[Caronte] La prima notte

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La prima notte

La sera cala le sue ali sulla città. È un uccello enorme che si spiega in volo, ma è silenzioso e ha il passo felpato di un felino. La luce si fa calda, non offende più la vista con la sua arroganza vigorosa, i contorni si stemperano, si fanno lievi e dolci. Il tempo di accorgersene ed è già tardi, il cielo si fa scuro. Segno che un altro giorno se n'è andato. Un'altra occasione persa.
Anselmo si fruga le tasche. Con una mano conta gli spiccioli che ha messo da parte per telefonare a Mario, con l'altra tormenta il foglietto in cui ha appuntato il numero. Potrebbe chiamarlo ancora, non è troppo tardi in fondo. Lo tira fuori e lo guarda, per farsi coraggio. Il numero si legge appena, a furia di sfregarlo sta sfumando. Lavato via dal sudore delle sue mani e dall'esitazione.
È tuo fratello, come potrebbe non esserti d'aiuto. Le parole della ex moglie erano logiche ma Anselmo ne sentiva l'eco falsa e beffarda. Se lei non voleva aiutarlo perché avrebbe dovuto farlo lui?
Ti è rimasto solo lui, devi farti coraggio e chiamarlo. Sì, le aveva detto, lo farò e aveva preso il foglietto e l'aveva arrotolato. Ci aveva provato, qualche volta. Era arrivato a digitare il numero intero e a fare uno squillo. Ma poi aveva riattaccato.
Anselmo si appoggia al parapetto del ponte monumentale. Si affaccia a guardare la via di sotto. Un brulichio di gente suggerisce l'ora di cena imminente, i passanti si affrettano a tornare a casa, il traffico si intensifica in un ultimo guizzo caotico prima della calma serale. Gli viene in mente una storia che ha sentito su quel ponte, una di quelle storie che si presumono vere ma che nessuno si è preso la briga di verificare perché ormai vivono di vita propria. Un suicida di molti anni prima si è lanciato da qui. È caduto su una donna che passava sotto e si è salvato. La donna, invece, è rimasta paralizzata dalla vita in giù. Non sa bene perché, ma quella storia gli sembra simile alla sua. Anche lui sta precipitando verso la fine. Se nella caduta incontrerà qualcuno che ne attutirà il tonfo, forse si salverebbe. Ma quel qualcuno ne pagherebbe le spese.
Toccherebbe a Mario, questa volta.
Arrotola di nuovo il foglietto spiegazzato e si avvia verso il Cottolengo. Da lontano vede che c'è una fila fuori. Gente sgangherata a cui ancora non si sente affine. Un volontario esce fuori con una cartellina in mano.
- Ci sono ancora quattro posti liberi per stanotte - dice. Il suo sguardo è dispiaciuto ma nei suoi occhi si può leggere un'impotenza che conosce bene.
Il primo della fila non può entrare perché ha un cane e gli animali non sono ammessi. Entrano tutti quelli prima di Anselmo e rimangono solo loro davanti al portone chiuso.
- È venerdì, - dice quello col cane - è più difficile trovare posto.
- Ma tu non lo sapevi che non puoi entrare? - gli chiede, tanto per dire qualcosa che possa avvicinarlo a lui, il germe del riconoscimento di un destino comune, anche solo per quella notte.
- Sì, ma ci ho provato lo stesso. A volte c'è un altro volontario che chiude un occhio.
Il ragazzo sorride. I denti guasti rendono sinistro il suo sorriso. Poi se ne va senza salutare. La strada non è un luogo in cui è bene tenersi compagnia, se non ce n'è motivo.
Anselmo si mette in cammino, verso dove non lo sa, ma intuisce che finché si muove c'è speranza. Fermarsi è cedere, accettare una sorte che potrebbe dire di aver scelto se non fosse che è stata lei a scegliere lui. I passi lo portano verso la stazione. Tutti i profughi della società arrivano lì, ci passano attraverso, ci sostano, la eleggono anche a dimora. Quelli come Anselmo, che ancora non sanno di esserne parte, si illudono di mimetizzarsi tra la gente di passaggio, tra coloro per cui è un luogo di partenze e di arrivi e non una meta.
La sala di attesa è aperta. Anselmo si siede in un angolo e si appisola, confortato dal calore. Quando si sveglia percepisce subito che è arrivata un'altra fase della notte, quella in cui non ci sono treni da aspettare. Un'altra umanità popola la stanza. C'è una coppia di mezz'età. Lei ha i capelli tinti di un rosso innaturale ed è sovrappeso, sembra ubriaca. Si sta lamentando di qualcuno, continua a ripetere che se non arriva pianta un casino. Lui non parla e si limita ad annuire. Un uomo più giovane si sta rollando con meticolosità una sigaretta. L'aria è viziata e vi è un che di allarmato nei gesti e nelle parole di ognuno, ma Anselmo ci si sta già abituando, potrebbe anche addormentarsi di nuovo se non arrivasse una coppia di poliziotti a sgomberare la sala. Un ferroviere la chiude con un catenaccio.
Anselmo se ne va a un binario, come se dovesse davvero partire e si siede su una panchina di marmo. Il freddo della pietra gli penetra subito addosso, attraverso i vestiti. I vagoni fermi al binario sono involucri vuoti, una locomotiva sbuffa di tanto in tanto, come un animale morente.
Resiste lì per qualche ora, stordito dal freddo e dall'inerzia. Il tempo sembra incantato, sospeso come una nebbiolina leggera. La notte è infinita.
Prova a spostarsi ancora. Cambia binario, torna all'ingresso principale, esce all'esterno e ripete il percorso qualche volta. Si ritrova ancora su quella panchina gelata. Deve esserci un qualche meccanismo nei suoi passi che lo fa sostare laddove è già stato, un istinto primordiale che segue il corpo per trovare riparo. Anselmo pensa ai nostri antenati, alle foreste, agli alberi, agli anfratti in cui si rifugiavano. I corpi addormentati sulla terra nuda, prima che fossero inventate capanne e palafitte.
Nel sottopassaggio verso i binari sotterranei ci sono delle persone che dormono. Fagotti di umanità e coperte, addossati alla parete in una fila ordinata. Ognuno giace su un pezzo di cartone, che disegna uno spazio personale, come se fossero letti in un dormitorio. Anselmo esita, sente di essere arrivato a un punto di arrivo, sia della notte che della sua vita. Sa che se cede adesso, se si stende lì accanto a uno di quei corpi, è finita.
Uno dei fagotti si agita, un viso emerge dal sacco a pelo:
- Qui non puoi stare - gli dice - Questo posto è mio.
Anselmo si sposta più in là. Ha l'impressione che quelle persone siano una famiglia, una comunità, in cui lui non può entrare come se niente fosse.
Si accuccia a terra, lo zaino in grembo, senza osare stendersi, come se quello fosse il suo ultimo baluardo di appartenenza alla società. Gli altri senzatetto non gli dicono nulla, vuol dire che lì può stare.
La resistenza residua inizia a cedere, lascia piano gli ormeggi attraverso il sonno. È un confine invisibile tra ciò che era e ciò che sarà la sua vita, una spaccatura insanabile, ma la sta attraversando. Domani non potrà che constatare di essere approdato dall'altro lato.

Re: [Caronte] La prima notte

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Deve esserci un qualche meccanismo nei suoi passi che lo fa sostare laddove è già stato, un istinto primordiale che segue il corpo per trovare riparo. Anselmo pensa ai nostri antenati, alle foreste, agli alberi, agli anfratti in cui si rifugiavano. I corpi addormentati sulla terra nuda, prima che fossero inventate capanne e palafitte.


Bello, non è facile raccontare bene questo tipo di passaggi. In particolare queste righe, come se scivolare in quel mondo fosse regredire verso una preistoria umana.

Re: [Caronte] La prima notte

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È un uccello enorme che si spiega in volo, ma è silenzioso e ha il passo felpato di un felino.
o è un uccello o è un felino: un uccello enorme che si spiega in volo, un animale silenzioso che ha il passo felpato di un felino.
Altrimenti il soggetto rimane l'uccello e l'immagine che si vuole evocare è strana
Lavato via dal sudore delle sue mani e dall'esitazione.
non mi convince: l'esitazione poteva provocare la sudorazione delle mani, ma non cancellare il numero di telefono.
Ha esitato troppo a lungo: il sudore delle sue mani l'hanno lavato via

Ciao @ivalibri . Ho letto anche la prima parte e penso che riuscire a rendere l'idea di come si sentano in raltà queste persone, sia molto difficile.
Le tue parole sono belle e hai costruito immagini realistiche. Complimenti per tutti e due i racconti (y)

Re: [Caronte] La prima notte

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Ciao @ivalibri

Un bel racconto davvero, scritto in modo molto piacevole. Mi piace l'atmosfera di malinconica resa, di triste rassegnazione che hai saputo creare senza cadere nel patetico. Alcuni passaggi sono poetici e ricchi di pathos.
La storia che ci racconti, cioè quella di un uomo che, per paura dell'ennesimo rifiuto, preferisce andare direttamente incontro al suo destino, è abbastanza triste. Anche se ho visto una piccola speranza nel momento in cui il protagonista è sul ponte ma non tenta di suicidarsi, sceglie la vita. Quindi conserva ancora energie per affrontare gli eventi.
Non ho grandi critiche da sollevarti, anzi solo complimenti.

Mi è piaciuto molto.

Talia :happy-sunny:

Re: [Caronte] La prima notte

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Ciao, @ivalibri , bello il tuo prequel. Ho apprezzato soprattutto le descrizioni di un’umanità sofferente, che vive ai margini della società, ognuna con il suo carico di desolazione. Hai creato delle immagini molto vivide che il lettore riesce a vedere perfettamente. Molto più riuscito questo, a mio parere, del racconto traghettato, che ho trovato più acerbo soprattutto per alcune scelte linguistiche. Qui invece colgo una maturità diversa, il che è indice di un affinamento e di una crescita delle tue qualità nella scrittura.
Un suicida di molti anni prima si è lanciato da qui.
Qui eliminerei la preposizione “di”.
Anselmo pensa ai nostri antenati, alle foreste, agli alberi, agli anfratti in cui si rifugiavano. I corpi addormentati sulla terra nuda, prima che fossero inventate capanne e palafitte.
La riflessione è molto bella. A mio parere, però, l’aggettivo nostri rivela eccessivamente la presenza del narratore, che nel resto del brano è abbastanza nascosto.
Grazie della lettura, @ivalibri . È sempre un piacere ritrovarti nei contest. Alla prossima!

Re: [Caronte] La prima notte

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Bentrovata qui, @ivalibri :)

Hai scritto benissimo il prequel della vita dell'homeless Anselmo, la sua prima notte sulla strada.
Sei come riuscita a metterti nei suoi panni sporchi, a carpire le sue idee e le sue rassegnazioni. Il suo non voler cercare l'aiuto del fratello, secondo me,
ha un significato di orgoglio che va oltre le necessità quotidiane, e non ha prezzo.

Mi è piaciuto il tuo stile narrativo, come sempre, Ivana!
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Caronte] La prima notte

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Grazie del passaggio e del commento @Sunday Times sono felice che ti sia piaciuto il racconto.
Grazie cara @Alba359 del tuo apprezzamento e delle tue annotazioni. Hai ragione ho voluto creare delle immagini un po' ardite, ma creano confusione.
Ciao e grazie @Talia del tuo gradito commento!
Grazie a @Mafra sia del commento che delle preziose annotazioni. Sono contenta che tu abbia notato un miglioramento nella mia scrittura. L'altro racconto era il mio primo testo postato nel WD, credo ormai un paio di anni fa. Sicuramente la frequentazione dell'Officina del forum mi ha aiutata a riflettere su molte cose e sono contenta che questo si veda anche nei testi. Grazie!
Grazie anche a te, cara @Poeta Zaza , mi fa sempre piacere leggere i tuoi commenti! A presto...

Re: [Caronte] La prima notte

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ciao @ivalibri . Non capisco perché hai scelto questo racconto triste per questo contest: con tutti i bei racconti che hai messo su! non che ti voglia dire che non mi piaceva, ma è che hai lasciato nel sequel la stessa triste storia, che nonostante le tue articolate descrizioni, niente ha cambiato.
Non vorrei mai passare per antipatico, ma credo che hai aperto troppo all'idea che Anselmo sia vittima della società, quando spesso la vita di strada è una scelta di vita vera propria, dove si sposa l'idea della assoluta libertà, con l'aborto delle responsabilità verso se stessi e la società. Ecco, avrei preferito che avessi affrontato questo lato del discorso, invece di buttarti di peso sul patetico. Ciao, un piacere commentarti con sincerità.. :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] La prima notte

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Ciao @bestseller2020
non passi affatto per antipatico, anzi ti ringrazio molto per il commento sincero che apprezzo tantissimo. Mi fanno piacere le lodi, come a tutti, ma le critiche sono più utili...
Qui ho voluto scrivere un prequel e cioè raccontare la prima notte in strada di Anselmo, quindi diciamo che la tristezza forse era abbastanza obbligata.
A parte questo è molto interessante ciò che dici a proposito di chi vive in strada e lo fa come scelta di vita. È un punto cruciale per capire queste persone, a mio parere. Molti di loro affermano di vivere per strada per scelta, è vero. I volontari con cui ho parlato in passato dicono il contrario: la vita in strada è un inferno e nessuno la sceglierebbe se non fosse costretto. Rimane però una questione aperta, credo che bisognerebbe entrare nella loro testa o vivere l'esperienza di persona per capire davvero perché molti di loro facciano questa affermazione. Naturalmente non ho la pretesa di avere la risposta, il mio è solo un racconto che rispecchia il mio punto di vista, magari sbagliato.
Grazie per la riflessione!
A presto

Re: [Caronte] La prima notte

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La sera cala le sue ali sulla città. È un uccello enorme che si spiega in volo, ma è silenzioso e ha il passo felpato di un felino. La luce si fa calda, non offende più la vista con la sua arroganza vigorosa,
Ciao Iva, premetto che non sono una grande amante delle metafore, però questo passaggio metaforico così lungo, in apertura, mi sembra davvero pesante, tanto più che il racconto vuole essere decisamente realistico. Può essere un gusto squisitamente personale, non so, ma te lo dico comunque.
Segno che un altro giorno se n'è andato. Un'altra occasione persa.
Potrebbe chiamarlo ancora, non è troppo tardi in fondo.
Il numero si legge appena, a furia di sfregarlo sta sfumando.
una di quelle storie che si presumono vere ma che nessuno si è preso la briga di verificare perché ormai vivono di vita propria.
mi sembrerebbe più logico un "e" invece di perché
Un suicida di molti anni prima si è lanciato da qui.
non capisco proprio perché ci sia quel "di"
Se nella caduta incontrerà qualcuno che ne attutirà il tonfo, forse si salverebbe.
c'è un problema di accordo tra i verbi: incontrasse/salverebbe; incontrerà/salverà
Anselmo si mette in cammino, verso dove non lo sa, ma intuisce che finché si muove c'è speranza. Fermarsi è cedere, accettare una sorte che potrebbe dire di aver scelto se non fosse che è stata lei a scegliere lui. I passi lo portano verso la stazione. Tutti i profughi della società arrivano lì, ci passano attraverso, ci sostano, la eleggono anche a dimora. Quelli come Anselmo, che ancora non sanno di esserne parte, si illudono di mimetizzarsi tra la gente di passaggio, tra coloro per cui è un luogo di partenze e di arrivi e non una meta.
ti ho barrato un paio di frasi perché secondo me i concetti espressi sono pleonastici rispetto a quelle prima e dopo (ma si potrebbe benissimo tenere le frasi barrate e omettere le altre)
Il freddo della pietra gli penetra subito addosso,
non sarebbe meglio "dentro" per un verbo come penetrare? perché addosso parla di superficie, non di penetrare
pensa ai nostri antenati,
questo immettersi del narratore nella storia mi sembra stoni, anche perché è l'unico. Forse è meglio una locuzione generica: i primi uomini, gli uomini delle origini, gli antenati dell'umanità?
Anselmo esita, sente di essere arrivato a un punto di arrivo, sia della notte che della sua vita. Sa che se cede adesso, se si stende lì accanto a uno di quei corpi, è finita.
Si accuccia a terra, lo zaino in grembo, senza osare stendersi, come se quello fosse il suo ultimo baluardo di appartenenza
in questi due passaggi non ho barrato nulla ma ti ho comunque evidenziato le due frasi che secondo me insieme sono ridondanti, secondo me sceglierne solo una non toglierebbe nulla all'evidenza del significato e farebbe meno "ribadisco il concetto"
Domani non potrà che constatare di essere approdato dall'altro lato.
qui riprendo la premessa dell'inizio sul mio scarso amore per le metafore, però, invece di prolungare l'immagine della frontiera da attraversare, tornerei a una semplice azione che evidenzi questo attraversarla. Tipo: posa lo zaino e si sdraia usandolo come cuscino. Insomma, mostrare questo suo cedere, invece di filosofeggiarne. Ma è il mio parere, nulla più.

Scusa se ti ho quotato un mucchio di cose, ma mi sembrava più parlante di un generico "bello, però trovo che ogni tanto eccedi con la ripetizione di un concetto o una riflessione".
sui contenuti non ho nulla da dire, in fondo possiamo solo provare a immaginare cosa provi un "esiliato della strada". Mi è capitato di parlare più volte con persone in quelle condizioni, scambiare del cibo, ci ho perfino condiviso una piazzola davanti a una stazione per dormire, ma non mi sentirei di dire che so cosa provino e pensino. L'immagine che ne ho è vicina a quella raccontata da te, in ogni caso. Il racconto mi piace molto, alleggerirei solo certi "repetita" che iuvant ma ogni tanto stroppiano :)
Naturalmente, prendi ciò che ti convince e butta il resto, nel mio commento.
:ciaociao:
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [Caronte] La prima notte

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@ivalibri non ti leggevo da tanto. Che piacere ritrovarti.

con la sua arroganza [glow]vigorosa[/glow]

direi che vigorosa è superfluo, arroganza già dice tutto.

Quando si sveglia percepisce subito che è arrivata un'altra fase della notte, quella in cui non ci sono treni da aspettare.
Mi piace

Bellissimo testo, ben calibrato (sei brava e lo hai sempre dimostrato nei tuoi racconti). Mi piacciono queste narrazioni dai passaggi sussurrati, questo avanzare verso l'abisso senza artifici letterari. Non sappiamo cosa abbia portato lì e a quel punto il tuo personaggio, ma le risposte le possiamo immaginare senza difficoltà.
Da questo si capisce quando un testo è valido, quando il lettore non ha bisogno di sapere altro, le motivazioni in aggiunta sarebbero solo la serie di sassolini lanciati nello stagno a comporre i cerchi in ripercussione.
Grazie per la bella lettura

Re: [Caronte] La prima notte

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Ciao @ivalibri
Gran bel racconto, letto con piacere. Il tema non sarà dei più originali, ma seguendo il protagonista mi immergo in una storia come tante, dannatamente concreta e reale.
Una curiosità:
ivalibri ha scritto:si avvia verso il Cottolengo
Siamo a Torino?
Te lo chiedo in parte perché a Torino ci abito, e questo non è importante, ma perché è l'unico riferimento che potrebbe far identificare il luogo della vicenda. La storia che racconti potrebbe svolgersi ovunque, per cui quel riferimento potrebbe anche non essere significativo, ma visto che lo hai messo sarebbe stato carino dare un po' più di rilevanza al contorno e al paesaggio (non solo per campanilismo).
Nella lettura ho avvertito solo una piccola nota stonata:
ivalibri ha scritto:una locomotiva sbuffa di tanto in tanto, come un animale morente.
Da un lato mi sembra una frase un po' abusata, dall'altro una locomotiva che "sbuffa" fa pensare a quelle a vapore un po' anacronistiche rispetto al tempo apparente della storia, anche se non è esplicitato chiaramente.
Spazio e tempo, forse qualche riferimento in più rispetto a questi due aspetti avrebbe giovato.
L'ultimo appunto che ti faccio riguarda il racconto precedente. L'alcool che costa poco e che si compra in farmacia è quello denaturato, reso assolutamente imbevibile per l'aggiunta di sostanze che lo rendono assolutamente inaccettabile anche a un alcolista impenitente.
Al di là di questo hai scritto un ottimo racconto.
Alla prossima

Re: [Caronte] La prima notte

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Ciao @Poldo
grazie per il tuo commento e i preziosi appunti.
Il racconto è ambientato a Genova, dove esisteva un Cottolengo in cui potevano andare i senzatetto. Esiste ancora ma è diventato un ospedale per anziani e disabili.
Il ponte monumentale citato è quello sopra via XX settembre, in pieno centro. Ero indecisa se nominare direttamente il Cottolengo in realtà, proprio perché fa pensare al più famoso Cottolengo di Torino, come mi hai fatto giustamente notare.
Anche sulla frase della locomotiva ero in dubbio. Volevo descrivere quel rumore caratteristico che fanno quando sono ferme, che sembra uno sbuffo, e non mi è venuto un termine migliore. Ci penserò a come sostituirlo.
Infine, grazie per l'appunto sull'alcool denaturato, hai perfettamente ragione. Esisterà un alcool puro che viene venduto per preparare i liquori in casa? Forse sarebbe più adatto...
Alla prossima!
Grazie @paolasenzalai sono contenta che il racconto ti sia piaciuto! A presto!

Re: [Caronte] La prima notte

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È un confine invisibile tra ciò che era e ciò che sarà la sua vita, una spaccatura insanabile, ma la sta attraversando. Domani non potrà che constatare di essere approdato dall'altro lato.

E proprio così che passa dal prequel al sequel, e non c'è possibilità di ritorno, solo via flashback. @ivalibri, hai mantenuto perfettamente l'altissimo standard del primo racconto e non hai di certo deluso. Molto, molto bello e profondo.

Anselmo si appoggia al parapetto del ponte monumentale.

Lo facevo anch'io tutte le volte che andavo all'Eridania in via Podestà venendo da Brignole (annotazione/ricordo personale che nulla c'entra col testo).

P.S. Di Cottolenghi e Piccoli Cottolenghi di Don Orione ce ne sono ovunque.

Esisterà un alcool puro che viene venduto per preparare i liquori in casa?

Certo che esiste, io lo compro duty free a Trepalle perché costa molto meno che in "Italia" (4 euro invece di 14).

Complimenti ancora.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [Caronte] La prima notte

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Ciao @ivalibri :)
hai saputo ricreare un'atmosfera ben reale , sia umana che urbana. Mi è rimasta una domanda, però, per quale ragione dormire alla fine insieme ai senza tetto dei cartoni è diverso che dormire con gli altri senza tetto della sala d'aspetto? O forse quelli della sala d'aspetto non sono senza tetto? In realtà ho un'altra domanda, perché queste metafore animaliste? Anselmo ha una qualche legame con il mondo animale?
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Linda e la montagna di fuoco

Re: [Caronte] La prima notte

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Ciao @Macleobond
grazie davvero! Sono felice che tu abbia apprezzato entrambi i racconti.
Ciao @Kikki
Provo a rispondere alle tue domande:
Credo che sia diverso dormire in una sala d'aspetto di una stazione piuttosto che per terra in un sottopassaggio. Per diverse ragioni, intanto la sala d'aspetto è un luogo chiuso e riparato e non si soffre il freddo e inoltre si può avere ancora l'illusione di essere in attesa di un treno e non privi di una dimora. L'umanità cambia di notte ma non sempre sono i senzatetto che popolano un luogo del genere. Coricandosi invece per terra con gli altri senzatetto, ognuno col proprio sacco a pelo e il suo cartone, vuol dire ammettere di fronte agli altri e a se stesso di essere nella loro stessa condizione.
Le metafore sugli animali sono legate alla parte in cui si accenna ad una sorta di preistoria del genere umano, quando ancora non esistevano le abitazioni e si viveva in un contatto più stretto con la natura, dormendo al suolo.
Grazie per il commento!

Re: [Caronte] La prima notte

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Ciao, @ivalibri. Bentrovata. Avevo amato il primo racconto alla follia e anche rileggendolo, a distanza di tempo, mi sono emozionata fino alle lacrime. Ho letto, quindi, con un grande interesse il prequel che ho trovato sì emozionante, ma meno (sarà che ero affezionata troppo alla versione precedente; purtroppo in questo mi sono resa conto più volte — anzi quasi sempre — di preferire le versioni originali) incisivo. Sulla scrittura nulla da ridire. Sai leggere nell'animo umano come pochi. Una bella prova.
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [Caronte] La prima notte

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Ciao @ivalibri, piacere di leggerti. Sicuramente i due racconti non lasciano indifferenti. Hai un modo di raccontare, alcune sfumature dell'animo umano, molto bello e poetico. Il racconto traghettato mi è piaciuto di più, mi è sembrato più completo, uniforme, coerente. Lascia un margine di immaginazione ampio in cui ognuno può interpretarlo secondo il proprio sentire.
Nel secondo, il modo di raccontare è il medesimo, bello e ricco di sensazioni evocate, ma c'è qualche elemento che non mi torna. Per esempio se non fosse per il titolo a me non sarebbe venuto in mente che quella potesse essere la prima notte in strada. Non so, è una sensazione personale. Forse mi aspettavo, visto che sei molto brava in questo, una sorta di struggente e inevitabile riflessione su come è arrivato a questa scelta. Poi trovo terrificante l'intervento della ex moglie mentre lui la ricorda con dolcezza nel sequel. Un'altra cosa che non viene presa in considerazione è il pensiero verso la figlia, che se non erro dovrebbe esserci con un'età sicuramente più piccola del sequel. Considerato il suo pensiero tenero e premuroso per il compleanno dei suoi 22 anni, in questo momento doloroso, a me verrebbe da proiettare su di lei l'unica forza e motivazione per andare avanti.
A parte queste personali impressioni, trovo che sia una scrittura molto bella che evoca molte sensazioni e riflessioni.

Re: [Caronte] La prima notte

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Cara @Emy
intanto scusami per il ritardo con cui ti rispondo. Sapere di averti emozionato con qualcosa che ho scritto emoziona anche me, grazie! Non è facile mantenere lo stesso livello di partecipazione emotiva in un testo che riprende temi e personaggi già affrontati, dunque ti ringrazio per avermelo detto. A presto!
Ciao @Kasimiro

Poi trovo terrificante l'intervento della ex moglie mentre lui la ricorda con dolcezza nel sequel. Un'altra cosa che non viene presa in considerazione è il pensiero verso la figlia, che se non erro dovrebbe esserci con un'età sicuramente più piccola del sequel. Considerato il suo pensiero tenero e premuroso per il compleanno dei suoi 22 anni, in questo momento doloroso, a me verrebbe da proiettare su di lei l'unica forza e motivazione per andare avanti.

Riguardo a questo tuo appunto, in realtà l'ex moglie non è lo stesso personaggio dell'altro racconto. Lina è la sua compagna di strada, che ha vissuto con lui come senzatetto. Questo naturalmente dentro la mia testa (e non è esplicitato per il lettore) quindi il tuo appunto è giusto. Un mio difetto nella scrittura è infatti quello di pensare che chi legge mi legga anche nel pensiero. Grazie per avermelo fatto notare e per il tuo apprezzamento!

Ciao @Almissima ,
grazie per il passaggio e per le tue parole.
A presto!

Re: [Caronte] La prima notte

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...rieccoci qui, @ivalibri */ConcettaMobili.
Ai punti ho preferito questo racconto, che è il prequel, a meno che non ho capito niente. Nel primo si faceva molto apprezzare la descrizione convincente della vita del clochard, ma c'erano quel paio di elementi che ti ho detto che non mi hanno convinto. In questo forse manca il punto di forza della descrizione di un ambiente: qui descrivi un evento, una parabola. Un paio di chicche, però, mi hanno davvero convinto, e mi sembra che tu abbia sapientemente costruito il racconto facendolo ruotare su quelle: la prima è l'aneddoto dell'aspirante suicida che si salva a discapito di qualcun altro, e il parallelo che fai con il fratello di Anselmo e con la sua decisione di non salvarsi a suo discapito. Molto ben riuscito, secondo me.
IL secondo è il richiamo alla vita ancestrale degli antenati, che fa di colpo visualizzare un concetto semplice: dormire per terra non è poi così estraneo alla natura dell'uomo.
Trovo anche, però, che sei stata un po' meno ineccepibile del solito nella scrittura (scusa eh, ma un po' devo rompere se no non sono io). Alcune frasi le rivedrei.

Es. Anselmo se ne va a un binario (si può dire meglio)

Un brulichio di gente suggerisce l'ora di cena imminente, (anche questo si può dire meglio, capisco che vuoi dire, ma pare tanta gente che mormora: "fra poco sono le venti e tredici, mangia a quest'ora!")

Ciao :greetings-waveyellow:
Scrittore maledetto due volte
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