[MI 159] La classe del professor Agares
Posted: Sun Nov 28, 2021 10:24 pm
Il mio commento
Traccia di mezzanotte
«Quetzalcoatl?»
«Presente!»
«Krishna?»
«Presente!»
«Dio?»
«Onnipresente!»
«Bene, ci siete tutti. Possiamo cominciare la verifica. Mi raccomando di essere sintetici e di andare subito al punto. Consegna fra mezz’ora, a partire da… adesso!»
Il professor Agares gira la clessidra sulla cattedra e comincia la propria ronda fra i banchi, a bordo del coccodrillo. Il corvo che tiene sulla mano destra spicca il volo e plana all’interno dell’aula, in cerca di furbetti che tentino di copiare.
«Kali! Tutte e quattro le mani sul banco, intesi? Se ti becco un’altra volta, ti annullo la prova.»
La ragazza scatta sulla sedia, facendo tintinnare la collana di teschi che porta al collo.
Agares si limita a lanciarle un’occhiataccia, quindi si volta verso la finestra.
Può permettersi di rilassarsi, mentre le aspiranti divinità sono concentrate sul test. Ci penserà il fedele corvo a riportargli eventuali irregolarità.
Per questa era accademica non può affatto lamentarsi. Gli è capitata una classe piena di elementi interessanti. Più di qualcuno è un po’ troppo fissato con i sacrifici umani, ma in generale il livello è molto alto e crede che non rimanderà nessuno, ora che siamo arrivati a fine era. Almeno per quanto riguarda il profitto.
«Satana! Fermo!»
Agares si è voltato verso la classe, un secondo prima che il più indisciplinato dei suoi studenti facesse partire dall’ultimo banco il proiettile di una fionda ai danni del povero corvo.
«Sono costretto a metterti una nota disciplinare, Satana. L’ennesima. Di questo passo il tuo voto in condotta sarà infimo.»
«Ma prof! Stavo scherzando! Le pare? Non lo avrei mai preso!» dice il ragazzo con una voce melliflua. Prova a giustificarsi, davanti all’evidenza del gesto, e si fa piccolo piccolo sulla sedia.
Agares si concede solo uno sbuffo, quindi torna a osservare la finestra.
Satana è riuscito sempre miracolosamente a rimanere sulla media del sei, durante l’era accademica. Altrimenti la bocciatura sarebbe stata pressoché automatica.
«Tempo scaduto!» urla il professore, concedendo giusto qualche istante ai ragazzi per fare le ultime correzioni, quindi il corvo vola di banco in banco e raccoglie con il becco i fogli protocollo prodotti dagli studenti.
«Bene. Vedo che più o meno tutti avete scritto qualcosa e questo può solo che farmi piacere. Datemi qualche minuto per la correzione e poi ognuno di voi farà una breve integrazione orale di ciò che ha scritto.»
Alle parole del professor Agares la classe reagisce con un sommesso brusio.
L’integrazione orale è una novità inattesa e i bisbigli di lamentele e preoccupazioni rimbalzano da una parte all’altra dell’aula.
«Bene, il tema era “Cosa mi aspetto da chi crederà in me” e più o meno tutti avete dato risposte esaustive. Quetzalcoatl, cominciamo da te. Vieni alla lavagna.»
«Certo, prof!» sibila quello, quindi fa strisciare il lungo corpo squamoso fra i banchi, mentre piume variopinte volano in ogni direzione.
«Tu ti sei concentrato principalmente su…»
«I sacrifici umani.»
«Esatto. Ecco magari potremmo ragionare su questo punto e…»
«Devono ammazzarsi. Dimostrare che sono disposti a perdere la più preziosa delle cose per me.»
«Sì, questo è chiarissimo. Solo che…»
«Sangue ovunque. Altari con la mia effigie e squartamenti. Non chiedo altro.»
«Ok. Hai svolto… Una buona prova. Puoi tornare a posto. Chi c’è dopo? Ah, ecco. Yaweh. Vieni pure alla lavagna, ragazzo.»
«No.»
«Avanti, è l’ultima verifica dell’era accademica.»
Il professor Agares non riesce a mascherare la propria impazienza. È stato impostato un PDP (Piano Didattico Personalizzato) per alunni con BES (Bisogni Educativi Speciali) nel consiglio di classe per Yahweh e a fine era non si vedono ancora risultati. Il ragazzo è estremamente timido e nasconde sempre il proprio volto dietro uno spesso ciuffo di capelli. Agares si sta domandando in questo momento se l’abbia effettivamente mai visto in faccia.
«Vediamo, Yahweh… Ti sei concentrato principalmente sulle effigi e…»
«Non devono farne. No statue, no mosaici. Nemmeno poster. Niente di niente.»
«Ma, Yahweh, per gli uomini è importante poter dare un volto al dio in cui credono. Li avvicina.»
«Non mi interessa» risponde quello con un filo di voce.
«È perché ha l’acne, prof! È pieno di bolle in faccia! Stracolmo!» urla Satana e tutta la classe ride di gusto.
Agares si limita a battere un pugno sulla cattedra e ristabilisce l’ordine.
«D’accordo, Yahweh. Sei libero di impostare la tua religione come vuoi. Dunque… Dopo abbiamo… Dio. Vieni alla lavagna.»
«Sono già qui» replica quello e fa sobbalzare Agares sulla sedia. Un’era accademica intera e il professore ancora non si è abituato all’onnipresenza del suo migliore studente.
Buona famiglia, bravo in tutte le materie e in tutti gli sport, con un talento spiccato per il disegno artistico, Dio svetta su tutti i suoi compagni.
Dà l’impressione di essere sempre un passo avanti agli altri e che, quando là fuori bisognerà fare sul serio e convincere gli umani, lui avrà quel qualcosa in più, rispetto al resto della classe.
«Dio, hai scritto dieci comandamenti per i tuoi fedeli.»
«Esattamente, prof.»
«E perché proprio dieci?»
«Perché è un numero facile da ricordare, no? E poi è il numero che porto sulle spalle nella squadra di calcio dell’istituto, di cui modestamente sono capitano» replica il ragazzo, con un tono di voce affabilissimo. Kali arrossisce e si sventola il volto con tutte e quattro le mani, lasciandosi sfuggire un paio di risolini imbarazzati.
«Voglio concentrarmi sui primi due, Dio» dice Agares, cercando di tenere il polso della situazione. Quando parla Dio le ragazze sospirano e i ragazzi sbuffano, indispettiti.
«Tu dici, cito testualmente “Non avrai altro Dio fuori di me”. Mi pare un po’ fortino come approccio, non trovi?»
«Non me ne vogliano i compagni, ma sono il migliore, o no?» dice quello e lancia un bacio con un gesto plateale del braccio all’indirizzo di Kali. La ragazza abbassa lo sguardo, al culmine dell’imbarazzo. «Lo sei» bisbiglia, fra altri risolini.
«Poi prosegui con “Non nominare il nome di Dio invano”. Anche qui vorrei capire cosa intendi.»
Dio si concede un sorriso smagliante, prima di rispondere: «Non voglio scocciature inutili. Che mi invochino solo quando hanno realmente bisogno di me. D’altronde lei può capirmi, no? Quando non ha le ore di ricevimento e la madre di Satana comunque la chiama per implorarla di perdonare il figlio, non deve essere piacevolissimo. O sbaglio?»
Dio sorride ancora ed è l’ultima cosa che fa, prima che la sua interrogazione venga interrotta bruscamente.
Satana è scattato in piedi e si è gettato a testa bassa contro di lui, colpendolo con un pugno.
In pochi istanti scoppia la rissa e Dio e Satana se le danno di santa ragione, prima che Agares, con l’aiuto del corvo e del coccodrillo, possa separarli.
«Basta così!» urla il professore, con voce belluina.
Il grido è talmente feroce, da far ammutolire tutta la classe e i diretti interessati.
«Il test era il più importante dell’era accademica. Qui si vedeva davvero chi aveva la stoffa per diventare una divinità con tanto di fedeli. E voi due non lo avete superato.»
«Ma sono il migliore studente! Il migliore di tutti!» protesta Dio, mentre Satana si stringe nelle spalle e sembra già essersene fatto una ragione.
«Il migliore in tutto, tranne che in umiltà» commenta il professor Agares, quindi aggiunge: «La rendita scolastica di entrambi è stata sufficiente, quindi la bocciatura non è un’opzione. Diventerete entrambi divinità accreditate, ma sarete costretti a lavorare fianco a fianco.»
«Io…» comincia a dire Dio, incredulo.
«…E lui?» completa la frase Satana, altrettanto scioccato.
«Questa è la mia decisione. Definitiva e insindacabile» chiosa il professore, con tono solenne.
«Dunque, chi c’era dopo? Loki. Vieni, voglio rivedere con te le tue risposte, perché ho l’impressione che tu abbia copiato.»
Traccia di mezzanotte
«Quetzalcoatl?»
«Presente!»
«Krishna?»
«Presente!»
«Dio?»
«Onnipresente!»
«Bene, ci siete tutti. Possiamo cominciare la verifica. Mi raccomando di essere sintetici e di andare subito al punto. Consegna fra mezz’ora, a partire da… adesso!»
Il professor Agares gira la clessidra sulla cattedra e comincia la propria ronda fra i banchi, a bordo del coccodrillo. Il corvo che tiene sulla mano destra spicca il volo e plana all’interno dell’aula, in cerca di furbetti che tentino di copiare.
«Kali! Tutte e quattro le mani sul banco, intesi? Se ti becco un’altra volta, ti annullo la prova.»
La ragazza scatta sulla sedia, facendo tintinnare la collana di teschi che porta al collo.
Agares si limita a lanciarle un’occhiataccia, quindi si volta verso la finestra.
Può permettersi di rilassarsi, mentre le aspiranti divinità sono concentrate sul test. Ci penserà il fedele corvo a riportargli eventuali irregolarità.
Per questa era accademica non può affatto lamentarsi. Gli è capitata una classe piena di elementi interessanti. Più di qualcuno è un po’ troppo fissato con i sacrifici umani, ma in generale il livello è molto alto e crede che non rimanderà nessuno, ora che siamo arrivati a fine era. Almeno per quanto riguarda il profitto.
«Satana! Fermo!»
Agares si è voltato verso la classe, un secondo prima che il più indisciplinato dei suoi studenti facesse partire dall’ultimo banco il proiettile di una fionda ai danni del povero corvo.
«Sono costretto a metterti una nota disciplinare, Satana. L’ennesima. Di questo passo il tuo voto in condotta sarà infimo.»
«Ma prof! Stavo scherzando! Le pare? Non lo avrei mai preso!» dice il ragazzo con una voce melliflua. Prova a giustificarsi, davanti all’evidenza del gesto, e si fa piccolo piccolo sulla sedia.
Agares si concede solo uno sbuffo, quindi torna a osservare la finestra.
Satana è riuscito sempre miracolosamente a rimanere sulla media del sei, durante l’era accademica. Altrimenti la bocciatura sarebbe stata pressoché automatica.
«Tempo scaduto!» urla il professore, concedendo giusto qualche istante ai ragazzi per fare le ultime correzioni, quindi il corvo vola di banco in banco e raccoglie con il becco i fogli protocollo prodotti dagli studenti.
«Bene. Vedo che più o meno tutti avete scritto qualcosa e questo può solo che farmi piacere. Datemi qualche minuto per la correzione e poi ognuno di voi farà una breve integrazione orale di ciò che ha scritto.»
Alle parole del professor Agares la classe reagisce con un sommesso brusio.
L’integrazione orale è una novità inattesa e i bisbigli di lamentele e preoccupazioni rimbalzano da una parte all’altra dell’aula.
«Bene, il tema era “Cosa mi aspetto da chi crederà in me” e più o meno tutti avete dato risposte esaustive. Quetzalcoatl, cominciamo da te. Vieni alla lavagna.»
«Certo, prof!» sibila quello, quindi fa strisciare il lungo corpo squamoso fra i banchi, mentre piume variopinte volano in ogni direzione.
«Tu ti sei concentrato principalmente su…»
«I sacrifici umani.»
«Esatto. Ecco magari potremmo ragionare su questo punto e…»
«Devono ammazzarsi. Dimostrare che sono disposti a perdere la più preziosa delle cose per me.»
«Sì, questo è chiarissimo. Solo che…»
«Sangue ovunque. Altari con la mia effigie e squartamenti. Non chiedo altro.»
«Ok. Hai svolto… Una buona prova. Puoi tornare a posto. Chi c’è dopo? Ah, ecco. Yaweh. Vieni pure alla lavagna, ragazzo.»
«No.»
«Avanti, è l’ultima verifica dell’era accademica.»
Il professor Agares non riesce a mascherare la propria impazienza. È stato impostato un PDP (Piano Didattico Personalizzato) per alunni con BES (Bisogni Educativi Speciali) nel consiglio di classe per Yahweh e a fine era non si vedono ancora risultati. Il ragazzo è estremamente timido e nasconde sempre il proprio volto dietro uno spesso ciuffo di capelli. Agares si sta domandando in questo momento se l’abbia effettivamente mai visto in faccia.
«Vediamo, Yahweh… Ti sei concentrato principalmente sulle effigi e…»
«Non devono farne. No statue, no mosaici. Nemmeno poster. Niente di niente.»
«Ma, Yahweh, per gli uomini è importante poter dare un volto al dio in cui credono. Li avvicina.»
«Non mi interessa» risponde quello con un filo di voce.
«È perché ha l’acne, prof! È pieno di bolle in faccia! Stracolmo!» urla Satana e tutta la classe ride di gusto.
Agares si limita a battere un pugno sulla cattedra e ristabilisce l’ordine.
«D’accordo, Yahweh. Sei libero di impostare la tua religione come vuoi. Dunque… Dopo abbiamo… Dio. Vieni alla lavagna.»
«Sono già qui» replica quello e fa sobbalzare Agares sulla sedia. Un’era accademica intera e il professore ancora non si è abituato all’onnipresenza del suo migliore studente.
Buona famiglia, bravo in tutte le materie e in tutti gli sport, con un talento spiccato per il disegno artistico, Dio svetta su tutti i suoi compagni.
Dà l’impressione di essere sempre un passo avanti agli altri e che, quando là fuori bisognerà fare sul serio e convincere gli umani, lui avrà quel qualcosa in più, rispetto al resto della classe.
«Dio, hai scritto dieci comandamenti per i tuoi fedeli.»
«Esattamente, prof.»
«E perché proprio dieci?»
«Perché è un numero facile da ricordare, no? E poi è il numero che porto sulle spalle nella squadra di calcio dell’istituto, di cui modestamente sono capitano» replica il ragazzo, con un tono di voce affabilissimo. Kali arrossisce e si sventola il volto con tutte e quattro le mani, lasciandosi sfuggire un paio di risolini imbarazzati.
«Voglio concentrarmi sui primi due, Dio» dice Agares, cercando di tenere il polso della situazione. Quando parla Dio le ragazze sospirano e i ragazzi sbuffano, indispettiti.
«Tu dici, cito testualmente “Non avrai altro Dio fuori di me”. Mi pare un po’ fortino come approccio, non trovi?»
«Non me ne vogliano i compagni, ma sono il migliore, o no?» dice quello e lancia un bacio con un gesto plateale del braccio all’indirizzo di Kali. La ragazza abbassa lo sguardo, al culmine dell’imbarazzo. «Lo sei» bisbiglia, fra altri risolini.
«Poi prosegui con “Non nominare il nome di Dio invano”. Anche qui vorrei capire cosa intendi.»
Dio si concede un sorriso smagliante, prima di rispondere: «Non voglio scocciature inutili. Che mi invochino solo quando hanno realmente bisogno di me. D’altronde lei può capirmi, no? Quando non ha le ore di ricevimento e la madre di Satana comunque la chiama per implorarla di perdonare il figlio, non deve essere piacevolissimo. O sbaglio?»
Dio sorride ancora ed è l’ultima cosa che fa, prima che la sua interrogazione venga interrotta bruscamente.
Satana è scattato in piedi e si è gettato a testa bassa contro di lui, colpendolo con un pugno.
In pochi istanti scoppia la rissa e Dio e Satana se le danno di santa ragione, prima che Agares, con l’aiuto del corvo e del coccodrillo, possa separarli.
«Basta così!» urla il professore, con voce belluina.
Il grido è talmente feroce, da far ammutolire tutta la classe e i diretti interessati.
«Il test era il più importante dell’era accademica. Qui si vedeva davvero chi aveva la stoffa per diventare una divinità con tanto di fedeli. E voi due non lo avete superato.»
«Ma sono il migliore studente! Il migliore di tutti!» protesta Dio, mentre Satana si stringe nelle spalle e sembra già essersene fatto una ragione.
«Il migliore in tutto, tranne che in umiltà» commenta il professor Agares, quindi aggiunge: «La rendita scolastica di entrambi è stata sufficiente, quindi la bocciatura non è un’opzione. Diventerete entrambi divinità accreditate, ma sarete costretti a lavorare fianco a fianco.»
«Io…» comincia a dire Dio, incredulo.
«…E lui?» completa la frase Satana, altrettanto scioccato.
«Questa è la mia decisione. Definitiva e insindacabile» chiosa il professore, con tono solenne.
«Dunque, chi c’era dopo? Loki. Vieni, voglio rivedere con te le tue risposte, perché ho l’impressione che tu abbia copiato.»