Timothy Motivi

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Commento: La fabbrica - Costruttori di Mondi

Timothy Motivi

Ho sempre creduto che la vita fosse una via che finisce di colpo, all'improvviso, e che questo improvviso sia la base stessa della vita in ogni cambiamento.
Inizia tutto il giorno in cui sono annegato.
Il mare... un paradiso cinto da una spiaggia o un inferno senza punti di riferimento a seconda dei punti di vista. Nel vedere sbiadirsi la pennellata di sole sulla superficie, vado sempre più giù, fino a chiudere gli occhi e ingoiare acqua salata. Cibo per squali o scheletro per futuri antropologi, l'ultimo grammo di cervello attivo immerso nell'oscurità senza ritorno, in un'attesa sempre più lenta.
La percezione della sabbia sulla schiena mi sveglia dal torpore. Apro gli occhi, quasi inutili nell'oscurità, sento il fondale, il freddo delle correnti e l'infinità della vita che mi circonda. Non è questa la morte, mi abituo alla temperatura, alla scarsa luce, apro la bocca e... respiro. Una, due boccate, sono vivo in quell'ambiente tanto nuovo quanto familiare.
Il mio primo giorno inizia con il guardarmi intorno, circondato da pesci di ogni dimensione che mi evitano per motivi che non conosco. Meglio così, devo capire se essere preda o predatore, anche se mi rendo conto di essere non più grande di un granchietto. Forse è meglio che resto all'erta... un movimento, i miei sensi sono molto sviluppati, spero di non essere una preda anche se, d'istinto, mi nascondo dietro a un piccolo sasso. Niente, il solito fondale freddo e accogliente, smetto presto di spaventarmi o di chiedermi il perché della mia esistenza. Circondato dal blu scuro, poggio i piedi sul nero fondale e l'unica domanda è se ci sia un "prima" rispetto a questo momento.
Ricordo solo di essere annegato in quel mondo.
Un granchietto vero mi passa vicino.
«Ciao.»
«Ciao.»
«Chi sei?»
«Un granchio, tu invece?»
«Non lo so, non riesco a capirlo. Puoi dirmelo tu?»
«Sembri un umano, anche se molto più piccolo rispetto a quelli che ho visto in passato. Tra l'altro non ne ho mai trovati sul fondale.»
«Sono un umano?»
«Non so, forse potrei sbagliarmi.»
«Ti ringrazio.»
Il granchietto smette di muoversi e, ventre a terra, copre gli occhi con le chele.
«Che cosa c'è, arriva qualcuno?»
«No, è che non sono abituato alla gentilezza o al dialogo. Nessuno apprezza i granchi, per come camminiamo, per come viviamo...»
«Tu sei stato gentile con me, non vedo perché non dovrei ringraziarti.»
«Di niente, piuttosto come ti chiami?»
«So solo che mi chiamo Timothy. Timothy Motivi. Tu?»
«Noi in genere non parliamo con nessuno, te l'ho detto, non so se ho un nome, Timothy.»
«Vuoi che ti chiamo in un certo modo?»
«Non saprei, che nome mi daresti?»
«Che ne dici di Mark?»
«È un bel nome.»
«Ti ringrazio,» di certo non specifico che è il primo che mi è venuto in mente.
«Dove andrai, ora?»
«Non lo so, devo cercare il mio scopo. Tu cosa fai, in genere?»
«Cerco di raggiungere una spiaggia: lì devo stare attento agli uomini, ma non ci sono predatori.»
«Posso venire con te?»
«Certo, mi farebbe piacere.»
Inizia così la mia amicizia con Mark. All'inizio mi inquietava il fatto che mi fissasse di continuo lungo il cammino, ma poi mi sono abituato al suo muoversi di lato e ai suoi occhi amici lungo il percorso. Lui conosce ogni posto dove nascondersi e mi ha insegnato a selezionare le alghe per nutrirmi. È un tipo originale, allegro, imprevedibile e molto profondo nei dettagli: una volta mi ha raccontato che i cavallucci marini lo hanno preso in giro per il suo modo di camminare. Lui ha risposto che un granchio magari non va avanti, ma almeno non va indietro. I cavallucci marini credono di essere le creature più belle, ma poi ti guardano con la loro naturale posa altezzosa e non ti rivolgono la parola se non per schernirti. Mark, invece, è un tipo sincero come i suoi occhi grandi e sorridenti e forte come le sue chele.
Camminiamo per mesi. L'acqua è sempre più trasparente, come la nostra amicizia, anche se non riesco a raccontagli dettagli della mia vita precedente. La mia vita nel mare è una singolarità che non riesco a superare, mentre per lui è piacevole raccontarmi della sua. Un'esistenza felice e piena di piccole cose che, di certo, avrei considerato ininfluenti prima di ritrovarmi in sua compagnia. Scopro che Mark ha molti anni e resto affascinato dalla sua capacità di meravigliarsi dei particolari e di tenerli a sé, infinite sfaccettature di ricordi ed emozioni.
L'acqua diventa sempre più chiara, il sole filtra nei bassi fondali cristallini non lontani da una spiaggia poco frequentata dagli esseri umani. Il mio compagno di avventure sussulta di gioia nell'aver trovato il proprio giardino dell'Eden e mi invita a condividere la propria felicità. Bassi fondali, acqua limpida, luce solare e scarsa presenza di predatori e altri organismi inquinanti. Il primo giorno, in una piccola cavità sotto a un sasso, guarda con speranza il cielo tremolante del proprio Paradiso. Abbracciato al mio compagno ne percepisco il sentimento e chiudo gli occhi, appoggiato al suo guscio, cullato dal tepore dell'acqua e dal sentimento che ci unisce.
Sussultiamo nel trovarci sfiorati da un ramo di legno, fendente improvviso nella quiete.
Chi può volerci male?
Terrorizzati da quel pensiero comune, sentiamo una voce.
«So che sei lì, ti prego, torna...»
Un richiamo familiare, sempre più soffuso e lamentoso. Ha il sapore di un gemito quando Mark è già sparito da un pezzo, nascosto sotto la sabbia mi invita a fare altrettanto.
Io resto, alzo lo sguardo al cielo.
«Non restare nel mare, ti voglio bene.»
Conosco la voce, forse è il ricordo di quanto è stato prima della mia nuova vita. Mi arrampico sul bastone, aiutato dal mare, più in fretta di quanto viaggia nella mente il mio più grande interrogativo: vivo da sempre nel mare, posso sopravvivere al di là di questa grande madre di vita?
Vedo l'esterno.
Infrango la pellicola che separa i due mondi.
Percepisco l'aria.
Vedo il mio corpo crescere, tornare a dimensioni umane; l'acqua arriva alla cintola, fisso negli occhi la persona che mi aspetta. Abbasso lo sguardo solo il tempo di percepire il fondale al di là dei piedi. Non c'è ombra del mio amico, dissolto come le mie certezze di fronte agli eventi.
Poco tempo, mi mancano il respiro e la forza nelle gambe.
Gli occhi si chiudono, mi accascio al di sotto della linea dell'acqua.
Sento tornare la vita, divento sempre più piccolo e riprendo a respirare nel mio mondo. Vedo Mark che sembra lieto nel notare che tutto si è risolto anche se resta lontano, non senza timore per quanto accaduto.
«Io sono Timothy Motivi, vivo qui.»
Riprendo il controllo di me stesso e la posizione verticale.
«Io sono Timothy Motivi, questo è il mio mondo.»
Mark sbuca dalla sabbia. La sua camminata timida contrasta con la mia voglia di raggiungerlo; di fronte a lui, mi adagio sul suo carapace e lo abbraccio con tutto l'affetto che ho.
«Io sono Timothy Motivi, questa è la mia vita.»
La persona che mi ha cercato se ne va.
Aggrappato al mio compagno di vita, mi rendo conto di far parte del mare e di non essere più adatto a un altro mondo, semmai lo sia mai stato in passato.
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Re: Timothy Motivi

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Ciao Bwv582,
esordisco come commentatore con questo tuo racconto, che ho scelto tra i pochi che sono riuscito a leggere da quando mi sono iscritto (ieri), perché ha il pregio dell’originalità, come spesso accade quando si affronta il tema del “morto che parla”, anche se in questo caso il “morto” rinasce a nuova vita.

Il tono è leggero e scanzonato e rende il senso di una storia subacquea e surreale. In sostanza, il racconto mi ha incuriosito e l'ho letto con attenzione fino alla fine. Non è scontato.

Detto questo, per prima cosa, ho notato il gioco di parole nel titolo e nel nome del protagonista, Timothy Motivi: è curioso, anche se, probabilmente a causa di un mio limite, non ne ho capito il senso.

Come seconda osservazione, più tecnica, non mi convince molto la scelta dei tempi verbali e anche del tempo della narrazione.
Mi spiego: nel caso dell’io narrante, da lettore mi disorienta un po’ non capire bene in che tempo si colloca il narratore rispetto alla storia.

In questo racconto, l’incipit è al passato prossimo (Ho sempre creduto ….; su questo ho un'altra osservazione che riporto più sotto), ma la frase successiva passa al presente (inizia) per tornare al passato prossimo (sono annegato). Tutto il resto del racconto è al presente salvo alcuni punti tornano il tempo passato (Ricordo solo di essere annegato in quel mondo. …. All'inizio mi inquietava il fatto che mi fissasse di continuo lungo il cammino, ma poi mi sono abituato  …).

Per inciso, sei proprio sicuro che sia opportuno aprire con quella spiegazione (Ho sempre creduto ...)? Prova a toglierla e vedi se il racconto funziona lo stesso.

A metà racconto, poi, Timothy dice “camminiamo per mesi”: anche qui, da lettore sono un po’ confuso. Se sintetizzi un periodo di tempo così lungo, ho l'impressione che il tempo della narrazione appartenga più al ricordo che alla presa diretta.

E la conferma di questa impressione sta, a mio avviso, nel fatto che Timothy dice di non ricordare nulla della sua precedente vita, ma - per l'appunto - ricorda il proprio nome, ricorda di essere annegato, afferma di trovare nella sua vita marina con Mark il senso di piccole cose che avrebbe “considerato ininfluenti prima di ritrovarmi in sua compagnia”.

In sintesi, mi sembrerebbe più efficace e forse più facile narrare al passato - come se fosse tutta un'analessi - per poi, eventualmente, passare al presente nella conclusione. Oppure, se vuoi restare aderente al senso di un percorso in presa diretta, curare con più attenzione l'utilizzo del tempo presente in tutta la narrazione.

Sotto il profilo stilistico, ho alcune altre piccole annotazioni, tra cui: il granchietto “vero” (perché specificarlo?) , gli occhi “amici” (forse meglio amichevoli), “profondo nei dettagli” (non ho capito), il verbo "inizia" ripetuto in più occasioni, la parola “sentimento” ripetuta due volte nella stessa frase (ammetto che quella delle ripetizioni è una mia fissa).

Di contro, nello spirito scanzonato della storia e dello stile, il dialogo iniziale tra Timothy e il granchietto risulta divertente, anche se un po' ingenuo.

Comunque, trovo che hai avuto un’idea originale e un tono di scrittura molto personale, che mi sono piaciuti.

Ciao e buona scrittura!

Re: Timothy Motivi

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Ciao @Parsifal, ti ringrazio per il commento e, visto il momento, ti auguro un buon Natale e buone feste.
Intanto mi fa molto piacere vedere che lo hai trovato, nel complesso, positivo poiché non scrivevo qualcosa da marzo (lavoro, mancanza di tempo e voglia, ecc...). Terrò a mente e analizzerò i tuoi suggerimenti; in qualcosa ti rispondo, magari per curiosità.
Per quanto riguarda i tempi verbali, ho cercato di rendere l'atmosfera di "sapore di altra vita" nel passato prossimo e al presente la vita attuale. L'ingenuità del dialogo è un po' come introduzione a una seconda rinascita in cui Timothy stesso è un po' un bambino. Tra l'altro il nome, a dire il vero, è un gioco di parole fine a se stesso, senza particolare motivo, ovvero volevo solo che fosse un gioco di parole. Non ti annoio troppo, ti ringrazio per esserti soffermato qui e per avermi dato un parere articolato e profondo; di certo terrò conto del tuo parere in fase di revisione.
Di nuovo, buona serata e buone feste.
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Re: Timothy Motivi

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Ciao @bwv582 

I tuoi racconti non deludono mai per fantasia e leggerezza, dovresti provare a scrivere racconti per ragazzi ( se giá non lo fai).
Comunque, alcune piccole considerazioni (puoi accettarle o mandarmi a quel paese).

Il protagonista annega. "[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Inizia tutto il giorno in cui sono annegato." Ecco, per quanto questa sia una frase ad affetto, forse non é molto in linea con la storia. Mi spiego meglio: annegando, il protagonista dovrebbe morire e rinascere a nuova vita sotto il mare, perdendo memoria del suo passato  adattandosi alla nuova esistenza. Bene, il problema é che lui non muore, continua ad esistere, semplicemente rimpicciolisce e piano piano perde la memoria di alcuni aspetti della sua vita da umano [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif](...ma ricorda il suo nome?). Propongo di usare un´altra parola o espressione, come "andare a fondo"/ "caduto (magari a seguito di un incidente)".[/font][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Cosa é successo al protagonista, per finire in mare?[/font][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]«Non restare nel mare, ti voglio bene.»-questa frase, non só perché, ma fa quasi intuire che lui si sia gettato volontariamente. Insomma, magari prova a darmi un indizio su cosa gli sia successo, per finire in acqua :)[/font]

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bwv582 ha scritto: La percezione della sabbia sulla schiena mi sveglia dal torpore. Apro gli occhi, quasi inutili nell'oscurità, sento il fondale, il freddo delle correnti e l'infinità della vita che mi circonda. Non è questa la morte, mi abituo alla temperatura, alla scarsa luce, apro la bocca e... respiro. Una, due boccate, sono vivo in quell'ambiente tanto nuovo quanto familiare.
Metamorfosi troppo veloce, secondo me dovrebbe mostrarsi quanto minimo confuso e piano piano abituarsi alla nuova vita.


bwv582 ha scritto: «Posso venire con te?»
«Certo, mi farebbe piacere.»
Inizia così la mia amicizia con Mark.
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Che teneri, sembrano due bimbi.[/font]


bwv582 ha scritto: È un tipo originale, allegro, imprevedibile e molto profondo nei dettagli: una volta mi ha raccontato che i cavallucci marini lo hanno preso in giro per il suo modo di camminare
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Hai detto che é molto profondo nei dettagli, peró aggiungi dopo una dichiarazione che non riguarda molto l´attenzione al dettaglio.[/font]
bwv582 ha scritto: Infrango la pellicola che separa i due mondi.



Bell´espressione, rende l´idea.
bwv582 ha scritto: Poco tempo, mi mancano il respiro e la forza nelle gambe.
Gli occhi si chiudono, mi accascio al di sotto della linea dell'acqua.
Perché tornare sotto il mare a essere un piccolo umano? Nel senso, mi aspetterei una sua trasformazione in granchio, o in una creatura marina. Peró il finale mi lascia interdetta, [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]mi sarei aspettata una sua definitiva rinascita.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]bwv582[/font][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Aggrappato al mio compagno di vita, mi rendo conto di far parte del mare e di non essere più adatto a un altro mondo, semmai lo sia mai stato in passato.[/font]
bwv582 ha scritto: La persona che mi ha cercato se ne va.
Come fa a vedere che va via se torna in fondo al mare e ritorna eretto?

Piú che ripetizioni, o refusi (non ne ho trovati), mi fermerei sul senso generale del racconto che é molto fantasioso, peró rischia di perdersi, il lettore si sente catapultato in un mondo e in eventi e sensazioni che restano un po´estranee fino alla fine, e molte situazioni rimangono un po´irrisolte.
Poi ripeto, sono mie osservazioni e puoi farci quel che vuoi :)
Grazie e alla prossima!

Re: Timothy Motivi

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Ti ringrazio @Kiarka per essere passata da queste parti e avermi lasciato un commento. Come ho detto anche a Parsifal, apprezzo osservazioni come questa
Kiarka ha scritto: I tuoi racconti non deludono mai per fantasia e leggerezza
perché, applicata a questo racconto, mi fa molto piacere, sono in un momento molto impegnativo e sono riuscito a tornare a scrivere qualcosa dopo tanto
bwv582 ha scritto: Intanto mi fa molto piacere vedere che lo hai trovato, nel complesso, positivo poiché non scrivevo qualcosa da marzo (lavoro, mancanza di tempo e voglia, ecc...).
però non saprei cosa dire riguardo alla mia capacità di scrivere racconti per ragazzi. In realtà mi sono sentito sempre negato ma, di recente, mi è stata detta la stessa cosa riguardo a un altro racconto (Poseidone e il cavalluccio marino, lo nomino perché l'ho postato qui tempo fa e ne ho richiesto la cancellazione da mesi quindi niente auto-pubblicità :P ). Non so, devo dire che inizio a pensarci, le persone cambiano continuamente magari sono cambiato anch'io.

Per il resto, oltre ad apprezzare molto le tue affermazioni, posso dire che l'idea di fondo di tutto il racconto - una metafora troppo arzigogolata immagino :P - che credo spieghi affermazioni e cambi repentini, è la narrazione circa a una persona che si sente un estraneo nella società attuale e l'annegamento come presa di coscienza di sé, qualcosa di volontario e involontario. Il mare come la chiusura in un proprio mondo, una solitudine e/o compagnia di qualcuno che non sta lì a giudicarti o ad allinearti per forza alla società. Il tutto mentre gli altri stanno fuori, felici nella propria apparenza. La scelta, infine, è negativa: fuori da questa realtà non riesce a vivere, gli manca l'aria e non si sente adatto, anche se c'è qualcuno che gli vuole bene.


Qualche tempo fa ho letto il racconto di @Adel J. Pellitteri, "senza disturbare nessuno" che mi ha molto colpito e che, almeno come filo conduttore e/o metafora (di cui sopra) è stato ispirazione per questo racconto. Non sono riuscito a fare un commento decente sul suo racconto, ma mi è entrato nella testa questo «se il mondo la pensa in un modo e io in un altro non devo essere per forza "sbagliato" io» che, magari, non è nemmeno una delle idee trasmesse da Adel. :P 

Scherzi a parte, ti ringrazio ancora per la lettura, per il commento e ti auguro un buon anno - un saluto e un buon anno anche Adel che ho nominato.
Alla prossima lettura. :libro: 
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Re: Timothy Motivi

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bwv582 ha scritto: Inizia così la mia amicizia con Mark. All'inizio mi inquietava il fatto che mi fissasse di continuo lungo il cammino, ma poi mi sono abituato al suo muoversi di lato e ai suoi occhi amici lungo il percorso. Lui conosce ogni posto dove nascondersi e mi ha insegnato a selezionare le alghe per nutrirmi. È un tipo originale, allegro, imprevedibile e molto profondo nei dettagli: una volta mi ha raccontato che i cavallucci marini lo hanno preso in giro per il suo modo di camminare. Lui ha risposto che un granchio magari non va avanti, ma almeno non va indietro. I cavallucci marini credono di essere le creature più belle, ma poi ti guardano con la loro naturale posa altezzosa e non ti rivolgono la parola se non per schernirti. Mark, invece, è un tipo sincero come i suoi occhi grandi e sorridenti e forte come le sue chele.
Qui, il paragrafo che inizia con "I cavallucci marini", secondo me, deve andare a capo per non confondere il tuo pensiero (... credono di essere...) con l'affermazione del granchio (...non va indietro).
bwv582 ha scritto:  è la narrazione circa a una persona che si sente un estraneo nella società attuale e l'annegamento come presa di coscienza di sé, qualcosa di volontario e involontario. Il mare come la chiusura in un proprio mondo, una solitudine e/o compagnia di qualcuno che non sta lì a giudicarti o ad allinearti per forza alla società. Il tutto mentre gli altri stanno fuori, felici nella propria apparenza. La scelta, infine, è negativa: fuori da questa realtà non riesce a vivere, gli manca l'aria e non si sente adatto, anche se c'è qualcuno che gli vuole bene.
è così che l'ho inteso e percepito, e ti dirò di più in certi punti tra "mare, granchio ed essere umano" ho anche intravisto la metafora dell'immigrato, mi spiego meglio: si può annegare anche in mezzo all'umanità ( non tutti quelli che sbarcano, infatti, sopravvivono come veri esseri umani) che non ti accetta, non ti identifica come suo pari. Hai voglia a parlare di diritti civili e compagnia bella (in casa altrui); a fare sentire l'altro "un tipo sbagliato, fuori posto e per questo inaccettabile" ci vuole niente. 


Una breve favola con un finale sorprendente per via di quella mano tesa e quel "ti voglio bene" che non sono sufficienti a riportare indietro il tuo personaggio. 
Non sono brava a valutare sottigliezze grammaticali, ciò che mi colpisce di un racconto è il significato complessivo che riesco a cogliere, per questo motivo concludo con: Un racconto decisamente particolare. Bravo.

Re: Timothy Motivi

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bwv582 ha scritto: Per il resto, oltre ad apprezzare molto le tue affermazioni, posso dire che l'idea di fondo di tutto il racconto - una metafora troppo arzigogolata immagino :P - che credo spieghi affermazioni e cambi repentini, è la narrazione circa a una persona che si sente un estraneo nella società attuale e l'annegamento come presa di coscienza di sé, qualcosa di volontario e involontario. Il mare come la chiusura in un proprio mondo, una solitudine e/o compagnia di qualcuno che non sta lì a giudicarti o ad allinearti per forza alla società. Il tutto mentre gli altri stanno fuori, felici nella propria apparenza. La scelta, infine, è negativa: fuori da questa realtà non riesce a vivere, gli manca l'aria e non si sente adatto, anche se c'è qualcuno che gli vuole bene.
Ah cavolo, questo non l'avevo proprio colto. Però ora capisco il ruolo della figura esterna che supplica il protagonista di non rimanere nel mare. E risponde alla mia domanda "ma questa situazione, questo annegamento, l'ha voluto lui?". Comunque puoi provare a sviluppare meglio la storia, secondo me è proprio quel 
bwv582 ha scritto: Inizia tutto il giorno in cui sono annegato.
che svia troppo. 


Per il resto, io ti leggo da quando scrivevamo entrambi sul WD, e mi ricordo con molto piacere i tuoi racconti. Siamo molto impegnati, è vero, ma forse dovremmo cercare di far confluire le nostre energie nella scrittura. una cosa è certa: il mondo non ha bisogno di altre persone impegnate :D

Alla prossima

Re: Timothy Motivi

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@Adel J. Pellitteri, grazie mille della lettura e del commento. Tra l'altro sono felice che ti sia piaciuto perché l'idea mi è venuta leggendo il tuo "senza disturbare nessuno" (al quale cercherò di fare un commento decente). Sapere che ne ho tratto qualcosa di buono mi fa molto piacere.

@Kiarka, purtroppo le rate del mutuo hanno bisogno che io sia una persona impegnata... 
Kiarka ha scritto: ricordo con molto piacere i tuoi racconti
:rosa:  

Grazie a voi e buona giornata.
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