[H2022R] Ali di velluto nero

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Carta numero 20: la paura, lo spettro, la morte.

                                                                                                          Ali di velluto nero

Il momento più bello della giornata: il parco è inondato dal profumo di cibo, a quest’ora i ristoranti e le pizzerie qui intorno sono affollati. Io mi faccio una canna seduta sulla mia panchina preferita.
Arrotolo una pallina d’erba nell’ultima cartina. Leo, seduto accanto a me, guarda le mie mani eseguire l’operazione. Il suo cane è triste, uggiola, poggia il muso sulla coscia del suo padrone, lui gli accarezza la testa; è un ottimo cane, magari l’avessi io. Faccio due tiri e poi passo la canna a Leo.
— Grazie, com’è, buona? Non rispondo questa roba non è mai buona. Alzo le spalle, cambio discorso.
— Si fa tardi, devo andare.
— Non andrai di nuovo a dormire in quel buco? Nella mia macchina c’è posto, starai al sicuro, anche se non è molto io, potrei…
Vorrebbe che io dormissi con lui, ma io voglio stare da sola. Mi alzo, recupero il borsone con tutti i miei averi e sistemo la tracolla sulla spalla, sono stanca, voglio andarmene via. Lui mi restituisce la canna. Dovrei rispondergli Cerco le parole per non essere sgarbata.
—Te l’ho già detto, Leo, non voglio dipendere da nessuno, me ne sono andata via di casa per questo. Io sono libera, non voglio legami. E poi non è un buco, certe sere ci sono altri che vengono a dormire là.
Leo ascolta, resta lì, seduto sulla panchina, c’è rimasto male. Non può capire.
— Girano brutte storie, Rosa, la gente sparisce, a volte.
— Ma, cosa dici! Io non credo a quelle storie, stai scherzando vero? Stai cercando di spaventarmi? Sappi che non ci riuscirai.
— Nemmeno io ci credo ma preferirei saperti al sicuro.
E la tua macchina mi terrebbe al sicuro da te? Tiro una lunga boccata. Guardo un punto lontano dietro le sue spalle. Si sono accesi i lampioni: la gente se ne va verso l’uscita, richiamano i bambini, è l’ora di cena per loro. Sbuffo, caccio fuori il fumo da naso e bocca.
— Ci vediamo domattina in piazza, spero di fare una bella colazione. Dormi bene Leo.
— A domani, Rosa; prima che vai, me lo lasci un tiro?
— Certo, scusami, dovevo pensarci.
La luna piena è bassa sopra i profili scuri dei tetti. Davanti all’ultimo palazzo della strada allungo la falcata, Il borsone sbatacchia sulla mia coscia destra. A me, invece, piace quel posto, è isolato, ma non troppo lontano dalla via illuminata e da alcune villette di campagna. Uno strano chiarore argenteo domina il paesaggio stasera, c’è un velo di nebbia. Inalo il profumo di fieno che arriva dalle balle arrotolate nei campi; è un odore buono, peccato gli scarichi delle auto di passaggio. Mi stringo nella felpa, penso agli sguardi indagatori degli automobilisti, rallentano quando mi vedono. Non mi frega niente di quello che pensano, basta che non vengono a rompermi le scatole. Fa un po' fresco, tiro su la lampo e affretto il passo. Eccolo! Vedo la sagoma scura del casotto, sembra una piccola cappella: tre pareti, un soffitto a volta e un’apertura ampia e accogliente. Scendo dal marciapiede, una corsetta sul tratto dissestato e ci sono, una volta dentro nessuno mi disturberà fino a domani. Appoggio la mano sulla parete rivolta alla strada, accarezzo la targa affissa sul muro; quello che c’è scritto mi fa pensare a una casa ospitale: antico ricovero dei viandanti, risalente al Settecento, luogo di sosta dei carrettieri che percorrevano l’antica Curniculum… Chissà quanti hanno trovato rifugio qui dentro, non c’è proprio niente d’aver paura. Ancora due passi, tra le erbacce e i sassi smossi faccio attenzione a non inciampare, giro l’angolo e mi blocco all’istante: l’entrata è illuminata da un riverbero di brace. Qualcuno è arrivato prima di me.
Il fuoco arde piano, è stato ben alimentato, ombre tremolanti scolpiscono graffiti sulle pareti. Un grosso fagotto di gettato sul terreno accanto al fuoco si muove, due gambe spuntano fuori da quel mucchio di stracci. È una donna: indossa calzature femminili. Chiunque sia sta già dormendo.
Striscio lungo la parete e mi accuccio nel mio angolo preferito. Ho voglia di farmi una canna, no, cavolo, ho finito le cartine; povero Leo, sta peggio di me, io, almeno, so badare a me stessa. Srotolo il tappetino di gomma, mi tolgo le scarpe o forse dovrei tenerle, non si può mai sapere… non so se riuscirò a dormire al pensiero di questa sconosciuta. Un po' mi fa pena, magari è un’anziana signora. Va tutto bene, non devo aver paura. Domani ci presenteremo e magari faremo amicizia. M’infilò nel sacco a pelo e mi sdraio. Pian piano il tepore del mio corpo mi avvolge. Mi concentro sulle ombre ballerine proiettate sulla volta della costruzione, sul respiro pesante e calmo della mia vicina, non ho paura, sono così stanca che mi si chiudono gli occhi.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            *****
                                                                                        
La canea proviene dal sentiero che taglia i campi dello Stagline, guardo mia sorella alla luce della luna piena. Io so che non ho nessuna sorella, ma nella mente un pensiero mi toglie il fiato, il terrore mi paralizza: ci hanno già scoperto? Mia sorella ha gli occhi e la bocca spalancati, è attonita. Osservo lontano sopra la sua testa; un bagliore di torce mi toglie ogni dubbio. Avremmo dovuto rubare anche una carrozza, a quest’ora saremmo già lontane. Uomini e cani si muovono veloci nella notte. I campi dello Stagline non sono lontani, dobbiamo nasconderci subito o ci cattureranno. Il casotto dei carrettieri! Potremmo approfittarne e salire di nascosto su uno dei carri. O pagare uno dei conducenti perché ci aiuti a fuggire. Questa non me l’aspettavo. Guardo mia sorella e grido.
— Corri, Eva!
Anche lei non perde tempo, afferriamo e tiriamo su le gonne pesanti. Lasciamo il sentiero e ci precipitiamo sul terreno incolto. Sterpi e cespugli ci graffiano le gambe, tenere su la stoffa dei vestiti e correre è davvero difficile. Non ci hanno ancora visto, dobbiamo arrivare fino a quel ricovero prima possibile.
— Sanno tutto! Ci prenderanno! Ho paura. Non dovevo seguirti, non avremmo dovuto rubare in casa del padrone. E mi fanno male le scarpe, non posso correre…
Mi fermo: Eva è rimasta indietro. Guardo le sue scarpe, a quelle, però non ha rinunciato. Immagino la faccia della contessina, domani, quando cercherà i suoi stivaletti. Mi avvicino e cerco di tranquillizzarla.
— Forse non stanno cercando noi, non possono averci scoperto così presto.
—Sì, a meno che qualcuno della servitù non ci abbia visto e sia andato di corsa a denunciarci. Quelli che sento abbaiare sono i mastini del conte, lo sai.
— Pensa a correre, e non ci rggiungeranno. Ecco la capanna di Antonio, manca poco, dai…
Riprendiamo la corsa, le loro voci adesso arrivano alle nostre orecchie. Sono sempre più vicini.
— Laggiù, vicino la capanna di Antonio. Ho visto qualcosa!
— Maledette ladre! Non hanno scampo.
— Li hai sentiti? Ci hanno visto, sanno tutto. Ho paura. Quei cani sono feroci; una volta hanno ucciso un orso…
— Forse hai ragione, qualcuno ci ha tradito. Dobbiamo separarci, così I cani seguiranno una sola pista. Tu vai verso il bosco. Appena superi il confine del campo di Antonio, cammina dentro il torrente, l’acqua coprirà il tuo odore e ti guiderà dentro la grotta del Cespaio. Resta nascosta lì dentro. Appena potrò, verrò io da te. Io, invece, vado al riparo dei carrettieri, cercherò aiuto, oppure mi nasconderò tra lo sterco dei cavalli, i cani non mi sentiranno. Corri! Vai!
La vedo correre, zoppicare per le scarpe strette, sento il cuore chiuso in un pugno, temo che non la rivedrò mai più.
La canizza si fa sempre più vicina. Resto ferma, acquattata nell’erba, aspetto di vederla superare il confine. Non può farcela, è una piccola sagoma nella notte, difficile da notare, ma mi rendo conto che è troppo lenta. Ora li sento più forte, i cani ansimano dallo sforzo, legati ai loro guinzagli tirano con ferocia. Gli uomini bestemmiano, litigano, chiamano per nome i molossi e li incitano. Striscio veloce tra l’erba più alta, a testa bassa cerco con gli occhi la scarpata che divide il campo di Antonio da quello dove si trova il ricovero dei viandanti. Scivolo sull’erba bagnata, un volo di un metro e sbatto il viso sul fango, con un sibilo tutta l’aria mi esce dai polmoni. Sono fradicia, la cunetta dove sono caduta è piena d’acqua, il dislivello tra i due campi ha creato un fiumiciattolo. Devo alzarmi, controllare che Eva abbia superato la zona scoperta. Vorrei, ma continuo a scivolare nella melma e l’abbaiare dei cani ormai si fa sempre più vicino. Sono a pochi metri, sento distintamente i loro passi tra gli arbusti, il tintinnare dei collari dei cani contro le catene.
— Eccola! la vedo, è una delle serve.
L’hanno vista! inginocchiata nel fango tremo dal freddo e la paura. Spero che Eva abbia già superato il confine, ora camminerà nel torrente. Conosciamo ogni pertugio della grotta, è un ottimo rifugio; saprà nascondersi lì dentro. Mi rendo conto che ormai cercano lei, non sanno della mia presenza: rinuncio alla fuga allo scoperto. Mi ricopro la testa e il corpo di fango più in fretta che posso. Resto sdraiata, quasi sepolta nel limo ad aspettare. Non è passato molto tempo e li sento sopra di me, Siamo separati da un breve pendio, una piccola nicchia nel terreno mi protegge dai loro occhi: il panico mi assale, non riesco a respirare, sento il puzzo tiepido dell’alito e del sudore dei mastini. Gli uomini urlano: non capiscono perché uno dei due cani si è fermato. Il mastino abbaia, ringhia feroce sopra la mia testa, vuole essere liberato: mi ha trovato. Non respiro più, devo spostarmi o muoio soffocata. Lenta, mi appiattisco supina contro la spalletta di terra, non riesco a trattenere un gemito di terrore, mi tappo la bocca con le mani e trattengo il respiro. Il mastino ha tirato forte, è scivolato per metà del suo corpo dentro la cunetta e il suo padrone per poco non mi cade addosso. Vedo le zanne lucide a pochi centimetri dalla mia faccia. Rivoli di bava e zolle di terra mi coprono il viso, Chiudo gli occhi...
— Brutto scemo, bestia che sei, mi stai facendo perdere tempo per ringhiare ai rospi? Un rumore secco e il cane emette un guaito di dolore e risentimento. Mi lascio scivolare di nuovo nel fango, mi gira la testa, le forze mi abbandonano. Non riesco a muovermi.
Si sono allontanati, ora non sento più nulla. Spero di averli rallentati un po’, spero il meglio per Eva ma adesso non posso pensarci. Mi sollevo in ginocchio, con l’acqua del canaletto, sciacquo via la bava del cane e il fango dalla faccia. Il cuore mi sta scoppiando, devo tornare in me, alzo la testa, il cielo stellato fugge via, una vertigine mi costringe a richiudere gli occhi. Restare qua sotto è troppo pericoloso, potrebbero ripassare di qua al ritorno. Il sentiero vicino al casottino dei carrettieri, invece, li allontanerebbe dal palazzo, è fuori traiettoria, di lì non passeranno di sicuro. Rimango fedele all’idea di pagare qualcuno che ci aiuti. I soldi ora li abbiamo!
Il più totale silenzio mi convince, mi sento meglio, esco allo scoperto. Proseguo, le gambe tremano e mi sorreggono appena, lascio la scarpata alle mie spalle. Il terreno risale in una collinetta e nel punto più alto mi fermo. Alla mia destra vedo la sagoma della costruzione in pietra: nessuna luce, non ci sono fuochi accesi, stanotte non c’è nessuno, ci sarà da aspettare, forse anche giorni. Resteremo nascoste nella grotta del Cespaio non sarà un problema. Alla mia sinistra, sotto la luna, il brillio degli uliveti si estende per alcune decine di metri prima del fronte scuro nella canopia del bosco. Tra le querce c'è un bagliore di torce, la stanno inseguendo dalla parte sbagliata. Il torrente non è da quella parte, forse ce la farà.
Ho le gambe molli, mille pensieri mi annientano, dovrei seguirli? Attirarli verso di me? Dovrei andare a cercare mia sorella? Cosa potrei fare contro quella gente inferocita? Le mura del ricovero sono dietro un velo di nebbia, giro intorno alla costruzione fino alla larga apertura, entro, devo riposare non mi reggo in piedi. Ci sono degli stracci buttati sul terreno battuto: mi faranno da coperta e da materasso. Li sistemo per bene, non so cosa fare e vorrei restare per sempre seppellita la sotto. Invece esco, prendo manciate di sterco di cavalli e le butto sopra il mio giaciglio improvvisato, fino a farlo sembrare solo un mucchio di letame. Spero che ciò mi protegga, alzo un lembo e mi rannicchio là sotto, in mezzo agli stracci.
Mi sveglio, fuori la nebbia è stratificata nell’aurora. La realtà ritorna e mi colpisce all’improvviso, ricordo ogni cosa. Il silenzio è rotto dai timidi richiami degli uccellini nei nidi: è la solita la calma della campagna. Se gli uccelli cantano, non ci sono pericoli immediati. Con cautela cammino rasente il muro fino all’uscita, tiro fuori soltanto la testa, cerco di cogliere qualche rumore o movimenti sospetti. Qualcosa di umido mi colpisce la fronte, pulisco le gocce con la punta delle dita:
— Mio Dio! È sangue!
Esco nella luce ancora fioca, faccio solo un passo e qualcosa piomba sul terreno intriso dallo stesso liquido: davanti a me c’è lo stivaletto di Eva, ancora saldamente abbottonato al suo piede mozzato. Alzo la testa e guardo verso l’alto; le gambe cedono, batto il sedere sul terreno, un rivolo caldo mi scorre tra le cosce. Da lassù gli occhi di Eva mi accusano, Il suo corpo dilaniato è appeso all’architrave della costruzione.
— Eva! No!
Una raffica di vento gelido m’impedisce di svenire, Eva danza, sospinta dall’aria. È quasi nuda, i cani hanno martoriato il suo corpo e il moncherino della gamba destra pende, scomposto, in un’angolazione bizzarra. Devo coprirla, voglio toglierla da lì. Mi alzo, ma un vortice mi cattura, un violento conato mi scaraventa di nuovo a terra, cado in ginocchio e vomito sopra il suo sangue.
                                                                                                                       
                                                                                                                        *****
L’acido nella gola mi sveglia, sto per vomitare, avrò dormito nemmeno dieci minuti. Tiro giù la lampo del sacco a pelo, mi siedo con le spalle appoggiate al muro, spalanco la bocca, mi manca il respiro. Il sogno riaffiora. Alla luce rossa della brace ardente, gli stivaletti di Eva sono lì, ai piedi di quella donna sotto il fagotto di stracci. Si muove, cerco di scoprire chi è ma, è solo un’immagine sfocata. È un’ombra indistinta che cresce davanti ai miei occhi. Si prende tutto lo spazio, fino al soffitto. Un freddo intenso mi gela, non posso fare nessun movimento, sento le lacrime bagnarmi le guance. Il fuoco si spegne e tutto piomba nel buio. È un fremito di ali? Ali di velluto nero che mi sollevano. Galleggio, sono costretta a tapparmi le orecchie: da quella che credo sia la sua bocca, la sagoma nera emette un grido; la sua intensità cresce a dismisura, insieme alle mie urla. Ora non sento più nulla, nemmeno la mia voce; ho i palmi bagnati di sangue.
— Cosa vuoi da me?— Grido più forte che posso, poi…

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

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Ciao @Alba359  :)
Alba359 ha scritto: Il momento più bello della giornata:
per una qualche ragione, personale immagino, ho immaginato la scena di giorno, su una panchina all'ombra, una piccola bolla di tranquillità e la vita in fermento tutto intorno. Ma poi parlano di andare a dormire e quindi si arriva alla conclusione che, se non è proprio notte, è almeno sera. E allora aggiungerei qualche parola per definire meglio, o almeno abbozzare il momento della giornata perché se il lettore, come me, si è infilato nel racconto pensando che sia giorno, perché niente gli dice il contrario, al primo dialogo si ferma e gli tocca tornare indietro e rileggere per vedere se gli è sfuggito qualcosa.
Alba359 ha scritto: — Grazie, com’è, buona? Non rispondo questa roba non è mai buona. Alzo le spalle, cambio discorso.
ti sei dimenticata il trattino per chiudere il dialogo e questa frase sembra tutta contenuta nel parlato.
Alba359 ha scritto: Vorrebbe che io dormissi con lui,
qui, forse, metterei: da lui al posto di con lui. Nel dialogo si parla di dove dormire e, anche se ci sono implicazioni sessuali, secondo me se usi da lui rimane nel dubbio la faccenda mentre così sparisce qualsivoglia tensione perché troppo esplicito.
Alba359 ha scritto: Dovrei rispondergli Cerco le parole
Hai dimenticato il punto prima di Cerco
Alba359 ha scritto: Leo ascolta, resta lì, seduto sulla panchina, c’è rimasto male. Non può capire.
Cercherei un'alternativa per evitare resto-rimasto
Alba359 ha scritto: Dormi bene Leo.
Hai dimenticato la virgola prima di Leo
Alba359 ha scritto: La luna piena è bassa sopra i profili scuri dei tetti.
Eccola qua! Questa frase la sposterei più in su, in modo da avere subito chiaro che momento è.
Alba359 ha scritto: M’infilò nel sacco a pelo e mi sdraio. Pian
ti è scappato un ò
Alba359 ha scritto: La canea proviene dal sentiero che taglia i campi dello Stagli
non avevo mai sentito canea, il significato è abbastanza intuibile, ma ho comunque cercato per esserne certa
Alba359 ha scritto: Questa non me l’aspettavo.
Non sono riuscita a capire a cosa si riferisce e chi sta parlando: è Rosa nel sogno che parla? O è Rosa nella realtà?
Alba359 ha scritto: dobbiamo arrivare fino a quel ricovero prima possibile.
toglierei quel, è superfluo e appesantisce
Alba359 ha scritto: le loro voci adesso arrivano alle nostre orecchie.
riformulerei in modo da eliminare i possessivi
Alba359 ha scritto: Quei cani sono feroci; una volta hanno ucciso un orso…
A me sembra che parlino un po' troppo per essere due che corrono e scappano. Capisco che volessi usarlo per dare informazioni sulla faccenda, ma è un po' troppo palese che tu stia usando questa situazione a questo scopo. Cercherei di fare frasi più brevi, spezzate, di rigirare le informazioni in modo che suonino come elementi del discorso e non come dettagli che vuoi dare al lettore. Se rileggi bene questo dialogo e togli le informazioni che entrambe le ragazze sanno già, senza bisogno di ripetersele mentre scappano, ti rimane poco, ma è un poco che puoi usare e che fa il suo bel effetto, secondo me.
Aggiungerei anche dei movimenti che diano dinamicità alle sorelle, al nascondersi e alla paura che non emerge dal dialogo.
Alba359 ha scritto: La canizza si fa sempre più vicina.
Altra parola che ho cercato e che rende bene l'epoca in cui ci siamo trasferiti.
Alba359 ha scritto: — Eccola! la vedo, è una delle serve.
Ti è scappata la maiuscola
Alba359 ha scritto: è la solita la calma della campagna.
c'è un la di troppo

Bello il finale, niente di inaspettato, ma comunque funziona bene, secondo me. Io credo che ci sia da lavorare un po' sulle descrizioni dei movimenti. Quando racconti la fuga ci sono troppi elementi che distraggono e tolgono la tensione. Proverei a scarnificare il tutto, lasciando solo i movimenti, togli pensieri e considerazioni varie, secondo me, in un momento di tanta tensione, fiatone, paura non c'è spazio per pensieri così lucidi, magari ce ne possono stare alcuni spezzati, quasi paranoici, ma niente di lineare.
Quindi, Rosa è nel sacco a pelo che dorme ed è eli che scatena l'inferno? O sono gli stivaletti a causare tutto questo sangue? Certo che deve essere stata un'impresa correre con quei cosi addosso.
Ah, non ho ben capito come sia finito il cadavere di Eva proprio sopra la testa di Rosa e quanto sia reale, perché se lo è significa che Rosa è spacciata... forse era proprio questo il punto? Chiarirei un po' le dinamiche della storia tra sogni e fantasmi in modo che regga meglio la trama.
Bella l'atmosfera e funziona benissimo la descrizione del momento del cane e lei nel fosso, la trovo proprio da brividi!
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Linda e la montagna di fuoco

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

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@Alba359  :)

Brava, sei riuscita a tramettere tensione, ansia e paura nell'inseguimento culminato con la morte della sorella di Rosa.
E poi il suo ritorno come spettro senza pace, come senza pace è Rosa che ha il terribile rimorso di non averla saputa salvare.
Ma l'epilogo non se l'aspetta... e nemmeno il lettore.  :aka:

Questi i punti di forza del tuo horror:
Alba359 ha scritto: dom nov 06, 2022 3:58 amil panico mi assale, non riesco a respirare, sento il puzzo tiepido dell’alito e del sudore dei mastini. Gli uomini urlano: non capiscono perché uno dei due cani si è fermato. Il mastino abbaia, ringhia feroce sopra la mia testa, vuole essere liberato: mi ha trovato. Non respiro più, devo spostarmi o muoio soffocata. Lenta, mi appiattisco supina contro la spalletta di terra, non riesco a trattenere un gemito di terrore, mi tappo la bocca con le mani e trattengo il respiro. Il mastino ha tirato forte, è scivolato per metà del suo corpo dentro la cunetta e il suo padrone per poco non mi cade addosso. Vedo le zanne lucide a pochi centimetri dalla mia faccia. Rivoli di bava e zolle di terra mi coprono il viso, Chiudo gli occhi...
— Brutto scemo, bestia che sei, mi stai facendo perdere tempo per ringhiare ai rospi? Un rumore secco e il cane emette un guaito di dolore e risentimento. Mi lascio scivolare di nuovo nel fango, mi gira la testa, le forze mi abbandonano. Non riesco a muovermi.
Alba359 ha scritto: dom nov 06, 2022 3:58 amEsco nella luce ancora fioca, faccio solo un passo e qualcosa piomba sul terreno intriso dallo stesso liquido: davanti a me c’è lo stivaletto di Eva, ancora saldamente abbottonato al suo piede mozzato. Alzo la testa e guardo verso l’alto; le gambe cedono, batto il sedere sul terreno, un rivolo caldo mi scorre tra le cosce. Da lassù gli occhi di Eva mi accusano, Il suo corpo dilaniato è appeso all’architrave della costruzione.
— Eva! No!
Una raffica di vento gelido m’impedisce di svenire, Eva danza, sospinta dall’aria. È quasi nuda, i cani hanno martoriato il suo corpo e il moncherino della gamba destra pende, scomposto, in un’angolazione bizzarra. Devo coprirla, voglio toglierla da lì. Mi alzo, ma un vortice mi cattura, un violento conato mi scaraventa di nuovo a terra, cado in ginocchio e vomito sopra il suo sangue.
E il finale... terribile:
Alba359 ha scritto: dom nov 06, 2022 3:58 amL’acido nella gola mi sveglia, sto per vomitare, avrò dormito nemmeno dieci minuti. Tiro giù la lampo del sacco a pelo, mi siedo con le spalle appoggiate al muro, spalanco la bocca, mi manca il respiro. Il sogno riaffiora. Alla luce rossa della brace ardente, gli stivaletti di Eva sono lì, ai piedi di quella donna sotto il fagotto di stracci. Si muove, cerco di scoprire chi è ma, è solo un’immagine sfocata. È un’ombra indistinta che cresce davanti ai miei occhi. Si prende tutto lo spazio, fino al soffitto. Un freddo intenso mi gela, non posso fare nessun movimento, sento le lacrime bagnarmi le guance. Il fuoco si spegne e tutto piomba nel buio. È un fremito di ali? Ali di velluto nero che mi sollevano. Galleggio, sono costretta a tapparmi le orecchie: da quella che credo sia la sua bocca, la sagoma nera emette un grido; la sua intensità cresce a dismisura, insieme alle mie urla. Ora non sento più nulla, nemmeno la mia voce; ho i palmi bagnati di sangue.
— Cosa vuoi da me?— Grido più forte che posso, poi…
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

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Ciao @Alba359,
ho letto con piacere il tuo racconto, l'ho trovato originale, 
Credo anche tu ti sia avvicinata molto al genere horror; nella prima parte fai assaporare l'ansia, secondo me quando descrivi il percorso di Rosa per raggiungere il rifugio, non dovresti rendere normali i vari spunti che possono creare angoscia, come le macchine che rallentano, il colore del cielo e gli odori;  potresti agganciarli alla previsione accennata di persone che spariscono per aumentare l'aspettativa di un accadimento pauroso.
La seconda parte è ben descritta, è il fulcro della storia, ma per quanto generi ansia, credo non rientri nel genere horror, trattandosi di una vicenda estremamente reale, senza nessuna implicazione psicologica. Acrebbe comunque giovato una punteggiatura più serrata, per rendere il ritmo più concitato. La terza parte è quella che secondo me si può definire a pieno titolo horror, ma è quella che sembra essere gestita con più fretta e pochi caratteri a disposizione. Sarei partita dal fantasma di Eva per trascinare Rosa nel suo incubo, rendendo il tutto molto più pauroso. 

Ti segnalo solo alcuni refusi da fretta ma sono sicura che con una rilettura attenta potrei trovare e sistemare tu stessa:
Alba359 ha scritto: Il suo cane è triste, uggiola, poggia il muso sulla coscia del suo padrone
Avendo iniziato con "il suo cane" dovresti continuare con "sulla sua coscia"
Alba359 ha scritto: Ci hanno visto
La declinazione al femminile, questo errore si ripete più volte.

In generale comunque il racconto mi è piaciuto. 
<3

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

5
Bel racconto, @Alba359, suggestivo e inquietante. 
L'ho trovato ben scritto, curato nelle descrizioni e nei dettagli, tanto da rendere vivide le scene e ben caratterizzati i personaggi. 
Un piccolo intoppo qui:
Alba359 ha scritto: — Forse hai ragione, qualcuno ci ha tradito. Dobbiamo separarci, così I cani seguiranno una sola pista. Tu vai verso il bosco. Appena superi il confine del campo di Antonio, cammina dentro il torrente, l’acqua coprirà il tuo odore e ti guiderà dentro la grotta del Cespaio. Resta nascosta lì dentro. Appena potrò, verrò io da te. Io, invece, vado al riparo dei carrettieri, cercherò aiuto, oppure mi nasconderò tra lo sterco dei cavalli, i cani non mi sentiranno. Corri! Vai!
Suona molto innaturale un discorso così lungo nella situazione in cui sono le due sorelle. Dovresti trovare un altro modo per farle separare, secondo me. 
Piaciuto!

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

6
Ciao Alba.
Al netto di refusi tipo:
Alba359 ha scritto: sotto.
e alcuni problemi di punteggiatura, che hai tutto il tempo di risolvere con calma, il racconto è ben costruito e l'ansia c'è tutta.
Ti dico le due cose che secondo me potrebbero ancora migliorare: il finale secondo me è troppo sbrigativo, avrebbe meritato d'essere più progressivo, per aumentare l'angoscia e l'attesa dell'orrore. Se è una questione di spazio, trovo che l'inizio sia troppo lungo, per l'utilità che ha. La canna, l'amico penso servano solo a dirci che lei vive per strada, ma non aggiungono nulla alla storia, che potrebbe iniziare nel momento in cui lei si dirige al capanno e spiega che è il suo posto preferito. Le informazioni necessarie ci sarebbero tutte e avresti più spazio per il finale. (Se invece la tua era una scelta precisa, lascia stare le mie divagazioni).
I dialoghi tra le due fuggitive sono troppo lunghi per la situazione concitata in cui si trovano, in particolare quello del momento della separazione. Dovrebbe essere un po' più essenziale e telegrafico.
Ho un dubbiosu:
Alba359 ha scritto: Mi sveglio, fuori la nebbia è stratificata nell’aurora.
mi sembra un'immagine un po' strana per essere il pensiero di una appena svegliata, per di più una serva del secolo scorso. Mica che non possa essere sensibile e intelligente, ma come termine e come immagine mi suona poco naturale per personaggio e situazione.

Un'ultima sciocchezza: se le scarpe ai piedi della donna sconosciuta sono quegli stivaletti, credo che Rosa dovrebbe un minimo notarne la stranezza, quando entra nel rifugio. Tipo chiedersi dove l'altra sdf abbia potuto trovarle, non deve vederne spesso.

Ho finito le pulci, l'orrore c'è, la storia è appassionante, contest più che riuscito, a mio avviso.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

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Lei nascosta nel fango con i cane che le sbava addosso é la arte che ho preferito.
In generale ho apprezzato tutta la costruzione del racconto dal momento di normalitá fra parco e ricerca del posto dove passare la notte, al sogno (quasi un modo di comunicare del fantasma) e poi il finale.
Sul finale ho i miei dubbi. I fantasmi e i mostri uccidono in malo modo, é vero, ma generalmente hanno un motivo, che sia per vendetta o semplicemente per nutrirsi, ma in questo caso perché una servetta traumatizzata dalla morte della sorella dovrebbe rifarsi su una barbona?
Per cui é chiaro che ai fini del racconto la barbona debba fare una brutta fine, ma deve essere, a mio personalissimo avviso, motivato in qualche modo.
A parte questo, il racconto mi ha tenuta sospesa e tutta la parte dell'inseguimentom l'ho trovata molto ben scritta.
Anch'io mi sono chiesta come abbiano fatto ad appendere la sorella al trave senza che l'altra nascosta sotto lo sterco se ne accorgesse.

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

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Kikki ha scritto: A me sembra che parlino un po' troppo per essere due che corrono e scappano. Capisco che volessi usarlo per dare informazioni sulla faccenda, ma è un po' troppo palese che tu stia usando questa situazione a questo scopo. Cercherei di fare frasi più brevi, spezzate, di rigirare le informazioni in modo che suonino come elementi del discorso e non come dettagli che vuoi dare al lettore. Se rileggi bene questo dialogo e togli le informazioni che entrambe le ragazze sanno già, senza bisogno di ripetersele mentre scappano, ti rimane poco, ma è un poco che puoi usare e che fa il suo bel effetto, secondo me.
Aggiungerei anche dei movimenti che diano dinamicità alle sorelle, al nascondersi e alla paura che non emerge dal dialogo.
Ha ragione. Lo sapevo, anche secondo me questa parte andava cambiata, ma ero troppo concentra a finire tutto in tempo. Ho sorvolato, come anche nel finale; l'ho cambiato troppe volte e non ero più lucida.
Le parole Canea e canizza sono parole comuni ancora usate dai cacciatori, sono pochi per fortuna e la terminologia è ai più sconosciuta.

E quì
Kikki ha scritto: qui, forse, metterei: da lui al posto di con lui. Nel dialogo si parla di dove dormire e, anche se ci sono implicazioni sessuali, secondo me se usi da lui rimane nel dubbio la faccenda mentre così sparisce qualsivoglia tensione perché troppo esplicito.
Io volevo proprio che si capisse, Leo ci pende per Rosa, e lei gli ha già detto do no più volte:
Alba359 ha scritto: —Te l’ho già detto, Leo, non voglio dipendere da nessuno, me ne sono andata via di casa per questo. Io sono libera, non voglio legami.
Kikki ha scritto: Quindi, Rosa è nel sacco a pelo che dorme ed è eli che scatena l'inferno? O sono gli stivaletti a causare tutto questo sangue?
No, non sono gli stivaletti, è il fantasma di Eva  che torna  e si porta via le vittime che sceglie. Forse solo ragazze che hanno la stessa età della sorella.
l'avevo pensato così.
Ti ringrazio moltissimo per il commento, mi hai aiutato a capire dove rimmettere le mani. Inoltre dopo le tue correzioni ho subito cominciato la revisione, sto cercando di svelare i tuoi dubbi. Con il tuo aiuto, @Kikki,  sta migliorando molto. :flower:

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

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Il racconto per me rientra perfettamente nel genere horror. La situazione di partenza (un personaggio che vive ai margini della società, con un'esistenza già piena di insidie) e il dialogo tra i due ragazzi fanno subito presagire che sta per succedere qualcosa di brutto. La storia mi è piaciuta molto, hai saputo creare un senso di tensione e coinvolgimento crescenti, sia nel presente che nel passato.

Ti hanno già fatto notare che c'è qualcosina da sistemare nella punteggiatura, quindi mi limito a darti un paio di idee per la storia in sé.

Alba359 ha scritto: Io so che non ho nessuna sorella, ma nella mente un pensiero mi toglie il fiato, il terrore mi paralizza: ci hanno già scoperto? Mia sorella ha gli occhi e la bocca spalancati, è attonita
Ho trovato un po' brusco il passaggio da "Non ho nessuna sorella" al suo totale coinvolgimento successivo. Si potrebbe ampliare un po', lasciando capire che la mente di Rosa viene gradualmente assorbita dal sogno fino a immedesimarsi con l'altra. Ad esempio : "Io so che non ho nessuna sorella, ma al tempo stesso la sconosciuta che mi corre a fianco mi è familiare, ricordo perfino il suo nome. Subito dopo un pensiero mi toglie il fiato..." Qualcosa del genere


Alcuni dialoghi tra le due ragazze durante la fuga sono sembrati un po' lunghi anche a me. Potrebbero però funzionare benissimo se nella fuga ci fosse una pausa, in cui le due credono di aver seminato per il momento gli inseguitori e, nascoste da qualche parte, si sentono abbastanza sicure da parlare per qualche minuto.
Per il resto ho trovato la fuga una delle parti meglio riuscite: molto ben descritta e angosciante. Molto incisivo a livello sia di trama (è il dettaglio che permette al lettore e alla sorella di riconoscerla) che psicologico il dettaglio degli stivaletti: Eva insiste a tenerli anche se molto scomodi per correre, solo perché li ha desiderati per tanto tempo.

Ti faccio un altro appunto che in realtà è più una mia riflessione: pare che Rosa vada a dormire in quel luogo da un po', ma non le era mai successo niente. Hai specificato che quella notte è luna piena, e forse il cambiamento dipende da questo, ma non è immediata l'associazione. Forse in qualche modo si potrebbe sottolineare, magari quando l'amico la mette in guardia, o altrove.

In conclusione, il tuo è un gran bel racconto dell'orrore e l'ho letto molto volentieri. Sei riuscita a creare ansia e paura solo con situazioni, frasi e dettagli ben scelti. E in questo sei stata magistrale. Complimenti!
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

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Alba359 ha scritto: La canea proviene dal sentiero che taglia i campi dello Stagline, guardo mia sorella alla luce della luna piena.
Ciao Alba! Siccome ti hanno detto già molto nei commenti precedenti, ti faccio notare un aspetto: le scelte lessicali. A volte, come nel caso di "Canea" hai scelto un linguaggio molto tecnico. Io apprezzo sempre questo tipo di scrittura perché mi permette di imparare nuovi vocaboli. Ma molti lettori no. Molti abbandonano la lettura per questo motivo. Insomma, bisogna sempre pensarci bene quando si fa una scelta simile.
Alba359 ha scritto: Pensa a correre, e non ci rggiungeranno
Refuso: raggiungeranno 
Alba359 ha scritto: così I cani seguiranno
Ti è sfuggita una maiuscola che non avrebbe dovuto esserci.
Alba359 ha scritto: La canizza si fa sempre più vicina.
Stesso discorso che ho fatto per canea. Anche se, a questo punto del testo ormai si è capito che parliamo di cani.
Alba359 ha scritto: Non respiro più, devo spostarmi o muoio soffocata.
Avrei usato il futuro: morirò
Alba359 ha scritto: si estende per alcune decine di metri prima del fronte scuro nella canopia del bosco
Anche "canopia" non è un termine proprio usuale per il lettore italiano medio.

Insomma, ho voluto farti notare più che altro alcune tue scelte lessicali. Per il resto il tuo racconto l'ho apprezzato, è stata una lettura piacevole.
La tensione si percepisce soprattutto nell'inseguimento delle due ragazze da parte dei molossoidi inferociti. Da quel punto di vista, molto ben riuscito!

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

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ScimmiaRossa ha scritto: tesso discorso che ho fatto per canea. Anche se, a questo punto del testo ormai si è capito che parliamo di cani.

Io non ho trovato un sinonimo di canea o canizza.
Come potrei suggerire al lettore i suoni di cani che abbaiano, non alla luna, ma proprio quel tipo di latrati tipici che emettono i cani quando fiutano una preda?
È un termine specifico, e non saprei davvero come cambiarlo.

Re: [H2022R] Ali di velluto nero

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Dopo un inizio seduto, il ritmo incalza, incalza e incalza ancora fino a quando al racconto stesso non viene sopraffatto dalla velocità. Una sensazione di onirica nebbiosità circonda il lettore durante la sequenza del sogno, e l’abilità dell’autrice si svela nel rendere quasi superflua la pur corposa parte iniziale, lasciando il lettore spiazzato e pieno di domande a godersi questo viaggio a tutta velocità verso il nulla. Ci tengo a sottolineare la perfetta aderenza ai temi proposti nella carta: lo spettro che aleggia è quello delle poche idee, la paura è quella di fermarsi per rileggere quanto fatto. La morte è quella della speranza di riuscire a unire i puntini di un testo che pure non manca di mostrare lati positivi, da ricercarsi in particolare nella capacità dell’autrice di creare tensione, se solo ci fosse stato qualche avvenimento coinvolgente per cui spenderla.
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