[Lab10] Segreti di versi

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[Lab10] Segreti di versi

- I segreti sono nuvole -

schiacciate sotto l’orizzonte
di chi ne ha paura

oppure
gonfie
d’un alone di nascosta grazia
e pure.

Carlo e Franco erano tra i bambini fortunati  del Condominio Azzurro, nella periferia urbana, a pochi passi dall'aperta campagna, dagli alberi, dalle fattorie con gli alberi da frutta, dal giocare in libertà.
Amici da sempre, anche se diversi sia nel fisico che nel carattere.
Franco era alto e  goffo, complessato e timido, ma con un sorriso aperto che sapeva illuminargli il viso.
Carlo era bello e aitante, sicuro di sé e un po' smargiasso.
Tra gli svaghi del loro gruppo c'era il calcio, e potevano usufruire, il sabato e domenica pomeriggio, del campetto delle Opere parrocchiali. Il curato fungeva da arbitro, ed era bravo nell'insegnare loro il rispetto sia delle regole del gioco che quelle degli uni verso gli altri.
Era così ambito il frequentarlo che le marachelle dei ragazzini, dentro o fuori dal campo, d'intesa coi genitori, costavano loro il saltare un turno di partite per somma di ammonizioni.
Un giorno, Franco ruppe con un sasso lanciato da una fionda una pentola di terracotta sull'uscio del negozio di casalinghi del quartiere.
Dal padrone del coccio era subito andato Carlo, addossandosi la colpa e facendo poi partecipi del guaio i propri genitori.
Poiché Franco, diversamente, avrebbe saltato la partita decisiva per somma di marachelle, mentre Carlo era a zero ammonizioni e voleva bene all'amico, portiere imbattibile e in squadra con lui. 


Nel Condominio c'è anche Greta, detta "principessa azzurra" per il colore degli occhi e la grazia che emana, amica dei due ragazzi, e di cui Carlo si innamora.
Si confida con l'amico Franco, proprio mentre questi sta componendo una delle poesie che rappresentano per lui un hobby, e gli chiede aiuto per scrivere dei versi d'amore per la sua bella.
Franco acconsente, e così sbocciano bei versi, scritti sulla base dei concetti che Carlo vuole evocare alla ragazza e dei pensieri che prova; mano a mano che il tempo passa, gli input e le ispirazioni sono di tutti e due gli amici.
Franco prova a dirgli che sarebbe meglio fosse lui, Carlo, a scrivere per Greta, e in prosa, visto che poeta non è. Ma Carlo ha visto la differenza d'impatto emotivo dello stesso pensiero tradotto da una frase a un verso, e preferisce farle credere che sia tutto farina del suo sacco, con l'assenso di Franco, che ricaccia il sentimento che comincia a provare per l'amica in nome dell'amicizia che lo lega a Carlo.

Carlo e Greta sono ormai una coppia innamorata. Franco avverte un senso di perdita, che sa indipendente dall'amore di Greta, in minima parte dovuto al cambio nel rapporto di amicizia e di vicinanza fra lui e loro. Capisce e sente prepotente il bisogno di cambiare aria, per cercare di colmare un vuoto che è in lui, quando una sera, davanti a un tramonto, si trova a pensare all'infinito:
L'infinito è spazio che precede e segue l'orizzonte. 
" Voglio vedere l'orizzonte dall'altra parte" confida ai suoi familiari la voglia di cambiare visuale sulla vita. Da solo. Si trasferisce da un capo all'altro del Paese, dal sud al nord e lì intraprende un strada culturale e di lavoro, che lo porta a fare studi umanistici, filosofici e teologici, e presta la sua opera nell'azienda agricola di un parente per lungo tempo. 
Conosce la realtà degli emarginati, dei poveri e della solitudine degli affetti, frequentando un religioso "di frontiera", così da lui ribattezzato. "Perché mi chiami così?" gli chiede Padre Biagio un giorno. "Perché ero in cerca del punto dell'Infinito, nell'orizzonte, e adesso mi sento in quel punto di mezzo: è qui il mio orizzonte giusto, in mezzo all'Infinito. Sento che qui oggi è la mia frontiera."

Franco diventa sacerdote, forgiando la sua pastorale sull'aiuto e sull'ascolto di chi lo avvicina, o che lui cerca, tra gli emarginati e i soli.
Cerca di aiutare chi può a diventare autonomo, a imparare un lavoro, a darsi da fare. Gli presenta Dio ma poi li lascia soli con Lui perché la conoscenza del Signore è personale e nessuno te la può imporre, è il pensiero di Don Franco. Il suo mentore diceva sempre: "La religione è come vivi la tua vita in mezzo agli altri.”
E aggiungeva:
“Ognuno ha il suo punto d'incontro con l'infinito. C'è chi passa oltre senza riconoscerlo oppure lo scavalca come un inutile inciampo. In continuo. Ma l'infinito esiste inalterato: ce l'abbiamo sempre davanti al nostro orizzonte, nello spazio che lo precede e in quello che lo segue. Non puoi non farci i conti, prima o poi."

Ogni tanto torna al paese e rivede parenti e amici rimasti.
Un giorno, sapendo del suo arrivo, Carlo e Greta vanno a trovarlo per dargli la bella notizia: vogliono sposarsi e che sia lui, il loro antico amico, a celebrare le nozze.. 

Lui raccomanda loro di svolgere il corso prematrimoniale, come d'uso, e sì, li avrebbe volentieri sposati nella chiesa del paese, d'intesa col parroco.
Intanto, tra amici, rievocano il passato. Greta si rivolge all'amico sacerdote, tenendo per mano il suo Carlo:
"Sai di lui cosa mi ha conquistata, don Franco? Le sue attenzioni e premure, come intuire prima di me che cosa mi servisse: un bacio, un cacciavite, un panino col prosciutto. E poi...  Franco, magari lo sai, so che provavi a scrivere versi anche tu...  La sua sensibilità traspariva dai versi che mi scriveva. Ma lo sai che è proprio bravo? " e guarda sognante il suo lui, che avvampa in volto guardando l'amico.  
Nel mentre, il sacerdote commenta, annuendo: "Io l'ho vista crescere la sua sensibilità; quando si è preso la colpa del mio tiro disastroso con la fionda, o la volta che si è fatto interrogare da volontario a scuola perché se no toccava a me e lui sapeva che non ero preparato. Eccetera eccetera." mentre sorride all'amico che adesso arrossisce di riconoscenza.
" Di certo, Carlo non può scrivere una poesia per le nostre nozze. Ma tu, don Franco, puoi farci il regalo di scrivercene una? Puoi?"

Quella sera, i due amici si vedono al bar-biliardo che frequentavano insieme da giovani, e Carlo confida a Franco: "Perdonami. Non gliel'ho mai detto che le poesie erano tue. Non l'ho fatto la prima volta e la seconda era già troppo tardi."
Franco sorride e ribatte: "Tranquillo. Anch'io, una volta, e l'ho tenuto nascosto a tutti, ho copiato spudoratamente Prévert per impressionare una ragazzina in terza media, quella con la treccia lunga, se te la ricordi. Ho spacciato Questo amore per mio! Quindi vedi che non ti devi colpevolizzare per questo: tu questi versi li hai pensati per lei, io no."

E riguardo la poesia che ti ha chiesto?"
"Di certo non ha sgamato niente. Mi dà l'occasione per farvi un regalo senza spendere soldi" ride Don Franco.
"Niente del genere:  - Abbassatevi stelle, voglio luce... -?"
"Tutt'altro: non temere, non riconoscerà quella mano. Penso di mettere in endecasillabi un saggio teologico che ho letto, Amore e Matrimonio di Dietrich Bonhoeffer."
Viene il giorno delle nozze. Dall'altare, il prete rivolge il suo augurio cristiano e da amico agli sposi, e alla fine aggiunge:
" La sposa mi ha chiesto una poesia per le le loro nozze. Approfitto del luogo e di una platea di parenti e amici testimoni di questa unione d'amore per trasmettere il pensiero cristiano del matrimonio religioso con questi versi":

Il matrimonio è un’investitura
nella sequenza di generazioni:
nell’ufficio divino ha la natura
della coscienza eterna delle unioni.

Come un re non può dirsi che sia tale
senza chinarsi all’incoronazione,
così l’amore vostro, personale,
dichiarate, nella celebrazione,

ch’è un amore inscindibile al destino
davanti a chi, nel mondo, vi conosce,
e agli affetti che avete più vicino;
ch’è un vincolo che Dio vi riconosce.

Quell’amore che oggi si completa
perché tu, Carlo, hai sposato Greta!
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab10] Segreti di versi

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Prima volta che leggo un tuo scritto, e di sicuro non sarà l'ultima. Direi che il tuo nickname è meritato.
Ci sono molte inversioni, nella tua prosa, ed espressioni altamente poetiche. Mi piace la scrittura così ricercata, specie quando funziona bene come la tua.

Poco da dire, per la verità. Ho apprezzato alcuni riferimenti intertestuali, mentre altri li avrò certamente e bellamente mancati, ma la mia cultura è limitata. Della prima metà del racconto mi è piaciuta la dinamica Cyrano-Rossana-Cristiano, per così dire. Ho apprezzato che si sia evoluto poi in qualcosa di diverso.

Ti dirò giusto alcune cose che avrei cambiato, con la mia sensibilità. Sia chiaro, sono dettagli: il testo funziona anche così. Ma siamo qui per confrontarci, dunque... confrontiamoci. :)

La prima è una considerazione di carattere linguistico.
Il tuo racconto fa un uso della lingua tradizionale, e quasi poetico anche al di fuori dei versi che hai incluso. Con quell'uso, parole quali "hobby", "input", "sgamato" stonano un po', soprattutto perché esistono alternative dello stesso registro per le prime due, o colloquiali e adatte al discorso diretto senza essere spudorati neologismi per la terza.

La seconda è una nota che riguarda la chiarezza. Ci sono frasi che, ritmicamente, sono molto "orecchiabili", ma che risultano di difficile comprensione per la loro costruzione. Per esempio:
Poeta Zaza ha scritto: Era così ambito il frequentarlo che le marachelle dei ragazzini, dentro o fuori dal campo, d'intesa coi genitori, costavano loro il saltare un turno di partite per somma di ammonizioni.
Bella, ma estremamente convoluta. Doppio inciso ("dentro ecc.", "d'intesa ecc.") in una consecutiva ("così... che") che a sua volta include una oggettiva ("saltare un turno..."). Il tutto condito da un gran numero di complementi, soprattutto di specificazione ("di... di... di"). A volte è necessario sacrificare qualcosa nel ritmo per una miglior chiarezza, per esempio:
Poeta Zaza ha scritto: Era così ambito frequentarlo che le marachelle dei ragazzini, d'intesa coi genitori, costavano loro un turno di squalifica per somma di ammonizioni.
Ci sono altri due o tre punti nel testo in cui, credo, sia necessario effettuare piccole sforbiciate.

Altro appunto: la promessa.
Per come è iniziato il racconto, sembrava essere la storia di Carlo e Franco. In realtà è più la storia di Franco, perché è l'unico che seguiamo senza soluzione di continuità dall'inizio alla fine.
Essenzialmente, nell'incipit è stata "promessa" la storia di entrambi, perché nel primo paragrafo entrambi hanno lo stesso peso narrativo e sono sullo stesso piano. Però questa promessa non viene mantenuta, e in realtà il racconto si incentra su Franco.
Si tratta di una piccolezza, ma se si riuscisse a dare un peso leggermente maggiore a Franco non si sentirebbe l'effetto della "promessa non mantenuta". Un modo semplice per rimediare sarebbe scrivere il paragrafo dal punto di vista di Franco:
Poeta Zaza ha scritto: Franco era tra i bambini fortunati  del Condominio Azzurro, nella periferia urbana, a pochi passi dall'aperta campagna, dagli alberi, dalle fattorie con gli alberi da frutta, dal giocare in libertà, e Carlo era il suo migliore amico da sempre, anche se erano diversi sia nel fisico che nel carattere.
Basterebbe questa piccola modifica, e improvvisamente la promessa dell'incipit cambierebbe, e nel racconto la manterresti fino al finale.

Infine, piccola nota tipografica: occhio agli spazi quando usi le virgolette nel discorso diretto.

Con quello che ho scritto pare quasi che la mia sia una critica importante, ma ti assicuro che sono solo piccolissimi dettagli.
Il tuo racconto è ben scritto. Sono io che mi dilungo con le mie spiegazioni, anche quando non servirebbe. :P

A rileggerti. :)

Re: [Lab10] Segreti di versi

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@Mid  Grazie!  :)

Tutti i tuoi suggerimenti mi trovano d'accordo e te ne sono grata.
Mid ha scritto: Prima volta che leggo un tuo scritto, e di sicuro non sarà l'ultima. Direi che il tuo nickname è meritato.
Ci sono molte inversioni, nella tua prosa, ed espressioni altamente poetiche. Mi piace la scrittura così ricercata, specie quando funziona bene come la tua.
:arrossire:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab10] Segreti di versi

4
Ciao @Poeta Zaza eccomi qui dopo una settimana rovente.

- I segreti sono nuvole -

schiacciate sotto l’orizzonte
di chi ne ha paura

oppure
gonfie
d’un alone di nascosta grazia
e pure.

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Vedo che hai cercato di dare un significato al termine "segreti".  A qualcuno fanno paura, ad altri fanno dolce compagnia. Un inizio al racconto che si pone come un sentiero al lettore.

Carlo e Franco erano tra i bambini fortunati  del Condominio Azzurro, nella periferia urbana, a pochi passi dall'aperta campagna, dagli alberi, dalle fattorie con gli alberi da frutta, dal giocare in libertà.
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Hai ragione. C'è da ritenersi fortunati aver avuto la possibilità di avere una infanzia in luoghi simili.
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Amici da sempre, anche se diversi sia nel fisico che nel carattere.
Franco era alto e  goffo, complessato e timido, ma con un sorriso aperto che sapeva illuminargli il viso.
Carlo era bello e aitante, sicuro di sé e un po' smargiasso.
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Una storia di amicizia come tante. Due caratteri che si fanno complementari a vicenda. Ciò che manca a uno, lo ha l'altro e viceversa.
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Un giorno, Franco ruppe con un sasso lanciato da una fionda una pentola di terracotta sull'uscio del negozio di casalinghi del quartiere.
Dal padrone del coccio era subito andato Carlo, addossandosi la colpa e facendo poi partecipi del guaio i propri genitori.

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E gli amici veri si coprono a vicenda...
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Nel Condominio c'è anche Greta, detta "principessa azzurra" per il colore degli occhi e la grazia che emana, amica dei due ragazzi, e di cui Carlo si innamora.
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Ecco apparire Greta, il pomo della discordia. Come al solito, una donna sarà l'elemento di divisione di una storica amicizia.
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Franco prova a dirgli che sarebbe meglio fosse lui, Carlo, a scrivere per Greta, e in prosa, visto che poeta non è. Ma Carlo ha visto la differenza d'impatto emotivo dello stesso pensiero tradotto da una frase a un verso, e preferisce farle credere che sia tutto farina del suo sacco, con l'assenso di Franco, che ricaccia il sentimento che comincia a provare per l'amica in nome dell'amicizia che lo lega a Carlo.
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Entrano in gioco i sentimenti per mezzo della poesia. Mi pare un modo alquanto datato per esporre il proprio interesse; anche se immagino l'interesse dell'autrice Zaza a sviscerare la sua passione poetica :D
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" Voglio vedere l'orizzonte dall'altra parte" confida ai suoi familiari la voglia di cambiare visuale sulla vita. Da solo. Si trasferisce da un capo all'altro del Paese, dal sud al nord e lì intraprende un strada culturale e di lavoro, che lo porta a fare studi umanistici, filosofici e teologici, e presta la sua opera nell'azienda agricola di un parente per lungo tempo. 
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Ma perché buttarsi sul filosofico? Poteva diventare un marinaio e girare il mondo! :D
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Franco diventa sacerdote, forgiando la sua pastorale sull'aiuto e sull'ascolto di chi lo avvicina, o che lui cerca, tra gli emarginati e i soli.
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Che brutta fine fai fare a Franco... :P Mi ricorda la fine di molte ragazze deluse dall'amore fattesi suore di clausura...
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Cerca di aiutare chi può a diventare autonomo, a imparare un lavoro, a darsi da fare. Gli presenta Dio ma poi li lascia soli con Lui perché la conoscenza del Signore è personale e nessuno te la può imporre, è il pensiero di Don Franco. Il suo mentore diceva sempre: "La religione è come vivi la tua vita in mezzo agli altri.”
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A parte il mio scherzare di qui sopra, sono sempre disposto ad apprezzare l'opera misericordioso verso il prossimo. Ma per fede devo dire che " Beato il mondo che non ha bisogno di benefattori"..
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Ogni tanto torna al paese e rivede parenti e amici rimasti.
Un giorno, sapendo del suo arrivo, Carlo e Greta vanno a trovarlo per dargli la bella notizia: vogliono sposarsi e che sia lui, il loro antico amico, a celebrare le nozze.. 
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Gli amici di merende si ritrovano dopo tanto tempo. 
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Lui raccomanda loro di svolgere il corso prematrimoniale, come d'uso, e sì, li avrebbe volentieri sposati nella chiesa del paese, d'intesa col parroco.
Intanto, tra amici, rievocano il passato. Greta si rivolge all'amico sacerdote, tenendo per mano il suo Carlo:
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Noto che il loro ritrovarsi è privo di notizie che mi sarei aspettato che i due si scambiassero, tipo: ma una donna l'hai mai avuta? Qualcosa di intimo, come ai vecchi tempi... :(
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"Sai di lui cosa mi ha conquistata, don Franco? Le sue attenzioni e premure, come intuire prima di me che cosa mi servisse: un bacio, un cacciavite, un panino col prosciutto. E poi...  Franco, magari lo sai, so che provavi a scrivere versi anche tu...  La sua sensibilità traspariva dai versi che mi scriveva. Ma lo sai che è proprio bravo? " e guarda sognante il suo lui, che avvampa in volto guardando l'amico.  
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mammamia! Mariangela! Ma questa storia che racconta lei è roba da Ottocento!  :P
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Quella sera, i due amici si vedono al bar-biliardo che frequentavano insieme da giovani, e Carlo confida a Franco: "Perdonami. Non gliel'ho mai detto che le poesie erano tue. Non l'ho fatto la prima volta e la seconda era già troppo tardi."
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Ecco, questo è fare rientrare la storia nel giusto binario, anche se si parla solo delle poesie. Certo, avevi l'esigenza di regolare la vicenda tra i due. Questo mi pare ragionevole.
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Franco sorride e ribatte: "Tranquillo. Anch'io, una volta, e l'ho tenuto nascosto a tutti, ho copiato spudoratamente Prévert 
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Scherzetto poetico.. :P (y)
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"Tutt'altro: non temere, non riconoscerà quella mano. Penso di mettere in endecasillabi un saggio teologico che ho letto, Amore e Matrimonio di Dietrich Bonhoeffer."
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Per i miei gusti è troppo! Cosa mai può interessare a Carlo una questione tecnica di poesia di stampo cattolico? Ripeto che è roba stile ottocento!
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 il pensiero cristiano del matrimonio religioso con questi versi":

Il matrimonio è un’investitura
nella sequenza di generazioni:
nell’ufficio divino ha la natura
della coscienza eterna delle unioni.


Come un re non può dirsi che sia tale
senza chinarsi all’incoronazione,
così l’amore vostro, personale,
dichiarate, nella celebrazione,

ch’è un amore inscindibile al destino
davanti a chi, nel mondo, vi conosce,
e agli affetti che avete più vicino;
ch’è un vincolo che Dio vi riconosce.

Quell’amore che oggi si completa
perché tu, Carlo, hai sposato Greta!

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Cara @Poeta Zaza . Sulla trama credo che hai fatto un buon lavoro. Bella è anche la parte espressiva messa in corsivo. Vorrei chiederti il perché del cambiamento del tempo verbale che hai fatto dopo aver parlato della gioventù di Carlo e Franco. Credo che sarebbe stato utile continuare al passato per tutta la storia. Avresti dato al racconto più valore storico, consegnando questa storia che sa di ottocento, sotto la visione corretta e coerente per percorso narrativo. Il tempo usato al presente distorce l'atmosfera, ti fa fare salti di periodi molto repentini. Ti costringe a fare una telecronaca dei fatti senza il supporto di una voce narrante adeguata. Racconti una storia di altri tempi secondo dei canoni rilegati alla storica cultura cattolica che oramai non esiste più, nei pensieri della gente. Io avrei svecchiato il racconto come metodo per renderlo attuale, o lo avrei inserito nella sua epoca coerente.
Però questo è solo un mio parere frutto dei miei gusti personali. Spero di esserti stato di aiuto. Comunque una bella prova. Ciao e a presto.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab10] Segreti di versi

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bestseller2020 ha scritto: Vorrei chiederti il perché del cambiamento del tempo verbale che hai fatto dopo aver parlato della gioventù di Carlo e Franco. 
In effetti, avrei voluto sentire un parere del nostro @Marcello in proposito. Ho pensato di fare così:
- nel prologo, col tempo passato, ho presentato i due amici da bambini, nel loro ambiente, in un contesto semplice e a contatto con la natura, negli anni sessanta;
- nel prosieguo del racconto, ho preferito usare il tempo presente "progressivo", che sempre presente è ma segue la crescita dei due amici e l'evolversi dei due tipi di amore per i protagonisti.

In questo racconto, @bestseller2020 , la vocazione di Franco non è un ripiego come poteva essere quella di diverse zitelle del novecento: è Fede che ti spinge al servizio del prossimo. Ho pensato a un prete che conosco nel forgiare il suo pensiero, ma ho i miei limiti, lo so.

Come ha detto @Mid , che ringrazio ancora, sono partita dallo spunto di Cyrano de Bergerac:
Mid ha scritto: Della prima metà del racconto mi è piaciuta la dinamica Cyrano-Rossana-Cristiano, per così dire. Ho apprezzato che si sia evoluto poi in qualcosa di diverso.
Ti ringrazio, @bestseller2020 , per le tue osservazioni e per il commento che mi aspettavo: :P   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab10] Segreti di versi

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@Poeta Zaza 

Si è cancellato l'altro commento. Se fosse doppio provvederò o provvederà chi se ne occupa, a cancellarlo.  Il tuo testo è o non è (?) una sorpresa. Sei molto ligia  al dovere e, nella prosa, mantieni le promesse. Mi spiego meglio. I versi ti distinguono e questa rimane una tua caratteristica. Alla ricerca dell'originalità, ti distingui anche nel racconto. Lo stile è il tuo. Chi scrive deve o non deve (?) rappresentare il proprio pensiero. Chi legge avrà la libertà di esprimere il proprio parere in merito a ciò che smuove quel che viene raccontato. Secondo la mia impressione, rifarsi a figure che esistono rende reale la situazione. Il difetto che trovo non è nella forma ma nel contenuto, fuori dal mondo in  cui noi viviamo e lontano dal contesto, esprimi, con il racconto, delle tue opinioni sul matrimonio e l'amicizia, se non stereotipate, utopiche rispetto a quel che è umano e fallibile. Una buona prova!

Re: [Lab10] Segreti di versi

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confusa ha scritto: I versi ti distinguono e questa rimane una tua caratteristica. Alla ricerca dell'originalità, ti distingui anche nel racconto. Lo stile è il tuo. Chi scrive deve o non deve (?) rappresentare il proprio pensiero. Chi legge avrà la libertà di esprimere il proprio parere in merito a ciò che smuove quel che viene raccontato. Secondo la mia impressione, rifarsi a figure che esistono rende reale la situazione. Il difetto che trovo non è nella forma ma nel contenuto, fuori dal mondo in  cui noi viviamo e lontano dal contesto, esprimi, con il racconto, delle tue opinioni sul matrimonio e l'amicizia, se non stereotipate, utopiche rispetto a quel che è umano e fallibile. Una buona prova!
Grazie del tuo commento, @confusa ! :flower:

L'autore non è detto che debba esprimere, con quello che scrive, le sue opinioni, e il suo modo di vedere la vita.
Anzi, dovrebbe porsi super partes rispetto a quello di cui narra.
La sottoscritta ha scritto nei panni di un killer a sangue freddo in un episodio criminale andato a buon fine (per lui). 
In genere comunque, da donna di un'altra epoca, riconosco di privilegiare, nei miei racconti, e di rimarcare,  valori morali e cristiani che sono (o non sono?) superati nel mondo in cui stiamo vivendo ora. E vorrei farti conoscere il mio "Padre Biagio", un amico prete di frontiera, dal carisma e dall'empatia travolgente. Niente di stereotipato in lui: ed è umano e fallibile come me e come te. Ma la sua Fede è una forza vitale che traspare da lui.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [Lab10] Segreti di versi

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@Poeta Zaza ciao. Voglio ribadirti che non è che non mi convince  Franco come prete. La spiritualità, la fede, l'interiorità e l'amore verso il prossimo, sono elementi di tutte le religioni. Ti chiedevo se non sarebbe stato meglio, rompere la tradizione cattolica che vuole il copyright dei buoni sentimenti.
D'altronde siamo scrittori e dobbiamo rendere le nostre storie appetibili. ciao Mariangela.. <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab10] Segreti di versi

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Era così ambito il frequentarlo che le marachelle dei ragazzini, dentro o fuori dal campo, d'intesa coi genitori, costavano loro il saltare un turno di partite per somma di ammonizioni. ha scritto:Circonvoluto e faticoso quanto a sintassi: "loro" sembra riferito ai genitori
scritti sulla base dei concetti che Carlo vuole evocare alla ragazza e dei pensieri che prova; ha scritto:M lasciano perplessa i verbi. Evocare si riferisce   a immagini o sentimenti, i concetti si spiegano, propongono ecc. e si provano sensazioni, impulsi e simili non pensieri
 e presta la sua opera nell'azienda agricola di un parente per lungo tempo. ha scritto:Così è riferito al parente... "E per lungo te presta..."
Ciao cara @Poeta Zaza , ti commento per ultima in quanto "imbarazzata": sono laicissima e assai scarsa quanto a sensibilità poetica. 
Ho quindi trovato  garbata la storia,  in particolare l'amicizia dei ragazzi e il segreto alla Cyrano, sentendomi però in difficoltà quanto agli aspetti etico-religiosi. E anche nei confronti di alcuni giri di frase, per me inusuali.  Ecco alcuni  esempi, credo già commentati.
Ciò chiarito, penso che  il tuo stile sia   fresco e gradevole e la trama semplice e ottimistica;  il finale in rima- -alla mia portata!- mi è piaciuto :flower: .
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [Lab10] Segreti di versi

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Ciao @Poeta Zaza ho letto con attenzione il tuo racconto, ben scritto e ricco di spunti. Mi ha stimolato a fare alcune considerazioni di carattere personale, soggettivo. Quindi prendile con le pinze.
Poeta Zaza ha scritto: Carlo e Franco erano tra i bambini fortunati  del Condominio Azzurro, nella periferia urbana, a pochi passi dall'aperta campagna, dagli alberi, dalle fattorie con gli alberi da frutta, dal giocare in libertà
Alberi si ripete a poca distanza, forse uno dei due si può omettere o sostituire
Poeta Zaza ha scritto: Amici da sempre, anche se diversi sia nel fisico che nel carattere
Da questa frase si deduce che l'amicizia sia più frequente tra persone simili fisicamente e caratterialmente. Io eliminerei “anche se” e inizierei la frase con “Diversi sia nel fisico che...”

Poeta Zaza ha scritto: Tra gli svaghi del loro gruppo c'era il calcio, e potevano usufruire, il sabato e (la) domenica pomeriggio, del campetto delle Opere parrocchiali. Il curato fungeva da arbitro, ed era bravo nell'insegnare loro il rispetto sia delle regole del gioco che quelle degli uni verso gli altri.
    Aggiungerei l'articolo. Se è il rispetto che doveva insegnare il curato, penso che vada scritto “sia quello delle regole del gioco che quello degli uni verso gli altri”.

Poeta Zaza ha scritto: Era così ambito il frequentarlo che le marachelle dei ragazzini, dentro o fuori dal campo, d'intesa coi genitori, costavano loro il saltare un turno di partite per somma di ammonizioni.
Metterei "saltare una partita"

Poeta Zaza ha scritto: Si trasferisce da un capo all'altro del Paese, dal sud al nord e lì intraprende un strada culturale e di lavoro, che lo porta a fare studi umanistici, filosofici e teologici, e presta la sua opera nell'azienda agricola di un parente per lungo tempo. 
    Sostituirei semplicemente con “Intraprende un percorso che lo porta a fare studi... (gusto personale)

Poeta Zaza ha scritto: Franco diventa sacerdote, forgiando la sua pastorale sull'aiuto e sull'ascolto di chi lo avvicina, o che lui cerca, tra gli emarginati e i soli.
Cerca di aiutare chi può a diventare autonomo, a imparare un lavoro, a darsi da fare.
E chi non può? Non lo so, forse eliminerei quel “chi può” (crea una sorta di selezione) per poter dare l'opportunità a tutti. Mi sembrano delle azioni troppo precipitose da realizzare nell'immediato. Immagino (sempre parere personale) che la prima cosa di cui ha bisogno una persona sola ed emarginata sia il calore umano, fondamentale. Poi un pasto caldo, un letto, una casa di accoglienza. Diventare autonomi credo che sia l'ultima anello di un percorso di rinascita. Più che aiutare a imparare un lavoro (che sembra quasi presuppore un prete tuttofare) sostituirei con aiutare a trovare la propria strada o a indirizzarli verso un lavoro che possa aiutarli a raggiungere l'autonomia.

Poeta Zaza ha scritto: Gli presenta Dio ma poi li lascia soli con Lui perché la conoscenza del Signore è personale e nessuno te la può imporre, è il pensiero di Don Franco.
Questa frase non mi convince, non capisco pienamente il senso: è ovvio che la fede non te la può imporre nessuno (a parte in alcuni periodi dei secoli passati) Mi sembra che presenti anche una sottile contraddizione. Provo a spiegarmi. Siamo nella sfera concettuale. Io presento qualcosa in cui credo fermamente. La mia esposizione non può essere imparziale, ma valorizzerà i concetti in cui credo. Quindi io sto influenzando la persona che ho di fronte rispetto al mio credo. Poi però dico che la conoscenza è personale e che nessuno te la può imporre. Incosciamente o non io però la sto imponendo, nel senso che non gli dò alternative a quel concetto in cui credo. Non so se mi sono spiegato.

Potrei suggerire di modificarla così: “Gli presenta Dio ma poi li lascia soli con lui perché ognuno possa approfondire la conoscenza del Signore liberamente.”

Un'altra considerazione da fare, secondo me, è che molte delle persone emarginate sono straniere, di diverse culture e religioni. Metterle subito di fronte al “Signore” e poi lasciarli soli con “Lui” non so quanto possa attecchire su chi ha dei bisogni di prima necessità. Mi sembra un'elaborazione pretenziosa. Non dico che non possa essere importante la fede ma credo che bisogna avere la sensibilità di far avvicinare la persona gradualmente, accompagnarla. (ho frequentato una struttura di accoglienza religiosa nella città in cui vivo, che è considerata un'istituzione).
Mi hai fatto venire in mente un episodio del passato quando una sera una persona che conoscevo da poco mi fece una sorpresa e mi portò a un ritrovo di buddhisti in casa. Mi diedero un libretto e mi dissero di seguire gli altri in una sorta di mantra in giapponese sostenendo che poi mi sarei sentito meglio.

Poeta Zaza ha scritto: “Ognuno ha il suo punto d'incontro con l'infinito. C'è chi passa oltre senza riconoscerlo oppure lo scavalca come un inutile inciampo. In continuo. Ma l'infinito esiste inalterato: ce l'abbiamo sempre davanti al nostro orizzonte, nello spazio che lo precede e in quello che lo segue. Non puoi non farci i conti, prima o poi."
Bello questo passaggio. molto profondo.

Poeta Zaza ha scritto: "Sai di lui cosa mi ha conquistata, don Franco?
Qui don è in minuscolo, poco sopra in maiuscolo.

A parte qualche mia divagazione (non so se opportuna) riguardo alcuni passaggi che non mi convincevano, trovo questo racconto ricco di spunti, citazioni, con una scrittura ricercata apprezzabile. Bella l'idea sul segreto. Da quando Don Franco ritorna al paese fino alla fine, trovo la scrittura scorrevole e piacevole. Anche la poesia finale.
Ciao a presto.

Re: [Lab10] Segreti di versi

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sefora ha scritto: Ho quindi trovato  garbata la storia,  in particolare l'amicizia dei ragazzi e il segreto alla Cyrano, sentendomi però in difficoltà quanto agli aspetti etico-religiosi. E anche nei confronti di alcuni giri di frase, per me inusuali.  Ecco alcuni  esempi, credo già commentati.
Ciò chiarito, penso che  il tuo stile sia   fresco e gradevole e la trama semplice e ottimistica;  il finale in rima- -alla mia portata!- mi è piaciuto :flower: .
Ti sono grata per gli utili appunti e suggerimenti di scrittura che mi hai fatto. 
Lieta del tuo passaggio e delle note sul mio testo! Grazie a te, @sefora ! :rosa:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab10] Segreti di versi

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Caro @Kasimiro  grazie!  :)

Per cominciare, ti ringrazio della lettura accurata e devo dire che tutti i consigli e le correzioni mi trovano d'accordo!  :si:

Riconosco di essere stata frettolosa sulla missione di don Franco tra le persone bisognose, cui nel mio pensiero don Franco dava pane, un rifugio, insegnava a leggere e scrivere ecc., ossia le prime necessità, e poi l'indirizzarli a un lavoro. Nel mentre, gli presentava  Dio, sì, ma senza imporlo, assolutamente. 
Kasimiro ha scritto: mar ott 10, 2023 5:53 pmE chi non può? Non lo so, forse eliminerei quel “chi può” (crea una sorta di selezione) per poter dare l'opportunità a tutti. Mi sembrano delle azioni troppo precipitose da realizzare nell'immediato. Immagino (sempre parere personale) che la prima cosa di cui ha bisogno una persona sola ed emarginata sia il calore umano, fondamentale. Poi un pasto caldo, un letto, una casa di accoglienza. Diventare autonomi credo che sia l'ultima anello di un percorso di rinascita. Più che aiutare a imparare un lavoro (che sembra quasi presuppore un prete tuttofare) sostituirei con aiutare a trovare la propria strada o a indirizzarli verso un lavoro che possa aiutarli a raggiungere l'autonomia.
Condivido in toto e, ripeto, devo essere stata frettolosa (mi sono riletta ed è così) ma volevo dire quello che scrivi qui sopra tu.
Kasimiro ha scritto: mar ott 10, 2023 5:53 pmQuesta frase non mi convince, non capisco pienamente il senso: è ovvio che la fede non te la può imporre nessuno (a parte in alcuni periodi dei secoli passati) Mi sembra che presenti anche una sottile contraddizione. Provo a spiegarmi. Siamo nella sfera concettuale. Io presento qualcosa in cui credo fermamente. La mia esposizione non può essere imparziale, ma valorizzerà i concetti in cui credo. Quindi io sto influenzando la persona che ho di fronte rispetto al mio credo. Poi però dico che la conoscenza è personale e che nessuno te la può imporre. Incosciamente o non io però la sto imponendo, nel senso che non gli dò alternative a quel concetto in cui credo. Non so se mi sono spiegato.

Potrei suggerire di modificarla così: “Gli presenta Dio ma poi li lascia soli con lui perché ognuno possa approfondire la conoscenza del Signore liberamente.”
Il senso è quello: mi trovi d'accordo. Grazie.
Kasimiro ha scritto: mar ott 10, 2023 5:53 pmUn'altra considerazione da fare, secondo me, è che molte delle persone emarginate sono straniere, di diverse culture e religioni. Metterle subito di fronte al “Signore” e poi lasciarli soli con “Lui” non so quanto possa attecchire su chi ha dei bisogni di prima necessità. Mi sembra un'elaborazione pretenziosa. Non dico che non possa essere importante la fede ma credo che bisogna avere la sensibilità di far avvicinare la persona gradualmente, accompagnarla.
"Metterle subito di fronte al "Signore"? Noooooooo, non era quello che pensavo di avere trasmesso!
Kasimiro ha scritto: mar ott 10, 2023 5:53 pmA parte qualche mia divagazione (non so se opportuna) riguardo alcuni passaggi che non mi convincevano, trovo questo racconto ricco di spunti, citazioni, con una scrittura ricercata apprezzabile. Bella l'idea sul segreto. Da quando Don Franco ritorna al paese fino alla fine, trovo la scrittura scorrevole e piacevole. Anche la poesia finale.
Grazie del succo del tuo giudizio.  :)
Kasimiro ha scritto: mar ott 10, 2023 5:53 pmCiao a presto.
Se puoi, a domenica 15 per il MI!  :libro:



Grazie del tuo utilissimo passaggio, @Kasimiro  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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