[MI148] La ragazza del funerale

1
Traccia di mezzogiorno: la maledizione delle piccole cose

La ragazza del funerale


Apro gli occhi pochi secondi prima che la sveglia suoni. Il telefonino, poggiato sul comodino di legno economico, s'illumina quando gli occhi riescono a distinguere la realtà dal sogno. Sopra, la scritta “noncazzeggiarescrivi” lampeggia.
Non cazzeggiare, scrivi.
Un memento che mi fustiga ogni mattina. So che non seguirò il consiglio che mi do ogni ogni volta che ritorno dalla fuga alla realtà, ma continuo imperterrito per il solo piacere di torturarmi.
Svegliarsi ogni giorno è difficile, e io non ho nessuna intenzione di rendere il processo più semplice. Poggio il palmo della mano sopra l'occhio che mi fa male e pulsa; provo a pensare cosa lo ha scaturito ma la testa inizia a farmi male e rinuncio. Giro lo sguardo su ciò che riesco a vedere di me sul letto, scosto il piumone, compaiono le mie gambe rivestite di jeans e faccio un cenno ai piedi; le dita dentro le mie calze preferite si muovono e ricambiano il saluto.
Vado in cucina e accendo il fornello sotto la caffettiera preparata ieri sera, poi vado in bagno. Mi guardo allo specchio e distolgo lo sguardo: ciò che vedo non mi piace.


In strada tutto sembra suggere dal grigio del cielo nuvoloso e i colori sono solo un ricordo. Cammino sotto gli alberi del viale, le foglie tentano di proteggermi dalle sottili gocce di pioggia leggera che si spiaccicano sulle lenti scure degli occhiali. Evito cartacce e merda di cane sul marciapiede con maestria, quasi mi sentissi a disagio su di un cammino più pulito. Il grande fiume scorre in basso sotto la strada sul letto di pietre, ingrossato dalla linfa che precipita dal cielo come una manna, contrario al mio senso di marcia: così è più facile vederne gli spigoli delle increspature sul pelo dell'acqua, le piccole onde che s'infrangono di bianco e i gabbiani e altri palmipedi che placidi provano a domarlo. Mi pare quasi di poterlo comprendere.
Una croce in lontananza si staglia oltre la riva opposta. Accendo una sigaretta che getterò poco prima di arrivare.


Odore d'incenso, è buonissimo. Pare borotalco speziato. Forse è questo uno dei motivi per cui i vecchi continuano a presentarsi in chiesa la domenica, per l'odore che non riusciranno mai ad averne abbastanza, e come tossici perdono il sonno per una dose.
Tutti seduti, composti, molti hanno gli occhi chiusi per pensare meglio, anche se si concentrano solo sull'azione della chiusura delle palpebre perché in realtà non riescono a pensare a ciò che vogliono. È molto triste.
Lei è vicino al feretro, sta pregando in silenzio. Mi alzo per dirigermi all'altare. Quando arrivo va via, quasi volesse sfuggirmi, i suoi capelli profumano più dell'incenso. Io prendo il suo posto e guardo dentro la bara. Su quel viso da vecchio rughe così profonde da poterci nascondere in mezzo la verità. Alzo gli occhi verso la croce che ci sovrasta, dipinto all'interno ci sono le forme del Cristo.
Tutto questo credo stia grattando qualcosa dentro, la mia anima esfoliata, detersa.
Ritorno al mio posto e prego pure io.


“Era mio nonno. Tu... chi sei? Non mi ricordo di te.»
Sono uscito dopo la funzione, l'ultimo, e lei era lì.
«Sono il nipote di un suo amico. L'ho conosciuto anni fa, quando ero piccolo. Era una cena tra amici e mio nonno mi portò con sé perché mamma e papà si erano presi la serata per loro. Mio nonno, il tuo e gli altri prepararono la cena, dopo guardammo la partita.» Forse era meglio una giocata a poker, penso. «Non ricordo niente della partita, solo loro, gli adulti, seduti sul divano a bere birra e fumare, ogni tanto condivano i momenti morti con le loro esternazioni sul risultato o con imprese passate con cui volevano edurre gli altri e sfighe successe durante la settimana passata... No, non è vero. Non conoscevo tuo nonno, ho inventato tutto. Sono entrato in chiesa per caso.»
Stava elaborando, mi sembrava davvero cominciasse a crederci, ed è per questo che le ho detto la verità. O forse era solo stupita perché avevo detto “edurre”.
Lei sorride, se per le mie cazzate o per i significati che gli attribuisce non so. Non capisco e la cosa mi piace.
«Gli volevo bene. Tanto» dice. «Com'è essere morti, secondo te?”
«Non saprei. Non sono mai morto, per il momento. Anche se effettivamente dovremmo essere tutti preparati, visto che già sappiamo cosa ci accadrà. Tranne i bambini piccoli, intendo.»
«I bambini?»
«Sì, i bimbi non lo sanno, ed è giusto che un tale fardello lo portino gli adulti.»
Lei mi fissa un po' più forte.
«Ti porgo le mie condoglianze» dico.
Si avvicina, mi poggia la mano sopra al braccio e le sue labbra si avvicinano alla mia guancia. L'odore d'incenso è ormai un ricordo cancellato dai suoi profumi, dopo la pioggia il calore del sole lontano miliardi di chilometri mi tocca e mi scalda, le campane rintoccano e mi riempiono, le sento dentro il petto appena sopra il suono secco del sangue che mi pulsa dentro le orecchie, come quando sono ubriaco, sdraiato sul letto o da qualche altra parte. Giro la testa e le mie labbra le rubano un bacio. Lei non fa nulla di ciò che mi aspetto, pare solo lontanamente contrariata. Come se le bruciasse il non averci pensato per prima. Mi piace pensare anche questo.
Che la risposta a tutto sia Gesù, rifletto, ma credo di non crederci. Mi sento un cazzo di supereroe. Provo a librare nell'aria e volare ma non succede niente. Mi accontento così.
Qualcuno deve aiutarmi a scavare.
«Perché lo hai fatto?» mi chiede.
Mi perdo un attimo. «Per avere qualcosa a cui pensare prima di addormentarmi.»
La risposta sembra piacerle e non dice niente.
«Io vado» le dico.
«Va bene.»
Le sue pupille selvatiche che mi puntano hanno prosciugato tutta la luce intorno e io mi sento immerso nel solito grigio. Sfilo gli occhiali da sole dalla maglietta e l'indosso, sperando in un sollievo.
«Come ti sei fatto quell'occhio nero?» chiede.
Mi piace sondare tutto quello che gira attorno, meno ciò che è al centro. «Non ricordo.»
«Va bene» ripete, e solo allora toglie la mano dal mio braccio.
Già mi manca.


Il viale è rimasto lì ad aspettarmi, come la sporcizia sul marciapiede: stavolta lo percorro seguendo le stesso senso di marcia del fiume sotto.
Ciò che viene dopo è solo una sequela di ricordi che si ripetono.
Ritorno a casa e riesco a cenare.
Mi spoglio, faccio una doccia, vado in stanza e apro l'armadio, prendo un paio di jeans, una canottiera e una camicia e l'indosso.
Vestirmi la sera per il giorno dopo, così che l'impegno della mattina sembri un soffio più lieve. In cucina preparo la moka per il giorno dopo. Vado nella stanza e mi siedo sul letto, quasi mi tocco le labbra con le dita ma cambio idea subito prima. Mi sdraio sulle coperte, chiudo gli occhi e tiro sopra il piumone per lasciare fuori il freddo che prima o poi arriverà. Il pensiero di andare a dormire è complicato, almeno fino a quando dovrò svegliarmi.
Ma chiudo gli occhi fiducioso, perché il sollievo arriverà presto concentrando me stesso in un'unica cosa.
Barone sbracato che non chiede dazio né gabella.

Re: [MI148] La ragazza del funerale

3
Plata ha scritto: PlataEvito cartacce e merda di cane sul marciapiede con maestria, quasi mi sentissi a disagio su di un cammino più pulito.

Questo passaggio non l’ho capito molto. Mi sembra normale che si cerchi di camminare “ sul pulito”. Perchè questa precisazione?



[color defaultattr=]  [/color]
@Plata ciao.  Un testo interessante e ben scritto. Ho letto con curiosità questa storia particolare. Non ho capito che tipo di lavoro faccia il protagonista, però la tensione narrativa c’è. Ci sono anche i dettagli. 
La frase sulle rughe del vecchio è riuscitissima!
Un buon racconto. 

Re: [MI148] La ragazza del funerale

4
L'ho immaginato come il secondo capitolo (o l'antecedente? in ogni caso, si incastra alla perfezione) del tuo "Pura meraviglia". 

Il tema della morte definitiva e di tutte le piccole morti che ci vengono inflitte (e ci infliggiamo) di continuo mi interessa oltre ogni misura. 
Mi interessa oltremodo anche tutto quello che ha a che fare coi tentativi umani di penetrare l'oltremondano, tentativi dei quali il più affascinante è senza dubbio quello che descrivi nel racconto: l'atto dell'abbandonarsi. 
L'io narrante, difatti, nota una croce in cima a una chiesa e la raggiunge; si lascia inebriare dall'aroma antico dell'incenso; gode della presenza rassicurante dei vecchi (essi credono in Dio, ed egli succhia un po' di questa stabilità); intravede la Verità fra le rughe del morto; si diverte scherzando con la ragazza, alla quale ruba un bacio. 
Quelli che agli occhi dei più potrebbero apparire eventi banalissimi (in fondo, cosa ha fatto il protagonista? è entrato in chiesa, ha visto un feretro, ha conosciuto una tizia), si rivelano invece gravidi di potenzialità: il racconto termina infatti coi termini "fiducioso" e "sollievo", e col pensiero che si concentra tutto nell'atto supremo del bacio. 
L'amore, dunque, vince la morte. Speriamo.

Ciao, @Plata.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI148] La ragazza del funerale

5
Un racconto che funziona e che interpreta il tema nel modo: "il protagonista è attento a ogni dettaglio, perché vuole assaporare ogni lato della vita". Lo dimostra il fatto che esce di casa e si fa guidare praticamente dal caso per poi cogliere ciò che questo gli dona. Rivedrei minimamente i dialoghi fra l'uomo e la donna in chiesa, perché sono in bilico fra il perfettamente riuscito e profondo e la soap opera post prandiale di Canale 5. Glielo farei sudare di più quel bacio, ecco e farei lei più resistente. Le è appena morto il nonno e ognuno vive il lutto come vuole, ma così è un po' irreale. Il resto gira tutto alla perfezione e il personaggio è perfettamente credibile <3

Re: [MI148] La ragazza del funerale

6
Ciao @Plata , passo per un commentino al tuo testo. Inizio a col fare la bacchettona sulla forma così dopo posso esprimere un commento al contenuto in generale.
Plata ha scritto: Sopra, la scritta “noncazzeggiarescrivi” lampeggia.
Non cazzeggiare, scrivi.
Penso sarebbe stato meglio che usassi il corsivo sia per noncazzeggiarescrivi che per la riga sotto, che il tuo protagonista si ripete come un mantra. 
Plata ha scritto: mi do ogni ogni volta che ritorno
Refuso.
Plata ha scritto: Vado in cucina e accendo il fornello sotto la caffettiera preparata ieri sera, poi vado in bagno


In strada tutto sembra suggere dal grigio del cielo 
Odore d'incenso, è buonissimo. Pare borotalco speziato.


Forse è questo uno dei motivi per cui i vecchi continuano a presentarsi in chiesa la domenica, per l'odore che non riusciranno mai ad averne abbastanza
Chiedo venia per aver segnalato tre cose in un'unica citazione, spero sia comunque comprensibile e chiara.
Della prima frase non mi suona particolarmente bene la ripetizione del verbo vado, capisco che è fatto perché se avessi usato una perifrasi avresti impiegato caratteri, ma a così breve distanza mi ha bloccato la lettura, come quando senti una nota dissonante. Consiglio l'uso di altri verbi o perifrasi brevi (mi muovo verso il bagno).
La seconda annotazione che volevo fare è riferita ai due verbi "suggere" e "pare". Mentre il primo ha una connotazione letteraria e connota il testo con un tono aulico, qualche riga sotto usi "pare" che alle mie orecchie risulta una mimesi del parlato. Non che sia errato, ma credo che suonasse meglio l'uso di "sembra" (che ha una connotazione più neutrale) se avessi voluto mantenere quel senso di raffinatezza di stile che mi sembra che il personaggio voglia far trasparire come sua caratteristica.
Ultima annotazione "che" regge un oggetto diretto/soggetto, "ne" la specificazione. Sarebbe meglio dire "di cui non riusciranno mai ad averne abbastanza" oppure "che non li sazierà mai". 
Plata ha scritto: Vestirmi la sera per il giorno dopo, così che l'impegno della mattina sembri un soffio più lieve. In cucina preparo la moka per il giorno dopo.
Forse suonerebbe meglio "domani".
Ho notato anche ci sono anche dei refusi tra le virgolette alte e le caporali basse, ma è comprensibile visto il poco tempo per scrivere.

Ora che ho finito di rompere le scatole sulla forma, del contenuto posso dirti che ciò che ho apprezzato di più del tuo testo è stato il protagonista, il cui linguaggio vira dal poetico al volgare per tutto il testo e mi fa capire come sia un uomo pieno di contraddizioni, che alleggerisce il "peso" della vita, con la routine rassicurante, come il rito della preparazione della moka.
La sua attenzione ai particolari mi ha rimandato, non ad un'attenzione ossessiva ma all'osservazione di una serie di fotografie sbiadite. Ho apprezzato in particolare l'assimilazione degli anziani a persone in attesa di una dose.

Un bel testo nel complesso.

Re: [MI148] La ragazza del funerale

7
Iniziamo dalla fine, ovvero dal sunto del racconto da un punto di vista alto, ovvero in sintesi massima.
Bello.
Carcer aveva questa abitudine strana di cominciare una storia dal centro, nè dall'inizio e nè tantomeno da una fine: per lui le storie erano in un certo senso, senza fine. Ma anche senza inizio. Tutto dipende dal momento in cui le si inizia a guardare coscientemente.
Questo tuo racconto è una storia molto carveriana: non ci presenti un vero e proprio plot, quanto piuttosto una certa raccolta di fotogrammi da una pellicola più ampia. E basta. 
Unica grande differenza rispetto a Carver è la presenta di una voce narrante che proponga una qualche forma di lettura critica degli eventi. E in effetti la voce del protagonista è forte e persistente: guida l'interpretazione morale ed estetica di ogni singolo passaggio.
Il protagonista ci dice cosa è bello (la strada con rifiuti ed escrementi) e cosa ha senso (andare a dormire con i vestiti del giorno dopo, baci rubati a sconosciute ecc).
Nel complesso questo racconto mi lascia un pò spiazzato: da un lato ammiro la bellezza grezza dei passaggi, la delicatezza dei rapporti umani che metti in luce (rigorosamente fra sconosciuti) e la profondità delle "vere" bugie del protagonista (la verità, in fin dei conti, è un problema di prospettiva). Dall'altro lato la presenza del narratore è abbastanza ingombrante a livello 'morale'.
Sia chiaro che non sto dicendo che 'il narratore è troppo invadente', per carità.
Anzi: il racconto funziona bene proprio perché il narratore si propone come interlocutore in prima persona.
Solo mi (e ti) chiedo: cosa sarebbe successo se avesse rinunciato a una voce così pervasiva in questa storia? Avrebbe spogliato la storia di qualcosa oppure in quel vuoto avrebbe lasciato un suggerimento per il lettore di volersi proporre lui come attore principale?

Chiudo il commento d'alto livello e vado ai punti specifici.
Plata ha scritto: è difficile, e io non
via la virgola.
Plata ha scritto: in basso sotto la strada sul letto di pietre
qui invece manca qualche virgola: "in basso, sotto la strada, sul letto di pietre".
Plata ha scritto: Odore d'incenso, è buonissimo.
I due periodi, così separati da virgola, stridono terribilmente. Suggerirei una leggera riscrittura: Odore d'incenso, buonissimo.
Oppure: buonissimo odore d'incenso, quasi analgesico. 
Plata ha scritto: per l'odore che non riusciranno mai ad averne abbastanza
Avere (non averne).
Plata ha scritto: No, non è vero. Non conoscevo tuo nonno, ho inventato tutto.
Bellissimo. Cambio improvviso, apparentemente senza logica.
Trasmette l'idea dell'audacia dell'animo del protagonista. O forse la sua disperata rassegnazione.


Un buon lavoro.
L'unico difetto vero che mi sento di segnalare è l'apparente verbosità delle descrizioni. Ma, ahimè, questo era esattamente la specifica della traccia :asd:

E niente.
E' bello rileggerti, bro :love: 

Re: [MI148] La ragazza del funerale

8
@Plata 
Un racconto straniante e pulito al tempo stesso. Disegni un'atmosfera indefinita e la condisci con dialoghi irreali che però suonano accattivanti alle orecchie del lettore. Tutto sembra stare perfettamente al suo posto, dosato col bilancino almeno quanto le improvvise inversioni di marcia. Forse manca un legante in certe parti, ma ci può stare se ne beneficia il quadro d'insieme. Spiazzante. Bravo.

Re: [MI148] La ragazza del funerale

9
@Plata  Ho letto e mi son sentita strana. Un racconto che sembra quasi un sogno a occhi aperti il tuo. Il protagonista è del tutto estraniato dalla realtà nel suo continuo ricercare piccole insignificanti risposte o collocazioni di immagini. Lo fa per qualche strana mania o per non ridursi all'angolo di fronte a una realtà che non ha un centro dove lui può stare.
Plata ha scritto: Mi guardo allo specchio e distolgo lo sguardo: ciò che vedo non mi piace.
Lo deduco da questa frase.
In sostanza il racconto è introspettivo, fa pensare e a me piace riflettere; quindi per me è un ottima prova la tua.

Re: [MI148] La ragazza del funerale

10
Sono contento di rileggerti  :D Mi sei mancato anche tu  :love:
Plata ha scritto: Sopra, la scritta “noncazzeggiarescrivi” lampeggia.
Ti prego, dimmi che è veramente la tua sveglia  :asd:
Plata ha scritto: Evito cartacce e merda di cane sul marciapiede con maestria, quasi mi sentissi a disagio su di un cammino più pulito.
Direi "quasi mi sentirei a disagio" o simili, altrimenti la struttura della frase sembra dire che evita cartacce e merda di cane perché si sentirebbe a disagio su un cammino più pulito
Plata ha scritto: «Com'è essere morti, secondo te?”
Occhio alle virgolette

Molto interessante. Mi ha affascinato da subito, e appena finita la lettura avevo la sensazione di aver letto qualcosa di intimo, in qualche modo cinico e malinconico, ma senza afferrare con precisione quale fosse il tema centrale. Ci sono rimandi continui alla morte, anche nei dettagli dei modi con cui il protagonista affronta la vita; si legge un suo malessere continuo, e un suo continuo cercare di sforzarsi per rendere l'esistenza meno faticosa e trovare qualcosa di interessante che gli permetta di darle un significato, e ci resta la domanda se mai lo troverà. Penso che chi si tormenti troppo col trovare il senso delle cose finisca in un nichilismo in cui nulla ha più senso, e allora tanto vale smettere di chiederselo, e il tuo racconto mi sembra abbastanza in linea con questo. Pensiero personale.
A presto^^

Re: [MI148] La ragazza del funerale

11
@Plata 
@Bel racconto, scandito bene. Soprattutto, per i miei gusti, dal momento in cui il protagonista scende in strada. Mi piace la funzionalità dell'occhio nero, che nulla aggiunge, nulla spiega ma ugualmente arricchisce il personaggio.
@Consentimi una battuta: è stato il funerale più lungo di tutti i tempi, visto che il protagonista esce la mattina e rincasa per cena!  :D
@Bravo, a rileggerti!
@
@PS: lo so che ci sono le sospensioni temporali tra una scena e l'altra, quella sul funerale era davvero solo una spiritosaggine!  :facepalm:
@

Re: [MI148] La ragazza del funerale

13
Ciao @Plata 
Viene da dire che si tratta di un uomo molto meticoloso, molto solo.
Mi piace la maniacalità del personaggio: nella sua ricerca dei particolari non cè unimmersione profonda, una ricerca. Soltanto unimmersione. I motivi possono essere molteplici e tutti interessanti per quanto possano essere anche contrari alle recondite motivazioni di chi si immerge per un suo profondo o congenito impulso alla ricerca di qualcosa.
Il personaggio quando esce di casa sembra camminare in una città di fantasmi, un simulacro; altra bella immagine di desolazione mentre cammina nelle strade deserte. Un paesaggio apocalittico.
Anche la vista della croce qui non ha valore simbolico ma solo di simulacro, come una rovina che si erge fra le rovine, a ricordare qualcosa. La chiesa con lodore di incenso che rimanda al borotalco speziato è un apparente e momentanea normalità, consuetudine di cose, di particolari che il protagonista nota ma non ama. È distaccato. La visione del vecchio morto ha un qualcosa di arcaico, quelle rughe valgono una vita, una storia.
Anche qui la croce ha solo una funzione decorativa, non suscita impressioni o emozioni, semplice compendio funebre il cui accento evocativo risalta comunque, malgrado tutto, al semplice nominativo del nome del Cristo.
Tutto questo ha una qualche influenza sullanima del protagonista? Sono indeciso, ma mi da limpressione di no, per quanto si metta a pregare. Anche qui si intuisce lautomatizzazione di questazione.
Poi, e questa mi è piaciuta, luomo attacca discorso con la nipote del morto inventandosi una storia assurda circa il modo in cui poteva averlo conosciuto salvo a pentirsene e dire che non era vero niente. Qui ci vedo il bisogno delluomo di avere un contatto umano, una vicinanza, una motivazione per vivere, a qualsiasi costo. Potrei sbagliarmi, di sicuro mi sbaglio. Ma in un simile vuoto affettivo il profumo dei capelli di una donna, il suo profumo, farebbero fare qualsiasi cosa a un uomo così, tanto è vero che sente la sua mancanza non appena il contatto con il suo braccio si stacca. Praticamente è come se la conoscesse da sempre, credo sia per questo che le manca.
Il breve dialogo sulla morte che i due hanno suona reale nella sua inverosimiglianza, ma è quanto di più logico si possa dire.
Come anche che luomo sia andato al funerale di uno sconosciuto per avere qualcosa a cui pensare prima di addormentarsi. Tipica nevrosi moderna, dove i giovani uccidono perché si annoiano, con la differenza che qui si va a vedere chi è già morto per dare un senso alla propria noiosa vita.
Non ho capito bene il fatto dellocchio nero, forse non ho capito bene nemmeno altro, mi faccio sempre dei miei ragionamenti su un testo, mi baso su ciò che mi evoca e talvolta prendo cantonate colossali, per cui scusami se sono uscito di binario.
Peccato che il protagonista alla fine ritorni a essere solo nella sua casa, con le sue meticolose e inutili azioni e osservazioni.
Meno la moka caricata la sera prima, ovviamente.
Almeno un appuntamento con la ragazza del funerale non poteva rimediarlo? Ma a volte certi uomini soli lo sono proprio per scelta, come diceva la canzone dei Pooh.
Una bella costruzione la tua, mi è piaciuta, sia come ambientazione che come introspezione dei personaggi.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI148] La ragazza del funerale

14
Leggendo il tuo racconto sono stata pervasa da una sensazione di disagio, quel disagio delle giornate sprecate dove pare di aver colto qualcosa di prezioso che subito é sfuggito. Ogni step nella giornata di uest'uomo pare un ancora per rimanere attaccato alla realtá, per non farsi trascinare via dal grigiore, dai problemi e dalle circostanze.
La bugia é un punto di colore del personaggio. Non é il bacio a renderlo vivo, ma la voglia di mentire, di rendersi interessante. La voglia di appartenere alla vita di qualcuno per un momento, di entrare nel panteon dei ricordi e delle storie mitologiche di ogni famiglia. Inventarsi un passato serve anche a dare piú consistenza al presente.
Mi é piaciuto davvero molto, complimenti.

Re: [MI148] La ragazza del funerale

15
C'è qualche imperfezione qua e là, @Plata ... tipo 
Plata ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Vestirmi la sera per il giorno dopo, così che l'impegno della mattina sembri un soffio più lieve. In cucina preparo la moka per il giorno [/font]dopo,

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]però che poesia e che intensità, perdo ogni voglia di fare lo scassacazzo. Mi è piaciuto molto, bravo  (y) [/font]
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI148] La ragazza del funerale

17
Avviso: non sarà piacevole. :scusa:
Ciao @Plata scrivi molto bene, il tuo protagonista ha destato il mio interesse e permette una lettura immersiva ma c'è un aspetto che proprio non ho digerito ed è la donna.
Sto salutando tutti, arriva l'ultimo che mi dice di essere un conoscente e poi mi rivela che è una bugia, capisco che flirta e gli sorrido? Con la bara aperta in chiesa e magari i parenti lì vicino ad aspettare? Io per prima cosa penserei a uno svitato! Ma sono io, quindi lasciamo stare... :D 
E lei? Cosa gli risponde?
Plata ha scritto: «Gli volevo bene. Tanto» dice. «Com'è essere morti, secondo te?”
Il più ovvio e naturale dei dialoghi, con uno sconosciuto. Si vede che voleva tanto bene al nonno, lo ha fatto diventare fonte di svago. Va bene che ognuno affronta il lutto in modo diverso. Comunque il protagonista l'approccia in quel modo e lei già lo considera un amico a cui chiedere "com'è essere morti?"
E poi: contatto fisico, con un estraneo, al funerale del nonno, che di lì a poco finirà sotto terra!
Plata ha scritto: Si avvicina, mi poggia la mano sopra al braccio e le sue labbra si avvicinano alla mia guancia.
Lui le ruba il bacio e lei è solo contrariata, si chiede perché lo abbia fatto. E chi se ne va? Lui.
Lui?

:facepalm: Ti chiedo scusa perché forse il mio tono è pesante da accettare e non voglio essere indelicata, ma davvero non capisco. Possibile che solo io percepisca questa donna così strana e fuori contesto? Facciamo finta che anche lei si sia alzata la mattina con una gran voglia di sostituire un funerale con una cena a due: possibile che non si preoccupi nemmeno delle apparenze?

Mi dispiace, ma ho davvero avuto una difficoltà esagerata nell'accettarla. Forse mi manca qualche elemento per capire meglio, forse anche tu eri già al limite degli 8k caratteri e non hai potuto svilupparla meglio. Non lo so. Scrivi molto bene e questo mi stupisce ancora di più.
Alla prossima :s
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI148] La ragazza del funerale

18
Plata ha scritto: Lei è vicino al feretro, sta pregando in silenzio. Mi alzo per dirigermi all'altare. Quando arrivo va via, quasi volesse sfuggirmi, i suoi capelli profumano più dell'incenso. Io prendo il suo posto e guardo dentro la bara. Su quel viso da vecchio rughe così profonde da poterci nascondere in mezzo la verità
Non ne sono sicuro, ma ho un ricordo che ai funerali la bara è chiusa e sigillata, pronta per andare sottoterra, in un loculo o in un'urna.

@Plata un racconto che mi ha trasmesso desolazione, tristezza e malinconia, descritte benissimo. Personaggio stridente come la scritta lampeggiante della sveglia, instabile come la caffettiera preparata la sera prima e l'andare a letto vestito, e struggente per il bisogno di un calore umano.
Una lettura forte di emozioni.

Re: [MI148] La ragazza del funerale

19
Plata ha scritto: In strada tutto sembra suggere dal grigio del cielo nuvoloso e i colori sono solo un ricordo.
Bella descrizione: "suggere" è azzeccato.
Plata ha scritto: Forse è questo uno dei motivi per cui i vecchi continuano a presentarsi in chiesa la domenica, per l'odore di cui che non riusciranno mai ad averne abbastanza, e come tossici che perdono il sonno per una dose.
Plata ha scritto: Su quel viso da vecchio rughe così profonde da poterci nascondere in mezzo la verità. 
Molto bella questa frase.
Plata ha scritto: Tutto questo credo stia grattando qualcosa dentro, la mia anima esfoliata, detersa.
Toglierei la virgola dopo "dentro".
Plata ha scritto: ogni tanto condivano i momenti morti con le loro esternazioni sul risultato o con imprese passate con cui volevano edurre gli altri e sfighe successe durante la settimana passata... 
"condivano" è voluto? 
"durante la settimana passata" - ti suggerisco: "durante la settimana appena trascorsa".
Plata ha scritto: Le sue pupille selvatiche che mi puntano hanno prosciugato tutta la luce intorno e io mi sento immerso nel solito grigio. 
Strana questa particolare immagine. Lui è un uomo grigio (almeno in questa giornata della sua vita in cui si trascina stancamente, sin dalla sveglia, nella minuta, trita e avvilente quotidianità, evitando di approfondire i messaggi dolorosi o interrogativi che il suo corpo gli invia) ma in questo incontro con la ragazza è sembrato trasmettere e ricevere un po' di luce.
Quindi, pur apprezzata, mi spiazza quella frase, che, addirittura mentre sta ancora con lei, lo dipinge come "grigio". Non so, non capisco...

Scrivi da "maestro" come sempre. Bravo, @Plata  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI148] La ragazza del funerale

20
Plata ha scritto: Poggio il palmo della mano sopra l'occhio che mi fa male e pulsa; provo a pensare cosa lo ha scaturito
Un occhio nero "scaturito" proprio non lo capisco. Forse "provocato"?
Plata ha scritto: Evito cartacce e merda di cane sul marciapiede con maestria, quasi mi sentissi a disagio su di un cammino più pulito.
Direi che non camminare sulla merda dei cani fa di sicuro sentire meno a disagio che il contrario.
Plata ha scritto: Il grande fiume scorre in basso sotto la strada sul letto di pietre, ingrossato dalla linfa che precipita dal cielo come una manna, contrario al mio senso di marcia:
Vedrei meglio: "in senso contrario al mio senso di marcia, il grande fiume scorre in basso sotto la strada sul letto di pietre, ingeossato dalla linfa che precipita dal cielo come una manna."

Scusa la pedanteria, ma:
Plata ha scritto: così è più facile vederne gli spigoli delle increspature sul pelo dell'acqua, le piccole onde che s'infrangono di bianco e i gabbiani e altri palmipedi che placidi provano a domarlo.
"vederne", riferito al fiume, va bene per quanto riguarda gli spigoli delle increspature e le piccole onde. Non va invece bene "vederne" i gabbiani e altri palmitedi che, placidi, provano a domarlo.
Plata ha scritto: Forse è questo uno dei motivi per cui i vecchi continuano a presentarsi in chiesa la domenica, per l'odore che non riusciranno mai ad averne abbastanza, e come tossici perdono il sonno per una dose.
Anche questa frase va, a mio avviso, rivista.
Plata ha scritto: Alzo gli occhi verso la croce che ci sovrasta, dipinto all'interno ci sono le forme del Cristo.
Direi "dipinte".

@Plata, ti conosco troppo bene per non capire che hai avuto problemi di tempo o qualcosa del genere. Per il resto, tutto ok.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [MI148] La ragazza del funerale

21
ciao @Plata . Questa edizione del MI me la ricorderò a lungo per tutti questi racconti intrisi di grigiore. Questa  maledizione delle piccole cose mi ha proprio depresso. Venendo al commento serio, dico che il racconto è ricco di pezzi che suscitano attenzione e interesse, in particolar modo sui pensieri del protagonista e il suo modo di fare e di pensare. Per il resto non saprei, dopo questa full immersion di vite fumose e grigie, sono rimasto senza parole. Ciao 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Rispondi

Torna a “Racconti”