[MI145] 29 ottobre 1962

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Traccia di mezzogiorno Il Labirinto

Turi è in piedi al centro di una grande sala. La luce potente di un riflettore gli ferisce gli occhi e lo costringe di tanto in tanto ad abbassare lo sguardo. Tiene la coppola in mano e cerca con fatica di mettere a fuoco la figura in controluce di cui percepisce solo il contorno.
“Osso, Mastrosso e Calcagnosso: i tre cavalieri spagnoli. Li hai mai sentiti nominare?”
La voce roca prodotta da quella sagoma gli ha fatto una domanda, ma lui non sa cosa rispondere
Un’altra voce sembra venire in suo soccorso da un luogo imprecisato di quella stessa stanza.
“Che c’entra? Il picciotto qui presente ha fatto il suo dovere.”
Stanno parlando di lui. Non gli piace che lo chiamino picciotto.
“Così pensi che basti questo per poterci fidare?”
“Luciano così disse.”

A Luciano, Turi deve un sacco di soldi, ma lui gli ha sempre detto di non preoccuparsi, che avrebbe trovato il modo di far sì che si potesse sdebitare.
Turi fa il meccanico all’aeroporto di Catania. L’altro ieri due aerei privati si preparavano per il decollo: due Morane Saulnier identici che aspettavano una persona importante. Luciano gli aveva dato un pacco e gli aveva detto di incastrarlo nel meccanismo del carrello di uno dei due aerei. Solo uno dei due, e gli aveva mostrato quale. Gli aveva anche mostrato come fare perché non si notasse.
Aveva detto che sarebbero partiti per Milano e che a Linate qualcuno avrebbe ritirato il pacco, Lui non doveva preoccuparsi che quello era un lavoro pulito pulito, e che gli amici sarebbero stati riconoscenti.
Turi non si poteva rifiutare.
Al tavolo di poker nel locale di Luciano si era lasciato andare e se non fosse stato per lui ora i suoi figli sarebbero in mezzo a una strada. Quando si era messo a giocare con quelle tre brutte facce gli aveva dato una scoppola sulla nuca. “Tu sei proprio uno scimunito a metterti con questi” gli aveva detto. Aveva guardato appena gli altri giocatori; aveva detto loro che era a posto così, dopo di che i tre se l’erano squagliata in fretta. “Non ti preoccupare per loro,” gli aveva detto, “ma ora, tu a me devi qualcosa.”

Turi è fermo davanti a quella luce fastidiosa, tormenta con l’unghia dell’indice la visiera della coppola. Sa di essere di fronte al giudizio e maledice sé stesso. Sa di aver varcato una soglia, e che da quel momento il suo percorso sarà segnato. Dal momento in cui ha accettato la protezione di Luciano è entrato in un labirinto e qualsiasi percorso avesse preso lo avrebbe condotto comunque al medesimo punto.

La voce roca si rivolge ancora a lui.
“Sai cosa vuol dire far parte dell’onorata famiglia?”
Turi non può far altro che assentire.
“Sai che significa la Punciuta? Hai imparato il giuramento?”

Luciano glielo aveva detto: “Ora non puoi più tirarti indietro. Questa sarà la tua nuova famiglia.”
Turi non pensava. Turi non voleva. Certo, aveva capito chi era Luciano ma certe cose non sarebbero mai dovute succedere. E poi invece erano successe.

“Che c’è? T’hanno tagliato la lingua?”
Turi prende un respiro per cercare di rispondere, ma sente la gola chiudersi e riesce solo a tossire.
L’altra voce si fa presente.
“Il picciotto se la sta facendo nei calzoni.”
“E noi dovremmo dar retta a quel gran cornuto di Luciano?”
“Non dire così. Dopo il servizio che ci ha fatto non possiamo non dagli una bella ricompensa.”

“E bravo Turi” gli aveva detto Luciano mentre sfogliava il Giornale di Sicilia. C’era la foto in prima pagina dei resti di quel Morane Saulnier precipitato in un paesino del nord dal nome buffo: Bascapé. “Vedi, hai fatto contenti gli americani.” gli aveva detto.
Turi era diventato bianco in volto; aveva cercato di balbettare qualcosa, ma l’altro lo aveva subito preso per il braccio. Una presa salda e inequivocabile. Magicamente nel locale di Luciano erano di nuovo spuntati quelle tre brutte facce, quei tre giocatori di poker, ma era chiaro che ora la partita sarebbe stata diversa.

“Luciano lo ha mandato a fare un lavoro da uomini, ma non sappiamo se è un uomo veramente. A vederlo così mi sembra un cacasotto.”
“Non tutti sono capaci di tenere in mano la lupara, ma per il servizio che ci ha reso, il signor Turi qui presente si merita il nostro rispetto.”
“Mi sembra giusto.” dice la voce roca.
Turi sbircia di lato per cercare di orientarsi in quella stanza. C’è una porta sulla destra. Probabilmente ce n’è un’altra dietro, ma non vuole girarsi per non dare l’idea di mancare di rispetto.
La voce amichevole parla in tono conciliante: “Forse il signor Turi vorrebbe poter scegliere. Ho l’impressione che Luciano lo abbia trattato un po’ troppo duramente.”
“E va bene,” dice la voce roca, “del resto che se ne può fare la famiglia di un cacasotto? Ma hai ragione, facciamolo scegliere.” Poi rivolgendosi a Turi: “ Se prendi la porta a destra te ne torni a casa e nessuno ti verrà più a cercare, se no fai un passo avanti con la mano distesa per offrirti alla famiglia. Decidi liberamente.”
Turi pensa in fretta. Nessuno lo lascerebbe andare via così dopo quello che ha fatto. Tutti i giornali parlano di un incidente, solo lui sa la verità. Lui e le persone che gli stanno davanti. Senza Cosa Nostra la sua vita non varrebbe più nulla. Prende coraggio. Mostra il palmo della mano e fa un passo avanti.
Dall’ombra dietro il faro vede qualcuno muoversi. Appena entra nel fascio di luce vede Luciano che gli sorride.
“E bravo Turi. Hai fatto la scelta giusta.”
Prende uno spillo che aveva appuntato sul bavero della giacca e gli punge il dito. Prende un santino dalla tasca e lo imbratta con il suo sangue. Prende l’accendino e dà fuoco al santino. Sarebbe il momento di pronunciare il giuramento, ma Luciano gli fa segno di tacere.
“Non ce n’è bisogno.” gli dice “Sarai ricordato come un uomo d’onore.”
L’espressione sul viso di Luciano è delle più solenni mentre Turi sente che qualcuno da dietro gli ha girato un laccio attorno al collo e ora sta stringendo sempre più forte.
Mentre sente cedere le gambe riesce ancora a sentire la voce roca.
“Mi dispiace picciotto, ma da qui c’è una sola via d’uscita”.

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Letto.
Un bel colpo al cuore, caro @Poldo , a ricordarci che questo nostro meraviglioso paese è la terra di una delle realtà più spietate del mondo occidentale.
Inutile dire che il racconto è superbamente crudele, raffinato bella sua fredda analisi di quel "fatto umano" (come la definiva Borsellino) che è la Mafia.
Bello. Da leggere e rileggere.
Complimenti.
Ci tornerò sui commenti, ma intanto tanto di coppola

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Ciao @Poldo
Il racconto mi è piaciuto, pur nella sua crudeltà. Non sono esperto di mafie e rituali mafiosi in quanto sono situazioni estranee nella mia terra, non possono attecchire e non auguro a nessun mafioso di andare a minacciare o chiedere il "pizzo" ai pastori della Barbagia, che seguono un codice d'onore non scritto, il Codice Barbaricino che fa parte in maniera endemica di quella cultura da tempi immemori e non è riconosciuto dalle leggi moderne, in quanto ha una sua biblica inesorabilità per quanto riguarda la vendetta.

Sono andato a rivedermi i termini della cerimonia di iniziazione e dei tre cavalieri spagnoli della leggenda, alcune cose ricordo di averle lette nelle biografie di Falcone e Borsellino, molto interessanti.
Mi sono chiesto perché alla fine Turi sia stato ucciso dagli "uomini d'onore". In fondo aveva eseguito i loro ordini. Ma forse, penso, si erano accorti della sua titubanza, della sua paura ad entrare nella "famiglia"; avevano già considerato che un giorno avrebbe potuto tradirli e questo a loro è bastato. In certi mondi uno sguardo, un'esitazione, un'atteggiamento involontario valgono più di cento parole e giuramenti e determinano la vita o la morte.
Ottimamente scritto.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Uno spaccato sulla società della mafia, che sembra un mondo parallelo ma in realtà si interseca negli ingranaggi del nostro mondo,
combattuta sempre ma non ancora estirpata.
Scritto benissimo, trasmette un messaggio terribile sui destini di persone colpevoli di ingenuità e di paura di vivere con le proprie forze, trascinati
in un vortice di scelte impossibili da governare. E di morte violenta.
Bravo, @Poldo :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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@Nerio , @Alberto Tosciri , @Poeta Zaza .
Grazie per i vostri apprezzamenti.
Ovviamente questa storia proviene solo dalla mia fantasia, ma mi sono lasciato ispirare da un evento reale, non riferito al povero Turi, ma per i fatti in cui è stato coinvolto.
Nel racconto ho cercato di seminare qualche indizio, a partire dal titolo (tenendo conto che l'aereo sabotato è caduto due giorni prima dei fatti narrati). poi c'è il modello dell'aereo e il luogo dove è precipitato.
L'indovinello è: chi c'era su quell'aereo?
A pensarci bene non c'è nulla di divertente perché si tratta di una delle pagine più buie e dimenticate della nostra storia recente; uno di quegli eventi che se non fosse accaduto forse oggi il nostro paese sarebbe diverso.
Non ho voluto parlarne in modo esplicito anche perché la storia doveva avere il suo svolgimento. Speravo solo di sollevare qualche curiosità. Vi lascio ancora con l'enigma da sciogliere.

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Poldo ha scritto: lun feb 22, 2021 9:53 pm @Nerio , @Alberto Tosciri , @Poeta Zaza .
Grazie per i vostri apprezzamenti.
Ovviamente questa storia proviene solo dalla mia fantasia, ma mi sono lasciato ispirare da un evento reale, non riferito al povero Turi, ma per i fatti in cui è stato coinvolto.
Nel racconto ho cercato di seminare qualche indizio, a partire dal titolo (tenendo conto che l'aereo sabotato è caduto due giorni prima dei fatti narrati). poi c'è il modello dell'aereo e il luogo dove è precipitato.
L'indovinello è: chi c'era su quell'aereo?

Enrico Mattei.

Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Ciao @Poldo, per prima cosa devo dire che hai sviluppato la traccia in maniera perfetta. L'organizzazione mafiosa rispecchia il labirinto in modo terribile e non c'è alcuna via d'uscita se non quella che è stata destinata a Turi. Anche il mostro è così palpabile che a uno verrebbe da chiedersi: perché infilarsi in tutto ciò?
Il riferimento, dal mio punto di vista, è fin troppo evidente. Mi era già saltato alla mente quando si parlava di pacco nel carrello e poi il nome del paesino. Non ricordavo il giorno ma l'anno sì. Poi il film è bellissimo e se ci penso mi viene un mix di rabbia e tristezza per il solito caso irrisolto che si aggiunge a una lunga lista.
Anche se è una storia di tua fantasia, i riferimenti alle realtà sono tanti, non ultimo quel Luciano capo mafia. Scritto in maniera molto coinvolgente.
“Non dire così. Dopo il servizio che ci ha fatto non possiamo non dagli una bella ricompensa.”
Refuso su "dagli"
A presto

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Poldo ha scritto: dom feb 21, 2021 11:32 pm Senza Cosa Nostra la sua vita non varrebbe più nulla.
Ciao @Poldo, l'essenza dell'orrore sta tutta in questa frase. A me, che sono siciliana d'origine, risuona come un colpo al cuore. La mafia è un cancro, la mafia è un labirinto che prima ti rinchiude, poi, ti uccide.
Un racconto scritto bene, pulito, scorrevole, che centra in pieno il tema e tocca, pur con crudezza, corde sensibili che troppe volte si fatica a far vibrare.
Chi c'è riuscito è stato ucciso. Non ho altro da aggiungere. Bravo!

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Turi è in piedi al centro di una grande sala. La luce potente di un riflettore gli ferisce gli occhi e lo costringe di tanto in tanto ad abbassare lo sguardo. Tiene la coppola in mano e cerca con fatica di mettere a fuoco la figura in controluce di cui percepisce solo il contorno.
Ecco un buon incipit che ti catapulta direttamente dentro la storia, pigiamone e calzettoni compresi!
Neanche ho finito la seconda riga e già parteggio per il povero Turi. Bellissimo, @Poldo
L'hanno incastrato. sento la paura, e tutta lincertezza che assale Turi. Si sente che lui sa bene che non ha scampo.
Piaciuto moltissimo, un racconto a tema che non poteva che avere un finale amaro. MI pice lo stile che immerge il lettore e tu sai come gestire ogni parola.
Complimenti! :flower:

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Mi è piaciuta in modo particolare la tragica beffa con cui concludi il racconto: Turi sceglie una via che non vuole percorrere solo per aver salva la vita, e il lettore è consapevole del dolore che ciò gli comporta. A questa intima sofferenza, dovuta al senso di colpa per il male fatto senza intenzione, tu aggiungi la sua eliminazione fisica. Muore quindi come mafioso, e al lettore non sfugge lo strazio della scena.
Aveva detto che sarebbero partiti per Milano e che a Linate qualcuno avrebbe ritirato il pacco, Lui non doveva preoccuparsi che quello era un lavoro pulito pulito, e che gli amici sarebbero stati riconoscenti.
In una scrittura asciutta e pulitissima, oltre che emotivamente coinvolgente, ho notato una sola piccola sbavatura qui sopra. A parte il refuso della virgola in luogo del punto fermo dopo "pacco", riscriverei la seconda frase così:
". Lui non doveva preoccuparsi, ché quello era un lavoro pulito pulito, e gli amici sarebbero stati riconoscenti".
Il primo "che", difatti, ha natura causale e non sta sullo stesso piano del secondo, di natura dichiarativa: per tale motivo sembrerebbe essere ancora retto dall'"Aveva detto" della frase precedente.

Un saluto, @Poldo, e grazie per questa incursione in fatti che mai dovremmo dimenticare.
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Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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ciao @Poldo . Mi spiace ma io non ho sentito quella vera atmosfera mafiosa. Il parlato non aiuta, le inflessioni dialettali sono praticamente assenti. Anche la trama ha qualche cosa che non ritorna: " Solo uno dei due, e gli aveva mostrato quale. Gli aveva anche mostrato come fare perché non si notasse." Già hai detto che vi era un pacco da mettere su un aereo, quindi è ovvio che andava solo in uno; un pacco-un aereo. Poi non mi pare una gran cosa l'idea dei due aerei, ne bastava uno... qui hai sprecato un po di caratteri inutilmente. Anche il finale è traballante e poco credibile a ben guardare il sistema mafioso. Dato che avevano deciso di ucciderlo, l'avrebbero fatto diversamente e senza mettere su questa farsa. Certo, Turi secondo me non doveva morire... almeno per valorizzare l'idea di labirinto... questo è solo un parere personale... ciao abbellooo... :asd:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Ciao @Poldo . Il racconto mi è piaciuto molto, anche se non ho le conoscenze per stabilirne la verosimiglianza. Da lettore: funziona, e questo mi basta. Anche perché mi interessa più il tema della vittima sacrificale che, qualunque cosa faccia, "l'uscita è una sola".
Pollice in su (y)
P.s. il riferimento a Mattei lo può cogliere solo un parente stretto di Battezzaghi che ha studiato storia all'università e che aveva una particolare tendenza alla secchionaggine a scuola, mandando a memoria le date. Ah, no, lo può cogliere anche uno che consulta google su imbeccata dell'autore. Altri non possono :-P
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Beh, @Poldo, qui sono quasi tutti imberbi e non sanno di Mattei. Che siano state le Sette Sorelle, l'OAS, qualcuno al Cane a Sei Zampe o all'Eni o la mafia italiana su ordine di quella USA, poco importa, il tuo racconto è abbastanza credibile e si legge bene. Un punto che mi fa pensare, però, è la bomba nel carrello che - visti gli anni - avrebbe probabilmente richiesto qualche intervento pre-piazzamento, non solo un fattorino. Come pure, questi mafiosi mi sembrano un po' troppo verbosi, al Padrino bastava un cenno con la testa o un "sai cosa fare".
Comunque, il labirinto c'è e se ne esce solo così. Il mistero è durato troppi anni e, solo ora, tu hai indicato i veri colpevoli. Fossi in te, a questo punto, mi guarderei le spalle.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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@Kasimiro, @Almissima, @ioly78, @Alba359, @@Monica, @Ippolita, @bestseller2020, @Edu, @Macleobond

Grazie a tutti per gli apprezzamenti, le correzioni e le critiche.
Il racconto riguarda soprattutto la vicenda del povero Turi e del labirinto dove si è cacciato. Mi sono lasciato ispirare dalla vicenda di Mattei solo per costruire un contesto in cui collocare il personaggio.
Ultimamente nei miei spostamenti in macchina mi è capitato di ascoltare un podcast di Blu Notte di Lucarelli che descriveva nel dettaglio quegli avvenimenti. Il fatto di aver voluto inserire nel racconto quegli indizi è nato dal sentimento di rabbia che quella vicenda mi ha suscitato e dal desiderio di riportare alla memoria responsabilità che forse non erano solo della mafia. Ma questo va al di là del racconto, che rimane quello che è.

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Ciao @Poldo. Arrivo in ritardo, con mooooolto ritardo, lo so, ma volevo farti ugualmente i miei complimenti per il racconto. Hai descritto bene il rituale della "punciuta", dove i mafiosi mescolano la morte ai simboli religiosi. Mi è piaciuto molto anche il tuo non usare la coppola (còppula, in siciliano) come simbolo di mafia. Lo fanno molti, ma è profondamente sbagliato: anche i miei nonni portavano la coppola, anche mio fratello, anche io… La coppola è come il basco per i baschi o il gonnellino per gli scozzesi. La mafia non c'entra una cippa-lippa. 
L'unica cosa che non digerisco è scrivere "cosa nostra" con le maiuscole. Quelli non se le meritano! Morte alla mafia!







Alberto Tosciri ha scritto: lun feb 22, 2021 5:24 pmsono situazioni estranee nella mia terra
Tutto vero, però starei attento. È giusto ciò che dici sulla Barbagia, ma il popolo sardo è vittima di molti pregiudizi, e lo sai meglio di me. Pure la coppola usa. Tanto per dire… Se c'è la pura lana vergine è perché ci sono ancora pecore che sanno correre più veloci dei Sardi, quei rozzi sequestratori anonimi. Guarda questo video. Non ti dico dove è girato, indovinalo tu ;)



Il Sommo Misantropo

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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dyskolos ha scritto: Tutto vero, però starei attento. È giusto ciò che dici sulla Barbagia, ma il popolo sardo è vittima di molti pregiudizi, e lo sai meglio di me. Pure la coppola usa. Tanto per dire… Se c'è la pura lana vergine è perché ci sono ancora pecore che sanno correre più veloci dei Sardi, quei rozzi sequestratori anonimi. Guarda questo video. Non ti dico dove è girato, indovinalo tu ;)
Si hai ragione @dyskolos, ogni popolo è vittima di pregiudizi e i Sardi anche qualcosa di più rispetto agli altri... quelli che si davano alla macchia non erano tutti sequestratori... :)
Bello il video, quei murales (estranei alla cultura sarda ma significativi) sono di Orgosolo. Bella anche la canzone siciliana, molto intensa, entra nel cuore.
Noi potremmo parlare a lungo, magari in un altro post (che ancora non c'è, come quello sui dialetti... almeno credo).
Ti metto in spoiler un breve filmato dove agli inizi anni Sessanta intervistano un vecchio ex bandito sardo, nato alla fine dell'Ottocento. Parla un discreto italiano con il giornalista, si rifiuta ancora di rivelare dove si nascondesse da giovane, non lo dirà mai Pietro Sini, certe cose non si devono dire... e alla fine ti stupirai sentendogli dire che in carcere ha letto (sapeva leggere!) il più grande romanzo italiano e ne declama l'incipit... :D
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI145] 29 ottobre 1962

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Alberto Tosciri ha scritto: i murales (estranei alla cultura sarda ma significativi) sono di Orgosolo.

Questa parte mi ha colpito. Cioè ero stracerto che avresti indovinato su Orgosolo :)
Però finora ho sempre ritenuto i murales parte della cultura sarda. Li fanno pure a Cuba, per esempio, ma per me Cubani hanno imitato i Sardi. Lo stesso vale per i canti "a cappella". È vero che ormai li fanno tutti, ma per me li hanno copiati presi in prestito dai Sardi.
Ne parleremo in un altro post: l'argomento è troppo interessante :) Già vedo Poldo che vorrebbe sequestrarci :D

Molto bello il video in spoiler, quello su Pietro Sini. Si capiscono molte cose. Sorprendente la parte in cui declama l'incipit dei Promessi Sposi. Sto guardando anche un video consigliato da YouTube, su Giuseppe Muscau di Orgosolo, del 1962. La voce fuori campo parla di "uno degli aspetti della Sardegna medievale che ancora sopravvive in un angolo dell'isola". Molto interessante! Tra l'altro, avrebbero potuto dire la stessa cosa della Sicilia del tempo. Parla pure di faide. La faida fu portata in Italia dai longobardi. Questo mi porterebbe a pensare che i longobardi sono arrivati anche in Sardegna (Sardigna, in siciliano).
Il Sommo Misantropo
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