[LMI171] In cima a Babele

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Traccia di mezzogiorno: La scoperta della bellezza.


  
Non è andata poi così male questa notte. Sento addosso ancora il tepore delle termo coperte.
Ho pagato un extra di cinquemila dollari per avere la tenda riscaldata. Questi Sherpa, con questi soldi, ci camperanno per qualche anno”. “ A cosa servirebbero i soldi se non a toglierti qualche soddisfazione? Magari passando per un temerario scalatore come Achille Compagnoni? Non avrei resistito al gelo della notte al campo 4, a quota 7.800, l'ultima sosta prima della vetta. Mia moglie mi ha fatto una scenata prima di partire, dicendomi che ero un pazzo a voler arrivare in cima al K2. “Morirai assiderato o cadrai in qualche crepaccio. Non puoi pensare che sia tutto facile come piazzare delle stock option a qualche stupido investitore”.

Sorrido. Michelle non conosce la differenza tra un titolo di borsa egli incentivi aziendali. Ed io sono stato pronto a rincuorarla. “Ti ho acceso una super polizza vita di cinque milioni in caso non tornassi”. Ma lei è stata pronta a ribattere.
“ Ah bene! Questa si che è una cosa buona. Invece di portarti i fiori al cimitero, te li faccio lanciare dall'elicottero tra i ghiacci, dove sei cascato come una pera cotta, e dove mai nessuno verrà a tirarti fuori. Ma sì! Spendiamo un po di soldi per il mio defunto ex marito, direttore di banca, diventato come un merluzzo al banco dei surgelati”.

Che battute sarcastiche sa tirare fuori questa donna. Anche nei momenti di lite riesce a farmi ridere: per questo la amo. Però, a pensarci bene, avrei la possibilità di stare ibernato gratis per chissà per quanto tempo, magari sino a quando troverebbero la procedura per scongelarmi e rimettere a posto le funzioni vitali: potrei rivivere.
Ma è un attimo: i pensieri svaniscono. Mi chiudo bene il giaccone e controllo ancora una volta l'attrezzatura a mano. Punghap, il capo dei miei sette Sherpa, mi avvisa a gesti che dobbiamo muoverci. Abbiamo una finestra temporale di ottime condizioni meteo per poter affrontare gli ultimi 811 metri.
Li ho tutti attorno a me ed io mi sento un Dio. Servito e riverito in questa avventura che di sportivo non ha nulla. Oramai è una questione di soldi scalare il K2. Tra non poco sarò annoverato come tra quelli che possono vantare simile traguardo. Se ci è riuscita una donna, per giunta di Taiwan, perché non riuscirci io?. Anche lei spese un bel po di soldi per questo viaggio commerciale sul K2. So bene che gli amici, al mio ritorno, non faranno che sminuire la mia impresa.
Intanto, io mi sono allenato per due anni, sopportando docce gelate, e ogni altro esercizio di sopravvivenza. In fin dei conti, credo di averlo meritato questo risultato.
Ancora pensieri che svaniscono al grido di Punghap che mette in moto la carovana. Posiziono la maschera di ossigeno e li seguo, mettendomi nel mezzo della cordata. Lascio dietro di me Sheba e Sharim. Si va! Affondo con forza i ramponi e passo dopo passo mi aiuto con la picchetta.
Per la prima volta alzo lo sguardo verso la vetta sgombra da nuvole. Il mio traguardo è lì a portata di mano. Ed ecco, con un sibilo strano, sollevarsi un leggero vento. Mi appare minaccioso ed entrarmi nelle ossa. Una sensazione gelida che intimorisce. Davanti a me qualcuno ride e non capisco le parole che si scambiano. Si sono pure girati verso di me e mi guardano come dire- ti sta venendo paura? Stronzi! Penso io.
Punghap interviene ammonendoli. Poi guarda me alzando il pollice verso su come a dirmi se va tutto bene. Anch'io sollevo il pollice verso l'alto: è tutto okay. Ancora ramponate sul ghiaccio che sta diventando sempre più duro e resistente ai miei passi. Una corrente gelida sembra salire dal basso e inseguirci come una belva famelica. Sento il fiato che sta andando via. Riguardo verso l'alto. La cima pare a qualche centinaio di metri. Ma io comincio ad avere una strana sensazione. Cosa mi succede? Mi sento ghiacciato e sudato allo stesso tempo. Mi sta venendo pure il panico e il terrore prende a minare la mia sicurezza. Il fiato si fa corto e mi sembra che mi stia bloccando. Mi giro dietro di me e guardo giù, verso la discesa vorticosa e impassibile di ghiaccio: e mai l'avessi fatto. Per un attimo penso alle parole di Michelle: devo essere pazzo per davvero.
Guardo la cordata di uomini tenuti assieme a me alle stesse funi e alla stessa sorte. Nessuno si accorge del mio malessere e tirano dritti. Io vorrei urlare ma non ci riesco neppure. Mi sento crollare e mi accascio sul ghiaccio. Le voci diventano soffuse e sono dolci le mani che cercano di sollevarmi. Punghap mi grida contro, con il suo pessimo inglese. Però riesco a capire quello che mi urla: ”cazzo, signore, adesso che sei a un passo dalla cima! Hai speso una follia per questo viaggio e rinunci come una donnicciola? Poi sento che si rivolge agli altri e credo che abbia detto loro di portarmi su di peso.
Credo nel frattempo di aver perso i sensi e quando riapro gli occhi mi trovo in cima al K2.
Stare in mezzo alla immensità di quella solitudine e di quella bellezza mi terrorizza. Continuo a sentirmi bloccato, impietrito. Mi sento confuso come insulse mi suonano le parole che sento attorno a me. L'unica cosa che percepisco è la pazzia di aver voluto sfidare Dio e innalzarmi al suo livello. Mi sento come un ladro d'appartamento che ha varcato un confine proibito. Che ha violato un domicilio sacro. Sento nell'aria aggirarsi la sua presenza sovrumana, eccelsa, terribile, angosciante. Lo sento  attorno a me per scrutarmi. Ho la sensazione che voglia afferrarmi per scaraventarmi giù da dove sono venuto, come un ospite indesiderato. Ed è ora che mi accorgo che è solo venuto a confondermi la lingua. Farfuglio cose incomprensibili. Anche le voci degli altri che stanno attorno a me mi appaiono senza senso.
Mi pare di stare in cima alla Torre di Babele e subire il castigo divino per la mia sfrontatezza. E poi riperdo conoscenza.


                                                                                                                *****

Punghap e gli altri stanno attorno a me quando nuovamente mi risveglio. Mi stanno dando dell'ossigeno mentre parlano tra loro. Con un tonfo al cuore riconosco le parole di Punghap che mi dice- signore! Stai tranquillo. Non avevi ossigeno sufficiente e per questo hai avuto una crisi e sei svenuto. Adesso è tutto okay. Si tiri su e si metta a fianco della bandiera per la foto ricordo.
Le forze non sembrano ritornare . Lo spazio sulla vetta è limitato e questo mi causa ansia, paura.
Mi sento sospeso, in bilico tra lo sprofondo e un piedistallo di ghiaccio. Ma questa volta Punghap se ne accorge e viene in mio soccorso. Mi sorregge e mi aiuta a compiere i pochi movimenti per sistemarmi bene in posa. Sheba scatta una serie di foto. Noto per caso il colore rosso della sua spessa pelle del viso, cotta dal gelo. Qualcuno mi invita a sorridere. Io non ne ho il coraggio. Vorrei solo chiedere perdono e tornare giù a valle, in silenzio.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [LMI171] In cima a Babele

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bestseller2020 ha scritto: Stare in mezzo alla immensità di quella solitudine e di quella bellezza mi terrorizza. Continuo a sentirmi bloccato, impietrito. Mi sento confuso come insulse mi suonano le parole che sento attorno a me. L'unica cosa che percepisco è la pazzia di aver voluto sfidare Dio e innalzarmi al suo livello. Mi sento come un ladro d'appartamento che ha varcato un confine proibito. Che ha violato un domicilio sacro. Sento nell'aria aggirarsi la sua presenza sovrumana, eccelsa, terribile, angosciante. Lo sento  attorno a me per scrutarmi. Ho la sensazione che voglia afferrarmi per scaraventarmi giù da dove sono venuto, come un ospite indesiderato. Ed è ora che mi accorgo che è solo venuto a confondermi la lingua. Farfuglio cose incomprensibili. Anche le voci degli altri che stanno attorno a me mi appaiono senza senso.
:) Caro, @bestseller2020, sei stato bravo nella declinazione della conquista della bellezza.... immeritata.
Essere quasi "portato" su un "tetto del mondo" non è la stessa cosa che conquistarlo. 

A conquistarlo si sarebbe tutt'uno con la bellezza della vetta, si sarebbe immersi a pieno diritto nello stesso eccezionale panorama.
I soldi non pagano tutto: certe cose, per ottenerle, ci riesci solo se sei in grado di raggiungerle con le tue forze e capacità. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [LMI171] In cima a Babele

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Racconto molto ed evocativo.
Mi é molto piaciuto come hai descritto questo sentimento di riverenza e rispetto per la natura, come se Dio si esprimesse al meglio nelle situazioni più estreme.
Molto interessante anche la contrapposizione fra gli sherpa che salgono la vetta molto più disinvolti del loro "datore di lavoro".
In fondo é una parabola sul fatto che non va mai bene raggiungere certe vette immeritatamente.
Complimenti, mi é piaciuto molto.

Re: [LMI171] In cima a Babele

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Ciao @bestseller2020 sono rimasto sorpreso da questo tuo racconto, Dalla tua versatilità nell'affrontare i temi più disparati. Dopo un inizio che poteva sembrare leggero e sarcastico, che non mi è dispiaciuto, entri in un'atmosfera intima, interiore. Nel protagonista esce preponderante la fragilità dell'uomo di fronte all'immensità che può solo sfiorare. Mi ha coinvolto questo crescendo di autoconsapevolezza del limite umano.
Avrei anche una curiosità: hai una vera passione per la montagna e hai cercato di trasmettere delle sensazioni che hai provato, in vette molto minori, o ti sei immaginato come potesse essere un viaggio del genere, o hai letto di grandi spedizioni?
Piaciuto.
Alla prossima

Re: [LMI171] In cima a Babele

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@Kasimiro ciao e grazie del passaggio. Io non sono un alpinista e ho scritto questo pezzo in contrapposizione all'idea tutta umana di sfidare la natura e la stessa natura umana. Volevo scrivere di come la gente viene tradita dall'idea di elevarsi a Dio. Questo comporta sempre un fallimento: come a Babele. Anche se mi piace affrontare il mare e la montagna: però con tanto rispetto e attenzione. Ciao kasimiro. :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
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