Genere: thriller
Traccia 4 - Lo scampanellio
“Aspettate! Scottano!” urlò Gloria mentre serviva col mestolo nei piatti di plastica lavabili i tortellini in brodo fumanti.
Gabriele fu l'ultimo a riceverli. Lo conoscevano bene e non avrebbe aspettato neanche se nel piatto ci fosse stata della lava incandescente. Anche Linda aveva la stessa tendenza ma si bloccava all'urlo perentorio di Gloria mentre avvicinava il cucchiaio ricolmo alla bocca aperta.
Giuseppe aspettava per natura. Aspettava sempre. Poteva stare fermo ad aspettare all'infinito se non c'era qualcuno che lo imboccasse. E non era l'unico.
“Voglio i tortellini. Voglio i tortellini. Voglio i tortellini” perseverava Pietro.
“Ehi! Cos'è sta prepotenza! Si mangia tutti assieme. Quando saremo pronti iniziamo” lo riprese Gloria.
“No! Gabriele mangia sempre prima, mangia sempre prima, sempre prima, sempre prima, sempre pri...”
“Ora no! Sta aspettando anche lui” ribatté Luciana.
“Non è vero! l'ho visto risucchiare con la bocca nel piatto. Guarda che sorrisino...”
“Ma quello è il suo da sempre” continuò Luciana.
C'era un sottofondo di canzoni natalizie che nessuno considerava, era più un rumore che si aggiungeva alle voci che si sovrapponevano le une alle altre. Solo Antonio apprezzava la musica e andava matto per un brano americano degli anni '50: Jingle bell rock, che imitava con un inglese improbabile cadenzando fuori tempo piede destro e sinistro.
“Buon appetito a tutti e buon Natale” augurò Gloria.
Gingobo, gingobo, Gingo du wei.
Gingobo sreng o gingobo srei
Sno aluwei, ghe busce vondei
gost turei, aluwei ciungbei
Gingobo, gingobo....
Cantava e ballava. Non sapeva resistere a quel motivetto di Bobby Helms che ritornava più volte in ogni playlist natalizia.
Gabriele prese con due mani il piatto, lo portò alla bocca e bevve direttamente il brodo, facendone cadere buona parte sulla camicia fresca di bucato, per l'occasione.
“Ma che schifo, sei sempre il solito” commentò Linda.
“Voglio il mascarpone. Voglio il mascarpone. Voglio il mascarpone” sempre Pietro.
“Chi ti ha detto che c'è il mascarpone?” chiese Luciana.
“Linda.”
“Ancora tu!” la fulminò con lo sguardo Luciana. “Comunque c'è prima il secondo.”
“Cosa c'è di secondo? Cosa c'è di secondo? Cosa c'è di secondo? cosa c'è di sec...”
“Niente! Se non stai zitto.”
“Sto zitto.”
“Anch'io voglio sapere cosa c'è di secondo” disse Linda in modo calmo ma deciso.”
“Miiii! Arrosto con patate fritte.”
“Hiiiiiii!”
“Dudududududu!”
“Aish! Aish! Aish!”
C'era chi manifestava il proprio entusiasmo con svariati versi ripetuti e movimenti scomposti.
“Quante patate ci sono a testa? quante patate ci sono a testa? quante patate ci sono a testa?” continuò ansioso Pietro.
“Uff... undici! Sono undici a testa, poi si vedrà.”
“Linda ne mangerà dodici, lo so, lei ne mangia sempre dodici. Ne voglio anch'io dodici, anch'io.”
“Pensa a finire i tortellini.”
Due cucchiaiate di fila ed erano spariti.”
“Fishnischti” borbottò con la bocca piena.
Gingobo, gingobo, Gingo du wei..
“Basta! Puoi stare un po' zitto! Non lo sopporto più. Sempre a cantare questa canzone. E poi non sa neanche una parola.” disse Linda.
Antonio la guardò con uno sguardo poco rassicurante, quello sguardo che aveva già mostrato in altre occasioni quando era andata a finire con l'arrivo dell'ambulanza.
Luciana si precipitò verso Antonio cercando di distoglierlo: “Voglio farti ascoltare una canzone che mi piace tantissimo.”
“Linda, vieni con me che dobbiamo fare un discorsetto” le si rivolse Gloria.
Dlin dlin dlin dlin
Tutto si fermò di colpo. La musica venne stoppata con gran dispiacere di Antonio. Nessuno parlò più. Bloccati nei propri movimenti come in un'istantanea. Un silenzio glaciale regnava nella sala.
“E questo da dove salta fuori?” disse Gloria lentamente scandendo le lettere con lo sguardo puntato verso Marco.
“Nooooo! Noooo! Noooo!” gridò Pietro coprendosi le orecchie.
“Hiiiiiii, hiiiiiii, hiiiiiii” partì Gabriele con un ghigno diabolico.
“Ma non lo avevi buttato?” chiese Luciana rivolgendosi a Gloria.
“Lo avevo chiuso nella cassaforte.”
Marco sorrideva con lo sguardo perso nel vuoto, si portò il campanello vicino al viso e scampanellò di nuovo
Dlin dlin dlin dlin
Carla, assunta da due settimane, impegnata fino a quel momento a imboccare Giuseppe, non capiva cosa stesse succedendo: “Che cos'è quel campanello?”
“Poi ti spiego” rispose Luciana.
“Si è spiaccicato giù. Sponf!”
“Linda! Vai in camera!” la fulminò di nuova Gloria.
Drinnnnnn
“Questo dev'essere Ernesto.”
“Cavolo, ma cosa è successo? Neanche la notte di Natale...” esordì.
Si preparava per il turno di notte. Aveva anticipato un po' per poter festeggiare insieme la cena di Natale. Poi gli cadde l'occhio su Marco che si era ritirato in un angolo con in mano il suo campanello.
Dlin dlin dlin dlin
Gabriele approfittò della distrazione di tutti per fiondarsi nella teglia delle patate fritte e ingurgitarle a due mani fino a quasi ingozzarsi.
“Maledizione!” urlò Luciana. Allontanò il carrello e rifece sedere Gabriele.
Anche Ernesto raggelò al suono della campanella. Era passato un anno esatto.
Marco, non più un ragazzo, da più di vent'anni ospite della casa, aveva ereditato quel piccolo campanello di ottone dal padre, che aveva la sadica abitudine di avvisarlo con lo scampanellio prima di infliggergli una punizione corporale. Per il suo comportamento non consono, a suo dire, verso i modi e le maniere della gente comune. Le frustate con la cinghia erano la cosa peggiore che gli era capitata nella sua già triste infanzia in quel paesino fuori dal mondo del profondo sud.
Alla morte del padre, aveva solo un'unica idea fissa, quella di impossessarsi della campanella. La conservava come una reliquia nella sua custodia di pelle e la metteva in uso svariate volte nel corso della giornata davanti ai volti delle persone a lui vicine. Tutti facevano fatica a sopportare quello scampanellio che penetrava nei timpani, come se avvertissero la sofferenza che rievocava, e Marco quasi perfidamente metteva in moto il tintinnio apposta, nella piccola comunità in cui viveva. A nulla valsero i sequestri per un giorno, una settimana, con le vane promesse di non usarlo più. Faceva delle pause che potevano durare svariati giorni, fino ad arrivare a mesi, ma poi ritornava come un incubo. La sera di Natale dell'anno prima, il suo compagno di stanza Fulvio, nell'udire nuovamente quel dlin, aprì la finestra, prese la rincorsa e si lanciò nel vuoto.
Marco era rannicchiato contro la parete. Tutti a fissarlo, immobili, a distanza, in un silenzio irreale. All'improvviso si alzò di scatto e come un fulmine aprì la finestra...
“Nooo!” urlarono tutti all'unisono lanciandosi verso di lui. Ma non riuscirono a fermarlo.
Marco, con tutta la forza che aveva, scagliò la campanella il più lontano possibile, nella macchia di rovi sottostante. E richiuse la finestra.
“Cosa ne dite se passiamo al pandoro col mascarpone?” chiese Gloria. “Dallo sguardo direi che l'idea vi possa piacere. Andate a chiamare Linda.”
Gingobo, gingobo, Gingo du wei.
Gingobo sreng....
Antonio non si era accorto di nulla.
Re: [CN23] La cena di Natale
2Ciao @Kasimiro
“Aspettate! Scottano!” urlò Gloria mentre serviva col mestolo nei piatti di plastica lavabili i tortellini in brodo fumanti.
Gabriele fu l'ultimo a riceverli. Lo conoscevano bene e non avrebbe aspettato neanche se nel piatto ci fosse stata della lava incandescente. Anche Linda aveva la stessa tendenza ma si bloccava all'urlo perentorio di Gloria mentre avvicinava il cucchiaio ricolmo alla bocca aperta.
Giuseppe aspettava per natura. Aspettava sempre. Poteva stare fermo ad aspettare all'infinito se non c'era qualcuno che lo imboccasse. E non era l'unico.
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La scena è alquanto chiara. Come al solito, qualcuno comincia a pizzicare prima degli altri. Ma non è chiaro se si tratti di una famiglia riunita per la cena o altro.
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“Voglio i tortellini. Voglio i tortellini. Voglio i tortellini” perseverava Pietro.
“Ehi! Cos'è sta prepotenza! Si mangia tutti assieme. Quando saremo pronti iniziamo” lo riprese Gloria.
“No! Gabriele mangia sempre prima, mangia sempre prima, sempre prima, sempre prima, sempre pri...”
“Ora no! Sta aspettando anche lui” ribatté Luciana.
“Non è vero! l'ho visto risucchiare con la bocca nel piatto. Guarda che sorrisino...”
“Ma quello è il suo da sempre” continuò Luciana.
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L'ossessione di ripetere di Pietro fa pensare ai capricci di un bambino. Comunque, non pare essere l'unico.
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Gingobo, gingobo, Gingo du wei.
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Si canta come si può
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Gabriele prese con due mani il piatto, lo portò alla bocca e bevve direttamente il brodo, facendone cadere buona parte sulla camicia fresca di bucato, per l'occasione.
“Ma che schifo, sei sempre il solito” commentò Linda.
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Insomma, attorno al tavolo ci sono tanti personaggi impazienti e indisciplinati. Gloria pare l'unica adulta che cerca di mettere ordine. Ma non si realizza chi sia: un genitore, un parente, la padrona di casa. Su questo vi è mistero.
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“Voglio il mascarpone. Voglio il mascarpone. Voglio il mascarpone” sempre Pietro.
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Mi pare chiaro che Pietro sia il protagonista della storia. Gli dedichi tanto spazio e lo riveli caratterialmente.
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“Chi ti ha detto che c'è il mascarpone?” chiese Luciana.
“Linda.”
“Ancora tu!” la fulminò con lo sguardo Luciana. “Comunque c'è prima il secondo.”
“Cosa c'è di secondo? Cosa c'è di secondo? Cosa c'è di secondo? cosa c'è di sec...”
“Niente! Se non stai zitto.”
“Sto zitto.”
“Anch'io voglio sapere cosa c'è di secondo” disse Linda in modo calmo ma deciso.”
“Miiii! Arrosto con patate fritte.”
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Mi pare la classica cena con tanta confusione e dove i piccoli la fanno da padrone
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“Linda ne mangerà dodici, lo so, lei ne mangia sempre dodici. Ne voglio anch'io dodici, anch'io.”
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Come sanno fare i conti i bambini quando si tratta di dividere!
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Dlin dlin dlin dlin
Tutto si fermò di colpo. La musica venne stoppata con gran dispiacere di Antonio. Nessuno parlò più. Bloccati nei propri movimenti come in un'istantanea. Un silenzio glaciale regnava nella sala.
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Adesso la storia si collega alla traccia: lo scampanellio
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“E questo da dove salta fuori?” disse Gloria lentamente scandendo le lettere con lo sguardo puntato verso Marco.
“Nooooo! Noooo! Noooo!” gridò Pietro coprendosi le orecchie.
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Adesso Marco si contende assieme a Pietro la scena
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Carla, assunta da due settimane, impegnata fino a quel momento a imboccare Giuseppe, non capiva cosa stesse succedendo: “Che cos'è quel campanello?”
“Poi ti spiego” rispose Luciana.
“Si è spiaccicato giù. Sponf!”
“Linda! Vai in camera!” la fulminò di nuova Gloria.
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Qui si comincia a intravedere il thriller
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Drinnnnnn
“Questo dev'essere Ernesto.”
“Cavolo, ma cosa è successo? Neanche la notte di Natale...” esordì.
Si preparava per il turno di notte. Aveva anticipato un po' per poter festeggiare insieme la cena di Natale. Poi gli cadde l'occhio su Marco che si era ritirato in un angolo con in mano il suo campanello.
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Qui vi è un po' di confusione tra i personaggi. A quanto pare il drinnnn non è un dlin dlin. Ci arrivo dopo a capire che qualcuno suona alla porta.
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Marco, non più un ragazzo, da più di vent'anni ospite della casa, aveva ereditato quel piccolo campanello di ottone dal padre, che aveva la sadica abitudine di avvisarlo con lo scampanellio prima di infliggergli una punizione corporale.
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Ecco la spiegazione sulla valenza dello scampanellio cardine della storia. Mi pare che avvenga un po' troppo distante dall'incipit... Hai mostrato tanto e adesso cambi rotta sulla narrazione. Non so! Ma credo che la decisione spettava a te di organizzare la trama.
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La sera di Natale dell'anno prima, il suo compagno di stanza Fulvio, nell'udire nuovamente quel dlin, aprì la finestra, prese la rincorsa e si lanciò nel vuoto.
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Questa parte è senz'altro di effetto. Ma mi domando, ora che si realizza che la storia è ambientata in una struttura protetta di assistenza, se sia possibile che le finestre siano lasciate senza alcuna misura di sicurezza.
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Marco era rannicchiato contro la parete. Tutti a fissarlo, immobili, a distanza, in un silenzio irreale. All'improvviso si alzò di scatto e come un fulmine aprì la finestra...
“Nooo!” urlarono tutti all'unisono lanciandosi verso di lui. Ma non riuscirono a fermarlo.
Marco, con tutta la forza che aveva, scagliò la campanella il più lontano possibile, nella macchia di rovi sottostante. E richiuse la finestra.
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Marco aliena il problema...
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“Cosa ne dite se passiamo al pandoro col mascarpone?” chiese Gloria. “Dallo sguardo direi che l'idea vi possa piacere. Andate a chiamare Linda.”
Gingobo, gingobo, Gingo du wei.
Gingobo sreng....
Antonio non si era accorto di nulla.
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Dopo il caos, quando sembra che la disgrazia del salto nel vuoto si replichi, il ritorno alla normalità. Credo che la scena che hai dipinto sia fin troppo realistica. In certi ambienti, la normalità è questa. Una specie di equilibrio tra follia e normalità, dove il fatto esplosivo sta dietro a ogni fatto scatenante, dato da piccole cose, ma grandi e pesanti allo stesso tempo. Hai rappresentato dipingendola di normalità, la vita di chi vive fuori dalla nostra normalità. Tipico argomento sulla psicologia dei diversi, di cui tanto di piace parlare. Ogni volta è un tuffo nella quotidianità di un mondo parallelo. Ciao e a presto
“Aspettate! Scottano!” urlò Gloria mentre serviva col mestolo nei piatti di plastica lavabili i tortellini in brodo fumanti.
Gabriele fu l'ultimo a riceverli. Lo conoscevano bene e non avrebbe aspettato neanche se nel piatto ci fosse stata della lava incandescente. Anche Linda aveva la stessa tendenza ma si bloccava all'urlo perentorio di Gloria mentre avvicinava il cucchiaio ricolmo alla bocca aperta.
Giuseppe aspettava per natura. Aspettava sempre. Poteva stare fermo ad aspettare all'infinito se non c'era qualcuno che lo imboccasse. E non era l'unico.
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La scena è alquanto chiara. Come al solito, qualcuno comincia a pizzicare prima degli altri. Ma non è chiaro se si tratti di una famiglia riunita per la cena o altro.
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“Voglio i tortellini. Voglio i tortellini. Voglio i tortellini” perseverava Pietro.
“Ehi! Cos'è sta prepotenza! Si mangia tutti assieme. Quando saremo pronti iniziamo” lo riprese Gloria.
“No! Gabriele mangia sempre prima, mangia sempre prima, sempre prima, sempre prima, sempre pri...”
“Ora no! Sta aspettando anche lui” ribatté Luciana.
“Non è vero! l'ho visto risucchiare con la bocca nel piatto. Guarda che sorrisino...”
“Ma quello è il suo da sempre” continuò Luciana.
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L'ossessione di ripetere di Pietro fa pensare ai capricci di un bambino. Comunque, non pare essere l'unico.
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Gingobo, gingobo, Gingo du wei.
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Si canta come si può
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Gabriele prese con due mani il piatto, lo portò alla bocca e bevve direttamente il brodo, facendone cadere buona parte sulla camicia fresca di bucato, per l'occasione.
“Ma che schifo, sei sempre il solito” commentò Linda.
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Insomma, attorno al tavolo ci sono tanti personaggi impazienti e indisciplinati. Gloria pare l'unica adulta che cerca di mettere ordine. Ma non si realizza chi sia: un genitore, un parente, la padrona di casa. Su questo vi è mistero.
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“Voglio il mascarpone. Voglio il mascarpone. Voglio il mascarpone” sempre Pietro.
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Mi pare chiaro che Pietro sia il protagonista della storia. Gli dedichi tanto spazio e lo riveli caratterialmente.
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“Chi ti ha detto che c'è il mascarpone?” chiese Luciana.
“Linda.”
“Ancora tu!” la fulminò con lo sguardo Luciana. “Comunque c'è prima il secondo.”
“Cosa c'è di secondo? Cosa c'è di secondo? Cosa c'è di secondo? cosa c'è di sec...”
“Niente! Se non stai zitto.”
“Sto zitto.”
“Anch'io voglio sapere cosa c'è di secondo” disse Linda in modo calmo ma deciso.”
“Miiii! Arrosto con patate fritte.”
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Mi pare la classica cena con tanta confusione e dove i piccoli la fanno da padrone
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“Linda ne mangerà dodici, lo so, lei ne mangia sempre dodici. Ne voglio anch'io dodici, anch'io.”
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Come sanno fare i conti i bambini quando si tratta di dividere!
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Dlin dlin dlin dlin
Tutto si fermò di colpo. La musica venne stoppata con gran dispiacere di Antonio. Nessuno parlò più. Bloccati nei propri movimenti come in un'istantanea. Un silenzio glaciale regnava nella sala.
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Adesso la storia si collega alla traccia: lo scampanellio
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“E questo da dove salta fuori?” disse Gloria lentamente scandendo le lettere con lo sguardo puntato verso Marco.
“Nooooo! Noooo! Noooo!” gridò Pietro coprendosi le orecchie.
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Adesso Marco si contende assieme a Pietro la scena
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Carla, assunta da due settimane, impegnata fino a quel momento a imboccare Giuseppe, non capiva cosa stesse succedendo: “Che cos'è quel campanello?”
“Poi ti spiego” rispose Luciana.
“Si è spiaccicato giù. Sponf!”
“Linda! Vai in camera!” la fulminò di nuova Gloria.
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Qui si comincia a intravedere il thriller
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Drinnnnnn
“Questo dev'essere Ernesto.”
“Cavolo, ma cosa è successo? Neanche la notte di Natale...” esordì.
Si preparava per il turno di notte. Aveva anticipato un po' per poter festeggiare insieme la cena di Natale. Poi gli cadde l'occhio su Marco che si era ritirato in un angolo con in mano il suo campanello.
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Qui vi è un po' di confusione tra i personaggi. A quanto pare il drinnnn non è un dlin dlin. Ci arrivo dopo a capire che qualcuno suona alla porta.
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Marco, non più un ragazzo, da più di vent'anni ospite della casa, aveva ereditato quel piccolo campanello di ottone dal padre, che aveva la sadica abitudine di avvisarlo con lo scampanellio prima di infliggergli una punizione corporale.
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Ecco la spiegazione sulla valenza dello scampanellio cardine della storia. Mi pare che avvenga un po' troppo distante dall'incipit... Hai mostrato tanto e adesso cambi rotta sulla narrazione. Non so! Ma credo che la decisione spettava a te di organizzare la trama.
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La sera di Natale dell'anno prima, il suo compagno di stanza Fulvio, nell'udire nuovamente quel dlin, aprì la finestra, prese la rincorsa e si lanciò nel vuoto.
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Questa parte è senz'altro di effetto. Ma mi domando, ora che si realizza che la storia è ambientata in una struttura protetta di assistenza, se sia possibile che le finestre siano lasciate senza alcuna misura di sicurezza.
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Marco era rannicchiato contro la parete. Tutti a fissarlo, immobili, a distanza, in un silenzio irreale. All'improvviso si alzò di scatto e come un fulmine aprì la finestra...
“Nooo!” urlarono tutti all'unisono lanciandosi verso di lui. Ma non riuscirono a fermarlo.
Marco, con tutta la forza che aveva, scagliò la campanella il più lontano possibile, nella macchia di rovi sottostante. E richiuse la finestra.
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Marco aliena il problema...
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“Cosa ne dite se passiamo al pandoro col mascarpone?” chiese Gloria. “Dallo sguardo direi che l'idea vi possa piacere. Andate a chiamare Linda.”
Gingobo, gingobo, Gingo du wei.
Gingobo sreng....
Antonio non si era accorto di nulla.
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Dopo il caos, quando sembra che la disgrazia del salto nel vuoto si replichi, il ritorno alla normalità. Credo che la scena che hai dipinto sia fin troppo realistica. In certi ambienti, la normalità è questa. Una specie di equilibrio tra follia e normalità, dove il fatto esplosivo sta dietro a ogni fatto scatenante, dato da piccole cose, ma grandi e pesanti allo stesso tempo. Hai rappresentato dipingendola di normalità, la vita di chi vive fuori dalla nostra normalità. Tipico argomento sulla psicologia dei diversi, di cui tanto di piace parlare. Ogni volta è un tuffo nella quotidianità di un mondo parallelo. Ciao e a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [CN23] La cena di Natale
4Una storia allegra nella sua quotidiana sofferenza. Nella loro normalità di persone meno fortunate, almeno Marco ha sconfitto la sua mania.
Ci sono troppi nomi, troppi eventi che annacquano la trama. Proverei a riscriverla dal punto di vista di uno dei personaggi, da qualcuno che possa ricevere l'evento del suicidio del ragazzo, mostrarlo in prima persona potrebbe dare alla storia uno scatto di qualità... Forse, credo... Chissà?
Io ci proverei, magari se il tuo racconto viene abbinato al tuo e come immagino dovremo scrivere un sequel... Mi piacerebbe.
Ci sono troppi nomi, troppi eventi che annacquano la trama. Proverei a riscriverla dal punto di vista di uno dei personaggi, da qualcuno che possa ricevere l'evento del suicidio del ragazzo, mostrarlo in prima persona potrebbe dare alla storia uno scatto di qualità... Forse, credo... Chissà?
Io ci proverei, magari se il tuo racconto viene abbinato al tuo e come immagino dovremo scrivere un sequel... Mi piacerebbe.
Re: [CN23] La cena di Natale
5Ciao @Kasimiro
Un racconto difficile da interpretare a una prima lettura. Se non avessi saputo che stavo leggendo un thriller non avrei forse capito molto della storia almeno con una sola lettura. Ma ho voluto rileggerla più volte per assaporare l’atmosfera tesa e inquietante che pervade la narrazione.
La difficoltà maggiore l’ho riscontrata nella numerosità dei personaggi e nella mancanza di punti di riferimento che mi facessero immaginare il luogo in cui si svolge la scena. Parte come una cena di famiglia ma si capisce che non si tratta di una famiglia normale. Siamo in un istituto? Sono tutti bambini e ragazzi con problemi di autismo, orfani o abbandonati o affetti da altri disturbi? Alla fine penso sia così, la cena di Natale si svolge in un qualche istituto.
Tra tutti i ragazzini ce n’è uno che possiede un campanello che gli ricorda un passato doloroso. Il campanello, col suo sinistro din din sembra possedere la capacità demoniaca di risvegliare i dolori del passato in chi lo ascolta e renderli talmente insostenibili da provocare gesti autodistruttivi.
È capitato così l’anno prima e forse (dico forse perché non l’ho capito) anche quest’anno. Chi si è spiaccicato giù?
Alla fine il malefico campanello viene lanciato fuori dalla finestra e… sorpresa delle sorprese si perde in una foresta di rovi sottostante. E qui mi scatta di nuovo il trip di sapere in che luogo si svolge la vicenda.
Mi farebbe piacere se tu spiegassi qualcosa al riguardo, se vorrai. Comunque è un racconto che lascia delle sensazioni e l’ho trovato molto originale e inquietante. Bravo.
Un racconto difficile da interpretare a una prima lettura. Se non avessi saputo che stavo leggendo un thriller non avrei forse capito molto della storia almeno con una sola lettura. Ma ho voluto rileggerla più volte per assaporare l’atmosfera tesa e inquietante che pervade la narrazione.
La difficoltà maggiore l’ho riscontrata nella numerosità dei personaggi e nella mancanza di punti di riferimento che mi facessero immaginare il luogo in cui si svolge la scena. Parte come una cena di famiglia ma si capisce che non si tratta di una famiglia normale. Siamo in un istituto? Sono tutti bambini e ragazzi con problemi di autismo, orfani o abbandonati o affetti da altri disturbi? Alla fine penso sia così, la cena di Natale si svolge in un qualche istituto.
Tra tutti i ragazzini ce n’è uno che possiede un campanello che gli ricorda un passato doloroso. Il campanello, col suo sinistro din din sembra possedere la capacità demoniaca di risvegliare i dolori del passato in chi lo ascolta e renderli talmente insostenibili da provocare gesti autodistruttivi.
È capitato così l’anno prima e forse (dico forse perché non l’ho capito) anche quest’anno. Chi si è spiaccicato giù?
Kasimiro ha scritto: lun dic 25, 2023 11:04 pmCarla, assunta da due settimane, impegnata fino a quel momento a imboccare Giuseppe, non capiva cosa stesse succedendo: “Che cos'è quel campanello?”
“Poi ti spiego” rispose Luciana.
“Si è spiaccicato giù. Sponf!”
“Linda! Vai in camera!” la fulminò di nuova Gloria.
Kasimiro ha scritto: lun dic 25, 2023 11:04 pmQuesto dev'essere Ernesto.”Ernesto chi è? Lui è vivo perché suona il campanello ma forse lo suona per avvisare che qualcuno si è “spiaccicato” giù . Oppure è un invitato alla cena ma non capisco che ruolo abbia nella storia.
“Cavolo, ma cosa è successo? Neanche la notte di Natale...” esordì.
Si preparava per il turno di notte. Aveva anticipato un po' per poter festeggiare insieme la cena di Natale. Poi gli cadde l'occhio su Marco che si era ritirato in un angolo con in mano il suo campanello.
Alla fine il malefico campanello viene lanciato fuori dalla finestra e… sorpresa delle sorprese si perde in una foresta di rovi sottostante. E qui mi scatta di nuovo il trip di sapere in che luogo si svolge la vicenda.
Mi farebbe piacere se tu spiegassi qualcosa al riguardo, se vorrai. Comunque è un racconto che lascia delle sensazioni e l’ho trovato molto originale e inquietante. Bravo.
Re: [CN23] La cena di Natale
6Grazie @bestseller2020, @Albascura per i vostri commenti. Terrò presente in fase di revisione.
Ciao @@Monica grazie per le tue osservazioni. Certo, si svolge in una casa dove vivono persone con disagio psico fisico.
La frase "si è spiaccicato giù" viene detta da Linda che è un'ospite. Quando risente il campanello, con freddezza, senza apparenti emozioni, lo collega subito all'evento traumatico di un anno prima. Probabilmente è rimasta colpita e l'associazione è immediata. Mi è capitato di percepire che in diverse persone, anche autistiche, scatta come un collegamento istantaneo tra date-eventi che possono essere insignificanti o avere un forte valore simbolico.
Ernesto è un educatore che suona il campanello per entrare. Si appresta a fare il turno di notte (non possono lasciarli soli, gli operatori si alternano con turni su 24 ore) ma decide di arrivare un po' prima per partecipare alla fine della cena.
C'è un po' di caos nella storia raccontata, in effetti, un pochino era voluto anche per essere in sintonia con il caos della situazione descritta che potrebbe essere verosimile.
Alla prossima
bestseller2020 ha scritto: mar dic 26, 2023 11:09 amQuesta parte è senz'altro di effetto. Ma mi domando, ora che si realizza che la storia è ambientata in una struttura protetta di assistenza, se sia possibile che le finestre siano lasciate senza alcuna misura di sicurezza.Hai ragione, sono spesso protette. Se sono vecchie strutture magari hanno ancora le grate tipo manicomio. Ora credo ci siano dei parapetti o la possibilità di chiuderle a chiave. Ma non dappertutto, evidentemente, visto che ho sentito più di una volta di persone defenestrate.
Ciao @@Monica grazie per le tue osservazioni. Certo, si svolge in una casa dove vivono persone con disagio psico fisico.
La frase "si è spiaccicato giù" viene detta da Linda che è un'ospite. Quando risente il campanello, con freddezza, senza apparenti emozioni, lo collega subito all'evento traumatico di un anno prima. Probabilmente è rimasta colpita e l'associazione è immediata. Mi è capitato di percepire che in diverse persone, anche autistiche, scatta come un collegamento istantaneo tra date-eventi che possono essere insignificanti o avere un forte valore simbolico.
Ernesto è un educatore che suona il campanello per entrare. Si appresta a fare il turno di notte (non possono lasciarli soli, gli operatori si alternano con turni su 24 ore) ma decide di arrivare un po' prima per partecipare alla fine della cena.
C'è un po' di caos nella storia raccontata, in effetti, un pochino era voluto anche per essere in sintonia con il caos della situazione descritta che potrebbe essere verosimile.
Alla prossima
Re: [CN23] La cena di Natale
7Ciao @Kasimiro, è tanto che non leggo un tuo racconto, è un piacere come sempre.
È stata una lettura non semplicissima, ma credo che tu abbia scritto il testo proprio con l'intento di trasmettere il caos di una situazione del genere. Bene, ci sei riuscito senza dubbio.
Comunque la storia a me è arrivata abbastanza chiaramente, con tutti i suoi particolari, come anche il messaggio che intendevi trasmettere. Impossibile non provare soddisfazione per Marco quando finalmente si libera dello strumento di tante sofferenze...
L'unico appunto che ho da fare riguarda (in ambito contest) il genere dichiarato, perché a me non è sembrato di leggere un thriller. Ma è una sciocchezza, probabilmente non c'erano generi dove poterlo meglio inquadrare.
A rileggerti!
È stata una lettura non semplicissima, ma credo che tu abbia scritto il testo proprio con l'intento di trasmettere il caos di una situazione del genere. Bene, ci sei riuscito senza dubbio.
Comunque la storia a me è arrivata abbastanza chiaramente, con tutti i suoi particolari, come anche il messaggio che intendevi trasmettere. Impossibile non provare soddisfazione per Marco quando finalmente si libera dello strumento di tante sofferenze...
L'unico appunto che ho da fare riguarda (in ambito contest) il genere dichiarato, perché a me non è sembrato di leggere un thriller. Ma è una sciocchezza, probabilmente non c'erano generi dove poterlo meglio inquadrare.
A rileggerti!
Re: [CN23] La cena di Natale
8Ciao @Kasimiro
mi è piaciuto molto il tuo racconto, anzi no! non mi è piaciuto per niente (e non sono confusa, ti sto dicendo il vero), poiché l'ho trovato inquietante, poco natalizio e disturbante. Non me lo aspettavo e non c'ero preparata, ma proprio per questo dico che mi è piaciuto e ti riconosco grande bravura per la scelta non facile dell'argomento e per la caoticità che sei riuscito a trasmettere.
Mi hai fatto davvero sentire una operatrice (non un'ospite fortunatamente) all'interno di questa casa famiglia.
Mi hai sorpresa anche nel finale e mi hai fatto dire: finalmente è Natale per tutti.
Grazie per questo racconto e soprattutto per averlo fatto finire così.
Alla prossima.
mi è piaciuto molto il tuo racconto, anzi no! non mi è piaciuto per niente (e non sono confusa, ti sto dicendo il vero), poiché l'ho trovato inquietante, poco natalizio e disturbante. Non me lo aspettavo e non c'ero preparata, ma proprio per questo dico che mi è piaciuto e ti riconosco grande bravura per la scelta non facile dell'argomento e per la caoticità che sei riuscito a trasmettere.
Mi hai fatto davvero sentire una operatrice (non un'ospite fortunatamente) all'interno di questa casa famiglia.
Mi hai sorpresa anche nel finale e mi hai fatto dire: finalmente è Natale per tutti.
Grazie per questo racconto e soprattutto per averlo fatto finire così.
Alla prossima.
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.
Re: [CN23] La cena di Natale
9Grazie @Joyopi
Grazie @paolasenzalai per le tue acute osservazioni.
Ospite della casa come ho erroneamente semplificato anch'io non è proprio il termine appropriato. Ci sono persone che vivono nella casa e altre di passaggio. Gli ospiti in effetti sono gli operatori.
Un mio amico che coordina una casa di questo tipo ci teneva a far presente questa cosa. Nella buchetta delle lettere posta fuori il cancello ha voluto mettere nomi e cognomi dei sedici abitanti della casa. Ottima intuizione non scontata.
E le loro camere sono piene di ogni cosa che appartiene al loro vissuto. Ricordo che un "Ragazzo" aveva centinaia se non migliaia di musicassette che ascoltava con un vecchio registratore; altri, libri, oggetti, pupazzi, insomma ogni cosa di intimo che potremmo avere tutti nella nostra camera. Purtroppo non è sempre così. Ci sono stanze che sono fredde e vuote e odorano solo di disinfettante misto a puzza di escrementi.
A presto.
Joyopi ha scritto: gio dic 28, 2023 4:28 pmL'unico appunto che ho da fare riguarda (in ambito contest) il genere dichiarato, perché a me non è sembrato di leggere un thriller. Ma è una sciocchezza, probabilmente non c'erano generi dove poterlo meglio inquadrare.Hai ragione, come scrivi era quello che si avvicinava di più nella lista.
Grazie @paolasenzalai per le tue acute osservazioni.
Ospite della casa come ho erroneamente semplificato anch'io non è proprio il termine appropriato. Ci sono persone che vivono nella casa e altre di passaggio. Gli ospiti in effetti sono gli operatori.
Un mio amico che coordina una casa di questo tipo ci teneva a far presente questa cosa. Nella buchetta delle lettere posta fuori il cancello ha voluto mettere nomi e cognomi dei sedici abitanti della casa. Ottima intuizione non scontata.
E le loro camere sono piene di ogni cosa che appartiene al loro vissuto. Ricordo che un "Ragazzo" aveva centinaia se non migliaia di musicassette che ascoltava con un vecchio registratore; altri, libri, oggetti, pupazzi, insomma ogni cosa di intimo che potremmo avere tutti nella nostra camera. Purtroppo non è sempre così. Ci sono stanze che sono fredde e vuote e odorano solo di disinfettante misto a puzza di escrementi.
A presto.
Re: [CN23] La cena di Natale
10Ciao @Kasimiro. Arrivo tardi perché non ho molto da dire (e soprattutto da aggiungere agli altri commenti), ma ci tenevo comunque a dirlo.
Apprezzo come riesci a dare voce e rendere vive persone che per molti di noi sono lontanissime dalla quotidianità e dal modo in cui i nostri processi razionali funzionano. Ci mostri il modo in cui parlano, agiscono, si comportano, vivono, senza risparmiarti dettagli, e sempre con rispetto, perché si tratta di persone che possiamo sentire in qualche misura diverse, ma pur sempre persone. E lo specifico perché mi sembra lo si dimentichi troppo facilmente.
Insomma, questo tuo sguardo sull'umanità in generale è quello che apprezzo di più della tua scrittura
Apprezzo come riesci a dare voce e rendere vive persone che per molti di noi sono lontanissime dalla quotidianità e dal modo in cui i nostri processi razionali funzionano. Ci mostri il modo in cui parlano, agiscono, si comportano, vivono, senza risparmiarti dettagli, e sempre con rispetto, perché si tratta di persone che possiamo sentire in qualche misura diverse, ma pur sempre persone. E lo specifico perché mi sembra lo si dimentichi troppo facilmente.
Insomma, questo tuo sguardo sull'umanità in generale è quello che apprezzo di più della tua scrittura