[MI 161] Il pranzo

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Traccia di mezzanotte: L'antipatico

Il pranzo

Il pugno sbattuto sul tavolo faceva tintinnare i piatti fondi su quelli piani. L'acqua nei bicchieri di noi bambini e il vino dei grandi vibravano, come per effetto di una lieve scossa di terremoto.
- Lo sapevo! Come al solito! La minestra è fredda.
La lamentela era la stessa di sempre. O meglio era una delle varianti in tema di minestra. Nonno Turi si lagnava se la minestra era tiepida e se era bollente. Quando nonna riusciva a servirla alla temperatura giusta grazie a sapienti acrobazie ai fornelli, si lagnava comunque. Troppo liquida, troppo densa, con i pezzi di verdura troppo grossi, o troppo piccoli, per non parlare di quali tipi di verdura venivano scelti e con quali accostamenti. I broccoli con le carote non ci stanno, né le patate con i piselli, la zucca, poi, è un ortaggio solitario che al massimo si abbina alla cipolla. Quindi c'era la discussione sui tipi di pastina o sui crostini. Gli spaghetti spezzati, un orrore, il riso, un abominio. Bisogna dire che la zuppa si prestava bene alle lagnanze di nonno Turi, con le sue infinite varianti. Sembrava quasi che nonna Rosa lo facesse apposta a prepararla, ogni domenica, e se la ridesse sotto i baffi.
Dopo il primo era il turno del secondo, e qui si scatenava il repertorio di un'altra serie di proteste: il pane. "Il sacro pane" era un altro dei bersagli preferiti del nonno, o meglio una delle frecce con cui scoccava attacchi ai familiari. Il secondo round della messinscena - "la pantomima" o "l'operetta" secondo il lessico di nonna - prevedeva rimproveri rivolti soprattutto a nuore e generi su come il pane andasse tagliato, in caso di pagnotta, o spezzato, se si trattava di filoncino, e, soprattutto, sulla quantità a cui ogni membro della famiglia avesse diritto.
E qui si scatenava la fantasia di Turi con regole arzigogolate sulla quantità di crosta che toccava a ognuno, nonché sul fatto che ai membri di famiglia acquisiti e non di sangue, quindi mariti e mogli dei figli, non spettassero più fette che agli altri.
- Semmai di meno! - tuonava con la voce da baritono.
- Ma perché ci invita tutte le domeniche? - domandava poi Maria, la moglie dello zio Nino, alla nonna mentre l'aiutava a sparecchiare la tavola.
- Non farci caso, - era la risposta di nonna - can che abbaia non morde.
Eh, sì, perché guai a mancare all'appuntamento domenicale, la minaccia di venire diseredati era niente di fronte al broncio che avrebbe tenuto il nonno.
Il repertorio andava avanti con il formaggio fino alla frutta, con sorprendenti variazioni su come si taglia il pecorino o l'anguria.
E infine, il pezzo forte finale del pranzo: il caffè. Nonno Turi dava il meglio di sé con l'ultimo atto dell'operetta. Oltre alla critica alla temperatura e alla consistenza, troppo forte o troppo annacquato, la famiglia ascoltava la dissertazione sulla preparazione.
- La moka è un metodo da pelandroni, per non parlare di quelle macchinette infernali che imitano i bar. Il vero caffè si fa con la caffettiera napoletana.
Il nonno elencava le qualità organolettiche del caffè napoletano con un ardire che nessuno osava contraddirlo. Perché c'è solo un modo di fare le cose, ripeteva, quello giusto, ossia il suo.
La pantomima finiva con la scenetta dello zucchero e del latte. Il vero caffè è quello amaro ma nonno Turi concedeva volentieri l'uso di dolcificanti, probabilmente perché era occasione di rimbrotti. Chi osava mettere più di due cucchiaini di zucchero o troppo latte veniva redarguito. La nonna riempiva un piccolo bricco con il latte e se avanzava erano improperi, ma anche se non bastava e qualcuno rimaneva a secco, segno che qualche furbo ne aveva preso troppo.
Finito il pranzo, nonno Turi si alzava da tavola soddisfatto e andava a schiacciare un pisolino. Il nonno che russava era il segnale che la visita domenicale era finita. Meglio che ognuno se ne andasse a casa propria, ché i nipoti iniziavano a far chiasso e potevano svegliare il nonno.
E così passavano le domeniche, e le settimane e gli anni. Cambiavano le cose, persino i commensali, membri che si aggiungevano o che se ne andavano, come zio Nicola quando divorziò da zia Lucia, ma non cambiava la pantomima. O meglio, cambiava anche quella, modificandosi in mille variazioni, come la frutta di stagione, ma il copione era quello. Perché nonno Turi era il protagonista.
Come per tutti i grandi attori, quando venne il momento di lasciare le scene, il resto della troupe provò a far andare avanti lo spettacolo. Qualcuno tentò pure di sostituirsi a lui, in fondo anche i film di James Bond o di Superman hanno cambiato attore. Ma domenica dopo domenica la commedia perdeva il suo mordente e poco a poco la sua ragione d’essere.
Quando anche nonna Rosa abbandonò lo spettacolo venne meno del tutto lo spirito della pantomima e i pranzi domenicali da radi che erano diventati cessarono del tutto.
Ora sono diventato grande e mi sono sposato. Nessuno si lamenta della zuppa e ognuno taglia il pane come gli pare e pure il formaggio. Ma quando prendiamo il caffè, controllo quanto zucchero e latte ci mette mia moglie e se esagera, glielo faccio notare.
Anche un grande protagonista inizia con un ruolo di comparsa.

Re: [MI 161] Il pranzo

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ivalibri ha scritto: quasi che nonna Rosa lo facesse apposta a prepararla così, ogni domenica, e se la ridesse sotto i baffi.
ivalibri ha scritto: non di sangue, quindi mariti e mogli dei figli, non spettassero più fette che agli altri.
- Semmai di meno! - tuonava con la voce da baritono.
Mi hai fatto ridere di gusto, Ivana!  :D
ivalibri ha scritto: Eh, sì, perché guai a mancare all'appuntamento domenicale, la minaccia di venire diseredati era niente di 
A volte, eccedi con l'uso delle virgole, dove ci starebbero meglio i due punti. Come qui sopra, dopo "domenicale", perché i due punti
sono deputati ad aprire una spiegazione.
ivalibri ha scritto: controllo quanto zucchero e latte ci mette mia moglie e se esagera, glielo faccio notare.
Ti suggerisco di aprire l'inciso con la virgola prima di "se".
ivalibri ha scritto: Anche un grande protagonista inizia con un ruolo di comparsa.
Bel finale di un simpatico racconto sulla traccia dell'antipatico.
Bentrovata e brava, @ivalibri  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 161] Il pranzo

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Ciao @ivalibri 
È bellissimo questo tuo “antipatico” , un genere di criticone che penso appartenga al vissuto familiare di parecchie persone.
Ho trovato un ritmo incalzante che ha dato un bel gusto alla tua zuppa, una ottima caratterizzazione dei personaggi. Nonna Rosa è vivida nonostante tu le dedichi poche battute.
Ps ho adorato La chiusa finale.
Un ottimo lavoro, come sempre!  Complimenti 👏

Re: [MI 161] Il pranzo

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Ciao @Poeta Zaza,
Grazie! In questo testo ho proprio abbondato con le virgole. Farò un po' di pulizie!
Grazie per i suggerimenti...
Cara @@Monica,
Intanto ben tornata al MI!
@Monica ha scritto: bellissimo questo tuo “antipatico” , un genere di criticone che penso appartenga al vissuto familiare di parecchie persone.
Eh sì, personaggio di famiglia in effetti. Che poi è anche simpatico nella sua antipatia...
Grazie per il tuo commento!
Ciao @Almissima
Almissima ha scritto: personaggi di questo genere, e per quanto antipatici, con tutti i loro capricci sono il collante di intere tribù.
Verissimo!
Grazie per essere passata a leggere e a commentare! Ci vediamo al prossimo MI!
Ciao 

Re: [MI 161] Il pranzo

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Ciao @ivalibri,
Bel racconto, lieve, simpatico, tutto basato su un pranzo. Bisogna saper scrivere per destreggiarsi in una "stanza sola" e tu, ovviamente, lo sai fare divinamente. 
Sai, mentre leggevo, con il sorriso sulle labbra, pensavo: chissà dove vuol andare a parare Ivalibri con questo racconto.
Beh, complimenti, per me hai fatto gol, gran bel finale. Bravissima!  :sss:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [MI 161] Il pranzo

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ciao @ivalibri ... come dice @@Monica il finale è la parte migliore.. :P

Questo nonno l'hai dipinto in modo troppo autoritario, considerato la famiglia patriarcale che hai messo in scena.. generalmente, i nonni, sono quelle figure dolci che non rompono nessuno, e che sono adorati dai nipotini... vedi, in questa tua chiusa, si coglie questo sentimento d'amore per il nonno protagonista... brava... :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 161] Il pranzo

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Si può tramandare anche il carattere di padre in figlio? E perchè no!
Io da mia nonna ho preso molti aspetti.
Hai descritto quello che in molte famiglie è una tradizione bellissima: la domenica a pranzo dai nonni.
A me non è sembrato troppo antipatico alla fine, il nonno li invitava per viverseli tutti, i suoi parenti. Lo faceva ponendo la sua posizione di ospite al centro dell'attenzione, nonna Rosa lo sapeva che faceva tante storie per lasciare un ricordo indelebile, e ci è riuscito.
Complimenti, @ivalibri  ottimo racconto.

Re: [MI 161] Il pranzo

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ivalibri ha scritto: Superman
Ma guarda tu un po'. Trovo che questa traccia sull'antipatia sia molto azzeccata in questo periodo, dove tutti si sentono supereroi e per ciò stesso non possono che risultare antipatici. Ringrazio @pale star , davvero hai azzeccato la traccia, e fai emergere cose che evidentemente ribollono. Anche io ho usato degli archetipi moderni: Batman e Superman. Non che con la carissima Cettina ci fossimo messi d'accordo, ma secondo me è molto evidente che il tema è che suscita antipatia (giustificata) il sentirsi migliori degli altri, sentirsi dei supereroi in un momento storico dove il crollo di persone meno attrezzate culturalmente è visibile e anche risibile. Sfortunato il popolo che ha bisogno di eroi: figuriamoci di supereroi. Il rischio lo corriamo noi in primis, che sappiamo mettere in fila due parole in croce: jedi sì, ma sempre cani rosa :super: , chi si sente superiore è squalificato e inserito tra le file degli antipatici che credono di aver capito tutto . 
Cetti, il tuo racconto lo condivido molto nella morale: il patriarca che decide quale gusto è quello giusto è insopportabile. è un racconto molto autentico. Ma lo sappiamo già tutti: tu personalmente mi hai abituato a stupirmi di più. Sai che sono un cavapupazzi :regina: . In sé vale quanto un racconto ben scritto che mi dice cose che già so. Da te voglio di più, cioè che mi racconti cose che mi fanno andare oltre la mia comprensione del mondo (buonafortuna). Quindi ti accontenti di un pollice in su, ma senza wow  (y) :gesù: :pat:
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI 161] Il pranzo

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Ciao @ivalibri 
In fondo l'antipatia di questo nonno non è pericolosa, nel senso che con la sua cadenza domenicale diventa quasi un rito, un'abitudine, una cosa aspettata che si unisce a tutti gli episodi e le incombenza della vita. E quando il nonno viene a mancare se ne sente la mancanza, qualcuno vuol continuare le sue abitudini, ma non ci riesce, nemmeno il nipote cresciuto che cerca in qualche modo di "supplire" arrivando a lamentarsi "almeno" dello zucchero nel caffè.

Mi hai fatto venire in mente il vecchio detto: si stava meglio quando si stava peggio.
Oppure, questa l'ho scoperta in un gruppo di ex militari di leva su FB, molti della mia età, alcuni dei quali avevo conosciuto da giovane, tutti questi militari odiavano il servizio militare di leva ma dopo quaranta anni, ritrovandosi su FB e rievocando i vecchi tempi e parlando dei superiori con cui avevano avuto a che fare (fra i quali anche io...) molti rimpiangevano quei tempi (si rimpiange sempre la giovinezza...) e tutte le situazioni pesanti di allora apparivano come un'epoca spensierata fino a fargli dire: eravamo felici e non lo sapevamo.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 161] Il pranzo

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Ciao @paolasenzalai
paolasenzalai ha scritto: pensavo: chissà dove vuol andare a parare Ivalibri con questo racconto.
E infatti non lo sapevo nemmeno io.. 😄
Volevo far sentire la nostalgia per il nonno ma alla fine ho optato per l'emulazione!
Grazie per il passaggio!

Ciao @bestseller2020
bestseller2020 ha scritto: nonno l'hai dipinto in modo troppo autoritario, considerato la famiglia patriarcale che hai messo in scena.. generalmente, i nonni, sono quelle figure dolci che non rompono nessuno, e che sono adorati dai nipotini... vedi, in questa tua chiusa, si coglie questo sentimento d'amore per il nonno protagonista..
@L'amore per il nonno non si discute, anche se certi nonni sono dei veri rompiscatole!
Grazie per essere passato a leggere e a commentare. 
Ci vediamo al prossimo MI!
Ciao Best!

Ciao @Alba359
Alba359 ha scritto: A me non è sembrato troppo antipatico alla fine, il nonno li invitava per viverseli tutti, i suoi parenti. Lo faceva ponendo la sua posizione di ospite al centro dell'attenzione, nonna Rosa lo sapeva che faceva tante storie per lasciare un ricordo indelebile, e ci è riuscito.
Vero! È il classico antipatico simpatico!
Grazie per il tuo commento!
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