[MI165] La fotografia

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Commento a "Il vaso scoperchiato" di Ivalibri

Traccia di mezzogiorno


Flavia sedeva al primo banco e indossava scarpe da tennis bianche. Ogni tanto, durante un momento della lezione in cui il professore non spiegava (seguiva attenta), si chinava, perché uno dei fantasmini erano finiti all’interno della calzatura. Era per gesti come quello (o come quando, senza smettere di prendere appunti, portava una ciocca nera di capelli dietro l’orecchio) che Francesco, che sedeva all’ultimo banco, e raramente prendeva appunti, aveva finito per invaghirsi di lei. 
Non riteneva d’avere speranze. Era uno solitario. Non aveva amici a scuola. Flavia a malapena doveva avere registrato la sua esistenza. La ragazza, durante la ricreazione, andava in corridoio, sotto le finestre grandi, piene di luce, e parlava con le amiche, in modo allegro, prendendo frutta con una forchettina di plastica da un piccolo contenitore. Francesco, avvolto nelle sue grandi felpe e nei pantaloni larghi, si trascinava verso il bagno, o giù in cortile, dove fumava una sigaretta da solo.
Dal cortile di sotto, poteva vedere Flavia contro la finestra. Il bel collo, i jeans, le scarpe bianche.

«Devi aiutare tuo padre a sgomberare il garage.»
Il ragazzo di distrasse brevemente dalla console di videogiochi, mugugnando.
«Ho da fare.»
«Quello non è fare qualcosa» disse la madre, piegando dei vestiti. «Va’ giù da tuo padre.»
Il padre di Francesco era un uomo pratico, che si teneva occupato, nei fine settimana, facendo quella serie di lavori. C’erano scatoloni accatastati sul fondo, vecchie biciclette, scaffali pieni di roba. Non si prospettava come una cosetta veloce.
«Comincia da lì» disse laconicamente l’uomo, indicando un angolo. «Porta tutto fuori.»
Francesco iniziò a lavorare di malavoglia alle scatole, trascinando fuori ceramiche e ninnoli vari, cianfrusaglie che la sua famiglia aveva accumulato nel corso dei decenni, da prima che lui nascesse. In un cartone, trovò un album di fotografie: ricordi di una vacanza a mare, di quando lui aveva pochi anni. La mamma, ancora bella, che sorrideva e si riparava dal sole con una mano, mentre con l’altro braccio teneva una gigantesca anguria. La nonna, quando stava ancora bene, seduta sotto la veranda con un giornale enigmistico. In una foto, trovò di nuovo se stesso con una bambina dai capelli neri e l’aspetto vivace, che non ricordava d’avere mai conosciuto.
Nonostante non fosse un sentimentale, pensò che la madre avrebbe preferito tenere l’album di fotografie anziché gettarlo, perciò lo portò da lei. Stava ancora piegando il bucato, in grandi contenitori che poi profumava spruzzandoli di un’essenza agli agrumi.
«Mamma, l’hai poi mangiata da sola questa anguria?»
La donna rise.
«Credo di sì.»
«Tipico tuo.»
Il ragazzo continuò a sfogliare l’album, in apparenza noncurante, fino a quando non arrivò alle foto in cui giocava con dei bambini.
«Non è la cugina Carla questa, vero?»
«No, lei era rossa da piccola. Fammi pensare. Ah, sì, la figlia del dottor Anglani. Quell’estate eravate inseparabili. Non ricordi di lei?»
«Per nulla…» disse Francesco. Flavia, la ragazza di cui era invaghito (non innamorato), era una “Anglani,” e somigliava alquanto a quella della fotografia.
Decise che non gli sarebbe importato più di tanto. Cosa contava, in fondo, anche se giocavano insieme da piccoli? Si dedicò ai suoi videogiochi, e poi andò in stanza a fare i compiti, in fretta e di malavoglia, per il lunedì successivo.

«Prendi l’ombrello» disse il padre, quando lo vide uscire di casa con lo zaino.
«Secondo me non piove.»
«Prendilo, ho detto.»
Il padre di Francesco era di poche parole. Il ragazzo scelse un ombrello portatile, colorato, e lo mise nello zaino, tanto per accontentare il vecchio.
La scuola era a cinque minuti a piedi. Gli pareva che anche Flavia andasse a piedi. Flavia Anglani. Chissà se era la stessa della fotografia.
«Oggi interrogazione a sorpresa di trigonometria» disse il prof, alla terza ora.
Francesco storse il muso. Non era il suo forte, ma fu chiamato proprio lui.
«Le metto impreparato.»
«Prof, non si fanno le interrogazioni a sorpresa. È incostituzionale.»
L’intera classe rise. Anche Flavia. Lui non aveva voluto fare una battuta. Gli era sorta spontanea.
All’uscita di scuola, pioveva. Vide che Flavia era indecisa se avventurarsi o meno. Non aveva un ombrello. Pensò che avrebbe potuto offrirle il suo e, perché no, chiederle se era poi la figlia del dottor Anglani, e se, anni prima, d’estate, erano stati inseparabili.
Un figuro con giacca di jeans e capelli ingellati arrivò con un bell’ombrello nero, per proteggere la ragazza dalla pioggia. Si presero per mano e andarono insieme in auto.
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Re: [MI165] La fotografia

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Ciao @Domenico S. 
Mi piace come scrivi, le tue descrizioni sono sempre molto  asciutte e realistiche e  analizzi i personaggi illustrandone il carattere dai loro comportamenti.
Domenico S. ha scritto: Non riteneva d’avere speranze. Era uno solitario. Non aveva amici a scuola. Flavia a malapena doveva avere registrato la sua esistenza. La ragazza, durante la ricreazione, andava in corridoio, sotto le finestre grandi, piene di luce, e parlava con le amiche, in modo allegro, prendendo frutta con una forchettina di plastica da un piccolo contenitore. Francesco, avvolto nelle sue grandi felpe e nei pantaloni larghi, si trascinava verso il bagno, o giù in cortile, dove fumava una sigaretta da solo.
Questa a mio parere è una descrizione perfetta, in sei righe hai delineato, descritto la vita, il carattere, le tendenze di Flavia e Francesco. Sono finezze di piccoli gesti, atteggiamenti e movenze che chiariscono la scena, praticamente una sequenza cinematografica.
Francesco risalta bene nella sua solitudine, anche a casa sua, dove non vuole essere coinvolto in nulla al di fuori dei suoi videogiochi e nonostante ciò va ad aiutare  seppure di malavoglia il padre a fare ordine in magazzino.
Molto bella, sempre realistica la scena delle foto della madre da giovane in spiaggia con il cocomero e lui piccolo che gioca con una bambina che probabilmente è la stessa Flavia. Strano però che non se ne ricordi e strano che non provi interesse per volersene accertare.
La vicenda dell'ombrello, da te bene illustrata, è emblematica: sarebbe un'ottima occasione per mettersi a parlare con Flavia e visto che piove  può essere un'ottima scusa offrirle riparo ma come sempre interviene il destino, rappresentato  dal personaggio ingellato che le offre riparo per primo e la porta via nella sua auto, probabilmente un fidanzato.
Nonostante la brevità del testo sei riuscito a rendere molto bene uno spaccato di vita.
Ho notato anche in altri tuoi scritti questa tua non comune capacità nonché bravura nel rendere vivi i personaggi.
Complimenti.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI165] La fotografia

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@Alberto Tosciri Ciao, onestamente scrivo racconti e raccontini da un po' di anni, perciò sono contento di aver almeno preso la mano (come dici tu) a descrivere i personaggi con pochi tratti. La storia non ha molte pretese, avevo soltanto voglia di partecipare al contest con qualcosa di leggibile. Ho cercato di svilupparla in senso realistico e anti-retorico, spero in parte di esserci riuscito. Ti ringrazio per i complimenti, a rileggersi.
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Re: [MI165] La fotografia

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Racconto interessante, mi piace soprattutto come sono descritti i personaggi nel carattere e nei loro comportamenti.  Interessante come sono descritte le azioni dei personaggi, soprattutto quelle di vita quotidiana, e le immagine invocate sono tanto realistiche che mi dà l'impressione di essere presente. La personalità di Francesco ricorda un po' la mia.
Domenico S. ha scritto: Ogni tanto, durante un momento della lezione in cui il professore non spiegava (seguiva attenta)
C'è qualcosa che non va in quel "seguiva attenta". La prima volta che l'ho letto ho pensato: se il professore non spiegava in che senso Flavia seguiva? Io credo che bisogna riscrivere diversamente la frase e cambiare posizione: "Flavia di solito seguiva attenta la lezione. Ogni tanto, durante un momento in cui il professore non spiegava...".
Domenico S. ha scritto: si chinava, perché uno dei fantasmini erano finiti all’interno della calzatura.
Bisogna correggere: "perché uno dei fantasmini era finito all’interno della calzatura".
Domenico S. ha scritto: Il ragazzo di distrasse brevemente dalla console di videogiochi, mugugnando.
Sicuramente un errore di battitura: "si distrasse".
Domenico S. ha scritto: dom mar 27, 2022 1:40 pmAll’uscita di scuola, pioveva.
Penso che la virgola non ci voglia.

Re: [MI165] La fotografia

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@Domenico S. dici bene, ci hai preso la mano e scrivi racconti godibilissimi. Mi piace questo spaccato della vita di uno studente invaghito della compagna. Ogni scena è vivida, i personaggi risaltano con poche descrizioni e tutto è reso molto realistico. Ho visto le correzioni che ti ha suggerito @Mithrandir e che a me erano sfuggite, il mio occhio seguiva la storia senza nemmeno mettere a fuoco i dettagli, ciò significa due cose, la prima è che la storia mi aveva preso completamente e la seconda che non diventerò mai una correttrice di bozze  :D
Francesco proverà a chiedere a Flavia se è lei la figlia del dottor Anglani? Mi hai lasciato con questo dubbio.
Complimenti

Re: [MI165] La fotografia

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@Mithrandir Ciao, ti ringrazio per aver notato gli errori. Il racconto, in effetti, voleva essere realistico, sono contento che questo aspetto ti abbia colpito.

@Adel J. Pellitteri Ciao, sono molto contento che il racconto ti sia piaciuto, temevo fosse troppo breve o non eccessivamente interessante. Rimaniamo alla fine con un dubbio, come spesso accade nella vita... alla prossima!
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Re: [MI165] La fotografia

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Ciao @Domenico S.
Mi è piaciuto il racconto, scritto molto bene e curato nei dettagli che caratterizzano i personaggi. Le descrizioni e le azioni che compiono me li rendono familiari.
Domenico S. ha scritto: Ogni tanto, durante un momento della lezione in cui il professore non spiegava (seguiva attenta), si chinava, perché uno dei fantasmini erano finiti all’interno della calzat
Quel seguiva attenta tra parentesi mi ha creato un piccolo inciampo nella lettura che, invece, nel resto del testo è scorrevole. 
La costruzione della storia è ben congegnata, forse arriva un po' brusco il finale (o forse sono io che mi aspettavo qualcosa di diverso!). Invece l'arrivo del personaggio ingellato dà un senso di disillusione che immagino sia voluto.
Quindi nonostante la mia delusione (la stessa che prova il protagonista) funziona bene, si vede che mi sono immedesimata!
Una buona prova!

Re: [MI165] La fotografia

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Il racconto è delizioso: ricco di quei particolari, tua precipua caratteristica, che delineano alla perfezione non solo il personaggio, ma anche l'ambiente e le atmosfere. Ti faccio alcuni esempi:
Domenico S. ha scritto: dom mar 27, 2022 1:40 pmOgni tanto (...) si chinava, perché uno dei fantasmini erano finiti all’interno della calzatura. Era per gesti come quello (o come quando, senza smettere di prendere appunti, portava una ciocca nera di capelli dietro l’orecchio) che Francesco, che sedeva all’ultimo banco, e raramente prendeva appunti, aveva finito per invaghirsi di lei. 
Domenico S. ha scritto: dom mar 27, 2022 1:40 pmprendendo frutta con una forchettina di plastica da un piccolo contenitore
Domenico S. ha scritto: dom mar 27, 2022 1:40 pmStava ancora piegando il bucato, in grandi contenitori che poi profumava spruzzandoli di un’essenza agli agrumi.
Domenico S. ha scritto: dom mar 27, 2022 1:40 pm«Le metto impreparato.»
«Prof, non si fanno le interrogazioni a sorpresa. È incostituzionale.»
L’intera classe rise. Anche Flavia. Lui non aveva voluto fare una battuta. Gli era sorta spontanea.
Raffinato il "lei" al ragazzo da parte del professore.
Come già sai da tempo, mi piace molto il tuo modo di narrare: pulito, rilassato, ricco di finezze e ironia. 
Indipendentemente dalla traccia, non centrata, è un testo godibilissimo. Ti lascio qui sotto un paio di piccole osservazioni puntuali e ti ringrazio molto per aver partecipato, @Domenico S.  
Domenico S. ha scritto: dom mar 27, 2022 1:40 pmuno dei fantasmini erano finiti all’interno della calzatura.
Il verbo andrebbe al singolare: "era finito".
Domenico S. ha scritto: dom mar 27, 2022 1:40 pmDal cortile di sotto, poteva vedere Flavia contro la finestra. Il bel collo, i jeans, le scarpe bianche.
Dal cortile, attraverso la finestra, difficilmente può vedere le scarpe: forse la ragazza è seduta sui tipici, larghi davanzali dei corridoi delle scuole? 
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Re: [MI165] La fotografia

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@Ippolita Ciao, intanto mi spiace tanto per essere andato fuori tema. Sono contento che il racconto ti sia piaciuto, onestamente la considero una piccola storia senza grandi pretese. Quello sui "fantasmini" è un errore dovuto al fatto che dovevo rileggere meglio. Quanto alle scarpe che si vedono dalla finestra: mi ero immaginato delle grandi porte-finestre che davano sul cortile di un chiostro di una scuola installata in un vecchio monastero (una di quelle scuole dove ero studente). Credo che, dal basso, si riescano a vedere delle scarpe, ma potrei sbagliare. Grazie mille, anche perché mi incoraggi sempre.
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Re: [MI165] La fotografia

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Domenico S. ha scritto: Credo che, dal basso, si riescano a vedere delle scarpe, ma potrei sbagliare. 
Oh, da una costruzione così particolare come quella che descrivi, allora di sicuro è possibile che si veda la figura intera. Avevo immaginato i classici, massicci edifici scolastici con i finestroni ad altezza del busto.
Domenico S. ha scritto: Grazie mille, anche perché mi incoraggi sempre.
Grazie a te. Hai stile, leggerezza, ingegno e tante cose interessanti da raccontare. E non preoccuparti per la traccia: può capitare. 
Un saluto e buon sabato, @Domenico S.
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