[N2022R] Le streghe del Massachusetts

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L’articolo del NYT, più di vent’anni fa, cominciava così: “Casalinga frustrata, esasperata da anni di soprusi, esplode nel momento in cui la violenza del marito oltrepassa i limiti ordinari”.
Esplode però non era il termine giusto, solo una delle parole preferite da noi giornalisti. In realtà, la reazione di Loulou Williams era stata lucida nei postumi delle percosse, come se quello che stava vivendo fosse un epilogo annunciato, un compito assegnatole del quale non si poteva disattendere l’esecuzione. Malgrado il suo becero sadismo, Owen “l’Ammazzacani” Wilson era un debole. Dopo essere uscita in pezzi ma ancora viva dalla cantina, Loulou avrebbe potuto prendere la bambina e andarsene, lasciando quello stronzo nel suo brodo di merda. Perché eliminarlo, e in modo così plateale, le era sembrato tanto importante?
Loulou è morta in carcere, oggi, di Covid. Aveva settantasei anni, dei quali ventiquattro passati in cella. Io ne avevo trentadue, all’epoca dei fatti che riportai nel mio primo articolo importante, e se oggi mi rimetto sulle orme da lei lasciate in questo mondo, forse è perché la sua storia è in parte anche la mia.

Raggiungo Salem in tarda mattinata e impiego quasi venti minuti per trovare il rigattiere, imbucato com’è in una stradina secondaria. Tra vecchi televisori e testiere in ferro, apro la porta dell’esercizio. Un campanello garrulo annuncia il mio ingresso e una voce femminile mi guida dal fondo di uno stretto corridoio in ombra, a sua volta stipato di mercanzia. Entro in una stanzetta occupata da un tavolo su cavalletti dov’è allestito un plastico completo di tutti i particolari che ci si può aspettare dall’accurata riproduzione di una cittadina americana, versione anni settanta. Una donna di cinquant’anni, magra, tratti mediorientali, pelle africana, capelli color topo, spinge indietro il berretto sulla fronte scura e mi osserva come Eldon Lee Edwards avrebbe osservato un negro.
«È una riproduzione di Salem?» chiedo.
«Avrebbe potuto. Un tempo si chiamava Salem Village, una specie di succursale dell’amministrazione di Salem, quella originale, che poi pensò di annettersela. Ma non fu così che andò, e oggi quella succursale è diventata Danvers, la cittadina in cui sono venuta al mondo.»
«E anche, se non erro, il borgo dove nel 1692 furono processate le prime streghe.»
«Sì, e dove furono impiccate, alla base della collina di Proctor’s Ledge. Sei il giornalista?»
«Sì, e tu sei Antiochia Brichard, immagino.»
La donna annuisce e sospira come se quella conversazione costituisse un’incombenza inevitabile.
«Immagino tu sappia che porti il nome di una città turca.»
«Mio padre non sarebbe d’accordo. È passata di mano diverse volte, nei secoli, e parte dei siriani ancora la reclamano.»
«Tuo padre è siriano?»
«Lo è mia madre. Mio padre è africano, nato a Cotonou, affacciato sul golfo del Benin, là dove tutto è cominciato.»
Ovvero la religione più antica del mondo. Non c’è nessuna ragione di pensare che l’alta sacerdotessa voodoo che pare abbia officiato numerosi rituali in tutti gli stati, sia la stessa persona che ho di fronte e che Loulou ha menzionato come guida spirituale dei suoi ultimi anni di vita nel penitenziario di Madergale, dove la figlia di Antiochia lavorava come guardia carceraria e le ha fatte incontrare, ma è quello che dicono le mie informazioni.
«Piacere di conoscerti, Antiochia. O dovrei chiamarti Mama Oki?»
Forse è il taglio di luce diverso che scende dalla finestra, fatto sta che, per un attimo, i suoi occhi passano dal grigio cenere al giallo serpente, stringendosi nelle palpebre. Persino la pelle sembra mutare, assumendo il colore minerale di pietra vecchia di secoli, mentre le rughe intorno agli occhi si aprono e si estendono come una ragnatela sul viso.

Le testimonianze da me raccolte quando il processo era ancora in corso, dipingevano Loulou come una donna schiva, poco propensa a socializzare. Da ragazza rimaneva in disparte e pare coltivasse un interesse particolare per la magia nera. Ebbe un diverbio piuttosto pesante con Magda Foley, una delle sue compagne di classe. Magda la accusò di averle strappato una ciocca di capelli e di averli infilati dentro un pupazzetto con le sue sembianze. Più di vent’anni dopo quello sgradevole episodio di gioventù, l’impressione che ricavai dal nostro primo incontro nella spoglia stanza delle visite del penitenziario di Fresno fu quella di una donna razionale, in pace con sé stessa. Non certo una strega, e nemmeno una vittima, anche se forse era stata entrambe le cose.

Le informazioni ricavate da Mama Oki mi portano a Lowell, dove incontro Christopher Mason, l’unico seguace della Dura Madre a piede libero. A quanto pare, le prime vere esperienze di Loulou con il culto dei loa, risalgono agli albori della sua detenzione, ovvero al suo arrivo a Fresno, quando è entrata fin da subito nelle grazie di Charlene “Hardmather” Tibor e del suo gruppo di scatenate officianti. Per la cronaca, la Dura Madre è l’impiegata delle poste che ha ucciso a colpi di machete sei persone tra colleghi e clienti, e anche una delle più potenti mamaloa conosciute. Hanno in programma per lei l’iniezione letale, ma è temuta persino dalle guardie e nessuno osa contrariarla. Per questo continuano a rimandare. Probabilmente la grazieranno, prima o poi. Conoscerla dev’essere stata una bella fortuna per Loulou, perché oltre alla fede, deve averne beneficiato anche in termini di protezione.
Mason è entrato in carcere a diciannove anni, ne è uscito a quarantacinque e oggi ne ha cinquantaquattro. Vive con i genitori, e sembra una persona tranquilla, ma intransigente. L’aria severa e il cappotto lungo fino sotto le ginocchia gli danno l’aria di un giudice in pensione. Lo sguardo alienato e privo di umanità, invece, quella di un boia ancora in attività. Mi ha dato appuntamento davanti alla St. Patrick Catholic Church. All’interno della chiesa neogotica la luce pervade ogni angolo ma allo stesso tempo possiede una natura ambigua, una ronzante elettricità che disturba e sembra ricordare in ogni momento un oscuro contraltare.
«Mi hanno detto che lei conoscesse molto bene Loulou, che la Dura Madre l’avesse affidata a lei come allieva.»
«Dicono tante cose, ma non tutte sono vere.»
«La conosceva o no?»
«Sì, per quanto si possa dire di conoscere qualcuno, ma non le ho insegnato nulla che non sapesse già. L’ho soltanto aiutata a gestire meglio la fede.»
«Mi incuriosisce che fin da adolescente Loulou coltivasse fantasie in merito all’aspetto più sinistro del voodoo. La sua era una famiglia cattolica, dopotutto.»
«Sciocchezze.»
«Ha mai sentito parlare di Magda Foley?»
Una smorfia di disgusto buca la maschera di sufficienza. «Ha avuto quel che meritava.»
«Prego?»
«So che ha un marito, dei figli, una bella casa. Dicono che a qualcuno piaccia.»
«Quello che volevo dire è che sarà anche stato un normale screzio tra adolescenti appartenenti a classi sociali diverse, ma ciò non toglie che Loulou avesse appena quindici anni e già un debole per pupazzi e spilloni.»
«Che vuole che le dica? È facile sentirsi emarginati, a quell’età, e il nostro culto accoglie anche coloro che la vostra chiesa mette alla porta.»
Il resto della conversazione mantiene lo stesso timbro elusivo con cui è cominciata. Quando mi rendo conto che non porta da nessuna parte, cancello non vista il suo nome dalla lista sul taccuino e passo a quello successivo.

Mi vedo con Greta Williams sul molo di un porticciolo privato di Rockport, dove lavora in un’officina nautica. Ci sediamo in una delle panchine. Mi parla a lungo di sua madre come dell’eroina che l’ha salvata dalle grinfie del padre sadico, e lo fa guardando il mare, come se la vedesse in piedi sul ponte di una delle barche ormeggiate. È una donna esile dal collo lungo e di un biondo slavato, di una bellezza eterea simile a quella dei cigni, ma con i polpastrelli macchiati dall’olio dei motori e la tuta da lavoro sbaffata di vernice. Quando le chiedo se può dirmi qualcosa in merito alla sera dell’omicidio mi guarda con un sorriso compiaciuto e asserisce di poter fare di meglio. Due ore dopo, alla fine del turno, ci ritroviamo seduti sul divano di casa sua, davanti a un Samsung di ultima generazione, con una Bud ciascuno fra le mani. Sullo schermo la lucida ellisse di un tavolo di legno scuro striata dal riflesso delle candele. In primo piano Antiochia Brichard, gli occhi rovesciati, il viso scuro come un’ombra nel buio. «L’evocazione è recente» mi informa Greta, «pochi giorni dopo la sua morte. In vita mamma non ha mai voluto parlare di quella sera.» Il racconto di Loulou per bocca di Mama Oki va avanti più di un’ora prima di giungere all’epilogo. Alla luce ambrata del soggiorno, le lacrime sulle guance evaporano nel sorriso affettuoso di Greta.

“Quel sabato di ottobre Owen aveva appena ucciso un altro degli animali che allevava. Per qualche ragione gli si rivoltavano contro e i suoi amici lo deridevano per questo. Rientrò e mi chiese di poter cenare. Mentre sedevamo in silenzio, consumando la cena, e Greta faceva un po’ di capricci, suonò il telefono nel corridoio. Owen andò a rispondere. Sollevò il ricevitore e non disse una parola, si limitò ad ascoltare. Ogni tanto annuiva con la testa e mormorava un cenno d’assenso. Quando tornò a tavola, la cena si era freddata, ma lui mangiò senza alcuna obiezione. Avvertivo una tensione intollerabile. Istintivamente diedi a Greta il permesso di alzarsi e andare in camera sua. La sentì chiudere la porta e accendere lo stereo. Mentre riempivo il secchiaio, Owen mi venne alle spalle e mi fracassò la brocca del vino sulla testa. Mi accasciai sul lavello, gocciolando sangue sui piatti sporchi. Sentivo le gambe che mi cedevano e cominciai a scivolare verso il pavimento. Mi aggrappai al rubinetto con entrambe le mani. Owen mi afferrò per i capelli e mi pestò a sangue, per un tempo che a me parve infinito. Quando infine si fermò, sentivo la carne della mia faccia che si contorceva, si gonfiava, come una maschera che cambiava forma e mi conferiva le sembianze di un mostro. Persi conoscenza, mi risvegliai mentre ruzzolavo giù per le scale della cantina, e poi la ripersi di nuovo, in fondo. Rinvenni più volte, quella notte, e sempre non riuscivo a muovermi, mi sentivo come un sacco di ossa rotte. Ogni volta la disperazione mi sopraffava e sprofondavo nel buio. Persi il senso del tempo. I brevi periodi di veglia si allungavano sempre più, fino a che rimasi cosciente in maniera definitiva. Risalire le scale della cantina fu un’impresa epocale. Emersi nel silenzio della casa in maniera discreta, attenta a non fare rumore, come se fossi uno spettro e non avessi più alcun diritto di essere lì. La preoccupazione per mia figlia mi diede la forza di sopportare la sofferenza. Trovai il corpo di Greta disteso sul tappeto del soggiorno. Le piccole mani incrociate sul petto, i piedini accostati l’uno all’altro. L’espressione rilassata del suo viso mi fece temere il peggio e soltanto quando mi fui avvicinata abbastanza potei tirare un sospiro di sollievo. Era viva, ma non riuscii a destarla. Per un momento rimasi accasciata accanto a lei, avvilita. Poi compresi. Le intenzioni di Owen erano chiare, così come i sortilegi che adoperava e che conoscevo. La bambina era stata preparata per un momento successivo, probabilmente l’indomani. Così mi alzai, aprii l’armadietto dove teneva le armi, presi il fucile, lo caricai e salii al piano di sopra. Accesi la luce, sapevo che l’essere dentro il suo corpo ormai da molti anni, era andato in quell’altro mondo da cui proveniva. Gli occhi di Owen seguirono i miei movimenti, come animaletti nervosi. Alzai il fucile e appoggiai la canna ai piedi nudi. Tirare il grilletto mi costò uno sforzo enorme. Il boato fu spaventoso e il contraccolpo mi mandò a sbattere contro l’armadio. Quando il lampo e il fumo si furono dissipati, i piedi non c’erano più, soltanto una gran chiazza rossa sul letto e minuscoli frammenti e brandelli sparsi qua e là. Gli occhi di Owen erano strabuzzati, ma dalla bocca non emise suono. Quello che restava dell’uomo che avevo sposato doveva aver perso da tempo qualsiasi possibilità di governo sul proprio corpo. Mi andai a sedere di fronte al letto e aspettai che tornasse il gran capo in persona. Non ci volle molto. Le prime urla inferocite si accavallarono una sull’altra e gli si strozzarono in gola. Poi furono all’incirca trenta minuti di imprecazioni, di insulti osceni e puerili. Era evidente come non potesse credere a quanto era successo. Doveva proprio considerarmi una nullità. Cercò di scendere dal letto, sui moncherini, ma si accasciò tra il letto e l’armadio. Gli rimasi seduta di fronte, fino all’ultimo, per godermi il trionfo. Non fu molto edificante, da parte mia, ne convengo. Quando udii sopraggiungere i poliziotti, mi resi conto che non c’era più tempo. Andai verso di lui, gli infilai la canna del fucile in bocca e questa volta riuscii a controllare meglio il contraccolpo. Fu come schiacciare un pomodoro maturo contro la parete. Buttai il fucile sul letto e sedetti ad aspettare, mentre si levavano nuove grida intorno a me. Severe, minacciose, piacevolmente umane.»

In teoria dovrei ritenermi soddisfatto. Ho materiale a sufficienza per scrivere l’articolo che avevo in mente fin dal principio, e infatti mi rimetto alla guida dell’auto e mi avvio sulla strada del ritorno. Poi faccio una deviazione, di punto in bianco. La luce crudele negli occhi di Mason e quella sua frase ambigua a proposito di Magda Foley mi hanno lasciato la sensazione che qualcosa manchi ancora. Mi fermo nel bar di una stazione di servizio e faccio una telefonata. Prendo accordi con la persona all’altro capo, e il giorno dopo raggiungo Somerville, uno dei sobborghi dell’area metropolitana di Boston. È qui che finisce il viaggio, l’istinto me lo dice ancora prima di aver messo piede nella bella villetta restaurata da poco, affiancata da un’imponente quercia.
«All’inizio non ci ho nemmeno pensato» comincia la donna che mi ha aperto la porta, e accompagnato all’interno; il dolore e la stanchezza stagnanti nello sguardo sono il frutto evidente di un’impotenza funesta, le rughe che le solcano il viso come cicatrici, quello di un dolore mai riscattato. «Quando il corpo di mia figlia ha cominciato a…» non trova la parola, scuote la testa come per dire “lo vede anche lei” e prosegue, «…era sposata con due figli di quattro e sei anni. Ne erano passati quattordici da quell’incidente a scuola.»
«Qual è la sua malattia?»
«Nessun dottore ha saputo diagnosticarla, perché non è una malattia.»
«Mi dispiace» le dico, ma suona come un eufemismo in relazione a ciò che resta di sua figlia, nella sedia a rotelle davanti all’ampia vetrata del soggiorno.
«Come potevo immaginare che quel demonio fosse tanto subdolo da vendicarsi dopo tanto tempo? Se anche avessimo denunciato Loulou Willliams, nessuno ci avrebbe creduto, ma io so che è stata opera sua. Ho visto la rabbia e l’invidia negli occhi di quella ragazzina, a suo tempo, e non erano mostri di cui ci si possa sbarazzare tanto facilmente.»
Non perde tempo a cercare di convincermi. Non le importa. Esco dalla casa senza essere riuscito a dire nulla di significativo. Quello che ho visto pone fine a ogni cosa. Non c’è più nessuna meta, nessuno scopo, nessun articolo da scrivere. Vorrei non rimanesse nemmeno il ricordo. Mi giro un’ultima volta e la creatura che è stata Magda Foley è ancora là, alla finestra di quel tardo pomeriggio di nuvole blu, quasi nere sugli scorci di cielo bianco. Il tronco, gli arti, le dita delle mani e dei piedi, i lineamenti del viso, ogni parte del corpo è contorta ed esangue come una radice sterrata. Gli occhi deformi implorano un qualunque tipo di sollievo.
«Lei è un giornalista» mi ha apostrofato la madre, in tono sprezzante. «Mi dica, alla luce della sua esperienza: chi è il demonio, in questa vita?»

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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Ciao @Bob66. Hai scelto ingredienti belli tosti, delitto (eccome se c’è) il viaggio pure e la scena splatter è condotta in modo superlativo. Quindi direi che, per me, hai centrato l’obiettivo.
Il racconto ho dovuto leggerlo più volte perché ogni parola ha un proprio peso specifico e i numerosi aggettivi danno colore e spessore alla narrazione anche se in alcuni casi avrei asciugato un po’. Per esempio taglierei quel “severe, minacciose, piacevolmente umane” che appesantiscono e tolgono naturalezza al dialogo. Dialoghi che in genere mi sono sembrati credibili.
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmmentre si levavano nuove grida intorno a me. Severe, minacciose, piacevolmente umane.»
  
Lo stile paratattico conferisce un buon ritmo soprattutto nella scena splatter che trovo  sia l’ingrediente meglio gestito. Unica pecca il muro di parole che un po’ mi ha infastidita a prima vista.
Mi sfugge la motivazione del viaggio del giornalista, cioè il perché la sua vita sia così legata alla vicenda. D’accordo è stato il primo articolo, il primo caso della carriera, ma, a meno che non mi sia persa qualcosa, non la trovo una motivazione così forte per andare a scavare nel passato di Loulou. Fosse stato un detective anziché un giornalista sarebbe di sicuro stato meno originale ma più credibile.
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmAvrebbe potuto. Un tempo si chiamava Salem Village, una specie di succursale dell’amministrazione di Salem, quella originale, che poi pensò di annettersela. Ma non fu così che andò, e oggi quella succursale è diventata Danvers, la cittadina in cui sono venuta al mondo.»
Anche qui asciugherei. A cosa serve nell’economia del racconto approfondire così tanto le origini della cittadina? 
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmE anche, se non erro, il borgo dove nel 1692 furono processate le prime streghe.»
Questo fa un po’ infodump. Sicuro che fosse necessario specificare? 
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmaffacciato sul golfo del Benin, là dove tutto è cominciato.»
Ovvero la religione più antica del mondo.
C’è qualcosa che stride. Non sono esperta, ma ho letto che il Benin è la “culla” del voodoo. Che sia la religione più antica del mondo non lo so. Che intendi quando dici “là dice tutto è cominciato? “  La religione? L’iniziazione al voodoo? È la frase “Ovvero la religione più antica del mondo” che mi pare zoppa. 

Detto questo, a me il racconto è piaciuto. Ti ho evidenziato degli aspetti che mi hanno convinta di meno, ma il tuo stile così “tagliente” e opulento allo stesso tempo è personale e maturo. Ci sono espressioni e immagini esteticamente perfette che apprezzo moltissimo come questa:
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmAll’interno della chiesa neogotica la luce pervade ogni angolo ma allo stesso tempo possiede una natura ambigua, una ronzante elettricità che disturba e sembra ricordare in ogni momento un oscuro contraltare.
Chapeau. 
Buon Natale 💫🎄 

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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@Monica ha scritto: gio dic 22, 2022 8:30 pmMi sfugge la motivazione del viaggio del giornalista,
Posso capirlo, e ne convengo pure, ma questo non è un racconto, è il cadavere mutilato di un racconto. Con le parole si può rendere plausibile praticamente qualsiasi cosa ma quando ho finito la prima bozza stavo sui 50.000 caratteri, più o meno. So che un editor avrebbe tagliato molto altro, ma io no, amo il superfluo e il particolare, spesso più che il soggetto. Il viaggio avrebbe dovuto essere lento e ben più appesantito di informazioni (ma io direi "ricco di particolari")
@Monica ha scritto: gio dic 22, 2022 8:30 pmAnche qui asciugherei. A cosa serve nell’economia del racconto approfondire così tanto le origini della cittadina
Vedi sopra, ma oltre a quello c'è un collegamento con il titolo e con il taglio documentaristico del racconto. La scrittura è un caleidoscopio di sfumature e le regole dell'editing non si applicano a prescindere, ma sono scuole di pensiero, ovviamente.
@Monica ha scritto: gio dic 22, 2022 8:30 pmChe intendi quando dici “là dice tutto è cominciato? “  La religione? L’iniziazione al voodoo? 
Se poi te lo dico finisce che oltre all'infodump mi tiri fuori anche lo spiegone e qualche altra ossessione editoriale. Diciamo che il tempo per documentarsi a dovere non era tanto e magari per un contest natalizio può anche essere più che sufficiente così, ma è sempre tutto relativo, ovviamente.
Grazie del passaggio e degli apprezzamenti, Monica. Nel fine settimana ricambio.
Ps. Non riesco mai a taggarti, cioè dopo la chiocciola e la M vengono fuori dei nick diversi (Monicame e Monica1974), ma il tuo non c'è.

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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@buondì, Bob66
racconto intenso, carico di attimi sospesi e di mistero.
a tratti poco chiaro, perlomeno ai miei occhi.
intanto non ho ben capito per che motivo il giornalista vuole fare l'articolo e asserisce che in parte è anche la sua storia.
poi
“Quel sabato di ottobre Owen aveva appena ucciso un altro degli animali che allevava. Per qualche ragione gli si rivoltavano contro e i suoi amici lo deridevano per questo. ha scritto:
è vero che forse il numero delle battute è limitativo, ma mi sarebbe piaciuto capire qualcosa di più del perché gli animali si rivoltassero.

vi sono alcune descrizioni che mi hanno colpito. per esempio questa
Persino la pelle sembra mutare, assumendo il colore minerale di pietra vecchia di secoli, mentre le rughe intorno agli occhi si aprono e si estendono come una ragnatela sul viso. ha scritto:
ci sono alcune frasi che, a mio parere, sono un po' lunghe, per il resto non mi pare di aver trovato errori o refusi se non
Ogni volta la disperazione mi sopraffava ha scritto:
credo sia corretto "sopraffaceva".
nel complesso è ben scritto e abbastanza scorrevole, pur se molto raccontato. i temi scelti vengono piazzati alla perfezione.
bel lavoro, complimenti
Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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Ciao @Bob66 ho letto più di una volta il tuo racconto perché credo ne valeva la pena per comprendere gli intrighi che hai architettato.
Ho molto apprezzato la scrittura, ricca, documentaristica come hai evidenziato. Mi sono piaciute anche le diverse allusioni che non specificano subito le notizie, ma che lasciano al lettore margini che può immaginare o approfondire.
Una cosa che mi sembra ti veda d'accordo è che avrebbe avuto bisogno di più ampio respiro una storia del genere. Si percepisce che è stata compressa e la struttura inevitabilmente appare spezzata.
Il finale mi ha sorpreso, amarissimo. 
Una curiosità: la madre di Magda Foley, che accoglie il giornalista, quanti anni doveva avere, se la figlia è coetanea di Loulou che è morta a settantasei anni? 
Ho letto con molto piacere. 
Alla prossima.

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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@Kasimiro 
Kasimiro ha scritto: mar dic 27, 2022 10:12 amUna cosa che mi sembra ti veda d'accordo è che avrebbe avuto bisogno di più ampio respiro una storia del genere. Si percepisce che è stata compressa e la struttura inevitabilmente appare spezzata.
Sì, certo. Finita la prima stesura e controllati i caratteri ho cominciato a dubitare che sarei riuscito a cavarci qualcosa in quel limite, ma ormai non c'era tempo per scrivere qualcos'altro e quindi ho cominciato a tagliare gradualmente fino a mantenere all'osso non dico le cose essenziali allo sviluppo, che certo un editor ragionerebbe in modo diverso, ma quelle che a me stuzzicavano di più.
Kasimiro ha scritto: mar dic 27, 2022 10:12 amIl finale mi ha sorpreso, amarissimo.
Il finale è stato il punto di partenza, cioè l'idea attorno alla quale ho sviluppato il contesto, e anche la parte che a me dice di più.
Kasimiro ha scritto: mar dic 27, 2022 10:12 amUna curiosità: la madre di Magda Foley, che accoglie il giornalista, quanti anni doveva avere, se la figlia è coetanea di Loulou che è morta a settantasei anni? 
Bella osservazione. Mi ero fatto uno specchietto con le relazioni di età tra Magda, Loulou, Greta e il protagonista. La madre di Magda mi è sfuggita, e il conto in effetti non torna. Mi sa che da madre dovrà diventare sorella.

Grazie per la lettura molto attenta. Ci risentiamo nei prossimi giorni. Ciao.

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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@Bob66

Mi è piaciuto moltissimo. E non solo perché in questo periodo sono ossessionata dalla provincia americana, su cui mi trovo molto spesso a riflettere. Mi è piaciuto perché racconti una storia che pare la punta di un iceberg, e quindi il lettore resta affamato perché comprende quanto immenso è l'argomento che hai solo toccato; mi è piaciuto perché racconti questo assaggio di storia dopo esserti documentato a dovere (dietro quel poco che accenni si capisce che ci sono ore di studio) e la racconti con una scrittura ottima, né troppo né poco: insomma, secondo i miei canoni, perfetta. 
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pme se oggi mi rimetto sulle orme da lei lasciate in questo mondo, forse è perché la sua storia è in parte anche la mia.
Solenne ma sobrio, pare l'inizio di un gran bel romanzo.

So che non li ami, ma mi permetto egualmente qualche piccolo suggerimento per due ragioni: a testimoniare l'attenzione con cui ti ho letto, e nella speranza che ti siano utili quando revisionerai per la stampa il romanzo finito.  ;)
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmLe testimonianze da me raccolte quando il processo era ancora in corso, dipingevano Loulou 
Per lasciare quella virgola bisogna aggiungerne un'altra dopo "testimonianze", altrimenti il soggetto è separato dal predicato verbale. La toglierei, così il bel ritmo non si interrompe.
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmMi hanno detto che lei conoscesse molto bene Loulou, che la Dura Madre l’avesse affidata a lei come allieva.»
Nelle subordinate qui sopra utilizzerei l'indicativo (quel "mi hanno detto", infatti, dà l'idea di una notizia certa), quindi "conosceva"; "l'affidò". Se lasci il congiuntivo, sarebbe preferibile il passato in entrambe le occorrenze: "abbia conosciuto", "l'abbia affidata". 
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmQuando mi rendo conto che non porta da nessuna parte, cancello non vista il suo nome dalla lista sul taccuino e passo a quello successivo
Qui sopra, se ho ben compreso tutto, il participio passato "vista" va concordato al maschile.

Un saluto caro, grazie per la lettura e molti auguri.
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Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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Ciao @Bob66 @

Questo racconto è un piccolo capolavoro: la scelta stilistica porta immediatamente a rammentare la scrittura di James Ellroy, e conferisce alla narrazione il passo realistico, distaccato e sicuro dei personaggi che nei suoi romanzi conducono indagini.
Estremamente efficace il taglio “giornalistico” della vicenda raccontata, e il tuo protagonista assolve il suo ruolo in maniera credibile e coerente al complesso tessuto della storia.
Ho trovato davvero buono il lavoro di ricerca che hai certamente compiuto nell’addentrarti nelle nomenclature attinenti al mondo del voodoo (vudù), che ci trasporta in questa antica pratica medianico-religiosa che si nutre di una complessa amalgama di animismo, spiritismo, religione cattolica e magia nera.

“Il vudù si ritiene generalmente sia una delle religioni più antiche al mondo, sempre se si vuole considerare la forma moderna, nata tra il Seicento e il Settecento pressoché contemporaneamente in America Latina e in Africa occidentale, come una continuazione diretta della forma originale. La religione vuduista attuale combina infatti elementi derivanti dal cattolicesimo dei colonizzatori europei ed elementi ancestrali estrapolati dall'animismo tradizionale africano che veniva praticato nel Benin prima del colonialismo. Oggi il vudù è praticato da circa sessanta milioni di persone in tutto il mondo, e ha recentemente acquisito il privilegio di essere riconosciuto come religione ufficiale in Benin, dove è fiorentemente organizzato in una chiesa alla quale aderisce l'80% della popolazione, e a Haiti dove è praticato da gran parte della popolazione. A differenza di quanto comunemente si ritiene, il vudù non è un fenomeno legato solo alla magia nera, ma una religione a tutti gli effetti, ed è dotato di un profondo corpus di dottrine morali e sociali, oltre che di una complessa cosmologia.”

Il racconto che hai creato riesce a calare il lettore in questo universo sotterraneo e tenebroso, nel quale la razionalità, agnostica e laica, della nostra cultura moderna, viene brutalmente disorientata, lasciando riemergere quelle inquietudini ancestrali sopite nel nostro profondo.

Sinceri complimenti amico mio. (y)

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmOvvero la religione più antica del mondo. Non c’è nessuna ragione di pensare che l’alta sacerdotessa voodoo che pare abbia officiato numerosi rituali in tutti gli stati, sia la stessa persona che ho di fronte e che Loulou ha menzionato come guida spirituale dei suoi ultimi anni di vita nel penitenziario di Madergale, dove la figlia di Antiochia lavorava come guardia carceraria e le ha fatte incontrare, ma è quello che dicono le mie informazioni.
Sono tante informazioni tutte assieme, secondo me c'è un modo migliore per farle arrivare al lettore
Ad esempio, avresti potuto nominare subito la guardia carceraria che ha fatto incontrare Loulou con Antiochia, e poi con calma nominare la storia dell'alta sacerdotessa
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmLe testimonianze da me raccolte quando il processo era ancora in corso, dipingevano Loulou come una donna schiva
Se non vuoi un inciso, la virgola va tolta; se lo vuoi, va messa anche prima di "da me"
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmle prime vere esperienze di Loulou con il culto dei loa, risalgono agli albori della sua detenzione
Qui la virgola va tolta
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmPer la cronaca, la Dura Madre è l’impiegata delle poste che ha ucciso a colpi di machete sei persone tra colleghi e clienti
Questo "per la cronaca", colloquiale, mi fa pensare che la storia stia venendo tutta raccontata a voce. Come se la protagonista stia raccontando la storia a qualcuno che non sa nulla e quindi deve inserire simili spiegazioni. Ho avuto questa impressione anche in altri punti, ma non viene mai approfondita e mi resta il dubbio
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmsapevo che l’essere dentro il suo corpo ormai da molti anni, era andato in quell’altro mondo da cui proveniva
Anche qui niente virgola
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmNon c’è più nessuna meta, nessuno scopo, nessun articolo da scrivere.
È bastato così poco a farle cambiare idea sull'articolo? Sapeva quello a cui stava andando incontro, o almeno questa è l'impressione che ho avuto

La storia mi è piaciuta molto. Originale e interessante per temi e ambientazione. La narrazione è da sistemare in diversi punti. Ci sono molti personaggi e tante informazioni, senza che venga dato al lettore il tempo per metabolizzare il tutto. I personaggi vengono presentati in mezza riga, dimenticati e poi tornano centrali cinque paragrafi dopo: per il lettore è una gran confusione. Ho faticato molto a seguire la narrazione e collegare tutto: ogni elemento dovrebbe essere sviluppato in modo esaustivo con calma. Ad esempio, fino alla fine non è chiaro il perché la protagonista stia facendo quello che sta facendo, l'unico indizio che abbiamo è mezza frase:
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pme se oggi mi rimetto sulle orme da lei lasciate in questo mondo, forse è perché la sua storia è in parte anche la mia
"mi rimetto sulle orme da lei lasciate in questo mondo"
Chiarificherei da subito il suo obiettivo: scrivere un articolo che faccia luce definitivamente su tutti gli elementi della vicenda

Insomma, una storia molto solida; se sistemato bene il come viene raccontata secondo me ha gran potenziale

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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Ippolita ha scritto: mer dic 28, 2022 8:51 pmSo che non li ami, ma mi permetto egualmente qualche piccolo suggerimento
@Ippolita Ahahah, ma che brutta reputazione mi sono fatto. No, dai, mi puoi dare tutti i suggerimenti che vuoi. Ho ricevuto le dovute segnalazioni per un paio di sviste piuttosto importanti e quindi ben vengano i suggerimenti, anche se della tua attenzione non avrei mai dubitato. Grazie del passaggio, Ippolita.  :flower:

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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ciao @Bob66 . Sei sempre attento a scegliere i temi per i tuoi racconti.  Io, sinceramente, ho avuto  voglia di divertirmi :D

Evidente che ti piace il taglio giornalistico: io ne vado pazzo!

Il racconto è la cronaca di eventi passati trasportati al presente, come se lui cercasse ancora la verità:
Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pme se oggi mi rimetto sulle orme da lei lasciate in questo mondo, forse è perché la sua storia è in parte anche la mia.
In realtà non si coglie questo parallelo di vita: me lo spieghi, dato che non l'ho colto io? O intendevi dire che la sua storia è anche la mia  perché è frutto del suo pezzo giovanile? E poi, il motivo per cui riprende a seguire il caso quale sarebbe? Mi sono perso qualcosa? :P


Bob66 ha scritto: gio dic 22, 2022 6:12 pmsapevo che l’essere dentro il suo corpo ormai da molti anni, era andato in quell’altro mondo da cui proveniva. Gli occhi di Owen seguirono i miei movimenti, come animaletti nervosi. Alzai il fucile e appoggiai la canna ai piedi nudi. Tirare il grilletto mi costò uno sforzo enorme. Il boato fu spaventoso e il contraccolpo mi mandò a sbattere contro l’armadio. Quando il lampo e il fumo si furono dissipati, i piedi non c’erano più, soltanto una gran chiazza rossa sul letto e minuscoli frammenti e brandelli sparsi qua e là. Gli occhi di Owen erano strabuzzati, ma dalla bocca non emise suono. Quello che restava dell’uomo che avevo sposato doveva aver perso da tempo qualsiasi possibilità di governo sul proprio corpo. Mi andai a sedere di fronte al letto e aspettai che tornasse il gran capo in persona. Non ci volle molto. 
questo passo non mi vuole entrare in testa. Cosa intendi per "l'essere dentro al suo corpo" ?  Non capisco il perché, Owen, dato che appare un uomo violento e forte, rimanga inerme sul letto  e si lasci sparare sui piedi. Eppure non pare che dormisse..

Che dire. Un racconto intenso e con tante voci da far parlare. Tanti pareri discordanti e altri concordanti. Sembra una cronaca che lui ha ben presente già a partire dagli anni passati. Infatti, decide di non scrivere niente. Insomma, quale è il tassello che manca? Ciao Roberto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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bestseller2020 ha scritto: ven dic 30, 2022 5:51 pmIn realtà non si coglie questo parallelo di vita: me lo spieghi, dato che non l'ho colto io?
Non solo tu. Almeno altri due commenti, mi pare, hanno evidenziato questo aspetto. Serve qualche frasetta in più, evidentemente, per legare meglio le loro due storie. Non dico che ci fossero, le frasette, ma nel momento in cui ho cominciato a tagliare a testa bassa per rientrare nei caratteri non mi sono preoccupato più di tanto, dando per scontato che l'operazione non sarebbe stata indolore e priva di conseguenze. Se ci rimetto mano, curerò senz'altro meglio il passaggio.
bestseller2020 ha scritto: ven dic 30, 2022 5:51 pmNon capisco il perché, Owen, dato che appare un uomo violento e forte, rimanga inerme sul letto  e si lasci sparare sui piedi. Eppure non pare che dormisse..
Quando cito "l'essere dentro il suo corpo" intendo la creatura che lo possiede. Asp, ti riporto il passaggio originale, cioè come mi era uscito prima dei tagli.

      [font="Times New Roman", serif]Così mi alzai, aprii l’armadietto dove teneva le armi, presi il fucile, lo caricai e salii al piano di sopra. Accesi la luce, sapevo che l’essere dentro il suo corpo ormai da molti anni, era andato in quell’altro mondo da cui proveniva e aveva lasciato lì Owen come una vecchia automobile parcheggiata all’aeroporto. Vidi gli occhi aperti, come due animaletti nervosi e impauriti. Alzai il fucile e appoggiai la canna ai piedi nudi. Lui seguì il movimento con apprensione. Tirare il grilletto mi costò uno sforzo enorme. Il boato fu spaventoso e il contraccolpo mi mandò a sbattere contro l’armadio. Quando il lampo e il fumo si furono dissipati, i piedi non c’erano più, soltanto una gran chiazza rossa sul letto e minuscoli frammenti e brandelli sparsi qua e là. Gli occhi di Owen erano strabuzzati, ma dalla bocca non emise suono. Quello che restava dell’uomo che avevo sposato doveva aver perso da tempo qualsiasi possibilità di governo sul proprio corpo.[/font]
bestseller2020 ha scritto: ven dic 30, 2022 5:51 pmTanti pareri discordanti e altri concordanti. Sembra una cronaca che lui ha ben presente già a partire dagli anni passati. Infatti, decide di non scrivere niente. Insomma, quale è il tassello che manca? Ciao Roberto
Forse non c'è, per come lo intendi. Cioè, lo scopo era proprio quello. Il momento in cui Loulou uccide Owen, non sono io a raccontartelo, ma è lei stessa attraverso l'evocazione registrata da sua figlia. Se te lo raccontassi io, in terza persona, sarei obbligato a dire la verità perché fa parte del codice deontologico dello scrittore, ma io ti racconto di lei che racconta, e quindi esiste la possibilità che lei stia raccontando quello che le fa comodo. Quando il giornalista scopre ciò che lei presumibilmente ha fatto a Magda Foley (il passaggio è stringato, lo so, ma la sua plausibilità è data dal fatto che lui aveva già intuito qualcosa nell'espressione di Christopher Mason, e quindi ci crede, per riscontro e istinto del giornalista) intuisce che Loulou forse non è la vittima che credeva. Per questo lascia perdere tutto.
Noi, che non siamo giornalisti e non abbiamo guardato negli occhi i testimoni della vicenda, rimaniamo in balia dei racconti altrui. Dov'è la verità? Non lo possiamo sapere, e la battuta finale è praticamente la sintesi di questa incertezza (che poi è la stessa che proviamo tutti i giorni davanti ai notiziari, anche se ormai gli esperti di Ucraina e globalizzazione e intrighi internazionali vari spergiurano di sapere tutto di tutto).

Grazie della lettura e delle belle domande, Best. Alla prossima.
Ps. Ora che so che combina Babbo Natale con le emorroidi, col cazzo che apro i regali!  :D

Re: [N2022R] Le streghe del Massachusetts

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@bob66, ciao, é un racconto intrigante quello che hai scritto e, dopo aver letto che é stato "tagliato" da un lavoro piú lungo, capisco perché alcuni passaggi risultino poco chiari.
Ti confesso che il tuo stile é talmente pulito e conciso da risultare convincente: dopo aver letto il racconto ho cercato online il nome Loulou Williams sperando di trovare qualche articolo del NYT al riguardo. Magari sono una credulona, ma dopo aver letto i nomi americani precisi (non un Tom e un Jennifer buttati a caso  insomma) e la sicurezza con il quale é stato scritto l incipit, ecco, ho davver pensato si trattasse di un racconto tratto da eventi realmente accaduti ( di omicidi se ne sente parlare parlare spesso, no? E di sedute spiritiche pure, anche se non le prendiamo sul serio) 
Insomma, se scriverai un libro, avvisami che lo compro
;)
 
Posso capire perché il protagonista si sia interessato a approfondire la storia di Loulou, é appena morta e l´evento potrebbe essere per lui un buon allaccio per approfondire uno dei suoi primi articoli. Magari peró, sarebbe stato meglio lasciare un passaggio che spiega perché questo caso lo ha colpito cosí tanto.


«Avrebbe potuto. Un tempo si chiamava Salem Village, una specie di succursale dell’amministrazione di Salem, quella originale, che poi pensò di annettersela. Ma non fu così che andò, e oggi quella succursale è diventata Danvers, la cittadina in cui sono venuta al mondo.»
«E anche, se non erro, il borgo dove nel 1692 furono processate le prime streghe.»
Le streghe di Salem sono giá famose di per sé, se non ricordo male diversi libri sono stati dedicati all´accaduto, quindi avrei tagliato la spiegazione. Mi accodo al resto dei commenti che ritengono la digressione geografica innecessaria in un racconto breve. 


«Immagino tu sappia che porti il nome di una città turca.»
«Mio padre non sarebbe d’accordo. È passata di mano diverse volte, nei secoli, e parte dei siriani ancora la reclamano.»
«Tuo padre è siriano?»
Forse, nella versione lunga del racconto, ha un significato preciso il riferimento alla Siria; ma nella versione breve no. Rendi Antiochia direttamente originaria del Benin e salvi un po´di caratteri.
«Lo è mia madre. Mio padre è africano, nato a Cotonou, affacciato sul golfo del Benin, là dove tutto è cominciato.»
Ovvero la religione più antica del mondo.
Mi piace come hai mandato a capo l´ultima frase.

“Non c’è nessuna ragione di pensare che l’alta sacerdotessa voodoo che pare abbia officiato numerosi rituali in tutti gli stati, sia la stessa persona che ho di fronte e che Loulou ha menzionato come guida spirituale dei suoi ultimi anni di vita nel penitenziario di Madergale, dove la figlia di Antiochia lavorava come guardia carceraria e le ha fatte incontrare, ma è quello che dicono le mie informazioni.”
Se ha delle informazioni che gli suggeriscono la vera identitá di Antiochia, allora perché afferma che non ha nessuna ragione di crederlo?
“Forse è il taglio di luce diverso che scende dalla finestra, fatto sta che, per un attimo, i suoi occhi passano dal grigio cenere al giallo serpente, stringendosi nelle palpebre. Persino la pelle sembra mutare, assumendo il colore minerale di pietra vecchia di secoli, mentre le rughe intorno agli occhi si aprono e si estendono come una ragnatela sul viso.”
Stupenda e intrigante descrizione.

Charlene “Hardmather” Tibor- forse intendevi Hardmother

“Il resto della conversazione mantiene lo stesso timbro elusivo con cui è cominciata. Quando mi rendo conto che non porta da nessuna parte, cancello non vista il suo nome dalla lista sul taccuino e passo a quello successivo.”
Se ho capito bene il protagonista é un uomo, forse vista é un refuso.


“Owen andò a rispondere. Sollevò il ricevitore e non disse una parola, si limitò ad ascoltare. Ogni tanto annuiva con la testa e mormorava un cenno d’assenso. “ ho l´impressione che ci sia nesso tra questa chiamata e il suo exploit di violenza, ma non riesco a trovarlo. Se questo nesso non c´é ti consiglio di cancellare la frase.


“«Lei è un giornalista» mi ha apostrofato la madre, in tono sprezzante. «Mi dica, alla luce della sua esperienza: chi è il demonio, in questa vita?»”
Interessante domanda, ma considerando che è un giornalista e non un prete, oserei sostituire “vita” con “storia”.

Ribadisco, é una storia affascinante. Avrei tagliato altre parti e lasciato alcune spiegazioni piú importanti per il protagonista. Insomma, é scritto bene ma tagliato troppo di fretta :)

A presto e mi auguro di averti dato buoni consigli :)
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