Giorno di contest
Posted: Sun Mar 21, 2021 8:31 pm
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Quei maledetti editori avevano colpito duro. Visto che tutti ormai preferivano i nostri racconti e nessuno comprava più i loro libri, ci avevano chiuso il forum. Quando poi avevamo ricominciato altrove, stranamente era andato a fuoco il server che ospitava il nostro sito.
Per risolvere il problema avevamo deciso di affittare un casale in Toscana, a mezza strada fra Nord e Sud Italia, dove ci saremmo incontrati per le periodiche gare di scrittura. Qui loro non avrebbero potuto arrivare, almeno la speranza era questa.
La giornata è stupenda e il primo contest si può svolgere all’aperto, nel giardino che tutti abbiamo contribuito a piantumare. Lascio la mia aiuola preferita - nella quale le margherite formano la scritta show, don’t tell - e mi siedo sulla panchina vicino alla lapide che ricorda la prematura e incomprensibile dipartita dei gerundi e degli avverbi in "mente".
Tutti abbiamo un tablet sul quale inizieremo la stesura del nostro racconto. Solo un ragazzo ha in mano anche dei fogli di carta e siamo un po' perplessi per questo strano anacronismo. Quando però, fischiettando con aria innocente, s'infratta con la pelle d'oca dietro un cespuglio, capiamo che in quel particolare frangente il portatile non gli sarebbe del minimo aiuto.
Tiro un profondo respiro e premo il tasto di accensione. Mi sento in stato di grazia, pronto a scrivere il racconto del secolo che mi proietterà nell'Olimpo degli Autori. Sono in ballo fama e ricchezza. Attivo il correttore ortografico e inizio a scrivere.
“Cornelius uscì dalla sua villa al 3667 di Fleet Street dirigendosi verso il parco. Teneva al guinzaglio il suo fedele cane Frost, mentre nell'altra mano stringeva il giornale. Alzò gli occhi al cielo sereno pregustando una mezz'ora di pace vicino al lago."
«Chi è Cornelius?» chiede una voce alle mie spalle e mi accorgo che alcuni colleghi stanno sbirciando il mio schermo. Sembra proprio che facciano comunella contro di me, e non sono sorpreso. È già successo in passato, mi temono perché sono troppo bravo. Istintivamente copro il tablet con una mano perché nessuno possa copiare.
«Non sarebbero affari vostri» rispondo «ma comunque lo si saprà alla fine quando i destini dei vari personaggi si comporranno come in un puzzle e verrà svelato l'enigma che unisce le loro vite. Una tragedia che affonda le sue radici nel passato, un segreto ben custodito dagli anziani del posto. Dopo di che, niente sarà come prima e la vita dei lettori non potrà mai più essere la stessa.»
«Molto interessante!» commenta una ragazza prendendo appunti. Come al solito ho parlato troppo e adesso corro il rischio che qualcuno mi rubi l'idea.
Infatti, fioccano le domande.
«La tua storia è un'avvincente esplorazione dell'anima o l'affresco vivissimo di un'epoca?»
«Si tratta di un viaggio oltre i confini dell'umana conoscenza o di una saga familiare?»
«La vita dei lettori cambierà in meglio o in peggio dopo aver letto il racconto?»
Ma io non rispondo. Troppo comodo!
«Fleet Street è in America o in Inghilterra?»
«In Australia, nel Queensland.» rispondo per depistarli.
«Che genere di cane è Frost?» insiste una biondina molto carina che mi si è seduta accanto. La riconosco dal suo vecchio avatar.
«Uno splendido esemplare di labrador» mento, poiché in realtà si tratta di un setter irlandese. Poi getto un’occhiata al suo tablet e vedo scritto:
“Frost uscì dalla sua villa al 3668 di Fleet Street dirigendosi verso il parco. Teneva al guinzaglio il suo fedele cane Cornelius, mentre nell'altra mano stringeva il giornale. Alzò gli occhi al cielo sereno pregustando una mezz'ora di pace vicino al lago."
«Mi hai rubato l'incipit!» grido furente.
«Ma figurati!» risponde lei «I nomi sono diversi, e poi la mia storia si svolge in un civico diverso di Fleet Street. In effetti è la villetta di fronte alla tua.»
«Hai solo invertito i nomi. Sei una ladra, non è possibile che abbiamo concepito le stesse frasi!»
«Nel Queensland tutto è possibile» ribatte lei sorniona «lo dice la pubblicità. E in ogni caso il mio cane è un alano.»
La strangolerei sul posto, ma invece le comunico che vanificherò il suo furto cambiando radicalmente l'inizio, cosa che comincio a fare scrivendo furiosamente. Sto però diventando parecchio nervoso e le mani tremano, tanto che il correttore ortografico ha il suo bel daffare.
“Cornelius uscì dalla sua villa al 3667 di Fleet Street dirigendosi verso il parco. Teneva al guinzaglio il suo fedele cane Frost, mentre nell'altra mano stringeva il giornale. Poco dopo iniziò a piovere ed egli aprì l'ombrello mentre, da cittadino scrupoloso, raccoglieva le deiezioni di Frost in un sacchetto di plastica."
Intorno a me esplode l'inferno, tutti sghignazzano.
«Ma quante mani ha questo Cornelius? In una ha il guinzaglio del cane, nell'altra il giornale, nella terza l'ombrello e con l'ultima tira su la cacca!»
«Non è un uomo, è una piovra!»
«Perché non gli fai anche soffiare il naso col fazzoletto?»
«E da dove ha tirato fuori l'ombrello? Quando è uscito di casa non l'aveva.»
«Ma allora è vero! Nel Queensland tutto è possibile!»
Li ignoro tutti, anche perché hanno ragione, e provvedo a correggere il mio testo cercando invano di dominare il maledetto nervosismo che ormai si è impossessato di me. Sto diventando isterico.
“Cornelius uscì dalla sua villa al 3667 di Fleet Street dirigendosi verso il parco. Teneva al guinzaglio il suo fedele cane Frost, mentre nell'altra mano stringeva il giornale. Poco dopo iniziò a piovere ed egli, dopo avere riposto il giornale all’interno della giacca, aprì il mini ombrello che portava in tasca. Quindi, da cittadino scrupoloso, provvide a raccogliere le deiezioni di Nautilus in un sacchetto di plastica, stringendo il guinzaglio del cane fra i denti."
Credevo di aver sistemato tutto con molta abilità, ma quei maledetti ricominciano.
«Il guinzaglio di Frost fra i denti? Ma che schifo! Nessuno li lava mai, i guinzagli dei cani!»
«Se vuoi il mio parere, sei in piena crisi da infodump.»
«Fossi in te semplificherei lasciando il giornale a casa, tanto non lo legge.»
«Mai sentito di gente che nel Queensland si mette la giacca per uscire di casa la mattina con il cane!»
«E infatti il romanzo non si svolge nel Queensland, ma a Boston!» sbotto, pentendomi subito.
«Ci avrei giurato! Questo ci prende per i fondelli!»
«Scommetto che il cane non è neppure un labrador!»
«E pensare che volevamo solo essergli di aiuto. La prossima volta gli lasciamo scrivere tutte le stronzate che vuole!»
Poi sbircio il tablet della ragazza di prima e vedo che ha scritto:
“Frost uscì dalla sua villa al 3668 di Fleet Street dirigendosi verso il parco. Teneva al guinzaglio il suo fedele cane Cornelius, mentre nell'altra mano stringeva il giornale. Improvvisamente si udì uno sparo ed egli crollò a terra fulminato, mentre il giornale si inzuppava di sangue e Cornelius guaiva disperato leccandogli l'oscena ferita.»
«Noooooooo!» urlo con gli occhi sbarrati «Ma cosa hai fatto, perché l’hai ucciso? Lui è il personaggio principale del racconto e morirà solo alla fine dopo aver lasciato un messaggio indimenticabile all'umanità!»
«E invece tira le cuoia proprio adesso! Mi stavano tutti e due sulle scatole, lui e quel merdoso botolo che ora finirà nel canile di Boston come merita!» provoca lei a muso duro.
Inizio a tremare in modo incontrollato per la rabbia, poi mi allontano stravolto e in lacrime comprendendo che la mia carriera di scrittore è finita per sempre.
«Un avversario di meno!» sento dire la ragazza agli altri «E questo avrebbe potuto essere molto pericoloso. Cornelius era un personaggio di uno spessore pazzesco, mentre Frost avrebbe calamitato le simpatie del pubblico cinofilo - soprattutto femminile - che ormai è sterminato.»
«Sei stata bravissima! Ma adesso scrivi, mentre ci provo con quello là.» Dice un collega indicando un uomo pelato, intento a scrivere una storia di nazisti e partigiani.
«Vediamo quanti riusciamo a metterne fuori gioco. In meno rimaniamo, più possibilità abbiamo. La prima gara la deve vincere uno di noi, su questo non ci piove!»
Quei maledetti editori avevano colpito duro. Visto che tutti ormai preferivano i nostri racconti e nessuno comprava più i loro libri, ci avevano chiuso il forum. Quando poi avevamo ricominciato altrove, stranamente era andato a fuoco il server che ospitava il nostro sito.
Per risolvere il problema avevamo deciso di affittare un casale in Toscana, a mezza strada fra Nord e Sud Italia, dove ci saremmo incontrati per le periodiche gare di scrittura. Qui loro non avrebbero potuto arrivare, almeno la speranza era questa.
La giornata è stupenda e il primo contest si può svolgere all’aperto, nel giardino che tutti abbiamo contribuito a piantumare. Lascio la mia aiuola preferita - nella quale le margherite formano la scritta show, don’t tell - e mi siedo sulla panchina vicino alla lapide che ricorda la prematura e incomprensibile dipartita dei gerundi e degli avverbi in "mente".
Tutti abbiamo un tablet sul quale inizieremo la stesura del nostro racconto. Solo un ragazzo ha in mano anche dei fogli di carta e siamo un po' perplessi per questo strano anacronismo. Quando però, fischiettando con aria innocente, s'infratta con la pelle d'oca dietro un cespuglio, capiamo che in quel particolare frangente il portatile non gli sarebbe del minimo aiuto.
Tiro un profondo respiro e premo il tasto di accensione. Mi sento in stato di grazia, pronto a scrivere il racconto del secolo che mi proietterà nell'Olimpo degli Autori. Sono in ballo fama e ricchezza. Attivo il correttore ortografico e inizio a scrivere.
“Cornelius uscì dalla sua villa al 3667 di Fleet Street dirigendosi verso il parco. Teneva al guinzaglio il suo fedele cane Frost, mentre nell'altra mano stringeva il giornale. Alzò gli occhi al cielo sereno pregustando una mezz'ora di pace vicino al lago."
«Chi è Cornelius?» chiede una voce alle mie spalle e mi accorgo che alcuni colleghi stanno sbirciando il mio schermo. Sembra proprio che facciano comunella contro di me, e non sono sorpreso. È già successo in passato, mi temono perché sono troppo bravo. Istintivamente copro il tablet con una mano perché nessuno possa copiare.
«Non sarebbero affari vostri» rispondo «ma comunque lo si saprà alla fine quando i destini dei vari personaggi si comporranno come in un puzzle e verrà svelato l'enigma che unisce le loro vite. Una tragedia che affonda le sue radici nel passato, un segreto ben custodito dagli anziani del posto. Dopo di che, niente sarà come prima e la vita dei lettori non potrà mai più essere la stessa.»
«Molto interessante!» commenta una ragazza prendendo appunti. Come al solito ho parlato troppo e adesso corro il rischio che qualcuno mi rubi l'idea.
Infatti, fioccano le domande.
«La tua storia è un'avvincente esplorazione dell'anima o l'affresco vivissimo di un'epoca?»
«Si tratta di un viaggio oltre i confini dell'umana conoscenza o di una saga familiare?»
«La vita dei lettori cambierà in meglio o in peggio dopo aver letto il racconto?»
Ma io non rispondo. Troppo comodo!
«Fleet Street è in America o in Inghilterra?»
«In Australia, nel Queensland.» rispondo per depistarli.
«Che genere di cane è Frost?» insiste una biondina molto carina che mi si è seduta accanto. La riconosco dal suo vecchio avatar.
«Uno splendido esemplare di labrador» mento, poiché in realtà si tratta di un setter irlandese. Poi getto un’occhiata al suo tablet e vedo scritto:
“Frost uscì dalla sua villa al 3668 di Fleet Street dirigendosi verso il parco. Teneva al guinzaglio il suo fedele cane Cornelius, mentre nell'altra mano stringeva il giornale. Alzò gli occhi al cielo sereno pregustando una mezz'ora di pace vicino al lago."
«Mi hai rubato l'incipit!» grido furente.
«Ma figurati!» risponde lei «I nomi sono diversi, e poi la mia storia si svolge in un civico diverso di Fleet Street. In effetti è la villetta di fronte alla tua.»
«Hai solo invertito i nomi. Sei una ladra, non è possibile che abbiamo concepito le stesse frasi!»
«Nel Queensland tutto è possibile» ribatte lei sorniona «lo dice la pubblicità. E in ogni caso il mio cane è un alano.»
La strangolerei sul posto, ma invece le comunico che vanificherò il suo furto cambiando radicalmente l'inizio, cosa che comincio a fare scrivendo furiosamente. Sto però diventando parecchio nervoso e le mani tremano, tanto che il correttore ortografico ha il suo bel daffare.
“Cornelius uscì dalla sua villa al 3667 di Fleet Street dirigendosi verso il parco. Teneva al guinzaglio il suo fedele cane Frost, mentre nell'altra mano stringeva il giornale. Poco dopo iniziò a piovere ed egli aprì l'ombrello mentre, da cittadino scrupoloso, raccoglieva le deiezioni di Frost in un sacchetto di plastica."
Intorno a me esplode l'inferno, tutti sghignazzano.
«Ma quante mani ha questo Cornelius? In una ha il guinzaglio del cane, nell'altra il giornale, nella terza l'ombrello e con l'ultima tira su la cacca!»
«Non è un uomo, è una piovra!»
«Perché non gli fai anche soffiare il naso col fazzoletto?»
«E da dove ha tirato fuori l'ombrello? Quando è uscito di casa non l'aveva.»
«Ma allora è vero! Nel Queensland tutto è possibile!»
Li ignoro tutti, anche perché hanno ragione, e provvedo a correggere il mio testo cercando invano di dominare il maledetto nervosismo che ormai si è impossessato di me. Sto diventando isterico.
“Cornelius uscì dalla sua villa al 3667 di Fleet Street dirigendosi verso il parco. Teneva al guinzaglio il suo fedele cane Frost, mentre nell'altra mano stringeva il giornale. Poco dopo iniziò a piovere ed egli, dopo avere riposto il giornale all’interno della giacca, aprì il mini ombrello che portava in tasca. Quindi, da cittadino scrupoloso, provvide a raccogliere le deiezioni di Nautilus in un sacchetto di plastica, stringendo il guinzaglio del cane fra i denti."
Credevo di aver sistemato tutto con molta abilità, ma quei maledetti ricominciano.
«Il guinzaglio di Frost fra i denti? Ma che schifo! Nessuno li lava mai, i guinzagli dei cani!»
«Se vuoi il mio parere, sei in piena crisi da infodump.»
«Fossi in te semplificherei lasciando il giornale a casa, tanto non lo legge.»
«Mai sentito di gente che nel Queensland si mette la giacca per uscire di casa la mattina con il cane!»
«E infatti il romanzo non si svolge nel Queensland, ma a Boston!» sbotto, pentendomi subito.
«Ci avrei giurato! Questo ci prende per i fondelli!»
«Scommetto che il cane non è neppure un labrador!»
«E pensare che volevamo solo essergli di aiuto. La prossima volta gli lasciamo scrivere tutte le stronzate che vuole!»
Poi sbircio il tablet della ragazza di prima e vedo che ha scritto:
“Frost uscì dalla sua villa al 3668 di Fleet Street dirigendosi verso il parco. Teneva al guinzaglio il suo fedele cane Cornelius, mentre nell'altra mano stringeva il giornale. Improvvisamente si udì uno sparo ed egli crollò a terra fulminato, mentre il giornale si inzuppava di sangue e Cornelius guaiva disperato leccandogli l'oscena ferita.»
«Noooooooo!» urlo con gli occhi sbarrati «Ma cosa hai fatto, perché l’hai ucciso? Lui è il personaggio principale del racconto e morirà solo alla fine dopo aver lasciato un messaggio indimenticabile all'umanità!»
«E invece tira le cuoia proprio adesso! Mi stavano tutti e due sulle scatole, lui e quel merdoso botolo che ora finirà nel canile di Boston come merita!» provoca lei a muso duro.
Inizio a tremare in modo incontrollato per la rabbia, poi mi allontano stravolto e in lacrime comprendendo che la mia carriera di scrittore è finita per sempre.
«Un avversario di meno!» sento dire la ragazza agli altri «E questo avrebbe potuto essere molto pericoloso. Cornelius era un personaggio di uno spessore pazzesco, mentre Frost avrebbe calamitato le simpatie del pubblico cinofilo - soprattutto femminile - che ormai è sterminato.»
«Sei stata bravissima! Ma adesso scrivi, mentre ci provo con quello là.» Dice un collega indicando un uomo pelato, intento a scrivere una storia di nazisti e partigiani.
«Vediamo quanti riusciamo a metterne fuori gioco. In meno rimaniamo, più possibilità abbiamo. La prima gara la deve vincere uno di noi, su questo non ci piove!»