[MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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[MI 155] Il telegramma non s’ha da fare
                                                                                                                                                                        Traccia di mezzogiorno: La fobia
Anni 90.

Il  paese montano dispone di un unico ufficio postale che serve le tre frazioni, distanziate l’una dall’altra da tornanti che si snodano in verticale nella valle, denominate dalle strade: Frazione Bassa -  Frazione Media - Frazione Alta.
Il giovane neo assunto non è del posto: viene in moto dal suo paese, distante trenta chilometri. Per l’inverno, causa neve, o anche prima, cercherà un alloggio a buon mercato.
Prima di essere un latore di corrispondenza, al mattino sta in ufficio.
Quello è il suo secondo giorno di lavoro, e sarà solo. Callisto entra in preda all’ansia. Sa che il suo direttore è malato e non verrà. Lui ha solo le basi, apprese in un corso di pochi giorni e sul lavoro il giorno prima: raccomandate, spedizioni pacchi, pagamento bollettini. Tocca a lui la consegna della posta, a fine turno.
Non ha quasi dormito, per l’agitazione che gli ha causato la telefonata del capo, la sera prima: il tranquillante non ha fatto effetto. Rigirandosi nel letto, si autodenigrava:
"Ho la zucca dura. Non è bastato ieri, non sono pronto. Come faccio se non ho la conoscenza adeguata del mio lavoro? Poi l'ho sempre saputo: sono troppo sensibile per entrare nel mondo del lavoro."

Va a accendere il computer quasi con le lacrime agli occhi. "Ma perché mi doveva capitare questo problema? Al secondo giorno di lavoro!"
Cerca di fare la respirazione col diaframma, e, inspirando e espirando, si tranquillizza un po’.
Il suo amico psicologo, quasi laureato, gli ha spiegato come affrontare la fobia sociale e lo ha istruito su due punti focali - creatività e decisionismo - partendo da esempi pratici,  e aveva scelto l'ambiente della cucina. Ma Callisto era tra un amico e gli ingredienti. Si era divertito ma... "Qui non si scherza" si dice.
Il computer che ha di fronte assume il ruolo concreto del suo avversario, che di certo scoprirà i suoi punti deboli e gli impedirà di lavorare.

Si alza per aprire la porta ai clienti.
Dopo tre bollettini e altrettante raccomandate sta cominciando a rilassarsi.

Entra una donna che chiede di mandare un telegramma.
Immobile dietro allo sportello, lui fissa il vuoto e sa di essere sbiancato in viso,
In modo meccanico, si volta ad armeggiare col computer, mostrando l'operatività e la sicurezza di un impiegato navigato, ma dentro si sente morire. 
Un colpo di tosse e, con la gola secca, la voce maschia e cavernosa dice:
- Mi spiace, ma la procedura è in default.

La signora è in ambasce, non sa come fare. La madre di una cara amica d’infanzia è morta: non ha il suo telefono, solo l’indirizzo di Milano dove abitavano allora. Non ha la macchina e quello è l’unico ufficio in paese.
L’impiegato, che sembra essere entrato in empatia coi crucci della cliente, le consiglia di scrivere una lettera, che è molto più personale e gradita ai parenti del defunto. Le costerà solo la busta e il francobollo. Giungerà due giorni dopo, ma quello che scriverà a mano arriverà al cuore di chi la riceve come mai la asettica lettura di un classico (e giocoforza sintetico) telegramma di condoglianze.

Nel frattempo, da una scala a chiocciola in  fondo all’ufficio, alle spalle dell’impiegato, scende una donna con una caffettiera fumante e due tazzine su un vassoio. La cliente è basita dalla sorpresa.
- Sei solo, Callisto? Appena arrivato, ti ha già lasciato a reggere l’ufficio?
- Sì, signora Carla. Il signor Rossi non si sentiva bene ed è rimasto a casa.
- Gradisce lei il caffè in più? - chiede cortese la donna all’unica cliente presente.
Questa acconsente con un sorriso, mentre l’altra le spiega di avere affittato i locali alla Posta da tanti anni e, abitando da sola al piano superiore, a un certo punto ha avviato l’usanza di portare una tazzina  di caffè agli impiegati al mattino.
- Sa, non abbiamo mai fatto una divisione secca tra questo piano e il mio. Basta un giro di chiavi la sera e un altro al mattino. Qui anche le Poste sono più alla buona, sa.
La cliente è favorevolmente colpita: - Non mi aspettavo un ambiente così familiare. Io è poco che abito qui. Sto alla Bassa. Mi chiamo Rosa e l’impiegato mi stava spiegando che non può farmi un telegramma per problemi tecnici, ma mi suggeriva, trattandosi di condoglianze, che è meglio una lettera, specie se si è stati in confidenza con i parenti.
- Ha ragione! -  fa la Carla, dopo essersi girata a fare l‘occhiolino a Callisto.
- Venga che le racconto la mia esperienza con le condoglianze per la mia vedovanza…
Le due donne si spostano presso un tavolino alto porta-moduli, lì vicino.

Callisto vede avanzare un altro cliente a mani libere. Non una bolletta, non un avviso di raccomandata... Preoccupante. 
- Buongiorno. Mi dica – chiede Callisto al nuovo entrato, incrociando le dita sotto il bancone.
- Vorrei fare un annuncio sulla stampa locale.
Un silenzio, denso del vano interrogativo – "Li facciamo noi in Posta?" - avvolge l’addetto impietrito. 
- Bene – risponde a denti stretti, il gomito appoggiato al banco, la mano a reggersi la fronte, mentre, con la punta delle dita che pulsano, manovra il mouse con foga a mo’ di joystick di un gioco di arduo livello al computer, fingendo di ispezionare il remote-working. Suda freddo.
 Oh, peccato… anche questo servizio non è accessibile oggi.  Sa... una fascia di servizi sussidiari è in tilt. Mi spiace per lei. - fa con la giusta partecipazione nel timbro roco della voce..
- A me dispiace per i mici. Non riesco a piazzare gli ultimi tre nati e io non posso tenerli.-
-  A me piacerebbe un gattino per compagnia. Ce li porti qui a vedere. – interviene  la signora Carla, che ha ascoltato ed è entusiasta all’idea.
- Aspetto anch’io di vederli. Ci metterà molto? Può andare e venire? - chiede Rosa, intrigata lei pure..
In breve, il padrone dei micetti ne piazza due all’Ufficio Postale, mentre al neo-impiegato finalmente ricapitano le mansioni che sa svolgere. Tra una raccomandata e un bollettino, ha sorvegliato la consegna dei micetti e ora, sorpreso, vede in coda al suo sportello il loro padrone.
- Deve fare un’altra operazione?
- No, vorrei riprovare  l’annuncio stampa per l’ultimo gattino. Oppure torno domani, se il programma è ancora disabilitato.
Callisto ha sotto gli occhi un musetto e due occhioni che sembrano insieme supplicargli e promettergli affetto.
Una tranquillità sconosciuta lo attraversa.
- Lo prendo io - si sente dire.

                                                                                                                      ***

Cara Mariapia,

ho saputo della scomparsa della tua mamma e, anche se non ci frequentiamo da tanto tempo, sento una stretta al cuore per te, mia vecchia  amica.
La tua amicizia mi ha dato in prestito un nido accogliente e gratuito: un rifugio di vero e
di buono. Con tua mamma a fare gli onori di casa, allora.
Mi son balzate incontro – forti in mente - quelle immagini del tinello di casa tua e di noi due intente  a studiare o a parlare a bassa voce di giovani “perché”.
In cucina tua mamma Lucia: le sue merende a sorpresa, dopo i salti con la corda in cortile, che anche lei faceva con noi, ogni tanto. Uno squarcio fresco  che spicca sullo sfondo di una calda primavera.
Sorridente e spiritosa, lei seguiva la musica e i quiz alla radio. A volte indovinava. Era una donna in gamba! Le sarò sempre grata per le sue premure.

E il pensiero - forte - oggi va a te, amica mia lontana: sembra quasi un tenerci per mano.

Rosa
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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In questo racconto c'è uno spaccato di quotidianità italiana così preciso che davvero mi sembrava di muovermi in una fiction Rai. C'è l'ospitalità che supera le barriere legali, con quel caffè portato in un ufficio pubblico o quella gaffe evitata sull'annuncio a mezzo stampa, grazie alla prontezza della signora Carla.
Callisto è poi vittima del male più grande del nostro Paese: il nonnismo con assenza per malattia inventata. C'è tutto davvero. La tua ironia ha fatto sì che simili storture fossero divertenti e non deprimenti. Bellissima prova! <3

Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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Loscrittoreincolore ha scritto: In questo racconto c'è uno spaccato di quotidianità italiana così preciso che davvero mi sembrava di muovermi in una fiction Rai. C'è l'ospitalità che supera le barriere legali, con quel caffè portato in un ufficio pubblico o quella gaffe evitata sull'annuncio a mezzo stampa, grazie alla prontezza della signora Carla.
Callisto è poi vittima del male più grande del nostro Paese: il nonnismo con assenza per malattia inventata. C'è tutto davvero. La tua ironia ha fatto sì che simili storture fossero divertenti e non deprimenti. Bellissima prova! <3
Grazie delle tue belle parole, @Loscrittoreincolore   :)
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Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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Di questo racconto mi è piaciuto moltissimo il contesto di piccolo paese, dove tutti si conoscono e tutti si aiutano, anche senza bisogno di parlarsi. Mi è piaciuto anche il modo in cui il protagonista riesce ad affrontare la propria fobia, il modo in cui riesce a trovare delle soluzioni alternative. Credo che una signora Carla ci vorrebbe in ogni ufficio! :D 
Forse, ma è proprio un appunto di mio gusto personale, avrei insistito un po' di più sulle sensazioni provate dal protagonista di fronte alle varie difficoltà e di fronte ai vari utenti dell'ufficio postale, però ripeto, è solo un gusto personale, già così funziona molto bene.  
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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pale star ha scritto: Di questo racconto mi è piaciuto moltissimo il contesto di piccolo paese, dove tutti si conoscono e tutti si aiutano, anche senza bisogno di parlarsi. Mi è piaciuto anche il modo in cui il protagonista riesce ad affrontare la propria fobia, il modo in cui riesce a trovare delle soluzioni alternative. Credo che una signora Carla ci vorrebbe in ogni ufficio! :D 
Forse, ma è proprio un appunto di mio gusto personale, avrei insistito un po' di più sulle sensazioni provate dal protagonista di fronte alle varie difficoltà e di fronte ai vari utenti dell'ufficio postale, però ripeto, è solo un gusto personale, già così funziona molto bene.  
Grazie @pale star  delle tue impressioni e dei consigli (vero - potevo insistere sulle sensazioni di più).  :)
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Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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Almissima ha scritto: Cara Poeta Zaza, questo giovane e involuto impiegato postale mi ha divertito tantissimo. I personaggi di questo racconto sono così veri, come é vera la lettera finale che mi ha davvero molto commosso: una storia dentro alla storia.
Bravissima!
Grazie! Che bel commento! :)  Ci  sei mancata, cara @Almissima.

Hai letto che racconti gli altri? Chissà tu, conoscendoti, che fobia avresti tirato fuori...  :o   :D  O che clima...

Ti aspetto al prossimo MI, tra due domeniche eh?  :sss:
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Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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Ciao @Poeta Zaza un racconto semplice e delicato, ambientato in un'atmosfera d'altri tempi. Sono d'accordo che il telegramma rappresenta un modo freddo e senza emozione per trasmettere un messaggio a fronte della lettera finale. Il pretesto trovato nella storia è un ottimo messaggio, Molto apprezzato.
Sono rimasto un po' a riflettere per capire se poteva mancare qualcosa, non so...una sferzata, una bomba, un incendio (metaforicamente parlando) ma alla fine mi sembra che vada benissimo così.
Alla prossima

Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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Kasimiro ha scritto: Ciao @Poeta Zaza un racconto semplice e delicato, ambientato in un'atmosfera d'altri tempi. Sono d'accordo che il telegramma rappresenta un modo freddo e senza emozione per trasmettere un messaggio a fronte della lettera finale. Il pretesto trovato nella storia è un ottimo messaggio, Molto apprezzato.
Sono rimasto un po' a riflettere per capire se poteva mancare qualcosa, non so...una sferzata, una bomba, un incendio (metaforicamente parlando) ma alla fine mi sembra che vada benissimo così.
Alla prossima
Grazie delle tue belle parole e di come tu abbia colto appieno il messaggio. Ne sono lieta, @Kasimiro   :)
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Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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ciao @Poeta Zaza . Farò un commentino veloce veloce sperando di farlo a tutti gli altri...

prima cosa non vedo dove stia la fobia di Callisto: la sua è solo un disagio dei primi giorni di lavoro.

Poi non mi piace il timbro del racconto in quanto il presente usato lo rende poco attraente.

Sono anche dubbioso sulla trama.

Per finire, ho trovato la lettera troppo mielosa e poco attuale...

Sinceramente, mi pare un racconto frettolosamente scritto, orfano di una sincera atmosfera... 
Come sempre, lasciami le tue controdeduzioni, a cui risponderò appena mi metto a posto con gli impegni... ciao carissima :love:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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bestseller2020 ha scritto: prima cosa non vedo dove stia la fobia di Callisto: la sua è solo un disagio dei primi giorni di lavoro.
Poeta Zaza ha scritto: Il suo amico psicologo, quasi laureato, gli ha spiegato come affrontare la fobia sociale
per me, era una fobia sociale, la paura di non essere all'altezza nel mondo esterno, Se l'ho illustrata poco e male, è colpa mia.  :si:
bestseller2020 ha scritto: Poi non mi piace il timbro del racconto in quanto il presente usato lo rende poco attraente.
Ne prendo atto.  :si:
bestseller2020 ha scritto: Per finire, ho trovato la lettera troppo mielosa e poco attuale...
Hai letto all'inizio quello che ho scritto? Anni 90.
bestseller2020 ha scritto: Sinceramente, mi pare un racconto frettolosamente scritto, orfano di una sincera atmosfera... 
Non è che tu l'hai frettolosamente letto, @bestseller2020 ?  :libro:   ;)
Di sabbia e catrame è la vita:
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Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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L'inizio sembra quasi una sceneggiatura, più che un racconto; ci presenti i personaggi e l'ambientazione in modo sintetico e meccanico. Poi ingrana

Mi stupisce sempre il realismo con cui descrivi questi due elementi, personaggi e ambientazione; sembra di essere lì a vivere realmente quanto viene narrato, e questo è un grandissimo punto di forza. La storia ha un buon ritmo e uno svolgimento interessante. La fobia sociale del protagonista non è esattamente centrale, ma la traccia è rispettata
Per me ottimo :D

Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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Mina ha scritto: L'inizio sembra quasi una sceneggiatura, più che un racconto; ci presenti i personaggi e l'ambientazione in modo sintetico e meccanico. Poi ingrana

Mi stupisce sempre il realismo con cui descrivi questi due elementi, personaggi e ambientazione; sembra di essere lì a vivere realmente quanto viene narrato, e questo è un grandissimo punto di forza. La storia ha un buon ritmo e uno svolgimento interessante. La fobia sociale del protagonista non è esattamente centrale, ma la traccia è rispettata
Per me ottimo :D
Una bella iniezione alla mia autostima. Grazie, @Mina - anche per la traccia!  :)
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o scorre o si lega alle dita.


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Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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ciao @Poeta Zaza ... effettivamente ho letto velocemente.... ma anche quando consumi in fretta realizzi il sapore che ti rimane in bocca...
certo è un commento di impulso, ma anche @Mina ha notato il problema della rappresentazione troppo sintetica e meccanica...

Comunque non è tutto male ciò che è male: ci può essere anche del bene... :love: e qualcosa di buono vi è nel tuo racconto! ogni volta vi è qualcosa che apprezzo e altre cose no! specialmente quando si parla di trama e della sua realizzazione... Quando dico che sei stata frettolosa è perché hai postato per prima ed io, per caso, me ne sono accorto: Ti confesso che ho letto subito il tuo racconto; sono stato il primo, ma ho evitato di commentarti.
Avevi tanto tempo a disposizione e quindi, se hai postato, eri convinta che andava bene così!
Però io credo che potevi fare di meglio... ciao Mariangela, ci vediamo domani sui lampi!!  <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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@bestseller2020   :love:
bestseller2020 ha scritto: certo è un commento di impulso, ma anche @Mina ha notato il problema della rappresentazione troppo sintetica e meccanica...
All'inizio... poi ingrana, ha detto @Mina - leggi bene - :libro:
bestseller2020 ha scritto: ciao Mariangela, ci vediamo domani sui lampi!!  <3
Certamente!  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
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Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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Ciao @Poeta Zaza,
Il tuo racconto mi è piaciuto. Tra i vari testi tuoi che ho letto, apprezzo in particolare questo genere: i racconti realistici con personaggi comuni. Mi piace il tono leggero e vagamente ironico e l'originalità delle situazioni sebbene il contesto sia ordinario.
Ho trovato un po' farraginoso l'inizio del racconto, in particolare non mi suonava bene l'uso del presente nelle parti più descrittive. Forse si potrebbe limare un poco in quella parte. Nell'insieme però una bella prova.
Ciao!

Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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@Poeta Zaza
Leggo e commento dall'ufficio postale... ;)
Lavorandoci, ti faccio subito i complimenti per come hai saputo descrivere i dettagli del contesto, notevole davvero. Ho ritrovato molte cose ben rappresentate, tanto da chiedermi se ci lavorassi anche tu. Certo il mio ufficio è molto diverso da quello del tuo racconto (altro che paesino di montagna e signora Carla, qui è un macello terrificante!) ma questo è un altro discorso...
Ti faccio i complimenti anche per come hai scritto questa storia. Nei tuoi racconti ricordo di aver sempre notato uno stile molto poetico, bello senza dubbio, ma che in alcuni casi a mio giudizio soffocava la narrazione, non so se mi spiego, comunque spesso te l'ho segnalato... qui invece ti ho trovata diversa (è vero anche che ne è passato di tempo), più Narratrice Zaza, nel senso più focalizzata sulla storia, sul fare andare avanti il personaggio verso la crescita che gli avevi predisposto. L'ho apprezzato. Insomma, un testo con una scrittura di livello ma senza fronzoli, il che è preferibile in narrativa, credo. E non guasta pure il pizzico d'ironia che pervade il racconto.
Una chicca il finale con la lettera, davvero molto molto bello. Idea stupenda quella di sostituirla al freddo telegramma.
Unico appunto che ti faccio (in relazione unicamente al contest) è che forse qui non siamo di fronte a una fobia vera e propria, ma a una insicurezza, una paura di non essere all'altezza. Ecco, solo questo. Ho visto che il giudice supremo Mina ti ha dato la sua benedizione per fortuna, ma io sono molto pignolo in primis con me stesso sull'interpretazione strettissima della traccia, forse magari sbagliando pure, però mi capita a tutti i MI di "sindacare" l'aderenza. Ripeto, è proprio una mia caratteristica. Comunque è un discorso che riguarda solo il contesto MI, il racconto l'ho apprezzato moltissimo e ti faccio sinceramente i complimenti. Alla prossima!

Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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ivalibri ha scritto: Ciao @Poeta Zaza,
Il tuo racconto mi è piaciuto. Tra i vari testi tuoi che ho letto, apprezzo in particolare questo genere: i racconti realistici con personaggi comuni. Mi piace il tono leggero e vagamente ironico e l'originalità delle situazioni sebbene il contesto sia ordinario.
Ho trovato un po' farraginoso l'inizio del racconto, in particolare non mi suonava bene l'uso del presente nelle parti più descrittive. Forse si potrebbe limare un poco in quella parte. Nell'insieme però una bella prova.
Ciao!
Grazie delle belle parole e dell'apprezzamento, cara  @ivalibri :)
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Re: [MI 155] Il telegramma non s’ha da fare

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Joyopi ha scritto: @Poeta Zaza
Leggo e commento dall'ufficio postale... ;)
Lavorandoci, ti faccio subito i complimenti per come hai saputo descrivere i dettagli del contesto, notevole davvero. Ho ritrovato molte cose ben rappresentate, tanto da chiedermi se ci lavorassi anche tu. Certo il mio ufficio è molto diverso da quello del tuo racconto (altro che paesino di montagna e signora Carla, qui è un macello terrificante!) ma questo è un altro discorso...
Lavori in posta? Quindi ha doppio valore il tuo giudizio. Grazie!  :) (Io lavoravo in banca).
Joyopi ha scritto: Ti faccio i complimenti anche per come hai scritto questa storia. Nei tuoi racconti ricordo di aver sempre notato uno stile molto poetico, bello senza dubbio, ma che in alcuni casi a mio giudizio soffocava la narrazione, non so se mi spiego, comunque spesso te l'ho segnalato... qui invece ti ho trovata diversa (è vero anche che ne è passato di tempo), più Narratrice Zaza, nel senso più focalizzata sulla storia, sul fare andare avanti il personaggio verso la crescita che gli avevi predisposto. L'ho apprezzato. Insomma, un testo con una scrittura di livello ma senza fronzoli, il che è preferibile in narrativa, credo. E non guasta pure il pizzico d'ironia che pervade il racconto.
Una chicca il finale con la lettera, davvero molto molto bello. Idea stupenda quella di sostituirla al freddo telegramma.
:arrossire:
Joyopi ha scritto: Unico appunto che ti faccio (in relazione unicamente al contest) è che forse qui non siamo di fronte a una fobia vera e propria, ma a una insicurezza, una paura di non essere all'altezza. Ecco, solo questo. Ho visto che il giudice supremo Mina ti ha dato la sua benedizione per fortuna, ma io sono molto pignolo in primis con me stesso sull'interpretazione strettissima della traccia, forse magari sbagliando pure, però mi capita a tutti i MI di "sindacare" l'aderenza. Ripeto, è proprio una mia caratteristica. Comunque è un discorso che riguarda solo il contesto MI, il racconto l'ho apprezzato moltissimo e ti faccio sinceramente i complimenti. Alla prossima!
Non ho rimarcato abbastanza la fobia,  hai ragione, @Joyopi   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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