[MI147] L'ora di Modugno

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Traccia di mezzanotte: "La musica come il sale conserva meglio"

L'ora di Modugno.
Giancarlo la aspettava ogni giorno.
Più che un'ora era un'idea.
Sarebbero bastati dieci minuti o anche tre: il tempo di una canzone.
Giancarlo, 59 anni, attendeva quel momento tutti i giorni fin da quando era piccolo: il giradischi che gracchiava e lui che giocava. “La lontananza” era la sua preferita, la mamma la ascoltava tutti i giorni. E lui anche.
Il tempo passava, la mamma invecchiava. Giancarlo no, lui no.
Voleva solo ascoltare Modugno. Quando lo vide per la prima volta alla televisione se ne innamorò subito. Quel primo piano in bianco e nero, l'emozione trasmessa dalle parole e lui con lo sguardo fisso incantato ad ammirarlo.
Usciva poco di casa anche se avrebbe voluto farlo spesso, a volte non andava neanche a scuola: la mamma era una maestra elementare e aveva la presunzione che poteva insegnargli tutto; aveva anche interrotto precocemente la sua carriera scolastica proprio per questo.
La sua scuola era detta “speciale”. Chiamata così perché i bambini che la frequentavano erano “speciali”.
Che fantasia.
Avere una copia di un cromosoma non prevista può dare brutti scherzi, anche se lo scherzo era già noto. Uno dei pochi casi in cui nessuno avrebbe ambito ad avere qualcosa in più degli altri.
La mamma che aveva un'età decisamente sopra la media quando mise in luce Giancarlo, ebbe presto bisogno di assistenza dopo una vita dedicata al suo “pucci”, lo definiva così; ed essendo rimasta sola, qualcun altro avrebbe dovuto prendersi cura del figlio.
33 anni, quelli di Cristo, ma per lui rappresentavano un inizio.
Aspettava sempre Modugno; avrebbe voluto che lo prendesse e lo portasse via, lassù, come diceva lui.
Quando arrivò nella nuova casa, qualcuno sistemò nell'armadio i vestiti che la mamma aveva amorevolmente piegato nella valigia. Sul fondo in una tasca interna chiusa da una lampo, trovarono alcuni 45 giri: “Nel blu dipinto di blu” “Vecchio Frack” “La lontananza” “Meraviglioso” insieme a diverse musicassette, che vennero messe in un cassetto e dimenticate.
Era una forza della natura: ballava, cantava, declamava. Aspettava Modugno ma nessuno lo aveva capito, e poi i dischi non si ascoltavano più.
Un giorno arrivò Gabriele che chiese a Giancarlo e ad altri suoi compagni: “Che musica vi piace?”
Una domanda così banale ma che nessuno aveva mai fatto: “Madonna!” disse uno “Like a Virgin” “Una ragione di più di Ornella Vanoni” un altro. “La favola mia di Renato Zero” “Gli Abba” “Albano”.
“E tu Giancarlo?”
“Domenico Modugno, La lontananza.”
Esaudì i loro desideri, aiutato dalla tecnologia, e mise in sequenza i pezzi richiesti: raramente gli era capitato di vedere qualcuno così felice.
Giancarlo con gli occhi lucidi cantava sovrapponendo la voce a quella di Modugno, con le sue parole che a volte incespicavano, a venti centimetri dallo schermo del primo piano del cantante, in un crescendo fino al finale in cui esplodeva: “Ciao amore, non piangere, ritornerò, ritornerò! Perché ti amo, ti amo!” Poi, preso dal pathos, continuava con i pugni chiusi in alto: “Modugno! Modugno! Ti amo! Non mi lasciare, Modugno mio!”
Un travolgere di emozioni che si ripetevano sempre con la stessa intensità, come fosse la prima volta. Anche Gabriele si lasciava trasportare investito da quell'ondata. Faceva visita solo il martedì e Giancarlo pazientemente aspettava la sua dose di Modugno. I due avevano stabilito una relazione così forte che quel legame musicale era associato solo alla sua presenza.
Della mamma aveva perso apparentemente il ricordo. Non ne aveva mai parlato e quello che aveva fatto nei primi trentatré anni rimase un buio totale. Riaffiorava solo Modugno.
La mente era quella di un bambino ma la variante cromosomica non faceva sconti: accorciava la durata e la stabilità delle funzioni vitali, e la memoria era tra le prime.
Ma lui persisteva senza indugi, anche se la parola debolmente la stava perdendo, all'attesa di quella presenza. Alla soglia dei sessant'anni stava sfondando il limite della longevità media; aspettava l'ora di Modugno e l'avrebbe sempre aspettata.
Un giorno, all'inizio dell'estate, Gabriele decise di fare una gita al mare con Giancarlo, insieme ad altri suoi compagni. Partirono con un pulmino e dopo alcune ore arrivarono nel luogo che aveva pensato: una banchina di fronte a uno splendido mare con vicino delle case bianche a picco sulla spiaggia. Si sedettero su una panchina con un caldo sole e una fresca brezza.
“Modugno!” esclamò Giancarlo. Ebbe un sussulto e si alzò imitando il gesto di quando cantava uno dei suoi brani più famosi.
Era da diverso tempo che non proferiva più parola e quel lampo lasciò tutti di stucco.
Non era una visione fantastica: Mister Volare era di fronte a lui con le braccia aperte, per accoglierlo e portarlo con sé. Un colosso di bronzo, non di eccelsa fattura artistica, ma per Giancarlo era vedere esaudire il desiderio di una vita.

Re: [MI147] L'ora di Modugno

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Ciao @Kasimiro.
Nel tuo racconto la musica svolge proprio quell ruolo che intendevo quando ho proposto la traccia, quindi per me 👌 ok
La storia è commovente e tu sei stato bravo a farmi entrare nel mondo di Giancarlo.
Dal punto di vista della scrittura, trovo che ci siano un po’ troppe ripetizioni. Il testo andrebbe asciugato, ma, tenuto conto del tempo disponibile, hai fatto un buon lavoro. E poi come si può non amare Modugno?
Grazie per questa storia intensa e delicata.

Re: [MI147] L'ora di Modugno

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ciao @Kasimiro personalmente non amo Modugno (mea culpa) comunque ho empatizzato con Giancarlo e questo e senz'altro merito tuo e della tua scrittura.
Vero, a volte sei stato un po' ripetitivo, penso sia un difetto evitabile con maggiore tempo a disposizione, tienine conto per un'eventuale revisione.
Ti cito la frase finale perché mi stona un po'
per Giancarlo era vedere esaudire il desiderio di una vita.

Avrei messo piuttosto era come esaudire, non mi piacciono i due infiniti appaiati, gusto personale ovviamente, mi sanno di pesantezza.
Di contro riporto anche il passaggio che mi ha colpito di più positivamente :)
Alla soglia dei sessant'anni stava sfondando il limite della longevità media; aspettava l'ora di Modugno e l'avrebbe sempre aspettata.
In che epoca è ambientato il brano? Perché sessanta anni non sono poi troppi, ma è tutto relativo all'epoca appunto in cui si svolgono i fatti :)
Bene, è tutto, grazie per la lettura che mi ha soddisfatto ampiamente. :)

Re: [MI147] L'ora di Modugno

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@Kasimiro non sono una grande fan di Modugno, ma Vecchio frack era una delle mie grandi passioni da bambina, i miei avevano una vecchia collezione "i grandi successi italiani" con i cofanetti di vinili divisi per decenni, e quello era uno dei solchi che ho più affaticato... insomma, con me il tuo racconto sfonda una porta aperta :)
Nulla da eccepire sulla storia e i contenuti, però ogni tanto ho inceppato nella lettura, quindi provo a segnalarti i passaggi in cui la scrittura secondo me ha funzionato un po' meno bene.
L'ora di Modugno.
Giancarlo la aspettava ogni giorno.
Più che un'ora era un'idea.
Sarebbero bastati dieci minuti o anche tre: il tempo di una canzone.
Giancarlo, 59 anni, attendeva quel momento tutti i giorni fin da quando era piccolo: il giradischi che gracchiava e lui che giocava. “La lontananza” era la sua preferita, la mamma la ascoltava tutti i giorni. E lui anche.
qui toglierei il passaggio sul''età, perché dopo ripercorri la biografia di Giancarlo, e il salto d'età mi ha spiazzato. Anche perché non serve, puoi inserire l'età dopo, quando parli del presente e del Giancarlo cinquantanovenne.
Il tempo passava, la mamma invecchiava. Giancarlo no, lui no.
questa te la cito solo perché è bellissima: dice tutto in poche perfette parole.
La mamma che aveva un'età decisamente sopra la media quando mise in luce Giancarlo,
qui manca la virgola prima di che, per fare l'inciso, perché così non funziona, separi il gruppo nominale dal verbo
ed essendo rimasta sola, qualcun altro avrebbe dovuto prendersi cura del figlio.
qui secondo me manca qualcosa, o in ogni caso è da riformulare: perché vuoi dire che alla sua morte, essendo rimasta sola, qualcuno dovrà prendersi cura di lui. E infatti dopo vediamo il momento in cui Giancarlo si ritrova solo. Ma nel modo in cui è scritto il paragrafo non è affatto chiaro, mi pare.
Alla soglia dei sessant'anni
ecco io lo toglierei dall'inizio e lo inserirei solo qui il dettaglio sull'età attuale
per Giancarlo era vedere esaudire il desiderio di una vita.
secondo me suona meglio "vedere esaudito" o semplicemente "esaudiva". Pensa che in prima lettura credevo fosse una visione: Giancarlo muore e invece dell'angelo vede Modugno che lo aspetta nella luce. Rileggendo ho capito che vede la statua ed è felice. Oltre il fatto che sono imbranata e leggo sempre troppo di fretta, secondo me mi hai influenzato con tutti i riferimenti ai fattori di rischio, l'età longeva per la sua condizione a farmi pensare alla morte... sinceramente non li vedo utili o necessari allo sviluppo della storia. Che importanza ha che abbia raggiunto l'aspettativa media? Tra l'altro un'aspettativa che si è molto allungata negli ultimi anni, e lo farà ancora. È solo una mia opinione, sia chiaro, ma io non le farei le considerazioni sulle previsioni di longevità e simili, non mi pare servano.

Ho finito le mie pulci, ribadisco le lodi: molto molto bello :)
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [MI147] L'ora di Modugno

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Eccomi a ringraziarvi per le belle parole e l'apprezzamento @paolasenzalai@monica, @julia1983, @Alba359, @Poeta Zaza.
Grazie @Bef per i preziosi consigli. Forse hai ragione sull'età citata all'inizio, si può omettere.
L'ispirazione, credo che si possa intuire, ha un riferimento a una realtà precisa, da me vissuta. Mi ha fatto molto piacere che si sia colta la sensibilità  del protagonista e del modo di averlo raccontato.

Re: [MI147] L'ora di Modugno

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Ciao @Kasimiro , di questo testo ho apprezzato in modo particolare la scrittura: hai un ottimo ritmo e ho trovato il racconto pulito, senza lacrimosità che non servivano. 
Bella storia, bravo. 

Unica pulce: 
Kasimiro ha scritto: a mamma che aveva un'età decisamente sopra la media quando mise in luce Giancarlo,
“Mettere in luce” ha un significato diverso da “dare alla luce”, intendevi il primo? 

Re: [MI147] L'ora di Modugno

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Bravissimo come sempre, @Kasimiro, una storia dolce ben raccontata. Ti ha tradito solo il finale a polignano a Mare che - dico anch'io la mia - cambierei semplicemente in "Un colosso di bronzo, non di eccelsa fattura artistica - ma che per Giancarlo era vedersi esaudito il desiderio di una vita.
E Pensare che, da ragazzo amante dei Beatles e dei Rolling Stones, Modugno mi sembrava un marziano istrionico. C'è voluto tempo e la maturità per apprezzare la sua carica artistica e, soprattutto, umana ed emozionale. Galeotto fu 'u pisci spada, poi sono venute tutti i brani che hai citato.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [MI147] L'ora di Modugno

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@Kasimiro ciao. Io invece ho sempre odiato Modugno! sicuramente perché era sempre allegro e cantava volare! io all'epoca ero rinchiuso in orfanotrofio a fare a cazzotti ogni giorno!  Il tuo racconto mi ha fatto ricordare di una simpaticissima ragazzina down che andava in visibilio per la canzone " questo è il ballo del qua qua!". pensa che per farla stare buona mentre io lavoravo, i suoi genitori le mettevano a ripetizione questa canzone,  Sono stato due settimane ascoltando di filato per ore e ore al giorno " questo è il ballo del qua qua". Sono stato male per un mese. Comunque un buon racconto, considerato che era incentrato sulla musica, e secondo me, non era semplice. Ciao :P
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI147] L'ora di Modugno

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Grazie @Garrula per l'apprezzamento. Hai ragione sull'appunto che mi hai fatto, ho sbagliato: consciamente volevo dire dare alla luce, forse inconsciamente mi è venuto da scrivere mettere in luce...che avrebbe anche un suo senso.

Grazie @Macleobond, sì, peccato per quella frase finale. Devo dire che il brano preferito da Giancarlo non lo amo molto, se poi penso che l'ha scritto insieme ad Enrica Bonaccorti...d'altronde non doveva piacere a me.
Alla prossima.

Caspita che flash! @bestseller2020. Conosco anch'io una ragazzina che va matta per il Ballo del qua qua e la ascolta a ripetizione, non ti dico da quando!
Se poi penso che anche Pupo, Albano e Toto Cutugno sono molto apprezzati ci dev'essere qualcosa di inspiegabile.
Grazie.

Grazie @Edu  
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