[MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

1
Traccia di Mezzogiorno - Qualcosa di insolito


L'uomo non vive soltanto di pane. 
Eppure, sono così buone nel caffellatte queste fette imburrate. Vorrei che non finissero mai, che questo momento fosse la mia eternità. 
Ti vorrei accanto, non ombra ma carne e sangue, per farti assaggiare questo ricciolo di burro: potrebbe somigliarti, in qualche modo. Così liscio e pieno di sole.
È ora di andare: neppure sciacquerò la tazza, e lascerò sul tavolino le briciole di pane e la caffettiera. Essere vivi non basta: bisogna esserlo in modo intenso e consapevole, e per riuscirci può essere utile anche lasciare intorno a sé un po' di disordine. Le briciole sparse sulla tovaglia possono rivelarsi solide compagne al termine di una giornata piena: sono state lì tante ore, sparpagliate secondo l'ordine casuale dovuto al movimento del coltello sul pezzo di pane; hanno assorbito gli umori della casa solitaria e, ora che è sera, hanno voglia di raggrupparsi sul davanzale della finestra per fare da colazione, all'alba di domani, ai passeri di città. Sapere che anche le briciole hanno un senso può essere utile quando ci si sente persi.
Il primo giorno, tanto tempo fa, mi riempisti d'angoscia: ricordi? Correvo lungo il marciapiede spintonando le persone, guardandomi indietro senza capire chi fossi e cercando riparo dapprima nei negozi, e poi nella confusione della metro. 
"Quel ragazzo m'insegue, non so cosa voglia da me" – dissi al vigile indicandoti col dito che tremava, ma tu avevi smesso di correre ed eri riuscito a nasconderti: chissà, forse dentro un portone, o dietro il chiosco dei giornali. Il vigile fu gentile e mi portò in un bar lì vicino per bere un po' d'acqua, poi mi chiese se volevo sporgere denuncia contro qualcuno. "Nessuno" – dissi io. "Forse mi sono sbagliata. So bene che nessuno vuole farmi del male".
Ero del tutto impreparata, quella mattina. Già il giorno dopo mi accorsi che, se io rallentavo il passo, anche tu rallentavi; se, piena d'affanno, mi fermavo a guardare i riflessi del sole in una vetrina, tu facevi lo stesso. Ma eri sempre lì, dietro di me, a volte a pochi passi, altre volte più distante: tutte le mattine mentre andavo al lavoro e poi di nuovo a metà pomeriggio, quando ritornavo a casa.
La polizia mi disse che brutte faccende come quella che mi stava capitando erano molto frequenti e, a meno che non si avesse idea di chi diamine fosse il tizio in questione, non c'era modo di venirne a capo, perché certo non mi potevano fornire di una scorta. Gli agenti si dissero certi che prima o poi la persona che mi seguiva si sarebbe stufata e avrebbe smesso, tanto più che non mi disturbava in altro modo, ad esempio telefonandomi o suonando alla porta di casa. 
Avrei dovuto, secondo loro, anche sentire uno psicologo, per accertarmi di non essere esaurita, o semplicemente troppo sola.
Adesso che so chi sei, adesso che, da tanto tempo, mi segui anche nelle stanze di casa, mi accompagni sotto la doccia e ti infili nel mio letto, adesso, dicevo, mi viene da sorridere al pensiero del tormento di allora.
Quella volta che decisi di affrontarti, correndo io dietro di te per chiederti chi diamine fossi e cosa volevi da me, tu ti allontanasti veloce come un furetto, e il giorno dopo non ti vidi neppure.
Tornasti a seguirmi il mattino seguente: faceva freddo, e ricordo che calzavi un cappello blu coi paraorecchie, simile a quello che mia madre metteva a mio fratello quando lo portava a spasso col passeggino. Lo indossasti di proposito, ne sono certa: fu quel giorno, infatti, che ti riconobbi.

Ti ho fatto nascere, e subito ti hanno portato via da me. Ho sentito solo il tuo primo strillo. Poi, niente altro. 
Questo è il fatto: e con i fatti non si può discutere, perché loro hanno sempre ragione. Se non ti convinci in fretta di ciò, e stai lì a lamentarti e a tirarla per le lunghe cercando di commuoverli con la tua stupida aria da ragazzina pentita, loro tirano fuori lame larghe e affilate che ti spingono a fondo nel ventre, girandole dentro fino a quando il dolore si fa così insopportabile che la pianti di recitare. 
"Raddrizza la schiena!" – sibilano i fatti – "E non piagnucolare. Nessuno ti ha obbligato a lasciare tuo figlio a un'altra donna. 
Ora il tuo ragazzo ha diciannove anni: forse studia ancora, forse già lavora. Una cosa è certa: non ti conosce, non ti ha mai vista. Neppure può immaginare la tua esistenza: come è possibile che sia lui a seguirti?"

Peccato che la vita su questa Terra sia soltanto una. Che a certi errori non si possa porre rimedio; che non si possa ricominciare daccapo, e dire: "Eccomi. Sono pronta per fare sul serio. Voglio sul petto il bambino, toccare il cordone che l'ha unito a me. Voglio vedere le sue dita minuscole diventare le mani di un uomo".
Sistemo con cura le briciole di pane sul davanzale, e già vedo i passeri che si avvicinano leggeri. Allungo le braccia per toccarli e loro, affettuosi, mi offrono le zampette e mi portano via.
Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati. È un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore.
(Libro della Sapienza, 2,2)
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

3
Ciao @Ippolita
Un bel racconto, delicato e sentito.
Mentre leggevo ho pensato alla presenza di un fantasma, ed in effetti è così in un certo senso. Questo figlio vive nel pensiero della madre, e la sua presenza ha la consistenza di un fantasma.
Ippolita ha scritto: Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati. È un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore.
(Libro della Sapienza, 2,2)
Bellissima questa citazione. 
Se posso permettermi un appunto di gusto personale, non riprenderei l'ultima parte nel titolo. Mi pare che faccia perdere forza al messaggio del racconto, che invece arriva forte e chiaro. Ma magari è solo un'impressione mia.
Ippolita ha scritto: ricordo che calzavi un cappello blu coi paraorecchie, simile a quello che mia madre metteva a mio fratello quando lo portava a spasso col passeggino. Lo indossasti di proposito, ne sono certa: fu quel giorno, infatti, che ti riconobbi.
Quanta delicatezza in questo dettaglio. La proiezione di un amore dal passato sul presente. 
Grazie per la bella lettura!

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

5
ivalibri ha scritto: Se posso permettermi un appunto di gusto personale, non riprenderei l'ultima parte nel titolo. Mi pare che faccia perdere forza al messaggio del racconto
Ciao, Ivana, e grazie per il gradito passaggio e le belle parole. Quanto al titolo, ho postato talmente tardi che non ho avuto il tempo per ragionarci su. Lo sguardo mi è andato sulla citazione biblica, e ho pensato che riprendendo l'ultima frase nel titolo avrei potuto chiudere ad anello. Dici che svela troppo, o cos'altro? Grazie ancora per il bel commento, un abbraccio.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

6
Sì, secondo me svela un po' troppo il messaggio del pensiero. Inoltre, ma questo è più legato al mio gusto personale, mi pare troppo "aulico" come titolo. La frase, nella citazione, rende benissimo, meno nel titolo. Forse si potrebbe riprendere solo in parte, in modo che sia meno esplicita.
Ma, ripeto, è questione di gusto personale. Magari gli altri lettori avranno un'impressione diversa. 
Ciao!

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

9
Brava , @Ippolita  :) 

Un racconto psicologico e introspettivo su una donna cui è stato tolto il figlio alla nascita, quando lei era solo una ragazzina.
Scritto con sensibilità e con piglio delicato.
Ippolita ha scritto: Peccato che la vita su questa Terra sia soltanto una. Che a certi errori non si possa porre rimedio
Ecco, sa che il figlio è vivo, ed è un ragazzo. Perché dire che non ci si possa rimediare a certi errori? Cercandolo, rischiando un rifiuto ma provare ad essere madre. Anche solo per dirgli: "Io ci sono, da adesso sino alla mia morte, per te." Anche solo per provare a trovarlo.
Hai scelto la strada della rinuncia per la tua protagonista: ma così i passi di suo figlio la inseguiranno sempre. 

E la frase del libro della Sapienza io non la capisco...
Nessuno nasce per caso: c'è un disegno su ognuno di noi. Ognuno è unico e irripetibile. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

10
Grazie, Zaza, sono contenta che il racconto ti sia piaciuto. Temo, però, di essere stata troppo ermetica: 
Poeta Zaza ha scritto: mar feb 22, 2022 8:53 pmsu una donna cui è stato tolto il figlio alla nascita, quando lei era solo una ragazzina.
speravo si capisse che è la donna a volere che il figlio venga dato in adozione. Quest'ultima in genere prevede, per proteggere il minore, che non vi siano contatti con la madre biologica che ha partorito in anonimato, almeno fino a che il figlio maggiorenne (ho letto non prima dei 25 anni) non lo desideri e la madre acconsenta. Ma non sono esperta in materia.
Poeta Zaza ha scritto: Ecco, sa che il figlio è vivo, ed è un ragazzo. Perché dire che non ci si possa rimediare a certi errori? Cercandolo, rischiando un rifiuto ma provare ad essere madre
La madre biologica, a quanto ne so, può tentare di risalire al figlio dato in adozione solo passando attraverso un giudice. Nel racconto ho dato per scontato sia il fatto che la donna non vuole scompaginare la vita del figlio (si sottolinea infatti che lui non ha idea neppure della sua esistenza), sia la presenza di impedimenti di natura giuridica.
Poeta Zaza ha scritto: Anche solo per provare a trovarlo.
Non so se si può fare. A quanto ne so, il tentativo deve partire dal figlio e passare attraverso le autorità competenti, ma è destinato a rimanere inevaso se la madre biologica vuole mantenere l'anonimato.
Poeta Zaza ha scritto: E la frase del libro della Sapienza io non la capisco...
Nessuno nasce per caso: c'è un disegno su ognuno di noi. Ognuno è unico e irripetibile.
Capisco cosa intendi. Ma la bellezza della Bibbia risiede proprio in questo: essa non parla solo della fede, ma anche della sua assenza; accoglie dell'uomo tutte le istanze, tutti i moti dell'animo: anche i più nichilisti.
Pensa al Qoèlet: il fatto che un libro che sottolinea in modo spietato la drammaticità della vita sia stato accolto nel canone testimonia in modo chiaro che la Bibbia non è l’affermazione di un'idea unica di Dio, ma una sinfonia di tensioni e prospettive diverse che ne esaltano la completezza.
Grazie ancora per lo scambio proficuo: spero di non averti annoiata. Ciao!  :love:
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

11
ciao @Ippolita . Tu con i titoli lunghi un km non ti smentisci mai... è come se tu avessi la necessità di dare l'immediatezza di quello che vuoi che il lettore percepisca. Ho notato un cambiamento sui temi che hai sempre affrontato: oramai da un po! adesso ti trovo molto impegnata, uso questo termine quando i temi affrontati coinvolgono temi sociali.
Dal punto di vista del racconto in se non ho niente da segnalarti, in quanto è ben ordinato e si legge senza problemi. L'unico fatto che rimane in sospeso è che questo figlio sembrerebbe non esistere e sarebbe il frutto di un profondo senso di colpa unito al grande vuoto lasciato dalla terribile esperienza.
Io forse avrei lavorato di più su questo profondo senso di colpa e del vuoto affettivo, che non hai per niente affrontato, lasciandolo però intravedere: questo è chiaro per chi ha certa sensibilità... <3  ciao cara, piacere di rileggerti :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

12
Ciao @Ippolita 

Spero non me ne vorrai se commento così...
Un racconto doloroso e allo stesso tempo dolce… però è una dolcezza che pur riconoscendo sincera nella protagonista del tuo racconto, sincera anche se tardiva, io faccio fatica a condividere.
Come quasi sempre mi verrebbe voglia di scrivere un papiro, ma immagino la noia.
Questi passi mi hanno colpito:
Ippolita ha scritto: Ti ho fatto nascere, e subito ti hanno portato via da me. Ho sentito solo il tuo primo strillo. Poi, niente altro. 
Questo è il fatto: e con i fatti non si può discutere, perché loro hanno sempre ragione. Se non ti convinci in fretta di ciò, e stai lì a lamentarti e a tirarla per le lunghe cercando di commuoverli con la tua stupida aria da ragazzina pentita, loro tirano fuori lame larghe e affilate che ti spingono a fondo nel ventre, girandole dentro fino a quando il dolore si fa così insopportabile che la pianti di recitare. 
"Raddrizza la schiena!" – sibilano i fatti – "E non piagnucolare. Nessuno ti ha obbligato a lasciare tuo figlio a un'altra donna. 
La superficialità o noncuranza della ragazza nel prendere questa decisione e la tecnica burocratica materiale disumanità dei dottori, per i quali non ho stima. Con tutto che ci sono dottori completamente diversi, ma quelli sono altri.
 
Però poi… ecco, scusami, consentimi un  appunto su quel passo che riporti della Sapienza. Lo dico solo per me. Per chi non conosce la Bibbia (non è il tuo caso) è una bella frase, davvero, una frase che ha una sua poesia, che addirittura rispecchia il sentire odierno.  Un sentire odierno che però è posto come esempio di negazione assoluta del pensiero biblico. Nella Bibbia si citano  spesso comportamenti umani deleteri per raffrontarli sempre con il giusto comportamento che ha l'uomo che crede in Dio. 
Il capitolo 2 dove c’è la frase estrapolata ha per titolo, “Le false idee degli empi circa i destini dell’uomo” e dal verso 1 al 20 è un elenco di comportamenti e credenze di chi dispregia Dio e  chi crede in lui, deridendolo. Non sono comportamenti approvati o tollerati, sono citati come esempi di comportamenti contrari al volere di Dio.
Ma dal v. 21 in poi e anche nei successivi capitoli c’è una precisa e assoluta confutazione dell’erroneità di queste idee:
 
Così ragionano e s’ingannano,
poiché la loro malizia li ha accecati.
E non intendono i misteri di Dio,
né sperano ricompensa della giustizia e santità,
né apprezzano il premio delle anime senza macchia.
Dio invero creò l’uomo per l’immortalità,
e lo fece ad immagine della propria natura.
Ma per invidia del diavolo entrò la morte nel mondo,
e l’assaggeranno coloro che a lui appartengono!
(Sapienza,  1: 21-24)
 
Poi questo non toglie drammaticità al racconto che io vedo nella sua duplice veste: da una parte la ragazza che non ha compreso il significato del suo passaggio sulla terra come donna,  si è prestata a usare la pura materialità, la fisicità dell'atto della nascita come fosse un servizio a pagamento e dall’altra l’evidente assenza di una coscienza religiosa, che forse nel suo ambiente figurerebbe come un retaggio di ignoranza retrograda da non considerare nemmeno per scherzo.
Naturalmente la colpevole non è la ragazza, ma chi ha permesso e scientemente voluto che la società facesse in modo che questi  pensieri e atteggiamenti diventassero naturali.

A scanso di equivoci tengo a ribadire che non sono un bigotto; sono decenni che non frequento la chiesa, che non mi confesso perché  considero sacrilegio prendere la Comunione in mano e un sacco di altre incombenze  modificate  dal CVII che non condivido. 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

13
Ciao @Ippolita  
Le citazioni dalla Bibbia sono spesso ingannevoli, io l'ho lette due volte e non immagini quante incongruenze vi ho trovato.
Ma non basterebbe una vita per parlarne.
Il tuo racconto invita l'immaginazione e a scomporre gli eventi:  ogni lettore può trovare un senso diverso alla tua storia. Io l'ho trovata drammatica, non si sa perchè e stata costretta ad abbandonare suo figlio, cosa che ha fatto davvero, ma qualuque sia la ragione lei non l'ha mai lasciato, é questa la cosa che mi ha commosso.
Scritto con vera abilità nel riportare scene e pensieri di questa donna, mi è piaciuto tutto, davvero.
A rileggerci presto

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

15
Ippolita ha scritto: Sistemo con cura le briciole di pane sul davanzale, e già vedo i passeri che si avvicinano leggeri. Allungo le braccia per toccarli e loro, affettuosi, mi offrono le zampette e mi portano via.
Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati. È un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore.
@Alberto Tosciri@Poeta Zaza,

carissimi, cito qui sopra l'ultima parte del racconto perché temo di non essere stata sufficientemente brava a far intendere il suicidio della donna, a suggello del quale ho inserito il versetto biblico.
Alberto Tosciri ha scritto:
dal v. 21 in poi e anche nei successivi capitoli c’è una precisa e assoluta confutazione dell’erroneità di queste idee:
Certo. Ma nel racconto io rappresentavo il sentire della donna, il suo sgomento. Per lei, in quel momento, c'è solo buio, c'è il nulla.
Poeta Zaza ha scritto: ne convieni? 
In modo assoluto, ma, come scrivo sopra ad Alberto, non vi sono nella mente della donna braccia accoglienti, volte a proteggerla. Il versetto rendeva bene, secondo me, la sua disperazione. 
Ciò non toglie che, come scrivevo sopra, e Alberto mi correggerà se sbaglio, la Bibbia accoglie l'uomo nella sua completezza, in una sinfonia di tensioni e prospettive.
Grazie per gli spunti interessanti! 
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

16
@Ippolita 

Non avevo colto che la donna si fosse suicidata, pensavo si trattasse di un suo pensiero, un suo equipararsi al volo degli uccelli. I presupposti della sua fine li avevi comunque posti.
Il verso rendeva bene la disperazione e la solitudine della donna; forse avrebbe trovato consolazione, pentimento, motivo per continuare a vivere se avesse conosciuto il proseguimento del libro della Sapienza, se avesse assimilato quei concetti? Chi potrebbe dirlo in effetti? Non è facile per nessuno. Certamente nella Bibbia è rappresentato l'animo umano nella sua completezza, nella sua miseria e nel suo splendore. Splendore dovuto però alla consapevolezza di essere una creatura di Dio. L'uomo, da solo, potrà elevarsi alle massime cariche umane o inabissarsi nelle  più grandi nefandezze umane, ma senza Dio è destinato a perire, ad annullarsi in eterno. La cosa tremenda è che la sua condanna, come la sua redenzione,  non sarà delimitata dal tempo di una vita, dalle azioni  compiute in una vita. Si aprono scenari di un'eternità alla quale un essere umano momentaneamente  formato di materia, di terra, non può immaginare. La paura dell'ignoto può essere affievolita dal dono della fede, che fa intuire, paventare appena qualcosa di oltre terreno. In questa fede si cerca, attoniti, di andare avanti.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

17
Ciao @Ippolita, un racconto doloroso, nel quale affronti un tema dalle mille risposte.
Ippolita ha scritto: Sistemo con cura le briciole di pane sul davanzale, e già vedo i passeri che si avvicinano leggeri. Allungo le braccia per toccarli e loro, affettuosi, mi offrono le zampette e mi portano via.
Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati. È un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore.
La parte che hai evidenziato mi aveva colpito, mi aveva trasmesso un po' di respiro, di leggerezza. di sogno o immaginazione. A caldo non avevo associato il tragico evento che hai spiegato.
Lascia l'amaro in bocca. Il pregio è che sei stata brava nel trasmetterlo.
Alla prossima

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

19
Alberto Tosciri ha scritto: forse avrebbe trovato consolazione, pentimento, motivo per continuare a vivere se avesse conosciuto il proseguimento del libro della Sapienza, se avesse assimilato quei concetti? Chi potrebbe dirlo in effetti? Non è facile per nessuno.
Grazie, Alberto, per le tue considerazioni, sempre profonde e interessanti.
Alberto Tosciri ha scritto: L'uomo, da solo, potrà elevarsi alle massime cariche umane o inabissarsi nelle  più grandi nefandezze umane, ma senza Dio è destinato a perire, ad annullarsi in eterno.
Lo penso anch'io. Ci incontriamo tra poco nel tuo racconto, grazie ancora, @Alberto Tosciri.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

20
bestseller2020 ha scritto: Ho notato un cambiamento sui temi che hai sempre affrontato: oramai da un po! adesso ti trovo molto impegnata, uso questo termine quando i temi affrontati coinvolgono temi sociali
:D i temi sociali mi interessano sempre molto, in verità, perchè hanno a che fare da vicino con la sofferenza, altro argomento che mi piglia parecchio. Grazie sempre di cuore per la fiducia e la gentilezza, caro @bestseller2020.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

22
Kasimiro ha scritto: La parte che hai evidenziato mi aveva colpito, mi aveva trasmesso un po' di respiro, di leggerezza. di sogno o immaginazione. A caldo non avevo associato il tragico evento che hai spiegato.
Lascia l'amaro in bocca.
È bella anche la tua interpretazione: immagino la protagonista morire felice. Grazie, @Kasimiro.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI163] Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore

24
Mia dolce @Ippolita 


Bello e commovente questo tuo racconto amica mia.
Ineccepibile nella scrittura, ma questo è consuetudine.

Toccante e profonda è la narrazione di una solitudine che viene turbata dal rimorso di un passato che ritorna nella forma di un’ossessione.
Un’ossessione amorosa per quello che ora appare come un tragico errore della gioventù.
Il desiderio interiore e fisico di un figlio perduto in ragione di un incidente di gioventù, quando tutto appariva troppo difficile da affrontare, dove le ragioni crude della società non concedevano alternative alla rinuncia di una maternità imprevista e troppo precoce.
La solitudine e la maturità di donna fatta, riaprono nell’inconscio della protagonista la ferita mai rimarginata di quel figlio affidato a sconosciuti.
L’idea insopportabile che una parte di lei le sia stata strappata e abbia potuto crescere lontano dal suo sguardo e dal suo amore, la conducono a creare il fantasma, di un misterioso sconosciuto che la segue con insistenza ovunque, ma si rende irraggiungibile alla possibilità di essere incontrato.
Dal timore iniziale di uno stalker, la donna passa lentamente alla consapevolezza che lo sconosciuto non sia altri che la proiezione inconscia della sua mente del rimorso che la ossessiona: quel figlio mai conosciuto.

“Ti ho fatto nascere, e subito ti hanno portato via da me. Ho sentito solo il tuo primo strillo. Poi, niente altro.
Questo è il fatto: e con i fatti non si può discutere, perché loro hanno sempre ragione. Se non ti convinci in fretta di ciò, e stai lì a lamentarti e a tirarla per le lunghe cercando di commuoverli con la tua stupida aria da ragazzina pentita, loro tirano fuori lame larghe e affilate che ti spingono a fondo nel ventre, girandole dentro fino a quando il dolore si fa così insopportabile che la pianti di recitare.
"Raddrizza la schiena!" – sibilano i fatti – "E non piagnucolare. Nessuno ti ha obbligato a lasciare tuo figlio a un'altra donna.
Ora il tuo ragazzo ha diciannove anni: forse studia ancora, forse già lavora. Una cosa è certa: non ti conosce, non ti ha mai vista. Neppure può immaginare la tua esistenza: come è possibile che sia lui a seguirti?"

Il rimpianto di una sola esistenza terrena, concesso all’uomo per porre rimedio agli errori fatti è pesante quanto una condanna severa e incancellabile.

“Sistemo con cura le briciole di pane sul davanzale, e già vedo i passeri che si avvicinano leggeri. Allungo le braccia per toccarli e loro, affettuosi, mi offrono le zampette e mi portano via.”

Purtroppo talvolta non siamo così cinici e forti per affrontarne la pena e la morte ci appare come l’unica rasserenante via di fuga.

Davvero intenso e drammatico questo racconto, complimenti.

Un saluto e un abbraccio.  <3
Rispondi

Torna a “Racconti”