[Lab5] Forse domani

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La scala mobile scivola lenta con il suo carico di persone piantate sui gradini. Alessandra soffoca l’impulso di superarle a gomitate fino a che, finalmente, arriva il suo turno di scendere. Con un goffo saltello, oplà, si ritrova in uno slargo semicircolare circondato da vetrate. Da lì si vede il panorama del nastro grigio dello svincolo della tangenziale, e lo sconfinato parcheggio puntellato di macchine luccicanti al sole. Anche la sua Panda è lì, da qualche parte; corsia 16 A, rammenta senza sforzo, e tanto basta a farla sentire meno sperduta in mezzo alla gente che affolla l’area ristoro del centro commerciale.
Esita, incerta su dove dirigersi. C’è di tutto. Ristoranti, self service, bar, fast food, gelaterie. Butta l’occhio su un ristorantino con dehors in stile shabby svedese, in cui servono bistecche e birra d’importazione. Tira dritto con un po’ di rimpianto: è roba da pausa pranzo per dirigenti con la puzza sotto al naso. Lei in quel posto non ci entrerebbe neanche se non fosse disoccupata con bollette arretrate da pagare; neanche se ieri non avesse buttato via centocinquanta euro guadagnati spaccandosi la schiena per fare le pulizie a ore.
Centocinquanta! Secca come un chiodo, alta, bionda e pure esosa, la signora. Fanculo.
Alessandra ha fame e non ha voglia di mangiare il grano antico che piace tanto alla sua nutrizionista; è single da due anni e i venti chili che ha messo su da quando il fidanzato l’ha lasciata sono il frutto della scomposizione chimica di quel genere di cibo che appaga l’umanità che sta facendo la fila dal baffone sorridente.
Che faccio, entro? No, perché l’insegna è la stessa, ma il pollo fritto non è a livello di quello di Londra – ti faceva dire wow! – anche se, deve ammetterlo, era più buono solo perché lei il suo ex avevano camminato per la città per tutto il giorno, e si erano fermati per mangiare solo quando i loro stomaci avevano cominciato a gorgogliare come vecchie tubature. Fame vera.
Coscette calde e croccanti mangiate per strada, oh my gosh! Alessandra sorride e subito ridiventa seria. Sarebbe un ricordo da cullare per un po', se a Londra non ci fosse andata con il suo ex fidanzato. Fa ciao ciao al baffone, allunga l’occhio sulle file davanti alle casse automatiche del diavolo, proprio quello: il fast food che da oggi e per il resto della sua vita dovrebbe evitare come la peste.  La nutrizionista le ha detto che deve perdere venti chili, mangiare sano e fare movimento. Ma va’? Alessandra è uscita dal suo studio più depressa di quando ci è entrata, e con il sovrappiù di una dieta personalizzata per un astronauta e della parcella di centocinquanta euro scaricabile dalle tasse.
I buoni propositi che l’hanno spinta a farsi fare un predicozzo di cose ovvie ci sono ancora tutti; ma proprio oggi che dovrebbe cominciare a fare quella dannata dieta ha passato la mattinata a stirare una catasta di camicie che non è mai stata così alta, dalla signora Marta. L’ego di Alessandra è abituato a concedersi un contentino, quando è costretto a fare un lavoro che odia. Del resto, ha aspettato di raggiungere i novanta chili per decidersi a perderne qualcuno, che cambia se li mantiene inalterati per un giorno ancora? E comunque è alta e non sembrano così tanti, glielo dicono tutti.
Una delle casse automatiche si è liberata apposta per lei. L’angioletto appollaiato sulla sua spalla destra le consiglia di teneremente l’umiliazione che ha provato quando la nutrizionista l’ha fatta mettere in mutande sulla bilancia, le ha pizzicato la schiena con le sue pinze misura grasso e, per rimarcare il concetto, l’ha fatto anche con le mani. Ma che ne sa, l'angioletto? È ingenuo e magro, oltre che etereo, e non sa che quel genere di pensieri spinge i piedi verso il diavolo, anziché allontanarli.
Sicché Alessandra si appropinqua alla cassa automatica e, prima ancora di pensare a quello che sta facendo, tap tap sullo schermo, attiva la lista dei menu.
Alessandra ha trentatré anni suonati. Dal diavolo non ci va spesso, per risparmiare, ma conosce ogni antro e pertugio dell’inferno. Sa che i peccati di gola sono elencati in modo funzionale, a prova di stupido; può aggiungere quello che vuole e cambiare idea al momento di pagare. È lì che l’angioletto l’aspetta; fa leva sulla scarsità delle sue finanze, non potendo contare sulla solidità della sua coscienza. Alessandra lo fa contento e, a fronte di un risparmio di ben un euro, ordina le patatine senza né ketchup né maionese. Nude e crude. Anzi, fritte.
Paga, prende il triangolo da mettere sul tavolo, ne cerca uno libero, si siede. Si guarda in giro. I soliti giovani, adolescenti, bambini, qualche mamma e qualche papà. Vede anche lui e pensa di avere le traveggole.  Arriva la tipa con il vassoio, Alessandra si rianima come una bambina, apre il cartoccio e prova l’immancabile delusione di fronte al panino che è molto più basso e meno condito di quello che aveva ordinato sulla fiducia. Però è buono. Lo aggredisce a morsi, beve un sorso di quello che la nutrizionista le ha proibito assolutamente di bere, ahhh, ci voleva, ha anche sete.
Si sente osservata, alza lo sguardo. Nell’esatto momento in cui lo incrocia con quello di Matteo, il suo ex fidanzato, sta già spingendo in bocca una patatina con l’indice.
Sente che le sue guance stanno prendendo fuoco; ha un dito di troppo, ora, che non sa dove mettere. Anche la mora che è seduta di fronte a Matteo la sta fissando, e come lei si mette in bocca una patatina, ma con grazia, come se stesse girando uno spot pubblicitario. Non è né bella né brutta, né magra né grassa, ma si sente una miss, al confronto della ex del suo ragazzo. Alessandra glielo legge in faccia; vorrebbe sprofondare, e invece fa un cenno con la testa al suo ex fidanzato per non passare, oltre che obesa e senza ritegno, anche maleducata. Lui fa lo stesso; la miss, invece, la ignora e scansa le patatine, per dimostrarle che è già sazia, lei. È anche il segnale che è ora di andare. I due radunano carte e bicchieri, vanno a buttarli da qualche parte.
Alessandra li vede anche se non li guarda, e pensa che ha voglia di un gelato.
Già.

Re: [Lab5] Forse domani

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Ciao @Ilaris

Il racconto é carino e si legge con piacere.
Prendi la vita con più leggerezza, recitava la spot di un famoso prodotto per la prima colazione… La tua protagonista, che leggera non è -eh, eh - continua a rimandare il momento in cui lasciare le vecchie abitudini alimentari e riprendere le redini della propria vita. La situazione è credibilissima: la delusione d’amore, il lasciarsi andare, il cercare di recuperare ma poi rimandare sempre. Ma la leggerezza non la trovo. Lei si concede un gelato, probabilmente, dopo aver visto l’ex fidanzato insieme alla nuova fiamma. Quindi sceglie di continuare, consapevolmente, a fare qualcosa che non dovrebbe visto che si è rivolta a una dietista per superare i suoi problemi. La vedo più come una piccola sconfitta. La vista della coppia l’ha turbata al punto che si rituffa  nel “vizio” cercando la consolazione nel cibo.  Forse domani… sì forse domani inizierà la dieta seriamente. O forse no. 
Per quanto riguarda la focalizzazione interna richiesta, e per quello che sto cominciando a capire, mi pare che il racconto non rispetti appieno la consegna. Per quello che ho letto (ho letto tutti i racconti anche se il tuo è il primo che mi decido a commentare) è un errore diffuso. 
Le emozioni e le situazioni sono raccontate dall’esterno. 
Provo a farti un esempio
Ilaris ha scritto: Alessandra si rianima come una bambina, apre il cartoccio e prova l’immancabile delusione di fronte al panino che è molto più basso e meno condito di quello che aveva ordinato sulla fiducia.
È proprio quello il suo panino? Non lo ricordava così basso e scondito. Non avrebbe dovuto fidarsi.
Ilaris ha scritto: IlarisL’ego di Alessandra è abituato a concedersi un contentino, quando è costretto a fare un lavoro che odia.
Dopo tutto quel  lavoro odioso, se lo merita proprio un contentino.

Re: [Lab5] Forse domani

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:rotol: :rotol:
Alessandra mi fa morire :-) :) :)

Ciao, @Ilaris!
A parte Alessandra (troppo simpatica :-) ), ho apprezzato il fatto che hai usato pochi caratteri: solo 6087, secondo il contatore ufficiale. Meno del mio pezzo per il Laboconest, incredibile! Ritengo più belli i racconti brevissimi, così, se hai scritto un pezzo di merda, non costringi il malcapitato lettore a leggere mattoni pesantissimi (secondo lui); se invece hai scritto un bel pezzo, allora esce più bello. Il tuo è il secondo caso: non è che più lungo è meglio. Anzi. Comunque adoro i flussi di coscienza: denghiù. Mi piace il tuo stile.
Ale ha messo su venti chili dopo che l'ha lasciata il fida. Io invece dico, come dice lei in altre occasioni, Fanculo! e via.
Certo, il centro commerciale non aiuta, specialmente se hai speso centocinquanta euro buttati sulla scrivania della povera nutrizionista (porella! Ha la mia solidarietà). È fortunata, la Ale. Ha trovato un posto libero al fast food. Io invece, quelle pochissime volte che ci vado, sto tre ore con il vassoio in mano ad aspettare mentre il superpaninazzo (di plastica, credo ;) ) sul vassoio mi tenta con la maionese che esce e ride di me.
Il fida al fast food non ci voleva. Io me ne sarei andato facendo zzèè mentre sposto la sciarpa sul collo.
Ti segnalo una parola…
Ilaris ha scritto: dehors

Questo è un tipico pseudoesotismo, in quanto nessun Francese userebbe quella parola nel senso che la intendiamo noi Italiani.

Grazie, Ilaris!
Il Sommo Misantropo

Re: [Lab5] Forse domani

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Ilaris ha scritto: si ritrova in uno slargo semicircolare circondato da vetrate
Un po' bruttino così
Ilaris ha scritto: solo perché lei il suo ex avevano camminato
Manca la copulativa (e)
Ilaris ha scritto: L’angioletto appollaiato sulla sua spalla destra le consiglia di teneremente
Come mai in grassetto?

Piaciuto. Pesante a livello emotivo, ho apprezzato. La focalizzazione interna è gestita molto bene, mentre per il tema della leggerezza non saprei, il tuo è il primo racconto che leggo ma sono contento di vedere che non sono l'unico che l'ha intesa come fatal flaw più che come pregio. La leggerezza di Alessandra nel non affrontare il proprio problema - fisico, ma in primo luogo emotivo - è molto tragica.
Mi sono piaciute diverse soluzioni che hai scelto, ti segnalo un paio di idee che mi sono sorte e che, nella mia modesta opinione, potrebbero dare una pennellata in più al racconto.
1) Potresti calcare un po' di più sull'affiancare l'angioletto all'interlocutore - lettore del racconto
2) Il finale potrebbe essere più crudele (ma non necessario, d'altro canto, quello che mi è venuto in mente è un po' smaccato). Mi sono immaginato questo: Alessandra finisce di mangiare e poi va a finire le patatine che la miss ha lasciato e nonostante le venga da piangere non riesce a smettere di mangiare. Forse un po' eccessivo, ma te lo lascio qui  :asd:

Re: [Lab5] Forse domani

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Ilaris ha scritto: neanche se ieri non avesse buttato via centocinquanta euro guadagnati spaccandosi la schiena per fare le pulizie a ore.
Centocinquanta! Secca come un chiodo, alta, bionda e pure esosa, la signora. Fanculo.
Perché non dici che è la nutrizionista? Il lettore lo viene a sapere molto dopo.
Ilaris ha scritto: Lui fa lo stesso; la miss, invece, la ignora e scansa le patatine
Ti suggerirei "scosta",
Ilaris ha scritto: Alessandra li vede anche se non li guarda, e pensa che ha voglia di un gelato.
Bel finale, ma non per Alessandra.

Cara @Ilaris  :)

Scritto benissimo, il tuo racconto verte sulla fatica della protagonista nel seguire i dettami della sua nutrizionista. La tua sottile ironia mi ha fatto sorridere più volte.
Per la focalizzazione interna, l'ho vista ma in misura minore della focalizzazione zero, per quello che ne ho capito dal Laboratorio e dagli esempi.
Il tema della leggerezza non lo ritrovo nel tuo testo, salvo considerare l'atteggiamento disincantato e ironico di Alessandra nei confronti della vita.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab5] Forse domani

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Ciao @Ilaris,
ho letto il tuo racconto e l'ho trovato ironico, mi è piaciuto, anche se noto più rassegnazione e poca determinazione, piuttosto che leggerezza.
Mi è stato utile leggere anche i commenti che hai ricevuto, ad una prima lettura avrei detto che la focalizzazione era stata rispettata, invece altri mi hanno fatto notare come poteva essere migliorata e l'ho trovato istruttivo.
Ilaris ha scritto: non sa che quel genere di pensieri spinge i piedi verso il diavolo, anziché allontanarli
Avendo fatto una digressione sulla nutrizionista, ho dovuto rileggere il passaggio precedente per capire a cosa ti riferissi 
Ilaris ha scritto: fa leva sulla scarsità delle sue finanze, non potendo contare sulla solidità della sua coscienza
Mi è piaciuto molto questo passaggio
Ilaris ha scritto: Arriva la tipa con il vassoio,
Qui avevo dato per scontato che tu riferissi alla ragazza che stava col suo ex, per farci capire che non era solo.
Subito dopo si capisce invece che è una dipendente del fast food e mi suona strano, perché in genere il cibo si prende alla cassa.

In generale il racconto mi è piaciuto, anche se, secondo me, non rispetta la traccia.
Grazie per la lettura.
<3

Re: [Lab5] Forse domani

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@@Monica, @dyskolos , @Mina, @Poeta Zaza  , @Modea72  , grazie a tutti
@

@Monica ha scritto: Per quanto riguarda la focalizzazione interna richiesta, e per quello che sto cominciando a capire, mi pare che il racconto non rispetti appieno la consegna. Per quello che ho letto (ho letto tutti i racconti anche se il tuo è il primo che mi decido a commentare) è un errore diffuso. 
Le emozioni e le situazioni sono raccontate dall’esterno. 
Provo a farti un esempio

È proprio quello il suo panino? Non lo ricordava così basso e scondito. Non avrebbe dovuto fidarsi.

Dopo tutto quel  lavoro odioso, se lo merita proprio un contentino.
Gli esempi che hai riportato, secondo me, incontrano il tuo gusto personale e stravolgono il mio stile. Lo dico senza polemica (mi rendo conto che potrei essere travisata, ma questo è un laboratorio, ci serve per imparare, e se non siamo sinceri tra noi, avervi partecipato potrebbe non servire a molto). Non voglio neanche dire, ovviamente, che debba tenermi stretto il mio stile  :lol:  ; è solo che ho volutamente evitato di ricorrere a quel tipo di focalizzazione interna in terza persona a cui mi riportano i tuoi esempi. 

 Il risultato del mio esercizio è che adesso ci capisco meno di quando ho cominciato a scrivere il racconto, perché: 
1) per @Mina ho gestito bene la focalizzazione; 
2) per @Poeta Zaza c'è in misura minore della focalizzazione zero (dal mio punto di vista, ha perfettamente ragione)
3)  @dyskolos   ha steso un velo pietoso sull'aspetto focalizzazione, visto che non vi ha fatto alcun accenno   :asd:     :asd:
4) @Modea72 in un primo momento ha pensato che l'avessi centrata, poi ha cambiato parere quando ha letto gli altri commenti. 

Aspetto altre eventuali conferme per raggiungere (come se non l'avessi già!) la definitiva convinzione che la focalizzazione interna in terza persona non fa per me, per mia incapacità :bandiera: , e inoltre trovo che sia troppo soggettiva.
Non ho centrato nemmeno la leggerezza, lo riconosco. Ho voluto partecipare a questo laboratorio anche se non mi sentivo ispirata dal tema.  

Grazie per i vostri commenti e consigli! Soprattutto per le critiche  <3 
Solo qualche precisazione:
Mina ha scritto: 2) Il finale potrebbe essere più crudele (ma non necessario, d'altro canto, quello che mi è venuto in mente è un po' smaccato). Mi sono immaginato questo: Alessandra finisce di mangiare e poi va a finire le patatine che la miss ha lasciato e nonostante le venga da piangere non riesce a smettere di mangiare. Forse un po' eccessivo, ma te lo lascio qui  :asd:
Noo! Alessandra sarà obesa e sfigata, ma è una donna come tutte le altre. Nessuna mangerebbe gli scarti di cibo lasciati da una rivale in amore  :D


Modea72 ha scritto: Qui avevo dato per scontato che tu riferissi alla ragazza che stava col suo ex, per farci capire che non era solo.
Subito dopo si capisce invece che è una dipendente del fast food e mi suona strano, perché in genere il cibo si prende alla cassa.
Se fai l'ordine sulla colonnina, però, te lo portano al tavolo. 
Già.

Re: [Lab5] Forse domani

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Ilaris ha scritto: Aspetto altre eventuali conferme per raggiungere (come se non l'avessi già!) la definitiva convinzione che la focalizzazione interna in terza persona non fa per me, per mia incapacità
Perché? La  focalizzazione è perfetta, a mio avviso.
Ilaris ha scritto: Non ho centrato nemmeno la leggerezza
Questo sì: altro che leggerezza con tutte quelle patatine fritte... Mi devi un amaro, quando ci incontreremo, perché a fine racconto sono dovuto andare a farmi un Cynar con ghiaccio per digerire.
Tornando seri: di leggerezza ne ho vista veramente poca, a essere sinceri.
Un paio di cosette:
Ilaris ha scritto: Centocinquanta! Secca come un chiodo, alta, bionda e pure esosa, la signora. Fanculo.
Perché mi fai aspettare undici righe per spiegarmi che la "signora" è una nutrizionista? Vado avanti a leggere distratto perché continuo a chiedermi dove ha buttato quei centocinquanta euro...
Ilaris ha scritto: oh my gosh!
È tipico slang americano, dubito che lo senta dire camminando per Londra
Ilaris ha scritto: ha passato la mattinata a stirare una catasta di camicie che non è mai stata così alta, dalla signora Marta.
quel dalla signora Marta in fondo incarta tutta la frase: se provi a leggerla a voce alta ti renderai conto che dopo "alta" c'è uno scoglio che rende difficile arrivare alla fine. Spostiamolo all'inizio:
ha passato la mattinata dalla signora Marta a stirare una catasta di camicie che non era mai stata così alta.
Ilaris ha scritto: Sente che le sue guance stanno prendendo fuoco; ha un dito di troppo, ora, che non sa dove mettere. Anche la mora che è seduta di fronte a Matteo la sta fissando, e come lei si mette in bocca una patatina, ma con grazia, come se stesse girando uno spot pubblicitario. 
Immagine stupenda, varrebbe da sola il tempo passato a leggere e commentare.

Bel racconto e ben gestito, mi manca soltanto la leggerezza.
Ciao e buon proseguimento.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
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Re: [Lab5] Forse domani

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No, qui c'è un equivoco, @Poeta Zaza   :lol:
Ilaris ha scritto: è solo che ho volutamente evitato di ricorrere a quel tipo di focalizzazione interna in terza persona a cui mi riportano i tuoi esempi
mi riferivo agli esempi di @Monica, non parlavo della focalizzazione interna in generale 


@Marcello 
Marcello ha scritto: Perché? La focalizzazione è perfetta, a mio avviso.
:yahoo:   Grazieee! Allora non ho sbagliato i compiti! Non puoi immaginare quanto mi sia utile il tuo parere (non per sminuire quello degli altri commentatori, per carità), nonché le osservazioni sulle stonature di cui non mi ero proprio accorta scrivendo e anzi, in questo caso segnalatomi anche da @Poeta Zaza
Marcello ha scritto:
Perché mi fai aspettare undici righe per spiegarmi che la "signora" è una nutrizionista? Vado avanti a leggere distratto perché continuo a chiedermi dove ha buttato quei centocinquanta euro...
pensa che l'ho fatto di proposito a non spiegarlo subito, chissà che mi diceva la testa... volevo creare della suspence?   :facepalm:
Già.

Re: [Lab5] Forse domani

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Ilaris ha scritto: Centocinquanta! Secca come un chiodo, alta, bionda e pure esosa, la signora. Fanculo.
Non ti dico quello che ho pensato riguardo alla signora esosa, prima di arrivare a capire :D 
Non ho trovato null'altro da dire: Scritto molto bene, focalizzazione azzaccata, divertente, scorrevole...
La leggerzza manca.  Lei è obesa, si sente sola, incontra l'ex mentre si affoga nel panino; situazione pesante!

Re: [Lab5] Forse domani

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Ciao @Ilaris @

Bello il racconto, possiede un ritmo incalzante, che disegna il profilo psicologico della protagonista, svelandoci la sua natura, la condizione economica e i turbamenti che l’affliggono, riga dopo riga, creando, come la sabbia di una clessidra, un percorso a pioggia verso il clou della storia.
Direi che è perfetta la descrizione della sindrome da abbandono sentimentale, con inevitabile fuga verso il cibo consolatorio.

Trovo esemplare questo passaggio:
“ L’ego di Alessandra è abituato a concedersi un contentino, quando è costretto a fare un lavoro che odia. Del resto, ha aspettato di raggiungere i novanta chili per decidersi a perderne qualcuno, che cambia se li mantiene inalterati per un giorno ancora?”

Descrive assai bene il processo psicologico di chi ha necessità di dare conforto e sostegno alla propria autostima.
(Pur pesando meno di settanta chili,e no avendo alcun problema di linea, nel meccansismo mi ci ritrovo pienamente anche io)
Insomma trovo che il racconto sia una chicca, benché, assai realisticamente, non vi sia lieto fine, ma al contrario, come del resto avviene sovente nella vita, le cose (vieppiù di cuore) non si aggiustano, ma tendono a restare negative, se non a peggiorare.

Complimenti e a presto rileggerci.

Re: [Lab5] Forse domani

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Il racconto si legge con piacere e, secondo me, ha rispettato la consegna del Lab.
Tuttavia mi ha lasciato qualche perplessità.
Sorvolo su alcune criticità della costruzione, per altro già indicate da altri, e vado direttamente alla storia.
E' una discesa agli Inferi che offriva molti spunti e invece, persa ogni leggerezza, è rimasta ancorata al disagio.
Mi aspettavo la ribellione, l'apoteosi del godimento fritto, il soffermarsi su odori e sapori, alla faccia dell'angioletto anoressico, ma soprattutto della nuova fidanzata del suo ex.
Mi aspettavo una scena provocatoria, qualcosa alla Albert Finney e Joan Greenwood del Tom Jones del '63 o magari alla Claudia Gerini e Carlo verdone in Viaggi di nozze del '95, fino al Chocolat del 2001. Avrei voluto vedere l'ex che, sedotto dalle tentazioni della carne, si inginocchia da lei con un gelato mille-creme. Avrei voluto, ma credo non rientri nei diritti del lettore che, invece, deve lasciarsi condurre da chi scrive.
Però, lasciamelo dire cara @Ilaris: la tua protagonista non è obesa, è triste. E per questo sconfitta. La più crudele di tutte le pesantezze.
Che peccato  :s
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Re: [Lab5] Forse domani

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Arrivo fra gli ultimi a commentare e rischio di essere ripetitiva.
A me il racconto é piaciuto mltissimo. L'ho trovato realistico, per quanto, come gá detto da chi mi ha preceduta, non é affatto leggero.
A meno che non si prenda in considerazione la leggerezza con la quale si ignorano i buoni consigli a vantaggio delle abitudini consolatorie, quelle abitudini che ci fanno pentire di non essere state "brave" e di non aver iniziato ieri, quelle che poi per la delusione che proviamo per noi stesse ci fanno finire la giornata affondando il cucchiaio nel barattolo della nutella.
Ho apprezzato molto la descrizione dei fast food, che senza essere nominati erano tutti perfettamente identificabili.
Per quanto riguarda la focalizzazione interna, non oso rispondere, dato che se ci ho azzecato parzialmente nel mio rcconto, é stata una pura coincidenza.

Re: [Lab5] Forse domani

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@Alba359 , @Nightafter , @aladicorvo , @Almissima 

grazie a tutti per i vostri commenti e le critiche  <3

Giustamente, alcuni, come @aladicorvo  , si aspettavano di trovare la leggerezza: la "traccia" che andava seguita.

Come ho già detto sopra, volevo partecipare a questo laboratorio perché mi interessava moltissimo approfondire il discorso della focalizzazione.
Non mi sentivo ispirata dal tema e mi sono ridotta all'ultimo per scrivere; a quel punto, mi sono dedicata più che altro alla focalizzazione,
calandomi nell'ottica del personaggio del racconto. Ne è uscita da sé la rappresentazione di una situazione triste e complicata, con la leggerezza
molto in sottofondo (a volercela proprio vedere).
Mi sento come se mi fossi imbucata a una festa...
Già.
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