Fuori dalla baracca

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- Geko, amico mio, cosa ci faccio qui?
- E ti sembra questo il momento di porre una simile domanda! Dormi, da brava.
- Ma, Geko... e se stessi commettendo un errore?
- Possibile.
- Come possibile? Cosa intendi? Vorresti rassicurarmi così?
- Certo che è possibile. O pensi di essere infallibile?
- No, infallibile no.
- Ecco! Allora capisci perché non ti devi preoccupare?
- Perché sto facendo del mio meglio e perché anche se lungo la strada farò degli errori saranno tutti parte del mio cammino?
- No! Perché è tardi! Ora dormi o almeno lascia dormire me.
Mi rigirai un po’ nel letto, finché non mi trovai completamente legata nel lenzuolo. Mi liberai a calci e con uno sbuffo rumoroso, mi alzai.
- Ora dove vai?
-Vado a fare pipì!
La casetta che mi ospitava in quelle settimane di vita rurale era proprio in mezzo al frutteto dove lavoravo e non aveva un bagno. Così la mia scelta, soprattutto quando mi alzavo nel cuore della notte, ricadeva su un grande carrubo a una ventina di metri dalla mia “baracca”, come la chiamavamo affettuosamente. Era una situazione, mettiamola così, a stretto contatto con la natura. Io ero più che contenta di disintossicarmi dalla città e Geko si mangiava tutti i malcapitati insetti che entravano in casa.
Fuori dalla porta di legno, dovetti fare attenzione a dove mettevo i piedi perché di luce non ce n’era. Almeno all’inizio.
A poco a poco, i miei occhi si abituarono al nuovo ambiente. Con grande sorpresa, cominciai a notare che, nonostante fossero le due di notte e il lampione più vicino fosse a cinque chilometri, riuscivo a distinguere gli alberi e le piante. Vedevo il profilo del sentiero che portava all’orto e alla casa principale. Si potevano addirittura distinguere le ranocchie che si godevano il fresco della notte sul bordo della fontana che stava accanto alla capanna.
Alzai gli occhi al cielo alla ricerca della fonte di luce e non fui più in grado di abbassarli.
So cosa pensate, e no, non era la luna. Non era nemmeno inquinamento luminoso, perché in quell’angolo di Andalucia hanno un’avversione di tutto rispetto per l’illuminazione artificiale. Era un oceano sterminato e sfolgorante di stelle di tutti i colori e le dimensioni. E giuro che mai mi ero resa conto che le stelle avessero colori e dimensioni diverse fino a quella notte. Alcune brillavano di una luce gialla intensa, altre erano azzurro pallide; alcune si confondevano nella nuvola della via lattea, altre erano grandi e nitide come disegnate. Ogni volta che pensavo di aver trovato un angolo di cielo buio e vuoto, mi bastavo guardare meglio per trovare altre stelle, ancora più lontane e ancora più brillanti.
Ripensai ai sogni ad occhi aperti di una bambina che aspettava che un’astronave venisse a rapirla per portarla lontano a esplorare la galassia. Guardai il cielo con i suoi occhi, pieni di gioia e meraviglia.
Rimasi con il naso per aria, dimenticandomi anche di fare pipì. 
Non notai che Geko mi aveva raggiunta finché non sentii la sua voce.
- A cosa pensi?
- Ai bivi.
- A bivi?
- Sì, ai bivi. Prima riflettevo che la vita è proprio come un sentiero fatto tutto a bivi e non c’è nessuno che ti dica quale direzione sia quella giusta. Pensavo quanto questo sia spaventoso e che magari io li sto sbagliando tutti, i miei bivi.
- Interessante metafora, ma perché ci ripensi ora?
- Perché, se il sentiero mi ha portata fino a un cielo come questo, vuol dire che qualche bivio devo averlo proprio azzeccato.

Re: Fuori dalla baracca

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SilviaVera ha scritto: gio giu 13, 2024 10:41 amMi liberai a calci e virgola con uno sbuffo rumoroso, mi alzai.
per aprire l'inciso
SilviaVera ha scritto: gio giu 13, 2024 10:41 am-Vado a fare pipì!
Manca lo spazio dopo il trattino.
(Per quanto riguarda il trattino, ci andrebbe quello lungo per i discorsi diretti.)
SilviaVera ha scritto: gio giu 13, 2024 10:41 ame Geko si mangiava tutti i malcapitati insetti che entravano in casa.
Questa frase non la capisco... O forse l'amico dorme con la bocca aperta? Perché è il geco insetto che mangia gli insetti, vero?
SilviaVera ha scritto: gio giu 13, 2024 10:41 amEra un oceano sterminato e sfolgorante di stelle di tutti i colori e le dimensioni. E giuro che mai mi ero resa conto che le stelle avessero colori e dimensioni diverse fino a quella notte. Alcune brillavano di una luce gialla intensa, altre erano azzurro pallide; alcune si confondevano nella nuvola della via lattea, altre erano grandi e nitide come disegnate. Ogni volta che pensavo di aver trovato un angolo di cielo buio e vuoto, mi bastavo guardare meglio per trovare altre stelle, ancora più lontane e ancora più brillanti.
Bellissime immagini. Le riconosco perché mi ricordo le mie, nell'altro emisfero.
SilviaVera ha scritto: gio giu 13, 2024 10:41 am- Perché, se il sentiero mi ha portata fino a un cielo come questo, vuol dire che qualche bivio devo averlo proprio azzeccato.
Bel finale. Potevi anche metterci "questo bivio", ma va bene anche "qualche bivio".

Scrivi bene, @SilviaVera : è stata una piacevole lettura. Grazie e alla prossima!  :libro:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Fuori dalla baracca

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Ciao @SilviaVera, ho letto questo tuo racconto ed è stata una lettura gradevole e interessante. Mi salta all'occhio un grande utilizzo del passato remoto, una cosa carina che mi ricorda una scrittura di qualche anno fa, prima che la tecnologia ci rendesse tutti scrittori e amanti del presente e dell'imperfetto. :P  
A parte questa piccola nota ironica e nostalgica, non mi spiace a lettura, ma c'è un caso in cui non sono convinto
SilviaVera ha scritto: Mi rigirai un po’ nel letto, finché non mi trovai completamente legata nel lenzuolo. Mi liberai a calci e con uno sbuffo rumoroso, mi alzai.
penso che sia corretta perché si tratta di tutte azioni concluse nel passato e non continuative - al contrario dell'imperfetto, per dirne una - però a lettura mi sembra un po' zoppicante, anche per la ripetizione del pronome: "mi rigirai - mi trovai - mi liberai - mi alzai". Alleggerirei cambiando la forma, per es., tanto per avere l'idea: "dopo essermi liberata a calci e con uno sbuffo rumoroso, mi alzai".

A livello di forma, a parte questa nota, non ho molto da dire perché il tuo stile è semplice, scorrevole e grazioso. Mi piace usare questo aggettivo - grazioso - perché è di una semplicità che potrei definire innocente. Non cerchi paroloni o metafore ardite, ma descrivi in modo semplice quello che vedi ma comunque efficace, soffermandoti su quello che serve, senza cadere nelle descrizioni lunghe e noiose dei temi. In tal senso, questo passaggio
SilviaVera ha scritto: Con grande sorpresa, cominciai a notare che, nonostante fossero le due di notte e il lampione più vicino fosse a cinque chilometri, riuscivo a distinguere gli alberi e le piante. Vedevo il profilo del sentiero che portava all’orto e alla casa principale. Si potevano addirittura distinguere le ranocchie che si godevano il fresco della notte sul bordo della fontana che stava accanto alla capanna.
mi piace molto, hai creato - almeno secondo me - un'immagine efficace in due righe, il tutto restando alle percezioni della donna/narratrice in prima persona.
Di certo qualcosa è migliorabile - come tutte le cose -, ma non credo di essere in grado io di darti consigli senza rischiare di danneggiare questo stile gradevole di scrittura.
Posso segnalarti, per certo, questa "d" eufonica
SilviaVera ha scritto: Ripensai ai sogni ad occhi aperti
ma su altre cose (es. qualche virgola non mi convince) sono più insicuro e non vorrei essere più dannoso che utile.

L'unico passaggio che per me è inutile è questo
SilviaVera ha scritto: So cosa pensate, e no, non era la luna.
non ti sei mai rivolta direttamente al lettore e non lo farei qui, il racconto è bello come tale, non mi ispira questa frase da monologo. La narrazione in prima persona, inoltre, è già un racconto personale al lettore.

Per quanto riguarda i personaggi, mi piace questa personificazione di Geko. La protagonista che si allontana dalla città e parla con Geko come se fosse una persona reale mentre lui, in ogni scena, è lì a mangiare insetti come da propria natura. Un amico, in un certo senso, in questa sua vita rurale.

Alla prossima lettura. :libro:  
https://www.facebook.com/curiosamate
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