L'angelo custode [MI145] Fuori concorso
Posted: Mon Feb 22, 2021 10:57 pm
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Traccia di mezzogiorno: il labirinto
“Uno non si illumina immaginando figure di luce,
ma rendendo consapevole l’oscurità.
La procedura successiva, tuttavia,
è spiacevole e quindi non popolare "
Carl Jung
L'angelo custode
- Chi sono?
- Sei un angelo.
- Chi mi ha creato?
- Sei stato evocato, è così che sei nato.
- Sono luce, e ogni cosa intorno a me sembra immobile. Sono luce e forma a volte inconsistente. Ma sono fatto anche di quelle Immagini nitide che brillano nel mio essere. Vivo della luce di verdi pianure, di boschi, di città solide e cose materiche, di corpi caldi e di sensazioni. Di sentimenti e di lampi appena afferrati, ho piena la mia essenza. Di pensieri lugubri anche, ogni tanto ho paura. Si spegne, a volte, la mia luce e tutto diventa opaco, è allora che la creatura mi cerca nel buio. Orribile. Mi assale così la paura di essere divorato e svanisce ogni immaginazione. In quei momenti sento il ribollire della mia energia che lotta; una tristezza incontenibile mi allontana dal sentiero e devo ricominciare a cercare.
Chi è che vive di quelle immagini la vera natura? Da dove vengono, le idee, i desideri e quei simboli? Quando arrivano mi sembra che il pianto e la sconfitta siano già la risposta. Questo è il mio posto, ma appena intuisco il mio compito la bestia mi bracca ed io perdo il controllo. Ho capito che lei è artefice delle immagini più terrificanti almeno quanto me. Io però percepisco quelle che si palesano incontrollate, la bestia invece, ne crea di sue. Forse c’è uno sbaglio? Io non potrò mai superare il labirinto delle immagini?
- Ogni lato della tua energia dice di sì. Che tu sia Qui è chiaro, ma c’è altro. Dove sono la terra e la bellezza, il mare, il sole, e tutte le cose che col pensiero intuisci? Immagina la loro essenza, i sentimenti, i timori. Sentili quando ti chiamano e assolvi il tuo compito! Sconfiggi la bestia ed esci dal labirinto delle immagini.
- Chi mi ha evocato? Ne ho l’idea, ma non riesco a formulare il suo intero. Non so come arrivare fino a lui. Vedo molte strade, ma non riesco a elaborare un percorso. Ogni volta che ci provo la bestia ci mette le corna.
- Non si sa chi sia. Sei tu che devi scoprire chi è e come uscire dall’intrico. Ritieni che tu sia un architetto, costruisci la realtà e le tue sensazioni avranno un senso. L’unico modo per uscirne è capire gli archetipi che compongono il labirinto e usarli a tuo vantaggio.
- La terra è un posto pericoloso? a volte piango, ho paura e sento svanire la mia luce.
- Ricorda, ogni immagine è una svolta, e in ogni cambiamento puoi trovare una ricompensa o una punizione. Sta a te la scelta. Devi costruire nuove esperienze.
Fai presto, il tempo a tua disposizione sta per scadere; non avrai questa possibilità in eterno, tra poco non avrai più armi. I simboli, i sentimenti, le sensazioni diverranno sempre più oscuri. Se fossi sopraffatto, non potresti più sfuggire alla creatura. Sarai condannato a vagare nel buio. Lei ti terrà segregato nella confusione per sempre.
Sono stanco di lottare, di fuggire dalla bestia. Del Qui ne so abbastanza, e non c’è voluto molto a capire. Della terra, invece, tutto mi attrae, perfino il divieto di posarmi la sopra. Non voglio aspettare il momento che le mie ali svaniscano insieme alla possibilità di unirmi a chi mi ha creato.
Volo via. Sulle nuvole bianche si posa la mia ombra. Sotto intravedo le pianure, le valli, il mare e ogni cosa prima solo immaginata. Spingo indietro le ali e mi butto in picchiata verso la ricerca di una via d’uscita. Scendo veloce e sono deciso a lasciarmi alle spalle il Qui per sempre. Troverò, laggiù, il modo per uscire dal labirinto. Anche a costo di dover uccidere la bestia o morire.
La terra mi avverte con i colori e i profumi. Col vento che, mentre svanisco di eterea luce, ormai già si adegua alla mia nuova forma:
niente da Qui può arrivare fino sulla terra!
Gli occhi diventano fessure, l’aria brucia le mie lacrime, ma freme tra le piume impazienti. L’attrito con l’atmosfera mi graffia, le ali contagiate dalla materia diventano di ferro.
Cado. Il loro peso mi precipita sopra giganteschi anelli concentrici. Svettano alte mura e formano stretti corridoi, sentieri senza fine si snodano si allargano e poi ritornano a chiudersi verso il centro.
L’odore pungente dell’erba e della terra è l’ultima cosa che avverto.
È buio. Sono solo, un conato violento mi ha svegliato, ho le braccia che sembrano di metallo, mi spingo in ginocchio sui palmi. Vomito sul sentiero polveroso.
- Nulla del Qui si unisce alla terra! Che cosa credevi di fare?
- Devi alzarti. Esci dal labirinto adesso!se puoi.
- Devi combattere alzati!
Sento l’odore selvatico della bestia. Mi cerca, la paura mi paralizza ma qualcosa mi costringe a muovermi. È un punto che sembra sia illuminato, mi alzo e corro in quella direzione, mi viene incontro lei, l’immonda bestia: gli occhi gialli emanano luce. C’è un vicolo stretto alla mia destra, mi nascondo dietro la parete: non mi ha visto e prosegue la sua corsa.
- Ritieni che tu sia un architetto, costruisci la realtà.
Faccio appello alle immagini che costituivano la mia luce: nulla sembra essermi d’aiuto. Una desolante disperazione mi sovrasta. Sto rannicchiato in un angolo, con la faccia verso il muro resto fermo ad aspettare. Le pareti emanano gli odori della terra e intravedo bassorilievi: simboli, figure, sembianze familiari che non mi stupiscono e non danno conforto. Accarezzo nei contorni di pietra ogni ricordo sognato. Come posso creare altre immagini, io non avverto con chiarezza nemmeno la rappresentazione di questa. Mi scorre davanti e mi turba la consapevolezza. Non esiste rifugio, non ci sono vie d'uscita.
È tornata indietro. Sento l’urlo rabbioso della creatura sempre più vicino. Non ho scampo, sono solo e non so cosa fare. È qui vicino, respira e mi schernisce; sa che io sento la sua presenza.
Il suo alito caldo e putrido m’investe dalla nuca alla schiena: mi ha trovato.
È giunta la fine, non so cosa sarà di me ora. La creatura sta per avventarsi, rassegnato, io non mi volto. Penso al momento in cui sono nato, al momento esatto in cui sono stato evocato. L’evocazione è una richiesta d’aiuto cui si risponde con un atto di pietà. Pietà, compassione, ecco di cosa ho bisogno. Tendo una mano verso il buio, chiudo gli occhi e chiedo aiuto con tutta la mia energia. Qualcuno afferra le mie dita e stringe la mia mano nelle sue. Il calore di quel contatto mi commuove e scioglie la paura. È lui, il mio creatore mi accoglie, finalmente. La sorpresa accende un’immagine sulla parete: è la rappresentazione di un simbolo che non conosco, è così fulgido che mi acceca, ma all’improvviso comprendo il coraggio. Sento la creatura che urla spaventata, si allontana da me, fugge nei corridoi mentre urla di dolore. Siamo salvi, ora sappiamo come uscire dal labirinto.
Traccia di mezzogiorno: il labirinto
“Uno non si illumina immaginando figure di luce,
ma rendendo consapevole l’oscurità.
La procedura successiva, tuttavia,
è spiacevole e quindi non popolare "
Carl Jung
L'angelo custode
- Chi sono?
- Sei un angelo.
- Chi mi ha creato?
- Sei stato evocato, è così che sei nato.
- Sono luce, e ogni cosa intorno a me sembra immobile. Sono luce e forma a volte inconsistente. Ma sono fatto anche di quelle Immagini nitide che brillano nel mio essere. Vivo della luce di verdi pianure, di boschi, di città solide e cose materiche, di corpi caldi e di sensazioni. Di sentimenti e di lampi appena afferrati, ho piena la mia essenza. Di pensieri lugubri anche, ogni tanto ho paura. Si spegne, a volte, la mia luce e tutto diventa opaco, è allora che la creatura mi cerca nel buio. Orribile. Mi assale così la paura di essere divorato e svanisce ogni immaginazione. In quei momenti sento il ribollire della mia energia che lotta; una tristezza incontenibile mi allontana dal sentiero e devo ricominciare a cercare.
Chi è che vive di quelle immagini la vera natura? Da dove vengono, le idee, i desideri e quei simboli? Quando arrivano mi sembra che il pianto e la sconfitta siano già la risposta. Questo è il mio posto, ma appena intuisco il mio compito la bestia mi bracca ed io perdo il controllo. Ho capito che lei è artefice delle immagini più terrificanti almeno quanto me. Io però percepisco quelle che si palesano incontrollate, la bestia invece, ne crea di sue. Forse c’è uno sbaglio? Io non potrò mai superare il labirinto delle immagini?
- Ogni lato della tua energia dice di sì. Che tu sia Qui è chiaro, ma c’è altro. Dove sono la terra e la bellezza, il mare, il sole, e tutte le cose che col pensiero intuisci? Immagina la loro essenza, i sentimenti, i timori. Sentili quando ti chiamano e assolvi il tuo compito! Sconfiggi la bestia ed esci dal labirinto delle immagini.
- Chi mi ha evocato? Ne ho l’idea, ma non riesco a formulare il suo intero. Non so come arrivare fino a lui. Vedo molte strade, ma non riesco a elaborare un percorso. Ogni volta che ci provo la bestia ci mette le corna.
- Non si sa chi sia. Sei tu che devi scoprire chi è e come uscire dall’intrico. Ritieni che tu sia un architetto, costruisci la realtà e le tue sensazioni avranno un senso. L’unico modo per uscirne è capire gli archetipi che compongono il labirinto e usarli a tuo vantaggio.
- La terra è un posto pericoloso? a volte piango, ho paura e sento svanire la mia luce.
- Ricorda, ogni immagine è una svolta, e in ogni cambiamento puoi trovare una ricompensa o una punizione. Sta a te la scelta. Devi costruire nuove esperienze.
Fai presto, il tempo a tua disposizione sta per scadere; non avrai questa possibilità in eterno, tra poco non avrai più armi. I simboli, i sentimenti, le sensazioni diverranno sempre più oscuri. Se fossi sopraffatto, non potresti più sfuggire alla creatura. Sarai condannato a vagare nel buio. Lei ti terrà segregato nella confusione per sempre.
Sono stanco di lottare, di fuggire dalla bestia. Del Qui ne so abbastanza, e non c’è voluto molto a capire. Della terra, invece, tutto mi attrae, perfino il divieto di posarmi la sopra. Non voglio aspettare il momento che le mie ali svaniscano insieme alla possibilità di unirmi a chi mi ha creato.
Volo via. Sulle nuvole bianche si posa la mia ombra. Sotto intravedo le pianure, le valli, il mare e ogni cosa prima solo immaginata. Spingo indietro le ali e mi butto in picchiata verso la ricerca di una via d’uscita. Scendo veloce e sono deciso a lasciarmi alle spalle il Qui per sempre. Troverò, laggiù, il modo per uscire dal labirinto. Anche a costo di dover uccidere la bestia o morire.
La terra mi avverte con i colori e i profumi. Col vento che, mentre svanisco di eterea luce, ormai già si adegua alla mia nuova forma:
niente da Qui può arrivare fino sulla terra!
Gli occhi diventano fessure, l’aria brucia le mie lacrime, ma freme tra le piume impazienti. L’attrito con l’atmosfera mi graffia, le ali contagiate dalla materia diventano di ferro.
Cado. Il loro peso mi precipita sopra giganteschi anelli concentrici. Svettano alte mura e formano stretti corridoi, sentieri senza fine si snodano si allargano e poi ritornano a chiudersi verso il centro.
L’odore pungente dell’erba e della terra è l’ultima cosa che avverto.
È buio. Sono solo, un conato violento mi ha svegliato, ho le braccia che sembrano di metallo, mi spingo in ginocchio sui palmi. Vomito sul sentiero polveroso.
- Nulla del Qui si unisce alla terra! Che cosa credevi di fare?
- Devi alzarti. Esci dal labirinto adesso!se puoi.
- Devi combattere alzati!
Sento l’odore selvatico della bestia. Mi cerca, la paura mi paralizza ma qualcosa mi costringe a muovermi. È un punto che sembra sia illuminato, mi alzo e corro in quella direzione, mi viene incontro lei, l’immonda bestia: gli occhi gialli emanano luce. C’è un vicolo stretto alla mia destra, mi nascondo dietro la parete: non mi ha visto e prosegue la sua corsa.
- Ritieni che tu sia un architetto, costruisci la realtà.
Faccio appello alle immagini che costituivano la mia luce: nulla sembra essermi d’aiuto. Una desolante disperazione mi sovrasta. Sto rannicchiato in un angolo, con la faccia verso il muro resto fermo ad aspettare. Le pareti emanano gli odori della terra e intravedo bassorilievi: simboli, figure, sembianze familiari che non mi stupiscono e non danno conforto. Accarezzo nei contorni di pietra ogni ricordo sognato. Come posso creare altre immagini, io non avverto con chiarezza nemmeno la rappresentazione di questa. Mi scorre davanti e mi turba la consapevolezza. Non esiste rifugio, non ci sono vie d'uscita.
È tornata indietro. Sento l’urlo rabbioso della creatura sempre più vicino. Non ho scampo, sono solo e non so cosa fare. È qui vicino, respira e mi schernisce; sa che io sento la sua presenza.
Il suo alito caldo e putrido m’investe dalla nuca alla schiena: mi ha trovato.
È giunta la fine, non so cosa sarà di me ora. La creatura sta per avventarsi, rassegnato, io non mi volto. Penso al momento in cui sono nato, al momento esatto in cui sono stato evocato. L’evocazione è una richiesta d’aiuto cui si risponde con un atto di pietà. Pietà, compassione, ecco di cosa ho bisogno. Tendo una mano verso il buio, chiudo gli occhi e chiedo aiuto con tutta la mia energia. Qualcuno afferra le mie dita e stringe la mia mano nelle sue. Il calore di quel contatto mi commuove e scioglie la paura. È lui, il mio creatore mi accoglie, finalmente. La sorpresa accende un’immagine sulla parete: è la rappresentazione di un simbolo che non conosco, è così fulgido che mi acceca, ma all’improvviso comprendo il coraggio. Sento la creatura che urla spaventata, si allontana da me, fugge nei corridoi mentre urla di dolore. Siamo salvi, ora sappiamo come uscire dal labirinto.