[MI151] Muri di parole

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Traccia di mezzogiorno

Boa:  Acima/Amica

Commento:

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Muri di parole.



A volte le parole sono calcestruzzo. Una a una sono mattoni con cui si alzano muri, oppure diventano oceani sterminati, catene montuose invalicabili.

Bisogna scegliere bene le parole che adoperiamo, altrimenti potremmo pentirci di averne usate a sproposito.
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Mio padre pensava che io fossi sorda, non parlavo pur avendone l’età giusta. Un giorno rientrando in casa dal lavoro mi chiamò; Io ero seduta sul pavimento e gli davo le spalle, lasciai i miei giochi, mi girai al suo richiamo e lo guardai senza dire nulla.
Sentire ci sente; prima o poi parlerà” lo disse a mia madre e tutti e due tornarono alle loro occupazioni.

Sorda: primo mattone sul muro della solitudine. Non ero sorda, ero attenta, e avevo scambiato l’indifferenza con la normalità.

Io non so scrivere. Mia madre pretendeva voti non al disotto dell’otto, il mio rendimento scolastico, invece, rasentava la sufficienza. Non di rado correggeva i miei compiti con un sistematico e puntiglioso  atteggiamento. Riversava in quel rituale tutte le sue mancanze.
“Ma sei proprio strana! Che tema è questo?”
Mi piaceva molto inventare storie, dopo quella volta ho continuato a scriverle ma non ho più osato farle leggere a qualcuno.
Mia madre strappò il foglio e mi fece riscrivere il tema, (Descrivi te stessa) dove io non ero più Fata Acima dotata di poteri soprannaturali, con i quali guarivo gli animali. Mi ero data delle doti che non figuravano la mia vera personalità, secondo lei.

Strana: isola penale nel mare dell’autostima.

Ripensando adesso alla mia adolescenza, capisco bene certe mie paure. Gli amici, i parenti, mia sorella e quanti mi conoscevano, non sapevano come avvicinarmi e, quindi, forse mi evitavano e basta. Un giorno capii da una battuta in un film il mio rapporto con i membri della mia famiglia, fu una rivelazione. Cominciai, poco a poco, a lasciar andare quelli che nella loro assenza avevano innalzato barriere intorno a me e a loro stessi.

Il film era “Ragazze vincenti” con Geena Davis. In un dialogo Kit descrive a Dottie, sua sorella maggiore, il modo in cui si sente defraudata del suo posto in famiglia.
Hai sentito nostro padre quando ci presenta? — lei è Dottie, la nostra primogenita, lei, invece, è Kit, la sorella di Dottie.
Avevo solo sedici anni e cominciai a lavorare di martello e piccone per la mia serenità. Smantellare la mia visione del mondo e di me stessa è stata veramente dura. Collezionavo parole calde, benevole con le quali mi prendevo cura di me, per fortuna la scrittura, le mie storie fantastiche erano uno scudo. Fu facile, in seguito, incontrare persone diverse e riuscire a farmi apprezzare.
Attraverso gli squarci che andavo creando sui limiti che mi separavano dal mondo, alcuni mi davano una mano a uscirne. Il padre di Viola era uno di loro, purtroppo se n’è andato troppo presto, altrimenti non sarei così apprensiva e preoccupata per mia figlia.
È stata Viola a smantellare la maggior parte delle mie paure e delle mie debolezze, con la sua forza che cresceva dentro di me ho fatto spazio per noi due e per il resto del mondo.
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— Mamma, ora non vorrei più parlarne.
— Devi prendere una decisione, io non sarò qui per sempre. Ho solo questi tre giorni di permesso per il funerale, ed è stato anche difficile averli.
— lo so. Davvero mamma, non ora.
— Io non ti capisco, avere un figlio è una cosa seria. Sei troppo giovane e devi ancora finire gli studi. Pensaci bene, devi lavorare per mantenerti, più avanti potrai avere altri bambini.
— Mamma, scusami ma adesso voglio restare sola…
— Fai come vuoi. Ricordati però, che il mio lavoro non mi permette di fare la nonna, e tu sei sola adesso. Come il solito non vedi le priorità. Sei incinta di sole quattro settimane, il tuo compagno è morto! Cosa aspetti a… tornerà tutto come prima, finirai gli studi e poi ricomincerai …

Sola: se gli avessi creduto, ora lo sarei per davvero.

Chiusi la porta del nostro piccolo appartamento sul suo viso. Cominciai a mettere da parte parole rassicuranti, dolci, allegre e confortanti da regalare a mia figlia o mio figlio. Non ci saranno orizzonti inarrivabili, decisi in quell'istante, ogni cosa sarà possibile.
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Il mare, la sabbia calda e mia figlia che corre all’indietro per paura dei cavalloni. Seduta sull’asciugamano, mi godo un fuggevole fine settimana all’aria aperta. Solo poche ore, ma mi bastano per staccare un po'.

— Viola, vieni qua! Mettiamo un po' di crema solare.

— Mamma, il mare è pauroso oggi, torniamo quando è piatto piatto?

— Non avere paura, io sono qui, ti guardo, se il mare ti fa cadere io vengo a prenderti. Torneremo la settimana prossima e vedrai che sarà piatto piatto.

— Portiamo anche Giovanni? Sua madre è simpatica vero?

— Certo, vai a giocare adesso.

Viola, così piccola e già così saggia. Lo chiederò davvero ad Ambra se vorrà venire con suo figlio, tu giocherai con Giovanni e io e sua madre ci terremo compagnia. Sto facendo del tutto per lasciarti vivere senza ostacoli da abbattere. Sto ancora demolendo i miei e le macerie ostruiscono i pensieri, le scelte da prendere. A volte sono così stanca… ma per fortuna ci sei tu, a dispetto di tutto, degli oceani infiniti, dei monti impossibili da scalare e dei recinti peni di parole sbagliate.

Re: [MI151] Muri di parole

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Ciao! Un racconto molto intenso, che quasi richiede di essere metabolizzato per un po' prima di essere afferrato in tutte le sue particolarità e significati. Una donna che riparte da sua figlia, perché lei figlia non lo è mai stata, o comunque non ci si è mai sentita. Mi è piaciuto moltissimo, perché ogni momento è dosato, ogni emozione viene approfondita in maniera affascinante e toccante al punto giusto. Solo non capisco in che modo la traccia venga rispettata e per questo aspetto un tuo feedback! L'ho amato, bravissima <3

Re: [MI151] Muri di parole

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Alba359 ha scritto: Mamma, ora non vorrei più parlarne.
— Devi prendere una decisione, io non sarò qui per sempre. Ho solo questi tre giorni di permesso per il funerale, ed è stato anche difficile averli.
— lo so. Davvero mamma, non ora.
— Io non ti capisco, avere un figlio è una cosa seria. Sei troppo giovane e devi ancora finire gli studi. Pensaci bene, devi lavorare per mantenerti, più avanti potrai avere altri bambini.
— Mamma, scusami ma adesso voglio restare sola…
— Fai come vuoi. Ricordati però, che il mio lavoro non mi permette di fare la nonna, e tu sei sola adesso. Come il solito non vedi le priorità. Sei incinta di sole quattro settimane, il tuo compagno è morto! Cosa aspetti a… tornerà tutto come prima, finirai gli studi e poi ricomincerai …

Sola: se gli   le avessi creduto, ora lo sarei per davvero.
Il brano sopra si riferisce alla protagonista, incinta, e alla sua mamma. Ci va il pronome "le".
Alba359 ha scritto: Collezionavo parole calde, benevole con le quali mi prendevo cura di me, per fortuna la scrittura, le mie storie fantastiche erano uno scudo. 
In questo racconto, trovo la punteggiatura molto accurata, brava. Ti suggerisco solo, nella frase sopra, un punto e virgola prima di "per fortuna", per avere una pausa maggiore e spezzare la lunga frase.
Alba359 ha scritto: Viola, così piccola e già così saggia. Lo chiederò davvero ad Ambra se vorrà venire con suo figlio, tu giocherai con Giovanni e io e sua madre ci terremo compagnia. Sto facendo del tutto per lasciarti vivere senza ostacoli da abbattere. Sto ancora demolendo i miei e le macerie ostruiscono i pensieri, le scelte da prendere. A volte sono così stanca… ma per fortuna ci sei tu, a dispetto di tutto, degli oceani infiniti, dei monti impossibili da scalare e dei recinti peni pieni di parole sbagliate.
Ambra... Giovanni... Il lettore potrebbe chiedersi chi sono. Mentre non hai dato un nome alla protagonista.

:)  Cara @Alba359 , a parte le quisquiglie sopra, ho trovato bellissimo il tuo racconto: toccando esempi di atteggiamenti sbagliati, veicola con efficacia e profondità l'importanza della giusta relazione dei genitori verso i figli, delle parole che non devono erigere muri, ma costruire la fiducia dei piccoli, dei ragazzi, in se stessi, incrementando la loro autostima: il tutto avvolto nella tenerezza più dolce.
La tua protagonista è stata sfortunata, sotto questo punto di vista, ma la sua forza interiore l'ha trovata "nascendo" come madre, e non ripetendo gli errori della sua.

Brava!  Bentornata al MI!  :sss:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI151] Muri di parole

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Alba359 ha scritto: A volte le parole sono calcestruzzo. Una a una sono mattoni con cui si alzano muri, oppure diventano oceani sterminati, catene montuose invalicabili.
Oppure ricami trasparenti, come queste del tuo racconto, Alba.
Alba359 ha scritto: collezionavo parole calde, benevole con le quali mi prendevo cura di me, per fortuna la scrittura, le mie storie fantastiche erano uno scudo
Azzeccatissima la sinestesia "parole calde" nell'economia del brano: con quel calore la protagonista scioglie il gelo che sconsideratamente le hanno eretto intorno, e si avvolge dentro di esse come in una coperta morbida.
Alba359 ha scritto: dom mag 23, 2021 10:56 pmCominciai a mettere da parte parole rassicuranti, dolci, allegre e confortanti da regalare a mia figlia o mio figlio. 
                                                                                                             
Per riempirli dell'unica ricchezza che abbia un senso. Ottime queste metafore: impreziosiscono un racconto già bello di suo.
Grazie, @Alba359.
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Re: [MI151] Muri di parole

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Ciao @Alba359
Bellissimo racconto che mostra la crescita interiore di una persona. 
Mi è piaciuto molto il modo in cui fai percepire lo sforzo della protagonista, il desiderio di cambiare per chi ama, più che per sé stessa, la volontà di diventare qualcosa che non capisce appieno, ma che sa essere quello di cui la figlia ha bisogno.
L'incipit non è a tema, ma quel monito iniziale è una delle parti che preferisco.
Bello anche il modo in cui sei riuscita a cambiare registro, passando dalle metafore, alle citazioni cinematografiche.
Avrei solo messo qualche punto e virgola a spezzare alcune frasi, ma sono dettagli di poco conto.
Complimenti!  (y)

Re: [MI151] Muri di parole

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Ciao @Alba359 .
Tema profondo, quello che hai scelto di affrontare. Quando si diventa genitori si cerca sempre di tenere conto delle esperienze vissute. Vorremmo non ripetere gli errori che abbiamo subìto e che ci hanno procurato sofferenze. 
Mi è piaciuto il ritmo “riflessivo”  che consente il tempo di visualizzare ogni ricordo ed entrare in empatia con la protagonista.
Una storia che mi ha fatto pensare e ricordare. Grazie 🙏 🌸🌺

Re: [MI151] Muri di parole

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Ciao @Alba359,
Un racconto riflessivo e intenso. Mi è piaciuto molto l'incipit e in generale la scrittura semplice ed elegante di tutto il brano. Gli spunti di riflessione che offri al lettore sono molteplici: la ricerca da parte della protagonista delle piccole ferite che le parole le hanno procurato (in questo ho inteso l'interpretazione a ritroso della traccia), come puoi queste ferite si siano unite creando un muro di isolamento, il senso della maternità e della cura, la chiusura in se stessi tipica dell'adolescenza. Ma anche altro, nel momento in cui si rilegge. Molto bella l'immagine del mattone e del mare, da cui sei partita, che ritornano in più punti del racconto. Ho letto che inizialmente il racconto iniziava con il dialogo di madre e figlia davanti al mare, sicuramente una scelta molto suggestiva. Ma anche così come l'hai postato è molto bello.
Ottimo lavoro!

Re: [MI151] Muri di parole

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Bisogna scegliere bene le parole che adoperiamo, altrimenti potremmo pentirci di averne usate a sproposito.
Cara @Alba359 hai scritto un bel racconto, struggente. Mi hai smosso cose dentro, ho amato la consapevolezza e la lotta della protagonista nel superare i limiti impostigli dalla famiglia. Quanto è più duro il cammino di chi deve lottare dentro la propria casa per difendere le proprie fragilità. Chi parte da famiglie "solidali" ha già metà forza costruita e assimilita, ma chi vive un disagio deve faticare il doppio. A livello emotivo mi hai acchiappata molto.

Bello il primo periodo dell'incipit. La seconda frase, che ho quotato, non mi è piaciuta tanto, perché sa un po' di sermone. Valuterei come porla in altri termini. (Opinione elmoinversiana!) :P
Bellissimi e d'impatto i tre stacchi: Sorda, Strana e Sola. Tre belle sberle.
Anche l'epilogo in corsivo non mi è piaciuto molto, toglie forza al racconto. Fossi in te lo nasconderei, più sintetizzato, nel dialogo. Abbi fiducia in noi lettori, non ci devi spiegare proprio tutto. Se ci lanci l'amo abbocchiamo come lucci. :D
Un'altra cosa che ho notato è che la voce narrante sembra quella di una ragazzina e va bene, nella prima parte, ma nella seconda, in cui la scopriamo madre, stona un po'. È solo uno spunto di riflessione.

Davvero un bel racconto, brava. <3

 
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars
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