[Mi 173] Come un Avenger

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Traccia n.3 : il segreto
(il commento arriva a breve)

Ci aveva messo anni a accettarsi per ciò che era, dentro e fuori. Quel pomeriggio, fermo davanti allo specchio dell'ingresso, appena rientrato a casa, Andrew aveva constatato che era tutto come sempre. Sotto la t-shirt candida, sudata e sporcata da chiazze rosse, la sua figura lunga e secca era la solita.
Si sentiva sereno e rilassato, si buttò sulla poltrona e le molle cigolarono - è davvero vecchiotta - pensò.
Ci aveva messo anni a accettarsi per ciò che era, dentro e fuori. Era tutto come sempre anche il suo stato d'animo. Il suo occhio destro aveva smesso di palpitare perché aveva fatto ciò che doveva: compiere una missione che gli nasceva insita dalla sua stessa natura. Come gli eroi degli Avengers, solo che non era famoso e acclamato come loro.
Suonò il campanello e si ricordò che doveva passare un cliente, corse a cambiare almeno la t-shirt. Non poteva presentarsi così.
Era vero che la roba e il tempo lo avevano reso meno interessante, lo si capiva dal livello diminuito della sua clientela, ma aveva ancora giro e questo bastava. I soldi gli servivano e lui non sapeva fare nulla. Non era riuscito a crearsi un'istruzione adeguata né prima né dopo essere stato allontanato dalla famiglia. E quindi non se ne faceva una colpa. Il mestiere era quel che era, l'aspetto negativo stava solo nel fatto che non riusciva a tenersi una ragazza fissa, nessuna lo accettava.
Un uomo entrò e Andrew lo fece accomodare sulla poltrona di pelle consunta.

"No, ti prego, no, non li!" Urlava e piangeva la ragazza legata a pancia in giù al tavolo. Un uomo dietro di lei la stava violando con un grosso bastone e sorrideva satanico.
Andrew si toccò l'occhio destro per bloccare la palpebra in fibrillazione, prese la rincorsa e andò verso l'assalitore per sferragli un pugno.
Colpì qualcosa di duro e un inequivocabile rumore di vetri infranti lo risvegliò. Andrew capì che aveva fatto cadere il bicchiere dal comodino con un cazzotto violento.
Aveva la zazzera appiccicata al viso e ansimava.
Cercò in fretta nel cassetto: la roba era poca, troppo poca per calmarlo. Sentì che Andrew-Avenger si agitava. Decise di andare a fare un giro al porto.
Ormai aveva imparato ad accettarsi per ciò che era, dentro e fuori,  quindi lo sapeva bene che quei sogni lo mettevano in un certo stato d'animo, ma sperava di trovare la roba che, a volte, gli dava sollievo.
Intanto l'aria fredda e umida un po' avevano placato l'occhio palpitante. Procedeva a grandi passi sui marciapiedi di Liverpool  mentre si guardava a testa bassa le scarpe che marciavano. I lampioni illuminavano qualche pozza qua e là. Fu proprio in una pozza che vide il riflesso di un ragazzo. Lo sentì urlare contro una ragazza. La palpebra reagì con un sussulto.
Andrew bambino sbirciava da una piccola fessura della porta dello sgabuzzino i suoi genitori.
"Fallo uscire, è piccolo, non voglio che lo tratti così"
"È solo un piccolo bastardo, non ti mettere in mezzo, e tu sei una troia, capito!"
Il padre colpiva con un calcio al basso ventre la giovane donna, rendendola inoffensiva e poi la sdraiava per terra e le usava violenza in maniera feroce.
Il respiro si era fatto corto in Andrew e tutti i muscoli tesi e pronti ad agire.
Il ragazzo e la ragazza discutevano a tratti con livore, lui la strinse dalle spalle ma poi, come se avesse scaricato tutta la rabbia la trasse a sé e l' abbracciò.
Andrew allora si rilassò e proseguì dritto, verso la sua meta.
"Ehi, sali a fare un giro?", una testa spelacchiata che sporgeva dal finestrino di un' auto attirò l'attenzione di Andrew. Un vecchio stava cercando di rimorchiarlo. "Quanti soldi hai?" , gli chiese Andrew, consapevole che se voleva comprare la roba gli serviva almeno un centone.
Una volta sull'auto non percorsero molta strada per trovare un luogo buio e appartato. La zona del porto sembrava fatta apposta per queste cose.
Un paio di carezze sulle cosce e Andrew capì che il vecchio bastardo era già su di giri.
"Ora ti mostro delle cose che mi aiutano a eccitarmi": l'uomo sbavava mentre estraeva dal vano oggetti dell'auto delle foto orribili, immagini che non avrebbe mai dovuto mostrare al ragazzo  - ma questo il vecchio non lo sapeva perché non conosceva Andrew dentro e fuori - le foto mostravano dei bambini.
Andrew ebbe un urto di vomito e si trovò catapultato nello sgabuzzino di casa sua. Ci finiva sempre dopo che suo padre lo riempiva di botte per un nonnulla e ci rimaneva alcuni giorni. Pane e acqua gli venivano portati dal padre solo a cena. L'uomo si richiudeva dietro la porta e, al buio, tra la fame e il dolore per le botte ricevute, lo assaltava da dietro.
Mentre il padre faceva ciò che voleva ringhiando, Andrew stava senza respirare e con le dita si serrava le palpebre. Spingeva forte per essere sicuro di non vedere altro che le scintille dorate create dalla pressione. Quando poi rimaneva di nuovo solo, le palpebre continuavano a vibrare per tanto tempo.
Caricato di rabbia, Andrew sapeva cosa doveva fare, non era certo la prima volta che massacrava uno stronzo.
In pochi minuti tutto finì, uscì dall'auto e corse via, sporco di sangue caldo, sudato ma con l'adrenalina ormai in calo.
Andrew aveva imparato ad accettarsi per ciò che era e sapeva che, di solito, dopo questi accadimenti, sentiva un senso di pace e desiderava solo farsi un bel riposino. Peccato che, questa volta, fatti pochi metri si imbatté in una volante in pattuglia che non poteva non notarlo in quello stato.

Andrew ha smesso di chiedere ai secondini di girarsi, tanto la risposta è sempre che non possono. Ormai ha imparato a fare i suoi bisogni in vetrina. È riuscito ad abituarsi anche alla luce artificiale tutto il giorno sulla testa. Anche a contare le ore che passano lente lente, ma il suo avvocato è finalmente riuscita a fargli concedere un po' di carta per disegnare e qualche rivista. Un vero sollievo per un Avenger forzato all'inattività.
Dopo aver tirato lo sciacquone si stende sul letto e accavalla le gambe.
Ormai Andrew ha imparato ad accettare la cella di vetro antiproiettile nel seminterrato della prigione, guardato a vista notte e giorno ogni secondo. È la sua casa da quasi due decenni e lo sarebbe rimasta per il resto della sua vita: trenta metri quadri luminosi, un monolocale dotato di tutto l'essenziale.
Se l'era guadagnato, certo: in istituto psichiatrico e poi in galera di bastardi pedofili ne aveva uccisi, di teste di violentatori ne aveva spaccate e di occhi ne aveva cavati. In quei posti di uomini maledetti, come lo era stato suo padre, ce ne sono a mamciate e ne aveva approfittato per perseguire la sua missione.Tanto che per i giornalisti nel tempo è diventato il cannibale del porto, perché i cadaveri degli stronzi venivano trovati con gli occhi cavati e il cranio aperto tanto che si poteva vedere la materia cerebrale. Tutti avevano pensato che si mangiasse materia grigia a cucchiaiate.
Alla fine si è davvero guadagnato la fama come un supereroe Marvel, con tanto di foto su tutti i quotidiani, ma non per una cosa vera: infatti non ha mai e poi mai nemmeno per sbaglio assaggiato la carne di quei fottuti bastardi e non ne ha mai avuto tentazione: gli facevano troppo schifo.

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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:) Ciao @Talia, il tuo racconto è da brividi.

L'ho letto con un senso di schifo montante, che significa solo che è scritto come si deve.  :si:

Ci sono delle sbavature grammaticali e punteggiatura da rivedere, specie nella prima parte. Ad esempio:
Talia ha scritto: Era vero che la roba e il tempo lo avevano reso meno interessante, lo si capiva dal livello diminuito della sua clientela, ma aveva ancora giro e questo bastava. I soldi gli servivano e lui non sapeva fare nulla.
Metterei "roba" tra virgolette o in corsivo, e dopo "interessante" preferirei il punto e virgola.

Zaza
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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Ciao @Talia,
ho letto il tuo racconto accelerando, di riga in riga, perché ero curiosa di scoprire dove volevi andare a parare.
Sei stata brava in tutta la parte iniziale, a lasciare indizi tutt'altro che univoci, alimentando la curiosità del lettore.
Talia ha scritto: No, ti prego, no, non li!" Urlava e piangeva la ragazza legata a pancia in giù al tavolo
Questa parte mi ha un po' spiazzata, l'ho riletta per capire se fosse collegata all'uomo che era entrato a casa sua, ma direi di no. Sento la mancanza di un contesto, di un luogo, percepisco che è un salto temporale, però manca il dove.

Sistemerei qualche virgola, ad esempio
Talia ha scritto: Era tutto come sempre virgola anche il suo stato d'animo
Mi piace il ritmo che hai dato al racconto, anche con le ripetizioni a inizio frase. Il ricordo del protagonista bambino è agghiacciante, quindi ben fatto.

Una cosa per me superflua, che non mi sembra azzeccata, è l'accostamento agli Avengers, che hai messo anche nel titolo. È talmente truculento il racconto, che la loro presenza, seppure in una mente piena di disagio, mi sembra fuori luogo.

Per il resto, bel racconto.
A presto
<3

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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Talia ha scritto: compiere una missione che gli nasceva insita dalla sua stessa natura.
Ciao Talia, comincio col segnalarti qualche frase un po' contorta che personalmente avrei scritto diversamente, come quella sopra. Semplificherei con: "Una missione che era insita nella sua stessa natura" oppure "che nasceva dalla sua stessa natura".
Talia ha scritto: lo si capiva dal livello diminuito della sua clientela
"Lo si capiva dal livello della sua clientela, che era diminuito" mi suonerebbe meglio.
Talia ha scritto: No, ti prego, no, non lì!"
Talia ha scritto: TaliaL'uomo si richiudeva dietro la porta
"Chiudeva la porta dietro di sé"

Per il resto, un racconto che è come un pugno nello stomaco. Io ho apprezzato molto il parallelismo con gli Avengers. Mi fa subito capire come il protagonista sia rimasto bloccato nei traumi terribili della sua infanzia, e che in qualche modo di sia dato il compito di "salvare il mondo", con le conseguenze terribili che ben descrivi. 
Buona anche l'idea di tratteggiarlo come un tossicodipendente (spesso chi subisce abusi del genere durante l'infanzia, purtroppo lo diventa). Altrettanto credibile il fatto che si prostituisca per finanziare la sua dipendenza. Però, il vecchio che tira fuori foto di bambini...quello l'ho trovato meno credibile. Ho pensato: perché un pedofilo dovrebbe rivelare così a cuor leggero le sue perversioni a uno che nemmeno conosce? Perché prendersi questo rischio?"
Ma a parte questa minuzia, devo farti i complimenti. Racconto "shockante", molto ben riuscito. Grazie!

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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Grazie 
@Poeta Zaza  @Modea72 @ScimmiaRossa
per i vostri commenti e le vostre osservazioni.
Poeta Zaza ha scritto: lun set 05, 2022 9:04 pm L'ho letto con un senso di schifo montante, che significa solo che è scritto come si deve.  :si:
Fare "schifo" al lettore era uno degli obiettivi😄😅
Modea72 ha scritto: mar set 06, 2022 2:56 amQuesta parte mi ha un po' spiazzata, l'ho riletta per capire se fosse collegata all'uomo che era entrato a casa sua, ma direi di no. Sento la mancanza di un contesto, di un luogo, percepisco che è un salto temporale, però manca il dove.
Hai ragione, quel cambio di situazione non mi è particolarmente riuscito.


Due di voi, con connotazione opposta, mi hanno fatto osservazioni sulla similitudine con The Avengers
Modea72 ha scritto: mar set 06, 2022 2:56 amUna cosa per me superflua, che non mi sembra azzeccata, è l'accostamento agli Avengers, che hai messo anche nel titolo. È talmente truculento il racconto, che la loro presenza, seppure in una mente piena di disagio, mi sembra fuori luogo.
ScimmiaRossa ha scritto: mar set 06, 2022 7:42 amIo ho apprezzato molto il parallelismo con gli Avengers. Mi fa subito capire come il protagonista sia rimasto bloccato nei traumi terribili della sua infanzia, e che in qualche modo di sia dato il compito di "salvare il mondo", con le conseguenze terribili che ben descrivi.
Ora vi spiego perché li ho inseriti. Gli Avengers sono vendicatori ma sono eroi portatori di una morale buona, lottano per il bene. Siccome volevo che il protagonista agisse per una sorta di psicopatologia irrefrenabile (non so se si coglie) ma contemporaneamente fosse lucido e giustificasse l'orrore delle sue azioni, mi era sembrato azzeccato inserire dei personaggi tendenzialmente buoni tot court, per parlare invece di quanto il bene e il male sfumano l'uno nell'altro e tante volte valutarli in modo oggettivo è difficile.  In sostanza secondo voi Andrew è un buono o in cattivo? Vittima o carnefice? Però se non arriva a tutti questa idea dal confronto con gli Avenger vuol dire che non è poi così efficace.
ScimmiaRossa ha scritto: mar set 06, 2022 7:42 amPerò, il vecchio che tira fuori foto di bambini...quello l'ho trovato meno credibile. Ho pensato: perché un pedofilo dovrebbe rivelare così a cuor leggero le sue perversioni a uno che nemmeno conosce? Perché prendersi questo rischio?"
Sì, effettivamente...però ho pensato che in un contesto un po' degradato (prostituzione da marciapiedi, approcci al porto, ecc...) il livello di prudenza si abbassa. 

Talia

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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Talia ha scritto: per parlare invece di quanto il bene e il male sfumano l'uno nell'altro e tante volte valutarli in modo oggettivo è difficile.  In sostanza secondo voi Andrew è un buono o in cattivo? Vittima o carnefice? Però se non arriva a tutti questa idea dal confronto con gli Avenger vuol dire che non è poi così efficace
Ti confermo che il concetto passa, si capisce molto bene e fa riflettere sul fatto che il protagonista sia allo stesso tempo vittima e carnefice.
Probabilmente mi sono espressa male, va bene il rimando ai supereroi, ma personalmente mi infastidiva nella lettura il preciso riferimento agli Avengers. Non mi piace l'abbinata di certi personaggi, già ben definiti per molti lettori, con una storia così orrenda per il tema trattato, non per la bontà del racconto.
A presto 
<3

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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@Talia ciao. Bravissima!!! Hai dimostrato di saper raccontare uscendo dagli schemi. Ho notato in questo racconto, molti punti in cui cerchi di far quadrare i vari flash del protagonista. Certo, non sei stata tanto precisa, ma tenendo conto del grado di difficoltà, ti darei 10 lo stesso, giusto per il coraggio che hai avuto nel confrontarti con le tue capacità. Ciao :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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@Talia 
La storia mi é piaciuta molto, é arrivata come un diretto.
La seconda parte per me é stata di lettura più scorrevole. Nella prima parte ho avuto la sensazione di leggere diversi incipit che si susseguono, forse perché spesso hai ripetuto la frase "[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] accettarsi per ciò che era ". In qualche momento sembrava che il racconto non volesse decollare davvero.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Capisco che é anche un modo per lasciare spazio al protagonista di esprimere il suo disagio, però, non saprei dirti né come e nemmeno dove, ci andrebbero delle limatine per aumentare la tensione e rendere più scorrevole la prima parte del tuo racconto.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Bella prova![/font]

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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Ciao @Talia 
“Tempo di uccidere” dice la Bibbia, anche se il protagonista probabilmente lo ignora. Lui non è un serial killer qualunque, se ha problemi mentali sono dovuti a tutto quello che ha passato nella sua infanzia, la sua è una istintiva reazione umana, uccidendo tutti quelli che considera siano simili a chi gli ha fatto del male o a chi potrebbe fare del male e così facendo spera di sentirsi ancora “vivo”, “normale” o forse niente di tutto questo: vendetta e basta.
È un millenario dilemma se sia lecito o no reagire così.
Lo spazio degli MI è troppo breve per introspezioni dei personaggi e qui ce ne sarebbero volute per spiegare i meccanismi reconditi della mente di un disperato. Si sarebbero trovati lati interessanti, degni di essere esplorati, ma mi lamento sempre del poco spazio concesso.
Ci possono essere esagerazioni, come l’episodio del vecchio pedofilo, troppo stereotipato, ma esistono tipi del genere e anche peggio.
A mio parere la condanna a vita in una cella dalle pareti di cristallo è una tipica esagerazione americana, lo hanno scambiato anche per cannibale vista l’efferatezza con cui infierisce sulle vittime. Gli americani esagerano in tutto, nell’uccidere, nel pensare e nel punire. Avrei ambientato in Italia, dove uno così lo rinchiudevano in un carcere dismesso tutto per lui, ce ne sono molti. Si sarebbe delineato un romanzo a questo punto.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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@Talia ciao!
Una buona prova la tua con un racconto fastidioso e efficace.
Qui e là ci sono parti da aggiustare ma nel complesso la narrazione funziona.
Alcuni esempi:
Ci aveva messo anni a accettarsi per ciò che era, dentro e fuori.
[bella frase di incipit, non capisco però il valore del “dentro e fuori”, senza quella digressione mi sembra che la frase sarebbe più potente: “Ci aveva messo anni a accettarsi per ciò che era.”

Quel pomeriggio, [non mi sembra che serva, forse potrebbe iniziare da “Fermo davanti allo specchio dell'ingresso…” ]

“…Andrew aveva constatato che era tutto come sempre. Sotto la t-shirt candida, sudata e sporcata da chiazze rosse, la sua figura lunga e secca era la solita.” [mi sfugge perché constati di essere “come sempre”]
Si sentiva sereno e rilassato, si buttò sulla poltrona e le molle cigolarono [“- è davvero vecchiotta - pensò.” non serve: il cigolio già ci dice tutto sulla poltrona]

“Ci aveva messo anni a accettarsi per ciò che era, dentro e fuori.” [ qui “dentro e fuori” lo lascerei perché aggiungerebbe qualcosa: dice al lettore che stai per approfondire]

“Era tutto come sempre” [mettere un :] “anche il suo stato d'animo.]

“…compiere una missione che gli nasceva insita dalla sua stessa natura.” [mi sembra un costrutto involuto, “compiere la missione che la sua natura reclamava”] Come gli eroi degli Avengers, [“solo che non era famoso e acclamato come loro.” Toglierei]

Suonò il campanello e si ricordò che doveva passare un cliente, corse a cambiare almeno la t-shirt. Non poteva presentarsi così.
Era vero che la roba e il tempo lo avevano reso meno interessante, lo si capiva dal livello diminuito della sua clientela, ma aveva ancora giro e questo bastava. I soldi gli servivano e lui non sapeva fare nulla. Non era riuscito a crearsi un'istruzione adeguata né prima né dopo essere stato allontanato dalla famiglia. E quindi non se ne faceva una colpa. [“Il mestiere era quel che era,” non serve, non aggiunge valore] l'aspetto negativo stava [“solo” toglierei] nel fatto che non riusciva a tenersi una ragazza fissa, nessuna lo accettava.
Un uomo entrò e Andrew lo fece accomodare sulla poltrona [“di pelle consunta.” Se è la medesima di prima metterei “cigolante” per dare una circolarità al flusso]

"No, ti prego, no, non li!" Urlava e piangeva la ragazza legata a pancia in giù al tavolo. Un uomo dietro di lei la stava violando [“con un grosso bastone”, serve davvero questa determinazione?”] e sorrideva satanico.


Spero di poter finire questo mini editing in un secondo momento. Per il momento: COMPLIMENTI!

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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Ciao carissima @Talia 

Secco, incisivo, ruvido e violento questo tuo racconto.
Trovo che abbia un buon ritmo: serrato e incalzante come deve essere un buon thriller, la scrittura è priva di orpelli e fronzoli che ne appesantiscono la lettura, che infatti procedere scorrevole e fluida.
Pertanto, da un punto di vista formale non posso che complimentarmi per l’evidente e già nota qualità della tua penna.

L’unico appunto che posso muoverti è sull’originalità del soggetto, tenendo conto che nel darti questo personalissimo giudizio, pesa il mio storico background di lettore su questo genere letterario.
Essendo cresciuto a pane e thriller a colazione, horror a pranzo e noir a cena, rappresento il prototipo di lettore più difficile da entusiasmare con questo genere di storie.
Anche perché tutta la letteratura e il cinema dell’ultimo mezzo secolo ci hanno proposto ogni sorta di efferato “serial killer”, cucinato nelle più svariate salse.
Dagli Hannibal Lecter del “Silenzio degli innocenti”, Norman Bates, dal romanzo del Psycho, al Dexter Morgan, della serie TV, per citarne alcuni che presentano le stesse caratteristiche del personaggio nel tuo racconto.

C’è un inevitabile effetto déjà-vu, che rende spuntata la pur affilata lama del tuo killer: un’infanzia infelice, resa infernale dagli abusi ripetuti di un padre violento, infame e pervertito.
La meccanica causa-effetto che su questo dramma infantile conduce alla deviazione omicida in età adulta, con la variante d’impersonare un implacabile persecutore di biechi individui che elimina in veste di estremo giustiziere.
Insomma, un buon racconto dal punto di vista della scrittura, ma che non riesce a coinvolgere emotivamente un lettore che sia discreto consumatore di questo genere di letteratura.
Tieni comunque conto che sono il primo a comprendere e giustificare la grossa difficoltà, al giorno d’oggi, di ideare qualcosa di originale e sorprendente volendo proporre la figura di un serial killer.
Del resto, siamo bombardati da ogni sorta di delitti sanguinosi che riempiono i giornali e le cronache dei TG.
Tempi duri per chi vuole scrivere di “cattivoni” in maniera innovativa.

Un saluto e un abbraccio.

Re: [Mi 173] Come un Avenger

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Il tuo racconto è un pugno allo stomaco. Fa male, quindi è scritto bene. 
E' stato scritto che l'accostamento agli Avengers è improprio, non sono d'accordo. Sebbene non sia un cultore del genere, mi sembra che gli Avengers, non diversamente dal protagonista, tendano a risolvere tutto con la violenza. Credo che nella mente di un ragazzino così pesantemente maltrattato possa facilmente generarsi confusione. "Punire i malvagi" è spesso una motivazione per i serial killer: se si esalta la violenza come "mezzo", potrebbe non essere un salto troppo grosso adottarla come "fine". Che la violenza possa anche soddisfare certe pulsioni è soltanto un "valore" aggiunto.  Le continue oscillazioni tra realtà e sogno dipingono il protagonista come uno schizofrenico paranoide. Si potrebbe osservare che la mitizzazione della violenza, il delirio, la perdita del senso della realtà e le violenze subite si trovino in troppi libri o troppi film: io credo che si trovino soprattutto nella realtà, che costituiscano il profilo degli assassini seriali e che quindi ci stiano "per necessità" in un racconto che tocchi questi schemi. 
Un'influenza cinematografica che non mi piace è invece la descrizione della cella con pareti di vetro con la sorveglianza a vista h24, stile Hannibal Lecter. Francamente non so se negli USA facciano cose simili (se non possono evadere che li sorvegli a fare tutto il giorno?), ma il racconto è ambientato a Liverpool dove credo proprio che certi metodi siano in uso. Una sbavatura questa in un racconto altrimenti ben congegnato.
Sono già stati segnalati alcuni piccoli errori di forma. Sicuramente li eviterai quando ritornerai sul testo.
A rileggerti.
 
 
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