il mio nuovo testo è un sequel a viewtopic.php?f=8&t=821] "Prima della neve"
secondo me è importante aver letto "Prima della neve", poichè vi sono riferimenti e potrete così gustarvi meglio il sequel nel suo stravolgimento totale, ha stravolto anche me.
PRIMA DEL CAFFÉ.
Quello fu il giorno in cui nella città di Sorgona nevicò per la prima volta. La piazza era fredda e i tubi innocenti erano ghiacciati e scivolosi, un tempo erano stati ottime seggiole per culi sbarazzini e culi di barboni. La città era stranita, il mare era cristallo e il cielo bianco come non lo era mai stato e forse niente sarebbe più stato come prima...
La Signora Maria guarda dalla finestra e si sfrega le mani, fa molto freddo e il cappottone viola non basta a scaldarla, dunque cosa c’è di meglio di un caffè? In negozio ha una macchina da espresso in comodato “il bar dove vuoi tu: un caffè semplice, pratico, veloce, ma soprattutto buono” così recitava l’addetto alle vendite della Bar&Bar srl sorvolando sul fatto che con la macchina da espresso in comodato si debbano però consumare 84 capsule a settimana, ovvero 336 capsule al mese, per la bellezza di 4032 capsule in un anno. «É l’ultimo giorno in cui lavoro in questo negozio che odio! tra questi stupidi fiori colorati che emanano questa puzza che mi pare di stare al camposanto, di certo “stregonerie associate Amelia&co.” avrebbe potuto trovarmi una copertura migliore, quando finirà questa storia passerò alla “sorellanza di Maga Magò” lei si che ci sa fare». La Signora Maria inserisce la capsula, preme il bottone e un profumato caffè è nel bicchierino, «ristretto e con una zolletta di zucchero come piace a me. Tra poco chiuderò battenti e sarò finalmente libera, addio “Maria Floreale”, e soprattutto addio abitanti di questa fastidiosamente ridente cittadina. Stregaccia è tornata, muahahah!» La Signora Maria, o meglio Stregaccia, sbircia fuori, vede la piazza sotto quella nevicata strana per la città di Sorgona «miei cari concittadini finirete come dei ghiaccioli, un piano perfetto! Più vi penso sorridenti e più mi viene un nervoso viscerale!» Stregaccia gira il cartellino sulla porta dal lato con scritto “chiuso” e ride con la risata terrorizzante tipica delle streghe «e adesso vado a prendere il mio pentolone, ma prima mi ci vuole un altro caffè!». Ha un’espressione spiritata e gli occhi sembrano uscirle dalle orbite; tira da sotto il banco il pentolone e lo posiziona proprio sotto quel lampadario che le piaceva tanto, finisce di sorseggiare il caffè e lancia qualche isterico urlo, versa liquidi maleodoranti, attacca la presa… beh le streghe moderne hanno il pentolone elettrico, molto più comodo di quelli vecchi e poi questi non fanno fumo. Quasi subito si sente il bollore, ci butta dentro dei crisantemi e…
«ombra parlante che sei proiettata
da magica luce, ombra stregata
parla con me non fare il salame
ombra ombra delle mie brame»
La luce del lampadario che le piaceva tanto s’accende e proietta un’ombra. «Stregaccia finalmente! Ma cos’è questo freddo? Hai deciso di congelare tutti, bel modo di sfogare il nervoso! É l’incantesimo con stella alpina e unghia di alluce valgo?» domanda l’ombra a Stregaccia che risponde «Si Mario, è quell’incantesimo, aiutami a portarlo alla massima potenza per surgelare tutti questi zotici, intanto posso offrirti un caffè? Ho questa macchinetta in comodato d’uso per un caffè semplice, pratico, veloce, ma soprattutto buono. Per me sarà il nono oggi, vuoi favorire?». Mario, l’ombra parlante, risponde indispettito «come sei premurosa! gradirei davvero, ma sono solo un’ombra come vuoi che me lo beva il caffè?», la vecchietta risponde divertita «beh… le ombre non parlano, ma tu parli Mario...». L’ombra sentenzia: «Stregaccia che non sei altro non perdiamoci in chiacchiere, per potenziare al massimo il sortilegio hai bisogno di un cuore infranto, ne è passato uno stamattina, proprio qui davanti, ne percepisco ancora l’ombra, vai fuori a cercarlo e fai come dico».
La nevicata continua, la città sembra coperta da una soffice coltre bianca. I bambini usciti da scuola giocano: chi scivola con slittini improvvisati, chi crea pupazzi, chi tira palle di neve, per farla breve tutti sembrano divertiti. «Grrr… che nervi! io voglio congelarli e loro ridono contenti! devo trovare al più presto il cuore infranto così questa storia finisce e non se ne parla più. Vi renderò dei ghiaccioli! Muahahah!» Mario delle sue brame le ha fatto una perfetta sagoma dell’ombra del cuore infranto grazie alla quale è impossibile non trovarlo. La Stregaccia con il suo cappottone viola si districa tra la folla, si guarda intorno. Seduto su una panchina c’è un ragazzo col viso tra le mani, lo confronta con la sagoma «è lui!», gli si avvicina claudicante e inizia la farsa. «Buongiorno ragazzo mio, aiuteresti una vecchietta a tornare alla propria bottega?». Il ragazzo solleva il capo, con un sorriso che sembra più la smorfia di chi ha pianto e non ha dormito per tutta la notte, e risponde «Certo Signora Maria, il suo negozio di fiori è proprio qui vicino», Stregaccia falsamente sorpresa chiede «e tu come fai a sapere il mio nome? e come sai del negozio?», mentre i due continuano a camminare il ragazzo le spiega «sono Filippo, molti anni fa comprai da lei un mazzo di ginestre bianche per la mia fidanzata… precisamente per la mia ex fidanzata. Siamo arrivati», la vecchietta ringrazia Filippo «ti offro un caffè per la gentilezza». Al primo sorso di quel caffè ristretto e con una zolletta di zucchero Filippo sente contorcere le budella, la vecchina invece lo beve come fosse acqua. «sai io sono un po' magica, ti ho preparato questo mazzo di fiori, come quello che regalasti alla ragazza che ti ha spezzato il cuore, vai alla fontana della piazza, gettalo come una sposa fa con un bouquet e recita queste parole “Amore dimentica in un istante, torna da me sorriso raggiante”, starai meglio» Filippo è tra l’incredulo e il sognante, per non far dispiacere la Signora le assicura che andrà subito ad eseguire lo strano rituale e si avvia per la piazza.
«Vai ragazzo! Mario hai visto? sta andando tutto secondo i piani!», l’ombra risponde «Stregaccia va tutto perfettamente, un amore dimenticato eleverà a potenza il freddo e la città si congelerà in pochi minuti».
Filippo è al centro della piazza, proprio di fronte alla fontana, guarda le ginestre e sospira, una raffica di pensieri gli invade la mente, un istante dopo una raffica di palle di neve invece lo colpisce in faccia «chi è stato? se ti prendo!», un bimbo con dei pantaloni verdi corre a nascondersi dietro una panchina, è Pietro che si divincola come un abile folletto, Filippo lo cerca e lo rincorre, fa il giro della fontana e incontra lei, Elisa. Il mondo si ferma, i due si guardano, si avvicinano, si abbracciano, si scambiano un tenero bacio «i nostri fiori, ti sei ricordato, ginestre bianche».
In quel momento una signora con un cappottone viola corre urlando «no! non così! dammi qua», strappa dalle mani di Filippo il mazzo di fiori, recita velocemente la formula del sortilegio e lancia i fiori nella fontana ghiacciata. Improvvisamente si scatena la bufera, un vento gelido sferza l’aria, la tormenta soffoca ogni suono, solo il vento fischia tra i rami, ulula tra i palazzi, soffia con indomabile forza, tutti corrono via a rintanarsi in improvvisati rifugi, si vede volare un cappottone viola, la neve ricopre ogni cosa. A un tratto compare la sagoma di un ragazzo che porta in braccio una vecchietta, è Filippo con la Signora Maria, «è svenuta portiamola in ospedale».
Accanto al letto della Signora Maria il medico dice «per poco non è andata in ipotermia, ma non è stato questo a farle perdere conoscenza, deve essere stato qualcos’altro che non so spiegare», la Signora Maria muove la mano, inizia a parlare «Mario, amore mio, dove sei?», un po’ imbarazzato il medico risponde «Signora, non sono Mario, deve ringraziare il ragazzo che l’ha salvata, l'abbiamo sottoposta a degli esami, sta bene, però quanti caffè beve?» Maria risponde a bassa voce «Mario amore, bevo i miei e da quando te ne sei andato bevo anche i tuoi», il medico sbalordito da questa risposta replica «Signora, infatti ha una gastrite tremenda, la smetta con tutti quei caffè che le sale anche il nervoso».