvento in mezzo a un cumulo di morti viventi.
Iniziano a volare cose più grandi: vestiti, cartoni, laminati, tegole, biciclette. Sul braccio sento che mi cammina qualcosa: è una grande cavalletta. Mi accorgo che intorno ce ne sono altre qua e là. Poi focalizzo e vedo il prato davanti a me che si muove e vibra: una distesa. Ne avevo solo sentito parlare, dell'invasione delle locuste. Poi vedo volare qualcosa che conosco molto bene, l'oggetto del mio lavoro: l'asta di ferro di 90 centimetri che va a infilzarsi nella grande bocca aperta di una bella fanciulla ritratta su un cartellone pubblicitario di uno studio dentistico moldavo. Per ironia della sorte anche il nastro trasportatore viene aerotrasportato, accompagnato di un tuono poderoso, per poi cadere rovinosamente su una vetrata di una filiale bancaria, facendo partire altri suoni decisamente più fastidiosi. Sfrecciano davanti a me tutti i documenti della fabbrica, anch'essi come un corpo unico impazzito. Mi è sembrato anche di vedere l'impiegata, sparata come la donna cannone. Passa sotto i miei occhi uno dei quadri più prestigiosi della collezione privata del direttore: un Boccioni, che sembra aver preso vita. Neanche l'autore avrebbe potuto immaginare una fine più degna.
Con mio enorme piacere vedo volare la cosa più bella che potessi desiderare: il marcatempo. Per fargli compagnia lancio il mio badge, come si faceva con le carte quando si giocava da bambini a chi la mandava più lontano.
Mi accorgo che in tutto questo andirivieni ho solo dato un morso al mio panino; non mi preoccupo, questa volta avrò tutto il tempo per finirlo. Dopo aver chiuso e riaperto gli occhi, d'improvviso, tutto intorno sembra diventato un acquitrino. Una pioggia battente scivola sul mio corpo senza che me ne renda conto. Mi sembra di galleggiare. Do un altro morso al panino ma lo sputo: è una poltiglia.
Continua a piovere, l'acqua sommerge tutto, anche me. Mi sento perfettamente a mio agio, come nel liquido amniotico materno; come se debba ancora nascere o rinascere.
E riemergo, felice. Il sole è tornato a splendere come per magia. Un pensiero si concretizza, da molto lo auspicavo: oggi, posso andare a prenderla io, Ambra da scuola.

Re: [CDP1] La catena di montaggio

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L'ho riletto tre volte, almeno una cosa gliela devo dire, perciò lo rileggo per trovare un consiglio, una parola che si potrebbe migliorare, un'idea per scavare dentro un racconto che già mi è piaciuto un sacco, mi sono detta.
Alla fine solo una cosa posso dire, e cioè, che è bello, ma veramente tanto bello. Per me è perfetto.
Non cambierei nulla, mi hai trasportato nella mente di questo padre e fatto respirare la sua aria, sentire mia la sua coscienza.
È stata una lettura  di quelle che restano indelebili nella mente, complimenti! 
 

Re: [CDP1] La catena di montaggio

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Kasimiro ha scritto: ven apr 14, 2023 11:15 pmmi aveva raccolto insieme a mia figlia e portati in viaggio tra prati e colline. Poi, alla vista di un campo di papaveri, ci lasciò cadere.
aveva lasciato (consecutio)
Kasimiro ha scritto: ven apr 14, 2023 11:15 pmQuanta vita si ritrova nel raggio della mia vista. Mi sorprende un nugolo di moscerini che si muove come un corpo unico fluttuando nell'aria, creando un'evoluzione di forme dinamiche imprevedibili. Più in lontananza lo stesso effetto lo crea uno stormo di uccelli. C'è una strana luce, un vento crescente fa svolazzare foglie, arbusti e ogni cosa dal peso specifico molto basso. Il chiarore all'orizzonte diventa abbagliante per effetto dello scuro intorno: la luce è circondata, sempre più, fino ad esserne inghiottita. Un nero plumbeo precipita improvvisamente. Un'altra nuvola di puntini che fluttuano si muove in lontananza, sembra gigantesca e si avvicina velocemente: cos'è?
A un normale occhio risulterebbe inquietante. A me no, anzi, mi da serenità: la natura vitale sembra prendere il sopravvento in mezzo a un cumulo di morti viventi.
Questo passaggio lo trovo splendido 😍 come tutto il resto del racconto. Hai reso benissimo la psicologia del “padre”  la sua sofferenza per la mancanza della figlia, il lavoro ossessivo, la capacità di sognare a occhi aperti. Un racconto da premiare, per i miei gusti. Bravissimo.

Re: [CDP1] La catena di montaggio

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Ciao @Kasimiro 
Molto bello. Quest’uomo alla catena di montaggio non si è perduto nei macchinari, in una routine disumanizzata, non è diventato un pezzo meccanico. Ancora prima dell’evento che sembra distruggere tutto ha sempre avuto la capacità innanzi tutto introspettiva di pensare alla figlia amata, lontana, e poi la volontà di sapersi guardare intorno, radicarsi nell’ambiente che lo circonda, osservare particolari che per altri possono essere insignificanti o inesistenti come un prato, formiche, cavallette, ma che per lui fanno parte di una vita dalla quale è stato escluso, non per volontà sua: ne è stato privato da un assurdo modo di concepire la vita.
L’evento finale (un cataclisma?) lo libera da tutte quelle inumane incombenze imposte da chi considera l’uomo una macchina che deve rendere profitto e mi piace pensare che quest’uomo tornerà a essere veramente vivo e libero e potrà tornare dalla figlia, chissà.
Lo hai saputo descrivere e rendere molto bene.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CDP1] La catena di montaggio

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ciao @Kasimiro 

Il fatto che la fabbrica salti in aria con tutte le sue maledette macchine, badge compreso, è solo metaforico? Il fatto che lui riapre gli occhi sapendo che è il giorno della visita a sua figlia, è lo stesso evento che distrugge quella quotidianità? Ci sono varie interpretazioni: quale è, in effetti la tua?
Kasimiro ha scritto: ven apr 14, 2023 11:15 pmIl marcatempo: un mostro dal quale non si può scappare, insieme al caffè liofilizzato del distributore.
Anche tu hai deciso di eliminare l'inglese? Certo, " marcatempo" è più affascinante di badge, ma spero che non sia per il fatto che qualcuno vuole multare chi fa uso di parole non italiane! Che ridere. Questi politici non hanno altro a cui  pensare. Eppure, l'inferno dei lavoratori dentro alle fabbriche, dovrebbe spingerli a fare scelte diverse. Come anche ci vorrebbe una legge diversa per regolare le tragiche conseguenze della separazione tra coppie a cui spesso gli uomini devono fare i conti. Questa sofferenza mi pare sia messa ben in chiaro. Ciao e a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CDP1] La catena di montaggio

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Così come il Dio della Bibbia punisce gli Egiziani con l'invasione delle cavallette (e molto altro ancora) per non aver liberato gli Ebrei dalla schiavitù, qui nel tuo racconto un'analoga invasione (e poi il diluvio! biblico anch'esso) libera i nuovi schiavi di questo nostro tempo industrializzato e digitalizzato. Ci avevano fatto credere che la catena di montaggio fosse cosa superata... per certi aspetti è peggiore oggi di ieri. Uno spaccato sociale ingentilito dalla tua capacità di tessere fiabe. Grazie, @Kasimiro.
Kasimiro ha scritto: ven apr 14, 2023 11:15 pmprima avviarmi tra code
Qui sopra è saltato un "di". Un saluto!
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Re: [CDP1] La catena di montaggio

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Kasimiro ha scritto: ven apr 14, 2023 11:15 pmquell'angioletto, per il quale ho contribuito alla sua nascita,
alla cui nascita ho contribuito
Kasimiro ha scritto: ven apr 14, 2023 11:15 pmqualche giorno fa una farfalla  mi aveva raccolto insieme a mia figlia e portati in viaggio tra prati e colline. Poi, alla vista di un campo di papaveri, ci lasciò cadere.
uniformerei i tempi verbali, optando per uno tra trapassato prossimo e passato remoto. Qui come in altri punti

Ciao @Kasimiro , mi è piaciuto molto come hai declinato la traccia. Io intravedo due fughe, quella del finale si colloca nel mondo reale, sebbene ci sia bisogno di un intervento divino/apocalittico.  Però,  (e se non ho capito male deve essere stata una scelta voluta da parte tua) nel racconto ce anche una altro tipo di fuga: l'evasione dall'ordinarietà del mondo massificante attraverso la fantasia del protagonista. Questa mi è sembrata ancora più interessante ;-)
Scrittore maledetto due volte

Re: [CDP1] La catena di montaggio

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Ciao @Kasimiro.
Eccomi in forma di sorpresa.

Hai trovato un modo di interpretare la traccia molto originale, e in questo sta la forza del tuo racconto. Un racconto giocato tutto all’interno del tuo personaggio, dove gli spazi di reclusione o di libertà sono strettamente legati al suo vissuto. Da un lato la costrizione in una realtà oppressiva e persecutoria, dall’altro l’unica via di fuga attraverso la fantasia.

Utilizzando la narrazione in prima persona hai giocato bene le tue carte. L’effetto immersivo riesce a portare il lettore a identificarsi con il personaggio, giustificando il suo modo di percepire la realtà quasi acriticamente.
Stiamo parlando di una personalità estremamente fragile. In questo contesto il lettore empatizza con il personaggio partendo da quei nuclei di fragilità che appartengono a tutti noi; da quella nostalgia del “liquido amniotico materno” a cui fai riferimento nel finale, che rimane sopita nel nostro inconscio.

Se dovessi giudicare il tuo personaggio con un occhio più critico e disincantato potrei vederlo come un disadattato, una persona che non è mai giunta a una percezione adulta della realtà, e che anche nel rapporto fantasticato con la figlia immagina di essere un suo compagno di giochi piuttosto che un genitore.

Anche quando si riferisce all’attore che
Kasimiro ha scritto: ven apr 14, 2023 11:15 pmParlava di come la vita, inesorabilmente, era parte di una grande catena di montaggio dalla quale non si può sfuggire, compresa ogni azione che pensiamo di poter fare in libertà.
Non riesce a considerare altro che l’aspetto limitativo di ciò che viene detto.
Spesso mi sono trovato a discutere questo argomento dicendo che l’essere anelli di una catena può essere sì limitante, ma al tempo stesso definisce un ruolo e una funzione, e che se sei abbastanza bravo puoi utilizzare quella posizione per influire sul funzionamento stesso della catena. Un anello al di fuori della catena invece verrà considerato solo un inutile pezzo di metallo.

Dall’altra parte è pur vero che il nostro modello sociale tende a esasperare gli aspetti performanti, soprattutto in campo lavorativo, rischiando di limitare sempre di più gli spazi di inclusione per le persone più fragili o con minori capacità. Il vero rischio è che tale modello produca alla fine più disagio che benessere, ed è in questo che ritrovo il senso più profondo del racconto. Quando la catena non è più in grado di soddisfare i bisogni primari delle persone rischia di spezzarsi.

Tornando al tuo personaggio.
Nella prima parte sei riuscito molto bene a descrivere la sua fatica di vivere, lo hai portato gradualmente a quel senso di esasperazione che ha prodotto la rottura.
Non nascondo che la seconda parte mi ha sorpreso. A una prima lettura mi ha disorientato, poi, per deformazione professionale, ho immaginato un breakdown psicotico, il che potrebbe anche essere. Ma rileggendo ho compreso che non è importante “cosa sia”, ma “ciò che rappresenta”: proprio la rottura di quella catena a causa della perdita di senso.
Nel finale, mi piace pensare che il proposito di andare a prendere Ambra a scuola sia quello di riappropriarsi concretamente del ruolo di genitore, uscendo finalmente dal pantano dell’impotenza e delle fantasie onnipotenti, ma questa è farina del mio sacco. È giusto che ognuno possa interpretare il finale come meglio crede.

Lo stile con cui hai composto questo racconto, soprattutto nella seconda parte, richiede un intervento attivo di interpretazione da parte del lettore. Da un lato può fungere come elemento interessante di stimolo alla riflessione, dall’altro potrebbe diventare un ostacolo per quei lettori che preferiscono essere portati per mano fino alla fine della storia.
Non so se la modalità che hai scelto faccia parte di un tuo stile personale. In ogni caso, cercare di dare un’impronta riconoscibile al proprio modo di scrivere è comunque positivo, anche se a volte si rischia di perdere qualcuno per strada.
A rileggerti.

Re: [CDP1] La catena di montaggio

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Che bella sorpresa @Poldo. Con il tuo esaustivo commento hai colto molte riflessioni che il mio modo di scrivere probabilmente lascia aperte.
Poldo ha scritto: mer apr 19, 2023 10:12 amLo stile con cui hai composto questo racconto, soprattutto nella seconda parte, richiede un intervento attivo di interpretazione da parte del lettore. Da un lato può fungere come elemento interessante di stimolo alla riflessione, dall’altro potrebbe diventare un ostacolo per quei lettori che preferiscono essere portati per mano fino alla fine della storia.
Non so se la modalità che hai scelto faccia parte di un tuo stile personale. In ogni caso, cercare di dare un’impronta riconoscibile al proprio modo di scrivere è comunque positivo, anche se a volte si rischia di perdere qualcuno per strada.
E' proprio così. Sentivo che il racconto aveva bisogno di una sferzata per uscire dall'oppressione del personaggio. Il temporale o il cataclisma sono stati l'occasione per fornirla. La citazione biblica che mi ha segnalato @Ippolita calza a pennello anche se da parte mia inconsapevole.
Il protagonista trova la forza, pensando all'amore per la figlia, per liberarsi da quella catena opprimente che lo stava schiacciando. L'acqua, elemento a me caro, lo aiuta a liberarsi, a rigenerarsi, ad attuare quel cambiamento che sembrava impossibile. (Mi sorprende sempre pensare che i primi mesi di vita li passiamo immersi in un liquido).
E finalmente vede scardinare pezzo dopo pezzo tutti quegli elementi che lo tenevano legato. Prende atto quella rivoluzione interiore attraverso la distruzione (metaforica) della fabbrica e del passato che lo porterà ad incontrare, semplicemente, sua figlia. 
Hai ragione, metto in conto di prendere dei rischi. Credo che faccia parte del mio approccio narrativo che spesso è poco pensato e viene più da un flusso interiore.
Grazie ancora per la sorpresa!
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