[MI-146] La mezza verità

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Traccia di mezzogiorno


Una persona che parla poco ha molto a cui pensare.
«Monsignore, è sicuro di andare a piedi? Quanto si fermerà?»
«Non dovrei trattenermi a lungo, Charles. Un paio d’ore al massimo.»
Monsignor Jones non indossa l’abito talare; oggi è solo il signor Cedric, una macchia scura che si perde nel frastuono dei cantieri, tra i rottami di un mondo che non c’è più e le fondamenta di un mondo che non c’è ancora.
Cammina piano e si ferma ogni tanto per seguire il filo dei ricordi, lo sguardo perso nel vuoto a cercare un ragazzino che giocava cercando di entrare di nascosto nelle navi attraccate. Le gru, il ferro, le lamiere, i magazzini maleodoranti. I piccoli furti, gli scippi, la puzza di nafta, l’odore di birra e alcolici dei pub infestati da topi, marinai e puttane.

Una persona che parla molto ha molto da dimenticare.
Maggie è una conversatrice formidabile, un’attitudine perfezionata negli anni e che tuttora le consente un certo successo con chiunque si rivolga a lei per acquistare qualche ora di surrogato d’amore.

L’insegna dell’Old sailor non è tra le più invitanti, ma Cedric sente il bisogno di scaldarsi e bere qualcosa di forte. Entra e viene investito da una nuvola di fumo, alcol e risate becere. Al suo ingresso nel locale, il brusìo cessa per un istante. Cedric sente su di sé le lame affilate degli sguardi dei presenti e, per un attimo, è tentato di uscire di nuovo. Decide di ordinare una pinta di bitter ale. La beve quasi d’un fiato.
«Ancora una, signore?»
«No, no. Grazie. Per oggi basta così.»
«Dispiaceri d’amore?... Se vuole l’affido a Sheila. Ha le gambe corte, ma una grande t...»
Cedric non lo lascia finire; si alza dallo sgabello e avverte un leggero giramento di testa. Non è più abituato a bere tanto e oltretutto a stomaco vuoto, ma quella sensazione di stordimento rafforza il proposito che lo anima da mesi. Un atto di coraggio che è arrivato il momento di compiere.
Le strade non sono più come le ricorda: i bombardamenti hanno distrutto buona parte degli edifici, ma i palazzi chiusi nel vicolo del vecchio quartiere sembrano essere ancora in piedi.
Cedric con una mano tiene premuto il cappello sulla testa per non farlo volare e con l’altra, sprofondata nell’ampia tasca del cappotto, stringe una vecchia fotografia.
L’immagine risale a molti anni prima, quando la grande guerra era solo una eco lontana.
Nella foto, una ragazza indossa un largo sorriso che mette in risalto denti bianchissimi in una bocca dipinta da un rossetto vivace e un allegro cappellino da marinaio; lo sguardo è rivolto al futuro, le mani accarezzano un’illusione d’amore.
Sente il cuore pulsare nella gola mentre i piedi percorrono a memoria quel budello dimenticato dal sole. Alza gli occhi al cielo, un francobollo di piombo tra i tetti.

Il vecchio edificio, corrotto dall’umidità e dalla guerra, è la casa più famosa dei docks per l’allegria delle ragazze, la pulizia e la discrezione.
Dalla propria postazione in portineria Maggie riesce a controllare con discrezione gli accessi di tutti. Una finestrella a vetri consente la visione del vano scala.
Tutta la propria vita è racchiusa in quelle quattro mura. Da quanto tempo non lo ricorda più neppure lei.
Il portone è ben chiuso, gli inquilini hanno le chiavi, le ragazze sono uscite; Maggie può rifugiarsi nei ricordi.
Sfila dalla tasca la chiave e apre il cassetto. All’interno una scatola di latta contenente gli incassi della settimana, una vecchia copia di “Cime tempestose”, un pacco di lettere tenute insieme da un nastro sbiadito e qualche rimasuglio degli strumenti del mestiere: un mozzicone di rossetto, una scatola di cipria stantia e una matita nera per gli occhi.
Prende il libro dalla parte della costola e lo scuote con piccoli colpi secchi. Dalle pagine rigonfie casca sul pavimento una fotografia.
L’immagine è quella di un ragazzo vestito da marinaio. Una maglietta a mezze maniche a righe orizzontali, il colletto slacciato, un cordino nautico al posto dei bottoni, un cappello bianco e un sorriso dolcissimo. Gli occhi socchiusi sono rivolti verso qualcuno al suo fianco.
Maggie si guarda allo specchio. La ragnatela d’argento rende il riflesso simile a un affresco del cinquecento. Il rossetto è quasi secco, ma tinge ancora bene. Le mani non sono più ferme come un tempo e fare la riga sulle palpebre non è affatto semplice.
Annusa la cipria. Un tempo le piaceva da morire quell’odore. Ora, quella polvere puzza ed è ridotta a un cumulo di frammenti; come il muro della camera, come i propri ricordi. Scende una lacrima e lascia un solco profondo sul viso.

Cedric è davanti al portone. Il campanello non funziona e deve picchiare con vigore.
Maggie cerca di ripulirsi la faccia, ma il bussare insistente le impedisce di proseguire. Si alza e va ad aprire.
«Prego, entri. Dovrebbe darmi le generalità e dirmi da chi deve salire. Sa, sono le regole.»
Il bollitore fischia. Maggie deve aggiungere dell’acqua.
«Ecco fatto. Dunque, dicevamo. Chi sta cercando?»
Per risposta l’uomo appoggia sul tavolo una fotografia strappata a metà.
«Cerco questa donna. Mi hanno detto che abita qui. Si chiama Margaret Fisher, la conosce?»
Silenzio.
«Scusi, potrebbe togliersi il cappello?»
«Ma sì, certo! Che razza di maleducato, mi scusi.»
Quel ciuffo bianco come il ghiaccio non è evidente come una volta, ormai la neve si è posata anche sul resto dei capelli, ma lei lo conosce troppo bene per sbagliarsi. Ha il cuore in fiamme, deve prendere tempo.
«Gradisce una tazza di tè?»
«Grazie, ma non deve disturbarsi oltre.»
«Niente latte e molto zucchero, vero?»
Cedric trasalisce. Non riesce a distogliere lo sguardo. Possibile che...
Maggie prepara le tazze ed esce dalla stanza per rientrare poco dopo. In mano l’altra metà della foto.
«Maggie...»
«Cedric, dimmi che sei davvero tu o impazzirò oggi stesso.»
Si abbracciano come naufraghi scampati alla tempesta, le mani sanno dove andare, le bocche si aprono ai ricordi. Le lancette ruotano all’indietro e le emozioni appannano i vetri. Siedono increduli.
«Ti ho pianto tanto, sai. Credevo fossi morto. Che ti è successo? Sei stato ferito e hai perso la memoria? Ne ho sentite tante di storie così.»
Cedric beve un sorso.
«No, Maggie. Non sono stato ferito.»
«E allora perché ti fai vivo soltanto adesso?»
Cedric sospira.
«È una storia lunga. Hai tempo?»
«Possono sfondare il portone.»
«Vedi Maggie, io non posso essere stato ferito perché non sono mai partito per la guerra.»
Maggie si sente mancare.
«Ma cosa stai dicendo? Tu mi hai detto che ti avevano chiamato per partire. Abbiamo strappato in due la foto, ricordi? Io avevo te e tu avevi me e prima o poi ci saremmo ritrovati. Lo abbiamo giurato.»
«Maggie, io…»
Cedric si toglie il cappotto e le mostra il collarino bianco sotto il colletto della camicia.
«Ho preso i voti.»
Una risata sguaiata maschera lo stupore.
«Tu? Un prete… ma che significa? Non capisco.»
«Chiamala vigliaccheria. Un prete non fa la guerra e io avevo troppa paura. La vocazione ha i suoi privilegi.»
«Era tutto un inganno... il tuo grande amore. Ecco perché le lettere tornavano indietro. Avrei preferito saperti morto.»
«Maggie... sono venuto per chiederti perdono. Non potevo morire con questo segreto.»
Bugiardo. Vigliacco.
«Si faccia perdonare dal suo Dio. Margaret non abita più qui. La dimentichi, padre. E adesso vada, questo non è posto adatto a lei.»
Le ragazze fanno girare la chiave nella toppa.
«Maggie, Abbiamo comprato calze fantastiche! ... E questo bell’uomo… è da molto che aspetta?» Si avvicina a Cedric apre il cappotto e si tocca il seno passando la lingua tra le labbra.
«No. Il signore sta uscendo. Si è perso. È facile da queste parti.»
Cedric cerca invano lo sguardo di Maggie, il suo unico vero amore. Ha ingannato gli uomini e perfino il suo Dio. Non può voltarsi indietro, ma può tornare a guardarsi allo specchio. Si sbottona il colletto, getta via il collarino. Charles attenderà invano il suo ritorno.

Re: [MI-146] La mezza verità

2
Una storia d'amore che attraversa i decenni e non perde neppure un granello di intensità. Tanto che quando i due si ritrovano sono felici come il primo giorno e per qualche istante non hanno neppure bisogno di una spiegazione. Poi però la parte razionale torna prepotentemente e il piccolo quadretto si sgretola. Ho amato la parte finale e trovo i tuoi protagonisti ben riusciti, tanto che ho potuto figurarmeli davanti agli occhi mentre leggevo, come due attori. Complimenti vivissimi <3

Re: [MI-146] La mezza verità

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Una persona che parla poco ha molto a cui pensare.
Una persona che parla molto ha molto da dimenticare.
Buone considerazioni!

Sei stata brava, @@Monica, a mostrare come le scelte di vita vadano riconosciute e pagate per intero, pena una vita vissuta a metà. :)
Lui si è fatto prete per viltà e hai fatto capire che, benché abbia fatto carriera, l'abito talare abbia solo coperto l'uomo che avrebbe voluto diventare. Riconoscere il suo sbaglio davanti al suo grande primo amore non è servito a riconquistare lei, ma il suo senso di onore e rispetto pe se stesso sì.
Lei si poteva convincere con una invenzione, ma, messa di fronte alla verità, non può che respingerlo.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI-146] La mezza verità

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Per un momento ho pensato a "Uccelli di rovo", libro e poi anche serie scandalosissima della mia prima adolescenza.
E invece mi trovo proiettata nella storia di un uomo che per paura sceglie la tonaca e pretende di tornare dopo anni di silenzio.
Mi é piaciuta questa storia, mi é piaciuto l'amore fra loro due, la delusione di lei rimasta esclusa dalla sua vita.
La location é forse l'Irlanda? Altrimenti se fosse stata Inghilterra (anglicani) lui avrebbe potuto sposarsi e sarebbe stato ancora più deludente per lei.
Bellissima anche la fine, dove lui finalmente ritrova se stesso e la propria dignità.
Complimenti!

Re: [MI-146] La mezza verità

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ciao @Monica . Felice di ritrovarti al MI. Passo subito a dirti cosa mi piace: certi versi molto belli e romantici, a volte anche nuovi. Hai descritto molto bene luoghi e atmosfere, a parte la piccola mancanza di una collocazione storica un po meglio individuabile. Cosa invece non mi piace? La storia collegata alla traccia; mi spiego meglio. La storia è molto melanconica, scritta bene, come già detto. Ma la tua bugia arriva alla fine della storia e non coinvolge immediatamente. La bugia non ha quella forza dirompente che doveva avere in quella connotazione da diventare " una verità" da coinvolgere tante persone. Qui l'ho vista molto limitata dal fatto sentimentale personale che prevale in modo evidente come fatto principale. Comunque un ottimo racconto. ciao e saluti alla Campania... :love:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI-146] La mezza verità

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Ciao @@monica (Niente, non ti si riesce a taggare).
Perdonami ma sto avendo delle difficoltà enormi ad adattarmi alla nuova piattaforma. Mi sento un vecchio (emoticon con la faccina che piange che non resco a trovare, a riprova della mia sconfitta esistenziale), ragion per cui copia-incollarti parti che avrei tagliato con facilità leggendo sul vecchio wd, ma che qui devo ripescare....
aspè, arrivo... forse

sente su di sé le lame affilate degli sguardi dei presenti zack! l'immagine non è poi così originale, meglio sente su di se gli sguardi e basta

Non è più abituato a bere tanto e oltretutto a stomaco vuoto, ma quella sensazione di stordimento rafforza il proposito che lo anima da mesi. Un atto di coraggio che è arrivato il momento di compiere. zack! prima fai cenno a un giramento di testa... bene, il resto del racconto spiega il perché, taglia questo, superfluo, disinneschi quel giramento

come il ghiaccio non è evidente come una volta, ormai la neve si è posata anche sul resto dei capelli, ma lei lo conosce troppo bene per sbagliarsi. Ha il cuore in fiamme, deve prendere tempo. zack, quel cioffo banco... punto e basta

ok. quisquiglie. Te le suggerisco solo perché quando ricevo dritte come far dimagrire i miei racconti gongolo

il racconto è bello e ben scritto. Il mio parere è positivo, ma alcune cose non mi tornano.
Lui torna a farsi vedere da lei con il collarino dei preti come il peggiore dei fessi. Cosa vuole ottenere? Perché quella confessione? Non mi quadra... Mi sembra che vuoi svelare a chi legge l'inganno, ma è poco verosimile che i personaggi si comportino così. Lui avrebbe preparato altrimenti la rivelazione, contattando prima Maggie, spiegando le sue motivazione, non si sarebbe mai presentato all'improvviso come un effetto sorpresa. Oppure non si sarebbe mai presentato affatto.
Pollice a mezz'aria: idea interessante, molto ben scritta, non mi quadra del tutto in punto di verosimiglianza.
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI-146] La mezza verità

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@Monica, solo io conosco il tuo segreto e sono riuscito a taggarti correttamente. Neppure @Edu c'è riuscito.
Bel racconto con descrizioni e notazioni interessanti, che qualche minima pecca evidenziata da altri non riesce a scalfire.

«Monsignore, è sicuro di andare a piedi? Quanto si fermerà?»

Da vari indizi mi è sembrato di capire che la guerra sia finita da poco, per cui - di qualunque chiesa confessionale si tratti - Monsignore mi sembra un po' troppo: la carriera sembra sia stata esageratamente fulminea. Meglio "vicario" o "parroco".

«Chiamala vigliaccheria. Un prete non fa la guerra e io avevo troppa paura. La vocazione ha i suoi privilegi.»

Direi che "la tonaca ha i suoi privilegi, qui la vocazione non c'entra nulla. Anzi, la "non vocazione" è proprio funzionale al racconto.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [MI-146] La mezza verità

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Ciao @@Monica
Il racconto è scritto bene, rispetta perfettamente la traccia e ne offre un'elaborazione interessante. Gli sviluppi, poi, con quest'uomo che ha tradito se stesso e i suoi due amori, quello vero per Maggie, e quello ufficiale e fittizio per Dio, è un personaggio molto ricco di spunti. Insomma, il racconto mi è piaciuto molto, l'unico scoglio per me è la verosimiglianza, perché, o lui era già in seminario quando si frequentavano e a lei non lo aveva mai detto (ma non pare così, dal racconto), oppure mi sembra poco credibile che gli sia stato concesso di entrarci in periodo di guerra con gli arruolamenti massicci di uomini in età di servire. Erano sicuramente tanti a cercare una scappatoia, dubito che bastasse dire di sentirsi improvvisamente chiamati da dio per poter iniziare la carriera seminaristica e sfuggire alla guerra.
Cercherei un modo per puntellare un po' questo aspetto, renderlo più realistico e credibile, poi il racconto sarà davvero ottimo.
Ciao.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [MI-146] La mezza verità

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Ciao @@monica,
mi è piaciuto il tuo racconto, sia la storia che per come è scritto.
Ti segnalo solo questo lungo elenco all'inizio del brano. L'ho trovato un po' pesante sia a una prima lettura che adesso che sto rileggendo i racconti:

Le gru, il ferro, le lamiere, i magazzini maleodoranti. I piccoli furti, gli scippi, la puzza di nafta, l’odore di birra e alcolici dei pub infestati da topi, marinai e puttane

Nonostante tu abbia spezzato le frasi credo che sia da sfoltire un poco.
Ciao!

Re: [MI-146] La mezza verità

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Ciao @Monica ... e niente, non riesco a taggarti nemmeno io :(

pensa, invece a me tutto questo : "Le gru, il ferro, le lamiere, i magazzini maleodoranti. I piccoli furti, gli scippi, la puzza di nafta, l’odore di birra e alcolici dei pub infestati da topi, marinai e puttane" è piaciuto moltissimo. Immagini proiettate nella mente che costruiscono l'atmosfera, i luoghi, e provocano anche sensazioni di immedesimazione. Il racconto di un codardo che si rifugia in Dio pur di non scegliere l'amore della sua vita; anzi, mi correggo, secondo me non ama invece, perché far rimanere nel "limbo" la sua donna, o peggio, indurla a credere il peggio, e pertanto provocarle sofferenza, è egoismo, non amore. Mi è invece poco chiaro cosa scatti in lui, tanto da spingerlo, dopo tanti anni, a cercare la donna e rivelarle tutto. Un rimorso di coscienza? Cosa sperava di ottenere, una riconciliazione? Certe volte le bugie, questo tipo di bugie, quelle che condizionano un'intera vita e coinvolgono anche l'esistenza di altre persone, non possono essere perdonate. Lui stesso forse non se lo può perdonare, nonostante un lieve sussulto d'amor proprio...
Comunque brava! Ottima storia, ottima descrizione dei personaggi, e anche dell'ambientazione, complimenti :)

Re: [MI-146] La mezza verità

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@Mina grazie del commento così generoso 🌸
@Poeta Zaza sempre preziosi i tuoi consigli. Grazie delle belle parole.
@Macleobond Giusto! Lo sai che quel “vocazione” non tornava neppure a me. Ma non ho avuto la lucidità per trovare la sostituzione. Grazie di ❤️
@Almissima lo sai che a un certo punto mi è venuto in mente pure a me Uccelli di rovo? Chi sa, magari era un “innesco” inesploso... Grazie 🙏
Ciao @bestseller2020 Grazie del commento. Condivido, se dovessi riscriverlo darei più peso alla bugia...
Grazie @Edu mani di forbice. Hai ragione. Zack! E prestami le forbici!
@ivalibri grazie del passaggio. L’elenco mi sembrava funzionale all’ambientazione considerato anche la brevità del racconto. Magari avrei potuto accorciare. @Edu! The scissors, please.
@ioly78 grazie di 💖. Sì questa bugia è da codardi e da egoisti. Imperdonabile a mio modo di vedere.
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