[MI158] Viadotto San Giorgio

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Traccia di mezzanotte

Viadotto San Giorgio

Sento la mano di Gianni che stringe la mia. La sua presa salda si fa pressante e capisco che siamo arrivati. È come se avessi camminato fino a qui con gli occhi chiusi e lui mi avesse guidata, perché il mio sguardo non si è ancora focalizzato sul paesaggio attorno a me. Allora rivolgo gli occhi in alto, verso le campate. Il pilone accanto a noi è slanciato e snello e una lieve vertigine mi prende al pensiero del peso che deve reggere. Poi guardo verso il Polcevera e vedo le altre pile. Una fila ordinata, quasi un esercito muto in acciaio e calcestruzzo che sembra non debba crollare mai. Resistere al tempo, alle intemperie, al peso incessante dei veicoli non sembra un problema per loro.

Subito mi viene in mente che anche allora, quarantatré anni fa, con il ponte nuovo fiammante, avveniristico, chi vi fosse andato sotto, nello stesso punto in cui stringo adesso la mano di Gianni, avrà pensato la stessa cosa. Come possono il calcestruzzo o il cemento armato diventare materiali fragili? Più fragili della salda presa di mio marito.

- È crollato un ponte a Genova ovest – è stato l’annuncio della mia vicina sul pianerottolo. È strano come ricevere una notizia del genere non dia immediatamente misura di cosa significhi. La mente divaga per lunghi istanti: un ponte? Quale ponte? Crollato, poi, cosa significa? Caduto giù tutto intero o solo in parte? Chissà perché poi in quel momento ho pensato al cavalcavia di Genova Est, scalcinato pure lui, ma dal lato opposto della città. Ma ero tranquilla perché mio figlio Carlo quella mattina andava a Sestri Ponente ma non avrebbe mai preso l’autostrada. Quel tragitto è un inutile ingorgo di traffico che si percorre a passo d’uomo, molto meglio attraversare il centro. Si è egoisti quando accade una tragedia, si localizzano in un luogo sicuro i propri cari e si può continuare a vivere. Già, perché dopo aver appreso la notizia sono scesa comunque in strada per fare la spesa. Avrei ascoltato un telegiornale subito dopo. Eppure da qualche parte del mio cervello si faceva strada l’entità di ciò che era successo. La sua portata si è materializzata per osmosi, come si propagano le onde magnetiche, invisibili ma presenti. E lo ha fatto attraverso gli sguardi interrogativi della gente in fila dal panettiere, dalle frasi smozzicate che percepivo e che si replicavano sulle bocche, propagandosi in tante varianti.

Lì ho ricevuto la chiamata di Gianni.

- Carlo non risponde al telefono.

Anche la sua notizia è stata laconica, essenziale e non lasciava spazio ai dubbi. Eppure il cervello si difende come può, crea domande dal nulla.

- Che vuol dire? Ha preso l’autostrada? Ma quale ponte è? Il telefono di Carlo non è raggiungibile?

Aria, era solo aria che usciva dalla mia bocca. Ho lasciato la fila per la spesa e mi sono precipitata fuori a cercare risposte, a chiamare Carlo, a richiamare Gianni. Poi sono andata a casa e ho acceso il televisore e l’ho visto. Ho visto il furgone di Carlo, quello con cui faceva le consegne per la Basko, fermo lì, intonso, a un passo dal baratro. Una frazione di secondo in più, un metro in più, facevano la differenza.

Guardo Gianni, adesso, che mi sorride. Sotto le campate in cui fino a un anno fa giacevano quintali di polvere e detriti hanno costruito un parco. Una ragazza che fa jogging mi passa accanto, sento l’aria che si muove. Due ragazzini giocano a calcio. Due signori anziani si riposano in una panchina. Lì dove è collassato il pilone di sostegno numero 9, dove svettava il moncone che si vedeva quando prendevo il treno per Milano. L’assenza che ha riempito per un lungo l’anno il vuoto.

- Andiamo? – mi chiede Gianni.

- Sì – rispondo.

Torniamo in macchina e imbocchiamo l’entrata di Genova Ovest. È domenica mattina e sul viadotto il traffico scorre. La paura mi fa tremare le gambe. Guardo Gianni che guida tranquillo sul ponte nuovo. Forse anche questo un giorno non ci sarà più, sgretolato dall’usura del tempo, dalla pioggia, dalla salsedine portata dal vento. Poi guardo la città, le curve sinuose che accarezzano il mare, la linea retta della diga foranea che taglia in due la prospettiva, le colline tempestate da palazzi sgraziati, adagiati al suolo come tante navicelle aliene atterrate in tempi remoti, la vegetazione che resiste e si insinua in tutti gli interstizi del cemento. Tutto serve a comporre un’immagine che avevo rimosso e ora ritrovo. La traversata mi sembra infinita, tanti piccoli istanti, uno dietro all’altro. Non riesco a fare a meno di pensare che anche quell’istante che ha separato Carlo dall’abisso sia fatto della loro stessa sostanza. Ma sento anche la terra sospesa sotto di noi, la gettata di cemento che ci sorregge sul vuoto, solida sopra l’aria, su cui l’automobile scivola via leggera.

Re: [MI158] Viadotto San Giorgio

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ciao @ivalibri. Credo che anche se non è proprio una rinascita fisica,  si può parlare di una vera rinascita. Avere anche solo per un attimo quel terrore di aver perso un elemento fondante della tua sfera affettiva è come morire. Poi ti vedi quel camion in bilico tra il vuoto e il cemento e tiri un respiro, che ti fa rivivere e riafferrare saldamente la tua vita. Mi domando come mai racconti questa storia: ne sei stata coinvolta? te l'ha raccontata qualcuno?
Mi piace assai poi come rappresenti Genova piena di palazzi sgraziati e alieni... in effetti, la zona ingresso alla città, compresa la zona porto, non è per niente pittoresca, ma molto fredda e grigia. Ogni volta che mi imbarco mi viene la tristezza.. ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI158] Viadotto San Giorgio

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Toccante e pieno di riflessioni sulla sfera familiare e il tempo che passa che mi hanno fatto soffermare più volte lungo la narrazione a riflettere su ciò che evocavano. Una prova ben oltre il convincente, con dei lirismi eccezionali. Unico dubbio: la boa. Non mi sembra di aver trovato l'olio o il vino novello in nessun punto, ma probabilmente ero distratto da queste immagini potentissime che hai saputo evocare. Complimenti vivissimi <3 

Re: [MI158] Viadotto San Giorgio

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Ciao @ivalibri ,
un racconto scritto davvero molto bene, ricco di immagini potenti. Un testo da leggere tutto d'un fiato, evocativo, realizzato con pennellate di precisione. Trovo azzeccato il fatto che a narrare sia la madre di qualcuno sfiorato dalla tragedia, perché ci consente di apprezzare a pieno l'emotività lasciata appena trapelare (eppure coinvolgente), senza costringerci a sopportare il peso di una disperazione più sconfinata.
Brava, un ottimo lavoro.

Re: [MI158] Viadotto San Giorgio

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Ciao @@Monica, grazie per essere passata a leggere. Sono contenta di averti emozionata.
A presto!
Grazie @bestseller2020
bestseller2020 ha scritto: Poi ti vedi quel camion in bilico tra il vuoto e il cemento e tiri un respiro, che ti fa rivivere e riafferrare saldamente la tua vita. Mi domando come mai racconti questa storia: ne sei stata coinvolta? te l'ha raccontata qualcuno?
Abito a Genova e quel giorno credo che tutti i genovesi si siano sentiti coinvolti. Mio marito è passato da quelle parti quella mattina, per fortuna senza prendere l'autostrada. 
Mi ha molto colpito l'immagine del furgone della Basko che è rimasto a pochi centimetri dal bordo della parte collassata. È una foto impressionante che ha girato molto sul web. Difficile immaginare cosa abbia provato chi era su quel mezzo.
Grazie per il tuo commento!
Ciao @Loscrittoreincolore,  grazie davvero per il tuoi apprezzamento! La boa l'ho proprio dimenticata. Che stordita!
Grazie @m.q.s.
Sono contenta che tu abbia apprezzato il racconto e la scelta del punto di vista.
A presto!
Grazie cara @Poeta Zaza!
Ci vediamo dai vostri racconti!

Re: [MI158] Viadotto San Giorgio

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ivalibri ha scritto: Ciao @@Monica, grazie per essere passata a leggere. Sono contenta di averti emozionata.
A presto!
Grazie @bestseller2020 Abito a Genova e quel giorno credo che tutti i genovesi si siano sentiti coinvolti. Mio marito è passato da quelle parti quella mattina, per fortuna senza prendere l'autostrada. 
Mi ha molto colpito l'immagine del furgone della Basko che è rimasto a pochi centimetri dal bordo della parte collassata. È una foto impressionante che ha girato molto sul web. Difficile immaginare cosa abbia provato chi era su quel mezzo.
Grazie per il tuo commento!
Ciao @Loscrittoreincolore,  grazie davvero per il tuoi apprezzamento! La boa l'ho proprio dimenticata. Che stordita!
Grazie @m.q.s.
Sono contenta che tu abbia apprezzato il racconto e la scelta del punto di vista.
A presto!
Grazie cara @Poeta Zaza!
Ci vediamo dai vostri racconti!
L'ho notato perché stavo leggendo e me ne sono ricordato solo alla fine! Ma proprio perché non ha pesato affatto in una narrazione eccellente :) complimenti!

Re: [MI158] Viadotto San Giorgio

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Ciao carissima @ivalibri 

Davvero bello e toccante questo tuo racconto.
Devo dire che hai saputo toccare il tema di questo dramma con una sensibilità e una scrittura ammirevole.
Ho una personale memoria di quel ponte sventurato, per me che soffro di vertigini, ogni volta che attraversavo quella striscia di asfalto sospesa nel vuoto, sovente con un vento che sembrava opporsi al suo attraversamento sospingendo pericolosamente la mia auto verso il guardrail, mentre giganteschi tir mi viaggiavano accanto ondeggiando minacciosamente con i loro traini nel sorpassarmi, era un vero girone infernale.
Quante volte col cuore in gola mi domandavo cosa sarebbe rimasto di me se fossi incappato in un incidente automobilistico su quel tratto di autostrada, trovavo l'idea di un salto nel vuoto da quell'altezza letteralmente agghiacciante.
Sei riuscita a ricondurmi a quella emozione di vivo terrore.

Scrittura ottima come sempre. Complimenti.

Re: [MI158] Viadotto San Giorgio

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Il 14 di agosto pioveva e non era il caso di andare al mare. "Potremmo andare all'Ikea" dice la consorte (@Cicciuzza). "Va bene, ma prima vado a fare una commissione dal ferramenta" dico io.
Nel negozio una coda inaspettata mi fa tardare di una mezz'ora. "Ma insomma, sei sempre il solito, adesso è tardi." Protesta la moglie.
Partiamo lo stesso. Poco dopo l'uscita di Recco vediamo la segnalazione di autostrada interrotta. Era circa mezzogiorno.
Avrei percorso il viadotto per uscire a Genova areoporto.

Questo non è un commento al tuo racconto, è quello che mi è capitato, per cui comprendo pienamente ciò che descrivi.

Re: [MI158] Viadotto San Giorgio

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Ciao @ivalibri ricordo, non so in che circostanza, che ascoltai degli audio delle chiamate al 113 pochi istanti dopo il crollo, con l'incredulità dell'operatore all'inizio ma che prendeva sempre più inquietudine col passare dei secondi. Come alcune sensazioni che sei riuscita a trasmettere con il tuo racconto. Avevo letto anche di un giovane che era caduto giù ma che miracolosamente era rimasto illeso.  A pensarci mi vengono puntualmente i brividi, scatta qualcosa per cui si tende a immedesimarsi in certe situazioni (penso anche alla funivia che cade o un aereo ) ma poi un altro meccanismo le blocca e avviene come un rifiuto. 
Tutto questo per dire che hai reso molto bene quello che è stato quel tragico evento.
Alla prossima

Re: [MI158] Viadotto San Giorgio

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Ciao @ivalibri, devo dire che mi dispiace moltissimo che tu non abbia messo la boa, perchè il tuo racconto mi è piaciuto davvero. Mi ricordo molto bene l'immagine del camion della Basko a cui fai riferimento, e ricordo anche di avere provato a metteermi nei panni del suo autista, di avere pensato come mi sarei potuta comportare in una situazione del genere, concludendo che non riuscivo a immaginarmi quale sarebbe potuta essere la mia reazione, nella mia limitatezza. Hai reso molto bene, secondo me, sia la tensione del "non sapere", sia la sua contrapposizione, la ripartenza, che si sposta dalla coppia dei genitori a una città intera, cambiata nel suo aspetto esteriore e nel suo animo: e scusate se è poco! 
ivalibri ha scritto: - Andiamo? – mi chiede Gianni.

- Sì – rispondo.
Mi è piaciuto in modo particolare questo momento, perchè mi sembra che la rinascita vera e propria sia partita da questo breve scambio. Cioè, il momento in cui ci si muove fisicamente coincide con il momento della ripartenza di tutta la città, se ho intuito bene quale fosse il tuo intento. 
Quindi, bella l'idea, e bella la sua realizzazione. Ripeto, peccato davvero per l'assenza della boa. 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI158] Viadotto San Giorgio

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ivalibri ha scritto: È crollato un ponte a Genova ovest – è stato l’annuncio della mia vicina sul pianerottolo. È strano come ricevere una notizia del genere non dia immediatamente misura di cosa significhi. La mente divaga per lunghi istanti: un ponte? Quale ponte? Crollato, poi, cosa significa? Caduto giù tutto intero o solo in parte? Chissà perché poi in quel momento ho pensato al cavalcavia di Genova Est, scalcinato pure lui, ma dal lato opposto della città
Vero, non si ha mai la reale proporzione di una sciagura se non fino a quando ci sfiora anche la sola probabilità di esserne coinvolti. Un bel racconto con la tua bravura di sempre. 
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