[MI 157] Il calore di un momento

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Commento

Traccia di mezzogiorno
Ci vorrà poco, mi avevano assicurato, questione di un minuto, ed erano stati di parola. Del resto, forse avevano avuto modo di preparare prima tutto quello che serviva. Quando avevo compilato la domanda di iscrizione al concorso di scrittura, infatti, mi era stato chiesto di indicare anche quella preferenza.
La cerimonia di premiazione svanì in un attimo dalla vista, senza che avessi il tempo di stringere le mani che si congratulavano con me per la vittoria. Non riuscii neanche a capire come avessero fatto a mantenere la promessa dell'incontro, nel suo ambiente naturale, con uno dei miei personaggi letterari, se di letteratura si poteva parlare, preferiti. Immaginavo quello che mi sarei trovata davanti agli occhi, lo conoscevo a memoria e pensavo che non ci sarebbero state sorprese. Credevo di essere pronta, insomma, ma stavo dando troppe cose per scontate.
Il fresco piacevole (nella sala della premiazione c'era l'aria condizionata) si sciolse in un sole così giallo da sembrare bianco. Mi misi una mano sulla fronte, come si vedrebbe fare in un film qualsiasi, e lo vidi, a pochi passi di distanza da me. Camminai per raggiungerlo, su una spiaggia fatta di sabbia fine ma un po' sporca. Era seduto, guardava nella mia direzione, ma sembrava non vedermi.
«Buongiorno» dissi io.
Sapevo che era un uomo di poche parole, ma mi sarei aspettata una risposta al mio saluto. Invece niente, si limitò ad alzare lo sguardo e a piantare gli occhi nei miei.
Era proprio come me l'ero immaginato fin dall'infanzia. Aveva la pelle abbronzata e coriacea di chi passa la vita a contatto con sole, acqua e sale, e vestiva in modo essenziale. Aveva una camicia verde scuro, ecco, questa forse era l'unica stranezza. Chissà perché, avevo sempre pensato che fosse vestito di bianco.
«La disturbo? Mi posso sedere?»
Il vecchio indicò con la mano destra una piccola stuoia di fianco a sé, sempre in silenzio. Stava trafficando con un fuoco di dimensioni ridotte, su cui si stava arrostendo del pesce di qualche specie indistinta.
Sentivo il sole scottare sopra di me e attraverso la stuoia, ma ero talmente felice all'idea di essere di fianco a lui che cercavo di non pensarci.
«Però, qualcosa non mi torna» dissi più a me stessa che al vecchio. «Non ci dovrebbe essere l'ombra dell'ultimo sole? Cioè, mi scusi, va bene lo stesso, eh, ci mancherebbe, trovarmi qui con lei è bellissimo. Io però mi aspettavo che ci saremmo visti intorno al tramonto, all'ombra dell'ultimo sole, appunto. Lei è uno dei miei personaggi preferiti, la conosco da sempre... oh, mi scusi, il fatto è che quando sono agitata parlo tanto.»
Il vecchio alzò la testa e mi guardò. Solo allora vidi il solco di cui avevo sentito tanto parlare.
«Cosa vuoi sapere?» chiese finalmente.
«Tanto per cominciare, il solco lungo il viso. Come se lo è fatto?»
«Il solco? Ah, questo? Eh, ma come parli complicata. Non è un solco, è una cicatrice. Niente, me la sono fatta da ragazzo, il morso di un cane.»
«Ah, quindi l'assassino non c'entra niente.»
Il vecchio smise di botto di stuzzicare il fuoco.
«Quale assassino?»
«Ma sì, quello che viene alla spiaggia, ha gli occhi enormi di paura, lei gli offre pane e vino, e non gli chiede chi sia.»
«Sembra che tu sappia molte cose di me.»
«Veramente, sono qui proprio perché ci sono molte cose su di lei che non so. Cioè, lei è il protagonista di una delle canzoni più note del mio tempo, eppure la sua storia non è per niente chiara.»
Il vecchio fece una risata breve.
«Però. Dici che ci sono tante persone che si interessano a me?»
«Assolutamente.»
«Allora te lo chiedo di nuovo, cosa vorresti sapere?»
«L'assassino.»
«Eh.»
«Cioè, arriva questo assassino, lei gli dà da mangiare, poi arrivano due gendarmi a cavallo, le chiedono se lo abbia visto, e...»
«E poi?»
«Eh, e poi cosa succede?»
«Non capisco la domanda.»
«Cioè, sono state fatte moltissime interpretazioni sulla canzone, su di lei e sul finale. Hanno scritto dei libri, su di lei e sul suo creatore. C'è chi l'ha paragonata a Gesù, c'è chi sostiene che la canzone sia una specie di parabola evangelica, che lei si comporti da ribelle nei confronti della giustizia umana. Vorrei sapere se questa è l'interpretazione giusta, cioè se queste erano in effetti le sue intenzioni, e cosa succede in effetti nella canzone e nel finale.»
Il vecchio rise di nuovo.
«Macché Cristo e non Cristo. Voi del vostro tempo pensate troppo.»
La risposta così drastica mi colse del tutto impreparata.
«Cioè, tutte le interpretazioni sul testo della canzone sono sbagliate?»
«Ma certo» e a quel punto iniziò a sembrare quasi arrabbiato. «Io sono solo un pescatore che ha seguito le leggi di ospitalità che tutti conoscono. Se uno straniero ti chiede aiuto, tu glielo dai. Basta, finita lì. Ma tu pensa. E magari, avete anche preso la mia storia come esempio.»
«Eh... sì. Pensi che ci sono anche dei politici, o presunti tali, che la usano come simbolo per le loro campagne elettorali.»
Il pescatore sospirò esasperato.
«Dammi retta, si vive meglio senza tutti questi ragionamenti.»
«Quindi, l'assassino alla fine se ne va, la lascia vivo, e lei continua a fare tutto come sempre?»
«Certo.»
«E i gendarmi se ne vanno, e tutto come sempre?»
«A parte che i gendarmi, a cavallo su questa sabbia, farebbero fatica a muoversi, comunque sì.»
«Incredibile.»
«Un po' di pesce?»
«No, grazie, credo che il tempo a disposizione stia finendo, dovrei tornare nel mio tempo.»
«Ah, davvero? E come farai?»
C'era una nota beffarda nella domanda.
«A pensarci bene, non mi hanno detto come tornare. Aspetto un richiamo da parte loro, un segnale, non so.»
«Forse perché sanno che non tornerai.»
«Come, prego?»
«Ti ho già detto che non hai capito il testo della canzone.»
«Perché?»
Il pescatore sfilò un coltello da sotto la camicia.
«Non hai capito il finale. L'assassino non se ne va. Lui e il vecchio sono d'accordo, da prima che arrivino i gendarmi.» 
Tentai il tutto per tutto avanzando un'obiezione.
«Ma... la canzone dice “poi via di nuovo verso il vento...”»  
«Perché, l'assassino non poteva tornare indietro?» 
« Sì... ma la canzone non lo dice.» 
«Eh, pazienza. Te l'ho detto che nel tuo tempo pensate troppo. Dai, su, non sei contenta? Vedrai che un giorno qualcuno aggiungerà una strofa e parlerà anche di te. Sei già nella storia, come quei due cretini dei gendarmi. Ti ho spiegato che su questa sabbia facevano fatica a muoversi. Stai buona adesso, che non ho voglia di fare fatica.»
E meno male che il pescatore doveva essere uno di poche parole.
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 157] Il calore di un momento

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È la prima volta che ti leggo ed é stata una piacevolissima lettura.
Mi piace molto lei che é tanto tusrista curiosa, a modo suo piena di preconcetti e interpretazioni. Quello che mi é piaciuto di piú, é come il pescatore si svela come se non si fosse mai nascosto, come se fossimo noi a cercare una veritá oltre alle parole, una veritá che non corrisponde al vero.
Durante la lettura non sapevo dove volessi andare a parare e la fine é stata davvero sorprendente. Davvero un'ottima idea trasformare la vincitrice nela prossima vittima.
Scrivi in maniera essenziale, chiara, proprio come sono chiare le intenzioni beffarde e criminali del tuo pescatore.
I dialoghi fliuscono bene senza inciampi e per quanto mi riguarda non ci sono pulci da fare al testo.
Ti faccio i complimenti per questo elegante capovolgimento di significato de "Il pescatore". Brava !

Re: [MI 157] Il calore di un momento

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@Almissima grazie mille! Sì, in effetti credo sia la prima volta che ci incrociamo qui al MI, perchè il mio ingresso nel torneo è recente. 
Direi che hai colto tutti gli elementi che volevo inserire nel racconto, per cui complimenti anche a te! 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 157] Il calore di un momento

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@pale star ciao!
Quale piacevole scoperta il tuo stile pacato ed efficace, l'andamento fluido delle frasi, il ritmo coinvolgente.
E il tutto sorretto dalla splendida idea di utilizzare una canzone così conosciuta (e che quindi porta subito emozione e coinvolgimento a un livello superiore) come supporto scenico. 
Infine, sì, il pescatore si comporta all'opposto dell'idea comune, quindi complimenti davvero.
Come dicevo: una piacevole scoperta.
A rileggerti! 

Re: [MI 157] Il calore di un momento

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@pale star  :)  Ciao!

Bella l'idea de "Il pescatore", la famosa canzone di De André, e chi la conosce lo capisce già dal titolo.
Anche se il personaggio non ha un nome ma solo un ruolo nell'opera.
La prima parte mi ha appassionato, mentre la svolta che hai impresso alla seconda parte e all'epilogo mi ha spiazzata.
Forse perché hai sfatato un mito.
Comunque sei brava, neh! 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 157] Il calore di un momento

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pale star ha scritto: Io però mi aspettavo che ci saremmo visti intorno al tramonto, all'ombra dell'ultimo sole, appunto.
Notazioni come questa impreziosiscono un racconto.
pale star ha scritto: Il pescatore sfilò un coltello da sotto la camicia.
Nooo! È il secondo mito che mi crolla in poco tempo! Ti sei forse accordata con @L'illusoillusore;)

Dialoghi ben costruiti, scrittura piacevolissima, come di consueto. Un racconto molto gradevole, @pale star, per il quale ti ringrazio.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI 157] Il calore di un momento

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L ha scritto: @pale star ciao!
Quale piacevole scoperta il tuo stile pacato ed efficace, l'andamento fluido delle frasi, il ritmo coinvolgente.
E il tutto sorretto dalla splendida idea di utilizzare una canzone così conosciuta (e che quindi porta subito emozione e coinvolgimento a un livello superiore) come supporto scenico. 
Infine, sì, il pescatore si comporta all'opposto dell'idea comune, quindi complimenti davvero.
Come dicevo: una piacevole scoperta.
A rileggerti! 
@L'illusoillusore grazie mille! Spero che ci sarà modo di leggersi anche nei prossimi MI.  :)


Poeta Zaza ha scritto: @pale star  :)  Ciao!

Bella l'idea de "Il pescatore", la famosa canzone di De André, e chi la conosce lo capisce già dal titolo.
Anche se il personaggio non ha un nome ma solo un ruolo nell'opera.
La prima parte mi ha appassionato, mentre la svolta che hai impresso alla seconda parte e all'epilogo mi ha spiazzata.
Forse perché hai sfatato un mito.
Comunque sei brava, neh! 
Ti dirò, in un primo momento avevo pensato un finale diverso: ero indecisa se far sì che l'assassino si sostituisse al pescatore, o se far scoprire che assassino e pescatore in realtà erano la stessa persona. Poi mi sono sembrati entrambi un po' forzati e niente, mi è venuto fuori quel finale. Grazie anche a te!  :)


Ippolita ha scritto:
Nooo! È il secondo mito che mi crolla in poco tempo! Ti sei forse accordata con @L'illusoillusore;)

Dialoghi ben costruiti, scrittura piacevolissima, come di consueto. Un racconto molto gradevole, @pale star, per il quale ti ringrazio.
Non ci siamo messi d'accordo, garantisco!  :D Grazie mille @Ippolita. Alla prossima! 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 157] Il calore di un momento

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Ciao @pale star 
Mi piacciono questi ribaltamenti di personaggi e situazioni, amo la distopia, che non sempre è così brutta come la si dipinge.
In fondo viviamo di preconcetti, la società, la religione, le leggi… tutte cose mediate dagli uomini e perciò cose non perfette, mai. Anche appositamente falsate, la distopia a mio parere può sistemare certe idee…
Un assassino? E vada per l’assassino, in fondo esiste dalla creazione, è una cosa certa.
Nel tuo racconto provo simpatia per questo vecchio, anche se dovrei difendermi e guardarmi da lui nell’incontrarlo. È come un leone e i leoni non uccidono per cattiveria o sadismo. Uccidono. E non c’è altro da sapere, per esempio che lo fanno per mangiare, perché sono cacciatori. Non importa. È nella loro natura.
Questo tuo pescatore è un cacciatore. Uccide. Ma è qualcosa di più, un elemento della natura. Come il fulmine che colpisce e basta.
Ricordo uno sceneggiato in bianco e nero dove un investigatore olandese, un sensitivo, cercava un assassino che uccideva senza movente. Un assassino raffinato che quando fu catturato raccontò i suoi delitti come un poeta, estasiato dalle bellissime giornate di sole, rare in Olanda, dalle atmosfere del paesaggio e dalla folla che girava nelle città, dove sceglieva a caso le sue vittime. Uccidere per lui equivaleva a sentirsi vivo. Immedesimandosi nella sua mente si aprirebbero nuovi scenari incontrollati. Un po’ come nei tuoi protagonisti. La donna protagonista fa troppe domande, vive la vita come un manufatto da conoscere, da consumare e pensa che così sia per tutti. È un personaggio noioso e insignificante, di contro il vecchio è uno spirito libero. Non dispiace che ucciderà la donna. Non ci sono motivazioni. Così deve essere.
Mi è piaciuto.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 157] Il calore di un momento

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Loscrittoreincolore ha scritto: Ti sei mossa in modo eccellente in un territorio ben complesso e lo hai fatto in modo davvero cosciente e ben strutturato. Un racconto che funziona nei dialoghi e nel disvelamento passo passo. Complimenti! 💙
Ma grazie! Trovo i tuoi interventi sempre molto interesssanti, brevi ma che vanno dritti al punto.  :)
bestseller2020 ha scritto: ciao @pale star , mica male l'idea di incentrare il racconto su di un personaggio di una canzone... però vedo che in fin dei conti è molto semplice farlo, certo senza togliere niente alla tua buona scrittura... e inventiva.. ciao a presto
Certo, da un certo punto di vista hai ragione, ma d'altra parte è sempre legato al discorso che non ho ancora abbandonato del tutto la mia famosa "comfort zone"; se pensi che la prima canzone che ho imparato a memoria da bambina è stata La guerra di Piero, sai com'è...
In realtà avevo pensato anche di usare come protagonista Johnatan Steel, il protagonista di "The Crimson Idol", album bellissimo pubblicato dai WASP nel 1992, ma probabilmente mi sarei capita da sola, quindi ho preferito evitare. 
Alberto Tosciri ha scritto: Ciao @pale star 
Mi piacciono questi ribaltamenti di personaggi e situazioni, amo la distopia, che non sempre è così brutta come la si dipinge.
In fondo viviamo di preconcetti, la società, la religione, le leggi… tutte cose mediate dagli uomini e perciò cose non perfette, mai. Anche appositamente falsate, la distopia a mio parere può sistemare certe idee…
Un assassino? E vada per l’assassino, in fondo esiste dalla creazione, è una cosa certa.
Nel tuo racconto provo simpatia per questo vecchio, anche se dovrei difendermi e guardarmi da lui nell’incontrarlo. È come un leone e i leoni non uccidono per cattiveria o sadismo. Uccidono. E non c’è altro da sapere, per esempio che lo fanno per mangiare, perché sono cacciatori. Non importa. È nella loro natura.
Questo tuo pescatore è un cacciatore. Uccide. Ma è qualcosa di più, un elemento della natura. Come il fulmine che colpisce e basta.
Ricordo uno sceneggiato in bianco e nero dove un investigatore olandese, un sensitivo, cercava un assassino che uccideva senza movente. Un assassino raffinato che quando fu catturato raccontò i suoi delitti come un poeta, estasiato dalle bellissime giornate di sole, rare in Olanda, dalle atmosfere del paesaggio e dalla folla che girava nelle città, dove sceglieva a caso le sue vittime. Uccidere per lui equivaleva a sentirsi vivo. Immedesimandosi nella sua mente si aprirebbero nuovi scenari incontrollati. Un po’ come nei tuoi protagonisti. La donna protagonista fa troppe domande, vive la vita come un manufatto da conoscere, da consumare e pensa che così sia per tutti. È un personaggio noioso e insignificante, di contro il vecchio è uno spirito libero. Non dispiace che ucciderà la donna. Non ci sono motivazioni. Così deve essere.
Mi è piaciuto.
Io ti ringrazio in modo particolare perchè, con le tue parole profonde, che mi hanno colpita davvero tantissimo, mi hai fatto tornare in mente uno dei miei grandi amori di teatro, ovvero Ionesco, che ha scritto appunto un'opera intitolata Assassino senza movente! La storia è diversa, e legata al suo modo di fare teatro, che io adoro, ma forse tutti noi custodiamo il ricordo di un assassino senza movente o, per traslato, di qualcuno che abbiamo conosciuto, che magari abbiamo amato, e di cui non siamo mai riusciti a interpretare i comportamenti. 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 157] Il calore di un momento

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Da amante appassionata di De Andrè ho intuito dal titolo di chi si parlava. 
Credo di conoscere a memoria tutte le sue canzoni…
Ciò detto, beh, un po’ hai distrutto un mito ma un po’ ci sta. Perché ci sta? Perché Il Buono che diventa il Cattivo è un topos narrativo che funziona sempre. Qui abbiamo  un buono per eccellenza, un simbolo di umanità, di generosità, il portatore di un’etica del tutto privata, in contrapposizione alla morale comune, un uomo che solo offrendo del cibo per anni ci ha fatto credere che davanti al dolore all’urgenza della sofferenza anche la legge fa un passo indietro. È la morale di De Andrè, prima l’uomo, prima gli ultimi. Come questo assassino, come Michè. 
Qui ribalti la prospettiva. L’assassino è lui. 
Ma perché non ci sta del tutto secondo me? 
Nulla da dire sulla scrittura e nemmeno sul racconto che scorre beve e ha una sua coerenza interna. Ma mi è mancata, conoscendo il pensiero che stava dietro alla canzone, una preparazione adeguata a questo cambio di prospettiva,  mi è mancato in sintesi, il ribaltamento dell’etica oltre che dell’azione. 
 

Re: [MI 157] Il calore di un momento

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@Cicciuzza ciao e grazie per il tuo parere! Pur conoscendo da sempre le canzoni di Fabrizio, ho iniziato a leggere approfondimenti sui suoi testi solo da pochi anni, per cui da piccola, insieme ai miei fratelli, mi sono interrogata spesso sul significato di certe frasi, come quella del solco, appunto. A parte questo, la cosa che mi ha colpita di più del tuo commento è stata la parte finale, cioè il discorso sul ribaltamento dell'etica. Credo che cercherò di ragionare su questa espressione, mi sembra uno spunto ottimo per ragionare sui personaggi di cui scrivo, per cui grazie per gli apprezzamenti, ma anche e soprattutto per lo spunto di riflessione!  :)
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
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