[MI 162 Fuori concorso] Il santone

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Traccia di mezzogiorno: Lei

Il santone

Si era svegliata presto Dolly, quel mattino di aprile del 1982.
Si era alzata prima dell'alba a Donervath, aveva rotto il salvadanaio di ceramica a forma di porcellino rosa e con i suoi 24 dollari e 78 centesimi aveva aspettato la corriera delle 7.40, quella che porta a Houston e percorre la statale 55.
Era arrivata presto, dunque, ma non abbastanza da non trovare un sacco di gente in coda davanti alla Casa dei Numeri. La facciata istoriata da una gran quantità di cifre era uno spettacolo, si diceva che ad ogni numero corrispondesse un miracolo.
"Vengono da tutta la contea" le aveva detto una donna anziana, seduta accanto a un uomo su una coperta "e dormono qui". Dolly fece vagare lo sguardo sulla folla accampata sul prato di fronte alla casa. I volti erano annoiati.
"Numero 15" una donna giovane, latina sia d'aspetto che di inflessione, aprì la porta mentre annunciava il turno del prossimo. Fece entrare un uomo con le stampelle e si richiuse la porta alle spalle. Una lunga coda di cavallo nera ondeggiò sopra al suo sedere, come a confermare quello che Dolly aveva già intuito. Chicana, senza dubbio. Come me. Il pensiero di condividere qualcosa se non con il sensitivo, almeno con la sua aiutante, segretaria o infermiera che fosse, la rincuorò.
Davanti ai suoi occhi di quattordicenne che si allontanava per la prima volta da Donervath sfilò una ricca e assortita umanità. Tutti diversi, uomini, donne, anziani, bambini al seguito di genitori, ma tutti accomunati da un'aura di miseria, da un'offesa nel corpo o nello spirito. Quando calò il sole, Dolly si decise a comprare una empanada da una famiglia di messicani in attesa sul prato, sacrificando con pena un dollaro del suo gruzzoletto. Il tramezzino e l'arancia che aveva portato con sé se li era mangiati per pranzo.
Era già notte quando la segretaria chicana uscì ad annunciare che le visite erano finite.
Dolly riuscì ad entrare due giorni dopo e con tre dollari in meno in tasca. Tutti spesi in cibo, perché dormì lì sul prato insieme agli altri in attesa.
Il santone sembrava una vecchia rock star: pantaloni di pelle nera, camicia di jeans e capelli lunghi, nonostante l'incipiente pelata sulla sommità del capo.
"Perché sei qui?" domandò a Dolly.
"Voglio sapere dov'è finito mio padre".
Il sensitivo prese un ciondolo di vetro attaccato a un laccio di cuoio.
"Le predizioni costano 10 dollari. Pagamento anticipato".
Dolly tirò fuori dalla tasca i soldi, monete e banconote arruffate, e li porse all'uomo.
"Non è tanto, eh" si sentì in dovere di dire, come per giustificarsi, "le guarigioni costano molto di più".
Poi iniziò a far oscillare il ciondolo sopra a un tavolo in cui erano sparsi tanti bigliettini ripiegati.
"Tu che pensi?" chiese il santone.
"Di cosa?"
"Di tuo padre?"
Dolly sorrise, maliziosa: "Dovrebbe dirmelo lei, no?"
Il sensitivo scoppiò a ridere.
"Brava ragazzina, sei sveglia, tu. Da dove vieni?"
"Da Donervath, ma sono messicana"
"Questo lo vedo", rise ancora il santone.
Quindi prese un bigliettino e lo srotolò.
"Est" disse l'uomo mentre già si alzava per accompagnarla alla porta, "Prosegui verso est e troverai tuo padre".
Dolly si irrigidì e gli si parò di fronte. L'istantanea dei fratelli Méndez che si portavano via di peso suo padre gli comparve davanti agli occhi. Non aveva fatto tutta quella strada per avere un'indicazione così vaga.
Con la mano gli afferrò il braccio. Il santone ebbe un sussulto.
"Dimmi almeno se è vivo o morto".
Dolly lo guardò in faccia. Era la prima volta da quando era entrata nella Casa che i loro occhi si incontravano. Fece a tempo a vederne le iridi cerulee da bianco protestante e le pupille tremanti.
"Vivo. È vivo, ragazzina".

La vede da lontano. La riconosce subito, nonostante adesso sia deserta. Accosta la macchina un po' più in là e si avvicina piano. L'aura ingiallita da museo che la avvolge ne mantiene l'aspetto magniloquente e stravagante di quindici anni prima. L'aria intorno invece è satura di caldo estivo e desolazione.
Dolly va a bussare ma nessuno le apre. Decide allora di sedersi su una poltrona abbandonata davanti alla porta. Aspetterà un po', qualcuno si farà vivo prima o poi.
Passa qualche macchina di fronte alla casa, ma sfrecciano via tutte lasciandosi dietro una nuvola di polvere grigiastra.
È tardo pomeriggio, quando un'automobile rallenta. Una donna latina si avvicina. Dolly è spaparanzata sulla poltrona senza alcun ritegno. Si è scolata le quattro lattine di birra che aveva in borsa e se ne sta a gambe aperte nonostante la minigonna.
"Aspetta qualcuno?" le chiede la donna.
"Eh già, aspetto il santone".
"Allora c'è n'hai da aspettare".
"Che fine ha fatto?" chiede Dolly.
"Ha raggiunto i suoi clienti che non ce l'hanno fatta.".
Dolly sorride. Poi, come se l'avesse appena riconosciuta, le domanda:
"Tu sei la sua aiutante? L'infermiera?"
La ragazza scoppia a ridere: "Sono la figlia. Credo che tu stia pensando a mia madre"
"E lui era tuo padre?" chiede Dolly.
"Sì."
Dolly si alza, si scrolla la polvere di dosso e si china a raccogliere la borsa buttata a terra.
Tuo padre era un imbroglione, vorrebbe dirle, ma non lo fa. In fondo andare a est le ha portato bene. Ha incontrato Dan a Houston, poi ha conosciuto gli altri musicisti del gruppo e ora è una delle cantanti folk più famose della contea.
"Ma tutti quei numeri, cosa significano davvero?" domanda invece.
"Non lo so. Mio padre faceva degli strani calcoli per le sue magie e diceva che ogni tanto qualcuno gli riusciva. E allora lo pitturava sulla facciata".
Le due donne sono ormai vicine alle macchine, pronte ad andarsene per la propria strada.
"Chissà se c'è anche il mio numero tra quelli" osserva Dolly.
"Il tuo miracolo è riuscito?"
"Veramente, no".
"Da quando lui è morto non ci viene più nessuno qui, neanche mia madre. Ma io ci passo sempre davanti".
"Beh, è una gran bella casa. E poi anche se il mio numero non l'ha proprio azzeccato, secondo me da qualche parte della facciata è scritto".
La figlia del santone le sorride: "Mio padre diceva che il primo passo per esaudire i desideri è dirli".
"Eh già, mi sa che aveva ragione".
Dolly si ferma un attimo e si volta verso la casa. C'è una bella luce, pensa, ed è un peccato che nessuno si fermi più qui davanti come quando era ragazzina.
"Senti," dice allora "me lo faresti un favore?"
"Cosa?"
"Se mi metto lì davanti, me la faresti una foto?"

Re: [MI 162 Fuori concorso] Il santone

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@ivalibri  - Bel racconto! Mi è piaciuto davvero tanto come hai sfruttato la traccia.  :)
Peccato che non sei riuscita a partecipare domenica.
ivalibri ha scritto: Dolly si ferma un attimo e si volta verso la casa. C'è una bella luce, pensa, ed è un peccato che nessuno si fermi più qui davanti come quando era ragazzina.
"Senti," dice allora "me lo faresti un favore?"
"Cosa?"
"Se mi metto lì davanti, me la faresti una foto?"
Sai cosa ho pensato con questo finale?
Che ci sarebbe stata bene la foto della traccia.
Allora, sono andata a fare il copia-incolla. Ma non me lo prende, perché sono oltre centomila caratteri di testo.  :(

Ma potresti cercare di fare tu il caricamento, magari ci riesci con la modifica e completerebbe molto bene la tua prova. E il finale.  :si:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 162 Fuori concorso] Il santone

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Ciao @Poeta Zaza,
Grazie per essere passata a leggere e a commentare! Purtroppo domenica non sono riuscita a finire in tempo... ma cercherò di passare a leggervi tutti.
Poeta Zaza ha scritto: Sai cosa ho pensato con questo finale?
Che ci sarebbe stata bene la foto della traccia.
Allora, sono andata a fare il copia-incolla. Ma non me lo prende, perché sono oltre centomila caratteri di testo.  :(

Ma potresti cercare di fare tu il caricamento, magari ci riesci con la modifica e completerebbe molto bene la tua prova. E il finale.  :si:
Hai ragione, ci starebbe benissimo. Anche perché se non si conosce la foto forse non risulterebbe chiaro il racconto. E poi la foto è proprio bella!
Proverò ad aggiungerla ma temo che non sarò capace se non sei riuscita tu. Anche perché la foto è molto grande.
Grazie ancora e a presto!

Re: [MI 162 Fuori concorso] Il santone

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@ivalibri
Ciao, il racconto è denso e suggestivo. Mi ha ricordato, vista la latitudine e viste le tematiche, i romanzi western di Cormac McCarthy. MI riferisco in particolare alle storie contenute nel volume "Trilogia della frontiera." Ho trovato interessante l'atmosfera che sei riuscita a ricreare, anche se (per il mio gusto) ci sono troppe cose appena accennate o lasciata al non detto e al lettore perché le indovini. Personalmente ritengo che una storia tanto interessante meriterebbe di più spazio. Se fossi in te, io proverei ad ampliare l'antecedente (la sparizione del padre di Dolly) spiegherei meglio come la protagonista, nell'ultima parte del racconto, sia diventata una cantante folk. Insomma, trovo che la storia sia molto interessante e che meriterebbe più spazio, per diventare un racconto più articolato o, perché no, un romanzo dal tono western. Trovo interessante la tematica di una figlia che si mette alla ricerca d un padre sparito in circostanze misteriose. 

Il personaggio di Dolly sicuramente cattura la nostra simpatia. Ho trovato un tocco di sapiente realismo il fatto che si porti dietro poco da mangiare e debba spendere i suoi sudati risparmi per attendere la visita del santone e poi pagarlo. E' un'ironia molto carina che il santone le spieghi come le faccia un "prezzo di favore," in quanto le guarigioni sono molto più costose. Questo ci dà il senso di come tutta l'operazione puzzi di truffa, di tentativo mercenario e di cialtroneria. Però traspare dalle tue righe anche una specie di simpatia per questo genere di operazione. La figura del santone mi sembra ben definita, e ha tratti quasi fantastici e favolistici. Siamo portati a interrogarci sul significato dei simboli matematici, un dettaglio che dà un tocco di originalità alla tua storia. A mio avviso però si potrebbe tratteggiare con maggiore cura il personaggio della figlia, perché è un personaggio importante in quanto dà tridimensionalità all'intero racconto.

Questo per quanto riguarda i contenuti della storia... per quanto riguarda lo stile, mi è sembrato che il tuo modo di narrare sia sufficientemente dettagliato e ho trovato diretti e accattivanti i dialoghi.
ivalibri ha scritto: La vede da lontano. La riconosce subito, nonostante adesso sia deserta. Accosta la macchina un po' più in là e si avvicina piano. L'aura ingiallita da museo che la avvolge ne mantiene l'aspetto magniloquente e stravagante di quindici anni prima. L'aria intorno invece è satura di caldo estivo e desolazione.
Questa parte però mi sembra poco chiara. Forse per un limite mio, non riesco a capire bene a cosa si riferisca la descrizione. Forse potresti lavorarci più renderla un po' più chiara, anche aggiungendo dei dettagli. E' l'unica parte del racconto, comunque, che ho fatto fatica a comprendere.

Ho trovato interessante il senso di complicità che crei fare le due ragazze, la protagonista e la figlia del santone, che immaginiamo coetanee. Ho pensato che Dolly, nella ricerca del padre, forse cerca anche sé stessa e un ambiente in cui crescere, cosa da te sottolineata quando spieghi che trova amici lungo la strada della sua avventura. Purtroppo questa "crescita," dato il poco spazio, è subitanea, ma è anche interessante per il lettore indovinare cosa possa essere successo da un paragrafo all'altro.

Nel complesso, quindi, una storia fresca, divertente, ben ritmata, scritto in ottimi stile, che però a mio avviso meriterebbe di ampliamento e approfondimento. Mi hai fatto venire voglia di sapere di più su Dolly e la sua ricerca, che (dato il poco spazio che abbiamo a disposizione...) mi sembra appena accennata. Faccio presente che le mie critiche vogliono soltanto essere costruttive e ti ringrazio per aver condiviso il bel racconto.
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: [MI 162 Fuori concorso] Il santone

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Ciao @Domenico S.,
Grazie per essere passato a leggere e a commentare.
Domenico S. ha scritto: Mi ha ricordato, vista la latitudine e viste le tematiche, i romanzi western di Cormac McCarthy. MI riferisco in particolare alle storie contenute nel volume "Trilogia della frontiera."
Mi piace tantissimo Cormac McCarthy!
Ti ringrazio per i tuoi suggerimenti  che mi saranno utili per riprendere questo racconto. Il lasciare parti non dette all'immaginazione del lettore è una mia caratteristica e anche un difetto, spesso infatti non ho la giusta misura di quanto questo approccio lasci insoddisfatto il lettore. Per questo mi è molto utile uno sguardo esterno che vada a individuare dove occorre riempire i buchi.
Grazie ancora per il tuo commento attento e approfondito.
A presto!

Re: [MI 162 Fuori concorso] Il santone

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Ciao @ivalibri 

Questo tuo racconto mi è piaciuto molto per varie ragioni, quindi non posso che complimentarmi.

La storia è bella, ben costruita e scritta ancor meglio.

Una delle ragioni del mio apprezzamento sta nella capacità come narratore di ambientare una storia in uno scenario inusuale, lontano dalla proprio luogo e dalla propria area culturale.
Questo ovviamente perché ho una fantasia limitata e mi riesce di scrivere solo cose di ambientazione nazionale.
Resta ovvio che se si ha una conoscenza più o meno profonda di località estere la cosa può risultare più semplice, quindi non escludo che tu abbia visitato i luoghi che citi nel racconto, ma se così non fosse, a maggior ragione mi complimento per la capacità di rendere con brevi tratti un paesaggio dell’hinterland texano.
Per intenderci, il tuo modo di raccontare mi porta immediatamente a una associazione con lo stile narrativo di John Fante, che resta uno degli autori che maggiormente prediligo e ammiro.
Non posso nascondere che la capacità di evocare luoghi in qualche modo esotici in maniera credibile, rendendone il sapore e il colore, con un lavoro di pura fantasia mi rende quasi invidioso.
Questo, a te che possiedi questa capacità, sicuramente stimolerà un sorriso, ma davvero confesso di non possedere questa elasticità mentale da applicare alla scrittura.

La qualità del racconto si nutre d'invenzioni in apparenza secondarie, ma di grande effetto evocativo e visivamente impattanti, come l’elemento dei “numeri” presenti sulla facciata dell’abitazione del “Santone/ciarlatano” che donano alla storia un’atmosfera surreale e magica propria dello “spiritualismo” messicano.

Così come è di grande efficacia nel narrare molto della storia pregressa e del suo ambiente di vita, la citazione in pochissime parole che illustra la scomparsa del padre della protagonista:
“Dolly si irrigidì e gli si parò di fronte. L'istantanea dei fratelli Méndez che si portavano via di peso suo padre gli comparve davanti agli occhi.”

Insomma, il racconto nella sua solo apparente semplicità è una vera chicca narrativa.
Coinvolge, trascina e appassiona il lettore con mano magistrale.
John Fante credo ti farebbe gli stessi miei complimenti.
Hai molta stoffa amica mia.

Un abbraccio e buon lavoro.  <3

Re: [MI 162 Fuori concorso] Il santone

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Caro @Nightafter
Sei troppo buono!
Nightafter ha scritto: Una delle ragioni del mio apprezzamento sta nella capacità come narratore di ambientare una storia in uno scenario inusuale, lontano dalla proprio luogo e dalla propria area culturale
L'ambientazione americana mi ha messa in difficoltà, infatti non sono riuscita a postare in tempo per il MI. Ho cercato di renderla più familiare a me, attraverso personaggi di origine messicana(conosco abbastanza bene parte del Sud America e forse mi ha aiutata...).
Sono contenta quindi che risulti credibile. 
John Fante è un autore che mi piace molto, anche se non credo di meritare il paragone!
Grazie davvero per essere passato a leggere e a commentare.
A presto!

Re: [MI 162 Fuori concorso] Il santone

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Questo racconto é come una grafica dai tratti decisi, con precisione hai descritto un ambiente fatto  da disperati creduloni.
La povertá permea il tuo racconto. È squallida ma non priva di speranza: la casa dei numeri é davvero l'ultima spiaggia su cui aspetta un pescatore truffaldino.
Mi é piaciuta molto Dolly, decisa e disincantata, che con il suo modo di fare sospettoso per un momento riesce a scuotere il finto veggente.
In poche parole sei riuscita a descrivere l'arco di una vita che dalla disperazione passa al successo, peró Dolly sente il bisogno di tornare nel luogo dove ha avuto inizio la sua parabola, come se non avesse rinunciato del tutto a credere che qualcuno le potesse svelare la veritá sulla fine del padre.
Mi é piaciuto molto il tuo racconto che mi ha lasciato i bocca il sapore di polvere della gente povera.
Bella la fine con una foto che sembra rappresentare i sogni e le illusioni infrante. Brava!
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