[LAB1 FC] La maschera

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L’ubriacone gridava il suo sconnesso soliloquio nel bel mezzo della strada.
Caryl tirò la leva del freno e la moto rallentò quanto bastava per poterlo evitare, poi ridette gas.
Per fortuna, le strade attorno all’astroporto erano pressoché deserte, a quell’ora della sera: non ci avrebbe messo molto a raggiungere il Palazzo della Principessa del Lago.
Sentiva più che mai il bisogno di passare del tempo con Arien. Negli ultimi mesi, la malsana palude della politica iridese lo aveva completamento assorbito, logorandolo. Non ricordava l'ultima volta che aveva dormito una notte intera, né riusciva più ad ignorare quella sensazione di vivere perennemente asserragliato, circondato com'era solo dai pochi fedelissimi del suo entourage.
Arien era il suo porto sicuro, il rimedio contro le tensioni che scaturivano dalle responsabilità di governo. Lei gli trasmetteva serenità. Forse c'entravano gli insegnamenti del culto di cui era la somma sacerdotessa o forse era semplicemente una donna straordinaria, ma starle accanto aveva su di lui un effetto rigenerante.
E poi, era impaziente di accertare che la gravidanza procedesse bene: l’ultima volta che era stato su Violleth, suo figlio già scalciava. 
Rallentò, ancora una volta, in prossimità di alcuni capannoni, stavolta per assicurarsi di imboccare la svolta giusta, e lo vide. Sotto la luce di un lampione, che sembrava additarlo al mondo intero, un inconsapevole Mihan Davos veniva verso di lui. 
Era smagrito e, in qualche modo, invecchiato, ma era proprio lui. Non potevano esserci dubbi. I suoi uomini lo cercavano da giorni ma, fino a quel momento, il ragazzo era sempre riuscito a sfuggire alla cattura. E ci sarebbe riuscito anche stasera se lui non si fosse trovato per caso nel posto giusto.
Poggiò i piedi a terra per stabilizzare la moto.
«Davos!» Chiamò, e nella notte silenziosa quel nome risuonò come una sentenza di morte.
Il ragazzo si arrestò, alzando lo sguardo nella direzione da cui proveniva la voce.
«Sei Davos, vero?» Insistette.
Vide il giovane guardarsi alle spalle e tutt’intorno, lo sguardo indecifrabile. Poi, avanzare fino a raggiungere un carretto abbandonato ai bordi del viottolo e afferrare un ramo robusto e nodoso.
«Si, sono Mihan Davos.»
Quello era il suo guanto di sfida, comprese il signore di Irida. Quello, e il ramo contorto che teneva nella destra. Scosse il capo, lentamente, con platealità. Poi aprì il giubbotto, corto alla vita, fino a rendere visibile una fondina ascellare da cui fuoriusciva il calcio di una rivoltella.
«Sai chi sono?» lo interrogò.
La rabbia e la rassegnazione trasfigurarono il volto del giovane che portò indietro il braccio  e  scagliò lontano da sé, l’improvvisato manganello.
Il bastone rimbalzò, rumoroso, sul muro di mattoni di una casupola e poi sul pavimento acciottolato della stradina.
«Sei Caryl Chiroy!» fu la risposta secca.
Lui si limitò ad annuire.
«Dove vai, Davos, a quest'ora della notte?» lo incalzò.
Al nadaiano sfuggì una risatina nervosa.
«All'astroporto. C'è una nave che mi aspetta, perciò se per te non è un problema...» Rispose con un sorriso forzato e la voce che ostentava un tono spavaldo del tutto fuori luogo.
Bravo, ragazzo, mi piace il coraggio con cui stai affrontando la fine. La mano di Caryl  correva già verso il calcio della pistola.
«E allora? Restiamo a fare discussione? Comincia a fare freddo.» Lo provocò ancora l’altro.
No, faremo presto, vedrai. Te lo meriti. E dopo riparerò tra le braccia di Arien. E lei non saprà mai che ho ucciso, con le mie stesse mani, il ragazzo amato dalla sua migliore amica. E la recita della mia vita proseguirà sui binari di sempre.
Socchiuse gli occhi, inspirando. Arien era lì che lo fissava.

«Tu non sei cattivo.»
«Eh?»
La luce dell’alba penetrava obliqua dai finestroni ogivali della grande casa di campagna. Lui e Arien riposavano dopo aver fatto l’amore.
«Tu non sei cattivo.» Ripeté lei.
Si era voltato su un fianco per guardarla. Era seduta sul letto; il suo volto gentile aveva l’espressione risoluta di chi comunicava una certezza.
«È vero, all’inizio non sapevo cosa aspettarmi da te: c’era la brutta fama che accomuna la classe dirigente del tuo pianeta – gente sanguinaria, si diceva in giro – non se ne salva nessuno di quelli – e c'erano i tuoi modi da spaccone…» Aveva sorriso. «Insomma, sembrava proprio che le peggiori dicerie trovassero conferma. Ma mi è bastato frequentarti questi pochi giorni per capire che la tua arroganza è solo una corazza, una maschera; la indossi quando entra in azione il leader cinico e spietato... La indossi per darti coraggio, perché altrimenti non riusciresti a farle, quelle cose.»
L'aveva vista allungare una mano verso di lui; aveva sentito le sue dita delicate tra i capelli e sul viso.
«Io lo so che, sotto sotto, sei una persona sensibile che soffre per i suoi errori, però...»
«Nessun errore.» Si era scostato da lei in modo più brusco di quanto avesse voluto. «Certe cose vanno fatte se vuoi raggiungere uno scopo. Tutto qui. Chi non ha il coraggio, o lo stomaco, per farle non sarà mai un leader.»
Arien si era morsicata il labbro inferiore.
«E quando finalmente avrai raggiunto lo scopo, dopo un'infinità di... compromessi… quel leader sarai ancora tu, o sarà la maschera a portare in giro la tua faccia?»
Irritato, non le aveva risposto.
«Vorrei che mi facessi una promessa, te ne prego. Per me è importante.»
I grandi occhi nocciola di Arien erano umidi.
«Promettimi che non consentirai alla maschera di soffocare l’uomo che sei. Qualunque cosa dovesse accadere.»

Quando riaprì gli occhi, Mihan era ancora davanti a lui. Cercava di nascondere la paura ma ogni secondo di quel silenzio carico di tensione contribuiva a intaccare la sua compostezza esteriore. Tra poco, ne era certo, sarebbe scoppiato a piangere.
È solo un ragazzo, un ragazzo che ha perso tutto: la casa, la famiglia, persino la dignità. E adesso vorremmo togliergli anche il diritto di vivere solo perché quegli esaltati, che si definiscono la resistenza di Nàdà,  potrebbero vedere in lui una bandiera attorno alla quale riunirsi?
«Promettimi che non consentirai alla maschera di soffocare l’uomo che sei.» Gli aveva detto Arien.
Sì, era stanco del sangue, della violenza, della paura... almeno per quella sera.
Tirò su la zip del giubbotto e premette il pulsante "start" sul manubrio della moto. Il rombo del quattro cilindri fece vibrare il terreno.
Guardò il ragazzo; sembrava non sapere che fare.
«Che ci fai ancora lì? Non c’era una nave ad aspettarti, da qualche parte?»
Innestò la prima e si avviò. Direzione, il Palazzo della Principessa del Lago.

Re: [LAB1 FC] La maschera

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Ciao @Pulsar  
La promessa c'è e per un personaggio così cattivo è anche una bella promessa tosta.
Di solito, in narrativa, la crescita del personaggio, il superamento del suo conflitto interiore, avviene in un punto preciso: quando l'esperienza è così forte che il protagonista si riabilita e finisce per rivalutare la sua immagine. Il lettore a quel punto tira un sospiro di sollievo"Aaah, ce l'ha fatta!"
Nel tuo racconto, con un flashback, ci hai dato tutto questo. La storia, in poche righe, è ben delineata e avvincente. È anche vero che non sappiamo se il gesto buono verso il fuggiasco, sia solo il primo e ultimo oppure il cambiamento sarà per sempre, ma questo può restare in sospeso, non bisogna dare al lettore tutto in una volta; forse sarà suo figlio, un giorno, a farlo cambiare per sempre.
Ho trovato il dialogo, dove si viene a conoscenza di tutto, abbastanza realistico.
Pulsar ha scritto: «Tu non sei cattivo.»
«Eh?»
La luce dell’alba penetrava obliqua dai finestroni ogivali della grande casa di campagna. Lui e Arien riposavano dopo aver fatto l’amore.
«Tu non sei cattivo.» Ripeté lei.
Si era voltato su un fianco per guardarla. Era seduta sul letto; il suo volto gentile aveva l’espressione risoluta di chi comunicava una certezza.
«È vero, all’inizio non sapevo cosa aspettarmi da te: c’era la brutta fama che accomuna la classe dirigente del tuo pianeta – gente sanguinaria, si diceva in giro – non se ne salva nessuno di quelli – e c'erano i tuoi modi da spaccone…» Aveva sorriso. «Insomma, sembrava proprio che le peggiori dicerie trovassero conferma. Ma mi è bastato frequentarti questi pochi giorni per capire che la tua arroganza è solo una corazza, una maschera; la indossi quando entra in azione il leader cinico e spietato... La indossi per darti coraggio, perché altrimenti non riusciresti a farle, quelle cose.»
L'aveva vista allungare una mano verso di lui; aveva sentito le sue dita delicate tra i capelli e sul viso.
«Io lo so che, sotto sotto, sei una persona sensibile che soffre per i suoi errori, però...»
«Nessun errore.» Si era scostato da lei in modo più brusco di quanto avesse voluto. «Certe cose vanno fatte se vuoi raggiungere uno scopo. Tutto qui. Chi non ha il coraggio, o lo stomaco, per farle non sarà mai un leader.»
Arien si era morsicata il labbro inferiore.
«E quando finalmente avrai raggiunto lo scopo, dopo un'infinità di... compromessi… quel leader sarai ancora tu, o sarà la maschera a portare in giro la tua faccia?»
Irritato, non le aveva risposto.
«Vorrei che mi facessi una promessa, te ne prego. Per me è importante.»
I grandi occhi nocciola di Arien erano umidi.
«Promettimi che non consentirai alla maschera di soffocare l’uomo che sei. Qualunque cosa dovesse accadere.»
Giusto quella frase sottolineata sa un poco di spiegone, il resto mi sembra tutto plausibile.
Sei riuscito a creare un'ottima ambientazione, le immagini sono vivide. I personaggi hanno un corpo, mi è stato facile dargli un volto oltre a una voce definita.
C'è solo questo piccolo refuso:
Pulsar ha scritto: E poi, era impaziente di accertare
Di accertarsi
Hai fatto un ottimo lavoro! alla prossima lettura

Re: [LAB1 FC] La maschera

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Ciao @Alba359 ! Innanzitutto, grazie per essere passata a lasciare la tua opinione sul pezzo che ho proposto. 
Devi sapere che questo brano è tratto dal mio romanzo tuttora inedito. L'episodio raccontato è identico - l'incontro casuale tra Caryl Chiroy, il giovane, nuovo signore di Irida e Mihan Davos, l'ancor più giovane figlio di uno dei più importanti parlamentari del pianeta rivale, Nàdà - così come presi pari-pari dal romanzo sono i dialoghi. L'unica vera differenza è che nel romanzo il POV era su Mihan, pertanto il lettore "ascoltava" i pensieri del fuggiasco. 
Visto che il fulcro del racconto doveva essere "la promessa", ho pensato fosse più funzionale allo scopo, rivivere l'episodio dal punto di vista del suo nemico.
Come capirai, sono molto affezionato al testo, perciò non posso che essere contento che tu abbia apprezzato.
Al più presto, ricambierò la visita. Bye!
  

Re: [LAB1 FC] La maschera

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Ciao, stavo per intervenire in altro modo, ma sapere che il brano è un frammento di qualcosa di più ampio aggiunge interesse e giustifica alcune scelte.

Mi stona un po’ nel bel mezzo della strada, un po’ gergale. Però dipende dalla voce del narratore, se questo tono prosegue e precede ha un senso mantenerlo.
Quanto allo sviluppo è un momento cruciale piuttosto delineato. Arien, sinceramente mi pare molto coinvolta per esprimere giudizi, quindi anche il momento finale sa molto di confronto rinviato e aggiunge interesse. Caryl motociclista ispira una naturale antipatia nella sua doppiezza (duro fuori e tenero dentro), quindi lo ritengo un personaggio riuscito.
Alcuni dubbi:
Pressoché deserte a quell’ora della sera (la virgola non serve)
Circondato come era solo (stride un po’)
Trovato “Nel posto giusto”, forse in quello sbagliato visto l’incontro.
Un inconsapevole Mihan (metterei il due punti prima per staccare)
Guardarsi le spalle e tutt’intorno (o uno o l’altro)
Lentamente, con platealita’ (non amo gli avverbi però per una questione musicale ci starebbe bene un platealmente)
Riparerò tra le braccia (mi pare un po’ lirico ma ho pochi elementi per definire il lessico del personaggio).

Nel complesso mi pare ben impostato, gli spunti per proseguire non mancano.
A presto!

Re: [LAB1 FC] La maschera

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Ciao @Pulsar 

Il racconto è scritto discretamente bene, meriterebbe di essere asciugato in qualche parte descrittiva ridondante.
E’ un fantasy, genere sul quale ho personalmente poca esperienza di lettura, mi trovo maggiormente a mio agio con la fantascienza. il thriller e l’horror.

Pertanto il mio giudizio in merito al racconto devi prenderlo per ciò che vale: ovvero l’opinione di un non addetto ai lavori.

La storia presenta, nelle azioni descritte,  un dinamismo interno che è un classico confronto tra un “buono” e un “cattivo” su cui si regge tutta la narrazione epica, dal soggetto di genere “storico” al “western” alla saga “spaziale”.

Qui abbiamo la variabile consueta del “cattivo”, stanco di esserlo, intenerito dall’amore e dalla prossima paternità, decide di rinunciare (forse una a tantum) a fare il cattivo, quindi grazia la vita al fuggiasco rivoluzionario.
Insomma abbiamo una favola educativa con immancabile happy end, che purtroppo nulla di nuovo aggiunge a narrazioni con identiche caratteristiche e meccanismo letterario.

Mi pare che una maggior carica di azione, forse anche di violenza, insomma qualcosa che faccia elevare un minimo di tensione emotiva nel lettore, non avrebbe guastato.
Trovo che l’unico momento di suspense stia (come nei classici western) nell’atto d'entrambi di mostrare le fondine delle pistole.

Detto questo, bravo comunque rispetto al genere in cui ti cimenti e il tema del “dialogo” è pienamente rispettato.

Ciao alla prossima,

Re: [LAB1 FC] La maschera

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Ciao @Pulsar 

Ho letto che il racconto lo hai tratto da un tuo romanzo ancora inedito, cambiando il punto di vista di un protagonista. Amo il fantasy, pur non essendo un esperto a volte scrivo qualcosa. Il genere che hai scritto penso possa annoverarsi all’urban fantasy, per l’ambientazione moderna mista a elementi del passato.
Il protagonista Caryl sembra sia un “pezzo grosso” nel suo ambiente politico e come leader. Secondo me dovrebbe andare in giro con una scorta, anche se non appariscente, ma forse ce l’ha, qualcuno che lo sorvegli discretamente ed efficacemente, anche a distanza, per quanto in apparenza sembri solo. Questo perché, anche se Caryl è abile nell’uso delle armi, completamente solo potrebbe incappare in brutte sorprese, in imprevisti. Aumenterebbe la sua credibilità, però forse mi sbaglio non conoscendo tutto il contesto nel quale verte la storia.
Arien, la sua donna, è una somma sacerdotessa e questo aggiunge fascino e mistero, anche se di solito, non sempre, nei miti antichi le antiche sacerdotesse non si sposavano e non avevano uomini, ma ci possono essere sempre delle eccezioni alla regola ovviamente. Aggiungono fascino e colore.
L’ambientazione urbana, da megalopoli in periferia è ben delineata con la visione di quei capannoni e dei lampioni, molto suggestiva.
L’incontro con il suo rivale Mihan Davos avviene all’improvviso, illuminato da uno di questi lampioni in un luogo deserto, una scena molto cinematografica, piena di pathos. Anche qui non si conoscono le motivazioni della rivalità, accenni che gli uomini di Caryl gli stanno dando la caccia, non si sa perché Davos appaia così apparentemente stanco, incerto e disarmato. Naturalmente mi sto solo riferendo al racconto, sicuramente è tutto spiegato nel romanzo. Caryl pensa di uccidere da solo e facilmente Davos, che apprendiamo essere il ragazzo di un’amica di Arien, la donna di Caryl. Qui la cosa si fa complessa per me, non è usuale che una gran sacerdotessa faccia una vita di società e abbia amiche che a loro volta hanno ragazzi, cioè storie normali di tutti i giorni, al loro livello, quello di gran sacerdotesse, anche le loro amicizie dovrebbero essere un tantino più complicate.
Poi Caryl si rivede in questa tenera scena con la sua donna, che mi ha ricordato un po’ l’incontro, l’ultimo, tra Ettore e Andromaca. Caryl pensa anche al figlio che sta per nascere, forse a questo punto il suo cuore si intenerisce, tanto che risparmierà la vita a Davos e lo inviterà a fuggire.
Una nobile azione, però io avrei fatto sorgere qualche imprevisto spettacolare, mettiamo che intorno ci fosse un solitario cecchino di Caryl che rovinava tutto… mentre Davos correva verso l’astroporto, la sua salvezza. Io avrei affiancato Caryl a Davos, magari avvisando in qualche modo i suoi uomini di non intervenire, oppure facendo sorgere un pericoloso imprevisto… Le vie sono infinite, ma sono solo mie fantasie, limitate dalle poche notizie desunte dal testo.
Comunque la storia, l’ambientazione mi è piaciuta.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [LAB1 FC] La maschera

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@Nightafter e @Alberto Tosciri, intanto grazie per esservi fermati a lasciare le vostre impressioni, ve ne sono grato. Adesso, se vi va, vorrei darvi qualche dettaglio in più sulla storia alla base di questo (breve) racconto.
Nel racconto compaiono tre personaggi: Caryl, Milan e Arien; quest’ultima, peraltro, compare unicamente in un flashback. Chi sono costoro?
Il primo, Caryl (un giovane uomo di 28 anni), come si evince dal testo, è un “pezzo grosso” (ma in realtà lo sono tutti) nel suo mondo natale, Irida. Dopo la morte del fratellastro, personaggio leggendario della nomenclatura iridese, capace di finalizzare l’Unificazione del pianeta dopo più di trent’anni di lotte intestine, riesce ad imporsi come nuovo “Senar” grazie ad intrighi e iniziative spregiudicate che gli hanno permesso di ottenere il sostegno della maggioranza dei Generali dello Stato Maggiore, e con essi delle Forze Armate.
Detto questo, bisogna precisare che l’episodio del racconto si svolge quando la Guerra tra l’industriale, militaresca, Irida e Nàdà, una democrazia commerciale (mi sono ispirato all’Atene di Pericle, per intenderci), fino ad allora mondo egemone nel sistema solare ove si svolgono gli eventi, si è conclusa con la vittoria dell’ aggressore iridese e l’invasione del mondo rivale. 
Mihan (giovane di 21 anni) è nadaiano e si trova su Violleth, teocrazia guidata dalla Principessa del Lago, “Prima Interprete dell’Armonia”,  in quanto colà inviato dal padre “a riparare” fintantoché la Guerra non fosse terminata. Il Padre, manco a dirlo, è uno dei “Delegati”[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] (l’equivalente di un nostro parlamentare) [/font]più in vista di Nàdà, uno di quelli che ha i più stretti rapporti con la regnante di Violleth.
Caduta la democrazia ed effettuato un repulisti dei leader più carismatici d quel mondo, i nuovi padroni iridesi sono ora alla caccia delle “seconde linee” allo scopo di sradicare ogni ricordo della classe dirigente di Nàdà, anche per scongiurare l’eventualità che il gruppo di disorganizzati ribelli che si fa chiamare “la resistenza”, possa avere una bandiera attorno alla quale compattarsi.
Questo spiega il perchè della “stanchezza” di Mihan che negli ultimi mesi ha dovuto darsi alla macchia, vivendo nell’ombra, sempre temendo per la sua vita a causa dai sicari di Irida che battono palmo a palmo la zona dove si nasconde.
Infine c’è la giovanissima Arien (ha solo 19 anni all’inizio della vicenda), già “Seconda Interprete dell’Armonia”, assurge al ruolo di regnante di Violleth (che è un mondo più arretrato, tecnologicamente, rispetto ai due rivali) dopo la morte della principessa in carica, peraltro fatta togliere di mezzo proprio da Caryl (ne ha combinate il ragazzo…) per assicurare il trono alla sua donna.
P.S. L’amica di Arien (che si chiama Danael) è un’altra sacerdotessa, la seconda nell’ordine di successione su Violleth. 
Un mucchio di trame e sottotrame, come può intendersi già da queste brevi (e confusionarie, me ne scuso) note, e stiamo parlando solo di tre personaggi. Nel romanzo ve ne sono molti altri e anch’essi con un ruolo piuttosto rilevante.
Ok, per oggi vi ho tediato a sufficienza. Ancora una volta, grazie, per avere letto e commentato il mio breve contributo. 
@Alberto Tosciri. Effettivamente, il Capo del pianeta più odiato e di cui nessuno si fida nel sistema solare, dovrebbe avercela una scorta. Anche se… Bisognerebbe considerare un paio di cosette che non si evincono, o perlomeno non tutte,  dal breve racconto: a) Caryl vuole normalità per queste visite ad Arien; portarsi dappresso una scorta non gli consentirebbe di “staccare” dal suo ruolo pubblico; b) Caryl è poco noto ai più. Prima del Colpo di Stato con cui si è issato ai vertici di Irida, era solo il “fratellastro” del Senar, uno dei numerosi  ufficiali dei reparti speciali e, per giunta, senza un ruolo “ufficiale” nel Governo del suo mondo; c) Sono fermamente convinto che sei vuoi passare inosservato NON devi avere una scorta. 
Bye!
     
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