In palestra

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Commento a "Identità riciclate" di ioly78

Per contrastare la mia tendenza alla sedentarietà, da qualche settimana mi sono iscritto in palestra. Non è male come routine, riempire il borsone, passeggiare per le vie cittadine, scendere le scale (è in un seminterrato) e farsi inghiottire da un’ora di macchine, pesi e tappetini. Di solito sto sulle mie. Ceno me stesso e non ho molti amici. Perciò, anche in palestra, raramente mi riallaccio a uno dei discorsi che si fanno. Sapete, i discorsi di tutti i giorni, come il prezzo della benzina e la guerra che non vuole finire. Nell’ora in cui vado a esercitarmi, mi trovo spesso a fare gli stessi attrezzi di un signore che avrà grossomodo la mia età (ho trentasei anni), ma che deve fare pesi da tanto tempo, perché è molto grosso, pieno di muscoli. Vedo che porta un foglio che ogni tanto legge con attenzione. Immagino siano gli appunti degli esercizi da fare.
L’altro giorno, il signore, spostando l’asciugamano dalla panca in modo disattento, ha fatto sì che il foglio cadesse verso di me. Mi sono chinato per raccoglierlo e inavvertitamente, ma forse non troppo, ho letto parte del contenuto.
«Grazie» mi ha detto, senza darmi troppa attenzione, riprendendo il foglio in mano, e ha ricominciato coi suoi pesi, lasciandomi lì a invidiarlo un po’ (come sempre) per la sua forma fisica, ma anche interrogandomi su quello che avevo letto sul quel foglio bianco.
Se siete di Ostuni, come me, sapete che non è male passeggiare, dopo un’ora di esercizio fisico, lungo le strade che portano verso le campagne, dove abito. Gl ulivi risplendono della luce del sole di giugno come fossero fatti d’oro, e il tramonto dietro le colline è un languido oceano viola e arancione che fa pensare a un mondo migliore del nostro. So che ci sono persone che non fanno caso al tramonto, ma, ogni tanto, non è male alzare lo sguardo.
Dopo la doccia, mi siedo al computer per rivedere a mente fredda il lavoro del giorno. Eccoci qui: un’altra scena sciatta, un’altra idea trita tirata troppo in lungo, il solito congiuntivo sbagliato. L’uomo è ben poca cosa, qualsiasi cosa faccia. Almeno, io lo sono.
Rigirandomi nel letto, in attesa della gradita visita del dio del sonno, che per gli scrittori fatica sempre ad arrivare, ho ripensato alle frasi di quel foglio di carta.
Così passano le settimane, passano i giorni. Ogni tanto faccio caso a quel signore che in palestra legge da quel foglio di carta, movendo un po’ le labbra, chiedendomi se la mia curiosità sia soltanto professionale, o se i miei non siano che i soliti pensieri oziosi, buoni a rallentare un po’ il ritmo del lavoro.
Per fortuna, o purtroppo, la città è piccola. L’altra sera (questa storia non ha la solito struttura circolare con un finale a effetto) un mio amico è venuto del nord e siamo andati a goderci una passeggiata per il centro pieno di turisti. Siamo finiti alla villa comunale (come noi chiamiamo il parco pubblico), molto affollata per via di un festival di musica. Talenti locali impegnati da cover e pezzi loro. Ci siamo seduti al tavolino del bar per prendere una bibita e contarci i fatti nostri, come gli ultimi libri che abbiamo letto, le nostre opinioni sui grandi eventi, i consigli reciproci per affrontare meglio l’anno che ricomincia a settembre. Mentre bevevo la mia coca, ho visto quel signore dalla palestra spuntare dalla stretta porta del bar della villa. Stretta perché, vestito di tutto punto, fuori dalla palestra, sembrava ancora più grosso. O forse perché, a fare da effetto contrastante, teneva per mano due piccoli bambini, a cui aveva preso il gelato.
Il mio amico s’è accorto che, a questa scena, mi sono commosso un poco. È una persona percettiva.
«Che hai?»
Allora, in barba alla privacy, gli ho spiegato il motivo.
«Quel signore grande. Lo vedo ogni giorno in palestra.»
«È un tuo amico? Andiamo a salutarlo?»
«No, non ci conosciamo veramente.»
«Però qualcosa in lui ti colpisce.»
Sospiro, do un altro sorso e mi rassegno a raccontare la storia.
«Lo vedo sempre in palestra. Porta con sé un foglio spiegazzato con sé, mentre fa gli esercizi.»
«Il programma d’allenamento, vorrai dire?»
«Sì. No. In un certo senso. Ho letto il foglio, per sbaglio. Non volevo farmi i fatti suoi, ma l’ho letto.»
«Che c’era scritto?
«Mi pare il Credo di Nicea. E sicuramente il Padre nostro, l’Ave maria, e credo una di quelle preghiere delgli Alcolisti anonimi.»
«Perciò prega mentre fa palestra?»
«Credo dì sì. Non c’era scritto solo questo però.»
«Che altro?»
«In fondo al foglio, in uno stampatello infantile, c’è la frase: “Per non sbagliare di nuovo.”»
Le persone continuano a muoversi attorno a noi. La nostra conversazione, per un momento, si ferma, ma poi va avanti. Così il mondo.
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: In palestra

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Salve, volendo pubblicare cerco di commentare questo racconto

In generale mi è piaciuto, sia come soggetto che come svolgimento, anche se mi pare un poco "vuoto": accadono poche cose, non ci sono grandi riflessioni, anche il finale "a sorpresa" non mi ha lasciato particolarmente interessato. Non vorrei sbagliarmi, ma credo che questo, come anche altri racconti che hai postato, siano almeno in parte autobiografici, o quantomeno molto legati alla tua vita vera e quotidiana.
Mi pare, ma è un'opinione mia personale, che sia quasi più un esercizio di scrittura, una serie di eventi messi in forma di storia solo per tenersi in allenamento a narrare avvenimenti quotidiani

I personaggi, la voce narrante in particolare, mi paiono tratteggiati molto poco, di sicuro cosa voluta, ma che mi accentua la percezione che questo racconto sia stato realizzato solo per "buttar giù qualcosa". Lietissimo di sbagliarmi e di essere smentito

La forma è eccellente, solo in alcuni punti credo ci siano dei refusi 
Domenico S. ha scritto: Ceno me stesso
a meno che non sia un'espressione idiomatica che non conosco, credo che manchi un "con" 
Domenico S. ha scritto: Gl
temo manchi o la "i" o l'apostrofo
Domenico S. ha scritto: la solito struttura
la "solita" struttura
Domenico S. ha scritto: Porta con sé un foglio spiegazzato con sé
ripeti due volte "con sé"

altri piccoli suggerimenti che provo a darti, su qualche espressione che non mi convince molto: 
Le parentesi quadre, e le frasi al loro interno, non mi convincono troppo, secondo me tolgono immersività alla storia, come gli incisi fin troppo evidenti di un narratore invadente
Domenico S. ha scritto: Gl ulivi risplendono della luce del sole di giugno come fossero fatti d’oro
 ammetto di non essere molto famigliare con la pianta, ma credo che sia davvero troppo scura per riflettere e risplendere così tanto, al punto da sembrare dorata, tanto più che parliamo di un tramonto descritto poche parole dopo come "viola e arancione"
Domenico S. ha scritto: inavvertitamente, ma forse non troppo, ho letto parte del contenuto.
quel "forse" lo vedo un poco superfluo, quasi errato; visto che il narrato è in prima persona, pare strano che il narratore stesso non sappia se voleva o meno leggere quel foglio
Domenico S. ha scritto: vestito di tutto punto
non so, ma questa espressione mi fa venire in mente l'immagine di una persona in giacca e cravatta, con tanto di valigetta e guanti 

Re: In palestra

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@Bardo96

Ciao, ti ringrazio per le utili correzione e gli appunti sul racconto. Sicuramente è molto impressionistico, sono d'accordo con te, ma non avevo molta voglia di delineare perfettamente i personaggi e le situazioni. Mi spiace che il finale non ti abbia colpito, ma forse dipende dal fatto che non sono riuscito a coinvolgere il lettore, forse proprio perché i personaggi erano troppo abbozzati.
Gli ulivi che splendono come l'oro... mi hai fatto riflettere su quest'espressione, se sia eccessivamente poetica. A me, a una certa ora del giorno, col sole di giugno, mi danno proprio quest'impressione. Magari oggi, uscendo di casa, controllerò meglio. Sicuramente il momento in cui luccicano è diverso da quello del tramono, dovrò slegare temporalmente le due frasi.

Grazie mille per il commento, molto utile. A presto!
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Re: In palestra

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Domenico S. ha scritto: Non è male virgola come routine, riempire il borsone, passeggiare per le vie cittadine, scendere le scale (è in un seminterrato) e farsi inghiottire da un’ora di macchine, pesi e tappetini.
Domenico S. ha scritto: Ceno con me stesso e non ho molti amici.
Domenico S. ha scritto: Gl Gli ulivi risplendono della luce del sole di giugno come fossero fatti d’oro, e il tramonto dietro le colline è un languido oceano viola e arancione che fa pensare a un mondo migliore del nostro.
Riletta alla fine della storia, questa frase si incastra bene con la trama.
Domenico S. ha scritto: L’altra sera (questa storia non ha la solito solita struttura circolare con un finale a effetto) un mio amico è venuto del nord e siamo andati a goderci una passeggiata per il centro pieno di turisti
Domenico S. ha scritto: ho visto quel signore dalla della palestra spuntare dalla stretta porta del bar della villa. Stretta perché, vestito di tutto punto, fuori dalla palestra, sembrava ancora più grosso. O forse perché, a fare da effetto contrastante, teneva per mano due piccoli bambini,
La porta non diventa più o meno stretta a seconda di chi l'attraversa. Ti suggerirei di reimpostarla, ad esempio, così:
- ho visto quel  signore della palestra spuntare dalla porta del bar. Vestito di tutto punto, fuori dalla palestra, sembrava ancora più grosso e riempiva
tutto il vano dell'uscio. Di più: a fare da effetto contrastante, teneva per mano due bimbi, a cui aveva preso il gelato.
Domenico S. ha scritto: Domenico S.«In fondo al foglio, in uno stampatello infantile, c’è la frase: “Per non sbagliare di nuovo.”»
Le persone continuano a muoversi attorno a noi. La nostra conversazione, per un momento, si ferma, ma poi va avanti. Così il mondo.
Perché dicevi  prima che non c'è un finale a effetto? Per me questo lo è, e non è neppure annunciato.
Mi ha sorpreso e fatto piacere averlo letto. Bravo, @Domenico S.     :)




Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: In palestra

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@Poeta Zaza 

Ciao, sono felice il racconto ti sia piaciuto e ti ringrazio per le correzioni.

La frase fra parentesi sul finale della storia non ha molto senso, infatti scrivendo una seconda stesura del racconto l'ho levata.

La porta sembra stretta perché lui è molto grosso, ci passa a malapena. Ma forse, per come ho scritto la frase, non ha molto senso. Rifletterò su come migliorarla. Grazie.

A presto,
Domenico
https://domenicosantoro.art.blog/
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