[MI146] Samsara

1
Commento: viewtopic.php?p=10404#p10404
Traccia di mezzanotte

I vicini stanno litigando ancora. Tengo gli occhi spalancati sul soffitto buio e non riesco a dormire. Ogni tanto tacciono – e posso lasciarmi cullare dal suono della pioggia sulla finestra – per poi riprendere più forte di prima. Domattina ho un esame e se non riesco a prendere sonno questa è la volta buona che mi trasferisco. Lo dico ogni volta, ma di chiedere soldi ai miei non mi va, che figura ci farei?
Lui sta abbaiando furioso e lei strilla con la voce rotta dal pianto. Qualcosa di pesante s’infrange contro la parete. Mi stringo alle coperte, atterrito. Il silenzio che segue è ancor più agghiacciante. A quest’ora della notte tutto il condominio avrà sentito. Provo a non pensarci, indifferente come la pioggia che continua a scrosciare sul vetro, ma non ci riesco.
Accendo la luce, mi infilo un cappotto sopra al pigiama ed esco sul pianerottolo. Suono il citofono della porta accanto. Passi strascicati, poi la voce del marito che chiede: «Chi è?»
«Sono il vostro vicino. Ho sentito un rumore e... È tutto okay?»
«Vaffanculo», sbotta.
Inizio a parlare prima che possa pentirmene: «Forse non ha capito, lei ora mi fa entrare e mi fa vedere che sua moglie sta bene, o chiamo i carabinieri.»
La porta si apre. L’uomo ha il volto paonazzo e profonde occhiaie. «Figlio di puttana», mormora. Lo seguo dentro. «Sta bene».
Al centro del soggiorno c’è un tavolo colmo di bottiglie vuote. A terra, tra i pezzi di una sedia rotta, vedo riversa una donna. Mi irrigidisco. Con la mano tremante raggiungo il telefono in tasca. L’uomo sorride. Poi con un gesto rapido afferra una bottiglia dal tavolo e, prima che possa reagire, me la cala su una tempia.

Apro gli occhi e la luce mi manda una fitta di dolore cervello. Sono nel loro soggiorno, su una sedia. China su di me, la donna mi sta fasciando la testa. Non posso fare a meno di notare i lividi che ha in viso.
«È sveglio», dice con tono piatto. Provo ad alzarmi, ma i miei polsi sono legati dietro la sedia. Cerco di divincolarmi, ma è inutile. Quando la donna ha finito, si siede di fronte a me, accanto al marito.
È l’uomo a rompere il silenzio. «Ti chiedo scusa, mi sono fatto prendere dal panico e quindi, be’...»
«E quindi mi hai legato».
La moglie abbassa lo sguardo. Lui sorride. «Ma no, tranquillo, tra poco ti lascio libero. Ecco, ho solo bisogno che mi dia la tua parola che non mi denuncerai.»
«Te lo prometto, uscito da qui dimenticherò tutto, okay? Puoi lasciarmi andare, non sentirai mai più parlare di me, lo giuro.»
Si alza in piedi. «Che sollievo». Si china a terra e raccoglie una gamba della sedia rotta. «Peccato che non mi fido». Un movimento rapido del braccio e si ferma poco prima che il pezzo di legno mi colpisca in volto. Poi scoppia a ridere.
«Non puoi denunciarlo. Non fargli questo, ti prego.» La moglie alza lo sguardo su di me.
«”Fargli questo”? Siete voi che mi avete...»
«Ti ho forse interpellata?» Chiede lui, e una luce sinistra gli attraversa gli occhi.
«Scusami, io...»
«Mia moglie ha ragione», prosegue l’uomo. «Non sai niente di me, della mia storia, del mio matrimonio. Con che coraggio ti presenti alla mia porta, dall’alto di chissà quale cazzo di piedistallo morale? Sono una bravissima persona, io. Rispettato, amato. Non ti puoi permettere di piombare qui nel cuore della notte e rovinare la mia reputazione.»
«Ma ho promesso...» Tremo e il panico prende il controllo del mio corpo.
«Scusami, non volevo spaventarti». Posa il pezzo di legno sul tavolo e si siede. «Voglio solo che tu mi aiuti a fidarmi di te. Sembri un ragazzo sveglio, sono sicuro che insieme troveremo un modo per risolvere questa brutta situazione. Non sono al massimo della lucidità», fa un cenno alle bottiglie, «e mia moglie, be’, a certe cose non ci arriva.»
«Ti prego, lasciami andare...» Biascico.
«Non voglio farti del male, davvero. Ti porto un bicchiere d’acqua, che dici?» Si alza in piedi. «Sì, non mi sembri molto in te.»
Nel momento in cui esce dalla stanza mi sporgo verso la donna. «Ti prego, liberami».
Lei scuote la testa, ma evita il mio sguardo. «Mio marito ha bisogno di fidarsi di te. Se lo denunci, che ne sarà di noi?»
Apro la bocca e per un istante non so cosa ribattere. «Stai... Stai scherzando, spero. Come puoi difenderlo, dopo quello che ti ha fatto?»
Si porta i capelli a coprirsi i lividi in volto.
«Non sono cieco né stupido. È stato lui a lanciarti addosso quella sedia, no?»
Lei sorride. «Tutti sbagliano, quando crescerai lo capirai. Non è sempre stato così, sai? Da giovane era l’uomo più romantico del mondo. Mi faceva sentire come, come la persona più speciale che esista. E anche adesso non è quello che tu pensi che sia.»
«Pensi che non lo senta urlarti contro tutte le notti? Non so niente di voi, è vero, ma non ce n’è bisogno per dirti che questa situazione non ti sta facendo bene e non ci vorrà molto prima che le cose vadano irrimediabilmente un po’ più storte del solito.» Tiro su col naso. «Ti prego, non permettergli di farmi del male. Puoi pensare di non aver scelta, ma non è così, c’è sempre una scelta.»
«Una scelta?!» Il marito scaglia il bicchiere d’acqua verso di noi e va a rompersi contro il muro. «Come cazzo dovrei fidarmi di te, brutto pezzo di merda... Una scelta, eh?» Si avvicina a grandi passi, riprende la gamba della sedia e la usa per spaccare una bottiglia sul tavolo. «Pensi forse che io sia un mostro?»
«Sì, cazzo, sì, guardati attorno! Come altro ti definiresti?»
Lascia cadere a terra il pezzo di legno e scoppia in lacrime. «Tu non capisci... Non sono una brutta persona, ho solo una brutta personalità. Non è colpa mia. Tu non hai idea di cos’ho dovuto passare, tutta la mia vita, come sono arrivato a questo punto. E ti permetti di giudicarmi? Pensi che abbia scelto di fare del male alla donna che amo, eh? Pensi veramente che abbia scelto, dopo essere cresciuto in una società del genere e averla respirata per tutta la mia esistenza?» Allarga le braccia, poi le lascia cadere mollemente lungo i fianchi. «Non so neanche perché sto dicendo queste cose. Cazzo, ma dovevi proprio presentarti alla mia porta? Guarda cosa mi hai portato a dire, sto persino piangendo, vaffanculo... Devo bere di meno.»
«Penso che ogni tua scelta sia responsabilità tua», dico lentamente, «e lo stesso vale per tua moglie. Prenditi le tue responsabilità. Non importa cosa hai passato, importa come questo si riflette nelle azioni che scegli di compiere. E tu hai scelto di fare del male a tua moglie, fare del male a me, legarmi a questa sedia e...»
«Non ho scelto un cazzo!» Sbotta l’uomo. «Né io, né tu, né lei. Siamo foglie mosse dal vento. Ogni cosa che facciamo è il risultato di quello che ci è successo, tutto qui. Pensi di aver deciso tu di venire a bussare alla mia porta? No, eri preoccupato, e lo eri perché devi aver ricevuto un’educazione che ti ha portato all’altruismo, o cazzate simili, fatto sta che ora quel tuo gesto ci ha portati in questa situazione di merda. È tutto già scritto, capisci? Ogni goccia di pioggia che cade dal cielo, ogni passo che muoviamo, ogni pensiero che facciamo.» Afferra una bottiglia dal tavolo. «È già scritto che tu muori dalla voglia di correre a denunciarmi, te lo leggo negli occhi. Ma è anche già scritto che tu non lascerai questo appartamento. Chiudi gli occhi, non preoccuparti. È tutto già successo, fidati di me.» Solleva la bottiglia.
«Fermati!» Urlo, e chiudo gli occhi. Il suono di un colpo secco, un peso morto che mi cade addosso. L’uomo è riverso su di me, sua moglie è dietro di lui e tiene in mano la gamba della sedia.
«Io...»
«Non dire niente». Il suo sguardo duro mi turba. «Mio marito ha ragione».
«Che cosa?»
«Ha ragione. Sei stato tu a convincermi, prima. E lui, in tutti questi anni, mi ha portato a un punto che... Insomma, era inevitabile avrei reagito, no? Nessuno a questo mondo è libero.» Si china a slegarmi i polsi. «Torna a casa ora».
«Tu che cosa farai?»
«Non lo so. Ma so che lo amo ancora. Perché, ti starai chiedendo? Non c’è un perché. Solo una catena che non si può rompere.»

Re: [MI146] Samsara

2
Un finale agrodolce, al quale sono arrivato con un'estrema ansia addosso. E quindi devo farti i primi complimenti, perché il testo me lo sono bevuto. Ritmo incalzante e ben dosato. Né quell'andare a capo convulso, che spesso stilisticamente viene confuso con una certa frenesia della narrazione, né altri artifici di chissà quale maniera. Solo informazioni ben dosate e frasi lunghe il giusto che restituiscono perfettamente sia l'ansia del protagonista, sia l'incertezza delle azioni dell'uomo in evidente stato confusionale. Non ho alcunché da segnalarti sul piano della correttezza grammaticale, perché non ho notato né refusi, né altri errori grossolani. Il punto più debole della narrazione è forse nei dialoghi iniziali della donna, che spesso mi sono suonati come "Questo è ciò che direbbe una donna con un marito violento in questo frangente" e non come le parole di una persona "viva". Ed è forse l'unico personaggio a pagare questo dazio, perché sia il protagonista che l' "antagonista" funzionano perfettamente e hanno scambi di battute estremamente credibili. Sull'originalità del racconto in generale anche non ho molto da dire, perché la storia è evidentemente una delle milioni di storie di violenza domestica e femminicidi che si sentono in giro, ma il tuo obiettivo non era certamente dare nuova verve a quello che è ormai, purtroppo per il mondo terribile che racconta, quasi un filone narrativo. Il tuo obiettivo era raccontarci qualcosa in cui la tensione fosse palpabile e ogni capoverso è effettivamente una sliding door di emozioni, in cui non sai se la donna o il protagonista verranno uccisi o meno. Applausoni per il "come" quindi e non per il "cosa", ma chiaramente hai puntato sul "come" qui e va benissimo così. L'aderenza alla traccia c'è e viene ribadita con forza nel finale, visto che la donna nonostante il gesto di liberazione del protagonista, vuole tornare a quel rapporto tossico in cui è prigioniera, perché è una prigione in cui ha buttato anni di sentimenti e amore e non è facile togliersi quel tipo di manette. Quantomeno non in una sera, all'improvviso. Un concetto difficile, che dall'esterno può sembrare inspiegabile, ma hai saputo rendere molto bene l'infelicità e la stranezza di una scelta del genere. Un buonissimo racconto. Complimenti! A rileggerti :)

Re: [MI146] Samsara

3
@Mina hai scritto un racconto mozzafiato. Ti travolge e ti avvolge nelle spire fino a farti vivere una vera sensazione di angoscia. La situazione che descrivi è così drammaticamente attuale che fa male vederla nero su bianco.
Ho avvertito un dolore quasi fisico leggendo e anche un profondo senso di compassione nel senso letterale del termine.
La sindrome di innamoramento del proprio carceriere, l’atto di ribellione di cui forse la donna stessa si è sorpresa capace di compiere. E quella chiusa densa e amara i cui nulla cambia in cui quel “risveglio” assume tutta la caducità di un atto destinato a essere unico.
Ottima prova.👍

Re: [MI146] Samsara

4
Ciao @Mina
Un perfetto racconto da 8 marzo, eh?
Ok bollino traccia. Trovo un po' troppo spiegate alcune parti nel finale, tipo questa battuta

Pensi veramente che abbia scelto, dopo essere cresciuto in una società del genere e averla respirata per tutta la mia esistenza?

Limerei, perché per il resto è un buon racconto ;-)
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI146] Samsara

5
Grazie mille del passaggio e delle belle parole @Loscrittoreincolore @@Monica @Edu :sss:
Loscrittoreincolore ha scritto: Il punto più debole della narrazione è forse nei dialoghi iniziali della donna, che spesso mi sono suonati come "Questo è ciò che direbbe una donna con un marito violento in questo frangente" e non come le parole di una persona "viva".
Hai ragione, ti ringrazio per l'ottima osservazione, avrei dovuto ragionarci meglio
Edu ha scritto:Un perfetto racconto da 8 marzo, eh?
Ci ho pensato anche io, oggi; ieri scrivendo a malapena avevo in mente in che mese fossimo (gli effetti del lockdown :facepalm: )
Però sì, un'ottima coincidenza
Edu ha scritto:Trovo un po' troppo spiegate alcune parti nel finale
Hai ragione, ho cercato di snellire il più possibile il concetto ma c'è ancora lavoro da fare°°

Re: [MI146] Samsara

6
Tensione che, secondo me, trova uno sbocco aperto nel finale, che ti lascia l'opportunità di un seguito col marito esamine, ucciso dal colpo inferto dalla moglie.
Buona la scelta della narrazione in prima persona.
Appropriato lo stile di narrazione incalzante. Appropriato il titolo, che rispecchia la traccia.
Complimenti, @Mina: sai dominare qualsiasi genere letterario. :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI146] Samsara

7
Il marito non lo facevo morto.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Il passaggio da salvatore a vittima, da vita normale a incubo, le convenzioni che vengono stravolte, tutti i temi che mi piacciono da morire.
Trovo che i personaggi sono delineati benissimo. Sia il delirio di luoghi comuni del violento, che la moglie ridotta a soprammobile da maltrattare li ho trovati molto realistici.
E siccome per me il marito è solo svenuto, il finale è aperto e mi perseguita la domanda: come sarà incontrarlo davanti all’ascensore con giacca e cravatta, sobrio per andare a lavorare?
Ottima prova.

Re: [MI146] Samsara

8
Non ho appunti da fare sulla scrittura e l'idea "tutto è già deciso, non scegliamo davvero, è l'ambiente e l'educazione in cui cresciamo a dettare le nostre scelte" mi piace molto, è un must su cui si è scritto e si potrà ancora scrivere per secoli.
Però, non so, l'insieme mi è suonato un po' artificioso in più punti, soprattutto nei dialoghi, nelle auto-spiegazioni delle proprie motivazioni da parte di marito e moglie: recitano frasi e concetti tipici da profilo psicologico della donna vittima di violenze e dell'uomo violento, ma proprio per quello mi sono sembrati poco "reali", mi è mancato qualcosa che gli desse vero carattere, un'individualità. Forse lei ce l'ha solo nel finale, nel gesto e nella spiegazione che l'accompagna. Ma per il resto risultano un po' profili da analisi sociologica, più che persone o personaggi "veri".
Invece il narratore mi sembra molto più riuscito: il suo voler ignorare i vicini ma non riuscirci, il dover andare a sincerarsi perché è fatto così, non può far finta di nulla. il suo comportamento ci è mostrato in modo naturale, mentre quello degli altri due pecca di eccessivo didascalismo, secondo me.
Un racconto che secondo me ha le carte per diventare ottimo, ma che così lo è a metà.

Sono solo osservazioni soggettive (che siccome sono stata cresciuta pedante non ho scelta, devo agire così xD ) fanne quello che vuoi, ho dato una scorsa ai commenti e sembro essere la sola ad aver percepito in quel modo, quindi può essere che abbia torto marcio.
Ciao, @Mina
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [MI146] Samsara

9
Ciao @Poeta Zaza @Almissima @Bef , grazie mille :love:
Poeta Zaza ha scritto: col marito esamine, ucciso dal colpo inferto dalla moglie
Almissima ha scritto: E siccome per me il marito è solo svenuto, il finale è aperto e mi perseguita la domanda: come sarà incontrarlo davanti all’ascensore con giacca e cravatta, sobrio per andare a lavorare?
Ecco perché amo i finali aperti :D
Poeta Zaza ha scritto:Appropriato il titolo, che rispecchia la traccia.
Grazie^^ Sul titolo ero un po' incerto; in un certo senso, questo titolo va bene per quasi ogni racconto - sono rare le storie interessanti fuori dal samsara - ma in questo caso ho pensato al riferimento alla catena karmica a fine racconto; un po' un volo pindarico :lol:
Poeta Zaza ha scritto:sai dominare qualsiasi genere letterario.
Commosso :love:
Bef ha scritto: Ma per il resto risultano un po' profili da analisi sociologica, più che persone o personaggi "veri".
Hai assolutamente ragione, avrei dovuto ragionarci di più su questo aspetto; mi sono basato proprio sulle caratteristiche tipiche di queste relazioni e da storie vere che ho sentito, ma ho un po' esagerato astraendo i tratti salienti :hm: ne terrò senz'altro conto in revisione, grazie mille

Re: [MI146] Samsara

10
Tu non hai idea di cos’ho dovuto passare, tutta la mia vita, come sono arrivato a questo punto. E ti permetti di giudicarmi? Pensi che abbia scelto di fare del male alla donna che amo, eh? Pensi veramente che abbia scelto, dopo essere cresciuto in una società del genere e averla respirata per tutta la mia esistenza?» Allarga le braccia, poi le lascia cadere mollemente lungo i fianchi. «Non so neanche perché sto dicendo queste cose.

Neanche io so perché uno stronzo violento stia dicendo queste cose, specie dopo avere esordito con vaffanculi, cazzi e figlio di puttana.
@Mina, bravissimo a scrivere come sempre, ma c'è qualcosa da armonizzare.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [MI146] Samsara

12
Ciao @Mina, ti dico, il racconto tratta un tema molto complesso; la violenza di genere, e faccio un po' fatica a digerirlo. Non perché sia scritto male, anzi, il tuo stile scorrevole, semplice, ne favorisce la lettura senza intoppi, e questo è un bene secondo me; ma per il modo in cui è trattato. Sarò diretta e spero apprezzerai. È "surreale", a tratti immaturo. Apprezzo lo sforzo, però; perché scegliere di descrivere la condizione psicologica di una donna che subisce violenza è ammirevole, e denota una certa sensibilità nei confronti del tema, infatti ti ringrazio per averci provato; ma i dubbi sulla profondità del racconto, sulla mancanza di pathos, restano tutti. Un appunto per cercare di spiegarmi: i dialoghi. Sono artificiosi, didascalici. Un uomo che picchia la propria donna non parla così, anzi, forse nemmeno la apre la porta di casa al vicino di pianerottolo. O se lo fa, per salvare le apparenze, di certo non espone il "dramma", anche personale se vuoi. Ecco perché prima scrivevo che mi sembra immaturo e surreale. Anche il personaggio del vicino di casa, apprezzabile che tu lo abbia pensato non omertoso ma coraggioso; tuttavia prova a calarti nella realtà per un momento: l'unica cosa sensata che potrebbe fare è chiamare il 112, 113 e anche il 118: i numeri d'emergenza anti violenza. Ecco, forse "romanzare" questo tema, rappresentarlo in modo "favolistico" è un approccio che personalmente non gradisco. Infine, un ultimo accenno al personaggio femminile. È apprezzabile che tu abbia tentato di rappresentare il soggiogamento psicologico, espresso con «Non lo so. Ma so che lo amo ancora. Perché, ti starai chiedendo? Non c’è un perché. Solo una catena che non si può rompere.», ma anche questa rappresentazione la trovo forzata, lontanissima dalla realtà drammatica di una donna in "catene".
Questa cosa del finale aperto, però, mi piace :)

Sottolineo l'ovvio, lo so, ma tutto ciò che ho espresso è frutto di un gusto personale, soggettivo. Come avrai capito, prediligo attingere dal reale, e, soprattutto, sono convinta che non si possa scrivere di un argomento "forte" per "sentito dire", ragionando sull'idea. A mio parere per toccare le viscere con la scrittura bisogna, prima, che queste viscere certi dolori, certe emozioni le abbiano sentite.
A rileggerci! <3

Re: [MI146] Samsara

13
Macleobond ha scritto: lun mar 22, 2021 8:35 am Neanche io so perché uno stronzo violento stia dicendo queste cose, specie dopo avere esordito con vaffanculi, cazzi e figlio di puttana.
@Mina, bravissimo a scrivere come sempre, ma c'è qualcosa da armonizzare.
bestseller2020 ha scritto: @Mina ciao. Anch'io ci vedo un po fuori luogo le giustificazioni di lui. Ma in realtà, i violenti, spesso usano tali giustificazioni. Un bel racconto. Ciao
Avete ragione, non le ho integrate nel racconto come avrei voluto :facepalm:

Grazie mille del passaggio^^

Re: [MI146] Samsara

14
Ciao @ioly78 , grazie del passaggio^^ Sono d'accordo con te, la mia scrittura è molto immatura, è un mio grosso limite; lo sono anch'io
ioly78 ha scritto: mar mar 23, 2021 5:38 pm Come avrai capito, prediligo attingere dal reale, e, soprattutto, sono convinta che non si possa scrivere di un argomento "forte" per "sentito dire", ragionando sull'idea. A mio parere per toccare le viscere con la scrittura bisogna, prima, che queste viscere certi dolori, certe emozioni le abbiano sentite.
Fa molto Hemingway :lol: E per quanto mi piaccia, non sempre sono d'accordo... Potrebbe anche essere sufficiente una buona capacità di immedesimazione (che io non ho, per inciso).
Il tema del mio racconto non volevano essere le relazioni violente, quanto piuttosto il dibattito sul libero arbitrio; poi non è riuscitissimo.
Sono d'accordo che certi dialoghi e certi passaggi siano artificiosi e surreali; ma sul comportamento irrazionale dei personaggi sono abbastanza in disaccordo: quello che ho sbagliato, secondo me, non sono le decisioni dei personaggi, irrazionali ma ancora realistiche, quanto le situazioni e i dialoghi fuori luogo, perché mi sono imbarcato in un racconto che non ho saputo gestire
ioly78 ha scritto: Ecco, forse "romanzare" questo tema, rappresentarlo in modo "favolistico" è un approccio che personalmente non gradisco.
Non era assolutamente nelle mie intenzioni ovviamente, ci mancherebbe, risulta così solo perché ho fallito nei miei intenti :asd:
ioly78 ha scritto: perché scegliere di descrivere la condizione psicologica di una donna che subisce violenza è ammirevole, e denota una certa sensibilità nei confronti del tema, infatti ti ringrazio per averci provato
Non ho capito benissimo il ringraziamento, ma... prego (?)
Come dicevo in risposta a Bef, facendo parte della comunità lgbtq+ ed essendo vicino ad alcune realtà femministe, piuttosto che provare a delineare un profilo psicologico di mia iniziativa mi sono rifatto alle caratteristiche classiche di queste dinamiche, in modo un po' astratto perché non ho mai vissuto situazioni del genere in prima persona; il tentativo di descrivere questa situazione e nel frattempo esprimere il mio tema - sul libero arbitrio - non è riuscito granché, e da qui le situazioni artificiose e forzate :s è tutto un problema di realizzazione (devo ancora migliorare come scrittore e crescere come persona), non di intenti, perché su quelli sono d'accordissimo con te
Grazie ancora^^

Re: [MI146] Samsara

15
Mina ha scritto: mar mar 23, 2021 7:10 pm perché mi sono imbarcato in un racconto che non ho saputo gestire
Probabilmente la mancanza di gestione in me ha generato una certa confusione!


Mina ha scritto: mar mar 23, 2021 7:10 pm
Non ho capito benissimo il ringraziamento, ma... prego (?)
Ti ringraziavo per il fatto di aver scritto su questo tema, che anche se l'hai trattato dal punto di vista del libero arbitrio, comunque ne hai parlato, visto che c'è sempre un certo pudore nell'affrontarlo. Più se ne parla, o sene scrive in questo caso, e meglio è, perché volente o nolente costringe a riflessioni... Ecco, volevo esprimere questo, ma forse sono risultata poco chiara!
Mina ha scritto: mar mar 23, 2021 7:10 pm Come dicevo in risposta a Bef, facendo parte della comunità lgbtq+ ed essendo vicino ad alcune realtà femministe, piuttosto che provare a delineare un profilo psicologico di mia iniziativa mi sono rifatto alle caratteristiche classiche di queste dinamiche, in modo un po' astratto perché non ho mai vissuto situazioni del genere in prima persona; il tentativo di descrivere questa situazione e nel frattempo esprimere il mio tema - sul libero arbitrio - non è riuscito granché, e da qui le situazioni artificiose e forzate :s è tutto un problema di realizzazione (devo ancora migliorare come scrittore e crescere come persona), non di intenti, perché su quelli sono d'accordissimo con te
Grazie ancora^^
Sì, capisco benissimo. Infatti è proprio questo, a mio avviso, il nodo: trattarlo in modo astratto... Emerge dal testo, e manca di pathos appunto per questa forma didascalica.

Il confronto a me aiuta tantissimo per crescere. Mi da modo di riflettere sui punti di vista differenti dai miei, a volte mi mette in crisi, altre mi sprona, e finisce che poi mi metto in discussione, rileggo i brogliacci che scrivo, li demolisco, mi dispero certe volte, ma alla fine ritrovo il bandolo della matassa e riprendo il percorso verso una scrittura più consapevole. Sarà così anche per te, non ho dubbi! <3
Rispondi

Torna a “Racconti”