[CC23] La serataccia - Cenerentola

Contest di Carnevale - Racconti in maschera

[CC23] La serataccia - Cenerentola

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Traccia n. 4 -  Luce/i
Boa: deve comparire almeno una maschera
Titolo: La serataccia


La serata era stata una vaccata, una di quelle da dimenticare.
Lei lo aveva trascinato in centro, dentro una vecchia chiesa sconsacrata situata a metà di via Dell'Arcivescovado, dove si teneva un concerto di musica medievale, e già quello era stato mettere a dura prova la resistenza delle sue palle.
Si era violentato per tutto il tempo, nel tentativo di trattenere gli sbadigli.
Ci sarebbero voluti due stuzzicadenti infilati tra le palpebre per resistere all’abbiocco.
Dopo il concerto aveva voluto cenare in un ristorante giapponese, ormai in città ne spuntavano come funghi: era un locale aperto da poco di cui si diceva entusiasta.
Lui non conosceva nulla di cucina giapponese, di solito quando caricava una gnocca la portava in pizzeria: la sua preferita era la pizzeria Flegrea, vicino al parco del Valentino.
La prima pizzeria napoletana di Torino, un pezzo di storia: facevano la mitica “Diavola”, una pizza a base di gorgonzola, cipolle rosse e salamino piccante che ti stendeva.
Ma per non fare la figura del “grezzo”, aveva accettato di seguirla e aveva mandato giù tutto quello che gli mettevano davanti, compreso il pesce crudo.
Per confondere quello gli mettevano nel piatto s'ingozzava di “nuvolette di drago”, l'unica cosa che trovava commestibile, perché somigliava alle patatine fritte.
A lui che il pesce faceva schifo anche da cotto, non era rimasto che chiudere gli occhi e ingerire ogni portata, senza quasi masticare o sentirne il gusto.
Era la tecnica che usava anche da bambino, quando sua madre gli propinava un cucchiaio di disgustoso olio di fegato di merluzzo, dal sapore micidiale, sostenendo che lo irrobustiva.
In realtà, anni dopo aveva avuto conferma che quella fosse una delle tante cazzate delle credenze popolari: l’intruglio oltre a fare schifo, non era servito a un tubo: lui era venuto su esile e asciutto come un giunco secco.

Durante la cena aveva chiesto della birra per accompagnare il pasto, naturalmente ne avevano solo di produzione giapponese, non era poi così male, almeno aveva il pregio di confondere il sapore di quello che stava
infilando nello stomaco.
Lei che pasteggiava solo col sakè, lo aveva incenerito con lo sguardo: l'avesse colto a sputare in chiesa sarebbe apparsa meno disgustata.
Si erano conosciuti al negozio di matteriale elettrico dove lui lavorava come commesso: “Renzo ti illumina d'immenso”, c'era scritto sull'insegna a luce intermittente.
Dalla piattina di cavo elettrico, all'interruttore a sensore, al faro fotovoltaico: era un “paradiso di luce in terra” come soleva ripetere il signor Renzo, titolare del magazzino, con spiccate velleità poetiche, a suo dire.
Lei era entrata a chiedere una lampadina a led da sostituire a quella fulminata nella plafoniera del bagno.
Lui l'aveva servita con solerzia, consigliandole il prodotto col miglior rapporto qualità-prezzo, lei gli aveva sorriso con simpatia.
L'aveva trovata carina, mica una roba da sturgo, ma una brunetta dall'aria curata, poi dato che era un po' che non vedeva una topa, decise di chiederle di rivederla.
Lei ci aveva pensato su un po', poi, gli aveva chiesto se gli piaceva la musica.
Lui che aveva tutti i CD di Vasco, rispose prontamente di sì.
Allora lei gli diede il suoo numero di telefono perché la richiamasse, dato che avrebbero potuto andare insieme a un concerto.
Ma non gli aveva detto di che tipo di musica si trattasse: così avevano combinato quell'uscita.
Per l'occasione aveva fatto lavare dentro e fuori la macchina, aveva acquistato dei tappettini nuovi di zecca e cambiato il pendente  dell'Arbre Magique al profumo di pino.
Gli piaceva presentarsi al meglio su tutto il fronte quando portava a cena una ragazza.
Per tutta la sera, prima al concerto e dopo a cena, si era mostrata scostante, quasi imbarazzata, sembrava che si vergognasse di lui.
Forse non era un’impressione, magari si vergognava davvero, già sentiva che la serata non era una di quelle che buttava bene.
Stava al quarto anno di Lettere con indirizzo Storico, per questo si sentiva acculturata e di gusti raffinati: se la tirava come fosse stata allevata con cessi d'oro massiccio in casa.
Ma vaffanculo! E pure lui, coglione a starle dietro.
Per cosa poi? Era mica una modella da copertina di Vague, se le toglievi il trucco, i tacchi e il tubino di Zara, a vederla per strada, manco te la cagavi.
A fine cena, si era bevuto anche una lemonvodka, il caffè lì non lo facevano, inutile chiedere.
Dopo, avevano girato in macchina sentendo musica classica sull'impianto stereo, lei aveva chiesto di mettere su Raduio Rai 3: musica classica a go-go.
Non le era bastato il concerto medievale soporifero.
Si era sorbito la Sinfonia n°7 di Gustav Mahler, cinque movimenti per un'ora e venti di durata.
Il pesce crudo, agonizzante nello stomaco, aveva preso a vivere una seconda esistenza.
Lei aveva reclinato il sedile, le piaceva tenere gli occhi chiusi ascoltando la musica mentre andavano, diceva che la rilassava, era rimasta muta come il pesce mangiato: si e no tre parole durante tutto il percorso.
Avevano fatto il giro panoramico della collina: dal Ponte Isabella fino a Chieri, salite tirate in seconda per i tornanti ripidi di Villa Genero, col motore della Panda che bestemmiava ansimando.
Poi ancora più in su, come rocciatori free climbing fino al colle della Maddalena, con giro sul piazzale sotto l’imponente statua-faro della Vittoria alata.
Grande spettacolo notturno: le luci della città che il fiume rifletteva con lampi argentei.
Lì aveva fermato l'auto, tirati giù i finestrini, aveva acceso una sigaretta per temporeggiare, sperava che con una pausa lei si rilassasse, magari due parole gli venivano.
Lei sempre a occhi chiusi, immersa ad ascoltare quella musica ammosciante.
Si era fatto la barba prima di passare a prenderla, e c'aveva dato giù di dopobarba aromatico, come se piovesse: “Obsession Night”, di Kalvin Klein.
Era rinomato come il dopobarba più sexy sul mercato: praticamente feromoni allo stato puro; ottimoper l'acchiappo, stimolavano i ricettori olfattivi della femmina, facendo scattare l'attrazione sessuale.
Si passò con vigore la mano sulle guance, per scaldare le molecole e rivitalizzare il profumo del prodotto.
Chissà, se la tipa si rianimava, magari ci scappava una pomiciata o uno straccio di pompino.
Lei aprì gli occhi: e arricciò il naso annusando all'intorno.
- Sei tu che hai questo odore? - chiese circospetta.
“Odore”? Ma che stronza! Come osava chiamare “odore” questa essenza da ottanta euro a confezione? Ma da dove cazzo arrivava 'sta sciroccata?
- Sì! E' il mio dopobarba, cosa c'è, non ti piace? - rispose piccato.
Boh? Non saprei è molto forte. Forse ne usi troppo.
“Troppo”? Quando mai è troppo il Kalvin Klein. Ma pensa te, questa...
- No! - rispose secco – ne uso quanto ne serve.
Prese a tirare boccate rabbiose dalla cicca, l'abitacolo si riempì di fumo, nonostante i finestrini calati.
Lei guardava il panorama sotto di loro, aveva un cipiglio tra l'infastidito e l'annoiato.
- Hai del fumo - chiese d'improvviso.
Lui non aveva afferrato: le porse il pacchetto delle Jhon Player Special blu.
- Ma no, che hai capito? Del fumo da rollare.
- Ah? Dello shit. Ok, perché ti fai le canne?
- Sì qualche volta, tu no?
- Sì certo, anch'io. Vabbè! Ne ho un tocco qui in tasca.
- Bene! Che aspetti a tirarlo fuori? Le cartine le hai?
- Sì, nel cassettino del cruscotto.
- Allora sbrigati, che aspetti? E' già tardi, potevi darti una mossa prima.
Cazzo dovevo fare prima? Fanculo! E' tutta la sera che fa la sostenuta e non mi fila di pezza, e ora se ne viene fuori con 'sta frenesia di farsi un cannone?
Era incazzato, ma decise di non recriminare, con calma si mise a confezionare la canna.
L'accesero e iniziarono a passarsela, lui cambiò la frequenza sulla radio, finalmente sintonizzata su una stazione come Dio comandava, stava passando una vecchia canzone degli Stones: “Street of love”, una delle sue preferite.
La voce rauca ed energetica di Mick Jagger vibrava carezzando le casse dell'impianto, l'abitacolo si riempiva di una struggente malinconia notturna.
Lei presa dal fumo non riusciva a tenere gli occhi aperti, lasciandosi cullare dalla musica si era nuovamente rilassata sul sedile.
Trascorsero in questa nuova inerzia una ventina di minuti, a lui il fumo aveva sempre fatto poco effetto: giusto un filo di “planate” e di “fame chimica”, più che altro fumava per una sorta di condivisione amicale, il rito dello spino in compagnia.
Visto che si faceva tardi, decise di passare all'azione, se voleva concludre qualcosa di concreto in quella serata era inutile attendersi da lei l'iniziativa.
Con molta cautela le posò una mano sulla coscia e la tenne lì per vedere se l'altra accettva l'avance.
Visto che non ci fu alcuna reazione si sentì incoraggiato: spostò la mano sotto l'orlo della gonna e la riposizionò nello stesso punto sul tessuto del collant.
Lei pareva dormire: pensò che la cosa non le dispiacesse, quindi la mano divenne carezzevole e prese lentamente a guadagnare centimetri verso l'alto.
Lui iniziava a sentire caldo, il gioco lo stava eccitando, l'altra lo lasciava fare, evidentemente era di quelle che gli piaceva che fosse l'uomo a fare tutto.
Vabbè: “chi tace acconsente” era sempre valido, continuasse pure a fare finta di nulla che intanto lui le avrebbe sfilato i collant e anche le mutandine.
La mano era scivolata con circospezione verso l'elastico alla sommità delle calze: fu solo allora che lei aprì gli occhi, li aveva cerchiati di rosso come avesse pianto, un'espressione spiritata e sorpresa.
- Che cazzo fai?!... - chiese bruscamente.
Lui ebbe un sobbalzo come si fosse trovato al cospetto di una salma improvvisamente tornata in vita.
Che faccio? Nulla. Che devo fare?
Seè! Nulla, e quella mano?
Lui si guardò la mano incriminata confuso e frastornato.
Ma, niente, dai... pensavo...
Che pensavi? Ma che ti credevi, per chi mi hai preso?
Scusa, ho capito male, davvero non volevo.
Sì, sì, non volevi. Va che ho capito che tipo sei.
Calò un silenzio imbarazzato, mestamente lui girò la chiave d'accensione,
quella non era serata, non c'era trippa per gatti, ormai non restava che riportarla a casa e chiuderla lì.
Avevano appena fatto un centinaio di metri che lei profferì con un filo di voce:
- Cazzo! Non mi sento niente bene?
Lui si voltò a guardarla, in effetti nella penombra dell'abitacolo era lampante che avesse il volto di un pallore mortale: era bianca come la maschera di Pierrot che sua madre teneva da soprammobile sulla credenza della sala da pranzo.
- Vedo! Sei proprio pallida - disse lui – cosa ti senti?
- Ho nausea, molta nausea. Sarà il fumo e quello che abbiamo mangiato.
- Ti fa spesso questo effetto il fumo.
- No. Solo qualche volta.
Certo che cone quelle stronzate giapponesi che avevano ingerito, qualche disturbo di digestione fosse plausibile, anche lui sentiva lo sushi piroettare pericolosamente nello stomaco insieme alla birra.
- Vuoi che accosto e ti liberi? - chiese premuroso.
- No. Ora mi pass...
Non fece a tempo a terminare la frase.
Esplose con un ruggito tellurico svuotando l'intera cena tra il parabrezza e il cruscotto della Panda.
Lui restò paralizzato, in stato di schok, incredulo che la cosa fosse successa davvero.
Sperò che fosse un sogno, anzi un incubo, qualcosa da cui liberarsi dandosi dei pizzicotti sugli avambracci, ma il fetore putrido del vomito che gocciolava, filamentoso, sul tappettino nuovo lato passeggero, gli confermò l'inesorabile concretezza della realtà.
Gli partì un bestemmione, rischiò quasi di tirare un dritto sulla tortuosa strada collinare e piantarsi contro un pilone.
Come Dio volle riuscì a recupare un po' di freddezza, accostò l'auto nella prima piazzola che incontrò per capire come rimediare quel disastro.
La ragazza era sbattuta come un cencio, pallida e tremante, l'aiutò a smontare dal mezzo: le resse la testa mentre aveva nuovi conati e cacciava fuori l'anima in forma liquida.
Quando si riebbe non restò che fare una valutazione del danno: il tubino di lei aveva qualche macchia, ma il grosso del problema era l'interno della Panda.
Consumò due confezioni di Klinex, mai aperte, che teneva di scorta nel bagagliaio, per ripulire alla bella e meglio il cruscotto e il parabrezza, il tappettino con il suo contenuto era irrecuperabile: lo abbandonò sulla piazzola.
Quando furono ai piedi della collina si fermò davanti a una fontanella, dove lei si diede una rinfrescata al viso e bagnò un fazzolettino che teneva in borsetta per detergere sommariamente il vestito, lui cercò di lavare come poteva l'interno dell'auto, pensò che avrebbe dovuto riportala il mattino dopo all'autolavaggio e che ci sarebbero servite una decina di confezioni d' Arbre Magique per ripristinare un ambiente biologicamente accettabile all'interno della Panda.
Mentre procedevano verso casa di lei, che si lamentava per l'ora tarda poiché la mattina dopo, aveva sul presto una lezione importante, s'accorse che la spia del carburante fosse in rosso già da un po'.
In effetti si era dimenticato di fare il pieno prima d'iniziare la serata: non pensava di dover fare molti chilometri, ma la cosa gli aveva preso la mano, avevano fatto un casino di giri, e la cosa gli era passata di mente.
Lei abitava al fondo di corso Unione Sovietica, estrema periferia di Torino sud, lui dalla parte opposta della città, comunque era noto che quella macchina consumava pochissimo, per cui di sicuro aveva ancora del buon margine di percorrenza.
La lasciò davanti al portone di casa, lei si dileguò con un ciao frettoloso senza neppure scusarsi di avergli devastato la manica.
Sul ritorno attraversò l'incrocio con via Onorato Vigliani, sull'angolo al semaforo c'era una venere nera in micro short su due gambe che erano colonne d'alabastro, quella era la zona delle lucciole di colore della città.
La ragazza si avvicinò al finestrino: - Bocca e fica, in macchina, cinquanta euro. Andiamo? - era bella come una Naomy Campbell, provò una stretta di magone al cuore.
Pensò che una gnocca così, gli sarebbe costato un terzo di quello che aveva speso tra concerto, cena e lavaggi della macchina.
Avrebbe anche potuto dirle di salire, ma con la macchina in quelle condizioni, con quale coraggio lo avrebbe mai fatto?
Con la morte nel cuore fece un cenno di diniego con la testa: venne il verde, inserì la marcia e ripartì.
Il rifornitore automatico di benzina all'angolo di corso Bramante aveva le insegne spente: per lui fu una scoperta ferale, ci contavo molto per rifornirsi. Oltretutto, non conosceva bene quella parte della città, chissà dove si poteva trovare un altro distributore automatico aperto, all'una di notte in zona.
Decise di andare a venti all'ora, a passo d'uomo, per risparmiare benzina, il rosso della riserva incombeva sempre più fisso e cupo.
Quasi gli veniva da piangere per la depressione da sfiga accumulata.
Avrebbe fatto meglio ad andare al calcetto con quei quattro sfigati d'amici, ne avrebbe ricavato qualche calcio alla tibia o al perone, ci avrebbe zoppicato una settimana, ma avrebbe risparmiato i soldi della cena, della benzina consumata, dei crampi allo stomaco per l'indigestione.
La macchina con qualche singhiozzo e strappo si arrestò a un chilometro dalla stazione di Porta Nuova, non gli rimase che parcheggiarla manualmente sul controviale di corso Turati.
Si avviò a piedi verso la stazione: lì almeno un taxi per tornare a casa lo avrebbe rimediato.
Provava una stanchezza abissale, si sentiva sfinito e puzzolente, il tanfo dell'auto gli era rimasto addosso, avrebbe dovuto mandare in tintoria tutti i vestiti.
Pensò che un chilometro non era poi una grande distanza: in fondo, un metro era copribile con due passi, quindi con duemila passi sarebbe arrivato.
Guardò il cielo sopra di lui, la notte era serena e stellata, tutto sommato era fortunato, poteva stare tranquillo, non c'era rischio che venisse a piovere.

Che serata di merda!... uno, due, tre...

Re: [CC23] La serataccia - Cenerentola

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Ciao Cenerentola
Maschera femminile ma secondo me sei decisamente un uomo.
Per me sei Nightafter...
Comunque complimenti per il tuo racconto ironico e anche un po' cinico, che mi ha strappato più di un sorriso.
Si basa tutto sulla contrapposizione di due personaggi un po' macchiettistici e stereotipati ma perfettamente funzionali al racconto. Se non fossero tali verrebbe meno l'effetto comico.
La studentessa universitaria benestante, che di dà arie da intellettuale raffinata e snob VS il ragazzo lavoratore, molto concreto e un po' sempliciotto sono gli ingredienti perfetti per una serata da incubo che hai descritto benissimo.
Sira ha scritto: lun feb 27, 2023 12:10 aminfilando nello stomaco.
Lei che pasteggiava solo col sakè, lo aveva incenerito con lo sguardo: l'avesse colto a sputare in chiesa sarebbe apparsa meno disgustata.
Ottimo: lei che lo porta in un ristorante pretenzioso e lui che odia il sushi, situazione decisamente verosimile e comica
Sira ha scritto: lun feb 27, 2023 12:10 amHai del fumo - chiese d'improvviso.
Lui non aveva afferrato: le porse il pacchetto delle Jhon Player Special blu.
- Ma no, che hai capito? Del fumo da rollare.
Questi due non hanno nulla in comune ma una canna appiana tutte le differenze. Verissimo!
Sira ha scritto: lun feb 27, 2023 12:10 amPensò che una gnocca così, gli sarebbe costato un terzo di quello che aveva speso tra concerto, cena e lavaggi della macchina.
Un po' trash e poco politically correct (meno male!) le riflessioni sulla prostituta però decisamente crude e realistiche anche queste. E mi hanno fatto sorridere 
Sira ha scritto: lun feb 27, 2023 12:10 amGuardò il cielo sopra di lui, la notte era serena e stellata, tutto sommato era fortunato, poteva stare tranquillo, non c'era rischio che venisse a piovere.
Finale fantozziano perfetto!
Davvero, grazie per il bel racconto, apprezzatissimo!
Ah, la prossima settimana dovrei uscire con un tizio conosciuto su un'app di incontri. Spero che a me vada un po' meglio, ma adesso per colpa tua ho l'ansia. 😂😂😂

Re: [CC23] La serataccia - Cenerentola

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Non provo a indovinare gli autori di nessun racconto, vi conosco ancora troppo poco, ma questo è l'unico che azzardo: @Nightafter:D
Comunque... il tuo racconto mi ha ricordato perché da adolescente e da giovane universitaria avevo "paura" dei ragazzi: era proprio l'idea di essere guardata con quegli occhi, in quel modo, che mi metteva estremamente a disagio. Per cui ecco, grazie per avermelo fatto tornare in mente  :aka:
Scherzi a parte, è scritto benissimo, lucido, divertente e irriverente!

Re: [CC23] La serataccia - Cenerentola

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Su su @Nightafter, mezzanotte è già passata e ti è rimasta solo la scarpetta di cristallo. A immaginarti così, con la scarpetta in mano e il rimasuglio di trucco sul volto, mi scompiscio… 
Un racconto così non può che portare la tua firma. 
Sira ha scritto: lun feb 27, 2023 12:10 amGuardò il cielo sopra di lui, la notte era serena e stellata, tutto sommato era fortunato, poteva stare tranquillo, non c'era rischio che venisse a piovere.
Sottolineo la tua bravura anche nella scelta del finale che è proprio una chicca con la citazione di uno dei film più amati e conosciuti della storia. Immagino il protagonista già fradicio per la pioggia improvvisa. 
La storia di una serataccia che si dipana in modo realistico e divertente. Un ottimo racconto, che te lo dico a fare?

Re: [CC23] La serataccia - Cenerentola

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ciao Cenerentola! Scusa se ti faccio una domanda imbarazzante, ma sin da bambino ero curioso se tu, sotto la tua bellissima veste azzurra, indossavi le mutandine! :asd: :D :asd: :si: Insomma, le metti, si o no?

Scherzi a parte, questa ennesima storia ambientata a Torino o nei circondari, lascia poco spazio a dubbi.
Molto simpatico, ironico e irriverente. Una penna che scorre senza intoppi sino al finale. Il tema luci l'hai trattato a modo tuo.

Ti saluta un piemontese d'adozione. Ci vediamo, ne! (y)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CC23] La serataccia - Cenerentola

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Avendo letto altri tuoi racconti, non avrei mai indovinato l'autore... Il racconto è scorrevole e molto ironico, a tratti divertente, però non sempre l'ironia mi è parsa azzeccata.
Prendo una frase per tutte (solo per spiegarmi):
Sira ha scritto: lun feb 27, 2023 12:10 amMa vaffanculo! E pure lui, coglione a starle dietro.
Per cosa poi? Era mica una modella da copertina di Vague, se le toglievi il trucco, i tacchi e il tubino di Zara, a vederla per strada, manco te la cagavi.
Al di là del Vogue /Vague, refuso, credo, messo apposta per sottolineare la grettezza del protagonista, trasmette l'idea che la comicità del tutto stia più nel fatto che il tizio è tanto disperato da lavare la macchina per una che non è neanche chissà che, e non nel fatto che sia un totale imbranato. Come se solo un buon aspetto fisico giustificasse comportamenti del genere... Non so se ho spiegato bene quel che intendo.
Sira ha scritto: lun feb 27, 2023 12:10 amLa prima pizzeria napoletana di Torino, un pezzo di storia: facevano la mitica “Diavola”, una pizza a base di gorgonzola, cipolle rosse e salamino piccante che ti stendeva.
Ma per non fare la figura del “grezzo”, aveva accettato di seguirla
Qui rende meglio il protagonista: non è la ragazza che ha gusti strani (anche se anch'io sarei per la pizza), ma è lui che si guarda bene dall'esprimere un'opinione, rendendo difficile (almeno per me) simpatizzare con le sue "sventure" successive.
Insomma, non è abbastanza netta la distinzione tra ciò che il protagonista ritiene ridicolo e ciò che il lettore ritiene tale.
Forse il mio lato femminista mi ha portata a parteggiare per lei, nonostante il sushi e il vomito  :lol: Ti lancio una sfida che sarebbe interessante: lo stesso racconto, ma dal punto di vista della tizia...
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: [CC23] La serataccia - Cenerentola

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ScimmiaRossa ha scritto: sab mar 04, 2023 2:36 pm
Ciao Cenerentola
Maschera femminile ma secondo me sei decisamente un uomo.
Per me sei Nightafter...
Comunque complimenti per il tuo racconto ironico e anche un po' cinico, che mi ha strappato più di un sorriso.
Ciao @ScimmiaRossa 

anche tu come molti amici qui hai subito intuito che ci fosse dietro la maschera leggiadra di Cinderella.
Mi viene il dubbio che a smascherami, più che lo stile narrativo, siano i refusi e gli strafalcioni ortografici che riempiono i miei scritti.
Grazie dei complimenti amica mia  <3

Re: [CC23] La serataccia - Cenerentola

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Alba359 ha scritto: sab mar 04, 2023 8:14 pm Racconto decisamente scritto da un uomo! @Nightafter Sei tu?

Ciao, Cenerentola, Hai scritto un racconto divertente e allo stesso tempo del tutto realistico. La tipa con la puzza sotto al naso esiste davvero! Io la conosco, era una mia cliente. 
Ciao @Alba359 
Decisamente ero io  :D
Di tipe con la puzza sotto il naso se ne trovano ovunque, ma anche di uomini rincoglioniti come il mio protagonista non siamo mai sprovvisti.

Grazie dei complimenti amica mia  <3

Re: [CC23] La serataccia - Cenerentola

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Silverwillow ha scritto: mer mar 08, 2023 12:57 am Avendo letto altri tuoi racconti, non avrei mai indovinato l'autore... Il racconto è scorrevole e molto ironico, a tratti divertente, però non sempre l'ironia mi è parsa azzeccata.

Forse il mio lato femminista mi ha portata a parteggiare per lei, nonostante il sushi e il vomito  :lol: Ti lancio una sfida che sarebbe interessante: lo stesso racconto, ma dal punto di vista della tizia...
Ciao @Silverwillow 
ti ringrazio del commento e concordo anche sul fatto che nel racconto i livelli d'ironia non siano sempre coerenti e condivisibili.
Direi che non essendo particolarmente versato nello scrivere cose umoristiche, al punto da farne uno stile narrativo, posso dirti che le mie storie non fanno che descrivere situazioni e personaggi che hanno una certa probabilità d'essere presenti nella realtà e che vivono situazioni in qualche misura plausibili.
Inoltre, non è necessario fate appello al proprio lato femminista per non sentire poca o tanta simpatia per il protagonista del mio racconto.
Non è mai mia intenzione in quello che solitamente scrivo, di presentare personaggi per cui il lettore parteggi convintamente.
Siano uomini o donne, i miei personaggi posseggono sfaccettature della personalità che si rifanno agli uomini e donne che circondano la nostra vita, quindi fatti di aspetti umanamente gradevoli, o buffi, o compatibili, ma anche di grandi bassezze, miserie morali, difetti e comportamenti censurabili.
Un po' come accadeva nei personaggi che incarnavano i vizi e le virtù dell'uomo medio italiano, interpretati magistralmente da Alberto Sordi nella sua sterminata filmografia.
Vi si trovavano personaggi divertenti, pietosi, ma anche delle insopportabili canaglie.
Ovviamente l'esempio è assolutamente indicativo, perché ovviamente imparagonabile ciò che scrivo alla penna magistrale di chi creava le sceneggiature per i film di Sordi.

Grazie di avermi letto e commentato amica mia  <3
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