A volte (sequel 2)

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Sono già trascorsi sei mesi da quando ho incontrato mio padre senza essere riuscita a riportarlo a casa. Cosa speravo? Non era una valigia che potevo tirarmi dietro, al ritorno da una vacanza.
Non ci siamo più sentiti.
Da allora mia madre ha preso a occuparsi totalmente di me, ma non ancora di se stessa.
“Se stai bene tu sto bene anch’io”, dice.
Intanto, lei non sta bene, è silenziosa, non serena, è attiva in casa, però, non crea le sue giornate, le ripete analoghe l’una all’altra. Identiche pause, identici mestieri. I piatti, i pavimenti, i vetri che brillano, i miei abiti sempre puliti e in ordine.
Non sa che sono guarita, se guarire – in questi casi – è tirarsi su e camminare sulle gambe irrigidite da odio, rancore e cattivi propositi.

Ricevere la sua telefonata mi prosciuga l'aria dai polmoni.
Sono le dieci del mattino, e stanotte ho sognato mio padre, gli stavo a cavalluccio sulle gambe come da bambina. Ridevamo, mi diceva “non sei troppo grande per starmi sulle gambe?” Gli rispondevo: “Non sarò mai troppo grande per giocare con te”.
Ivana si presenta e poi rimane zitta, aspetta la mia reazione. Le alternative sono solo due: o le blocco la chiamata oppure la riempio di improperi. Non faccio nessuna delle due cose, sto semplicemente zitta anch’io.
Rivedo il nostro incontro, lei intenta a pensare alla sua attività ma ichiodata tra me e mio padre, privandoci della possibilità di un confronto a quattr’occhi.
Mi ricade addosso il dolore sbalordito per la scoperta, lui e la sua nuova famiglia. Mi manca il respiro così come allora.
Se mia madre fosse stata in casa avrei già interrotto la comunicazione, ma è andata a fare la spesa; allora, prendo il telecomando della tv già accesa, che manda in onda le sue solite disgrazie. Le stesse di sempre.
“Il crollo della borsa ha creato nuovi poveri” – dice il giornalista – e il crollo della morale? Mi chiedo. Omicidi, suicidi, femminicidi, furti, truffe… Azzero l’audio.
Anch’io ho perso tutto, qualcuno ha giocato con i nostri sentimenti e si è portato via la casa dove abitavo felice e al sicuro. Oh, le pareti sono rimaste, i mobili anche, ma la casa vera non c’è più. Mancano i piedi di mio padre sul tavolino del salotto dove commentavamo le nostre giornate e i problemi degli altri.
Da quando se n’è andato non trovo giustificazioni né motivo per parlarne e sfogarmi, per ricevere sostegno o compassione, un aiuto qualsiasi.
Ho preso a beffeggiare le coppiette che si baciano sulle panchine del parco o davanti ai cancelli della scuola; a quell’età il parco è il paradiso terreste, mentre la scuola promette un futuro da romanzo rosa.
Ovunque è sempre l’illusione a fregarti.
Bella età l’adolescenza, puoi anche fare cazzate e tutti ti perdonano, da adulti no.

Ivana ha atteso la mia reazione, il mio silenzio le suggerisce che sono disposta ad ascoltarla, non è così, ma ognuno di noi crede ciò che vuole credere.
Ha una voce calda e oserei dire materna. Non avevo alcun ricordo della sua voce. Almeno, non era questo il tono.
«Ti ho chiamato perché sento il bisogno di scusarmi con te.»
Scusarsi? È scema? Nemmeno se mi supplicasse in ginocchio la perdonerei. Né lei né mio padre.
«Non intendo scusarmi per ciò che successo con tuo padre.»
Ah, ecco, mi dico. E allora per cosa?
«Il nostro incontro non è andato come speravamo per nessuno di noi due. E potrei dire di noi tre.»
E lo credo bene. Non riesco ancora a dire nulla, però, non voglio sbatterle il telefono in faccia, le dirò tutto alla fine di questa pantomima.
«Ci tenevo a conoscerti. Non potevo immaginare che fossi allo scuro di tutto. Pensavo non sapessi solo del bambino. Ho letto nei tuoi occhi ogni sentimento che li ha attraversati, mentre io ero impelagata in una di quelle giornate che ti fa rimpiangere di non avere tempo per le cose importanti.»
“Importanti” almeno questa l’ha azzeccata. E allora perché non ha staccato quel maledetto telefono? Non che sarebbe cambiato qualcosa, però avrei avuto davanti una persona, avrei potuto guardarla in faccia.
«Vorrei poterti incontrare per parlare, spiegarti.»
Non c’è nulla da spiegare e poi, perché mai è lei a chiamare? Mio padre se lo è già divorato in una notte di sesso?
Il sesso, l’ultimo dio che ci è rimasto.
«La storia tre me e tuo padre non credere sia solo passione, sono giovane e avvenente, lo so, ma non è questo che ci ha uniti.»
Da come l’ho vista è difficile crederle.
«Non voglio parlare di quello che è nato tra me e lui.»
Nato è nato, mi dico. Un bambino che ha segnato il confine del non ritorno.
«Vorrei che tu sapessi che non hai perso tuo padre, dipende però da te. Ok, per tua madre è diverso, ma il tuo rapporto con lui non è cambiato nella sostanza.»
Dipende da me? Cosa dovrei fare? Non sa che la sostanza è del tutto svanita? E non venga a parlarmi di rapporti civili.
«Non sto parlando di rapporti civili, quelli si mantengono con il vicino di casa, ti sto parlando di affetti che contano, che non passano in secondo piano se ci si innamora di un’altra persona.»
Penso a mia madre, lei non rientra nell’affetto eterno nel suo monologo?
«Quello che si è spezzato tra lui e tua madre non posso saperlo, ma ti assicuro che era già accaduto prima che incontrasse me.»
Impossibile, bugiarda, io li vedevo e andavano d’amore d’accordo.
«Potresti affermare con certezza che loro si amavano, che in casa regnava l’armonia. Ti assicuro che non era vero. Se così fosse stato, tra me e lui non sarebbe scattato un bel niente. A tuo padre manchi molto, come è giusto che sia.»
Poteva pensarci prima.
«E non è questione di pensarci prima, è solo che non si può vivere di ultimatum, non è giusto.»
Ivana risponde a ogni mio pensiero. Mi stupisce e stordisce, potremmo dire che c’è della sintonia tra noi. Oppure è una tattica per arrivare a un compromesso?
«Non mi piace nemmeno la parola compromesso – continua –. Non parliamo di un accordo tra soci che hanno vedute diverse. Torno a ripeterlo, si tratta di sentimenti in grado di migliorare la qualità delle nostre vite.»
«Sei troppo bella per non averlo sedotto volontariamente» riesco finalmente a dire.
«Non sono la donna che hai incontrato quel giorno. Mio padre era parrucchiere e mia madre estetista, ho ereditato un salone che in città è un’istituzione da mezzo secolo, quella che hai visto è la mia tenuta da lavoro, non sono io.»
Risulta maledettamente sincera. Non posso, però, cedere alla sua voce ammaliatrice, anche se ho voglia di riavere mio padre. Mi manca troppo, e parteggiare per mia madre non mi ha fatto sentire meglio. Ma non posso tradirla anch’io, non me lo perdonerei.
«Riallacciare i rapporti con tuo padre gioverebbe anche a tua madre, credimi.»
Mia madre, cosa ne sa Ivana di mia madre? Cerca ogni giorno di compensare la mancanza di mio padre con tutto l’amore di cui è capace, ma… è pure vero che può offrirmi solo la sua metà.
Chiudo gli occhi, e quell’altra metà so dove risiede, da chi potrei attingerla.
Le mie gambe perdono rigidità, e i cattivi propositi che mi hanno tenuto in piedi allentano la morsa. Ho una voglia incredibile di lacrime a abbracci. Era bravo mio padre con gli abbracci.
Mi toccherà spiegare a mia madre anche questo, potrà capirmi?
«Ok, Ivana, dove ci vediamo?»

Re: A volte (sequel 2)

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Posto questo secondo sequel sulla scia dei suggerimenti di chi sosteneva che non c'era la minima apertura del personaggio narrante verso la nuova condizione del padre. La chiusura totale, e soprattutto giudicante, verso la donna. Non so se trattandosi di un "terzo flash" (non oso chiamarlo capitolo) debba essere inserito in altra categoria, anche se altri capitoli non sono in programma. 

Se lo ritenete opportuno, spostatelo. Decidete voi.  

Re: A volte (sequel 2)

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Ciao @ade@Adel J. Pellitteri ,
finalmente li ho letti tutti e tre.
Devo dire che questa ultima parte é quella che mi é piaciuta di più perché, delle tre, é quella che resiste di più alla tentazione di cadere nel patetico. Sequenze come il pianto nel bano abbracciata alla madre é credibile ma non sostenibile per molte righe (parlo per me!), invece la trasformazione che si fa largo piano piano nella protagonista in questo ultimo frammento suscita curiosità: quale sarà il nuovo equilibrio in cui si assesteranno i personaggi?
Personalmente trovo che il personaggio che dovrebbe venire illuminato da una luce positiva, la madre, é proprio quello che, nella sua inerzia totale, mi piace di meno: avrà tutte le ragioni del mondo ma chi vorrebbe al proprio fianco un torrente di lagrime e mascara? Meglio invece la sua trasformazione qui in un organismo vertebrato.
Il problema é che, dal momento che il sale del racconto sta nell'evoluzione dei personaggi, invece di segmentare così la storia sarebbe bello che i tre racconti fossero uniti in uno solo. Il primo da solo effettivamente non regge, l'aggiunta del secondo porta tutto nell'indugio patetico, ma il terzo fa intravedere un'evoluzione di trama. Come avrai capito non amo molto i racconti che descrivono solo ma che non contengono una breve e significativa successione di eventi!
Adel J. Pellitteri ha scritto: “Il crollo della borsa ha creato nuovi poveri” – dice il giornalista – e il crollo della morale? Mi chiedo. Omicidi, suicidi, femminicidi,
Da qui in poi il giudice interiore della protagonista interviene troppo spesso, paradossalmente si finisce per averne abbastanza di lei anche se pensa cose condivisibili! Qui ad esempio è sufficiente la voce dello speaker, che descrive qualcosa di infinitamente distante da quello che sta accadendo. Il crollo della morale é meglio non descriverlo ma lasciarlo sentire al lettore (troppo accorata e pedante la seguente sequenza di disastri!).
Adel J. Pellitteri ha scritto: Mio padre se lo è già divorato in una notte di sesso?
Il sesso, l’ultimo dio che ci è rimasto.
Stessa riflessione che ho fatto sopra. Che reazione dovrebbe avere il lettore? C'è poco da ridere quindi l'altra reazione possibile é l'empatia per la protagonista, ma una battuta così piccata può suscitare l'empatia solo di chi si é trovato nella stessa condizione... però cercherei di interessare un audience più ampio.
Adel J. Pellitteri ha scritto: sono giovane e avvenente, lo so, ma non è questo che ci ha uniti.
Non suona realistica, come frase. Immaginala pronunciata in un film!
Adel J. Pellitteri ha scritto: «Vorrei che tu sapessi che non hai perso tuo padre, dipende però da te. Ok, per tua madre è diverso, ma il tuo rapporto con lui non è cambiato nella sostanza.»
Sarò un maschilista latente, ma a questo punto vorrei mettere le mani al collo di questa donna in carriera che, dal nulla, arriva e vuole aiutare la protagonista a mettere ordine nella sua vita... come minimo deve finire nel fiume con l'auto! 

Devo andare, interrompo qui i quote... spero di esserti stato anche solo minimamente utile.

Contraccambio con affetto gli auguri di buon anno, a rileggerti presto!

RC

Re: A volte (sequel 2)

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Ciao @Adel J. Pellitteri 

Avevo già letto e commentato la prima parte di questo racconto, mi era molto piaciuta, così come mi piace questa seconda.

Trovo molto interessante l'analisi psicologica del personaggio e catturante lo sviluppo che si prospetta nel dialogo con la nuova donna del padre.
E' una materia assai complessa quella che insceni nel racconto, un groviglio inestricabile di amori, rancori, sentimenti molto forti e toccanti.
Posso dire che riesci a portare avanti il racconto senza una caduta della tensione drammatica.
Proprio a questo proposito reputo che concludere la storia, abbandonandola sulla soglia di uno sviluppo  così promettente, è un peccato mortale.
La curiosità di sapere cosa potrà accadere dopo il prospettato incontro tra le due donne è pressante.
Lo è soprattutto perché la mente si interroga su quali possano essere le risposte atte a dipanare questo ginepraio di sentimenti e situazioni che lasciano in ambasce lo smarrito lettore.

Ripensaci amica mia e ancora complimenti,

Un abbraccio <3

Re: A volte (sequel 2)

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@Nightafter  sei sempre troppo buono con me e ti ringrazio per l'apprezzamento. Ogni commento, anche quello di altri autori nei pezzi precedenti, mi ha portato a proseguire il racconto, e questa volta sei tu a lanciarmi la "sfida". Sì, per me diventa una sfida con me stessa. Elaborare un testo dopo un suggerimento è più stimolante e complesso che scrivere sotto ispirazione (anche se poi è sempre l'ispirazione a definire i dettagli). Il cliffhanger non era premeditato, ma tant'è! Anche @RicMan  ha avvertito la necessità di conoscere gli sviluppi di questa storia, e allora... 
Non mi resta che scrivere.
Di questo passo, mi ritroverò a scrivere una fiction a tutti gli effetti. 


Grazie infinite amico mio, per il tempo dedicatomi e per il suggerimento già recepito. Rinnovo gli auguri per l'anno appena iniziato, che sia epifanico sotto tutti i punti di vista. :rosa:

Re: A volte (sequel 2)

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Cara @Adel J. Pellitteri 

Mal te ne in coglie, amica mia.
Sei riuscita a creare uno psico-dramma famigliare credibile e avvincente.
Hai scatenato l'ansia dei lettori per come andrà a finire questa sventurata vicenda.
Se ti fossi fermata al primo racconto con buona pace di tutti, la questione si sarebbe, nel bene o nel male, chiusa lì,
ma hai deciso di far fare questa telefonata alla perfida sfasciafamiglie, rimettendo la palla al centro.
Ora siamo tutti frementi per capire come la risolverai.  :D  

Chi è causa del suo mal.... <3 :P

Auguri! (y)
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