Alla guerra

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Eppure sua moglie glielo aveva detto che restare troppo nel lettino solare avrebbe portato a questo. Non era nemmeno arancione. La sua pelle ricordava quella di un indiano dei film. Solo che gli indiani dei film erano truccati, e finite le riprese potevano sciacquarsi corpo e faccia sotto un getto d’acqua.
Lui no.
Inchino.
Ecco a voi Babbo Natale, barba e capelli bianchi, il resto di un rosso da vacanza in Costa Rica all inclusive pagata con una piccola parte dei soldi della pensione, quale promessa di beatitudini future.
Come quella volta, l’anno precedente. Che, non te lo ricordi, Rossano?
Se lo ricordava. Tramonti assorbiti in bicchieri di Margarita unti di ditate, sbafati di rossetto indelebile. Notti infinite nei fuochi delle balere. Passi di salsa. Era salsa, Rossano? Chi lo sa. Chi se lo ricorda. Che differenza fa, quando i piedi danzano su ceramiche arabescate?
Inchino.
Il nodo dell’asciugamano avvolto in vita si sciolse. L’asciugamano scivolò sul pavimento bagnato dei residui di doccia.
Ops.
Un costumino di pelle bianchissima tatuata sull’inguine. Il tatuaggio di una lepre blu sulla chiappa sinistra, un neo al suo interno, come occhio.
Quando l’aveva fatto?
Eppure la ragazza in occhiali quadrati come piccoli quadri, nella sua timidezza da naso fuori dalla mascherina, da Se vuole abbiamo un’offerta extra per i massaggi, gli aveva suggerito di denudarsi, durante l’operazione di abbrustolimento.
Era arrossita. Giusto un poco.
L’uomo si voltò, poi guardò lo specchio ovale da sopra la spalla. Elementare, Watson, hai due belle chiappe pallide e flosce. Ridacchiò. Un accesso di tosse lo obbligò a piegarsi sulle ginocchia. Nudo e esposto. Fece un gesto con la mano con cui non si stava coprendo la bocca. Come a dire: et voilà.
Rossano, quanto sei invecchiato nelle ultime settimane?
Un ultimo colpo di tosse e si rimise in piedi.
Raccolse l’asciugamano e se lo avvolse in vita.
Non poi così tanto. Invecchiato di un niente, rispetto alle costellazioni della volta celeste. Rispetto alla storia.
E sua moglie?
Oh, lei adorava un colorito acceso, in lui, ma lei non esponeva le carni al sole nemmeno se obbligata. In Costa Rica si era coperta di seta e aveva trascorso le ore più calde immersa nella penombra del residence, accompagnata dalla musica ambientale diffusa dalle piccole casse sopra il letto e dalle sue letture soft core.
Avrebbe apprezzato quelle chiappe flaccide e bianche come un Moby Dick piegato alla volontà degli elementi?
Dopotutto in tv ci vai tu, Rossano, gli avrebbe detto lei.
Dopotutto questa è la tua grande occasione.
Già, ma di che? Cosa hai da dimostrare, Rossano. E a chi?
Ancora la maledetta tosse. Sentì il catarro dentro il petto, morbido e avvolgente. Tossì. Ormai si era abituato a quella presenza.
E se anche era pallido, lì sotto, a chi sarebbe importato? Che differenza avrebbe fatto? Lui in tv ci sarebbe andato vestito, mica nudo. Non stava andando al provino di un film pornografico, né a un reality show di sopravvivenza.
Ti piacerebbe, eh?
Sopravvivere.
Ultimamente, pensare al futuro, a sua moglie, a sua-Dio-lo-perdoni, figlia, gli faceva venire in mente assolutismi indefiniti. Parole astratte, dal potenziale soverchiante. Quali:
Allunaggio.
Metastasi.
Puntura.
Figli.
Ultimatum.
Dove eravamo rimasti?
Alla tosse. Al suo corpo abbrustolito avvolto in un asciugamano bianco. Ai suoi piedi nudi sulle piastrelle di ceramica blu del bagno. Alle preoccupazioni per Quella Sera, di lì a due giorni.
Ah ah ah! Se solo ti avessero detto, mentre eri su quelle spiagge costaricane, che saresti andato in tv, tu, Rossano. Che risate ti saresti fatto.
Non doveva dimostrare niente a nessuno. Sarebbe andato in tv e avrebbe incontrato sua figlia, okay? Avrebbe guardato quegli occhi dopo quanti anni erano che non li guardava. La sua pelle sarebbe parsa luminosa e degna della pelle di lei (le luci della tv ti fanno apparire più bianco, pa’, aveva detto lei, tempo prima. Quando si parlavano ancora). Si sarebbero abbracciati? Forse.
E se cominci a tossire come un disperato, Rossa’?
Che cazzo penserà, tua figlia?
Che sei un vecchio rottame. Che le vuoi fare pena. E proverà pena? Forse.
E se tua figlia non viene alla puntata (sono registrate? O in diretta? Qualcuno mi avviserà per tempo?). Farai un inchino e arretrerai fino a sparire dall’inquadratura?
Ti coprirai gli occhi così come ti copri la bocca, cercando di nasconderti come sempre?
E se tua figlia viene alla puntata? Va bene guardarla negli occhi, ma poi? Cosa le dirai?
Farai un elenco di tutti i suoi successi? Le dirai che sei fiero di lei?
Stupido.
Ormai è tardi, per questo. Come è tardi per lamentarti dell’abbronzatura sfacciata con cui ti sei condannato alla mediocrità.
Ebbene?
Ebbene. Quando la vedrai, o non la vedrai, quando sarà lì, o non sarà lì, allora diventerai davvero un indiano dei film, Rossano. Diventerai un guerriero, come quando non ti chiudevi dentro i lettini solari. Dapprima ti coprirai gli occhi, accecato. Poi guarderai il luccichio riflesso dalle videocamere, dagli smartphone alla moda, dai lustrini sugli abiti del corpo di ballo. Dirai ciao. Dirai quanto tempo, eh? Dirai che bello vederti. Poi ascolterai il respiro di tutti i presenti, raccolti in un unico movimento ondeggiante. Pulsante. Ascolterai il tuo respiro. Soffocato. Il suo respiro. Vivo. Poi partirai per la guerra. Ululando come se ci credessi davvero, e sarà così.
Bene.
L’uomo si spruzzò dell’acqua sul viso, sorrise allo specchio, infine andò verso l’armadietto in cui aveva riposto i suoi vestiti.

Re: Alla guerra

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Ciao @m.q.s. ,
ho apprezzato questa storia di piccole miserie famigliari, con questo credibilissimo e purtroppo attuale protagonista in bilico tra la ricerca di redenzione e l'incapacità di abbandonare una gioventù sfiorita molto tempo prima. L'idea del futuro incontro televisivo mi pare azzeccata: anche se devo ammettere di non guardare più la tv da anni non stento a credere che possa essere rimasto il punto di riferimento massmediatico per tante persone.
L'unico appunto che sento di farti (anche se ammetto che é piuttosto "strutturale") riguarda la scelta della collocazione dell' "io narrante". Mi pare che porti al di sopra della storia, come un giudice, tolga forza all'accusa sociale e veli il tutto di un certo moralismo (condivisibilissimo, ma dalla forma non necessaria).

Alcuni quote in ordine sparso:
m.q.s. ha scritto: Diventerai un guerriero, come quando non ti chiudevi dentro i lettini solari.
A leggerlo ad alta voce trovo sarebbe meglio qualcosa del tipo "Tornerai ad essere il guerriero che eri prima di cominciare a chiuderti nei lettini solari."
m.q.s. ha scritto:
Quali:
Allunaggio.
Metastasi.
Puntura.
Figli.
Ultimatum.
Ammetto che in questa fase mi é un pò calata l'attenzione, forse perché questa introspezione psicologica così profonda non si conciglia troppo con il resto del racconto, che rimane su un piano di concretezza.
m.q.s. ha scritto:
E se tua figlia non viene alla puntata (sono registrate? O in diretta? Qualcuno mi avviserà per tempo?). Farai un inchino e arretrerai fino a sparire dall’inquadratura?
Bella immagine, quella di Rossano che esce di scena sommessamente, a capo chino. D'effetto.
m.q.s. ha scritto: pagata con una piccola parte dei soldi della pensione, quale promessa di beatitudini future.
Il fatto che sia occorsa solo una "piccola" parte della pensione per attuare questa azione sminuisce la consistenza della bravata. Parliamo di uno che ha mollato i suoi cari per godersi un "ritorno di fiamma" di gioventù, un patetico vecchietto che può giusto andare a piagnucolare in tv pietendo la compassione di un pubblico-immagine per cercare di ricevere qualcosa di meno finto del suo tatuaggio... meno giudizi dalla cattedra e sotto con le immagini forti! 
Nel complesso bella intuizione e un personaggio che troneggia per la sua mediocrità. Grazie per averlo condiviso con la community.
A rileggerti,

RC

Re: Alla guerra

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RicMan ha scritto: Ciao @m.q.s. ,
ho apprezzato questa storia di piccole miserie famigliari, con questo credibilissimo e purtroppo attuale protagonista in bilico tra la ricerca di redenzione e l'incapacità di abbandonare una gioventù sfiorita molto tempo prima. L'idea del futuro incontro televisivo mi pare azzeccata: anche se devo ammettere di non guardare più la tv da anni non stento a credere che possa essere rimasto il punto di riferimento massmediatico per tante persone.
L'unico appunto che sento di farti (anche se ammetto che é piuttosto "strutturale") riguarda la scelta della collocazione dell' "io narrante". Mi pare che porti al di sopra della storia, come un giudice, tolga forza all'accusa sociale e veli il tutto di un certo moralismo (condivisibilissimo, ma dalla forma non necessaria).

Alcuni quote in ordine sparso: A leggerlo ad alta voce trovo sarebbe meglio qualcosa del tipo "Tornerai ad essere il guerriero che eri prima di cominciare a chiuderti nei lettini solari." Ammetto che in questa fase mi é un pò calata l'attenzione, forse perché questa introspezione psicologica così profonda non si conciglia troppo con il resto del racconto, che rimane su un piano di concretezza. Bella immagine, quella di Rossano che esce di scena sommessamente, a capo chino. D'effetto. Il fatto che sia occorsa solo una "piccola" parte della pensione per attuare questa azione sminuisce la consistenza della bravata. Parliamo di uno che ha mollato i suoi cari per godersi un "ritorno di fiamma" di gioventù, un patetico vecchietto che può giusto andare a piagnucolare in tv pietendo la compassione di un pubblico-immagine per cercare di ricevere qualcosa di meno finto del suo tatuaggio... meno giudizi dalla cattedra e sotto con le immagini forti! 
Nel complesso bella intuizione e un personaggio che troneggia per la sua mediocrità. Grazie per averlo condiviso con la community.
A rileggerti,

RC
Ciao @RicMan ,
credo che i tuoi appunti siano azzeccati. In effetti, quando scrivo in terza persona avverto sempre il rischio di ficcare troppo il naso, come narratore, dentro la storia, lasciandomi andare a commenti moraleggianti o, peggio, spiegozzi. 
La frase che hai sottolineato tu, quella sul lettino solare, in effetti è proprio orrenda. Rileggendola a voce alta è veramente terribile. Modificherò.

L'ideale sarebbe che le parti fuori dalla narrazione diretta convogliassero nei pensieri dei personaggi della storia. Cioè si dovrebbe capire che le riflessioni, anche quelle più critiche, anche quelle che a prima vista sembrano un corpo parzialmente estraneo, sono riflesso del pensiero dei personaggi. Se non è così, allora qualcosa è andato storto. C'è da lavorare :) 
Poi chiaro, un altro metodo, forse anche migliore, resta quello di lasciar parlare la storia. Ma lì è ancora un'altra tecnica narrativa.

Ti ringrazio molto per il tuo bel commento approfondito e per i tuoi suggerimenti, che ho trovato preziosi <3 credo che valga ancora la pena postare sperimentazioni e racconti in progress su CdP, proprio con la speranza di ricevere commenti e dritte come quelle che mi hai lasciato tu.
Grazie ancora
Buona giornata
A presto
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