L'isola

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L'ISOLA
Quando arrivavo gli ricordavo sempre che giorno era, scommetto che gli altri non glielo dicevano mai. E invece anche un corpo che riposa ha bisogno di comprendere lo scorrere del tempo, è l’unica cosa che sente e conosce.
Per il resto, mi sembrava che tutta la sapienza del mondo fosse conservata in quel respiro, confinato in un letto con le sponde, protetto dalle cure amorevoli di tante api operaie che si alternavano nel ronzargli intorno per aggiustargli quell’angolo perfetto di mare.
Poco sopra il suo letto il lampadario della sua vecchia casa, forse l’unico oggetto che riusciva a scorgere e che per lui avesse ancora un senso; più dei nostri occhi, che non incrociava mai, più delle nostre voci irriconoscibili, così placide e cortesi, come mai sarebbero state se avessimo pensato che fosse davvero lui.
Rumori, pochissimi. Solo qualche sussulto, suo ovvio, riflesso incondizionato o sogno o messaggio che importa, ciò che per noi poteva essere mille cose - a seconda del bisogno della nostra pena - per lui era sempre e solo un tumulto che scuoteva le sue sopracciglia, sempre così innaturalmente contratte, cespugliose e attorcigliate, una piccola rivoluzione in quel volto altrimenti geometrico, dove ogni cosa era sempre al suo posto.
Eppure, io sentivo ancora il suo profumo. Coperto invano dai talchi e dalle medicine, era così che mi parlava, quell’essenza fluttuava nell’aria e sembrava volermi dire qualcosa, in un codice che solo io e lui conoscevamo ma che non ero ancora riuscito a decifrare - questo non glielo confessai mai. In quei momenti mi piaceva immaginare il suo letto, quella scatola da bambino cresciuto, come una piccola isola saggia sulla quale si era rifugiato e su cui, senza alcun dubbio, continuava a uscire di casa scalzo per andare a camminare sulla spiaggia, ad alzarsi presto per fare colazione con l’orzo e il pane vecchio, a indossare maglioni sdruciti ma a essere sempre impeccabile il giorno di festa, a conoscere tutte le leggi a memoria e anche le poesie, a correggere tutti e a cantare in casa le canzoni della chiesa, intonato sì ma senza una bella voce - e chi glielo poteva dire.
E quando mi dissero che era morto, perché me lo dissero, io non lo seppi, lasciò quel suo corpo e quell’ultimo baluardo di esistenza che gli era rimasto, ma l’isola, l’isola su cui si era rifugiato, quel letto che sembrava isolato dal mondo e dalle nostre quotidiane piccolezze (scontrini, verbali, registri, un mare di inutilità necessarie a spiegare i nostri giorni), l’isola non se ne andò con lui.

Mi rimane un letto che non abbiamo voluto cambiare, un profumo sulla vecchia federa che è sempre quello, per risentirlo mi basta scavalcare le sponde d’acciaio per tuffarmi, un po’ corsaro e un po’ vampiro, tra le onde delle lenzuola, stropicciate e increspate come il mare.
Chissà quanto a lungo può durare un odore, un’essenza di cui vorrei far impregnare la mia pelle, i miei capelli, i miei vestiti - per non cambiarli più. Ma non ci penso, e rimango ben disteso  con la schiena su quest’isola, a fissare un lampadario.

E il mare non è solo questa stanza, il mare diventa tutta la casa, tutto il palazzo è sommerso dall’acqua, il quartiere è un oceano, è tutta nostra la marea.

Usciamo e camminiamo scalzi.

Re: L'isola

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Ciao @superju, penso sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo. Mi permetto, comunque, di darti un parere da lettore, prendilo come tale.

Nel leggere questo racconto ho attraversato vari stati d'animo e sono indeciso nel doverti dire cosa (secondo me) va bene e cosa va meno bene. In sincerità, posso dirti che non mi è piaciuto, ma ti spiego cosa mi lascia perplesso.
Principalmente è tutta questa parte
superju ha scritto: Quando arrivavo gli ricordavo sempre che giorno era, scommetto che gli altri non glielo dicevano mai. [...] una piccola rivoluzione in quel volto altrimenti geometrico, dove ogni cosa era sempre al suo posto.
ovvero dove si descrive la condizione di vita della persona malata, cara al protagonista. Una persona che fin da subito appare preda di un male incurabile, nell'ultima parte della propria vita. Quello che non mi piace è proprio questa descrizione un po' "pulita" della situazione, intervallata da alcune immagini delicate e primaverili, per me fuori posto nel contesto. Non dico che il protagonista/narratore deve per forza descrivere un futuro funerale come un funerale in atto, però alcuni dettagli
superju ha scritto: per lui era sempre e solo un tumulto che scuoteva le sue sopracciglia, sempre così innaturalmente contratte, cespugliose e attorcigliate,
sono quasi da favola, da racconto per ragazzi. Non specifichi mai l'età del narratore, ma sembra molto giovane e senza un complesso sentimento di perdita e/o angoscia per quanto sta accadendo. Ripeto: non che sia obbligatorio, ma descrivere questo in modo molto descrittivo (non saprei come dirlo, quasi da tema di scuola) con metafore dolci (es. anche le api all'inizio), non mi ha lasciato una buona impressione.
Anche per questo ho pensato a lungo che il narratore sia un ragazzo nel momento della perdita del padre o del nonno (pensando anche alla colazione con orzo e pane vecchio, un dettaglio notato da un ragazzo nei confronti di una figura decisamente più anziana di lui), ma poi ho letto questo passaggio
superju ha scritto: dalle nostre quotidiane piccolezze (scontrini, verbali, registri,
e niente, sono passato oltre.
Dovessi essere cattivo, aggiungo anche questo
superju ha scritto: per aggiustargli quell’angolo perfetto di mare.
ovvero che non si è mai parlato di isola, mare o quant'altro fino a questo momento. Il mare, collegato alle immagini precedenti, non c'entra molto.
La parte successiva, in realtà, non è diversa ma, sempre secondo me, è migliore perché il protagonista evoca un ricordo passato personale che lo lega alla persona cara che lo sta per abbandonare per sempre. Magari non è una cosa molto originale, ma ci sta ed è comunque realistica come situazione.
Per come si evolve il racconto, inoltre, avrei chiuso qui
superju ha scritto: E il mare non è solo questa stanza, il mare diventa tutta la casa, tutto il palazzo è sommerso dall’acqua, il quartiere è un oceano, è tutta nostra la marea.
senza quell'ultima breve frase che rompe questa poesia, in un certo senso. Anche su questo punto, tra l'altro, ho dei dubbi perché è una "poesia" comunque cercata, magari a forza - mi ricollego con le metafore che definivo "dolci" qualche riga fa - tipo questi passaggi
superju ha scritto: un corpo che riposa
(tra l'altro qui ho dei dubbi specifici perché un corpo che lotta con la morte, "sembra" riposare più che riposa)
superju ha scritto: così placide e cortesi, come mai sarebbero state se avessimo pensato che fosse davvero lui
(l'ultima parte di questa frase, tra l'altro, ha una logica un po' contorta)
superju ha scritto: Coperto invano dai talchi e dalle medicine, era così che mi parlava, quell’essenza fluttuava nell’aria
e così via, penso di averti dato l'idea.

Per il resto, sempre da lettore - magari passa un editor e non la pensa così - vedo che la forma e la qualità della scrittura sono buone e non è cosa da poco. È che con questa capacità di scrittura e le immagini che permeano questo racconto, penso che puoi fare di meglio.

Spero di averti dato un parere utile. Alla prossima lettura. :libro: 
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: L'isola

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Grazie @bwv582 per il tempo dedicato al mio testo. Sono caduta un po’ nello sconforto :s  , anche perché questo era il brano che nella mia cerchia di amici/parenti - che ovviamente NON fanno testo, ma spesso è l’unica cosa che abbiamo - era piaciuto di più… figurati se postavo uno di quelli che manco a loro piaceva    :P
Scherzi a parte, grazie ancora, è davvero utile vedere i propri testi analizzati da una prospettiva diversa

Re: L'isola

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Passo di fretta, ma cerco di lasciarti un parere con la speranza che possa esserti utile.
Scrivi bene, innanzitutto; non ho riscontrato errori di grammatica né, tantomeno, di sintassi. Due sono gli aspetti su cui lavorare sul piano linguistico, a mio avviso: l'eccesso di possessivi e la punteggiatura.
In italiano, a differenza di altre lingue, i possessivi non necessari sono percepiti non soltanto inutili, ma dannosi. Qualche esempio al volo:
superju ha scritto: mer lug 17, 2024 2:30 pmPoco sopra il suo letto il lampadario della sua vecchia casa,
di chi altri può essere il letto?
superju ha scritto: mer lug 17, 2024 2:30 pmuna piccola rivoluzione in quel volto altrimenti geometrico, dove ogni cosa era sempre al suo posto.
Eppure, io sentivo ancora il suo profumo
Se scrivi: "eppure io ne sentivo ancora il profumo", eviti una ripetizione pesante e inutile
superju ha scritto: mer lug 17, 2024 2:30 pmun’essenza di cui vorrei far impregnare la mia pelle, i miei capelli, i miei vestiti 
qui sembra di leggere un testo in inglese, dove i possessivi sono obbligatori quando ci si riferisce a parti del corpo e all'abbigliamento. C'è solo la voce narrante in scena: di chi possono essere la pelle, i capelli e i vestiti? 

Passando alla punteggiatura: usi troppe virgole e quasi mai il punto e virgola e i due punti, anche quando sono necessari. Dal momento poi che ti piacciono le frasi ben strutturate, questo fa sì che ogni tanto finisci per incartarti.
Qui, per esempio:
superju ha scritto: mer lug 17, 2024 2:30 pmSolo qualche sussulto, suo ovvio, riflesso incondizionato o sogno o messaggio che importa, ciò che per noi poteva essere mille cose - a seconda del bisogno della nostra pena - per lui era sempre e solo un tumulto che scuoteva le sue sopracciglia, sempre così innaturalmente contratte, cespugliose e attorcigliate, una piccola rivoluzione in quel volto altrimenti geometrico, dove ogni cosa era sempre al suo posto.
Tra suo e ovvio si sente la necessità di una virgola, che corrisponde a una pausa nella lettura; non la possiamo mettere, però, perché si tratta di un inciso tra due virgole, a cui fa seguito un'intera serie di incisi: la frase va semplificata, magari spezzandola.
superju ha scritto: mer lug 17, 2024 2:30 pmMi rimane un letto che non abbiamo voluto cambiare, un profumo sulla vecchia federa che è sempre quello, per risentirlo mi basta scavalcare le sponde d’acciaio per tuffarmi, un po’ corsaro e un po’ vampiro, tra le onde delle lenzuola, stropicciate e increspate come i...
Dopo quello la virgola è del tutto insufficiente: serve uno stacco ben più marcato, come minimo un punto e virgola.

Il brano ha quasi una forma lirica; non so se sia una tua caratteristica abituale o precipua di questo testo. L'effetto non è male, anche se forse un po' troppo insistito in qualche passaggio.
A spiazzarmi è il continuo passaggio tra io e noi della voce narrante. Non è necessario spiegare quale fosse il rapporto con il defunto, però bisogna fare chiarezza in certi punti; qui, per esempio:
superju ha scritto: mer lug 17, 2024 2:30 pmè tutta nostra la marea.
nostra di chi? Di una voce narrante singola e del morto oppure di una voce narrante plurale?
Toglierei poi la frase finale, dove compare ancora una voce plurale, di cui non comprendo il significato.

Altro punto su cui trovo necessario fare chiarezza è questa frase, di cui non sono certo di avere compreso il significato:
superju ha scritto: mer lug 17, 2024 2:30 pmpiù delle nostre voci irriconoscibili, così placide e cortesi, come mai sarebbero state se avessimo pensato che fosse davvero lui.
Sperando di esserti stato utile, ti auguro buona permanenza sul forum e buon lavoro.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
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Re: L'isola

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Grazie @Marcello, in effetti questa cosa degli aggettivi possessivi non l’avevo mai considerata, adesso che me l’hai fatta notare mi sembra pure “ovvia”   :hm:

Aggiungo, giusto per togliere la curiosità anche a @bwv582 che l’aveva segnalata, che l’ultima frase è un richiamo a questa parte del testo
superju ha scritto: come una piccola isola saggia sulla quale si era rifugiato e su cui, senza alcun dubbio, continuava a uscire di casa scalzo per andare a camminare sulla spiaggia
e quindi sta a indicare una libertà riconquistata. Ma evidentemente, se non si capisce o non “arriva” in maniera così diretta come vorrei, andrebbe ripensata  :)

[color defaultattr=]Grazie ancora e alla prossima![/color]

Re: L'isola

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superju ha scritto: è davvero utile vedere i propri testi analizzati da una prospettiva diversa
Questo è il punto di vista. Ho ricevuto molte critiche più o meno negative - da anni anche sul vecchio forum :P  - che penso che mi hanno insegnato molto. Il confronto costruttivo è l'anima di questa sezione del forum, secondo me.
Poi pensa anche che @Marcello è un editor e io sono un semplice lettore, la differenza si vede, così come il fatto che la mia critica è più soggettiva e riferita al contenuto, mentre lui è riuscito a trovare aspetti che non mi passerebbero mai per la testa, anche per una limitata competenza nel campo.

Un saluto a te, @superju, e a Marcello. :ciaociao: 
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