[MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Traccia di mezzogiorno: A rovescio (A rebours)
Boa: palindromo “otto”

[MI151] Dalla fine l’inizio?


Epilogo



- Dalla fine l’inizio?
- …
- Ahiaaa…!
- …
“Fine”


Antefatto


Non sono abituata a camminare sui tacchi alti e non mi basterebbe una vita per imparare a farlo senza sentirmi ridicola e fuori posto. Eccomi arrivata, comunque. C’è una targa d’ottone antico qui:
Rovello Dr. Fausto - Psichiatra.
“Nomen omen. Che bello! Come il mio” pensa la donna.
- Buongiorno dottore. Ho appuntamento con lei alle otto e mezzo.
- Signora… La segretaria non mi ha segnato nessuno oggi in agenda.
- Un disguido, di certo… Mi capita spesso.
- Va bene comunque, tanto stavo solo facendo un corso di aggiornamento al computer. Prego, si accomodi.
Dopo i convenevoli di rito, la signora scalcia i tacchi e si distende sul lettino.
- Ahia - fa il dottore, seduto lì vicino, toccandosi il petto.
- Che c’è?

- Passato, grazie. Sono le solite fitte intercostali. Mi parli di lei. Si esprima liberamente con le sue priorità. Io l’ascolto con tutta la mia attenzione. - Lo specialista è di lato, su una sedia con ribalta, con un block notes in mano.
- Io non sono emotivamente pronta per la maggior parte delle cose che faccio succedere. - La donna si sistema il cuscino sotto la testa, sospirando. Quindi prosegue:
- Sono stressata e depressa da superlavoro. Sono indispensabile, non posso andare in pensione. Adesso che sono in malattia per il mio esaurimento, il penultimo reparto la tira in lungo per aspettare me: come faccio il lavoro finale io non c’è nessuno.
- Che lavoro fa?
- Non sono autorizzata a parlargliene. Però posso andare di metafora. O fuor di metafora. A lei l’interpretazione.
Pensi a una fabbrica qualunque: ogni articolo viene approntato con la stessa tecnica per tutti: una monocreazione a modello unico che deve passare una filiera di diversi livelli, ognuno coinvolto o nel completamento delle funzionalità o nella sua manutenzione o in una ristrutturazione diversa.
A mano a mano che si procede nell’approntare e sostenere il prodotto, questo si arricchisce di nuove funzionalità, latenti all’origine. Alcuni pezzi restano integri sino alla fine della filiera, ma quasi tutti devono essere seguiti, nell’arco della produzione, per intervenuti difetti. Per questo, ci sono tecnici competenti che provvedono a riassemblarli e a fargli allungare, così, la durata del loro processo produttivo.
Non dimentico un pezzo, nel mio lavoro. Sono precisa, nessuno è mai tornato indietro a lamentarsi. Non ho reclami io. -
- Sembra comunque soddisfatta del suo lavoro… - Il dottore prende appunti.
- Non voglio più essere una bieca e cieca esecutrice di ordini, Il problema che mi stressa e deprime è ciò che non so. Mentre ogni reparto precedente il mio “vede” chi accoglie il prodotto nella fase successiva, io, che di fatto avvio il processo della smaterializzazione del prodotto, non vedo in che mani vada, in quale reparto successivo al mio.
Non so se mi spiego: penso di avere, nel diritto di consegna, quello di sapere chi farà il processo successivo. E, sapendo di non sapere, soffro. Cavolo, io fornisco un prodotto finito e non so a chi? - La paziente agita le mani e non riesce a star ferma sul lettino.
- Il suo datore di lavoro lo sa?
- È lui che mi manda qui.
- Un altro modo di vedere le cose? – Il suggerimento del medico.
- Per esempio?
- Magari dev’essere proprio così la sua funzione. Provi a vedere le cose da un altro punto di vista.

- Una nuova prospettiva Uhm… Dal punto di vista del mio datore di lavoro? Per dargli un senso nuovo?
- È lei che lo dice. Potrebbe essere tutto questo? – Il tono della voce dello psichiatra è di soddisfazione professionale e di incoraggiamento insieme.
- Ci sono! Tutti siamo abituati a ragionare con la somma dei prima e con il meno del poi… Grazie, dottore! Lei mi porta a cercare di capire da sola come superare il concetto di relativismo. Per andare sull’assoluto? Wow! Lei mi apre nuovi orizzonti, dottore. Ma… mi procura disagio avere così poco tempo per esplorarli insieme. Mi dispiace… - Il tono della paziente pare denunciare uno stato di afflizione.
- Perché dice così?
- Perché mi sono approfittata di lei, della sua buona fede, e ho pensato, con l’occasione, di scroccarle una consulenza.
- Ma come? Non mi pagherà, quindi?
- Non ce ne sarà il tempo. Perché ho le mie scadenze da rispettare, io. Mi perdoni, ma lei è nel mio scadenziario: adesso. La sua filiera è arrivata all’ultimo livello: alla sua fine.
- È un sogno.
- Se si risveglia, lei lo saprà. Dal canto mio, la invidio.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Ciao @Poeta Zaza, complimenti per il racconto, mi è piaciuto molto, come tematica e come svolgimento.

Poeta ZazaRovello Dr. Fausto - Psichiatra.
“Nomen omen. Che bello! Come il mio” pensa la donna.
Qui ho inteso un richiamo al Dr. Faust, che parla con 'l'ultraterreno', mentre la Morte, o la Fine, si chiamerà come la sua funzione, immagino. :)


Poeta ZazaDopo i convenevoli di rito, la signora scalcia i tacchi e si distende sul lettino.
Particolari come questo mi hanno fatto morire, mostrano che quella dell'oscura signora non è una messinscena, ma un sincero problema.


Poeta Zaza- Ahia - fa il dottore, seduto lì vicino, toccandosi il petto.
- Che c’è?

- Passato, grazie.
Qui credo sia il momento della morte del dottore, quello nel paragrafo successivo accade nell'incoscienza/sogno, giusto? A questo punto, la fine - del dottore - è già l'inizio del racconto, anche se lo si evince solo nel finale e per me è solo un pregio in un racconto breve. Personalmente eliminerei la parte iniziale denominata epilogo, che se ne sta lì sopra, non chiarissima, come una persona solitaria ad una festa. Tanto il racconto è breve e non è un problema una seconda lettura per cogliere tutti i significati.


Poeta Zaza- Sono stressata e depressa da superlavoro. Sono indispensabile, non posso andare in pensione. Adesso che sono in malattia per il mio esaurimento, il penultimo reparto la tira in lungo per aspettare me: come faccio il lavoro finale io non c’è nessuno.
Quando hai parlato di reparto e superlavoro, mi è subito balzato alla mente il pensiero di un esercito, quindi della guerra e che la signora potesse essere la morte. Hai usato delle immagini chiare e un bell'umorismo nero.

Mi sono piaciuti anche tutti i particolari che hai inserito; seppur alcuni dettagli siano moderni - corso al computer - la dialettica particolarmente educata mi ha riportato ad una piacevole atmosfera di tempi passati, ricordandomi i classici dialoghi tra dottore e paziente dei film, diciamo anni '60.
Bella anche la metafora della vita come fabbrica (di personalità e persone) e il finale un po' filosofico. Per il concetto di tempo, avrebbe funzionato anche nello scorso MI.
Concludendo, ho apprezzato molto, racconto divertente, forse stona solo un po' quell'epilogo iniziale.
A presto :D 

Edit: purtroppo le citazioni sono impazzite

Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Grazie delle tue osservazioni, @Shinobi  :)

Hai intuito tanto, ma ti completo quello che ti serve di capire:
Shinobi ha scritto: Qui credo sia il momento della morte del dottore, quello nel paragrafo successivo accade nell'incoscienza/sogno, giusto? A questo punto, la fine - del dottore - è già l'inizio del racconto, anche se lo si evince solo nel finale
No, è solo il primo sintomo dell'infarto che sta per avere. Lui continua la sua psicanalisi della paziente sino all'epilogo, al secondo "Ahiaaa" più forte e definitivo. Il dottore, quando la Morte gli fa capire che è la sua ora, rifiuta la realtà dicendosi: è un sogno.
Shinobi ha scritto: Personalmente eliminerei la parte iniziale denominata epilogo, che se ne sta lì sopra, non chiarissima, come una persona solitaria ad una festa.
In realtà è basilare per il racconto. Il dottore, dopo che la sua ultima paziente si è presentata come la Morte (anche se non la nomino mai), nelle ultime battute del racconto (come se stia facendo sua l'analisi del "dopo" cominciata dalla sua paziente) si chiede se dalla sua fine ci sarà "l'inizio". Per ovvi motivi, non ho voluto metterlo maiuscolo.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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ciao @Poeta Zaza . Spero che il signor giudice te la passi sulla questione traccia rebours  :D


Antefatto

Non sono abituata a camminare sui tacchi alti e non mi basterebbe una vita per imparare a farlo senza sentirmi ridicola e fuori posto. Eccomi arrivata, comunque. C’è una targa d’ottone antico qui:
Rovello Dr. Fausto - Psichiatra.
“Nomen omen. Che bello! Come il mio” pensa la donna.


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Per un momento ho pensato che questa donna avesse un rapporto di parentela con il dottor Rovello. Magari era la moglie con seri problemi mentali e di memoria.
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- Buongiorno dottore. Ho appuntamento con lei alle otto e mezzo.
- Signora… La segretaria non mi ha segnato nessuno oggi in agenda.
- Un disguido, di certo… Mi capita spesso.
- Va bene comunque, tanto stavo solo facendo un corso di aggiornamento al computer. Prego, si accomodi.
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Anche qui provo la stessa sensazione. Un cortese dottore che ti riceve senza appuntamento non è credibile, per questo ho pensato che il psichiatra sa di avere a che fare con la propria moglie.
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- Ahia - fa il dottore, seduto lì vicino, toccandosi il petto.
- Che c’è?
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I primi segni dell'infarto, come li definisci te. Ma nell'immediato, non si realizza l'attinenza, il filo logico, che anche se all'inizio nella sua evoluzione, pare molto poco indicativo.
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- Non sono autorizzata a parlargliene. Però posso andare di metafora. O fuor di metafora. A lei l’interpretazione.
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Qui ho cominciato a pensare che stessi parlando per metafora. Quindi, da una storia prettamente " sanitaria" a qualcosa di diverso. Comunque ancora non riesco a cogliere cosa stai raccontando.
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Pensi a una fabbrica qualunque: ogni articolo viene approntato con la stessa tecnica per tutti: una monocreazione a modello unico che deve passare una filiera di diversi livelli, ognuno coinvolto o nel completamento delle funzionalità o nella sua manutenzione o in una ristrutturazione diversa.
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Troppo criptica, è difficile cogliere gli elementi per inquadrare questa donna. Il dialogo potrebbe essere anche interessante, anche perché un certo mistero questa donna lo presenta.
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A mano a mano che si procede nell’approntare e sostenere il prodotto, questo si arricchisce di nuove funzionalità, latenti all’origine. Alcuni pezzi restano integri sino alla fine della filiera, ma quasi tutti devono essere seguiti, nell’arco della produzione, per intervenuti difetti. Per questo, ci sono tecnici competenti che provvedono a riassemblarli e a fargli allungare, così, la durata del loro processo produttivo.
Non dimentico un pezzo, nel mio lavoro. Sono precisa, nessuno è mai tornato indietro a lamentarsi. Non ho reclami io. -
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Parli tanto di processi produttivi, al punto che, pare proprio di essere di fronte a una manager fuori di melone, indottrinata dallo stesso ciclo produttivo, molto attinente al discorso, uomo/ macchina, uomo/ prodotto.
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- Non voglio più essere una bieca e cieca esecutrice di ordini, Il problema 
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Non capisco questa sorta di ribellione al suo compito, che pare portare avanti con tanta dedizione. Poi ti segnalo che ti è scappata una virgola al posto del punto.
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- Perché mi sono approfittata di lei, della sua buona fede, e ho pensato, con l’occasione, di scroccarle una consulenza.
- Ma come? Non mi pagherà, quindi?
- Non ce ne sarà il tempo. Perché ho le mie scadenze da rispettare, io. Mi perdoni, ma lei è nel mio scadenziario: adesso. La sua filiera è arrivata all’ultimo livello: alla sua fine.
- È un sogno.
- Se si risveglia, lei lo saprà. Dal canto mio, la invidio.
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Solo dalle spiegazioni che hai reso a Shinobi, arrivo a cosa rappresentava questa donna. Sei stata maledettamente sulla metafora, ma per lo più, con il discorso prodotto/ ciclo/ uomo, mi hai condotto fuori strada dall'idea che mi ero fatto. Questo purtroppo è il rischio che si corre in questo tipo di racconti molto sofisticati, dove lo stesso dialogo tra i protagonisti non aiutano a incentrare il paradigma e la stessa trama. Parli di un insolito Faust con una visione della vita altrui molto distopica e fredda, cinica, inteso come il distacco da ogni stimolo sentimentale. Può essere anche una buona trovata, la tua, ma secondo me, hai reso poco chiara la lettura del racconto. Sicuramente io ho dei seri limiti sul genere, l'ho precisato varie volte, che amo le letture chiare, e anche se piene di intrigo, almeno ben indirizzate alla logica. Io non mi tiro indietro a usare la massima volontà nel cercare di capire questa storia, ma come già detto, sei stata troppo elaborata, per i miei gusti. Spero che gli altri che seguiranno, colgano al meglio ciò che hai voluto rappresentare. Ciao a rileggerti. :love3:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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bestseller2020 ha scritto: Parli di un insolito Faust con una visione della vita altrui molto distopica e fredda, cinica, inteso come il distacco da ogni stimolo sentimentale. 
Non è così - il bravo dottore è assolutamente normale e nella parte. L'accostamento al Faust non è pertinente.
Lui fa il suo lavoro, che è la psicanalisi su quella strana paziente. 
bestseller2020 ha scritto: Non capisco questa sorta di ribellione al suo compito, che pare portare avanti con tanta dedizione.
Lei non si ribella al suo compito, ma vuole capire dove finisca il prodotto dopo che lei ha dato "l'input" alla smaterializzazione. Lei fornisce un "prodotto finito" e non sa a chi!
bestseller2020 ha scritto: Poi ti segnalo che ti è scappata una virgola al posto del punto.
Grazie.
bestseller2020 ha scritto: Sei stata maledettamente sulla metafora, ma per lo più, con il discorso prodotto/ ciclo/ uomo, mi hai condotto fuori strada dall'idea che mi ero fatto. Questo purtroppo è il rischio che si corre in questo tipo di racconti molto sofisticati, dove lo stesso dialogo tra i protagonisti non aiutano a incentrare il paradigma e la stessa trama
Vedi la stranezza... In genere, sono maledettamente chiara e pignola nello sviluppo delle mie trame. Stavolta sono stata un po' troppo sofisticata ma volutamente perché non volevo si capissero i ruoli dei due protagonisti troppo presto.
Anche nell'epilogo, che va letto all'inizio, non ho voluto fare capire il soggetto che soffre.

Ti ringrazio delle tue considerazioni, che mi sono comunque di aiuto, @bestseller2020   :)
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o scorre o si lega alle dita.


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Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Ciao! Un racconto a matrioska con una serie di significati concentrici e nascosti, che si scoprono in maniera deliziosa. Innanzitutto complimenti per i dialoghi! Sono credibilissimi e credo che sia forse il primo racconto tuo che leggo con una serie di dialoghi così fitti e personaggi più centrali o sbaglio? :D Spesso ti diletti con dei prosimetri che guardano molto (e con grande abilità) più allo stile che non al contenuto. Qui invece costruisci una vera e propria storia con due figure diametralmente opposte e ben condotte lungo la loro crescita in climax nel testo, nonostante la brevità del componimento. Che fosse la morte l'ho capito solo a una seconda lettura e ho potuto dare la giusta luce agli "occhiolini" che avevi fatto al lettore durante tutto il componimento, con questi dettagli buttati qua e là, pronti a saltare all'occhio quando si è compreso tutto il testo nella sua interezza. Un discorso a parte vale per l'inizio del testo, che mi fa pensare. Io ho letto questo racconto alla luce della traccia, che conoscevo e ho saputo dargli una lettura che è assolutamente valida e comprensibile. Mi domando però come funzionerebbe la cosa per un lettore "esterno" al MI. Ma questo dipende dall'approccio che abbiamo e cioè se vogliamo creare qualcosa di "universale" o che rimanga inter nos. E questo posso capirlo solo in base a una tua risposta. Al di là di questa "direzione" che vuoi dare al testo, il resto funziona e il dialogo tiene botta benissimo, cosa estremamente complicata quando i personaggi vengono definiti solo dalle loro parole. Complimenti! Bella prova <3 

Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Loscrittoreincolore ha scritto: Un discorso a parte vale per l'inizio del testo, che mi fa pensare. Io ho letto questo racconto alla luce della traccia, che conoscevo e ho saputo dargli una lettura che è assolutamente valida e comprensibile. Mi domando però come funzionerebbe la cosa per un lettore "esterno" al MI. Ma questo dipende dall'approccio che abbiamo e cioè se vogliamo creare qualcosa di "universale" o che rimanga inter nos. E questo posso capirlo solo in base a una tua risposta
Quando @Edu ha detto di "partire dalla fine e arrivare all'inizio" mi si è accesa la lampadina sulla faccenda della morte e di un nuovo Inizio. Doppio senso, insomma. 
Avevo già in mente una storia della Morte umanizzata che andava in psicanalisi. Cercava uno specialista nel suo scadenziario dei "Vivi a termine" nelle pagine più prossime a essere lavorate, per non avere il problema di pagarlo. 
Certo, è stato un escamotage, e penso che, per avere un respiro "universale" (inadeguato comunque per la mia modesta penna eh!) dovrei pubblicarlo
con l'Epilogo in fondo e non all'inizio.
Loscrittoreincolore ha scritto: Al di là di questa "direzione" che vuoi dare al testo, il resto funziona e il dialogo tiene botta benissimo, cosa estremamente complicata quando i personaggi vengono definiti solo dalle loro parole. Complimenti! Bella prova <3 
@Loscrittoreincolore   :)

Grazie mille! Come gradisco queste tue parole! 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Ciao @Poeta Zaza, un piacere leggerti a questo MI.

Mi accodo a quello che hanno detto anche gli altri, la parte iniziale del racconto purtroppo è un pò lì sola soletta e forse troppo staccata dal resto del racconto, quasi come se fosse forzatamente inserita perchè la traccia del MI lo voleva. A parte questo piccolo dettaglio, il resto è sublime, complimenti. Avevo capito si trattasse della morte proprio quando hai utilizzato la metafora della fabbrica, secondo me molto azzeccata, poi ho riletto il racconto dall'inizio e mi sono immaginato una morte "operaia", che sta sempre lì a lavorare e che quindi non è assolutamente adatta a portare i tacchi, il che mi ha fatto entrare maggiormente nella storia, passami il termine, "umana" tra il paziente e il Dr. Faust.

Non sapere cosa c'è dopo la smaterializzazione non è un problema solo della morte, e racchiudere il tutto in un racconto così breve testimonia la tua abilità nella scrittura.

Complimenti, ci si legge in giro! :) 

Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Ciao@Poeta Zaza. Wow (palindromo) 
Bellissimo racconto. Me lo sono gustato in un fiat. Trovo che tu abbia fatto una eccellente interpretazione della traccia.
I dialoghi sono naturali e le scene.si srotolano come una pellicola.
Poeta Zaza ha scritto: [font="Times New Roman", sans-serif]Un disguido, di certo… Mi capita spesso.[/font]
Qui mi sono un po’ inceppata perché pensavo fosse ancora il medico a parlare e sono tornata un attimo indietro. 
Forse avrei scritto così  «Un disguido, certo... Capita spesso anche a me.»
Poeta Zaza ha scritto: [font="Times New Roman", sans-serif]Nomen omen[/font][font="Times New Roman", sans-serif]. Che bello! Come il mio” pensa la donna.[/font]
Come si chiama la donna ? Non può chiamarsi morte... io un nome glielo darei, magari più avanti nel dialogo 
Poeta Zaza ha scritto: [font="Times New Roman", sans-serif]Dopo i [/font][font="Times New Roman", sans-serif]convenevoli di rito, la signora scalcia i tacchi e si distende sul lettino.[/font]
Bellissima questa immagine! Assolutamente perfetta. 
Poeta Zaza ha scritto: [font="Times New Roman", sans-serif]Se si risveglia[/font][font="Times New Roman", sans-serif], lei lo saprà. Dal canto mio, la invidio.[/font]
La chiusa è una chicca. 👏👏👏

Posso dire che di questo testo mi è piaciuto tutto. Idea, ritmo, contenuto e messaggio.
complimenti! Pollice moooolto su  (y)

Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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@Monica ha scritto: Wow (palindromo) 
Potevo sfruttarlo quando lei vede la targa del medico.  :D
@Monica ha scritto: Bellissimo racconto. Me lo sono gustato in un fiat. Trovo che tu abbia fatto una eccellente interpretazione della traccia.
I dialoghi sono naturali e le scene.si srotolano come una pellicola.
@Monica ha scritto: Posso dire che di questo testo mi è piaciuto tutto. Idea, ritmo, contenuto e messaggio.
complimenti! Pollice moooolto su  (y)
Grazie cara @@Monica - mi fai arrossire :arrossire:
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Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Ciao @Poeta Zaza,
Ma che bel racconto! Il dialogo è orchestrato ottimamente e mi piace anche molto l'idea. Forse è un po' criptico come ti hanno fatto già notare ma con pochi aggiustamenti si può rimediare. A me ha sviato un poco l'esclamazione del dottore - ahia - e l'accenno ai tacchi. Pensavo che l'avesse colpito con il tacco o che comunque questi ultimi avessero poi un ruolo nella storia. Ma questo magari è una mia distorsione di lettura. Quello che secondo me comunque svia è l'esclamazione, che non fa pensare a un dolore grave come il sintomo di un infarto, ma a un dolore più superficiale. È un dettaglio, ma a volte i dettagli hanno un ruolo notevole nei racconti molto brevi.
Piaciuto, comunque! 

Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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ivalibri ha scritto:
  ha scritto:Ciao @Poeta Zaza,
Ma che bel racconto! Il dialogo è orchestrato ottimamente e mi piace anche molto l'idea. Forse è un po' criptico come ti hanno fatto già notare ma con pochi aggiustamenti si può rimediare. A me ha sviato un poco l'esclamazione del dottore - ahia - e l'accenno ai tacchi. Pensavo che l'avesse colpito con il tacco o che comunque questi ultimi avessero poi un ruolo nella storia. Ma questo magari è una mia distorsione di lettura. Quello che secondo me comunque svia è l'esclamazione, che non fa pensare a un dolore grave come il sintomo di un infarto, ma a un dolore più superficiale. È un dettaglio, ma a volte i dettagli hanno un ruolo notevole nei racconti molto brevi.
Piaciuto, comunque! 
Pensa che ho fatto coincidere il momento in cui la Morte si trova in prossimità della sua vittima (quando la prima si sdraia sul lettino) con l'esclamazione di dolore della seconda proprio come avvisaglia della sua fine. Il dolore dell'infarto, all'inizio, può essere leggero ed essere confuso con generici dolori intercostali, anche solo un fitta sporadica.
Ti ringrazio del tuo commento, sempre gradito il tuo passaggio, cara @ivalibri   :)
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Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Alba359 ha scritto: Che bello @Poeta Zaza  !
I tuoi racconti sono sempre ben scritti e gradevoli. 
Unica cosa che vorrei farti notare è la fine che hai messo all'inizio: sembra un po' bistrattata. Un bell'incipit è d'obbligo in un racconto breve, avresti potuto arricchirlo un po'?
Ho scelto di iniziare l'incipit-epilogo con la domanda del dottore: "Dalla fine l'inizio?" prima di morire, che riprende il concetto trattato dalla Morte e dal dottore in psicanalisi, di cui ti cito l'ultima parte:
Poeta Zaza ha scritto: . La sua filiera è arrivata all’ultimo livello: alla sua fine.
- È un sogno.
- Se si risveglia, lei lo saprà. Dal canto mio, la invidio.
Anche se brevissimo, il concetto che trasmette è la domanda cardine che si pone l'umanità da sempre: se c'è o non c'è la Vita dopo la morte.
In più, non volevo rivelare  dalla prima lettura chi moriva e perché.

Grazie, cara @Alba359 del tuo commento!  :)
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Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Carerrima @Poeta Zaza, ma io come devo vare con te?  :facepalm:
@Dico, io, sai pure che sono particolarmente cavapupazzi, come pensavi di passarla liscia?
@Quando mi hai scritto nel topic pensavo che la tua intenzione fosse di scrivere linearmente e poi mescolare i segmenti, mi lasciava molto perplesso, ma almeno formalmente magari rispettavi le consegne. Io vedo invece poche battute staccate dalla fine e messe all'inizio (senza un perché, per la verità) e un andamento perfettamente progressivo dal punto di vista cronologico: non è che sei andata fuori traccia, la traccia non te la sei filata proprio. Mi spiace, ma è un racconto tutto fuorché a ritroso, e non te la posso lasciar passare. 
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

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Al di là della nefasta mannaia di Edu hai scritto un bel racconto, divertente, degli spunti carinissimi. Ho amato alcune definizioni: "intervenuti difetti" e "scroccarle una consulenza" che considerato il contesto sono delle perle. Bella l'idea e funzionante. Mi è piaciuto quasi tutto, ma, al di là del discorso traccia c'è anche qualcosa che non è filato per il verso giusto. Ho dovuto rileggerlo più volte e questo non mi ha soddisfatta, avrei preferito rileggerlo perché mi piaceva e non perché qualcosa non mi tornava. Ho capito che è l'incipit, anche se lo lasci al termine del racconto non fila bene. Credo che sia la frase del dottore:
- Dalla fine l’inizio?
che è anche il titolo del brano. Nel dialogo stona, non mi suona naturale e mi respinge dal mondo fantastico.
Inoltre anche io penso che sia troppo scarno come incipit, poco curato rispetto al resto. Hai dato un "taglio" troppo sintetico all'incipit/epilogo. Ti lascia lì a fare la questua.
Al di là del contest rifinirei meglio l'incipilogo perché è un bel racconto e tu sei bravissima. :hug:
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

24
Grazie del tuo intervento, @ElmoInverso    :)

Mi spingi  a spiegare meglio il perché dell'importante domanda dell'epilogo, che riassume l'essenza della storia.
Qui c'è la Morte che va in psicanalisi perché è depressa: cerca di capire se c'è un "oltre" al suo intervento.
Lo psichiatra, che ignora chi lei sia, la aiuta con le sue domande, le apre  nuovi orizzonti:
Poeta Zaza ha scritto: - Ci sono! Tutti siamo abituati a ragionare con la somma dei prima e con il meno del poi… Grazie, dottore! Lei mi porta a cercare di capire da sola come superare il concetto di relativismo. Per andare sull’assoluto? Wow! Lei mi apre nuovi orizzonti, dottore
Il dottore, quando la Morte gli rivela che è la sua fine, si dice: è un sogno. E la Morte gli risponde:
Poeta Zaza ha scritto: - È un sogno.
- Se si risveglia, lei lo saprà. Dal canto mio, la invidio.
Va da sé che la Morte gli sta dicendo che, se si risveglia, è perché si troverà nell'Aldilà.

Quindi, il dottore (credente o no a noi non serve saperlo) fa l'esiziale domanda: 
Poeta Zaza ha scritto: - Dalla fine l’inizio?
- …
domanda alla quale la Morte non sa rispondere.

Dalla morte terrena, dalla nostra fine, all'Inizio della vita eterna?
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 151] Dalla fine l’inizio?

25
@Poeta Zaza 
Mi è piaciuto molto il racconto e devo dire che ho intuito che era la morte qui:
Poeta Zaza ha scritto: - Ahia - fa il dottore, seduto lì vicino, toccandosi il petto.
Ottima idea, bel ritmo, essenziale e puntuto!
L'unica cosa che mi suona strano è che tutto è in terza persona tranne:
Poeta Zaza ha scritto: Non sono abituata a camminare sui tacchi alti e non mi basterebbe una vita per imparare a farlo senza sentirmi ridicola e fuori posto. Eccomi arrivata, comunque.


è così o nn ho capito qualcosa?

Molto, molto efficaci i dialoghi, con una menzione d'onore per:
Poeta Zaza ha scritto: - Io non sono emotivamente pronta per la maggior parte delle cose che faccio succedere.
eppure ha avuto tutta la vita per abituarsi  :D  :facepalm:

Una conferma di classe, insomma.
 A leggerti, rileggerti, rileggerti... 
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