[H2022R] Cosa sei bwana?

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Traccia Carta n. 12 - La Scure - Giustizia, Punizione, Potere.

Commento: Senza disturbare nessuno

Cosa sei bwana?

Giulio Cesare Nelson era già un uomo di quarantacinque anni quando morì il suo unico figlio maschio, Catone Nelson, come lo aveva chiamato il suo padrone, bwana Alex Nelson.
Bwana Nelson amava imporre personalmente il nome e il suo cognome a tutti gli schiavi della immensa piantagione di cotone ereditata dalla famiglia e andava in chiesa ogni domenica, per ringraziare il suo buon Dio di avergli dato tanta ricchezza e per non averlo fatto nascere nero e schiavo.
Dopo la funzione gli piaceva trattenersi fuori dalla chiesa, vestito di bianco, con un elegante bastone da passeggio, un ampio cappello di paglia, il sorriso da benefattore sotto la barba candida da profeta e parlare con il pastore, con i parrocchiani e le loro famiglie, quasi tutti proprietari di piantagioni di cotone come lui e ricchi commercianti.
Giulio Cesare Nelson aveva appena seppellito suo figlio, poco oltre la porcilaia, il cimitero dei neri, quando mama Orazia, che odorava di cucina e di fuoco venne a dirgli che bwana Nelson voleva parlargli immediatamente.
Giulio Cesare si mise il cappello e andò nel giardino dove bwana stava facendo colazione con i suoi ospiti.
Il sole era cocente, bwana stava comodamente seduto su una poltrona di vimini, sotto una grande quercia davanti a un tavolo con delle bevande fresche, con sua moglie e alcuni amici. Giulio Cesare si fermò a debita distanza sotto il sole, tenendo il cappello in mano e badando bene di essere controvento, affinché la katinga, l’odore della sua pelle, non disturbasse i bianchi. Aveva imparato da subito che i bianchi diventavano irritabili se sentivano l’odore della pelle dei neri. Rimase a testa china osservando a lungo la sua ombra, sentendo i discorsi dei padroni bianchi. Conosceva perfettamente la loro lingua, pur non dandolo a vedere oltre il necessario.
Parlavano di caccia.
― …Al bersaglio grosso, miro sempre al bersaglio grosso… È un peccato rovinare la testa…! ― diceva bwana Nelson.
― Condivido, condivido. I proiettili dello Sharps fanno esplodere la testa e non è possibile imbalsamarla…― rispose bwana George O'Connor, proprietario della piantagione confinante.
― Ma caro… ― disse la signora Nelson sorseggiando il té con limone, ― Sempre a parlare di caccia… Non ti bastano tutte quelle teste di cervo nel salone?
― Voi donne non capite niente di caccia. Fosse per me tappezzerei di teste tutta la casa… Eh…Eh… ― rispose bwana Nelson, facendo l’occhiolino ai suoi amici.
― Anch'io ― intervenne bwana Majo Silver junior ridacchiando a sua volta. ― Ma ho già la sala biliardo strapiena, oltre al salone principale, non saprei proprio dove altro metterle.
― Non avete posto nel vostro villino di caccia dove andate a prepararvi? Alex ne parla sempre con entusiasmo di quella casa nella palude. Lo colpisce che non ha trofei. Io è da un po’ che non vado nel nostro villino di caccia… Alex non mi vuole tra i piedi... ― disse la signora Nelson atteggiando un finto broncio e guardando il marito con aria complice
Gli uomini si scambiarono una rapida occhiata all’osservazione della signora; bwana Nelson accavallò le gambe tossendo, bwana Silver junior tossì a sua volta e affermò ― In effetti il mio villino di caccia non ha trofei…
― Potremmo ovviare con il trofeo della prossima battuta che intendo organizzare domani notte. Che ne dici? Ti regalo volentieri la testa della preda.
― Oh! Sarebbe un onore, Alex!
― Affare fatto! E ti presto Patrickson. Non c’è miglior imbalsamatore di lui in tutto lo stato! Così cominci anche tu a decorare il tuo villino di caccia… Eh… Eh.
Tutti risero e approvarono. Intanto Giulio Cesare aspettava in silenzio sotto il sole a capo chino, con il cappello in mano.
― Ehm… Ah! Ecco Giulio Cesare! Vieni… vieni…
― Comanda, bwana
― Ho deciso di andare a caccia domani notte, che è luna piena! Siete d’accordo signori?
― Daccordissimo!
― Perbacco! Un po’ di movimento!
― Bene! Mi sento in forma! Presentati al signor O'Connor: che anche domani notte c’è da stare svegli per organizzare la caccia. Fatevi dare le torce e i tamburi di battuta e accompagnare lungo il solito tragitto. Dì al signor O'Connor che voglio che tutto funzioni come l’ultima volta! Capito bene? È stato magnifico! Ci siamo divertiti veramente! Quel percorso in discesa dove ha mandato la bestia era fantastico! La sua fuga è stata senza scampo e il divertimento maggiore…Vero amici?
― Caspita!
― Sublime!
― Senza scampo!
― Si, bwana.
Venne la notte programmata; faceva caldo e la luce della luna avvolgeva la campagna circostante. C’era tanto odore di erba, tanta pace. I tre amici si godevano il panorama in sella ai loro cavalli, sorseggiando rum dalle loro fiaschette d’argento e fumando sigari.
― Diavolo d’un O'Connor! Perché non si presenta ancora a rapporto?
I vari guardiani a cavallo, armati di fucile, si passavano la voce cercando il loro capo. Ma O'Connor non si presentava.
― Avrà preso la solita sbornia!
― Ha fatto tutto come hai ordinato, bwana ― disse Giulio Cesare ai margini dei cacciatori, attorniato da un gruppo di schiavi con le torce in mano che facevano luccicare i loro toraci nudi,
― Che ne sai tu?
Giulio Cesare si mise il cappello in mano chinando il capo.
― Riferisco con rispetto bwana Nelson che il signor O'Connor mi ha detto di farti sapere che ha fatto tutto come l’ultima volta. Ti aspetta sotto la grande sequoia al termine della discesa, dove ucciderai l’animale, bwana.
― Lo stesso punto dell’ultima volta?
― Si, bwana.
Bwana Nelson socchiuse gli occhi, sputò e sorrise guardando Giulio Cesare, caracollando per un po’ intorno a lui con il cavallo, sempre guardandolo.
― Oh! Ma bene! Adesso anche i sovrintendenti prendono iniziative! E le mandano a dire dai neri! Ma dove va il mondo? Mi sentirà.
In quel momento dal bosco salì come un lamento, un canto a bocca chiusa, un lungo mormorio continuo unito in sincronia al rullio di tamburi e subito dopo un dipanarsi di torce che scendevano ad arco: si intravedevano in mezzo all’erba alta verso la pianura in lieve declino.
― I battitori si sono mossi! La caccia inizia dunque! Ma sì! In fondo va bene andare sotto la sequoia! Forza Giulio Cesare! Vai anche tu con i tuoi neri! Muovetevi pelandroni!
Bwana Nelson scartò con il cavallo verso i neri, che si dileguarono immediatamente nella notte.
Bwana Nelson e i suoi amici scesero lungo un costone, attraversarono un tratto di pianura delimitato da un ruscello e penetrarono nel bosco, avanzando lentamente verso il suono dei battitori.
I cani urlavano all’impazzata. Alcuni ululavano come lupi sentendo l’odore della preda. Il chiarore della luna si alternava alla luce fugace e cangiante delle torce che illuminavano tratti di vegetazione nera e contorta diradandosi mano a mano che il bosco cedeva il passo a una vallata declinante a imbuto, tappezzata d’erba alta fino alla cintola di un uomo.
Tutto terreno di bwana Alex Nelson, fin dove tramontava il sole.
Non tardarono a scorgere sotto di loro, nella valle illuminata dalla luna, una sorta di solco che avanzava formando una linea irregolare che si apriva la strada in quel mare d’erba come il passaggio di un rivolo d’acqua che scende dalle montagne. Era l’animale in fuga. Stettero un po' a osservare affascinati quella piacevole scena, aspettando che la preda si avvicinasse al termine della valle dove l’ avevano costretta a immettersi, spaventata dalle urla, dai canti e dalle torce dei battitori. L’erba giunse a diradarsi, poteva scorgersi una mezza figura nera, agile e snella, correre all’impazzata senza una direzione fissa. Arretrava, si guardava intorno, cadeva e si rialzava, si fermava e riprendeva a correre . A tratti sembrava scivolare, andando comunque sempre in discesa, verso la grande sequoia.
― E bravo O'Connor. In fondo il suo lavoro lo sa fare bene ― disse bwana Nelson
― Certo!
― Bravissimo!
― Gli perdoniamo di non essere venuto personalmente a riferire per questa volta? Che ne dite?
― Ma sì! È un brav’uomo e un buon diavolo!
― Nonché un ubriacone di prima categoria!
Gli amici annuirono ridendo.
Cominciarono a scendere senza fretta, sparando ogni tanto un colpo in aria, giusto per terrorizzare l’animale, che non aveva scampo in quella specie di discesa a imbuto.
I battitori formavano un muro alle sue spalle e incalzavano con i tamburi e i canti. I cani latravano rabbiosi, tenuti al guinzaglio.
Raramente venivano sguinzagliati perché, avevano sperimentato in precedenza, raggiungevano e uccidevano la preda prima dei cacciatori, togliendo tutto il piacere.
― Strano, non è veloce come gli altri, sembra che faccia fatica ― disse Majo Silver junior.
― Effettivamente ― fece eco George O'Connor, trangugiando una sorsata di rum.
― Non capisco. Corre come se non avesse mai visto l’erba. E cade troppe volte. Si ferma come per farsi notare, è assurdo, e poi scappa a casaccio.
I tre si divisero a ventaglio e cominciarono a sparare nei pressi del bersaglio, giusto per farlo deviare, in attesa che uscisse del tutto dall’erba alta verso il piccolo pianoro dove si ergeva la sequoia secolare, costretto da un’ala di battitori al suo fianco distaccata allo scopo: quella di Giulio Cesare.
Quando avvenne, la preda fu allo scoperto, ombreggiata dai declivi pietrosi della spianata che le impedivano la fuga se non davanti al tratto scoperto verso la sequoia. E dietro aveva i battitori e i cacciatori. Era come fare il tiro al bersaglio. Regolarono con gusto le tacche di mira dei fucili Sharps alla lunga distanza.
Bwana Nelson sapeva che la preda era sua. Gli amici non gli facevano mai lo sgarbo di colpirla per primi, anche perché era lui che organizzava la caccia, procurava le prede e talvolta, come in questo caso, si degnava di regalare a qualcuno di loro la testa da imbalsamare come trofeo.
Loro erano lì per eccitarsi, fare un po’ di sano movimento, congratularsi vicendevolmente e riunirsi a cena nel villino di caccia, dopo aver ammirato Patrickson staccare con maestria la testa della preda per l’imbalsamazione.
Bwana Nelson alzò la tacca di mira per lunghe distanze, mirò, trattenne il fiato, premette il grilletto rilasciando il respiro per non far rinculare il fucile prima del previsto. La preda cadde rotolando.
Ci misero del tempo a raggiungerla, perché i cavalli procedevano circospetti nella discesa. Nel frattempo intorno alla preda caduta si erano radunati i primi battitori e i sorveglianti a formare un cerchio silenzioso.
La figura esile del ragazzo giaceva in mezzo a loro, faccia a terra, le mani legate dietro la schiena. Indossava pantaloni rappezzati e una camicia scura. I capelli lunghi erano bianchi, sporchi di sangue e terra, sparpagliati sull’erba.
― Cosa ha in testa? ― disse Nelson.
― Sono i suoi capelli, bwana ― rispose Giulio Cesare, a stento distinguibile nel buio. Gli altri battitori con le torce si erano discostati da lui formando un cerchio intorno alla scena.
― Erano capelli biondi, ma sono diventati bianchi questa notte. Dalla paura, bwana.
Nelson non capiva. Scese da cavallo.
Un sorvegliante corse trafelato verso di lui.
― Signor Nelson! Signor Nelson! Hanno trovato O'Connor! Fatto a pezzi poco oltre la sequoia!
Nelson si voltò appena alla notizia, sembrava non aver capito. Guardava il ragazzo a terra, guardava i suoi amici, che reggevano le briglia dei cavalli, guardava i sorveglianti, che evitavano il suo sguardo. Guardava i neri. Un battitore porse una bisaccia a Giulio Cesare, che la prese gettando il cappello. Adesso era al centro, davanti a tutti, attorniato dagli altri schiavi che tenevano alte le torce, in silenzio.
― Voltalo! ― disse bwana Nelson, indicando il cadavere.
― Voltalo tu bwana. E’ un tuo diritto. Lo hai ucciso tu.
Nelson non rimase a pensare al fatto che uno dei suoi schiavi gli stesse dando un ordine, la situazione appariva tesa, opprimente. Ficcò la punta dello stivale sotto il petto del ragazzo e lo voltò di scatto. La luna illuminò la faccia di Stefan, il suo unico figlio di sedici anni, la bocca aperta, gli occhi vitrei dal terrore. Le lacrime avevano rigato la sua faccia cosparsa di polvere di carbone e grasso per sembrare nera, le labbra screpolate da urla che nessuno aveva sentito, bagnate di sangue. Nell’esile petto bianco, anche quello cosparso di grasso e carbone, il proiettile in uscita aveva aperto un foro grande come una prugna, che si andava allargando di rosso, il cuore centrato in pieno.
L’urlo di Nelson riecheggiò nel vallone, facendo ululare i cani e scartare i cavalli. Cadde in ginocchio stravolto, inebetito.
― E’ stato un tiro molto buono, bwana. E’ morto subito. Mio figlio era ancora vivo quando il signor Patrickson gli ha tagliato la testa per portarla al villino di caccia per imbalsamarla.
La voce di Giulio Cesare era calma, profonda. Nessuno lo aveva mai sentito parlare così a lungo, così bene nella lingua dei bianchi.
Tirò fuori dalla bisaccia una testa, tenendola dietro la nuca.
― Mio figlio, bwana. È ancora bello, vero? Ho seppellito il suo corpo e ora gli porterò la sua testa. Il signor Patrickson non ha fatto in tempo a imbalsamarla: è stato mangiato dai maiali davanti al nostro cimitero. Mio figlio tu lo avevi chiamato Catone Nelson, ma lui si chiamava Odojnga, il nostro nome africano. Era un ragazzo bellissimo e aveva l’età del tuo, bwana. Avevo solo quello. E gli volevo molto bene, bwana. Era mio figlio.
Giulio Cesare si avvicinò a Nelson, che emetteva un rantolo continuo dalla gola, come un animale ferito a morte, gli occhi vitrei come il figlio. Non riusciva a parlare. Giulio Cesare mise la testa di Odojnga accanto a quella di Stefan.
― Io provo dolore: come un uomo, bwana?
I battitori neri sembravano essere aumentati di numero. Mugolavano un canto a bocca chiusa, ritmato, senza parole. I bianchi a cavallo e a piedi tenevano le mani sui fucili ma non osavano fare nulla. I neri erano troppi, troppo vicini. Qualcuno aveva il machete per disboscare. Molti neri sarebbero morti se avessero fatto fuoco, ma i restanti li avrebbero fatti a pezzi.
Giulio Cesare, si chinò a fianco di Nelson. Sembravano due vecchi amici sotto la luna piena.
― Se io provo dolore vuol dire che sono un uomo anche io? Tu cosa provi, cosa senti adesso? Tu cosa sei bwana?
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Ciao,@Alberto Tosciri.
Ti faccio un bel commentone per postare.
Alberto Tosciri ha scritto: Bwana Nelson amava imporre personalmente
Hai usato un narratore onniscente. È l'autore stesso che che racconta la vicenda quindi non serve l'appellativo Bwana. Lo chiamano così soltanto i neri.
Alberto Tosciri ha scritto: Bwana Nelson amava imporre personalmente il nome e il suo cognome a tutti gli schiavi della immensa piantagione di cotone ereditata dalla famiglia e andava in chiesa ogni domenica, per ringraziare il suo buon Dio di avergli dato tanta ricchezza e per non averlo fatto nascere nero e schiavo.
 Troppe frasi un un periodo. Metterei un punto fermo al posto della e sottolineata.

Alberto Tosciri ha scritto: Dopo la funzione gli piaceva trattenersi fuori dalla chiesa, vestito di bianco, con un elegante bastone da passeggio, un ampio cappello di paglia, il sorriso da benefattore sotto la barba candida da profeta e parlare con il pastore, con i parrocchiani e le loro famiglie, quasi tutti proprietari di piantagioni di cotone come lui e ricchi commercianti.
Anche qui, un punto fermo al posto della virgola sottolineata. Seguono due elenchi che personalmente non trovo funzionali alla storia. Avresti dovuto farci vedere Nelson all'azione: mentre batte il suo bastone sullo stivale, mentre si liscia la barba bianca, mentre si sventola col cappello di paglia e parla amabilmente di affari con i suoi simili. L'elenco è un suggerimento dato dall'autore, in raltà le immagini che scaturiscono sono troppo vaghe.
Alberto Tosciri ha scritto: Giulio Cesare Nelson aveva appena seppellito suo figlio, poco oltre la porcilaia, il cimitero dei neri, quando mama Orazia,
Nel cimitero dei neri


Alberto Tosciri ha scritto: Il sole era cocente, bwana stava comodamente seduto su una poltrona di vimini, sotto una grande quercia davanti a un tavolo con delle bevande fresche, con sua moglie e alcuni amici.
Tutto quello che segue dopo comodamente esprime a sufficenza il concetto. L'avverbio si può evitare.
Alberto Tosciri ha scritto: affinché la katinga, l’odore della sua pelle, non disturbasse i bianchi. Aveva imparato da subito che i bianchi diventavano irritabili se sentivano l’odore della pelle dei neri.
Non serve spiegare cos'è la Katinga, li subito dopo  si capisca che ti riferisci all'odore della pelle
Alberto Tosciri ha scritto: Non avete posto nel vostro villino di caccia dove andate a prepararvi? Alex ne parla sempre con entusiasmo di quella casa nella palude. Lo colpisce che non ha trofei. Io è da un po’ che non vado nel nostro villino di caccia… Alex non mi vuole tra i piedi... ― disse la signora Nelson atteggiando un finto broncio e guardando il marito con aria complice
Che non abbia trofei.

Sembra che il fatto di non avere trofei in quella casa, colpisca Nelson stesso, ma non può essere così. A parlare è la signora Nelson e non capisco quando dice Lo colpisce.
Alberto Tosciri ha scritto: ― Bene! Mi sento in forma! Presentati al signor O'Connor: che anche domani notte c’è da stare svegli per organizzare la caccia.
Digli che...

Alberto Tosciri ha scritto:
Dì al signor O'Connor che voglio che tutto funzioni come l’ultima volta! Capito bene? È stato magnifico! Ci siamo divertiti veramente! Quel percorso in discesa dove ha mandato la bestia era fantastico! La sua fuga è stata senza scampo e il divertimento maggiore…Vero amici?
― Caspita!
― Sublime!
― Senza scampo!
― Si, bwana.
Tutta la parte sottolineata Nelson la pronuncia rivolto a Giulio Cesare? Pensavo che fosse un errore, prima di rivolgersi agli amici e fare commenti sulla battuta di caccia recente avrebbe dovuto congedare lo schiavo. Poi ho pensato che tu lo abbia fatto a posta, per farlo apparire più crudele.

Parlare in quel modo davanti al padre della vittima! della fuga, della preda, del divertimento e sapere che la preda non aveva scampo. Sì, lo hai reso più crudele ma io ci ho ripensato  più tardi, e mi sono persa l'emozione immediata che un racconto dovrebbe provocare. Io ho capito che si trattava di una preda umana quando i cacciatori si stupiscono del comportamento dell'animale. Che si trattave di suo figlio solo alla fine. Il dialogo sotto la quercia, invece, mi ha provocato astio verso Nelson alla seconda lettura altrimente sarebbe stato iuntile. Avrei perso la stottigliezza nascosta in quelle righe.


Alberto Tosciri ha scritto:
Nelson socchiuse gli occhi, sputò e sorrise guardando Giulio Cesare, caracollando per un po’ intorno a lui con il cavallo, sempre guardandolo.
― Oh! Ma bene! Adesso anche i sovrintendenti prendono iniziative! E le mandano a dire dai neri! Ma dove va il mondo? Mi sentirà.


 Bella scena, resa benissimo la tensione tra i due.
Alberto Tosciri ha scritto:
Bwana Nelson e i suoi amici scesero lungo un costone, attraversarono un tratto di pianura delimitato da un ruscello e penetrarono nel bosco, avanzando lentamente verso il suono dei battitori.
I cani urlavano all’impazzata. Alcuni ululavano come lupi sentendo l’odore della preda. Il chiarore della luna si alternava alla luce fugace e cangiante delle torce che illuminavano tratti di vegetazione nera e contorta diradandosi mano a mano che il bosco cedeva il passo a una vallata declinante a imbuto, tappezzata d’erba alta fino alla cintola di un uomo.
Anche questa, l'ambientazione e quello che sta accadendo è chiaro.
Alberto Tosciri ha scritto: ― Strano, non è veloce come gli altri, sembra che faccia fatica ― disse Majo Silver junior.
Qui ho capito: la preda è umana
Alberto Tosciri ha scritto:
centro, davanti a tutti, attorniato dagli altri schiavi che tenevano alte le torce, in silenzio.
― Voltalo! ― disse bwana Nelson, indicando il cadavere.
― Voltalo tu bwana. E’ un tuo diritto. Lo hai ucciso tu.
é suo figlio, tutti i nodi tornano al pettine.
La storia è avvincente,  ci sono tutti gli elementi giusti  al loro posto.
Ciò che mi è mancato totalmente è stata la tensione e il terrore.
Avevi un asso nella manica, Alberto: il punto di vista del sedicenne, Stefan. Raccontando anche attraverso i suoi occhi, da quando Cesare e gli altri lo preparano, fino al colpo di fucile che lo uccide, avremmo avuto una bellissima storia paurosa. Avresti perso l'effetto sorpresa, ma non sarebbe andato sprecato se alla fine il dolore del padre avesse eguagliato il tormento del figlio.
Questo lo dico per via del contest e del genere che richiede certi modi di narrare.
In generale invece il racconto mi è molto piaciuto come sempre.

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Ciao @Alba359 
  
Alba359 ha scritto: Hai usato un narratore onniscente. È l'autore stesso che che racconta la vicenda quindi non serve l'appellativo Bwana. Lo chiamano così soltanto i neri.
Formalmente hai ragione. Ma anche un narratore onnisciente può tentare di immedesimarsi un po’ di più e andare oltre, usando modi di dire dei protagonisti o dei luoghi come se fosse uno di loro. Almeno ci prova.
Alba359 ha scritto: Troppe frasi un un periodo. Metterei un punto fermo al posto della e sottolineata.
Sì giusto. Mi piace usare lunghe, lunghissime frasi.
Alba359 ha scritto: Anche qui, un punto fermo al posto della virgola sottolineata. Seguono due elenchi che personalmente non trovo funzionali alla storia. Avresti dovuto farci vedere Nelson all'azione: mentre batte il suo bastone sullo stivale, mentre si liscia la barba bianca, mentre si sventola col cappello di paglia e parla amabilmente di affari con i suoi simili. L'elenco è un suggerimento dato dall'autore, in raltà le immagini che scaturiscono sono troppo vaghe.
Anche qui giusto. Fare agire i personaggi, fargli compiere azioni.
Ma ci sono sempre momenti in cui non si ha voglia di farlo, non tanto per pigrizia, quanto per lasciare gli avvenimenti, le azioni, distaccate, senza approfondire. Se avessi approfondito nel mostrare azioni, cosa che mi piace del resto, avrei avuto bisogno di tanto spazio in più.
Alba359 ha scritto: Tutto quello che segue dopo comodamente esprime a sufficenza il concetto. L'avverbio si può evitare.
Ti do ragione anche qui. Talvolta esagero in un senso o nell’altro.
Alba359 ha scritto: Non serve spiegare cos'è la Katinga, li subito dopo  si capisca che ti riferisci all'odore della pelle
Il fatto è che questa cosa, che avevo sentito una volta da un giornalista esperto dell’Africa e che non ho trovato in rete… mi aveva colpito e affascinato, stante che ogni razza umana ha un suo odore caratteristico, individuabile dalle altre razze. Volevo far palesare indirettamente che anche i neri avvertono l’odore dei bianchi e non è piacevole per loro.
Alba359 ha scritto: Che non abbia trofei.
Giusto.
Alba359 ha scritto: Sembra che il fatto di non avere trofei in quella casa, colpisca Nelson stesso, ma non può essere così. A parlare è la signora Nelson e non capisco quando dice Lo colpisce.
I trofei dei cervi sono nella casa padronale, mentre i trofei delle teste dei neri sono nel villino di caccia, all’interno della proprietà, accessibile solo a pochi. La moglie di Nelson dice che il marito è rimasto colpito che nel villino dell’amico non vi siano trofei, sottintendendo che si tratta di trofei di teste umane ma senza dirlo. Facendo capire che comunque sa benissimo quale sia la passione del marito.
Alba359 ha scritto: Digli che...
È giusto, ma non ho dimenticato di anteporlo. È un modo per imporre un ordine, un imperativo prepotente.
“Digli che anche domani notte c’è da stare svegli” lo trovo scontato e non imperioso.
“Che anche domani notte c’è da stare svegli” mi sembra più solenne, un ordine da non discutere, se così si può dire.
Un re non dice “Dite che si faccia festa” ma: “Che si faccia festa!”
Alba359 ha scritto: Tutta la parte sottolineata Nelson la pronuncia rivolto a Giulio Cesare? Pensavo che fosse un errore, prima di rivolgersi agli amici e fare commenti sulla battuta di caccia recente avrebbe dovuto congedare lo schiavo. Poi ho pensato che tu lo abbia fatto a posta, per farlo apparire più crudele.

Parlare in quel modo davanti al padre della vittima! della fuga, della preda, del divertimento e sapere che la preda non aveva scampo. Sì, lo hai reso più crudele ma io ci ho ripensato  più tardi, e mi sono persa l'emozione immediata che un racconto dovrebbe provocare. Io ho capito che si trattava di una preda umana quando i cacciatori si stupiscono del comportamento dell'animale. Che si trattave di suo figlio solo alla fine. Il dialogo sotto la quercia, invece, mi ha provocato astio verso Nelson alla seconda lettura altrimente sarebbe stato iuntile. Avrei perso la stottigliezza nascosta in quelle righe.
Sì, hai visto bene. Nelson parla con il suo schiavo e poi si gira verso i suoi amici. Si dovrebbe evincerlo dal cambiamento di argomento e tono, incurante della presenza di Giulio Cesare. Certamente una crudeltà in un uomo del genere. Per me era troppo pesante chiudere, dire che finiva di parlare con Giulio Cesare e dire che si girava a parlare con gli amici. 
Alba359 ha scritto: Ciò che mi è mancato totalmente è stata la tensione e il terrore.
Eh immagino, sì. Bisogna essere bravi per rappresentare il terrore, non amo molto le storie di terrore puro e duro, ci bazzico intorno.
Alba359 ha scritto: Avevi un asso nella manica, Alberto: il punto di vista del sedicenne, Stefan. Raccontando anche attraverso i suoi occhi, da quando Cesare e gli altri lo preparano, fino al colpo di fucile che lo uccide, avremmo avuto una bellissima storia paurosa. Avresti perso l'effetto sorpresa, ma non sarebbe andato sprecato se alla fine il dolore del padre avesse eguagliato il tormento del figlio.
Indubbiamente hai ragione. Mi sarebbe piaciuto dilungarmi a quel punto e la storia sarebbe stata sotto un’altra prospettiva.
Alba359 ha scritto: Questo lo dico per via del contest e del genere che richiede certi modi di narrare.
Anche su questo ti do davvero ragione. Come ti ho detto sopra non sono molto bravo in certi generi narrativi, il terrore è uno di questi o meglio: lo rappresento, ma come lo intendo io, senza addentrarmi in particolari che non mi hanno mai entusiasmato.
Quando vedo film di horror, specie quelli odierni, mi addormento sulla poltrona. C’è tanto orrore palese da far ridere. Io mi fermo alle urla dietro la porta, che lasciano immaginare la tortura, il dolore, l'inferno. Non amo, non sono capace a rappresentarlo. 
Alba359 ha scritto: In generale invece il racconto mi è molto piaciuto come sempre.
Questo mi gratifica per il lavoro.
Grazie per gli utili consigli e per l’apprezzamento.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Bravo, @Alberto Tosciri   (y)

Io l'ho provata la tensione, l'orrore che si avvicinava, ho assaporato il gusto della vendetta che andava covando nella parte nera dei protagonisti di questa tragedia.
Ma, anche se avevo mangiato la foglia, per così dire, non avevo previsto il dettaglio della scelta del sacrificio umano.
A dirla tutta, pensavo che i bianchi venissero attirati dai neri in trappola.
A pensare che il gioco della caccia ai neri, e dei loro trofei, potrebbe essere stata la realtà in qualche piantagione di cotone, mi ha fatto sudare freddo, riflettendoci: questo sì.
La crudeltà la miseria di questo tipo di "uomini" è davvero non codificabile.

Giuste, in questo senso, le parole che il padre nero rivolge al padre bianco, alla fine:
Alberto Tosciri ha scritto: ― Se io provo dolore vuol dire che sono un uomo anche io? Tu cosa provi, cosa senti adesso? Tu cosa sei bwana?
Anche se, avendo fatto anche lui lo stesso atto infame di bwana, di certo ora Giulio Cesare Nelson è meno uomo di prima.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Ciao, @Alberto Tosciri,
Un gran bel racconto che ho letto con un nodo in gola. Ho sentito una forte tensione fin dall'inizio. Hai seminato molto bene l'indizio del figlio , senza rivelare troppo al lettore ma istillando, appunto un dubbio velato.
La scena della caccia è molto vivida, così come è impressionante la parte in cui Nelson chiacchiera in maniera apparentemente futile a tavola. Hai reso bene la distanza sociale che Giulio Cesare mantiene, attraverso la sua posa, con il cappello in mano e a distanza, le sue parole misurate. Anche i nomi dei personaggi che hai scelto, gli appellativi, il termine che descrive l'odore di chi è percepito come diverso, contribuiscono a creare un'atmosfera disturbante, in cui si percepisce una malvagità sottopelle.
Non so se il tuo racconto sia ascrivibile al genere horror (non sono una lettrice di questo genere e non me ne intendo) ma se per horror intendiamo un testo in cui la tensione è palpabile, in cui si sospetta che la violenza si manifesterà  e, soprattutto, in cui si mette in scena l'orrore di una situazione (e cosa c'è di più orribile di ciò che tu narri?) allora per me il tuo racconto ha colto nel segno.
Ti faccio i miei complimenti. 

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Grazie per le tue parole e osservazioni @Poeta Zaza 
Poeta Zaza ha scritto: La crudeltà la miseria di questo tipo di "uomini" è davvero non codificabile.
Purtroppo la società umana, specie quella che si considera "civile" è piena di esseri del genere, ieri e ancora di più ai giorni nostri.
Poeta Zaza ha scritto: Anche se, avendo fatto anche lui lo stesso atto infame di bwana, di certo ora Giulio Cesare Nelson è meno uomo di prima.
Certe crudeltà sono molto, molto difficili  da perdonare. La via del perdono sarebbe auspicabile, ma perché nascere in un mondo di dolore allora, perché bisognerebbe sempre perdonare le sofferenze che i malvagi infliggono ai buoni, ai deboli?
Perché gli uomini sono così assolutamente, eternamente crudeli verso i loro simili?
Domande senza risposta. Ma qualche santo trovò la risposta nel passato. Anche per questo si è sempre cercato di distruggere la religione. Gli uomini non sanno nulla, non devono sapere nulla di leggi superiori; non comprendono nemmeno il motivo per cui i loro piedi poggiano a terra.


Ti ringrazio molto @ivalibri 
Anche io non sono un grande esperto di horror, non so se questo racconto lo sia in pieno per quanto avendo letto letto Lovecraft abbia sempre ammirato la sua capacità di descrivere davvero l'inquietudine, l'orrore allo stato puro anche senza squartamenti e fiumi di sangue.
Sono contento che hai colto il discorso a tavola di Nelson con gli amici, solo apparentemente futile, ma in realtà carico di sottintesi.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Ciao @Alberto Tosciri, ho letto il tuo racconto e ritengo segua perfettamente la traccia della carta.
Ho fatto fatica a seguire i personaggi con tutti i nomi che si portano dietro, forse ne nomini troppo. Quando ho letto il nome Alex ho fatto un cerca testo per capire dove mi fossi persa.
La storia è bella, mi è piaciuta, ma non la inserirei nel genere horror.
Come ti è già stato suggerito, la narrazione dal punto di vista del figlio in fuga sarebbe stata perfetta per un'empatia con il lettore, nel genere richiesto.
Alla prossima.
<3

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Ciao @Modea72 
Grazie per il tuo commento.
Alex è il nome del proprietario della piantagione e degli schiavi, Alex Nelson, lo chiamo con il nome all'inizio e poi lo chiama Alex anche la moglie, quando parlano in giardino con gli amici.
Do ragione anche a te che il racconto, dal punto di vista del figlio di Alex Nelson, sarebbe stato più consono per un racconto dell'orrore, non sono molto portato probabilmente, mi sembrava abbastanza accennare alla caccia all'uomo, imbalsamazione di teste umane, dare in pasto ai maiali l'imbalsamatore e squartare il sorvegliante, nonché, per Giulio Cesare, seppellire il figlio senza testa e portarsela in bisaccia per mostrarla a bwana Nelson, dopo che aveva sparato a suo figlio Stefan travestito a forza da nero... e mettere la testa dei due ragazzi a fianco... Descrizioni più truculente con sangue avrebbero giovato, ma non ne ho mai fatte, non essendo pratico del genere e diciamo che non sono il mio forte...
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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E che gli vuoi dire ad @Alberto Tosciri, se non che ha scritto l'ennesimo racconto che funziona?

Niente, Alb, è vero che magari con una angolazione di narrazione diversa avresti potuto ottenere un maggior effetto "brivido", è vero che il tuo è un racconto storico (tra l'altro davvero ben fatto per quanto riguarda le descrizioni e l'atmosfera), ma allo stesso tempo lo considero "horror" perché getta una luce su quello che di più orrendo e spaventoso c'è: la crudeltà umana, l'arroganza del potere, l'ignoranza razzista, il desiderio atroce di sopraffare il più debole, la sofferenza per una perdita ingiusta... e infine, per quanto assolutamente comprensibile, la violenza della vendetta. 
In aggiunta, la tensione non manca di certo, anzi, mi è arrivata bella diretta in più di una scena. Sul finale devo dire che avevo capito che i "bianchi" stavano venendo attirati in trappola, ma certo non avevo sospettato quello che poi sarebbe successo.
È sempre interessante leggerti, oltre che piacevole per lo stile di scrittura. 
Alla prossima!

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Alberto Tosciri ha scritto: …Al bersaglio grosso, miro sempre al bersaglio grosso… È un peccato rovinare la testa…! ―
Ciao Alberto! Inizio col farti notare che in questa frase hai usato ben tre puntini di sospensione, e anche nei dialoghi immediatamente successivi ce ne sono decisamente troppi a mio parere. In molti casi, secondo me, si potrebbero sostituire con un punto o una virgola senza inficiare la buona riuscita del testo.
Alberto Tosciri ha scritto: Si, bwana.
Ti et sfuggito l'accento sul monosillabo
Alberto Tosciri ha scritto: ― Se io provo dolore vuol dire che sono un uomo anche io? Tu cosa provi, cosa senti adesso? Tu cosa sei bwana?
Bel finale, qui c'è la chiave di interpretazione di tutto il testo. Giulio Cesare è un uomo, anche se trattato peggio di un animale. E come tale è in preda a sentimenti umani, compreso il dolore e la vendetta che lo spinge a organizzare questa tragica battuta di caccia.

Non mi dilungo su altro perché ti hanno già fatto notare molte cose nei commenti precedenti.

Concordo con chi dice che il tuo racconto non è propriamente di genere horror. Non manca la tensione né il macabro, ma manca l'elemento soprannaturale secondo me. È questo che lo "squalifica" come horror, a mio parere.

Ciò detto, una lettura davvero piacevole, grazie!

PS: ma solo a me, leggendo, è venuta in mente una vecchissima e orribile barzelletta razzista sulla caccia ai neri? 🙄 L'avrei volentieri lasciata nel dimenticatoio ma tant'è...

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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A mio avviso é un bellissimo racconto.
Ho iniziato a intuire qualcosa quando Bwana Nelson non lascia andar la moglie nel casotto di caccia ( secondo il principio di Barbablú) significa che succede qualcosa di molto divertente, ma di cui si rende conto non essere una cosa proprio del tutto a posto.
Ho capito della caccia all'uomo, ma sono rimasta sorpresa che la preda fosse il figlio.
È tutto descritto bene, i peronaggi ben delineati, i dialoghi atti a fornire indizi e atmosfere.Mi é davvero paiciuto molto!

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Alberto Tosciri ha scritto: ― Effettivamente ― fece eco George O'Connor, trangugiando una sorsata di rum.
ti segnalo questo perché è l'unico passaggio in cui mi sono un po' confusa: O'Connor è il nome del supervisore della piantagione o, in ogni caso, di un impiegato di Nelson, incaricato tra le altre cose di procurargli le prede per la caccia. Perché il piano di Giulio Cesare riesca, dev'essere già stato ucciso, dato che non poteva essere lui a occuparsi della preda, questa volta. Quindi questo George è un altro possidente? In questo caso, sarebbe meglio cambiargli il cognome forse, perché crea ambiguità di personaggi. O allora è proprio l'O'Connor-impiegato e sono io che non ho capito nulla.

A parte qualche virgola mancante, non ho notato altro. L'aria di vendetta-giustiziere si intuisce quasi subito, ma la sorpresa resta integra, il racconto è davvero riuscito.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Ciao @Joyopi 

Grazie per le tue belle parole di apprezzamento che  mi lusingano e credimi se ti dico che  davvero non merito tanto. Per come sono io quando sono apprezzato mi sento come se avessi tolto qualcosa agli altri. Io sono uno che si arrangia a scrivere, come a fare altre cose. 
Oggi ho potato degli oleandri in giardino e l'ho fatto molto meglio.



Ciao @ScimmiaRossa
Grazie per il commento.
Hai ragione sui puntini, ne uso spesso nei racconti; mi serve per spezzare dialoghi che nel parlato non potrebbero essere sempre perfetti e lineari. Forse a volte però esagero, hai ragione.
Come anche l’accento sul monosillabo, ci casco sempre, grazie per avermelo fatto notare.
Convengo anche che non è un horror classico, ho fatto quello che ho potuto.
ScimmiaRossa ha scritto: PS: ma solo a me, leggendo, è venuta in mente una vecchissima e orribile barzelletta razzista sulla caccia ai neri? 🙄 L'avrei volentieri lasciata nel dimenticatoio ma tant'è...
Ci sono molte storie orribili in effetti di quell’epoca e di quei luoghi. Ma è così tutta la storia dell'uomo. Lasciare nel dimenticatoio? Sarei daccordo, ma anche a distanza di secoli, per il sangue versato crudelmente penso non sia giusto dimenticare. Vediamo bene a cosa ci ha portato dimenticare, ignorare il passato, anche di tempi e luoghi più vicini a noi.

@Almissima 
Ti ringrazio del tuo commento e apprezzamento.
Sì, il personaggio ricorda davvero Barbablù.

@Bef 
Ciao e grazie per avermi commentato.
Bef ha scritto: O'Connor è il nome del supervisore della piantagione o, in ogni caso, di un impiegato di Nelson, incaricato tra le altre cose di procurargli le prede per la caccia. Perché il piano di Giulio Cesare riesca, dev'essere già stato ucciso, dato che non poteva essere lui a occuparsi della preda, questa volta. Quindi questo George è un altro possidente? In questo caso, sarebbe meglio cambiargli il cognome forse, perché crea ambiguità di personaggi. O allora è proprio l'O'Connor-impiegato e sono io che non ho capito nulla.
Sì, hai ragione, è stata una mia svista. O’Connor, il possidente che parla con il signor Nelson in giardino è un altro personaggio, diverso da O’Connor soprintendente dei guardiani. Potrei fare la furbata di dire che si tratta di due omonimi, poteva essere anche plausibile, ma non è così. Avrei dovuto mettere un cognome diverso per non creare, come hai detto giustamente, ambiguità.
Anche le virgole, come accenti e puntini sono un mio cruccio. Ci devo stare più attento; e pensare che il tempo c’era. Ma anche leggendo e rileggendo, (ho tolto molto), mi sfugge sempre qualcosa.
Ti ringrazio per il tuo apprezzamento.

PS
Non pensavo che mi avresti commentato. È passato molto tempo.
Grazie ancora.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Ciao @Alberto Tosciri 

ti lascio qualche impressione 
Alberto Tosciri ha scritto:
― Lo stesso punto dell’ultima volta?
― Si, bwana.
Bwana Nelson socchiuse gli occhi, sputò e sorrise guardando Giulio Cesare, caracollando per un po’ intorno a lui con il cavallo, sempre guardandolo.
Tra le altre altrettanto ben descritte, questa scena mi è piaciuta particolarmente
  ha scritto:
― E bravo O'Connor. In fondo il suo lavoro lo sa fare bene ― disse bwana Nelson
― Certo!
― Bravissimo!
― Gli perdoniamo di non essere venuto personalmente a riferire per questa volta? Che ne dite?
Ma sì! È un brav’uomo e un buon diavolo!
― Nonché un ubriacone di prima categoria!
Le parti che ho messo in neretto, secondo me, rendono troppo evidente che gli è successo qualcosa; il lettore fino a qui dovrebbe solo intuirlo. 

Hai rispettato appieno la traccia, creando una storia in cui tutti i personaggi, compresi quelli minori, sono ben incastrati in un crescendo di tensione anche se non propriamente horror. Qualche imprecisione qua e là da limare, ma non ci sono inciampata leggendo. 
Un ottimo lavoro    :)
Già.

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Un bella storia di giustizia e (soprattutto) di ingiustizia. Verrebbe da dire: una storia di ordinaria crudeltà, ma qui di ordinario c'è ben poco. La crudeltà e la sopraffazione sono invece portate verso gli estremi: una banale battuta di caccia, passatempo preferito di ricchi possidenti, viene rivolta contro altri esseri umani. Se il racconto non rientrasse già nel genere horror per lo svolgimento, lo farebbe di diritto per le implicazioni morali.
Quello che ho apprezzato di più sono proprio i dettagli che man mano dipingono un quadro raccapricciante intorno a questi "gentiluomini", così come le descrizioni vivide dei loro "divertimenti" e la totale indifferenza verso gli schiavi, che per quanto li riguarda sono parte dell'arredo. Per loro non hanno orecchie né sentimenti.
Hai saputo alzare la tensione un po' alla volta, lasciando intuire qualche indizio sulla morte del figlio del protagonista.
Altra cosa che mi è piaciuta molto è il finale, con quella frase che chiede conto di anni di rabbia e di ingiustizie subite, e che sembra voler accomunare tutti gli esseri umani, nonostante le differenze sociali, in qualcosa di universale come la sofferenza.
Angosciante e spietato al punto giusto, è un racconto che fa riflettere e che mi è piaciuto molto.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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@Alberto Tosciri Il racconto ha grandi punti di forza, a mio avviso, fra cui la trama, l'ambientazione e la cura del dettaglio – cose a cui ci hai abituati. Dove trovo che pecchi è invece nell'impostazione della narrazione: una focalizzazione più vicina ai personaggi (anche senza rinunciare al narratore onnisciente) avrebbe creato un'impalcatura di tensione che qui secondo me manca. Sono stato io come lettore a crearla grazie, appunto, all'efficacia della situazione creata e del contesto in cui è inserita.
Non credo sia un problema generico, ho letto tanti tuoi racconti che funzionavano così narrati, ma ritengo che qui il taglio avrebbe dovuto essere un poco diverso, più inserito nelle situazioni raccontate.
Apprezzo sempre come, anche in un testo per un contest del forum, riesci a trovare un qualche messaggio da veicolare.

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Grazie @Ilaris

Sono contento che hai apprezzato il mio racconto. Che naturalmente ha diversi punti che dovrebbero essere rivisti.

Grazie @Silverwillow 

Il tuo gradimento mi ha fatto molto piacere e anche il fatto che il testo faccia riflettere, pur in un ambito come un contest (io prendo sempre "abbastanza" sul serio i contest). Metto le virgolette perché talvolta scrivo anche per il solo gusto di scrivere, senza particolari intenti.

Grazie@Adriano Strinati 
Grazie per l'apprezzamento e certamente hai ragione sul fatto che avrei potuto focalizzarmi di più sui personaggi e ti dico che mi sarebbe piaciuto molto farlo.
Il mio difetto è che se mi addentro troppo nell'intimità di un personaggio tendo a un'eccessiva introspezione, drammatizzazione con domande e risposte e ulteriori rimandi... Diventa una cosa lunga che penso potrebbe annoiare e sarebbe comunque più indicata in un racconto lungo o addirittura romanzo breve, dove c'è spazio per ampliare e diluire i pensieri nell'impalcatura della storia.
Adriano Strinati ha scritto: Apprezzo sempre come, anche in un testo per un contest del forum, riesci a trovare un qualche messaggio da veicolare.
Sì, ci provo perchè mi piace fare questo, naturalmente con i miei limiti. La scrittura, dicevano gli antichi, era un dono degli dei e come tale bisogna usarla, per quanto serva comunque nelle varie incombenze della vita, compreso il puro divertimento,  il puro certame letterario, che non fa mai male.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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@Alberto Tosciri ciao. Mi è stato segnalato questo tuo racconto perché ho notato che, tra i romanzi letti, si è fatto ampio uso di elementi surreali per dare l'impronta horror. Chiedendomi se tutti avessero fatto la stessa scelta, mi è stato fatto notare che tu sei uno che non si è avvalso dell'uso di tali elementi. Non che li trovi inutili: ci mancherebbe. Ma affidarsi a creature mostruose, personaggi orrendi di fantasia, entità oscure maligne, rende l'horror diverso. Devo anche notare che è più evidente aver paura di tutto quello che non ci appartiene; o che non è inquadrabile nella realtà umana. Quando si  mette in scena una presenza oscura surreale, già il fatto di non capire cosa sia, già ti mette l'ansia e la paura comincia a insinuarsi.                Con tale strattagemma si può avere una variegata scelta di personaggi orridi e non  solo: anche una loro storia che può sfuggire da qualsiasi logica.
Può essere utile tale scelta? Molti libri di horror, tra cui alcuni di Stephen King,  come It, Carrie, adottano l'uso di tale personaggio. Ma devo anche notare che lo stesso King, ha scritto capolavori senza tale tecnica: uno su tutti, "Misery, non deve morire". Viene spontaneo dire che un horror può essere senza tali figure surreali. Altre volte, lo stesso King, ha miscelato sapientemente reale e surreale, come in "Shining", o "Il miglio verde".
Anche tu potevi fare una scelta diversa. Usare con sapienza reale e surreale. Come? Ti confesso che appena ho letto il titolo mi sono detto: come è possibile un racconto horror sui neri schiavi delle piantagioni,  senza elementi surreali? Eppure, @ivalibri , così ha affermato. Ebbene sì!  Ha ragione.
Che strano. Vi è tutta una rappresentazione del mondo surreale nella tradizione dei neri d'Africa. Guarda i riti vudù, le macumbe, e così via.
Come mai non hai usato questi elementi per dare un po' di più mistero in questo contest di Halloveen? Reale e surreale che si sarebbero potuti fondere e che avrebbe potuto incidere sul finale, secondo me, sotto tono, rispetto al contesto. Io ho creduto per un attimo, che a perdere la testa sarebbe stato lo stesso infame negriero. A parte che con la morte del figlio non si realizza un granché di orrido. Il povero Giulio Cesare che porta la testa del figlio, ponendola a fianco del giovane ucciso, mi pare lo stesso sotto tono. Ci voleva un finale più dirompente: a mio avviso. Io ci avrei visto un finale dove i neri danzavano attorno al bwana , uno stregone che gli faceva qualche rito malefico, per poi, Nelson che gli tagliava la testa e la impalava, e non prima di avergli fatto vedere la stessa decapitazione del suo biondo figlio. Insomma, un po'  più di cattiveria..

Per il resto, ti segnalo solo che ho trovato il passo, dove descrivi la caccia notturna, non tenere in considerazione il  fattore buio: bastano le sole torce a permettere di individuare la preda, ancor prima i luoghi, prendere la mira, regolare i mirini? Forse sarà anche possibile, ma forse ci volevano alcuni richiami a tali difficoltà. Invece, tale battuta notturna, appare come si realizzasse in pieno giorno. Almeno è quello che mi pare di cogliere.
Insomma, hai fatto come al solito un ottimo racconto, e credo che i riti vudù e altro, non stanno nelle tue corde. Hai troppo i piedi per terra. :D

Ciao, Alberto.. a si biri..
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Ciao @bestseller2020  e grazie per aver commentato questo racconto.
In effetti hai ragione, pur essendo a conoscenza della magia africana, della ritualità voodoo transitata dall'Africa alle Americhe e quant'altro, conoscenza per sommi capi ovviamente, in quanto la materia è vasta e affascinante, non me la sentirei di incentrare un racconto su questi temi anche se, a dire la verità, anni fa avevo un collega che si interessava di queste cose e si dilettava anche a scrivere qualcosa, racconti strani ma ben documentati sui quali discutevamo a lungo nelle notti di servizio, fra lo stupore allibito di soldati e colleghi che pensavano fossimo "scoppiati". Certo fuori di testa.
Non me la sentirei perchè basterebbe e avanzerebbe la cultura occidentale, le religioni mediterranee e celtiche, che non mancano di riti antichi e divinità misteriose. Pensa ai misteri Eleusini...
È lo stesso motivo che non mi invoglia molto ad addentrarmi nelle pratiche dello yoga, della religione e misticismo tibetani, nelle religioni e nelle pratiche mistiche dell'India con le loro migliaia di divinità... storie affascinanti, che arricchiscono, ma una vita non basterebbe ad affrontarne solo una piccola parte, inoltre mi sentirei in torto verso l'altrettanto misterioso, conturbante e a tratti inquietante misticismo cristiano, quello spagnolo dalla Controriforma in poi in particolare, ma possiamo anche parlare dai tempi della Reconquista...
Al misticismo cristiano ci unisco anche quello arabo, ad esempio quello di Ibn Arabi, un uomo fantastico che ha lasciato centinaia di opere teosofiche e filosofiche, non tutte ancora pubblicate e al quale pare si ispirarono anche Dante e S. Giovanni della Croce...

Ma, tornando terra terra al mio racconto, confesso che mi sono trattenuto dal voler dire ben altre cose.
Mi sono limitato a reazioni puramente materiali, umane,  trite e ritrite, senza addentrarmi troppo.
Del resto, chi si addentra nella storia se non è "allineato" se la passa male.
Guarda che fine hanno fatto i vari Kevin Kostner, Mel Gibson, Jim Caviezel (quello che interpretò Gesù  con la regia di Mel Gibson) e tanti altri personaggi che hanno in seguito fatto parlare.
A Kostner gli americani (una certa intellighenzia) non hanno perdonato di aver rappresentato cosa erano davvero i pionieri e come si comportavano con gli indiani. Caviezel, che tra l'altro è un fervente cattolico, tiene conferenze  sulla sua esperienza nell'interpretazione di Cristo, che lo ha segnato, e nelle sue parole è assolutamente ispirato, carismatico. Altra cosa da condannare in un mondo come quello di oggi. 
Gibson ha mandato al diavolo l'intellighenzia.

Nel mio racconto ci metto una vendetta puramente umana, alla portata di tutti.
Dici che ho esagerato nella caccia notturna con le torce? Con la luna piena ti assicuro che è possibile una buona visuale in campo aperto, non nel fitto dei boschi, e tutti i "bianchi" sono "neri" in lontananza, anche se il povero figlio di bwana Nelson, per non sbagliare, era stato cosparso di nerofumo e grasso.
Ok, tutte cose che andavano in un certo modo esplicitate, ma i caratteri sono sempre tiranni.
Io non amo scrivere usa e getta, cerco sempre di metterci qualcosa, ma lo spazio si esaurisce subito e parecchie cose rimangono sospese senza spiegazioni; su questo sono daccordo.

Ti ringrazio per aver apprezzato.
Fortza Paris
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Caro @Alberto Tosciri 

avevo ben ragione a pregarti di non abbandonare il nostro forum.
Pensa se lo avessi fatto, quale dispiacere avresti causato in tutti noi nel privarci di un racconto tanto bello e riuscito.
La storia possiede una forza travolgente, si colloca perfettamente nel genere del "gotico americano", le descrizioni dell'ambiente e dei personaggi sono raffinatissime, il clima di tensione pervade fin dall'inizio, come una cappa oscura e angosciante, tutto il racconto.
I più smaliziati lettori di questo genere di racconti, avranno compreso molto presto quale fosse il genere di caccia sadica al quale si dedicavano questi ricchi possidenti schiavisti del sud degli Stati Uniti, ma non di meno la lettura, con una costruzione tanto arguta, si lascia trascinare con grande piacere verso la prevista conclusione.
Questo muovere il dramma sui due piani di lettura: quello esplicito della preparazione della caccia e quello sotteso del sapere di quale caccia si tratti, crea nel lettore un malessere che ha la stessa caratura di certi drammi shakespeariani, la storia potrebbe avere una sua degna rappresentazione in ambito teatrale o cinematografico.

Mi congratulo per l'ottima prova di scrittura.

A si biri amico mio.

Re: [H2022R] Cosa sei bwana?

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Ciao carissimo @Nightafter 
Ti ringrazio tanto per l'apprezzamento e le belle parole.
Sì, ho fatto bene a seguire il tuo consiglio e quello di altri amici/amiche che mi hanno convinto a rimanere, e sono contento, sono un abitudinario di questo forum e delle sue origini, ti ringrazio e ringrazio tutti/e quelli/e che mi hanno incoraggiato.
Ho "cucito" questa storia, che certo non è perfetta, andando con i ricordi a moltitudini di vecchi film e fumetti visti e letti da bambino e anche oltre, dove talvolta si narra di cacce all'uomo da parte di individui spregevoli che in forza della loro ricchezza pensano di poter fare tutto quello che vogliono, con il solito intervento dell'eroe che alla fine ripara tutto.
Ma qui non ci sono eroi, sono tutti sconfitti. Vincere non serve. Nessuno vince.
Come dici spesso anche tu, riferendoti ai tuoi scritti, avrei avuto bisogno di almeno 80.000 caratteri, oltre quaranta cartelle, per poter delineare meglio qualcosa a tal proposito.

A si biri 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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