Senza disturbare nessuno

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La sento ciabattare ogni giorno, tutto il giorno, da una stanza all’altra. Di tanto in tanto si sofferma davanti la mia camera, butta uno sguardo dentro e, con un sorriso al bivio tra l’amorevole e il supplichevole, mi chiede: “Amore, ti alzi”? oppure “Cosa ti preparo per pranzo?
Ci prova, pensa di prendermi per sfinimento. Ma io non cedo.
Le rispondo con un cenno impercettibile, le lascio libera scelta per il pranzo, tutto il resto non è affar suo. Lei comprende, si ritira e sospira. Intanto che richiude la porta, sento il soffio che le esce dai polmoni, riempie la stanza, somiglia a una folata di vento; potrebbe alzarmi perfino le coperte dal letto.
Per fortuna il mio sguardo rimane incollato al soffitto.
Senza disturbare nessuno, lo fisso costantemente. Lì c’è un lampadario nuovo, un nastro d’acciaio bordato di luce led. Una luce squillante che dovrebbe dare non so quale speranza a mia madre. Mi piace fissare quel nastro, mi immedesimo nella sua rigidità, ne assorbo la forza.
La mia volontà si fa come d’acciaio!
Inoltre, quel nastro è sinuoso, mi affascina.
Ci scivolo su con la fantasia, sono uno sciatore, faccio lo slalom tra le curve argentate, un percorso netto sulla scia bianca. Sono un campione.
E per oggi ho finito, ho sodisfatto il mio Ego.

Come ogni mattina la casa profuma di pulito e all’ora di pranzo e di cena sarà il turno del cibo odoroso. Sughi e pietanze di cui potrei fare a meno.
A mia madre sembra tocchi alimentare il mondo intero, l’impegno che mette in cucina è il suo sacrificio nei confronti dell’umanità che io rappresento. Mi costringe a sforzi sovrumani per raggiungere il cibo che si rifiuta, ostinata com’è, di portare in camera mia.
Pretese che vanno contro la mia natura più intima, i miei desideri più semplici.

Sta per tornare, sento le ciabatte fermarsi dietro porta, la apre senza alcuna delicatezza, “la vita è là fuori” dice con un tono stizzito. Rimango sorpreso, è una variante che mi costringe a corrugare la fronte. Un’affermazione che non ha né capo né coda, e poi… cos’è quell’atteggiamento?
Quella donna prova solo a istigarmi, ogni suo modo di fare, va ben oltre l’insopportabile.
Nessuno può impormi scelte non mie.
Vorrebbe che lasciassi il mio letto, il mio mondo, ma per andare dove? A far cosa?
Non capisco questa frenesia che tutti hanno nei confronti della vita. Non ne vedo il motivo. Hanno ruspe per mani, scavano, innalzano, arraffano, intascano e spendono. Ho smesso di affacciarmi alla finestra da quando sono cresciuto e ho capito che non è questo ciò che sono, ciò che voglio. I loro desideri non corrispondono ai miei.
So come spendere il mio tempo, senza disturbare nessuno.
Faccio i miei volteggi sul lampadario d’acciaio, in completa economia, sulla scia led.
A volte mi capita di fare un giro lassù anche di notte, il mio svago a quell’ora è costellato di pianeti da scoprire, ma arrivato nel punto più buio calo le palpebre e rinuncio. Alla fine cosa si potrebbe scoprire?
La luna in TV mi ha già detto tutto.

Oggi ho sentito un’amica di mia madre, “devi rivolgerti a uno specialista”, le ha detto. Sono d’accordo, non si può andare avanti così, la sua battaglia contro la mia vera natura la porterà alla follia.
Deve farsi curare.

Re: Senza disturbare nessuno

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Adel J. Pellitteri ha scritto: Eccomi, non scrivo nulla da parecchi mesi, sentivo il bisogno di sgranchirmi le dita. Chi può leggere sia sincero, anche molto severo se è il caso, lo reputerò un grande favore. 
Eccomi, lieta di rivederti.  :)
Adel J. Pellitteri ha scritto: si sofferma davanti la alla mia camera
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar set 27, 2022 11:55 amPer fortuna il mio sguardo rimane incollato al soffitto.
virgola dopo "Per fortuna"

Adel J. Pellitteri ha scritto: A mia madre sembra tocchi alimentare il mondo intero, l’impegno che mette in cucina è il suo sacrificio nei confronti dell’umanità che io rappresento. 
Dopo "intero", meglio i due punti della virgola.
Adel J. Pellitteri ha scritto: la apre senza alcuna delicatezza, “la vita è là fuori”
Dopo delicatezza, i due punti introducono il discorso diretto.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Oggi ho sentito un’amica di mia madre, “devi rivolgerti a uno specialista”, le ha detto.
time=1664272547 ha scritto:
Dopo "madre" i due punti per introdurre il discorso diretto.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar set 27, 2022 11:55 am Sono d’accordo, non si può andare avanti così, la sua battaglia contro la mia vera natura la porterà alla follia.
Deve farsi curare.
Meglio "non può andare avanti così", visto che si riferisce, oggettivamente, a un'altra persona,

Cara @Adel J. Pellitteri:)

è scritto bene e con profondità questo mini racconto su un ragazzo che rifiuta la vita "di fuori" e sulla madre che cerca, con poco successo, di spingercelo.
Buona anche l'ironia del finale.
Al di là della inverosimiglianza della situazione, però, e cerco di spiegarmi.
Quanti anni può avere il protagonista? Mettiamo quattordici anni. Da un bel po' di tempo dev'essere in questa situazione.
Se la madre gli vuol bene, come sembra, fior di dottori e specialisti devono averlo già visitato e provato a curarlo.
Della cosa non si fa cenno, anzi, pare che la madre sia spinta ad occuparsene solo adesso e solo per interventi esterni.

Questo il mio contributo. 
Già che ci sono, se riuscissi, per caso, ad avere mezza domenica libera, sappi che il 2 ottobre, con Poldo, ci sarò anch'io a dare le tracce per il MI. 

:ciaociao:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Senza disturbare nessuno

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@Poeta Zaza  grazie per i tuoi suggerimenti, mi hai fatto notare che il personaggio narrante non è ben definito nell'età e nella condizione (da quanto sta così?). Ho sempre il dubbio riguardo ai due punti prima del discorso diretto quando questo è riportato in un tempo successivo.  Ci vanno?
Come sempre il tuo aiuto è stato prezioso, davvero da troppo non mi cimentavo nella stesura di un racconto, perderci la mano è facile. Vedrò di recuperare.

Grazie per l'invito al prossimo contest di poesia, ma  il sabato e la domenica, lo sai, sto lontana dal pc. I nostri fine settimana sono dedicati a tutt'altro. :rosa:

Re: Senza disturbare nessuno

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Ciao @Adel J. Pellitteri,
per ringraziarti di aver letto e commentato un mio racconto, ne ho cercato uno tuo. Devo capire meglio come funziona la ricerca per autore, ci ho messo molto tempo  :P

Mi ha molto colpita il tuo racconto, lo trovo attuale e sagace.
Molto brava a delineare i due punti di vista senza prendere posizione, nonostante il punto di vista interno di uno dei protagonisti. Fa sorridere e riflettere l'ultima frase.
Ammetto che hai toccato temi a me cari: il rapporto genitori - figli, le relazioni sociali, l'introspezione, l'estraniazione, ma soprattutto una diversità che mette in discussione l'intera nostra concezione di vissuto coerente con le aspettative sociali.
Riuscire a fare riflettere su tutto questo in un racconto così breve non è da tutti.
Il testo scorre bene.
Mi è piaciuto davvero molto.
Adel J. Pellitteri ha scritto: La luna in TV mi ha già detto tutto.
Questa frase non mi è chiara. A cosa si riferisce esattamente?

Spero di rileggerti presto.
<3

Re: Senza disturbare nessuno

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Modea72 ha scritto: Questa frase non mi è chiara. A cosa si riferisce esattamente
Grazie Modea72, sono felice che tu abbia apprezzato il mio racconto. Per quanto riguarda la frase che non ti è chiara, la mia intenzione era quella di suggerire l'immagine desertica della luna passata in tv. Lo scenario di vuoto totale. Ma tu mi fai notare che la "mia"  immagine non arriva al lettore, quindi riformulerò la frase così: La luna in TV ha gia mostrato il suo deserto inutile. 

Come vedi ogni piccola osservazione ha il suo grande valore.  

Grazie ancora e a presto

Re: Senza disturbare nessuno

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Ciao @Adel J. Pellitteri 

 
Un racconto molto riuscito sul tema della depressione.
Quando il disturbo entra nel campo della patologia e diviene un
serio e talvolta irrimediabile problema.
Trovo esemplare la rappresentazione letteraria che ne fai, sei riuscita a cogliere le sfaccettature psicologiche del protagonista, tutto immerso nel suo delirante rapporto con la realtà e la vita.

Un quel “senza disturbare nessuno”, è racchiuso tutto il tragico rifiuto del mondo esterno, il senso reale dell’affrermazione sta nell’esatto contrario desiderato, ovvero: “senza che nessuno mi disturbi”.
La depressione è una sorta di suicidio morale, che può anche, in casi estremi, compimento in un suicidio fisico.
È uno scudo che la mente erige per difendere sé stessa da una realtà che ferisce e diviene inaccettabile.
Si attua come una rinuncia alla vita e alle sue comuni attività, che appaiono inutili, vuote di significato, alienanti se non dolorose.
Come nel suicidio fisico si parla, in termini psicologici, di “omicidio mancato”, poiché ci si uccide “contro” qualcuno o qualcosa che si rifiuta, prima che contro sé stessi.
Così la depressione è un’espressione di rivolta e rivalsa verso il mondo che si conosce e la vita che si conduce: “Se il gioco è questo: a me non interessa più, giocatevelo voi se vi piace. Io mi ritiro nel mio mondo e non voglio più saperne.”

I pensieri del tuo personaggio riflettono tutto questo: ha tagliato ogni ponte con la realtà e se n’è costruita una minimale, che impegna con soddisfazione le sue giornate e le sue notti.

L’unico contatto con la vita è in questa anziana madre che lo accudisce e lo nutre, cercando in qualche modo di riportarlo a esistere.
Ottimo anche il personaggio materno, che compare come un cammeo nel racconto, ma possiede una presenza e una caratterizzazione che la tua penna accenna senza descrivere, ma che appare nella mente del lettore come un’icona delle madri affettuose e preoccupate che ci tramanda la letteratura e la vita stessa.
Esemplari nella chiusura del racconto, le parole stigmatiche del protagonista verso la propria madre:

Non si può andare avanti così, la sua battaglia contro la mia vera natura la porterà alla follia.
Deve farsi curare.”

Dove suona quasi ironico il ribaltamento della realtà percepita dal protagonista nel suo disturbo mentale.

Non posso che complimentarmi per la qualità del tuo racconto, breve nella lunghezza, ma di piacevole lettura ed estremamente efficace nel raccontare con sottile ironia questo drammatico argomento.

Un abbraccio e a presto rileggerti.

Re: Senza disturbare nessuno

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@Nightafter che bella sorpresa, grazie. Sei sempre molto generoso con me. Sono contenta che anche questo abbia suscitato in te tante riflessioni. In effetti, cercavo un minimo di "equilibrio nello squilibrio" inserendo un pizzico di ironia pur trattando un tema così delicato che dalla "pigrizia" arriva alla depressione più profonda (senza che le vittime se ne rendano). E tu hai colto perfettamente ogni sfumatura. 

:rosa:

Re: Senza disturbare nessuno

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@Adel J. Pellitteri 
Ciao Adelaide, mi serve un commento e ho fatto inutilmente lo slalom in sezione Racconti tra sbudellamenti, teste fracassate, sangue e fluidi a profusione, per approdare infine a questo tuo curioso e interessante racconto che mi tocca da vicino anche se, nel mio caso, le parti sono invertite. Credo che il tema sia molto attuale in quanto oggi non è poi così infrequente imbattersi nel pensiero di chi comincia a porsi domande su quanto la Vita valga effettivamente lo sforzo di essere vissuta. Non credo di dire un eresia se affermo che, in misure diverse, bene o male qualsiasi vita comporta un certo grado di fatica, di sacrificio, spesso di dolore. La riflessione immediatamente successiva è quella per cui settanta, ottanta, cent'anni fa la vita era probabilmente e mediamente molto più faticosa della nostra (per nostra intendo quella borghese di livello medio, o medio basso, insomma quella di chi ha un lavoro e guadagna quanto basta perlomeno a far sopravvivere una famiglia) e tuttavia certe questioni esistenziali credo non ce le si ponesse. Forse perché la normale sopravvivenza propria e dei propri figli non lasciava il tempo di porsi delle domande di carattere esistenziale? Forse perché i rapporti familiari e interpersonali si sono sfilacciati e la Vita al di fuori di quei rapporti perde significato? Forse perché la consapevolezza e la capacità introspettiva delle persone evolve di generazione in generazione?
Non ho risposte in merito, e apprezzo molto che anche il tuo racconto non ne dia e lasci aperto l'argomento sollevato in maniera che ogni lettore possa  trarne le dovute considerazioni e farsene un'opinione propria. Bella la chiusura che evidenzia come la determinazione con cui si persegue il proprio punto di vista sulle cose determini infine la realtà delle cose stesse, e quindi come le due realtà dei personaggi possano rivelarsi diametralmente opposte. A parte qualche piccolo refuso probabilmente dovuto al poco tempo a disposizione, il racconto a me sembra scritto bene. 
Grazie per la lettura, Adelaide. Alla prossima. Ciao.  :super:

Re: Senza disturbare nessuno

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Bob66 ha scritto: @Adel J. Pellitteri 
Ciao Adelaide, mi serve un commento e ho fatto inutilmente lo slalom in sezione Racconti tra sbudellamenti, teste fracassate, sangue e fluidi a profusione, per approdare infine a questo tuo curioso e interessante racconto che mi tocca da vicino anche se, nel mio caso, le parti sono invertite. Credo che il tema sia molto attuale in quanto oggi non è poi così infrequente imbattersi nel pensiero di chi comincia a porsi domande su quanto la Vita valga effettivamente lo sforzo di essere vissuta. Non credo di dire un eresia se affermo che, in misure diverse, bene o male qualsiasi vita comporta un certo grado di fatica, di sacrificio, spesso di dolore. La riflessione immediatamente successiva è quella per cui settanta, ottanta, cent'anni fa la vita era probabilmente e mediamente molto più faticosa della nostra (per nostra intendo quella borghese di livello medio, o medio basso, insomma quella di chi ha un lavoro e guadagna quanto basta perlomeno a far sopravvivere una famiglia) e tuttavia certe questioni esistenziali credo non ce le si ponesse. Forse perché la normale sopravvivenza propria e dei propri figli non lasciava il tempo di porsi delle domande di carattere esistenziale? Forse perché i rapporti familiari e interpersonali si sono sfilacciati e la Vita al di fuori di quei rapporti perde significato? Forse perché la consapevolezza e la capacità introspettiva delle persone evolve di generazione in generazione?
Non ho risposte in merito, e apprezzo molto che anche il tuo racconto non ne dia e lasci aperto l'argomento sollevato in maniera che ogni lettore possa  trarne le dovute considerazioni e farsene un'opinione propria. Bella la chiusura che evidenzia come la determinazione con cui si persegue il proprio punto di vista sulle cose determini infine la realtà delle cose stesse, e quindi come le due realtà dei personaggi possano rivelarsi diametralmente opposte. A parte qualche piccolo refuso probabilmente dovuto al poco tempo a disposizione, il racconto a me sembra scritto bene. 
Grazie per la lettura, Adelaide. Alla prossima. Ciao.  :super:
Grazie per la lettura e il commento. Ciao e alla prossima

Re: Senza disturbare nessuno

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Ciao @Adel J. Pellitteri 
Racconto che mi ha fatto pensare.
Presumo che il protagonista sia un adolescente. Alcuni, per innumerevoli motivi, non riescono ad accettare, a concepire la vita che comincia a dischiudersi ai loro occhi, ne hanno paura, oppure la odiano e si rinchiudono, oltre che materialmente in casa anche dentro sé stessi.
Sembra impossibile che possano esserci situazioni di questo genere, oggi se ne parla spesso, con l’amplificazione dei media che propongono varie “ricette” e vari “esperti” ognuno con la sua soluzione, spesso interessati unicamente a fare spettacolo, soldi, come per tutte le tragedie umane.
Ne so dolorosamente qualcosa. Il dolore, le lacrime dei genitori che non capiscono i motivi di questo rifiuto difficile da spiegare, non c’è una sola spiegazione, non c’è un solo rimedio. Ci sono vari modi per uscire da questo “muro” che ci si costruisce attorno, alcuni talvolta hanno effetto positivo, altri no, spesso sono più  esiziali della situazione iniziale e ti segnano per tutta la vita.
Ma, ad ogni modo, gli incubi non abbandonano mai anche chi riesce a rompere il muro perché si tratta di esseri umani diversi dalla media, che hanno subito qualcosa di diverso dalla media. Non ci si passa sopra con delle riunioni in comunità o cure varie. Gli incubi, anche quando si sarà guariti, non abbandoneranno mai la mente, è impossibile, nonostante si possa in seguito vivere in maniera passabilmente “normale” in mezzo ai propri simili che faranno fatica ad accorgersi di eventuali disagi e quand’anche se ne accorgessero non capirebbero. (Tante virgolette: le parole sole non sono sufficienti a spiegare o almeno io non riesco a vedere, a farlo diversamente). Anche usciti da questa chiusura alla vita si sentirà sempre la mancanza di qualcosa, si avvertirà sempre la paura di qualcosa.
La violenza che si subisce non è solo nella guerra, apoteosi dell’orrore. La violenza per un uomo, per un bambino, può cominciare con i primi semplici e innocenti atti della vita appena si raggiunge l’età della ragione, se non anche prima, purtroppo.
È violenza non poter fare certe cose che consideriamo naturali, è violenza non poter ridere, non poter correre, non poter amare ed essere amati. È violenza rendersi conto, quando privati di cose che appaiono naturali come l’aria che si respira, capire invece che altri possono fare quelle cose, che per loro sono naturali, un “diritto” e per noi no. E allora, essendo troppo deboli per reagire, per combattere, cediamo le armi, ci ritiriamo, non vogliamo vedere più nessuno. Forse pensiamo, ci illudiamo di punire gli altri con la nostra assenza, con la nostra rinuncia ma a parte i familiari la cosa non interessa veramente a nessuno.
Ci sarà un motivo per il quale alcuni esseri umani devono vivere sulla Terra come in un anticipo di Purgatorio se non di vero e proprio Inferno.
Il tuo racconto mi ha portato a questi pensieri, ceramente a empatizzare con il personaggio, di cui posso capire la sofferenza, l’estraniazione, l’alienazione totale per il mondo che lo circonda.
Non c’è rimedio. Nasciamo per correre liberi ma ci vengono imposte mille pastoie, mille reti, ostacoli. Sofferenze.
Un filosofo francese, Paul Ricoeur diceva: “Si sottragga la sofferenza inflitta agli uomini dagli uomini e si vedrà ciò che resterà nel mondo: a dire il vero noi non lo sappiamo, tanto la violenza impregna la sofferenza.”
Chi si adegua crede di vivere, di essere “normale”, chi non si adegua non ne vuole sapere più niente. Non cerca aiuto e non ne vuole. Forse, così, pensa di essere finalmente libero dal peso materiale di un’umanità nella quale si trova suo malgrado, dove non è riuscito a inserirsi.
Grazie per aver postato questo racconto.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Senza disturbare nessuno

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Alberto Tosciri ha scritto:
Chi si adegua crede di vivere, di essere “normale”, chi non si adegua non ne vuole sapere più niente. Non cerca aiuto e non ne vuole. Forse, così, pensa di essere finalmente libero dal peso materiale di un’umanità nella quale si trova suo malgrado, dove non è riuscito a inserirsi.
Grazie per aver postato questo racconto
Sono contenta che il testo stimoli tante riflessioni. Grazie per l'apprezzamento e per il tempo che mi hai dedicato.

Re: Senza disturbare nessuno

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Provo per la prima volta a commentare un racconto su questo forum! Se esco al di fuori di qualche linea guida, segnalatemelo per favore 😁

Premetto che sono tornato a rileggere questo testo ora dopo due settimane. Quello che mi ha riportato qui è un motivo semplice: mi è rimasto impresso, e questo non mi succede spesso. A me piace dire "mi ha lasciato qualcosa". Ecco, questo racconto effettivamente mi ha lasciato qualcosa. E quel qualcosa sono in realtà più cose:

1) La leggerezza. Tratti un tema delicato come quello della depressione con una leggerezza che non ne sminuisce l'importanza, ma che semplicemente permette al lettore di approcciarsi meglio all'argomento. Questo senso di leggerezza, per me portante, l'ho visto:
- nell'ironia del finale. Ottima chiusura;
- nel senso di accettazione del protagonista. Questa storia poteva essere raccontata sotto tanti punti di vista: una persona che soffre nel vedere gli sforzi invani della madre, una persona che desidera la morte, e chi più ne ha più ne metta. E invece è narrata dalla prospettiva di una persona che si convince che questa è la vita a cui appartiene, e che noia sua madre che prova a farla alzare. Certo, da un lato la reazione leggera del protagonista mi lascia una prima impressione positiva, dall'altro è drammatico poi fermarsi a riflettere sul fatto che una persona possa accettare la totale inerzia morale e fisica di sé stessi senza ribellarsi;
- nell'immagine dello sciatore che si muove sinuoso. Viene presentata quasi come un gioco da bambini (non diversamente da immaginare che il pavimento sia lava, o contare le macchine gialle in autostrada), e nella sua dinamicità cozza positivamente con la staticità e la rigidità del protagonista.

2) E l'altra cosa che mi è rimasta di questo racconto è proprio quella di cui ho appena parlato: l'immagine dello sciatore. È semplice, originale, arriva inattesa come un fulmine a ciel sereno ed è un'ottima sintesi di più cose che ho apprezzato, e che ho già scritto poco più su.

A onor del vero è anche più di quello che ho già scritto:

"Sono un campione.
E per oggi ho finito, ho sodisfatto il mio Ego."

A tal riguardo: non ho mai vissuto una situazione simile a quella del protagonista, quindi non so dire quanto queste frasi possano essere reali o no, ma nella mia ignoranza, rispetto al resto che si legge nel testo le ho trovate poco credibili.

Hai scritto anche:
"La mia volontà si fa come d’acciaio!" 

E dato che non ho molto apprezzato il riferimento all'ego, anche questa frase personalmente l'ho trovata superflua.

Come @Modea72 (non so taggare le persone 😐) non ero riuscito a inquadrare il significato della frase riguardo alla luna in TV: poco chiara a una prima lettura, sebbene sia molto bella e suggestiva. La seconda versione che hai scritto è più calzante per ciò che volevi comunicare, perde qualcosina solo a livello di suggestione.

Ultima cosa: quando il protagonista nel finale spiega i motivi di quella che è apparentemente una sua scelta (ossia vivere su un letto) forse avrei gradito più "potenza", laddove invece permane il sentimento leggero del: "a me non interessano le cose che interessano a voi. Io voglio vivere così e basta."
È davvero una mia semplice percezione, perché in realtà calza a pennello così come l'hai scritto ed è coerentissimo col resto del racconto.

Ora, sebbene io abbia segnalato alcuni aspetti "negativi", in realtà il loro peso è molto basso nel mio giudizio complessivo, che è positivissimo. Le immagini che mi sono rimaste impresse a distanza di due settimane valgono oggi e varranno sempre, e hanno un peso enorme nella mia percezione di questo racconto.
Hai reso bene una situazione drammatica mantenendo un'equilibrata leggerezza, giocando con immagini molto suggestive e calzanti sia col tema, sia con lo stile che hai usato. A mio avviso funziona benissimo come messaggio forte e nel contempo come lettura disimpegnata. Molto bello.

A presto 😁

Re: Senza disturbare nessuno

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Brambilla Junior ha scritto: Premetto che sono tornato a rileggere questo testo ora dopo due settimane. Quello che mi ha riportato qui è un motivo semplice: mi è rimasto impresso, e questo non mi succede spesso. A me piace dire "mi ha lasciato qualcosa". Ecco, questo racconto effettivamente mi ha lasciato qualcosa. E quel qualcosa sono in realtà più cose:
Già questo è più di un commento, più di un complimento, è ciò cui aspiriamo noi tutti: lasciare qualcosa al lettore, sia curiosità, una riflessione, un'inquietidine... va bene perfino lasciarlo per qualche minuto con la fronte corrugata, va bene tutto tranne l'indifferenza.
Brambilla Junior ha scritto: Hai scritto anche:
"La mia volontà si fa come d’acciaio!" 

E dato che non ho molto apprezzato il riferimento all'ego, anche questa frase personalmente l'ho trovata superflua.
Questa frase è decisamente superflua, e sono contenta che tu te ne sia accorto. Ti spiego subito: questo racconto è stato pubblicato sulla rivista letteraria Distruttori di terre del mese di novembre (la rivista propone ogni mese un argomento diverso), il tema del mese  "metalli". Ecco, sebbene avessi puntato tutto sul lampadario ( il tipo da me descritto ha una struttura in metallo) la mia insicurezza ha prevalso e così mi sono sentita in "dovere" di aggiungere la "volontà d'acciao". Purtoppo l'insicurezza di noi autori è sempre in agguato e quindi pronta a farci commettere l'errorino. 
Ti ringrazio per il commento dettagliato e attento. Spero ti troverai bene qui, lo scambio di commenti è importante, utile e proficuo sia per chi scrive che per chi legge. 

Ciao e alla prossima  :rosa:

Re: Senza disturbare nessuno

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Racconto triste, grazioso e ben scritto. Da adolescente ( tardo adolescente in realtà) che sono , ti posso però dire che spesso i ragazzi  che soffrono di condizioni simili a quelle descritte spesso hanno un desiderio represso di essere accettati dagli altri . Ma è un pensiero che mi è venuto in mente così all'improvviso, così almeno avrò il numero di commenti sufficiente per pubblicare qualche mia mediocrità 

Re: Senza disturbare nessuno

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Bello, @Adel J. Pellitteri, nella sua brevità. Parli di una sorta di depressione "ideologica", direi, in cui il protagonista rivendica le ragioni del suo disinteresse per il mondo. Di solito la depressione tende all'autodenigrazione, e non all'orgoglio. Ma con gli adolescenti non si sa mai  :saltello:. Comunque ben scritto, funziona, soprattutto per la prospettiva adottata, il ragazzo che descrive il comportamento della madre nei propri confronti.
A presto  :)
Scrittore maledetto due volte

Re: Senza disturbare nessuno

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@Adel J. Pellitteri ciao, volevo commentare il tuo racconto da un po´. Hai descritto la storia di molte famiglie alle prese con un ragazzo malato di depressione, o agorafobia, o un hikkikomori come lo definiscono alcuni.
Guarda, forse volevi renderlo un menegrefista, ma io ci vedo molto egoismo nelle sue scelte, e anche molto vittimismo.
Adel J. Pellitteri ha scritto: E per oggi ho finito, ho sodisfatto il mio Ego.
Appunto, lui soddisfa il suo ego, pensa a se stesso e nessun altro, neanche sua madre.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Vorrebbe che lasciassi il mio letto, il mio mondo, ma per andare dove? A far cosa?
Non capisco questa frenesia che tutti hanno nei confronti della vita. Non ne vedo il motivo. Hanno ruspe per mani, scavano, innalzano, arraffano, intascano e spendono. Ho smesso di affacciarmi alla finestra da quando sono cresciuto e ho capito che non è questo ciò che sono, ciò che voglio. I loro desideri non corrispondono ai miei.
Qui ci vedo sia egoismo che vittimismo. Non pensa al dolore che sta procurando a sua madre (infatti, non é proprio vero che stia vivendo "senza disturbare nessuno"), ed é vittimista quando semplicemente rinuncia alla vita perché non ne vede il motivo. So che certe persone soffrono di disturbi psicologici, e si abbandonano a certi ragionamenti che un individuo sano non considererebbe, ma la vita spesso e´tutt´altro che piacevole, per tutti noi. Nessuno ama affannarsi. Volevi renderlo menefreghista, ma se proprio é menefreghismo, é un menefreghismo che sfocia nell´indolenza patologica.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Lei comprende, si ritira e sospira
Piú che "comprende" userei "accetta/rassegna".
Adel J. Pellitteri ha scritto: Come ogni mattina la casa profuma di pulito e all’ora di pranzo e di cena sarà il turno del cibo odoroso
Forse metterei una virgola "[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]come ogni mattina[/font][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif],[/font][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]la casa profuma di pulito"[/font]
Adel J. Pellitteri ha scritto: Sta per tornare, sento le ciabatte fermarsi dietro porta, la apre senza alcuna delicatezza, “la vita è là fuori” dice con un tono stizzito
Qui forse userei "sta per rientrare" e userei solo "con tono stizzito", senza "un".
Adel J. Pellitteri ha scritto: A volte mi capita di fare un giro lassù anche di notte, il mio svago a quell’ora è costellato di pianeti da scoprire, ma arrivato nel punto più buio calo le palpebre e rinuncio.
Che intendi per "punto piú buio"?

Poi, gusto personale, ma userei le caporali per i dialoghi.

Insomma, il racconto é ben scritto, ma aggiungerei alcuni dettagli in piú sul personaggio della madre, di lui.

Spero il mio commento sia stato d´aiuto :)

Re: Senza disturbare nessuno

21
Cosa intendi per "punto più buio"?

Poi, gusto personale, ma userei le caporali per i dialoghi.

Insomma, il racconto é ben scritto, ma aggiungerei alcuni dettagli in piú sul personaggio della madre, di lui.

Spero il mio commento sia stato d´aiuto
Per  "punto più buio" intendevo il punto in cui il sonno prevale e lui abbassa le papebre (capisco che è una interpretazione difficile da individurare, potrei anche dire, infatti, che il punto più buio rappresenta la notte dell'universo, quel perdersi nel cercare nel "vuoto").
Adel J. Pellitteri ha scritto: “la vita è là fuori” dice con un tono stizzito
Qui concordo sull'uso delle caporali e sull'eliminazione di "un".

Il tuo commento è stato utilissimo e ben accetto. 
Grazie per il tuo passaggio :rosa:

Re: Senza disturbare nessuno

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Ciao @Adel J. Pellitteri, passo con molto ritardo a lasciarti un pensiero su questo racconto. È un racconto che mi è piaciuto e che mi ha colpito molto nel suo "muro contro muro" e nella semplicità di un concetto che ho colto, da cui mi è venuta ispirazione (come sai) per un altro racconto. L'idea del non essere per forza "sbagliati" anche se il mondo va in una direzione diversa dalla propria, seppur in questo racconto è un'idea molto radicale, quasi una vera e propria presa di posizione. Ma il tutto mi ha colpito. La scrittura è essenziale e diretta, le situazioni, nella loro semplicità, sono quasi dei pugni emotivi che arrivano in faccia al lettore.
Voglio dirti anche questa cosa visto che se n'è parlato in commenti precedenti
Adel J. Pellitteri ha scritto: La luna in TV mi ha già detto tutto.
In prima lettura, tempo fa, l'ho intesa come immagine vera dell'allunaggio o di un documentario in generale. Una metafora dell'essere altrove, come dire, in un mondo a parte.
Ti ringrazio per questa lettura. :libro: 
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: Senza disturbare nessuno

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Hola! Non mi dilungo molto sulla questione grammatica, sintassi etc. perché credo sia già stata sviscerata abbastanza, per cui mi limiterò a fare due commenti sulla storia.

Devo dire che mi è piaciuta un sacco; asciutta, essenziale, senza troppi fronzoli come piace a me : ) 
Non ho sentito affatto la mancanza di una caratterizzazione più approfondita del/la protagonistə, anzi, credo che così facendo sia più facile empatizzare e, chissà, mettersi nei suoi panni. 
Anche il discorso della madre che "non ha agito prima" non lo trovo innaturale, anzi. Sono convinto che spesso in situazioni come queste (e in altre terribilmente molto simili) si decida d'intervenire un po' troppo tardi – l'ho visto sulla mia pelle, sia a lavoro, sia in contesti più personali. 

Credo volessi parlare un po' del fenomeno degli hikkikomori, giusto? Perché è quella la sensazione che ho avuto, specialmente con le ultime righe. 

Aspetto altri racconti così short, li adoro! 

Zouks 

Re: Senza disturbare nessuno

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Ciao@bwv582 grazie per il bel commento  :rosa:
Zouks ha scritto:  
Credo volessi parlare un po' del fenomeno degli hikkikomori, giusto? Perché è quella la sensazione che ho avuto, specialmente con le ultime righe. 

Aspetto altri racconti così short, li adoro! 
Che bel commento, grazie.
Sì, il riferimento al fenomeno hikikomori è esatto. Sappi che non conoscevo questa parola e sono andata a cercarla su Google. Bene, grazie al tuo commento oggi l'ho imparato una cosa nuova. 
Il tuo commento mi rende felice, adoro scrivere short story ma c'è sempre il timore che non vengano apprezzate.  :rosa:

Re: Senza disturbare nessuno

25
Ciao @Adel J. Pellitteri 
La prima cosa che mi ha colpito é che il personaggio principale é maschio. Nella mia fantasia la depressione é femmina, forse perché ne ho incontrate tante di donne. Anche la figura della madre, che, come spesso succede, spera di invogliare il figlio alla vita attraverso manicaretti, l'ho percepita come molto realistica: un misto di cecità selettiva e preoccupazione condita con un pizzico di ignoranza.
Leggo tutta la paura di vivere del ragazzo nella sua sciata lungo i metalli: fa finta, perché troppo terrorizzato dal farlo davvero, dal confrontarsi con la realtà. In fondo cosa c'è di più rassicurante di un utero fatto di cuscini e lenzuola, un utero che che si trasforma in prigione con l'aiuto del prigioniero convinto di aver trovato il paradiso.
La certezza del ragazzo che sia ora che la mamma si curi, é la ciliegina sulla torta, a mio avviso, perché se é vero che da una parte si protegge raccontandosi che i proprio comportamento é una normale scelta, é anche vero che spesso la depressione ha radici nella famiglia di provenienza.
Il tuo racconto é liscio e delicato come la seta grezza che alle volte nasconde nodi e asperità. Sembra un racconto semplice e breve, invece parla alla profondità del lettore. È un racconto che invita alla riflessione, al rispetto e all'attenzione riguardo a certi comportamenti che alle volte sembrano pigrizia, ma in realtà sono segnali gravi.

Piaciuto moltissimo.
Grazie
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