[MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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Traccia di mezzogiorno: Lei
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Era già avanti negli anni Agostino quando un giorno si rese conto di essere stanco. Inutile continuare ad aggirarsi nei dintorni di Malkhut e aspettarsi qualcosa. Forse non ne era degno, pensava camminando sulla sabbia con il mare che mormorava lento e a tratti audace, come seguendo i suoi pensieri. 
Per ricevere bisogna imparare a dare diceva la Kabbalah, ma lui aveva avuto paura di ricevere troppo, di essere considerato corresponsabile della creazione; aveva, forse senza volerlo ma chi poteva dirlo, ostacolato il suo pensiero verso le sfere superiori costringendo la sua luce vitale a precipitare sotto Malkhut, nel regno della morte. Aveva contribuito con questo ad alimentare il male. Il male esisteva per colpa di quelli come lui, si alimentava della loro luce dispersa che non osava salire in alto.
Questa ennesima consapevolezza del suo fallimento lo aveva prostrato. Aveva sentito dentro di se una voce dirgli di interrompere la sua ricerca, perché stava alimentando l’inferno. Da una parte poteva gioire: era stato avvisato, ma dall’altra era precipitato nella disperazione. Poteva essere il primo e ultimo avvertimento.
 
Cosa ci faceva in quella spiaggia deserta? Come stordito riconobbe i luoghi della sua infanzia e continuò a camminare per lungo tempo, fino a sentirsi esausto. Era giunto in un acquitrino dove l’acqua ferma e verdastra emanava un odore di febbre. Era un luogo bello per Agostino, capace di penetrare i particolari di ogni cosa, senza fare differenza fra le distese di fitti canneti dall’odore pungente, il gracidare delle rane, le carcasse arrugginite di auto abbandonate contornate da masse di rifiuti compositi. Camminò per una strada sterrata e polverosa senza curarsene, come fosse su una strada di festa. Davanti alla pineta immersa in una cupa ombra che odorava di putrefazione vide una sequenza di rottami di case prefabbricate malmesse, all’apparenza abbandonate, sfondate, cosparse di scritte, erbacce, immondezza. Davanti alla porta d una di queste case, seduta su una poltrona sfondata c’era una donna che lo guardava in silenzio. Aveva in testa un grande cappello nero, mostrava le gambe accavallate, una mano sollevata come se tenesse una sigaretta o un pensiero sospeso. Ai suoi piedi una borsa nera, come gettata.
Agostino rimase a guardare a bocca aperta. Qualcosa gli era familiare di quella donna, immagini della sua giovinezza, gli ricordava una cantante, ma non seguiva le cantanti. La donna guardava davanti in silenzio nella sua direzione, ma sembrava vedere oltre. Aspettava lui. Un brivido scese lungo la schiena di Agostino che tuttavia si avvicinò, fermandosi davanti a due alti scalini di cemento sbrecciato, con la donna che si ergeva maestosa sopra di lui.
—Ho sentito una voce— disse Agostino. E poteva essere una frase qualunque.
—Lo so— disse la donna con il volto serio. E non era una risposta qualunque. Sapeva. Era.
—La mia colpa dunque?
—Troppo orgoglio nel volerlo sapere.
—Non sono perfetto.
—Molti si arrendono. Hai dato energia al male.
—Lo so.
—È più comodo alimentare il male?
Agostino rimase in silenzio. Avrebbe voluto sedersi, era stanco. Ma rimase in piedi.
—Si, è più comodo. Non volevo, ho abbastanza conoscenza, ma non ho resistito alla stanchezza di vivere. Ho lasciato che la luce scendesse e me ne sono andato.
La donna sembrò sospirare.
—La tua mancanza di fiducia, la tua debolezza ha alimentato ulteriore male. Infelicità. Omicidio. Guerra. Follia.
Agostino avrebbe voluto rispondere: “È sempre stato così” ma sapeva che non era la risposta da dare.
—Hai fatto bene a non rispondere. Ma il solo pensarlo sta causando altro male in questo momento.
—Io non riesco ad andare avanti, sono troppo debole. Non riesco.
—Hai mai amato?
Agostino guardò le gambe della donna, che non si scompose.
—Perché me lo chiedi in quel modo?
—Così “sconcia”? Tu badi a questo?
—Dovrei? Ma non m’importa. Non ho mai amato.
La donna assunse un’espressione triste.
—Lo studio non ti è valso. Non intendo l’amore della carne. Hai mai amato la natura umana, la sua felicità?
—Ah quella. Io l’ho cercata, si.
—Non la si cerca restando chiusi in se stessi. Dovevi uscire per capire, dovevi vivere. Dovevi amare.
—Me ne sono accorto oggi. Me ne sono andato per questo. Ho lasciato tutto.
—Se stai parlando con me significa che qualcuno vuole venirti incontro.
—È chi penso io?
La donna assunse un’aria severa.
—E hai fatto bene a non pronunciare il suo nome.
—So di non doverlo…
—E parli troppo. E non capisci. E non vivi.
—Ma non sono malvagio.
—Per stanchezza, per sfiducia hai favorito il male.
—Dammi un’altra possibilità.
La donna diede un calcio alla sua borsa facendola cadere davanti ad Agostino.
—Aprila. Troverai qualcosa per pensare.
Agostino la raccolse, era leggera,  l’aprì. Dentro c’era un foglio con queste parole: Semen retentum venenum est.
—Il seme del desiderio di luce in ogni uomo, se trattenuto diventa un veleno per se stesso e i suoi simili. Tu lo hai trattenuto.
—Sono consapevole. Cosa sarà di me?
—Torna a cercare. Ma questa volta coinvolgi i tuoi simili. La maggior parte vive nel buio, vive nel male convinta di fare il bene.
—Lo so e soffro per questo.
—Questo è il motivo per cui qualcuno ti ha avvisato. Non sono molti gli uomini che hanno la consapevolezza della luce. Tu sei uno di quelli. Riprendi la tua strada. Anche grazie a te ci sarà meno male su questa Terra.
—Fino a quando?
La donna si alzò. Sembrava una comune donna. Sorrise ed era un sorriso strano, pareva non appartenerle. Agostino ricordava di averla vista in qualche filmato musicale, forse era una cantante, ma non doveva essere la stessa persona. O lo era? Le intricate strade della conoscenza erano piene di strani incroci.
—Questo non è dato sapere.
—Ma un giorno finirà il male?
—Un giorno finirà. Non lo vedrai quel giorno, non materialmente, ma ne avrai consapevolezza.
Agostino sorrise, sentì gli occhi inumidirsi di gioia. Li chiuse. Quando li riaprì la donna era scomparsa. Si sentiva fresco e riposato. Decise di ritornare alla sua casa, ma passando per il centro del paese. Voleva parlare con tutti quelli che  avrebbe incontrato, chiedere come stavano, se tutto andava bene, di aver fiducia, di pregare, di amare, di non odiare nessuno… Programma ambizioso, ma qualcuno aveva cominciato a farlo tanto tempo fa in un piccolo posto del mondo e altri avevano continuato. Ma erano pochi. Dovevano diventare molti per salire alla Luce e impedire al loro scoraggiamento, alla loro paura di vivere di dare energia al male eterno che si aggrappava da sempre all’anima dell’uomo.
Programma ambizioso ma fattibile. A cominciare dal suo piccolo paese.
Agostino adesso era felice.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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Ciao @Alberto Tosciri, commento il tuo racconto per poter postare il mio. Come sempre, prendi quel che vale e "a culo tutto il resto"...
Parto dicendo che il racconto mi ha coinvolto per la sua natura mistio/filosofica. Come spesso accade, i tuoi racconti vivono in una bolla di ultraterrenità.
Ciò detto, ho apprezzato maggiormente la parte dialogata con la "donna", le allusioni, i valori trasmessi, la speranza rinata. Non mi ha del tutto convinto, invece, la prima parte, quella descrittiva del contesto: un po' ripetitiva. Secondo me lontanuccia dai tuoi standard.
Mi ha generato confusione - mi son chiesto se Agostino fosse un dio...
Ciò detto, ecco qualche dettaglio:
Alberto Tosciri ha scritto: Era già avanti negli anni Agostino quando un giorno si rese conto di essere stanco.
Non mi convince molto l'efficacia di questa frase, forse avrebbe funzionato meglio "Era già avanti negli anni Agostino il giorno in cui si rese conto di essere stanco." Più evocativo, tenuto conto del seguito.
Alberto Tosciri ha scritto: Aveva contribuito con questo ad alimentare il male. Il male esisteva per colpa di quelli come lui, si alimentava della loro luce dispersa che non osava salire in alto.
Sostituirei il secondo verbo alimentare con nutrire.
Alberto Tosciri ha scritto: Questa ennesima consapevolezza del suo fallimento lo aveva prostrato.
Uhmmm... "ennnesima" non mi convince: "ulteriore"? "nuova"'?
Alberto Tosciri ha scritto: Come stordito riconobbe i luoghi della sua infanzia e continuò a camminare per lungo tempo, fino a sentirsi esausto
Cambierei l'ordine delle parole: riconobbe i luoghi della sua infanzia e continuò a camminare, stordito, per lungo tempo, fino a sentirsi esausto
Alberto Tosciri ha scritto: emanava un odore di febbre
malsano? 
Alberto Tosciri ha scritto: Era un luogo bello per Agostino
Eppure, era un luogo bello per Agostino
Alberto Tosciri ha scritto: rottami di case prefabbricate malmesse
penso che tra "rottami" e "malmesse", una sia di troppo.
Alberto Tosciri ha scritto: La donna guardava davanti in silenzio nella sua direzione
Ciao e a rileggerti!

Re: [MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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Ciao, @Alberto Tosciri    :)
Alberto Tosciri ha scritto: Aveva sentito dentro di se

Alberto Tosciri ha scritto: una mano sollevata come se tenesse una sigaretta o un pensiero sospeso.
bell'immagine.
Alberto Tosciri ha scritto: È più comodo alimentare il male?
Hai tramutato in un dialogo tra questi due esseri il succo del messaggio cristiano.
Alberto Tosciri ha scritto: Ho lasciato che la luce scendesse e me ne sono andato.
Anche la passività verso il male lo favorisce.
Alberto Tosciri ha scritto:
Il seme del desiderio di luce in ogni uomo, se trattenuto diventa un veleno per se stesso e i suoi simili. Tu lo hai trattenuto.
Fai capire che la luce si deve proiettare fuori di noi, pena il bruciarsi e avvelenarsi dentro.
Alberto Tosciri ha scritto: Non sono molti gli uomini che hanno la consapevolezza della luce. Tu sei uno di quelli. Riprendi la tua strada. Anche grazie a te ci sarà meno male su questa Terra.
Questa Lei che ha risvegliato Agostino rappresenta chiunque sia un maestro di vita, nel nostro percorso dell'esistere "dentro". Così io l'ho intesa.
Alberto Tosciri ha scritto: Dovevano diventare molti per salire alla Luce e impedire al loro scoraggiamento, alla loro paura di vivere di dare energia al male eterno che si aggrappava da sempre all’anima dell’uomo.
Alberto Tosciri ha scritto:
Programma ambizioso ma fattibile. A cominciare dal suo piccolo paese.
Agostino adesso era felice.
 
(y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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ciao @Alberto Tosciri ... sai cosa penso dopo aver letto questo tuo racconto?  Che vuoi provocare @milarepa  :asd: :asd: e per questo aspettiamo cosa ne pensa.. A parte gli scherzi, affronti un tema che in chat affrontiamo spesso e che spesso finisce in caciara.. :D

Io credo che in questo racconto ti sei voluto quasi confessare... mi sbaglierò!  Comunque io credo che sia tempo perso quello che si spende per la "Perfezione" , perché credo che noi siamo già perfetti così, a origine e somiglianza. Però c'è chi vuole andare troppo oltre, e salire in cima alla montagna, tralasciando che spesso la vita sta a valle.... ( adesso faccio incazzare Milarepa  :P )

Per il resto, sei stato un po ripetitivo su alcune cose, ma il succo del racconto merita tante serate in chat.... ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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Grazie @L'illusoillusore
L ha scritto: Come spesso accade, i tuoi racconti vivono in una bolla di ultraterrenità.
Ohh... Assolutamente si!  :D 
L ha scritto: mi son chiesto se Agostino fosse un dio...
No un semplice uomo, ma con il desiderio di conoscere, andare avanti. Oltrepassare l'oscura notte in cui vive l'anima e salire in penitenza sul monte Carmelo per trovare Dio, come illustrò nei suoi testi mistici San Giovanni della Croce...

Sono daccordo con le tue notazioni e correzioni, ne terrò molto conto in fase di riscrittura.

In quanto a
L ha scritto:
malsano? 
Si può intendere anche malsano. Gli acquitrini, le paludi in genere, specie d'estate emanano un odore penetrante di marcio, di tossico. Dobbiamo a queste esalazioni la malaria endemica del passato, molto comune dalle mie parti, sempre nel passato intendo, oggi è debellata per fortuna. Tutti i miei parenti ne soffrirono, la gente veniva curata con il chinino. Io  porto le tracce della malaria nel sangue fin dalla nascita, essendo portatore sano di anemia mediterranea. Non mi ha mai causato niente ringraziando Dio, ma se mi fossi sposato con una portatrice sana come me i figli avrebbero avuto un'alta possibilità di ammalarsi di talassemia e morire dopo qualche anno, raramente  potendo superare l'adolescenza.

Grazie @Almissima 
Almissima ha scritto: Atmosfera cupa come piace a me.
Le amo anche io. Difficilmente descrivo qualcosa di allegro  :D


Grazie @Poeta Zaza  del tuo piacevole passaggio e per la correzione di quel sé... ci casco spesso in questo sbaglio...  :)
Poeta Zaza ha scritto: Questa Lei che ha risvegliato Agostino rappresenta chiunque sia un maestro di vita, nel nostro percorso dell'esistere "dentro". Così io l'ho intesa.
Si... più che altro la intenderei come uno/a degli innumerevoli guardiani della conoscenza divina accessibile mediante la Kabbalah ebraica... non tutti sono reputati idonei ad addentrarsi se non dimostrano determinate attitudini... talvolta qualcuno può intervenire, non chiedermi chi: se lo sapessi sarei un essere semidivino...
Poeta Zaza ha scritto: Fai capire che la luce si deve proiettare fuori di noi, pena il bruciarsi e avvelenarsi dentro.
Si ho interpretato all'incirca così il motto latino Semen retentium venenum est... Se sopprimiamo l'amore, la bellezza che è dentro di noi, ci si può ritorcere contro... Si può interpretare in diversi modi, a me piaceva questo.
Quindi il racconto ti è piaciucchiato un po'? :)

Grazie @bestseller2020 
bestseller2020 ha scritto: ciao @Alberto Tosciri ... sai cosa penso dopo aver letto questo tuo racconto?  Che vuoi provocare @milarepa  :asd: :asd: e per questo aspettiamo cosa ne pensa.. A parte gli scherzi, affronti un tema che in chat affrontiamo spesso e che spesso finisce in caciara.. :D
Non voglio provocare nessuno, figurati  :D     e poi non sarei in grado di controribattere a @milarepa 
mi distruggerebbe con la sua dialettica ermetica e orientaleggiante  :(
bestseller2020 ha scritto: Io credo che in questo racconto ti sei voluto quasi confessare... mi sbaglierò!  Comunque io credo che sia tempo perso quello che si spende per la "Perfezione" , perché credo che noi siamo già perfetti così, a origine e somiglianza. Però c'è chi vuole andare troppo oltre, e salire in cima alla montagna, tralasciando che spesso la vita sta a valle.... ( adesso faccio incazzare Milarepa  :P )
Eh... si vede che te ne intendi mi sa...   di confessioni...   :D
Comunque penso che la Perfezione non è di questo mondo, come non lo è la Felicità...  Uno cerca...
Andare troppo oltre non conviene; chi disse che l'uomo poteva avere una conoscenza come Dio era un pessimo elemento che strisciava nell'Eden... Un uomo può cercare solo di salire il Calvario ed è una fortuna immensa se gli viene permesso...
bestseller2020 ha scritto: Per il resto, sei stato un po ripetitivo su alcune cose, ma il succo del racconto merita tante serate in chat.... ciao a presto
Si hai ragione: sono abbastanza monotono, lo riconosco...  :D
Ciao
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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Ciao @Alberto Tosciri , hai postato un bel racconto e come sempre ci stupisci.
L'atmosfera, le immagini, il messaggio, mi piace tutto. Alla fine, però, non sappiamo chi è la donna seduta sulla poltrona, Agostino è un personaggio inventato? Oppure è sant'Agostino, che del male andava interrogandosi e trovò la fede abbastanza adulto?
Benché io abbia apprezzato le parole, avrei voluto scoprirne il senso per intero.
Agostino è consapevole del male che ha fatto e di averne provocato...
Alberto Tosciri ha scritto: Il male esisteva per colpa di quelli come lui, si alimentava della loro luce dispersa che non osava salire in alto.
Alberto Tosciri ha scritto: Per ricevere bisogna imparare a dare diceva la Kabbalah, ma lui aveva avuto paura di ricevere troppo, di essere considerato corresponsabile della creazione;
In questi due passagi capisco che lui conosce un libro ebraico e che sa di aver contribuito a creare o a diffondere il male.
 Agostino è un'anima che vaga in ceraca di risposte? Perché, se è vivo, allora ha del divino? O per lo meno sembra che abbia contatti col Supremo
Alberto Tosciri ha scritto: —Si, è più comodo. Non volevo, ho abbastanza conoscenza, ma non ho resistito alla stanchezza di vivere. Ho lasciato che la luce scendesse e me ne sono andato.
In questo passaggio penso che lui sia un'anima in cerca di qualcosa.
Ma poi...
Alberto Tosciri ha scritto: Voleva parlare con tutti quelli che  avrebbe incontrato, chiedere come stavano, se tutto andava bene, di aver fiducia, di pregare, di amare, di non odiare nessuno…
Qui sembra che sia vivo e pieno di energia.

Ora, per me ha scritto una storia in codice. Le due parti in neretto vogliono dire qualcosa che non hai esternato e che hai lasciato incastrato tra le righe.
Non vado avanti a spieagrti quello che mi arrivato leggendo perchè temo di aver sbagliato, resto un pò in confusione ma va bene così.
complimenti e buon contest.

Re: [MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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Ciao @Alberto Tosciri ,
ho visto che altri, che mi hanno preceduto, ti hanno già segnalato i refusi, dunque a me resta il piacere di commentare senza badare a fare le pulci :)
Ho apprezzato molto l'intento dietro il racconto. Un racconto che definirei filosofico, morale. Lo scambio tra la donna e Agostino non è affatto banale, anzi, affronta nientepopodimenoche la tematica del bene e del male. Non ci viene chiarito chi sia in effetti la donna, e non c'è n'è il bisogno. Non serve, non ai fini del racconto. Come sempre la prosa è molto piacevole, complimenti.
L'unico neo, a mio modesto parere, è che il tema viene trattato rapidamente, troppo, e lo scambio, seppur nelle intenzioni fosse connotato di grande ambizione, risulta un po' superficiale. Mi rendo conto che in un racconto da meno di 8000 caratteri si fa quel che si può, e quel che si può qui è anche molto, però, secondo me il tutto risulta un po' troppo precipitoso. La discussione meriterebbe maggior respiro.
Alla prossima

Re: [MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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Caro @Alberto Tosciri
ti dico la verità: quando ho pensato alla traccia ho pensato che tu non l'avresti mai scelta. 
E invece mi sono sbagliata e tu mi hai sorpreso ancora una volta.  :)
Ho letto il tuo racconto più volte, ho letto i commenti. Tutto verissimo. il bene, il male, l'ultraterrenità, la filosofia, ma la cosa che mi ha colpito di più è il dialogo con Lei.
Alberto Tosciri ha scritto:
—Hai mai amato?
Agostino guardò le gambe della donna, che non si scompose.
—Perché me lo chiedi in quel modo?
—Così “sconcia”? Tu badi a questo?
—Dovrei? Ma non m’importa. Non ho mai amato.
La donna assunse un’espressione triste.
—Lo studio non ti è valso. Non intendo l’amore della carne. Hai mai amato la natura umana, la sua felicità?
—Ah quella. Io l’ho cercata, si.
—Non la si cerca restando chiusi in se stessi. Dovevi uscire per capire, dovevi vivere. Dovevi amare.
—Me ne sono accorto oggi. Me ne sono andato per questo. Ho lasciato tutto.
Ma quanta forza c'è in questo dialogo? Quanta potenza? Quello che tu hai messo tra virgolette è proprio il senso della foto, secondo me. Eppure, o forse proprio per questo, è irresistibile e non posso fare a meno di guardarla.

Grazie uomo con il cognome antico, raro e bellissimo ;) , grazie per avermi sorpresa ancora una volta e grazie per aver scritto questo molto particolare racconto.  :rosa:
Ps - lo rileggerò di sicuro. Ho colto l'aspetto "magico", ma mi sono lasciata distrarre dall'ambientazione  :)
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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Ciao @Alba359 
Ti ringrazio  per l’apprezzamento.
Non so definire nemmeno io chi possa essere la donna seduta sulla poltrona, dall’apparenza non tanto lontana a quanto siamo abituati a vedere. Agostino è inventato, è un ricercatore, uno studioso della Kabbalah, certamente un iniziato, così come spesso  accade per questi studi mistici.
Ho pensato anche a Sant’Agostino, un personaggio grandioso che ha scritto a profusione sulla dottrina cristiana e sui suoi misteri come nel De Trinitate, che tutti i cristiani  e non solo dovrebbero leggere, oltre alle Confessioni.
  ha scritto:Alba359In questi due passagi capisco che lui conosce un libro ebraico e che sa di aver contribuito a creare o a diffondere il male.
Il “libro” ebraico (non è solo uno, sono infiniti, alcuni ancora da decifrare…) è la sapienza e i misteri della Kabbalah. Naturalmente non mi permetto di addentrarmi in questo campo, non ne ho i titoli né le conoscenze approfondite, mi sono dedicato un tempo a cercare di saperne qualcosa in forma molto divulgativa e mi ha affascinato.
Agostino conosce l’ebraico in quanto per lo studio di quella particolare materia è essenziale, anche se si può comunque studiare nella propria lingua.
Kabbalah significa “ricezione” e anche le lettere dell’alfabeto ebraico che compongono questa parola, le iniziali e finali hanno la forma di un “recipiente” quadrato, contenitori di sapienza, con un gambo in alto a indicare la provenienza divina e un gambo in basso a indicare la ricezione da parte degli uomini che vi sono preposti.
Certamente Agostino cerca risposte. Ha studiato tutta la vita e non le ha trovate, per questo motivo è disperato. Per come la intendo io un uomo così merita delle risposte. La Kabbalah ha i suoi guardiani divini. La donna potrebbe essere la materializzazione di uno di questi.
  ha scritto:Alba359Ora, per me ha scritto una storia in codice. 
Non ne sono all’altezza, non in questo campo sul quale è da molti anni che mi informo e conosco le difficoltà. Il messaggio potrebbe essere che Agostino non ha avuto abbastanza fiducia in sé stesso e nei suoi simili e nella forza superiore divina.  Naturalmente prendi queste spiegazioni come mie riflessioni personali.
 
Grazie per l'apprezzamento @m.q.s. 
  ha scritto:m.q.s.la tematica del bene e del male.
Anche di più se consideriamo il complesso di dottrine mistiche ed esoteriche su Dio e l’universo che sono considerate nella Kabbalah. La donna, come ho detto  nel commento ad @Alba359, potrebbe essere uno dei guardiani della  Kabbalah che ha assunto temporaneamente forma umana per parlare con lo studioso ed illustrargli le sue manchevolezze.
Ti do ragione che il tema trattato era invero troppo ambizioso e solo per le tematiche generali ci sarebbe voluto un respiro molto ampio, anche per spiegare le varie terminologie, non comuni a tutti.
 
@Alba359 
  ha scritto:Alba359Malkhut. Me lo sono andato a cercare sulla rete. Adesso ho collegato perchè conosce la Kabbalah, e cosa sta cercando.
Allora avrai visto che è la decima delle sephirot e il punto finale di tutte le attività dell’Albero della Vita, dove la Luce, intesa come consapevolezza di appartenenza al divino, inizia a risalire dalla materia verso l’alto.
  ha scritto:Alba359Ho fatto solo una lettura veloce, è una cosa che voglio approfondire.
Ci sono innumerevoli testi esplicativi, quelli accessibili naturalmente, antichi e moderni. Io è una vita che accumulo materiale in proposito. Non è facile, ma già avere il desiderio di conoscere è una cosa buona. Anche se tutta una vita  fosse spesa in questa ricerca non sarebbe una vita sprecata.
 
 
Grazie @paolasenzalai 
  ha scritto:paolasenzalaiti dico la verità: quando ho pensato alla traccia ho pensato che tu non l'avresti mai scelta. 
Tieni presente che per me qualunque argomento, qualunque traccia a tema per scrivere ha come sfondo il mondo, materiale e immateriale perciò, avendo a disposizione l’infinito posso scegliere in quell’universo…
Vabbè esagero. A volte ne ho voglia, diciamo. :)
Nella sezione Scrivere tempo fa avevo raccontato un episodio simpatico per spiegare come concepivo lo scrivere. Un episodio che mi era capitato una vita fa, quando ero ancora alle scuole medie. 
La professoressa d’italiano era in vena di “modernismo” quel giorno degli anni Settanta e appallottolò sulla cattedra alcuni fogli di carta e di cartone creando una massa informe piena di luci e di ombre.
Ci disse di scrivere un tema su quello che vedevamo.
Io cominciai a scrivere, senza rendermi conto che nel frattempo i miei compagni, dopo mezza paginetta di foglio protocollo piegato in due, come si usava allora per i compiti (una metà rimaneva in bianco per le correzioni) avevano già consegnato il compito. Scrissi a getto continuo usando diversi fogli, anche quelli della brutta copia. Alla fine mi fermai perché mi resi conto che tutti mi stavano guardando perplessi, professoressa compresa. Ora non ricordo tutto quello che scrissi, ma ricordo che ci misi il mio mondo di bambino, i miei giochi, desideri, fantasie… Descrissi persone, situazioni, paesi, ombre, odori; ci vedevo tutto quello  in quelle forme e in quelle ombre accartocciate. Ricordo che fu una bella esperienza per me.
Grazie ancora per le tue belle parole per questo racconto.
Molto gentile.
 
 
 
 
 
 
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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Ciao @Alberto Tosciri Un racconto  nel quale puoi riscontrare, a mio parere, ogni forma di saggezza appartenente a qualsiasi religione. Pur essendo ignorante in materia, mi appassiona molto e mi hai dato lo spunto per approfondire la Kabbalah, che non conosco bene, mea culpa.
Una breve parabola con un finale di speranza. Forse anch'io ho avuto l'impressione che si esaurisca troppo presto.
Grazie della lettura.
A rileggerti 

Re: [MI 162] L'incontro nell'acquitrino

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Grazie @Kasimiro 
Qualcuno ha detto che la Kabbalah è lo yoga dell'occidente. Una mistica mediorientale e mediterranea antichissima, di cui c'è ancora molto da approfondire e, cosa importante, nata per le nostri menti occidentali che se si dedicano al suo studio con passione, pazienza e rispetto  riescono a comprenderla, a entrare nella sua meravigliosa e divina sintonia in quanto pensata proprio per noi, per il nostro sangue.
Non avremmo bisogno di dedicarci al pur proficuo e utile studio di culture lontanissime da noi, create per altre conformazioni mentali e fisiche, culture differenti dal nostro retaggio ancestrale. Noi abbiamo già una nostra cultura mediterranea.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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