Nuova luce

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Commento a "Tre foto" di m.q.s.

Il sindacalista della scuola lo invitò ad accomodarsi nel piccolo ufficio.
«ECDL?» chiese.
«Cos’è?»
«Certificazione informatica.»
«So usare il computer.»
«Ha la certificazione?»
«No.»
«Lingue?»
«Inglese e tedesco.»
«Certificazioni?»
«Che intende?»
«Ha dato gli esami?»
«Sì.»
«Perciò ha le certificazioni?»
«Ho dato gli esami a scuola.»
Il sindacalista sbuffò. Cominciò a battere tasti. Smise. Lo guardò. Sbottò.
«Lei perché è qui?»
«Voglio insegnare.»
«È quello che vogliono tutti.»
«So che il mio diploma equivale a una laurea.»
«Tutti sono laureati. Lei che faceva prima?»
«Sono restauratore.»
«Ha pubblicazioni?»
«Qualcuna.»
«Quelle forse le danno punteggio.»
«Mi hanno detto che per insegnare bisogna iscriversi a una graduatoria.»
«Si fa telematicamente.»
«Mi può iscrivere lei?»
«Si fa telematicamente. Da casa. Ha detto che sa usare il computer.»
Era quasi l’una. Era evidente che l’uomo voleva soltanto andare a pranzare.
«Inserisca le pubblicazioni. Forse le danno punteggio» disse il sindacalista.
«Forse.»
«Non poteva restare a fare il restauratore?»
«Mia madre è invalida. Mi sono trasferito a Ostuni per occuparmi di lei.»
«La madre. Certo.»

Mosse lentamente il carrello lungo il corridoio del supermercato. Aveva la lista che gli aveva dato la vicina del pianerottolo. Aveva detto che, se avesse preso tutti gli ingredienti, avrebbe pensato lei alla torta di compleanno. Prese la Coca-cola e l’aranciata. Penso di comprarsi una birra. Non lo fece.

«Come sta la mamma?» chiese la vicina, abbracciandolo e dandogli un bacio sulla porta d’ingresso.
«Stamattina abbiamo giocato a scala quaranta.»
«La festicciola le farà bene.»
«Spero non si stanchi.»
«Non la faremo stancare. Hai preso tutto?»
«È in cucina.»

La madre spense a fatica le candeline. Aveva appena sessantadue anni. Il suo sguardo era assente. Si chiese se si rendesse conto che erano tutti lì per lei.
Partì un piccolo applauso dalle poche persone presenti.

Portò in cucina quel che rimaneva della torta. Si fermò di fronte alla porta socchiusa. Sentì la vicina parlare con una vecchia amica della madre, mentre lavavano le stoviglie.
«Perciò stava al Nord?»
«Per tanti anni.»
«E che faceva?»
«Chi lo sa. Qualcosa nell’arte.»
«E adesso?»
«Sta qui.»
«Lavora?»
«Percepisce l’accompagnamento della madre.»
Aspettò qualche secondo, quindi entrò in cucina.
«Giovanotto meraviglioso» disse la vicina. «Ti è piaciuta la festa?»
Si carezzò i capelli della nuca.
«Spero che alla mamma sia piaciuta» disse.

«Dicono che lei venga ogni giorno in chiesa, ma non per pregare.»
Squadrò la donna. Sulla quarantina. Aspetto atletico, fasciata da bei vestiti. Erano di fronte al quadro del Veronese, pezzo pregiato della scuola veneziana del Cinquecento e, di gran lunga, una delle opere d’arte più importanti, fra quelle presenti nella piccola città.
Il restauratore sospirò.
«Per me il più grande mistero è come l’arte riesca a riprodurre la luce.»
«Lei viene qui ogni giorno e passa lungo tempo a studiare questo quadro.»
«Non c’è molto altro da fare qui.»
«Ha anche un ottimo curriculum.»
«Come lo sa?»
«È su Linkedin» disse la donna, agitando un cellulare di marca.
«Linkedin, certo. Ho fatto qualcosa in passato.»
«E ora?»
«Vengo qui a guardare il quadro.»
«Le piacerebbe metterlo a nuovo?»
«Che intende?»
«Con un restauro.»
L’uomo sgranò gli occhi. Guardò la figura del Cristo deposto dalla croce.
«A chi non piacerebbe?»
«Lo faccia.»
«Mi arresterebbero» disse, sorridendo.
«Non se io le do l’autorizzazione.»
«Chi è lei, mi perdoni?»
«Sono la direttrice del sistema dei musei locali.»
«E vorrebbe farmi restaurare un quadro del Veronese?»
«Dicono che il Sud non crede nei suoi giovani.»
«Vado per i trentasei.»
«Siamo al Sud.»
L’anziana che stava distribuendo i foglietti per la messa cominciò ad emettere sonori colpi di tosse. Continuarono fuori. Il cielo era grigio.
«C’è solo un dettaglio…» disse la donna.
«Mi faccia indovinare. Volete che lavori pro bono
«Farebbe splendida figura nel suo curriculum.»
«Il curriculum, certo» disse il restauratore, sorridendo. «Per come la vedo io, chi lavora nell’arte ha due problemi principali.»
«Sentiamo.»
«Il primo è che tutti pensano che il lavoro sia di per sé ripagante.»
«E il secondo?»
«È vero. Per restaurare un quadro del genere, sarei disposto a lavorare gratis.»
«Perciò il Veronese vedrà nuova luce?»
«Spero veda la sua luce autentica» concluse il restauratore, con la mente già al lavoro da fare.

«Devo spegnere l’interruttore» disse l’anziana della chiesa di Maria Santissima Annunziata. Dopo la messa, quando tutti erano andati a casa.
«Mi lasci ancora due minuti.»
«Sa dove si spegne?»
«Faccio io, certo.»
«Esca da dietro. La porta si chiude da sé.»
«Certo.»
Restò a contemplare il quadro. Ogni sera, la luce si spegneva su quel dipinto ed era riaccesa quella seguente. La chiesa si animava dei fedeli e qualcuno, distrattamente, guardava quel capolavoro della scuola veneziana che, per qualche motivo, viveva in quella piccola chiesa dalla provincia pugliese. Le luci si abbassavano, le luci si alzavano. Il quadro, sia pure custodito da una teca, si spegneva un po’ della sua luce ogni giorno, quella che Paolo Caliari, detto il Veronese, aveva miracolosamente creato attorno al corpo deposto di Gesù. Qualche turista, messo sull’attenti da una guida, avrebbe visitato la chiesa per guardare il quadro, quando le luci si fossero alzate. Ogni tanto, un autentico conoscitore sarebbe passato di lì. Ma tutti, dal più umile al più colto, si sarebbero fatti un’opinione sul suo restauro.
Abbassò le luci.

A casa, la madre era con la vicina. Guardavano la tv del pomeriggio.
«Dove sei stato?» chiese la donna al figlio.
«In chiesa.»
Andò in cucina. Si versò un bicchiere d’aranciata rimasta dalla festa. Tornò in salotto. Disse alla vicina che, se voleva, poteva andare a prepararsi la cena. La donna si congedò. Si sedette al fianco della madre.
Guardarono insieme la televisione. La madre poggiò la mano sul dorso di quella del figlio.
«Dove sei stato?»
Ci pensò su.
«A Venezia.»
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Re: Nuova luce

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Ciao @Domenico S. ,
il tuo racconto mi é piaciuto molto, lo paragonerei per montaggio e ritmo al frammento di un film di Krzysztof Kieslowski.
Il protagonista, che si trasferisce al suo paese per assistere la mamma e riscopre una passione che pareva destinata a venire sepolta, mi pare ben definito. Le brevi sequenze sono azzeccate e stanno in piedi senza scricchiolii (forse l'eccessiva botta di culo nel farsi assumere al volo seppur pro bono per mettere le mani su un Veronese, ma sorvolo tranquillamente). Il finale, delicato ed intimo, racchiude tanto in poco testo.
Se proprio dovessi trovarci una pecca proverei a sistemare l'inizio, perché cominciare una storia con un sindacalista che chiede dell'ECDL non ha tanto appeal.

Spero di rileggerti,
RC

Re: Nuova luce

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@RicMan Ciao, sono contento che il racconto ti sia piaciuto. Conosco poco Kieslowski, ho visto solo un paio di puntate del "Decalogo," proverò a recuperare altro. Penso che la parte centrale, in cui al protagonista è offerto il restauro, sia un po' "fantastica" per il tono del racconto, sono d'accordo con te. Avevo cominciato col dialogo col sindacalista per dare un tono anti-retorico e perché il lettore comprendesse il senso di frustrazione che accompagna il protagonista, ma rifletterò se "montare" il racconto diversamente.

Grazie del bel commento, a presto!!
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Re: Nuova luce

4
@Domenico S.  complimenti! Un bellissimo racconto di cui mi è piaciuto tutto quanto.
La struttura suddivisa in piccoli “frame” è perfetta per lasciare libero il lettore di immaginare, i dialoghi sono asciutti e credibili e caratterizzano benissimo il protagonista. 
Celati tra le righe leggo un metaracconto di denuncia sociale. Originale l’idea di parlare del dipinto del Veronese e di portare un po’ di Venezia a Ostuni.
A quest proposito ho trovato splendida la chiusa.
Ottimo anche il titolo del racconto che si riempie di significato andando avanti nella lettura.
Domenico S. ha scritto: Portò in cucina quel che rimaneva della torta. Si fermò di fronte alla porta socchiusa. Sentì la vicina parlare con una vecchia amica della madre, mentre lavavano le stoviglie.
«Perciò stava al Nord?»
«Per tanti anni.»
«E che faceva?»
«Chi lo sa. Qualcosa nell’arte.»
Questo è uno dei momenti che mi ė piaciuto di più. La scrittura è fresca, naturale e lascia filtrare tutte le emozioni. Ascoltare il giudizio degli altri senza essere visto conferisce tridimensionalità al personaggio. Bravissimo 👍 
Domenico S. ha scritto: «Spero veda la sua luce autentica» concluse il restauratore, con la mente già al lavoro da fare.
Qui c’è tutta la passione, la competenza, l’amore per il proprio lavoro. 
Domenico S. ha scritto: Ogni tanto, un autentico conoscitore sarebbe passato di lì. Ma tutti, dal più umile al più colto, si sarebbero fatti un’opinione sul suo restauro.
Eh già. Anche per questa frase di meriti il punteggio più alto. In pochissimi be assestati colpi di penna descrivi perfettamente la scena. Ho visto i turisti con  un occhio alla guida e l’altro al dipinto, ho visto fedeli distratti, abituati ad avere il capolavoro sempre sotto gli occhi, ho visto gente del tutto ignara rimanere colpita dalla luce di quel dipinto. Una luce che il restauratore venuto dal nord (per assistere la madre e non per campare alle sue spalle) ha saputo riscoprire.

Per esserti utile qualcosa da correggere te la devo dire
Domenico S. ha scritto: Penso di comprarsi una birra. Non lo fece.
Ti è scappato L’accento. Pensò…

👏 bravissimo

Re: Nuova luce

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@@Monica Ciao, sono davvero contento che il racconto ti sia piaciuto. Inoltre mi sembra che tu ne abbia colto pienamente lo spirito. A volte quando scrivo temo di non riuscire a comunicare sufficientemente bene ciò che desiderio esprimere. Hai notato cose che pensavo non si notassero tanto, complimenti. Ti ringrazio anche per la correzione sull'accento, molto utile. A rileggersi presto.
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Re: Nuova luce

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Domenico S. ha scritto: Non poteva restare a fare il restauratore?
Ciao @Domenico S. 
secondo me, la frase non suona bene. Come se fosse un po' inceppata. Non mi piace quel "restare". Perché non sostituirlo con un "continuare"? 
Secondo me suona meglio: "Non poteva continuare a fare il restauratore?".
Ma è gusto un appunto sulla musicalità, e, probabilmente, è questione di gusti.
Domenico S. ha scritto: Penso di comprarsi una birra
Refuso, "pensò"
Domenico S. ha scritto: dandogli un bacio sulla porta d’ingresso
Non è un errore di sintassi, però mi pare che la costruzione non sia perfetta. Come l'hai scritta, sembra che la vicina dia un bacio alla porta d'ingresso. Mmm. Secondo me puoi scriverla meglio.
Domenico S. ha scritto: agitando un cellulare di marca
Perché non indicare la marca? Sono curioso di conoscere il pensiero dietro la scelta di non scrivere, che so, iPhone :)


Questi sono solo alcuni pensieri, valuta tu poi, come sempre, se prenderli in esame o meno :)

Più in generale, il tuo racconto mi è piaciuto molto, sia per la storia raccontata, sia per la scelta stilistica adottata. Trovo che il montaggio in frammenti collocati su diversi piani temporali sia perfettamente riuscito. Leggendo non ho mai avuto l'impressione di essermi perso qualche pezzo. Bella anche la scrittura minimale. Scorre bene. I dialoghi sono realistici, il che è un grande pregio, e sono al servizio della storia, il che dà valore aggiunto.
Bravo, piaciuto, quasi quanto mi è piaciuta Ostuni la prima (e unica) volta in cui ci sono stato.
Molto bello il finale.

A rileggersi
ciao

Re: Nuova luce

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Domenico S. ha scritto: Il sindacalista della scuola lo invitò ad accomodarsi nel piccolo ufficio.
«ECDL?» chiese.
«Cos’è?»
«Certificazione informatica.»
«So usare il computer.»
«Ha la certificazione?»
«No.»
«Lingue?»
«Inglese e tedesco.»
«Certificazioni?»
«Che intende?»
«Ha dato gli esami?»
«Sì.»
«Perciò ha le certificazioni?»
«Ho dato gli esami a scuola.»
Il sindacalista sbuffò. Cominciò a battere tasti. Smise. Lo guardò. Sbottò.
«Lei perché è qui?»
«Voglio insegnare.»
«È quello che vogliono tutti.»
«So che il mio diploma equivale a una laurea.»
«Tutti sono laureati. Lei che faceva prima?»
«Sono restauratore.»
«Ha pubblicazioni?»
«Qualcuna.»
«Quelle forse le danno punteggio.»
«Mi hanno detto che per insegnare bisogna iscriversi a una graduatoria.»
«Si fa telematicamente.»
«Mi può iscrivere lei?»
«Si fa telematicamente. Da casa. Ha detto che sa usare il computer.»
Era quasi l’una. Era evidente che l’uomo voleva soltanto andare a pranzare.
«Inserisca le pubblicazioni. Forse le danno punteggio» disse il sindacalista.
«Forse.»
«Non poteva restare a fare il restauratore?»
«Mia madre è invalida. Mi sono trasferito a Ostuni per occuparmi di lei.»
«La madre. Certo.»
Ciao @Domenico S. Questa prima parte dialogica scorre molto bene e mi sembra corrisponda ad una pura e semplice realtà. Potrebbe quasi essere un dialogo registrato, resa benissimo.
Domenico S. ha scritto: Mosse lentamente il carrello lungo il corridoio del supermercato. Aveva la lista che gli aveva dato la vicina del pianerottolo. Aveva detto che, se avesse preso tutti gli ingredienti, avrebbe pensato lei alla torta di compleanno. Prese la Coca-cola e l’aranciata. Penso di comprarsi una birra. Non lo fece.
  Credo che si possa omettere, il senso si capisce e rende più fluida la frase.
Domenico S. ha scritto: Come sta la mamma?» chiese la vicina, abbracciandolo e dandogli un bacio sulla porta d’ingresso.
«Stamattina abbiamo giocato a scala quaranta.»
«La festicciola le farà bene.»
«Spero non si stanchi.»
«Non la faremo stancare. Hai preso tutto?»
«È in cucina.»
Dialogo reso molto bene, complimenti.
Domenico S. ha scritto: Vengo qui a guardare il quadro.»
«Le piacerebbe metterlo a nuovo?»
Terribile espressione per una direttrice dei sistemi museali, ma ci sta.
Domenico S. ha scritto: Non se io le do l’autorizzazione.»
«Chi è lei, mi perdoni?»
Invertirei: "Mi perdoni, chi è lei?"
Domenico S. ha scritto: «Il curriculum, certo» disse il restauratore, sorridendo. «Per come la vedo io, chi lavora nell’arte ha due problemi principali.»                     
Anche se si capisce il senso, mi sembra un'espressione troppo generica lavorare nell'arte, potrebbe anche non significare nulla. Specificherei maggiormente, non so: lavorare a contato con opere d'arte


Un racconto nel suo messaggio essenziale, semplice e intimista: un figlio che fa una rinuncia per stare vicino alla madre malata. Poi, questa scelta verrà ripagata dalla provvidenza con una bella sorpresa: restaurare un capolavoro. (A proposito, è stata una scoperta per me, sapere che a Ostuni ci fosse una tela del Veronese).
Nel racconto si denota anche una sottile e non troppo velata critica verso alcune consuetudini dell'italiano medio, vedi il sindacalista o la direttrice dei musei, in cui si cerca sempre un proprio tornaconto per le scelte.
Si percepisce bene anche dai dialoghi la realtà di provincia di un paese del sud (ma che può essere ovunque), con quell'ingenuità e curiosità verso l'altro.
Scritto bene con l'utilizzo della forma dialogica ben costruita e precisa. Un racconto delicato e malinconico. Piaciuto

Re: Nuova luce

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Ciao @Domenico S. 

Gradevolissimo questo tuo racconto, molto riuscita la scena densa di divertente ironia tra il protagonista e il sindacalista scolastico.
Mi ha riportato al mio colloquio con un addetto dell'ufficio del lavoro al quale mi ero rivolto per iscrivermi alla lista di disoccupazione della mia città.
Mentre gli presentavo il mio curriculum, il soggetto con aria annoiata ed assente ruminava dei gioppini all'olio da un sacchetto che aveva sulla scrivania, mostrando un palese fastidio per la mia presenza che turbava la tranquillità del suo spuntino.
Tenera è la vicenda del tuo personaggio che lascia la sua professione per occuparsi della madre inferma, il racconto inscena un tema con tratti assai realistici, ma che tratti con delicatezza e poesia.

Complimenti amico mio.

Re: Nuova luce

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Sembra la storia di un bravo ragazzo, @Domenico S. , un ragazzo come tanti. Il ragazzo è un sognatore, e forse, potrebbe essere anche un grande artista. Traspare, tra le righe, una sensazione strana, mi colpisce la sua grande rassegnazione, è come se il colloquio col sindacalista lo abbia colto di sorpresa.
Domenico S. ha scritto: «ECDL?» chiese.
«Cos’è?»
Strano che non sappia cos'è. Il ragazzo lavorava al nord? lì le cose funzionano anche meglio che al sud, avebbe dovuto sapere che le iscrizioni si fanno telematicamente. Voglio dire, non è uno appena caduto dal pero.
OK, dai di lui un'immagine un pò da sprovveduto, ma anche di uno che ha studiato e ha passato degli esami, per questo ho pensato al suo lato svanito, un lato che gli impedisce di vedere con sveltezza soluzioni sbrigative ai suoi problemi. Se si fosse informato sul sito della scuola, in merito alle modalità dell'iscrizione alla graduatoria, non sarebbe nemmeno entrato in quell'ufficio.
Domenico S. ha scritto: «Non poteva restare a fare il restauratore?»
«Mia madre è invalida. Mi sono trasferito a Ostuni per occuparmi di lei.»
«La madre. Certo.»
Questa parte del dialogo la toglierei, sembra un modo per informare il lettore di un fatto che verrà a galla solo poche righe dopo. la festa è per la madre malata e
Domenico S. ha scritto: «Come sta la mamma?» chiese la vicina, abbracciandolo e dandogli un bacio sulla porta d’ingresso.
«Stamattina abbiamo giocato a scala quaranta.»
Qui lo dici che sua madre sta male.
Domenico S. ha scritto: «Lavora?»
«Percepisce l’accompagnamento della madre.»
Anche qui è perfetto come hai inserito il suo problema.

Domenico S. ha scritto: «Dicono che lei venga ogni giorno in chiesa, ma non per pregare.»
Squadrò la donna. Sulla quarantina. Aspetto atletico, fasciata da bei vestiti. Erano di fronte al quadro del Veronese, pezzo pregiato della scuola veneziana del Cinquecento e, di gran lunga, una delle opere d’arte più importanti, fra quelle presenti nella piccola città.
Non è molto immediata la comprensione, ho dovuto rileggere per capire che la donna si rivolge a lui e che erano loro due davanti al dipinto.


«Dicono che lei venga ogni giorno in chiesa, ma non per pregare.»
Una voce femminile lo distolse dai suoi pensieri.
Squadrò la donna. Sulla quarantina. Aspetto atletico, fasciata da bei vestiti. Erano di fronte al quadro del Veronese, pezzo pregiato della scuola veneziana del Cinquecento e, di gran lunga, una delle opere d’arte più importanti, fra quelle presenti nella piccola città.

Domenico S. ha scritto: Ogni sera, la luce si spegneva su quel dipinto ed era riaccesa quella seguente.
Non ho compreso il significato, scusami, ma non lascerei così.
Domenico S. ha scritto: per qualche motivo, viveva in quella piccola chiesa dalla provincia pugliese. L
Quel quadro ha sicuramente una storia. Degli eventi l'hanno collocato a Ostuni, dire, per qualche motivo, mi fa pensare che il ragazzo non sappia la storia della famosa tela. Risulta strano visto che lui ne è affascinato.
Il verbo "viveva" dovrebbe essere in corsivo o tra virgolette, penso.

Dunque, ti ho fatto le pulci brutte, adesso però passiamo alle sensazioni e alla gratificazione della lettura. Hai descritto tre situazioni, il colloquio, la festa di compleanno, e il dialogo con la direttrice, ne viene fuori una bella storia, un pò triste ma, chiara.
Fin dall'inizio non si perde la voglia di continuare la lettura. Hai inserito tra le parole informazioni giuste per visualizzare l'ambientazione e gli stati d'animo dei protagonisti.
Ti cito questi passaggi dove, con poche parole, descrivi degnamente il carattere della direttrice
Domenico S. ha scritto: «È su Linkedin» disse la donna, agitando un cellulare di marca.
Domenico S. ha scritto: «Farebbe splendida figura nel suo curriculum.»
Non è certo una donna che non sa come farsi strada.

Di bello, il testo, ha il colore, i dialoghi e la trama. Mi piace il protagonista e la sua normalità dipinta con pennellate, tanto per restare in tema, sottili.
La vera essenza del racconto è accennata, qui.
Domenico S. ha scritto: «Dove sei stato?»
Ci pensò su.
«A Venezia.»
A venezia, che tradotto esprime tutto il suo disagio. A Venezia, dice con semplicità.
"A Venezia, nel mio mondo, nella mia passione, dentro tutti i miei sogni che non si sono e non si stanno realizzando."
Ti ringrazio per la gradevole lettura, alla prossima

Re: Nuova luce

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Devo dire che questo racconto mi era sfuggito, e faccio ammenda della mia mancanza. La storia mi è piaciuta in generale, anche perchè mi è parso di capire da subito che il fulcro non sarebbe stato un discorso di sindacati e contratti di lavoro. Protagonista, secondo me, è la necessità di mediare fra passione e razionalità, fra il bisogno di conciliare le proprie grandi aspirazioni con il piccolo del quotidiano. E non è un discorso da poco, anzi, non è proprio semplice da affrontare.
Ho apprezzato molto l'ambientazione, anche per motivi personali, dato che sto insieme a un ex restauratore che, naturalmente, mi ha fatto una testa così (in senso buono, è chiaro) su Paolo Veronese e tutte le volte che andiamo a Venezia è sempre difficile scegliere quale insieme di capolavori andare ad ammirare. 
Mi è sembrata valida anche l'alternanza fra dialoghi e parti descrittive, perchè bnella loro brevità sono riuscite a tenere alta l'attenzione in ogni momento del racconto.
I personaggi, a loro volta, sono caratterizzati bene, fra la madre malata e la vicina di casa, buona nel suo non riuscire a vedere oltre il proprio naso, per arrivare alla curatrice dei musei.
Da ultimo, mi è piaciuto il riferimento costante alla luce. In effetti, quando si guardano certi dipinti (a me è venuto in mente per primo Caravaggio), viene da chiedersi come caspita abbiano fatto a intrappolare la luce a quel modo. Per me personalmente è una cosa bellissima, quando si riesace, osservare un dipinto, ma anche una fotografia, da molti punti di vista, da sinistra a destra, proprio per cercare di cattuare al meglio tutte le sfumature che la luce offre.
In sintesi, buona ambientazione, personaggi interessanti e una storia che porta ottimismo.  :)
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: Nuova luce

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@Alba359 Ciao, ti ringrazio per aver letto e commentato il racconto. Le tue "pulci" sono molto indovinate, hai sicuramente evidenziato dei punti che potrei migliorare. Ti ringrazio molto. Sono anche contento che, nel complesso, la storia ti sia piaciuta e che tu ne abbia colto il senso generale. Grazie mille.

@pale star Ciao, sono davvero contento che la storia ti sia piaciuta. Onestamente non pensavo di scriver qualcosa di ottimista, ma di cogliere quella "via di mezzo" fra ottimismo e pessimismo che secondo me caratterizza tante vite; o almeno, la mia. Però sono contento che la storia, nel complesso, ti abbia trasmesso ottimismo. Grazie!
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