[MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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...di quando persi il naso e non feci un dramma.

Buio. Un minuto di silenzio, poi l’occhio di bue illumina il sipario. Io dietro, mi concentro sugli esercizi di respirazione, le parole, il costume da Tonio/Taddeo, il trucco; tutto perfetto, tranne il caldo che avverto dentro il vestito imbottito di gommapiuma. Una goccia di sudore scivola dalla fronte sullo spazio fra gli occhi, devia sul lato destro del naso e s’infila nello spazio tra la gomma e la pelle infarinata del viso. Mi solletica la narice. Immagino il rigagnolo scuro sulla mia faccia, il percorso tragico di una valanga di montagna che spinge a valle ogni cosa. Cerco di pensare solo alla musica bassa che, in un crescendo moderato spinge al primo passo verso l’apertura centrale del telone.
Il prurito diventa quasi insopportabile, sento che sta per cedere, avrei dovuto mettere un elastico o qualcosa che lo tenesse ben fermo. La musica, intanto, è al momento in cui devo passare attraverso l’apertura della tenda, ora.
Sono illuminato, una stella in mezzo all’oscurità. Non vedo nulla oltre la mia ombra e il disegno luminoso che il tecnico delle luci ha regolato su di me. Mi sforzo di non pensare al calore e al sudore, faccio una grande fatica, apro la bocca e comincia il canto.

Si può? Si può?
Signore! Signori!
Scusatemi Se da sol mi presento. Io sono il Prologo

Ecco, la pallina rossa rimbalza ai miei piedi e rotola piano sulle assi del palcoscenico, verso il buio; istintivamente, sulla nota alta, mi tocco dove poco prima l’avevo piazzato, nessun dubbio: ho perso il mio naso.
Eppure era il mio naso! Osservo. Era nel medesimo posto, dove lo metto sempre, lo stesso colore, materiale, ma non uguale la taglia. Oppure la faccia, è la mia faccia ha perso del grasso in questi ultimi giorni di prove stressanti? Vorrei toccarmi, fremo al desiderio di indagare i lineamenti e scoprire se sono ancora io o se è lui a non essere lo stesso naso. Senza perdere il filo canto, intanto ripercorro con la mente ogni movimento che ho fatto prima di andare in scena.

Poiché in iscena ancor
Le antiche maschere mette l’autore,
In parte ei vuol riprendere
Le vecchie usanze, e a voi
Di nuovo inviami.

Continuo a pensare a quel maledetto pezzetto di plastica, mi distrae il pensiaro e mi assilla. più delle parole da ricordare o delle espressioni musicali da interpretare. 
Faccio un breve passo: costringo il tecnico a seguirmi là, dove è rotolata la piccola protuberanza posticcia. Non basta, non la vedo, e io vorrei fuggire. Se non fosse per queste scarpe lunghe cinquanta centimetri e questa gommapiuma ingombrante, scapperei, oppure mi chinerei a raccogliere l’oggetto che si è defilato dalla scena lasciandomi orfano del mio personaggio. Davanti a me, un muro nero di occhi mi scrutano e aspettano che la mia voce s’involi sulle note più gradevoli. Io non li vedo ma so che sono lì e mi sento giudicato; faccio ancora due passi, la luce tonda mi segue e finalmente lo vedo. Il naso rosso è lì, sul limite della circonferenza illuminata. Tremo di rabbia e vorrei farlo sparire per sempre dalla mia vista, allo stesso tempo, vorrei prenderlo e stringerlo tra le dita, testarne il materiale, fargli pagare il fatto di non essere rimasto al suo posto, Trucidarlo sarebbe il minimo per un tale affronto. Al pubblico sembrerà che io stia recitando, ma ho lacrime vere all’orlo delle mie ciglia.

Ma non per dirvi come pria
“Le lacrime che noi versiam son false!
Degli spasimi e dei nostri martir
Non allarmatevi!” No. No.
L’autore ha cercato invece pingervi
Uno squarcio di vita.
Egli ha per massima sol che l’artista
È un uom, e che per gli uomini
Scrivere ei deve.
Ed al vero ispiravasi.

E se nello stesso posto dove il mio naso alloggia quando smetto gli abiti di Tonio/Taddeo ci fosse stato un altro naso? Quello non sarebbe il mio naso! Ma come, un naso può andarsene in giro per lasciarsi pigliare per sbaglio? Solo io e lei, Nedda/Colombina, che del camerino condiviso facciamo unico ripostiglio, sala trucco e, a volte, alcova che vede fiori, scintille, lampi e nubi del nostro amore da anni collaudato, possiamo sapere a chi appartiene una cosa o l’altra, e non ci si sbaglia mai, perché la femmina ha spazi grandi e disordinati dove io, in angusti ricettacoli, di lei avanzati, tengo in ordine anche il mio più piccolo oggetto. E in verità lei non possiede nasi finti!
Eppure il sudore, il caldo, e la gomma rossa e lucida non hanno mai sortito quest’effetto, tutto è sempre rimasto ben saldo!
Mi tengo anch’io, ancora le note son poche, incalzanti. Resisto dal chinarmi a raccoglier quel naso farabutto, non oso pensare a chi appartenga, ma nel formulare tale possibilità, ho appena steccato la strofa intera; il Leoncavallo avrebbe tirato giù l’ira di Dio se mi avesse ascoltato. Cribbio! Il naso, ognuno lo tenga, dove deve stare.

Un nido di memorie in fondo all’anima
Cantava un giorno, ed ei con vere lacrime
Scrisse, e i singhiozzi il tempo gli battevano!
Dunque, vedrete amar sì come s’amano
Gli esseri umani, vedrete dell’odio
I tristi frutti. Del dolor gli spasimi,

Non resisto e, nel pronunciar tali parole interpreto: dolore e spasimi e mi chino a tutto rischio; ballonzola, pericolose curve strozzate ai fianchi, la pancia di scena preme sui punti deboli sul vestito che cedono di schianto. Allungo le dita allo spasimo, lo afferro e nel tornare dritto perdo il canto.
Ma l’orchestra mi raggiunge: riprendo a cantare quando, tra gli attori ormai introdotti, alcuni, fuori tempo accelerano il passo, e vedo Canio senza il suo naso da pagliaccio.

Urli di rabbia, udrete, e risa ciniche!
E voi, piuttosto che le nostre povere
Gabbane d’istrioni, le nostr’anime
Considerate, poiché siam uomini
Di carne e d’ossa, e che di quest’orfano
Mondo al pari di voi spiriamo
l’aere! Il concetto vi dissi.
Or ascoltate Com’egli è svolto.

Mi avvicino, senza prestar più attenzione né agli sguardi né al copione, Canio, basito, ricambia l’occhiata truce mentre gli ficco il posticcio sull’originale. Lo stesso faccio con la canzone, alla quale aggiungo poche parole:

Sono il prologo e tutto mi è concesso
Non posso andar avanti ormai.
Ma adesso, per Il naso di Canio, Traditor beffardo
Stavolta non può finir che doppiamente male.
Un bell’inchino qui ci vuole e vado, a modo mio, a terminare la canzone.
Andate! Voi che potete, Incominciate!
E a questo punto vado via
Che più di recitare l’aver scoperto il fatto
Mi allieta e mi rende soddisfatto.
Capisco che per capire il dramma di perdere il naso e non farne  una tragedia, bisogna conoscere l'opera I Pagliacci del Leoncavallo, però, spero che non faccia troppo schifo anche senza.
 

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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ciao Alba (non ho la minima idea di come si tagghi)
Non conosco l'opera i pagliacci del Leoncavallo ma non credo abbia minato troppo la lettura
Alba359 ha scritto: Buio. Un minuto di silenzio, poi l’occhio di bue illumina il sipario
All'inizio Un minuto di silenzio mi sembrava superfluo, poi ho capito
Alba359 ha scritto: Una goccia di sudore scivola dalla fronte sullo spazio fra gli occhi, devia sul lato destro del naso e s’infila nello spazio tra la gomma e la pelle infarinata del viso. Mi solletica la narice. Immagino il rigagnolo scuro sulla mia faccia, il percorso tragico di una valanga di montagna che spinge a valle ogni cosa.
Una goccia di sudore sulla fronte scivola tra gli occhi, poi devia lungo il naso (in questo caso tautologico è l'esplicitare il lato, non mi serve)
Ben riuscito il periodo dopo
Alba359 ha scritto: il pensiaro
pensiero
Alba359 ha scritto: . più delle
Più
Alba359 ha scritto: Quello non sarebbe il mio naso! Ma come, un naso può andarsene in giro per lasciarsi pigliare per sbaglio? Solo io e lei, Nedda/Colombina, che del camerino condiviso facciamo unico ripostiglio, sala trucco e, a volte, alcova che vede fiori, scintille, lampi e nubi del nostro amore da anni collaudato, possiamo sapere a chi appartiene una cosa o l’altra, e non ci si sbaglia mai, perché la femmina ha spazi grandi e disordinati dove io, in angusti ricettacoli, di lei avanzati, tengo in ordine anche il mio più piccolo oggetto. E in verità lei non possiede nasi finti!
bel passaggio, musicale. Poche righe per descrivere un rapporto che pare consolidato
Alba359 ha scritto: Mi avvicino, senza prestar più attenzione né agli sguardi né al copione, Canio, basito, ricambia l’occhiata truce mentre gli ficco il posticcio sull’originale. Lo stesso faccio con la canzone, alla quale aggiungo poche parole:

Sono il prologo e tutto mi è concesso
Non posso andar avanti ormai.
Ma adesso, per Il naso di Canio, Traditor beffardo
Stavolta non può finir che doppiamente male.
Un bell’inchino qui ci vuole e vado, a modo mio, a terminare la canzone.
Andate! Voi che potete, Incominciate!
E a questo punto vado via
Che più di recitare l’aver scoperto il fatto
Mi allieta e mi rende soddisfatto.
Il finale sembra chiudere un'allegoria che credo di non aver colto del tutto.
Il protagonista alla fine recita:
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Mi avvicino, senza prestar più attenzione né agli sguardi né al copione[/font]
Sembra di entrare nel meta racconto ma continua a parlare con Canio.
Se è vero che ti sei ispirata ad un'opera esistente non puoi, come hai ribadito sotto spoiler, pretendere che il lettore la conosca.
Detto questo, Il racconto funziona a tratti, è ben scritto in alcuni ma criptico in troppi. Il naso che il protagonista si contende alla fine con Canio sembra solo un Macguffin, in che modo l'aver scoperto il fatto lo renda soddisfatto mi sfugge, ma credo siano solo sfumature che non colgo.
Ciao e buona serata.
Barone sbracato che non chiede dazio né gabella.

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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@Alba359 ciao.

Premetto che non conosco l’opera per cui ho letto senza alcun pregiudizio. 
Un clown privato del proprio naso proprio quando tutta l’attenzione del pubblico è su di lui... potrebbe sembrare un dettaglio insignificante, ma non è affatto così. È come perdere la propria identità. È per un attore, di questo si tratta, è il massimo del disagio e tu hai saputo rendere molto efficacemente questa situazione.
Una volta un mio amico perse i propri baffi posticci durante una rappresentazione. Difficile interpretare il führer senza quel dettaglio... 
ma i grandi attori, e i clown lo sono, trovano sempre il modo di cavarsela e anche il tuo risolve brillantemente il disagio.
Un bel racconto che rispetta la traccia. Detto con sincerità avrei asciugato qualche passaggio e anche i riferimenti all’opera sono un po’ troppi per essere apprezzati appieno da un pubblico non sempre sufficientemente edotto (come me, ad esempio)
A leggerci!🌸🤗

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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@Alba359 
Bel racconto, equilibrato e piacevolissimo. Personaggio riuscito e traccia centrata senza troppe nevrosi. Non sono un esperto di opera ma ciò non mi ha tolto nulla nella lettura e devo dire che il colpo di scena finale, se ho capito bene, è una chicca notevole. Brava nel sviarci pensando che il protagonista pensi solo al naso quando in realtà cerca di capire di chi è quel naso fuori posto per scoprire chi è l'amante di Colombina (giusto?).

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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@Alba359
Molto, molto bello! Ottima trovata, narrazione equilibrata ed efficace. Bellissimo colpo di scena.
Qui e là qualche ripetizione, 
Alba359 ha scritto: Una goccia di sudore scivola dalla fronte sullo spazio fra gli occhi, devia sul lato destro del naso e s’infila nello spazio tra la gomma e la pelle infarinata del viso
soggetti mancanti:
Alba359 ha scritto: Il prurito diventa quasi insopportabile, sento che sta per cedere
(il soggetto è il prurito ma non è lui a star per cedere)

ma son bazzecole, di fronte alla compiutezza del racconto.
Complimenti!

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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@Monica ha scritto: un po’ troppi per essere apprezzati appieno da un pubblico non sempre sufficientemente edotto (come me, ad esempio)
 é vero @monica, ma alla fine il collegamento con l'opera non è davvero importante, si perde un pò il nesso sottile del tradimento che si ripete nella realtà, mentre recitano una commedia che finisce in dramma, proprio per un tradimento. Ma lui, il baritono che canta il prologo, cambia la canzone e l'epilogo: la rappresentazione termina perchè lui se ne va.

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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Brutus ha scritto: Brava nel sviarci pensando che il protagonista pensi solo al naso quando in realtà cerca di capire di chi è quel naso fuori posto per scoprire chi è l'amante di Colombina (giusto?).
Giusto, @Brutus  lui se ne rende conto mentre canta e puntiglioso rimugina fino a capire che, se a quello che interpreta Canio, manca il naso sulla scena è certo che è lui che l'ha dimenticato nel suo camerino che condivide con l'attrice che interpreta Nedda /Colombina. Lo sguardo truce di Canio comferma che è colpevole e in quel momento sa di essere stato scoperto. 
Grazie!
L ha scritto: ma son bazzecole, di fronte alla compiutezza del racconto.
Complimenti!
Grazie, @L'illusoillusore  , per i complimenti e per le correzioni.

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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Alba359 ha scritto: Buio. Un minuto di silenzio, poi l’occhio di bue illumina il sipario. Io dietro, mi concentro sugli esercizi di respirazione,
Io, dietro, mi concentro.
oppure 
Io dietro mi concentro
Alba359 ha scritto: che, in un crescendo moderato spinge al primo passo verso l’apertura centrale del telone.
virgola dopo "moderato"
Alba359 ha scritto: Tremo di rabbia e vorrei farlo sparire per sempre dalla mia vista, allo stesso tempo, vorrei prenderlo e stringerlo tra le dita, testarne il materiale, fargli pagare il fatto di non essere rimasto al suo posto, 
meglio punto e virgola dopo "vista"
dopo posto va messo il punto
Alba359 ha scritto: Cribbio! Il naso, ognuno lo tenga, dove deve stare.
quelle due virgole non ci vanno, no.

Alba359 ha scritto: dom apr 11, 2021 6:25 pmMi avvicino, senza prestar più attenzione né agli sguardi né al copione, Canio, basito, ricambia l’occhiata truce mentre gli ficco il posticcio sull’originale. Lo stesso faccio con la canzone, alla quale aggiungo poche parole:
Hai cambiato i ruoli, ma anche qui, nell'opera "rivisitata" de "I Pagliacci", c'è un tradimento che il Baritono del Prologo rielabora mentre canta. C'è un naso posticcio rosso da clown che diventa la prova del tradimento, tutto messo in scena.

Veramente molto originale e fantasiosa la tua interpretazione della traccia, @Alba359  :)

A questo proposito, hai scelto con ironia il titolo, brava!
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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ciao @Alba359 . I tuoi racconti sono sempre ricchi dei colori della scena. Sei sempre originale e vedo che ti impegni a utilizzare le tracce in modo da rappresentare mondi fantastici: io  sono negato per questo aspetto. Quindi brava per l'idea anche se... non ho gradito tanto le parti in corsivo.  :P ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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Alba359 ha scritto: un muro nero di occhi mi scrutano e aspettano
mi scruta e mi aspetta
Alba359 ha scritto: essere rimasto al suo posto, Trucidarlo sarebbe il minimo per un tale affronto
c'è almeno un refuso, che è la maiuscola dopo la virgola, ma anche il verbo trucidare riferito a cosa non credo possa andare

Ciao, @Alba359 , scusa se parto dai refusi senza dire manco ciao, è che li noto leggendo e li appunto.
Secondo me il racconto ci sta. l'idea pure, ma ho l'impressione che vada in calando. Spettacolare il titolo, fantastica la scena iniziale, un po' noioso il ripetere le strofe e il non discostarsi un po' di più dalle premesse iniziali...  
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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Bellissimo racconto, @Alba359, anche se - da figlio degenere di una pianista e cantante lirica - proprio non amo l'opera. Il motivo, a mio avviso, è stata l'eccessiva insistenza nel farmela amare costringendomi alla frequentazione della Scala dove - se non erro negli anni '60, nei nostri posti in prima fila alle spalle del direttore d'orchestra - ho dovuto sorbirmi anche questa rappresentazione dopo il solito preventivo indottrinamento "invasivo".
Per cui ho potuto apprezzare in modo particolare la parte finale del "tuo" prologo baritonale di Tonio / Taddeo.
Per altri motivi conosco anche il nervosismo dietro la scena prima dell'ingresso, e l'hai reso perfettamente.
Unico appunto, non vedo molta attinenza con la maledizione delle piccole cose, oggetto della trama, che ha poco a vedere con l'importante perdita di un naso posticcio.
Per il resto - come già detto - bravissima!
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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@Alba359 questo racconto è molto raffinato, il linguaggio aulico e carezzevole mi ha distratta al punto che mi vergogno a scriverlo, ma certe cose ovvie per alcuni, non le ho proprio colte (naso di Canio, tradimento, lui che se ne va). Sono rimasta sulle superficie del brano, ma terribilmente incantata.
La prima parte mi ha catturata subito e ho cominciato a danzare con la musicalità delle parole, seguendo e vedendo le riflessioni di Taddeo.
Capisco che non è un gran complimento dire a una persona di non aver capito il significato del brano, con tutta la passione che ci mette, ma credimi, l'atmosfera che hai creato è affascinante, si sta sul palco e le peripezie di Taddeo ti tengono incollato. Questo racconto lascia una bella scia dietro di sé, che dura a lungo. Perdona i miei limiti per questa volta :arrossire: <3
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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Ciao @Alba359, ben ritrovata!  :love:
Non avendo presente l’opera non avrei saputo identificare le variazioni del protagonista, ma non mi sono comunque dispiaciuti gli intermezzi. Ho faticato un po’ a identificare l’aspetto dell’amante, forse troppo sottile per una lentona come me  :facepalm:


Comunque inizio col botto, forse reso poi un po’ troppo confuso dalla presenza degli intermezzi. 

Buona prova! ✨

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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Ciao! Un racconto che a me ha fatto pensare a Uno, Nessuno e Centomila con questo protagonista che si interroga su sé stesso e sul suo aspetto fisico nella prima parte. Poi la  narrazione continua e gli intermezzi poetici ci guidano lungo un'opera tetrale molto articolata, certamente complicata dal riferimento ben preciso, ma personalmente non l'ho trovata complicata o inaccessibile! Una buona prova <3

Re: [MI148] ...di quando persi il naso e non feci un dramma

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Edu ha scritto: mer apr 14, 2021 11:48 pmSpettacolare il titolo, fantastica la scena iniziale,
Grazie @Edu  è dal titolo che tutto è incominciato. Mi girava per la testa da giorni... poi ho letto la traccia di @Alberto Tosciri  e via, il resto è venuto da solo.






Macleobond ha scritto: gio apr 15, 2021 9:39 amse non erro negli anni '60, nei nostri posti in prima fila alle spalle del direttore d'orchestra - ho dovuto sorbirmi anche questa rappresentazione dopo il sol
   Figlio ingrato! che fortuna hai avuto :si: @Macleobond 
Macleobond ha scritto: gio apr 15, 2021 9:39 amUnico appunto, non vedo molta attinenza con la maledizione delle piccole cose, oggetto della trama, che ha poco a vedere con l'importante perdita di un naso posticcio.
Io pensavo che in fin dei conti quelli del pubblico fossero concentrati sulla musica e sulla voce del cantante e, molti, il naso neanche lo avranno visto cadere. Il baritono non riesce a dare la priorità alla sua performance. Invece di badare al naso dovrebbe stare attento a non far rimpiangere il prezzo del biglietto. Infatti stona e non finisce la sua parte.

é uno schizzato maniacale ma, grazie a questo, ha scoperto l'altarino.

Sono molto felice che il racconto ti sia piaciuto e ti ringrazio per le parole che hai scritto per me. Ammirevole anche il tuo impegno e la tua attenzione nella qualità di giudice del MI. Grazie.



ElmoInverso ha scritto: gio apr 15, 2021 10:21 amQuesto racconto lascia una bella scia dietro di sé, che dura a lungo. Perdona i miei limiti per questa volta :arrossire:
@ElmoInverso , non hai nulla da farti perdonare! Hai scoperto il mio pallino delle parole che suonano insieme. Cerco sempre  un filo che lega le frasi quando le scrivo.  È una cosa che faccio da sempre: "Nel linguaggio metasemantico le parole non infilano le cose come frecce, ma le sfiorano come piume, o colpi di brezza" ( Fosco Maraini )

Mi avvicino al suo modo di scrivere fanfole e volte  sento che raccontare, a voce o a parole scritte, è come dipingere. La palette usata esula dal significato del soggetto impresso sulla tela, ma imprime sensazioni profonde. Grazie per avermi detto le tue <3 





Scusate se vi ho infilati tutti nello stesso post, ma mi riesce meglio gestire i commenti in questo modo. Imparerò a usare quest'editor prima o poi?
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