[MI 170] Il cielo non è blu

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Terza traccia

Uno strano risveglio

 
Odore di fieno secco bagnato, come dopo un temporale d’agosto. Lorenzo sorrise senza aprire gli occhi, era una sensazione piacevole. Poi un tintinnio metallico, qualcosa che cadeva, forse il gatto era entrato in casa. Aprì gli occhi, guardò, richiuse gli occhi, li riaprì. Non stava sognando, ma dov’era? Un posto mai visto, un immondezzaio, sembrava un fienile: balle di fieno accumulate fino a un’alta soffitta di legno che si abbassava gradualmente con delle aperture ai lati. Ma cosa c’entrava? Lorenzo si accinse a scendere dal letto e vide che si trattava di una coperta grigia distesa sopra un mucchio di paglia. Era parzialmente vestito, una camicia grigiastra e sporca con una cravatta allentata, pantaloni neri con una banda rossa laterale. Ma cosa accidenti era capitato? Dove si trovava?
Si guardò intorno a bocca aperta. Un ragazzo chino poco più avanti gli dava le spalle: si voltò e lo guardò con un sorriso triste.
― Buongiorno brigadiere ― gli disse con una bottiglia in mano. E non sembrava uno scherzo. C’era un odore indefinibile intorno, forte.
― Dove sono? ― chiese Lorenzo.
― Siamo poco fuori da Seritezze, brigadiere...― il ragazzo sembrò stupito che Lorenzo non lo sapesse.
― E… cosè? Dovè? ― Lorenzo cominciò a camminare verso un finestrone che sembrava un’uscita. Il ragazzo si alzò di scatto e lo fermò tenendolo a un braccio ― Non avvicinatevi! Potrebbero vedervi!
― Ma chi diavolo deve vedermi? Ma dove sono?
― Ma i tedeschi!
― I tedeschi?
― Ci hanno detto di non affacciarci... Ma state bene brigadiere?
Lorenzo si era appoggiato a un palo e si teneva la testa.
― No, per niente! Voglio un po’ d’acqua!
― L’ho usata per fare caffè. Ma cosa avete? ― il ragazzo si avvicinò.
― Ma cosa avete chi? Ma chi sei? Dove sono? ― urlò Lorenzo. Notò che anche il ragazzo aveva dei pantaloni neri con una banda rossa, una camicia come la sua, odorava di tabacco.
― Dimmi che sto sognando, ora mi sveglio e basta.
― Purtroppo no, brigadiere. Abbiamo un solo modo per uscire.
― Dimmi come allora! Non mi piace niente qui!
Il ragazzo sorrise. ― Nemmeno a me. Ma è così. Si chinò verso una giacca e tirò fuori un pacchetto sgualcito. Prese una sigaretta, la portò alle labbra e l’accese. Dopo un paio di tirate la porse a Lorenzo, che fece cenno di no guardandolo di traverso.
― È una delle ultime. Fumate brigadiere.
Lorenzo la mise in bocca, era senza filtro, umida di saliva, fortissima. Si mise a tossire e la buttò. Il ragazzo la raccolse meticoloso e continuò a fumare.
― Come si può uscire da qui?
― Verranno a prenderci fra poco.
― Chi?
― I tedeschi.
― Ma tu sei matto!
― Ci siamo consegnati.
― Consegnati cosa? Ma tu sei matto due volte! Fammi uscire!
Il ragazzo si spostò e andò a sedersi in un angolo. Piangeva.
― Io non posso obbedire, brigadiere. Non questa volta.
Lorenzo sentì delle voci fuori, gutturali.
― Ma sono davvero tedeschi? Che fanno? Sono turisti?
― Penso che abbiano deciso, brigadiere.
― Ma deciso cosa?
― Penso che a loro non importi il colpevole. Vogliono vendetta. Mica hanno creduto che siamo stati noi a uccidere i loro soldati.
― Uccidere?
Il ragazzo annuì.
― Sedetevi brigadiere. Volete recitare una preghiera con me?
― Una preghiera? Ma vai a...
― Non fate così. Nemmeno io voglio morire.
― Ma chi deve morire?
― Brigadiere… non fate così. Abbiamo fatto bene.
Lorenzo si era reso conto per l’ennesima volta che non si trattava di un sogno. I pochi accenni di quel ragazzo mai visto lo avevano turbato, doveva capire meglio. Si avvicinò a lui, gli sedette accanto.
― Scusami sono… sconvolto. Scusami.
― Certo brigadiere. Non preoccupatevi. Anche io ho paura.
― Ricordami… io non sto bene… ricordami… dove siamo?
― Seritezze.
― Ah si. Cosa è successo? Sono confuso...― Si mise una mano sulla testa, era confuso davvero.
― Dopo l’attentato i tedeschi hanno preso quei venti uomini di Seritezze, voi non li conoscete tutti perché ci siete da poco...
― Ah ecco!
― Ma io ci sono due anni in stazione e li conosco tutti. Brava gente poveretti. Innocenti.
― Innocenti… tedeschi… rappresaglia...
― Loro lo hanno sempre detto e fatto. Per ogni tedesco ucciso se non si presenta il colpevole fucilano dieci civili presi a caso.
― Dieci civili… e noi… siamo… carabinieri ― disse Lorenzo guardando la striscia rossa sui pantaloni del ragazzo.
― Si brigadiere! Abbiamo fatto bene a consegnarci. Salveremo quei poveretti! Padri di famiglia.
― Ma io… ― voleva dire: che c’entro? Ma sentiva che era inutile. Conosceva un po’ di storia, anche se non era il suo forte. Sapeva che dopo l’armistizio del 1943 in Italia ci furono sommosse contro i tedeschi che per rappresaglia fucilavano i civili. E spesso carabinieri si consegnarono accusandosi di aver compiuto attentati pur di salvare persone innocenti. Ma lui era nato nel 1990, viveva nel 2022, mica esistono i viaggi nel tempo, la terra piatta, i multiversi… o esistono? Forse tra un po’ si risvegliava… ma non era un sogno. Non sembrava per niente un sogno. Aveva anche fame.
Sentirono rumore fuori, qualcuno che apriva il portale del fienile, che saliva le scale dov’erano loro.
Comparvero due soldati tipicamente tedeschi, come quelli che Lorenzo aveva visto in tanti film e uno che doveva essere un ufficiale da come era azzimato, che fece loro un cenno con la testa, come a dire: andiamo. Lorenzo continuava a ripetersi che non poteva essere vero, non poteva essere vero. Forse era uno di quei programmi televisivi dove fanno scherzi alle persone, con telecamere nascoste! Ma sicuramente era così! Però rischiavano di far venire un infarto alla gente! Decise di stare al gioco. Magari vinceva qualcosa.
Vide il ragazzo indossare la sua giacca, che era messa in un angolo assieme a un’altra, aggiustarsi la cravatta. L’ufficiale tedesco fece cenno a Lorenzo di prendere l’altra giacca. Lorenzo la prese e la indossò. Si aggiustò alla meglio la sua cravatta. Scesero le scale, si trovarono fuori del fienile, in un ampio spiazzo. C’era della gente intorno, dei contadini. Alcuni erano molto giovani, quasi dei bambini. Delle donne stavano da parte e pregavano con il rosario in mano. Anche il ragazzo aveva un rosario in mano e mormorava delle preghiere sottovoce, muovendo le labbra screpolate. Lorenzo si guardava intorno, cercando tracce di telecamere, ma non le vedeva. Chiaro: non era un esperto. La sceneggiata era organizzata bene. Vennero fatti mettere davanti a un muro di pietra all’angolo di una stalla. Dei soldati armati si schierarono davanti a loro. Lorenzo guardò il cielo: qualcosa non andava però. Era di un blu come non lo aveva mai visto e anche le nuvole erano diverse, mai viste, bianche come dipinte, mai viste così belle. Cosa c’era che non andava?
L’ufficiale li guardava impassibile, poi si avvicinò a loro.
― Sigaretta? ― chiese porgendo un pacchetto.
Il ragazzo fece cenno di no, Lorenzo lo imitò. Vide che il ragazzo continuava a tenere il rosario avvolto strettamente nella mano, gli chiese ― Come ti chiami? ―
― Arturo, brigadiere. Addio brigadiere. È stato un grande onore! Viva il santissimo nome di Gesù e Maria! Viva l’Italia!
Sapeva recitare bene Arturo, pensò Lorenzo.
L’ufficiale impartì gli ordini, i soldati si misero sull’attenti e controllarono i fucili. Anche Arturo si mise sull’attenti, con il viso lacrimante rivolto al cielo.
“Forse si usa così”, pensò Lorenzo, mettendosi anche lui sull’attenti e guardando di nuovo il cielo, che era bellissimo.
Un attimo prima di sentire la scarica dei fucili gli venne in mente che il cielo a cui era abituato, tanto da non farci più caso, era sempre bianco lattiginoso, quasi sempre, e le nuvole si formavano fra le condense degli aerei, strisce che si intersecavano a formare strane forme quadrate, a cerchio, anche triangoli di condensa che poi si univano rendendo il cielo bianco lattiginoso coprendolo tutto… era normale. 
Non era normale che il cielo fosse tutto e soltanto blu. Il cielo non è blu, lo sanno anche i bambini.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 170] Il cielo non è blu

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@Alberto Tosciri ciao!
A strettissimo giro: un bel racconto, come sempre! In tutta onestà ho finito gli aggettivi per definire i tuoi lavori. Il tuo stile è piacevolmente riconoscibile e i contesti pure, eppure riesci a mettere quel tanto di umanità in più che li rende una continua scoperta.
In questo, trovo fantastica l’idea di paragonare il cielo vero con quello lattiginoso di un presente inquinato.
Ho visto il blu!

Re: [MI 170] Il cielo non è blu

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@Alberto Tosciri  Bentrovato al MI e con un grande testo!  :)

Ho solo una domanda da farti;
Non deve essere un risveglio sognato ma in un contesto di realtà.
Un brigadiere ostaggio della rappresaglia tedesca poteva cambiare giaciglio (da traccia)  e rendere verosimile la storia
rimanendo nel contesto storico effettivo (es. 1944).
Perché allora parlare dei tempi nostri? Non è verosimile né funzionale alla storia, Anzi, arriva a comprometterla... Perché questa scelta?
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 170] Il cielo non è blu

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Grazie @L'illusoillusore
In effetti un racconto scritto un po' in fretta, anche se su vecchi appunti di alcune idee.
Il cielo blu era quello di una volta, non paragonabile a quello di oggi. Anche io ricordo da bambino dei fantastici cieli azzurri, talmente azzurri  che ti accecavano, non riuscivi a guardarli. Li nomino spesso in quello che scrivo. I cieli di oggi non sono inquinati. La Terra e il Cielo nemmeno si accorgono della presenza degli uomini e del loro piccolo  pennacchio di fumo, in tutti i sensi. 

Grazie @Almissima 
C'è sempre qualcosa di fantasia in quello che scrivo anzi: vorrei avvicinarmi a un realismo magico alla Marquez.

Grazie@Poeta Zaza 
Sì, ora che me lo fai notare ti do ragione: potevo benissimo ambientare la storia direttamente in quei tempi di guerra, mi sembrava però che oltre a risvegliarsi in un altro posto, quello di risvegliarsi anche in un altro tempo ci poteva stare, poteva essere un impatto doppiamente scioccante... come penso sia stato. Se il protagonista si fosse risvegliato, che so, in casa di un'amica, per me non ci sarebbe stata storia. Nel senso che poteva essere una comune sbornia o uno sballo qualunque a far dimenticare al protagonista dove si era davvero coricato e tutto finiva a taralluccci e coca cola e altro con l'amica... io non avrei avuto molto da dire con un'ambientazione così, mi avrebbe annoiato. Scelgo sempre qualcosa che possa avere un certo impatto motivo poi per carità, a lungo andare si può anche annoiare con la stessa musica. Cambiare è necessario. Il fatto è che non riesco a usare la fantasia in un contesto completamente e solo moderno se non faccio un riferimento al passato. Perché il moderno non mi dice niente. È certo un mio grandissimo limite.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 170] Il cielo non è blu

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Mi trovo abbastanza d'accordo con il commento di @Poeta Zaza. Anche io sono rimasta perplessa da questa tua scelta di non spiegare il perché il protagonista si sia risvegliato in un'altra epoca.
Ha fatto un viaggio nel tempo a sua insaputa? E in che modo? E perché si è "reincarnato" proprio in un brigadiere che sta per essere ucciso per rappresaglia? 
Insomma, mi manca purtroppo un pezzo importantissimo della trama.
Sai, forse i racconti di questo genere non si prestano molto a un concorso così breve, proprio perché mancano il tempo e i caratteri per costruire quel mondo di finzione letteraria che renderebbe plausibile (o quanto meno spiegabile) un risveglio in un'altra epoca, nei panni di un altro. 
Non è un caso che i romanzi fantasy siano sempre dei mattoni lunghissimi! 😂
Però, a parte ciò noto uno stile quasi impeccabile e senza sbavature. 
Molto apprezzato lo stratagemma di fare intuire al protagonista che non sta vivendo una finzione o una candid camera attraverso il cielo stranamente limpido e azzurro.
Infatti l'ultima frase è stata una di quelle mi sono piaciute di più. Un'ottima chiusura. 

Re: [MI 170] Il cielo non è blu

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Poeta Zaza ha scritto: @Alberto Tosciri  Bentrovato al MI e con un grande testo!  :)

Ho solo una domanda da farti;
Non deve essere un risveglio sognato ma in un contesto di realtà.
Un brigadiere ostaggio della rappresaglia tedesca poteva cambiare giaciglio (da traccia)  e rendere verosimile la storia
rimanendo nel contesto storico effettivo (es. 1944).
Perché allora parlare dei tempi nostri? Non è verosimile né funzionale alla storia, Anzi, arriva a comprometterla... Perché questa scelta?
@ScimmiaRossa  
ScimmiaRossa ha scritto: Mi trovo abbastanza d'accordo con il commento di @Poeta Zaza. Anche io sono rimasta perplessa da questa tua scelta di non spiegare il perché il protagonista si sia risvegliato in un'altra epoca.
Ha fatto un viaggio nel tempo a sua insaputa? E in che modo? 
Se rileggi il mio intervento, ti accorgerai che non ho affatto detto che il protagonista sia stato fatto risvegliare in un'altra epoca.
Tutt'altro!
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Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 170] Il cielo non è blu

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@Poeta Zaza Tu hai notato l'incoerenza, o quanto meno il punto irrisolto nella trama, volevo dire questo citandoti. 
Poi io leggendo ho interpretato il racconto come "protagonista che si sveglia nel passato, nei panni di un'altra persona". 
E mi sono chiesta il perché, come si fosse arrivati a quella situazione e che cosa fosse successo prima...è lì che la lettura mi si è inceppata. Poi sicuramente si possono dare altre interpretazioni al testo. Ma io l'ho capito così e ho commentato di conseguenza.

Re: [MI 170] Il cielo non è blu

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Ciao @Alberto Tosciri, l'ho letto tutto d'un fiato apprezzando la tua scrittura pulita, incisiva, carica di umanità senza pietismi. Hai tenuto attento il lettore con la curiosità verso il prosieguo. E hai ben dosato il crescendo della trama. Devo ammettere che però sono rimasto spiazzato, anche se era auspicabile il finale tragico. Fai rivivere un incubo a una persona dell'epoca moderna in un tempo così breve che non riesce neanche a connettere e giustamente si rifugia nel sogno. Chi non lo farebbe? Ma non può essere un sogno, vista anche la boa. Allora cos'è? Forse non sarebbe neanche giusto porsi troppe domande. Le emozioni prendono il sopravvento sulla logica. Però mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, sia per la tragicità e per una sorta di aspettativa verso un'evoluzione a sorpresa che non saprei però neanche spiegare. Un racconto per cui vale la pena di rifletterci sopra.
E' sempre un piacere leggerti.
Alla prossima.

Re: [MI 170] Il cielo non è blu

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Alberto Tosciri ha scritto:
Un attimo prima di sentire la scarica dei fucili gli venne in mente che il cielo a cui era abituato, tanto da non farci più caso, era sempre bianco lattiginoso, quasi sempre, e le nuvole si formavano fra le condense degli aerei, strisce che si intersecavano a formare strane forme quadrate, a cerchio, anche triangoli di condensa che poi si univano rendendo il cielo bianco lattiginoso coprendolo tutto… era normale. 
Non era normale che il cielo fosse tutto e soltanto blu. Il cielo non è blu, lo sanno anche i bambini.
Pura poesia. Bastava davvero solo questo finale. 

Re: [MI 170] Il cielo non è blu

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Ciao @ScimmiaRossa 
Capisco le tue perplessità sul perché il personaggio si sia risvegliato in un altra epoca. Facendo in questo modo sono riuscito a trovare l’appiglio per scrivere qualcosa, magari usando come alibi mondi paralleli o porte temporali sulle quali sarebbe stato opportuno dilungarsi in qualche spiegazione.
Il fatto è che se il personaggio si fosse risvegliato normalmente nella sua epoca, in un altro posto, non sapevo proprio che motivazioni metterci, avrei avuto bisogno di più tempo, inoltrarmi in strade delle quali non mi sento troppo sicuro. Ho difficoltà nei personaggi e ambientazioni troppo moderni, devo quasi sempre appoggiarmi a qualcosa del passato, però nella scrittura sarebbe giusto provare a cimentarsi anche in ambientazioni che magari non sono troppo congeniali, ogni tanto faccio dei tentativi.
Ti ringrazio molto dell’apprezzamento.

Ciao @Kasimiro 
Grazie per le tue belle parole e gli apprezzamenti. L’idea di questo racconto mi è venuta andando a rivangare vecchie letture e storie che mi raccontava mio padre, che lui quegli avvenimenti li aveva davvero vissuti, era un carabiniere all’epoca, catturato e imprigionato dai tedeschi per due anni in Germania, dopo l’armistizio.
Queste storie mi ossessionavano, mi indignavo per l’ingiustizia e mi commuovevo per l’eroismo di chi si sacrificava innocente.
Sono cose che in effetti non sarebbe male conoscere.
Ti lascio il link del finale di un bel film che racconta uno di questi fatti, peccato il film intero lo hanno tolto da youtube.

Ciao @Joyopi 
Sei sempre gentile con quello che scrivo, grazie. Ma non pensare che sia così bravo nel raccontare. Alla mia età sapesi quante cose dovrei ancora imparare!
Ciao
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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