[CdP1] La firma

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Commento

Traccia n.1 - passaggio da persona libera a reclusa o viceversa

  La firma

   Non dovevo bere quel bleesky, ma che mi è preso? Tutti sanno l'effetto che fa: ti toglie la paura. Ti fa fare cose che premevano lì per uscire (oh, se premevano!) da tempo, ti procura una scarica di adrenalina incredibile, ma poi…
   Poi ti ritrovi a fissare il foglio di arruolamento in un cubicolo delle carceri di Nuova Nanchino.
   “Allora, passata la sbornia, amico?” il birro mi butta una penna. La seguo in silenzio mentre rotola sul pezzo di carta e si ferma sulla parola volontario.
   “Seriamente, una penna a sfera?” borbotto, “e questa qui è cellulosa? Avete idea di quanto sia anti-ecologica? Non vedevo della cellulosa da tipo, che so, vent’anni…”
   Nel momento stesso in cui lo dico, il foglio ha uno sfarfallio e cambia lievemente colore. Ah. Ma certo. Il nuovo modello di schermo che imita la carta stampata. Non mi aspettavo di vederlo in galera, tutto qui.
   “Firma e piantala di fare domande” il birro si lascia cadere a cavalcioni di una sedia, “così possiamo andare a casa”.
   Ce ne sono due nella stanza. Quello che ha parlato finora, dall’aria annoiata e un paio di baffetti sottili, e il sorvegliante calvo seduto nell’angolo. Quest'ultimo sembra nervoso. Fissa il pavimento e si mangia le unghie.
   “E se io non volessi firmare…”
   “Sei serio?!” il sorvegliante sputa un pezzo di unghia per terra e solleva la testa rasata per fissarmi. La pelle del suo volto è molliccia e pende dagli zigomi come di qualcuno che è dimagrito troppo in fretta.
   “Sei un disertore, idiota. Ti è arrivata la notifica mesi fa, hai cambiato domicilio, hai mollato il lavoro, poi cosa fai? In pieno giorno ti presenti con un secchio di MERDA e scrivi FANCULO LA GUERRA sul manifesto in piazza Centrostato?! Da protocollo ti spettano dodici anni di colonia. Dodici. Ti offriamo una possibilità di cavartela e tu non vuoi firmare? Dove cazzo hai lasciato il cervello?”
   In fondo alla bottiglia di bleesky, evidentemente. Mi prendo la testa tra le mani.
   “Fanculo la guerra”, farfuglio.
   In quell’istante si sente la voce dell’assistente vocale che si diffonde per lo stanzino in cui siamo bloccati: Si prega di evitare espressioni che possano risultare violente o discriminatorie. Si consiglia di ricreare un ambiente rilassante per favorire la deposizione del testimone. 
   Segue un breve bzzz che diffonde nell’aria un profumo di agrumi.
   “Non è un testimone, cazzo! È agli arresti!”
   “Sarà un altro bug”, il birro mastica lentamente una foglia di coca.
   Bzzz. Bergamotto e mandarino.
   Prima che il sorvegliante possa scaravoltare il tavolo, il birro si alza in piedi e viene di fronte a me. Mi fissa. Lo vedo da sotto le mani con cui sto ancora stringendo le tempie.
   “D’accordo. Modalità muri trasparenti. Adesso”.
   Una parete della stanza scompare. O meglio, sembra scomparire. C’è un corridoio dall’altra parte, lo stesso corridoio che ho percorso io un’oretta prima, e lungo il quale adesso due tizi in uniforme stanno trascinando un grimorio. Impallidisco.
   “Abbiamo acciuffato questo bastardo sui confini”, il birro picchietta sul muro, “chi lo sa cosa aveva in mente. Capito? Mentre ti diverti a fare il pacifista, questi sono già arrivati alle porte di casa”.
   Grimori. E’ stato un qualche influencer a chiamarli così per la prima volta, per la loro pelle da cetaceo piena di simboli fittamente incisi. Come degli incantesimi su un libro di magia. E poi c’è questa cosa degli occhi… non ce li hanno proprio, gli occhi, non come li intendiamo noi. 
   Nemmeno il grimorio nel corridoio del carcere li ha. Eppure ho la sensazione che mi veda: attraverso la parete, attraverso lo schermo, ho la sensazione che fissi me.
   “Se la sono cercata loro per primi,” prosegue il birro, “sono arrivati sulla nostra Terra, hanno aperto un portale in mezzo all’Arkhangai, possono aprirlo a loro piaciment…”
   “Proponendo scambi di mercato. Ci sono stati rapporti diplomatici e trattati. Nonostante i nostri linguaggi siano differenti, abbiamo trovato un modo per comunicare”, sto blaterando quasi senza rendermene conto.
   “Ma quanto si può essere ingenui? Sono abbastanza svegli da non attaccare alla cieca, te ne do atto. Si stavano prendendo il tempo per studiarci dall’interno, è la tattica base di qualsiasi stratega. Volevano farci abbassare la guardia, cosa che su creduloni come te, a quanto pare, ha funzionato”.
   I tizi in corridoio si fermano a chiacchierare con una segretaria che probabilmente non ha mai visto un grimorio dal vivo. Sembra affascinata e spaventata allo stesso tempo.
   Gli studiosi all’inizio li avevano definiti come il “miracolo del Pianeta Fratello”. L’atmosfera, la pressione, la gravità della loro terra sono incredibilmente simili alla nostra. Simili, ma non del tutto: un’esposizione troppo prolungata alla nostra aria, senza protezioni, ai grimori causa dolore.
   Mentre le guardie e la segretaria chiacchierano, i simboli sul corpo del grimorio cominciano a contorcersi e a cambiare posizione. Tutta la sua pelle da cetaceo sta pulsando. Il grimorio striscia per terra, cercando di allontanarsi il più possibile dalle persone. E mi fissa.
   "...è per questo che al governo non dovrebbero esserci…"
   “Ma siamo stati noi ad attaccarli”, mormoro a filo di voce.
   Il birro si interrompe e storce le labbra:
   “Abbiamo agito di anticipo, finché avevamo ancora il vantaggio dalla nostra".
   “Ma li abbiamo attaccati noi”.
   C’è un improvviso tramestio in corridoio. Le guardie hanno ripreso a trascinare il grimorio lungo il pavimento, ma mentre tentano di spingerlo verso una cella, questo riesce a liberarsi, si lancia verso uno dei due uomini, l’altro spara e… 
   “Cazzo!” grida il sergente calvo mentre batte un pugno sul muro per togliere la modalità trasparente. Fa in tempo, non vediamo niente.
   Ma sentiamo.
   Le urla del grimorio morente attraversano le pareti. Comincio a tremare. Il loro ultimo pianto di dolore scuote nelle viscere, sempre. Come un bambino di fronte a cui stanno ammazzando la madre. Come una persona a cui stanno strappando le unghie una ad una. Dicono che sia impossibile tornare da un campo di battaglia senza avere gli incubi.
   “Urlano come dei maiali sgozzati, eh?” il birro si passa una mano sui baffetti, mentre il sergente calvo trema quasi più di me.
   “Muoviti a firmare. Ne ho abbastanza per oggi”.
   Guardo il foglio elettrico sul tavolo senza riuscire a capire se sta di nuovo sfarfallando o se è il mio sguardo a essere così appannato. E’ sottile come un vero pezzo di carta. Chissà chi l’ha finanziato?
   Non devo forzarmi per vomitare, il vomito ce l’ho già lì, alla base dell’esofago. Rigurgito tutto ciò che riesco sul tavolo, sono molto attento a sommergere il foglio per benino.
   “Ma che diamine fai?!” il birro fa un salto all'indietro per evitare gli schizzi semi-digeriti della mia cena. A quanto pare mi era rimasto tutto il pasto sullo stomaco.
   Il foglio elettrico sfrigola a contatto con l’acido.
   “Merda, l’avevo detto che era una pessima idea usarlo con i detenuti!”
   Mentre il birro sbraita e il sorvegliante geme dal suo angolo, io immergo un dito nel vomito e scrivo FANCULO LA GUERRA. Per la prima volta, sorrido:
   “Quanti anni di colonia avete detto che sono?”

Re: [CdP1] La firma

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Ciao, @Canis , è la prima volta che ti leggo ed è una piacevolissima sorpresa.
Ho trovato il tutto molto ben scritto, sia in quanto a stile che in quanto a costruzione del racconto, con la situazione che si svela pian piano.
E poi, di questi tempi ci servirebbe davvero un po' dell'ostinato pacifismo intergalattico del tuo protagonista.
Per me pollice in su  (y), e FANCULO LA GUERRA!
Scrittore maledetto due volte

Re: [CdP1] La firma

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Brava @Canis    (y) 

Ti stai rivelando man mano, contest dopo contest, una scrittrice eclettica e versatile in ogni genere letterario.
Che tu sia una famosa autrice in incognito nel mondo dei forum letterari? Che sia questo il modo di passare qualche ora libera mentre,
seguendo le tracce, rinnovi l'ispirazione per nuovi traguardi letterari?  :D

Comunque sia, è bello leggerti.  :libro:   :si:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CdP1] La firma

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@Poeta Zaza non sai quanto mi faccia piacere il tuo commento! Ho sorriso come una beota per mezz'ora :arrossire:  No, nulla di simile, ma sarebbe bello se un giorno diventasse vero. La scrittura non mi è mai venuta naturale, il mio è una sorta di accanimento terapeutico, e sono contenta che dopo anni in cui ci sbatto la testa contro, qualche risultato ci sia  :D
Grazie @Edu, ho letto qualche tuo racconto qui sul forum e un apprezzamento da parte tua è gratificante!

Re: [CdP1] La firma

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ciao @Canis 

Confesso che il fantasy non è il mio genere e lo odio profondamente  :P

Insomma, la trama non è proprio affascinante. 
Canis ha scritto: ven apr 14, 2023 7:43 pmPoi ti ritrovi a fissare il foglio di arruolamento in un cubicolo delle carceri di Nuova Nanchino.
Siamo in Cina? Non ho trovato altro elemento per poterlo collocare, però!
Canis ha scritto: ven apr 14, 2023 7:43 pm “Abbiamo acciuffato questo bastardo sui confini”, il birro picchietta sul muro, “chi lo sa cosa aveva in mente. Capito? Mentre ti diverti a fare il pacifista, questi sono già arrivati alle porte di casa”.
   Grimori. E’ stato un qualche influencer a chiamarli così per la prima volta, per la loro pelle da cetaceo piena di simboli fittamente incisi. Come degli incantesimi su un libro di magia. E poi c’è questa cosa degli occhi… non ce li hanno proprio, gli occhi, non come li intendiamo noi. 
   Nemmeno il grimorio nel corridoio del carcere li ha. Eppure ho la sensazione che mi veda: attraverso la parete, attraverso lo schermo, ho la sensazione che fissi me.
Non vedo credibile la pericolosità di questi grimori. O forse, come al solito, noi umani eliminiamo qualsiasi entità che non ci fa comodo?

Insomma. Il tuo recluso non termina il passaggio da recluso a libero. Se si considerasse il rifiuto alla guerra come una sorta di liberazione, in questo caso potrei vedere concluso il passaggio. Ma credo che questo non sia avvenuto. Per il resto, mi accodo agli altri. Ciao. :P
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CdP1] La firma

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Ciao @Canis

Bello il tuo racconto, possiede un ritmo serrato, con un linguaggio e un'evocazione di stile che ricorda l'hard-boiled, declinato alla science-fiction.
Belli i personaggi tutti ruvidi e solidi, riesci a far respirare al lettore l'ambientazione scabra e ostile nel quale si svolge la vicenda.

C'è il tema del conflitto, della presunta invasione extraterrestre che minaccia l'umanità, l'esistenza confermata di forme di vita e intelligenza e la possibilità di stabilire con esse un contatto.
E la consueta modalità terrestre di approcciare il "primo contatto", pronta ad aggredire ciò che è "diverso", alieno, in forma preventiva, prima ancora che l'altro mostri una qualsivoglia forma di ostilità pericolosa.
Nativi americani, indios mesoamericani o extraterrestri la soluzione resta univoca: sterminio e genocidio.

C'è anche l'uso dell'ironia applicata alle psicologie dei protagonisti, che immette una nota distensiva nella conclusione della storia.

Brava, compimenti.
Un saluto e a presto rileggerti. Ciao.

Re: [CdP1] La firma

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Ciao @Canis 
  
Uno spaccato di mondo distopico, ammesso che quello di oggi sia normale. Questo detenuto pacifista lo trovo alquanto autolesionista, preferisce fare dodici anni di reclusione rifiutando la proposta di arruolarsi. Non sarebbe comunque libero, ma starebbe leggermente meglio e forse, allentata la sorveglianza potrebbe avere la possibilità di fuggire. Ma lui è un duro e puro, come ce ne sono molti e non bada alle conseguenze delle sue azioni.
Mi figuravo un’ambientazione americana, sono loro che hanno la smania di sterminare chi non risponde ai loro criteri di esistenza, praticamente quasi tutti, uomini ed eventuali alieni. L’ambientazione mi sembra invece cinese, quel popolo ragiona diversamente, non oso dire meglio, ma diversamente, se non altro perché provengono da una cultura ultramillenaria, hanno più pazienza.
L’arruolamento di detenuti è una prassi molto comune in parecchie parti del mondo, un modo utile per sbarazzarsene se vogliamo, usando un linguaggio commerciale.
Alcuni comportamenti dei carcerieri mi sono sembrati un po’ improbabili in persone di quella etnia, sia come approccio verso il prigioniero sia come modi di dire. 
Mi suona strano sentir dire da loro — Sei serio? —  più vicino al modo di dire occidentale.
L’ostinazione del pacifista, con l’aggiunta di opportuno rigurgito sul tablet, da approvare in pieno, ha tratti di eroica comicità. Dal mio punto di vista avrei fatto agire i personaggi diversamente, comportamenti più “vissuti” più “sentiti” da ambo le parti. Talvolta anche i più incalliti pacifisti per salvarsi la pelle possono giungere a vergognosi compromessi che possono colorire una storia. 
Non pensare che io sia un guerrafondaio, ho avuto a che fare con la guerra e la detesto dal più profondo dell’animo.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CdP1] La firma

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Ciao @Canis

Mi piace la fantascienza che ti butta in un mondo scifi senza nessun preavviso. Un elemento di questo tipo di fantascienza è che non è per niente facile da scrivere. Direi invece che con questo racconto ci sei riuscita perfettamente, camuffando un po' di spiegone nel dialogo ma senza farlo suonare troppo forzato. Le informazioni arrivano al momento giusto e proseguendo con la lettura si entra in un mondo sempre più futuristico, fino addirittura all'introduzione di una razza aliena. 
Mi è piaciuto molto il tono piratesco, il bleesky, il birro. Mi ha fatto pensare a un mix tra Papillon e Cowboy Bebop. 
Il protagonista mi piace, leggendo il racconto viene voglia di conoscere qualche sua altra avventura. Sono sicuro che l'accettare l'incarcerazione sia solo il modo più semplice per evadere in un secondo momento. Sempre meglio  che finire in qualche colonia spaziale dimenticata da dio. Infatti forse l'unica critica che potrei fare al testo è che sembra di trovarsi di fronte all'incipit di un racconto, piuttosto che a qualcosa di autoconclusivo. Voglio saperne di più e bere del Bleesky. 

Re: [CdP1] La firma

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@Alberto Tosciri i tuoi dubbi sono più che leciti. La mia ambientazione non è pensata in Cina, o meglio, non proprio. 
Nel mondo ci sono una marea di città nominate alla loro fondazione in onore di città già esistenti ("Nuova" York è sicuramente tra le più famose), per cui anche la mia Nuova Nanchino voleva presupporre un'avvenuta espansione cinese, che però (esattamente come era avvenuto con l'America) ha perso in buona parte i connotati del paese di origine, rimescolandosi con altre culture e/o creandone una propria. Certo, forse in un racconto breve potevo risparmiare questo excursus mentale e non complicare la vita ai lettori, optando per un nome meno evocativo...
Riguardo alla conclusione, quello di far arruolare il mio protagonista alla fine del racconto era la mia idea iniziale, sai? Poi lui ha preso un po' una vita sua e mi è venuto così. Sotto sotto è impulsivo e si è lasciato trascinare dal momento  :D

Poi volevo ringraziare tutti per i commenti, mi fanno tantissimo piacere! Ammetto che ho fatto in tempo ad affezionarmi a questo personaggio ancora senza nome, come se avesse cominciato a esistere da sé

Re: [CdP1] La firma

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Parto spoilerando. Narrativamente non si dovrebbe fare, bisognerebbe tenere sulle spine, lo so, ma anche gl’incipit dalla fine hanno un loro perché.
Il tuo racconto mi è piaciuto. Molto.
A livello di scrittura, extra genere, l’ho trovato ben scritto (solo una parte non mi ha pienamente convinto, ci arriveremo dopo).

A livello di genere, ha elementi interessanti e, mi pare di poter dire, una buona dose di originalità. Cosa che per qualsiasi genere è una cosa positiva, ma per la sci-fi è assolutamente una marcia in più. L’invenzione di nuovi elementi, o lo sfruttamento originale di elementi già utilizzati da altri autori, oppure ancora la citazione, non forzata, ma coerente e funzionale al proprio testo, sono elementi che io considero sempre con molta attenzione. Sia leggendo racconti qui sul forum, sia leggendo racconti editi.
Il tuo racconto contiene un ben dosato insieme di tutti questi aspetti.

Poi, se vogliamo, c’è anche il messaggio. Banale e scontato finché si vuole, oggi (come non apprezzare un testo che porta un sottinteso – ma nemmeno troppo – messaggio pacifista e ambientalista?), ma c’è. Anche questo lo apprezzo sempre. L’autore pare dirmi: Scrivo per dire la mia, non “tanto per”. La mia opinione non aggiunge una briciola a tutto ciò che ovunque si dice (spesso anche a sproposito) su un certo argomento? Va bene, io però lo dico. Di quel messaggio faccio il sottinteso in ogni mia più piccola scelta, di ogni mia idea. Di ogni mio discorso. Poco? Sempre meglio che niente.
Bene, io (lettore) approvo.
Oh, poi la scrittura, alla fine, trova una propria ragione d’essere anche solo nell’intrattenimento del lettore: lecito. Ma trovarci qualcosa di più, secondo me, è molto meglio.

C’è anche un’altra cosa che apprezzo molto, di questo tuo lavoro: rappresentando un singolo episodio, una situazione, direi, sei riuscita, senza gravi problemi d’info dump, a presentarmi un mondo, a far passare quel mondo come lo scenario naturale della tua situazione. Eh: in un racconto breve di fantascienza questa cosa richiede una certa capacità narrativa. Brava, quindi.

L’ambientazione, dunque. E i legami con la realtà (la nostra realtà, del nostro mondo), funzionali alla trama e anche al messaggio:

La Nuova Nanchino lo trovo già un riferimento distopico davvero inquietante: nel tuo mondo la colonizzazione cinese del mondo è compiuta (dato che, un po’ egocentricamente, immagino i protagonisti come discendenti di “noi occidentali”, anche se il dettaglio del portale aperto nell’Arkhangai potrebbe richiamare l’Arhangaj, provincia della Mongolia, quindi localizzare – ma non necessariamente – la vicenda più vicino all’estremo oriente). Alla meglio posso immaginare un mondo senza più etnie, dove i tratti somatici e culturali degli umani sono ormai completamente mischiati, ma con una prevalenza asiatica non trascurabile. Nulla in contrario, eh! Nessuna considerazione morale, nella mia osservazione: i predomini geopolitici vanno e vengono, prima ci abitueremo all’idea di un mondo possibile nel quale il vecchio continente, con il suo predominio economico e culturale, con occidente e occidentalismi in generale, alle spalle, meglio sarà per noi. Il tuo racconto suggerisce che forse ci vorrà proprio un nemico comune esterno, per farci superare le logiche e le contrapposizioni attuali. Però tu non lasci spazio ad alcuna rivelazione consolatoria: nel tuo mondo il contrasto è spostato solo su un altro livello (non più terrestri contro terrestri, ma terrestri contro alieni). E comunque con il miraggio perdurante che sia la guerra a poter risolvere i problemi. E allora, anche a livello di specie, saremo ancora contrapposti fra interventisti e pacifisti. Tanto per far balenare nel lettore la sensazione che, anche nel tuo mondo, la storia non ci abbia insegnato nulla di nulla.

Il sospetto della presenza di cellulosa in un foglio di carta e il richiamo “etico” del protagonista ai birri: siamo nel cubicolo di un carcere; nome del luogo a parte, l’atmosfera potrebbe richiamare le dittature centro- o sudamericane; le due guardie sono buzzurri incalliti dalla guerriglia, cocainomani e dalle maniere che definire spicce è poco. Cosa potrebbe fregargliene, a loro, dell’antiecologicità della cellulosa? Eppure, il porre la domanda, da parte del protagonista, come si potrebbe chiedere: “Ma usate ancora degli archibugi? Non vi rendete conto di come sarebbero più efficienti e letali dei fucili automatici leggeri?” è significativo: siamo in un mondo nel quale l’ecologia non è solo la fissa di qualche estremista rivoluzionario, è, bensì, diventata un dato di fatto economicamente rilevante.

Piazza Centrostato: altro dettaglio inquietante. Richiamo a centralità e a controlli di orwelliana memoria, come di molte altre visioni socio-politiche post apocalittiche paventate da una gran quantità di Autori di distopie e ucronie. Ma solo buttato là da te come dettaglio. Che dire? Approvo.

Le pareti che divengono trasparenti. Non originalissimo, ma anche questo buttato lì, semplicemente perché funzionale alla situazione, senza spiegoni, senza ricerca dell’effetto eclatante.

L’incomunicabilità fra specie reciprocamente aliene, che diviene pretesto ed autogiustificazione per la guerra. Eh, beh: qui si passa a uno dei caposaldi della fantascienza (purtroppo, mutuato dal mondo reale). Comunque, nel racconto il pretesto è esplicito e costituisce, forse, l’unica parte che, a livello di rischio info dump – rischio remoto, ma a cui ci si espone facilmente con i puristi del genere – potrebbe essere da te gestita meglio. Ma in un racconto da settemila caratteri non ha molto senso sindacare su qualche informazione apparentemente di troppo che passa nei pensieri del narratore interno sul quale l’autore focalizza. Io, pur contemplando il rischio, non avrei avuto timore a prendermi la tua stessa libertà.

Ho detto tutto? Caspita, credo di aver detto più che abbastanza, dal momento che questa è poco più che l’introduzione del mio commento. Non mi dilungo oltre e passo a qualche dettaglio sul testo, dove affronterò anche uno degli elementi centrali del tuo racconto: il grimorio (con ciò che consegue a livello narrativo, ma anche del risultato… linguistico, dal momento che i chiari riferimenti alla magia indicano che la tua scelta del nome è tutt’altro che casuale).



 
Canis ha scritto: ven apr 14, 2023 7:43 pmil birro mi butta una penna
Lo immagino, al tempo della storia, come un termine che è nell'uso corrente, ma del quale l'utilizzatore probabilmenete non conosce nemmeno l'etimo.  Mentre, narrativamente, l'uso di un sostantivo così caratterizzante e dal sapore antico, fa assumere a chi viene nominato così  una connotazione molto ben inquadrabile "a pelle", prima ancora che i due ceffi vengano inquadrati dalla narrazione.

Canis ha scritto: ven apr 14, 2023 7:43 pmDa protocollo ti spettano dodici anni di colonia
Non "per Legge", "da protocollo". Altra sensazione che mi arriva, e che richiama atmosfere note, di urconie e distopie celebri: la burocrazia impera.
Canis ha scritto:   In quell’istante si sente la voce dell’assistente vocale che si diffonde per lo stanzino in cui siamo bloccati: Si prega di evitare espressioni che possano risultare violente o discriminatorie. Si consiglia di ricreare un ambiente rilassante per favorire la deposizione del testimone. 
   Segue un breve bzzz che diffonde nell’aria un profumo di agrumi.
   “Non è un testimone, cazzo! È agli arresti!”
   “Sarà un altro bug”, il birro mastica lentamente una foglia di coca.
   Bzzz. Bergamotto e mandarino.
Bel passaggio, molto ironico: l'IA fraintende. E tira dritto nel suo fraitendimento. (Dio ci salvi dall'IA :facepalm:  )

E veniamo al punto:
Canis ha scritto: ven apr 14, 2023 7:43 pmun grimorio. Impallidisco.
Io non so se il termine (che definirei quasi privo di richiami etimologici nella nostra lingua) sia usato, o addirittura abusato, come sostantivo abbinato a un essere vivente, o comunque senziente, nel genere fantasy (che conosco veramente poco). Non mi meraviglierei, lo confesso. Tuttavia, nella fantascienza mi sento di dire che è originale.
Il significato, allora: ha a che fare con l’esoterico, la magia, ma anche con il potere rivelatorio che ha la parola scritta, o comunque rappresentata dai segni. Leggo (perché ammetto che non lo sapevo) che la parola è antica e densa di significato, in altre lingue. Non sto qui a farne una disamina approfondita: tanto mi basta per ottenere e collocare un altro tassello che va a comporre il mondo che hai rappresentato. Quei segni sono misteri che gli umani non sono in grado di comprendere, e, va da sé, vanno quindi cancellati. Altra giustificazione alla guerra.
“Mentre ti diverti a fare il pacifista, questi sono già arrivati alle porta di casa”; “… SI stavano prendendo tempo per attaccarci dall’interno”; “…volevano farci abbassare la guardia…”; eccetera. (Anche la propaganda ha il suo peso, naturalmente, nella vicenda).
Comunque: il nome e quei segni sulla pelle dell’alieno sono un altro piccolo elemento funzionale che butti là, senza farne nulla di eclatante e che ti consente di rendere questa situazione un racconto di fantascienza originale e davvero ben fatto. Come dicevo: non so se sia qualcosa di già usato in altri generi, ma per quanto riguarda la sci-fi, secondo me, varrebbe da solo un romanzo. Se poi esiste e io non lo conosco (ho trovato e ricordo solo riferimenti al Necromicon di H.P. Lovecraft, che però non è un essere vivente, bensì un libro di rivelazioni, proprio come da significato classico del termine), farò ammenda, rivelando altresì che tutta la mia conoscenza del genere è solo millanteria :asd: .
Canis ha scritto:E poi c’è questa cosa degli occhi… non ce li hanno proprio, gli occhi, non come li intendiamo noi. 
Nemmeno il grimorio nel corridoio del carcere li ha.
Mmh, questo è l'unico passaggio che, a voler essere pignoli, non mi ha pienamente convinto dal punto di vista della scrittura: la negazione espressa, riferita alla frase precedente, fa sembrare che non tutti i grimori siano privi d'occhi, ma ciò pone in contrasto tra loro le due frasi e confonde un poco proprio nel momento in cui stai chiedendo al lettore lo sforzo di immaginare il tuo alieno.
Vero, la costruzione rafforza il seguito:
Canis ha scritto:Eppure ho la sensazione che mi veda: attraverso la parete, attraverso lo schermo, ho la sensazione che fissi me.
Ma (che devo dire?) l'incoerenza logica un poco mi disturba, laddove tutto sta davvero filando liscio come l'olio (in una storia tutt'altro che banale, quindi non così semplice da far filare liscia e naturale).
Canis ha scritto:   “Proponendo scambi di mercato. Ci sono stati rapporti diplomatici e trattati.
Altra connotazione credibile e inquietante del tuo mondo, dove regna la politica del "guerreggia e commercia/commercia e guerreggia". E un po' anche del "se vuoi la pace prepara la guerra" (e magari falla pure, aggiungo io alla citazione). Nonché "La miglior difesa è l'attacco". Solo a me tutto questo ricorda in modo desolante il tempo presente, nonché buona parte della nostra storia passata?
Il messaggio?
Eccolo: "Siamo proprio incorreggibili", è evidente.
Canis ha scritto:Simili, ma non del tutto: un’esposizione troppo prolungata alla nostra aria, senza protezioni, ai grimori causa dolore.
Semi-citazione (nobile, non so se voluta, visto che ti dichiari "non lettrice di fantascienza" ) da "La guerra dei mondi" di H. G. Wells
Canis ha scritto: Le urla del grimorio morente attraversano le pareti. Comincio a tremare. Il loro ultimo pianto di dolore scuote nelle viscere, sempre. Come un bambino di fronte a cui stanno ammazzando la madre. Come una persona a cui stanno strappando le unghie una ad una. Dicono che sia impossibile tornare da un campo di battaglia senza avere gli incubi.

   “Urlano come dei maiali sgozzati, eh?” il birro si passa una mano sui baffetti, mentre il sergente calvo trema quasi più di me.
Qui le mie sensazioni sono contrastanti: alcuni frammenti (li ho lasciati) sono molto efficaci, altri (li ho barrati) hanno lo spiacevole (per me) effetto di sdrammatizzare, paradossalmente perché richiamano qualcosa di noto. Mentre, invece, tutto dovrebbe essere completamente alieno: incutere un terrore che non può essere noto né paragonabile a nulla. 
Anche per la frase del birro secondo me andrebbe trovata un'alternativa: sebbene dia la sensazione di essere perfettamente nelle corde del personaggio, andrebbe evitata qualsiasi similitudine, che ha solo il rischio di sminuire l'effetto
Che so? "Dicono che se esiste l'inferno questo è il suono che fa", dice il birro mentre si passa una mano sui baffetti ridacchiando volgare. (qui alla battuta ho aggiunto qualcosa nel sostegno esterno per rendere adeguatamente odioso il birro, anche se riconosco che è un espediente poco elegante). 
Oppure: "Sulla terra non esiste nulla che faccia questo suono disgustoso. Ragione in più per liberarsi di loro."
Ho detto le prime due che mi vengono in mente solo per farmi capire meglio: a te, nel caso condivida il mio parere, trovare una soluzione migliore (che per me vuol dire ancor più disturbante).
Canis ha scritto:Guardo il foglio elettrico sul tavolo senza riuscire a capire se sta di nuovo sfarfallando o se è il mio sguardo a essere così appannato. E’ sottile come un vero pezzo di carta.
Buona la scelta di definirlo elettrico: non avresti potuto chiamarlo "elettronico" perché l'abbinamento sarebbe stato troppo riconoscibile come una cosa diversa, dal lettore. Ma io avrei addirittura omesso anche l'aggettivazione: foglio (semplicemente, sia qui che dopo) poteva senz'altro bastare, in quanto poi sfarfalla e sfigola e ciò richiama già in modo adeguato la natura dell'oggetto.

Direi che non ho altro (e se anche rileggendo mi verrà in mente qualcos'altro, credo di averti sommerso a sufficienza di considerazioni e sensazioni, quindi mi fermo qui).

Bene, hai rappresentato un'umanità subdola e cattiva nel profondo, cui tu non lasci alcuna possibilità di riscatto collettivo. Si potranno salvare, forse, solo alcune mosche bianche, che però, scrivendo FANCULO LA GUERRA con cacca e vomito, risultano più irriverenti che rivoluzionarie; più a chiamarsi fuori che a lottare.
Insomma non si salvano nemmeno "i migliori", gli antieroi.
Degli alieni, poi, non abbiamo informazioni sufficienti per schierarci dalla loro parte, purtroppo. Chissà che non siano anche loro cattivi come li descrive la propaganda (sarò un misantropo incorreggibile e ti sembrerò anche un po' xenofobo, ma un dubbio in tal senso, instillato con subdola eleganza e – ancora – senza clamore dall'autore, per me sarebbe stato il vero capolavoro, in questo racconto).

Ora, tutte queste sensazioni mi sono arrivate in modo molto naturale e diretto. Chiaro che se devo cercare di spiegarti cosa mi è piaciuto e perché, devo razionalizzare, divento verboso, cerco in memoria e cito riferimenti che attingono dalla mia passione (si capisce?) per il genere. Ma alla prima lettura, questo tuo lavoro è andato giù come una bibita fresca.
 
Ed è, per me, in definitiva, uno di quei racconti che lasciano proprio la voglia di saperne di più. Oppure (grande dono e segno di fiducia dell’autore nei confronti del lettore) che lasciano la possibilità di immaginare, e costituiscono stimolo a farlo.

Notevole prova “d’esordio” nel genere e vittoria meritata, a mio parere.

Re: [CdP1] La firma

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:brillasguardo:
Ma tu mi hai reso la persona più felice del mondo con questo commento, @queffe
A lettura ultimata ho assunto la consistenza di un budino sciolto con un sorrisone idiota a fare da padrone. Come si fa? Niente, mi godo appieno la sensazione che mi hai regalato prima di tornare in me.
queffe ha scritto: mer apr 26, 2023 11:47 pmSemi-citazione (nobile, non so se voluta, visto che ti dichiari "non lettrice di fantascienza" ) da "La guerra dei mondi" di H. G. Wells
Non me ne prendo il merito, la citazione non è voluta... Conosco Wells, ovviamente (non è che non ho letto proprio niente di fantascienza), però non abbastanza da citarlo (ahimè).
queffe ha scritto: mer apr 26, 2023 11:47 pmCome dicevo: non so se sia qualcosa di già usato in altri generi, ma per quanto riguarda la sci-fi, secondo me, varrebbe da solo un romanzo. Se poi esiste e io non lo conosco (ho trovato e ricordo solo riferimenti al Necromicon di H.P. Lovecraft, che però non è un essere vivente, bensì un libro di rivelazioni, proprio come da significato classico del termine), farò ammenda, rivelando altresì che tutta la mia conoscenza del genere è solo millanteria :asd: .
Se ci sono altri riferimenti (intendo per il termine grimorio applicato a un essere vivente) non li conosco neppure io, nel senso che non mi sono ispirata a nulla. In verità stavo ancora definiendo l'ambientazione, mi è balenato per la testa il termine e il resto si è costruito intorno. Insomma, è nato prima il nome e poi il nome ha definito gli alieni.

Ti ringrazio per i suggerimenti, ne terrò di sicuro conto e apporterò qualche piccola modifica.
Per il resto... per il resto grazie e basta. Hai detto tutto ciò che un autore (/autrice) più sognerebbe di sentirsi dire, cogliendo tutto ciò che volevo trasmettere. Torno a sorridere beota

Re: [CdP1] La firma

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Ciao @Canis . Bello, mi è piaciuto. L'ho capito dalla velocità con cui scivolavo da una frase all'altra e dal dispiacere quando mi sono accorta di essere arrivata all'ultima Ma come, già finito?
Ci lavorerai ancora, vero? Magari lo stai già facendo. Il racconto merita e, come lo sciampo, la seconda passata rende più tutto lucente e setoso.

Il birro baffetto che mastica coca, il sorvegliante flaccido e onicofago sono due chicche. Mi è un mancato capire se si sopportano, si amano o si prenderebbero a sberle, poca roba, basterebbe uno sguardo, una frase appena
Canis ha scritto:  Prima che il sorvegliante possa scaravoltare il tavolo, il birro si alza in piedi e viene di fronte a me. 
Anche la dinamica d'ingaggio meriterebbe qualcosa in più.
Canis ha scritto:  “D’accordo. Modalità muri trasparenti. Adesso”.
Da questo punto in poi, il gusto di raccontare i perché e i percome abbassa la tensione e il povero Grimori, acciuffato al confine, innesca una conversazione su politiche e strategie più adatta a un talk show.
Canis ha scritto: Gli studiosi all’inizio li avevano definiti come il “miracolo del Pianeta Fratello”. L’atmosfera, la pressione, la gravità della loro terra sono incredibilmente simili alla nostra. Simili, ma non del tutto: un’esposizione troppo prolungata alla nostra aria, senza protezioni, ai grimori causa dolore.
O a una puntata di Discovery Channell.
Mi sarebbe piaciuto qualcosa di più grossolano. Gesti, parole intrise di xenofobia e odio. Bufale spacciate come verità.

Ma tu sei un buon capitano, riprendi il timone e ti butti a capofitto nella tempesta.
Canis ha scritto:  C’è un improvviso tramestio in corridoio.
Ecco, da qui in poi, ritmo, tensione, la trovata dell'oscuramento che lascia solo il sonoro.
Canis ha scritto:  Le urla del grimorio morente attraversano le pareti. Comincio a tremare. Il loro ultimo pianto di dolore scuote nelle viscere, sempre. Come un bambino di fronte a cui stanno ammazzando la madre. Come una persona a cui stanno strappando le unghie una ad una. Dicono che sia impossibile tornare da un campo di battaglia senza avere gli incubi.
   “Urlano come dei maiali sgozzati, eh?” il birro si passa una mano sui baffetti, mentre il sergente calvo trema quasi più di me.


Finale da applauso
Canis ha scritto: “Quanti anni di colonia avete detto che sono?”
Insomma, @Canis, se non ci rimetti le mani, ti mando un'orda inferocita di Grimori armati di gelato al gorgonzola (esiste, giuro) 
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